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27 UN INFINITO INTRATTENIMENTO: BONTADINI E SEVERINO Alcune riessioni su Ritornare a Parmenide e Σωζειν τα φαινομενα di ANDREA BOSCHET La vita potrà sempre, con fondamento di diritto, disinteressarsi alla filosofia, se questa per prima si sarà disinteressata alla vita 1 Con la pubblicazione di Ritornare a Parmenide 2 , nel 1964 ebbe inizio, all'in- terno dell'Università Cattolica, un originale ed intenso confronto teoretico tra il losofo Emanuele Severino e il suo maestro Gustavo Bontadini, dovuto alla svolta del losofo bresciano verso sentieri molto diversi da quelli no ad allora percorsi. L’uscita del suddetto articolo suscitò in Bontadini un vero e pro- prio trauma, che così ricorderà "confesso che, quando lessi per la prima volta le Tue pagine, non volli credere ai miei occhi, tanto che me li sfregai energicamente a più riprese, poi toccai gli oggetti solidi attorno a me, tanto temevo di sognare, nalmente cercai di comporre nella mia fantasia l'immagine di una dattilografa burlona, che avesse cambiato i caratteri sulla carta. Niente. Non mi rimase che arrendermi, non riuscendo a trovare altra lettura 3 . Fondamentalmente, nelle poche pagine severiniane, si delinea il tentativo di ripensare, alla luce della verità del Logos, tutta la storia della metasica, tacciata (dal losofo bresciano) di un sostanziale nichilismo. 1 G. Bontadini, Saggio di una metasica dell’esperienza, Vita e Pensiero, Milano 1995, p. 11. 2 E. Severino, Ritornare a Parmenide, «Rivista di losoa neoscolastica», 1964, 2, pp.137-175; ora in Essenza del nichilismo, Adelphi, Milano 1995, pp. 16-91. 3 G. Bontadini, Σωζειν τα φαινομενα. A Emanuele Severino, «Rivista di losoa neo-scolastica», 1964, 6, pp. 439-468; ora in Conversazioni di metasica, 2 voll., Vita ePensiero, Milano 1995 , vol. II, pp. 136-166.

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UN INFINITO INTRATTENIMENTO: BONTADINI E SEVERINOAlcune rifl essioni su Ritornare a Parmenide e Σωζειν τα φαινομενα

di ANDREA BOSCHET

La vita potrà sempre, con fondamento di diritto, disinteressarsi alla fi losofi a, se questa per prima

si sarà disinteressata alla vita1

Con la pubblicazione di Ritornare a Parmenide2, nel 1964 ebbe inizio, all'in-terno dell'Università Cattolica, un originale ed intenso confronto teoretico tra il fi losofo Emanuele Severino e il suo maestro Gustavo Bontadini, dovuto alla svolta del fi losofo bresciano verso sentieri molto diversi da quelli fi no ad allora percorsi.

L’uscita del suddetto articolo suscitò in Bontadini un vero e pro-prio trauma, che così ricorderà "confesso che, quando lessi per la prima volta le Tue pagine, non volli credere ai miei occhi, tanto che me li sfregai energicamente a più riprese, poi toccai gli oggetti solidi attorno a me, tanto temevo di sognare, fi nalmente cercai di comporre nella mia fantasia l'immagine di una dattilografa burlona, che avesse cambiato i caratteri sulla carta. Niente. Non mi rimase che arrendermi, non riuscendo a trovare altra lettura”3.

Fondamentalmente, nelle poche pagine severiniane, si delinea il tentativo di ripensare, alla luce della verità del Logos, tutta la storia della metafi sica, tacciata (dal fi losofo bresciano) di un sostanziale nichilismo.

1 G. Bontadini, Saggio di una metafi sica dell’esperienza, Vita e Pensiero, Milano 1995, p. 11.2 E. Severino, Ritornare a Parmenide, «Rivista di fi losofi a neoscolastica», 1964, 2,

pp.137-175; ora in Essenza del nichilismo, Adelphi, Milano 1995, pp. 16-91.3 G. Bontadini, Σωζειν τα φαινομενα. A Emanuele Severino, «Rivista di fi losofi a

neo-scolastica», 1964, 6, pp. 439-468; ora in Conversazioni di metafi sica, 2 voll., Vita ePensiero, Milano 1995 , vol. II, pp. 136-166.

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Inizialmente però la posizione di Severino è ancora non troppo lon-tana da quella del suo maestro, caratterizzandosi come un recupero critico dell’eleatismo.

