Team 1 5 Novembre 2016 Ai modesti o vanitosi #1 caso di strano caso di e.pdf · visti gli svariati...
Transcript of Team 1 5 Novembre 2016 Ai modesti o vanitosi #1 caso di strano caso di e.pdf · visti gli svariati...
Team 1 5 Novembre 2016
#1 L
o st
rano
cas
o di
e
Il numero e, pur essendo della stessa specie di π e del numero d’oro (sezione aurea), non è molto noto al di fuori dell’ambiente matematico, ma ciononostante è un numero che gioca un ruolo fondamentale in tanti altri ambiti e applicazioni. Ad esempio nello studio del decadimento radioattivo, della crescita di una popolazione, della magnitudo di un terremoto, della diffusione di un’epidemia e soprattutto di problemi economici.
Certamente è più semplice afferrare il significato di π, ma visti gli svariati usi di e proviamo a capire qualcosa anche di questo numero: per farlo dobbiamo partire dalle sue radici storiche, dalle
applicazioni a problemi economici, dai primi che si sono chiesti quale potesse essere il miglior investimento di un capitale, come questo potesse aumentare nel tempo, e quale guadagno ne avrebbero potuto ricavare. Il prima problema della storia ritrovato e che ne fa utilizzo è riportato su una tavoletta babilonese, conservata al Louvre di Parigi, del 1700 a. C.: Quanto tempo ci vorrà – si chiedeva l’anonimo autore – perché una certa somma di denaro raddoppi, se ogni anno aumenta del 20%?
Un problema che richiede l’uso dei logaritmi, naturalmente elementi ancora sconosciuti al tempo.
Qui sopra riportiamo una poesia in cui il numero di lettere di ogni parola coincide col numero decimale e non del numero e.
Ai modesti o vanitosi
ai violenti o timorosi
do, cantando gaio ritmo,
logaritmo…
2,718
2818
2845
9…
2
Team 1 5 Novembre 2016
1618 In un lavoro di Nepero compare in appendice una tavola che riporta i logaritmi in base e di diversi numeri.
1624 Compare il numero e in un lavoro di Briggs, il matematico amico di Nepero con il quale costruì le tavole dei logaritmi in base 10, e il valore del suo logaritmo in base 10.
1683 Jacob Bernoulli, tentò di
calcolare il limite di (1 +𝑖
𝑛)
𝑛
per n tendente all’infinito e arrivò a stabilire che e doveva essere compreso fra 2 e 3: possiamo considerare questo risultato come la prima approssimazione del numero e.
1690 Leibniz è stato tra i primi, a riconoscere ufficialmente il numero e. In una lettera indirizzata a Huygens, usa la lettera b per indicare questo numero.
1731 L’uso della lettera e per il nostro numero compare per la prima volta in una lettera di Leonhard Euler, italianizzato Eulero, indirizzata a Goldbach.
Probabilmente Eulero scelse la e
perché è la prima vocale che segue la a, una lettera che aveva già usato in altri suoi lavori. 1748 Egli presentò uno studio approfondito del numero e nel suo libro
Introduction in Analysin infinitorum, nel quale dimostrò che il limite di
(1 +𝑖
𝑛)
𝑛
, con n tendente
all’infinito, è uguale ad e; inoltre trovò le prime 18 cifre decimali di e, 2.718281828459045235. Interessante notare che si sostiene che e sia stata usata dai Greci per la costruzione del Partenone, e dagli Egizi per la costruzione della Grande Piramide di Cheope: in
queste costruzioni si trovano due lunghezze tipiche che hanno come rapporto il suo valore. Inoltre i Greci usavano per questa costante l'appellativo Αρμονικός σταθερά o costante armonica, la denotavano con la lettera ε e usavano per essa il valore 2,72.
La
Sto
ria
In generale la storia del numero e è difficile da chiarire e non è facile nemmeno stabilire la sua data di nascita. Siamo comunque all’inizio del diciassettesimo secolo, un periodo di grandi sviluppi finanziari, con un’attenzione particolare quindi per il problema dell’interesse composto.
3
Team 1 5 Novembre 2016
Ora che abbiamo in mente la storia proviamo a definire meglio di cosa stiamo realmente parlando.
Vengono usati diversi nomi per questo numero, allo stesso modo ci sono diverse definizioni per questo numero. Quella che prendiamo in considerazione noi è:
𝑒 = lim𝑛→∞
(1 +1
𝑛)
𝑛
Per capire cosa significa veramente facciamo qualche
prova, cercando il valore di 𝑦 = (1 +1
n)
𝑛
. Più n è
grande, più y si avvicina ad un certo numero che chiamiamo e.
Osservazione:
nelle proprietà delle potenze
1. 𝑠𝑒 𝑎 < 1, limn→∞
𝑎𝑛 = 0
2. 𝑠𝑒 𝑎 = 1, an = 1, ∀𝑛 3. 𝑠𝑒 𝑎 < 1, lim
n→∞𝑎𝑛 = ∞
Allora come è possibile che un numero comunque maggiore di 1, anche se di un infinitesimo, tenda ad un numero finito al crescere dell’esponente?
In effetti e nasce in una sorta di misteriosa zona d’ombra tra il secondo e terzo caso: da una parte il
termine 1
𝑛 tenderebbe a zero (e quindi 1 +
1
𝑛≈ 1 ),
dall’altra il binomio 1 +1
𝑛, sicuramente maggiore di
1 (terzo caso) dovrebbe tendere ad infinito perché elevato a potenza.
Ma i due effetti si bilanciano, così al crescere di n l’effetto dell’esponente estremamente grande è vanificato da una base sempre più prossima ad 1, sempre più neutra. All’inizio prevale l’effetto
dell’esponente, quando il termine 1
𝑛 non è poi così
piccolo (ma per fortuna lo è l’esponente!). Poi si raggiunge un equilibrio che abbiamo chiamato e.
(vedi pagina seguente)
La Definizione
4
Team 1 5 Novembre 2016
e è un numero irrazionale e trascendente:
Si chiamano “irrazionali” i numeri reali non razionali, cioè non esprimibili come frazione e se rappresentati in una qualsiasi base intera si esprimono con una sequenza di cifre non periodica: sono quei numeri che separano due classi contigue di numeri razionali
I numeri trascendenti si distinguono dai numeri algebrici perché sono soluzioni di equazioni non algebriche, cioè di equazioni che non possono assumere la forma 𝑃(𝑥) = 0. Tutti i numeri trascendenti sono irrazionali. 1
1 Dicesi numero algebrico ogni numero reale o
complesso che possa essere soluzione di una equazione algebrica, cioè di una equazione riconducibile alla forma P(x)=0 dove P(X) è un polinomio di grado n con coefficienti interi primi fra di loro . Ad esempio 3 è un numero algebrico in quanto è soluzione dell’equazione algebrica x^2-3=0, -2/7 è un numero algebrico in quanto è soluzione dell’equazione algebrica 7x+2=0. Un numero algebrico può essere razionale, irrazionale o complesso. I numeri non algebrici si dicono trascendenti. Numeri trascendenti particolarmente importanti sono il numero e e il numero π (pi greco). I numeri trascendenti devono il loro nome al grande matematico Eulero che, riferendosi ad essi, ebbe a dire: “Questi numeri trascendono il potere dei metodi algebrici”. Non riportiamo la dimostrazione della trascendenza di e: ci è voluto qualche secolo per dimostrarla…
Le Caratteristiche
5
Team 1 5 Novembre 2016
La forma in cui piu’ frequentemente compare e in ambiti non strettamente matematici è quella del naturali log𝑒 𝑥 = log𝑛 𝑥 ovvero è stato
scelto come base dei logaritmi naturali
Il Logaritmo naturale
Il logaritmo naturale può essere definito come la funzione inversa dell’esponenziale, intendendo che ln 𝑥 è il numero per cui 𝑒ln 𝑥 = 𝑥. Dal momento che il dominio della funzione esponenziale include tutti i numeri reali positivi (𝐷 = 𝑅+) e poiché la funzione esponenziale è strettamente crescente, questa è definita per tutte le 𝑥 reali positive. In alternativa è possibile definire il logaritmo come segue: il logaritmo naturale di 𝑎 è
l'area sottesa dal grafico di 𝑦 =1
𝑥 da 1 ad 𝑎 (vedi pagina seguente). In altre parole, è il risultato
dell'integrale* ln 𝑎 = ∫1
𝑥𝑑𝑥
𝑎
1, ∀𝑎 > 0. Questo definisce il logaritmo perché soddisfa la proprietà
fondamentale dei logaritmi: ln 𝑎𝑏 = ln 𝑎 + ln 𝑏.
Strettamente legato a questo è la particolare proprietà dell’esponenziale 𝑦 = 𝑒𝑥, poiché la sua derivata* 𝑦′ è la stessa 𝑒𝑥: questo è il motivo per cui e è stato scelto come base dei logaritmi naturali.
*Capiremo questi passaggi quando faremo integrali e derivate
Team 1 5 Novembre 2016
Infine aggiungiamo che durante il primo seminario sulle radici ennesime dell’unità abbiamo visto che i numeri complessi possono essere rappresentati su un piano, il piano di Gauss, in cui il sistema di
riferimento è composto da un asse orizzontale, reale, e da uno verticale, che rappresenta la componente immaginaria (𝑖𝑏) del numero complesso 𝑧 = 𝑎 + 𝑖𝑏
Ma z può anche essere espresso in forma goniometrica, cioè 𝑧 = 𝜌(cos 𝜃 + 𝑖 sin 𝜃)
Per i motivi appena detti il numero 𝑒 può essere definito come l'unico numero 𝑎 ∈ 𝑅 a tale che ln 𝑎 = 1.
Questo vuol dire che nte è che se prendiamo un’iperbole equilatera 𝑥𝑦 = 1 e vogliamo trovare due punti sull’asse delle ascisse (𝑥1 = 1 e 𝑥2) tali che l’area A sottesa al grafico dell’iperbole delimitata da 𝑦1=𝑥1 e 𝑦2= 𝑥2 sia uguale a 1, 𝑥2 è uguale a e. 1
𝑥1 = 1 𝑥2 = 𝑒
A= 1
L’i
dent
ità
di E
uler
o
7
Team 1 5 Novembre 2016
Lui è il matematico Benjamin Peirce davanti alla lavagna sulla quale nel 1864, durante una conferenza, scrisse l’equazione di Eulero, 𝑒𝑖𝜃 =(cos 𝜃 + 𝑖 sin 𝜃)
Nell’occasione, Peirce disse:
“Signori, non abbiamo la minima idea di che cosa significhi questa equazione, ma siamo sicuri che è qualcosa di molto importante.”
Maria Cantale
Da questa si ricava l’equazione 𝑒𝑖𝜋 + 1 = 0, nota come “identità di Eulero”, particolarmente apprezzata dai matematici perché è un’identità che mette in relazione
- 1 e 0, elementi neutri rispettivamente del prodotto e della somma,
- 𝑒, la base dei logaritmi naturali, - 𝑖, l'unità immaginaria, - 𝜋, il rapporto fra la lunghezza di una
circonferenza e il suo diametro.
Si può dimostrare che il prodotto e quindi la potenza di numeri complessi si possono esprimere con la formula di De Moivre:
𝑧𝑛 = 𝜌𝑛(cos 𝑛𝜃 + 𝑖 sin 𝑛𝜃)
Da cui, possedendo strumenti di matematica un po’ più avanzata, si può arrivare a scrivere il numero 𝑧 = 𝜌𝑒𝑖𝜃. Se poi si prende sulla circonferenza goniometrica 𝜃 = 𝜋, si ha:
𝑧 = 𝜌𝑒𝑖𝜃 = 𝜌(cos 𝜃 + 𝑖 sin 𝜃)
=> 1𝑒𝑖𝜋 = 1(cos 𝜋 + 𝑖 sin 𝜋)
=> 𝑒𝑖𝜋 = −1
𝑒𝑖𝜋
+1
=0