Severino constata come l’istanza parmenidea: “l'essere è e non può non essere" sia stata sempre e solo applicata ad un certo tipo di essere, quello assoluto. L'essenza del nichilismo si rivelerebbe allora proprio nella di-stinzione tra essere assoluto ed essere (ente) contingente, e che quest'ulti-mo "di cui il mondo è costituito" può anche non essere (ovvero oscillare dall'essere al nulla). Uno degli esempi lampanti riportati da Severino è l'affermazione aristotelica presente nel De Interpretatione: “è necessario che l’es-sere sia, quando è, e che il non-essere non sia, quando non è; tuttavia non è necessario che tutto l’essere sia, né che tutto il non essere non sia”. Il "quando" sta proprio ad indicare la possibilità di un tempo in cui l'essere non è. Ma per uscire dall’aporetica dell’esperienza che attesta l’annullamento dell’essere, Seve-rino non segue Bontadini; mentre quest'ultimo infatti ancòra il carattere fi nito e diveniente dell’ente al fondamento trascendente, il primo cerca di dare una nuova interpretazione del dato esperienziale in modo che esso non contrasti con il fondamento logico, per il quale è impossibile che l’ente non sia.

Severino cerca quindi di reinterpretare la distinzione ontologica come differenza tra l'ente immutabile (verità concreta) e l'ente divenien-te, cioè manifesto al di fuori del suo legame col tutto (verità astratta): "questo color verde della pianta che c’è lì fuori è essere, e in quanto essere è immutabile, eterno; eppure questo ‘stesso’ color verde è nato appena ora, quando il sole ha inco-minciato a illuminare la pianta che prima era in ombra; e ora non è già più, dopo che ho spostato il capo e lo vedo in un’altra prospettiva. Questo ‘stesso’ colore è dunque, in quanto essere, immutabile, ed è manifesto come diveniente. Questa differenza, che è l'autentica 'differenza ontologica', è richiesta dal fatto che 'il medesimo' sottostà a due determinazioni opposte (immutabile, diveniente), e quindi non è medesimo, ma diverso" 4.

Senza prolungarsi ulteriormente sul contenuto dell'articolo, si po-trebbe delineare la posizione di Severino nel sostenere l'eternità e l'im-mutabilità di ogni essere-ente. E tale eternità, ovvero l'impossibilità di non-essere, non è appunto una semplice proprietà del puro essere o di un

4 E. Severino, Ritornare a Parmenide, p. 29.

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principio metafi sico-teologico, ma come nota giustamente F. Volpi è "il predicato essenziale della totalità delle differenze dell'essere”5.

La risposta del maestro non si fece però attendere e nella stes-sa rivista Bontadini replicò con la pubblicazione dell’articolo Σωζειν τα φαινομενα [Estr. da: ‘Rivista di fi losofi a neo-scolastica’, LVI, 1964, 5, p. 439-468 ].

La critica principale rivolta a Severino è di fatto proprio quella di non aver salvato i fenomeni, cioè di aver tralasciato il mondo dell’esperien-za in balia della contraddittorietà, senza risolverla: "sta bene che tutto quanto c'è di positivo nel divenire si ritrova, senza residuo, nel mondo intelligibile, ma intanto la differenza è ineliminabile, perché il medesimo non può patire predicati contraddittori, (immobile e mobile). C'è, dunque, distinzione ipostatica tra i due mondi: e quello del divenire è da Te abbandonato alla sua contraddittorietà”6.

Oltretutto lo sforzo di conciliare la sfera dell’immutabile dell’essere con quella diveniente dell’esperienza, rappresenta, agli occhi di Bontadini, l’effettiva storia della metafi sica e non il prodotto di una ragione alienata come vorrebbe il suo allievo. Tale sforzo si realizza pienamente tramite il concetto patristico-scolastico di creatio ex nihilo. Pensando di fatto il divenire come qualcosa di derivato e dunque non originario, si riesce a “salvare i fenomeni”.

Argomentando la sua concezione del principio di creazione, Bonta-dini supera la contraddittorietà del divenire tramite l'azione creatrice di Dio: "in quanto quella identifi cazione dell'essere e del non-essere, che riscontriamo nell'esperienza, è ora vista come il risultato dell'azione dell' Essere”7. Qualche anno più tardi il fi losofo milanese scriverà "l'ente, che è temporale in quanto empirico, è eterno in quanto divino”8. A questo punto è facile notare uno dei contrasti più evidenti tra i due pensatori italiani, poiché se per Bontadini solo un Dio onnipotente e creatore può salvare dall'assurdità, per il suo allievo il Dio della patristica-scolastica rappresenta l'apice dell'elabora-zione metafi sica della ragione alienata, dato che rivela e proclama un Dio che crea l'assurdo.

5 F. Volpi, Il Nichlismo, Laterza, Bari 2005, p. 162.6 G. Bontadini, Σωζειν τα φαινομενα, p. 1427 G. Bontadini, Σωζειν τα φαινομενα, p. 145.8 G. Bontadini, Metafi sica e deellenizzazione, Vita e pensiero, Milano 1975, p. 26.

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Con il Poscritto9 Severino chiarisce ciò che, apparentemente, era ri-masto implicito del suo pensiero, sottolineando una considerazione ancora più sconcertante, e cioè che il divenire non è affatto attestato dall'esperien-za. Celebre quanto soddisfacente è l'esempio del pezzo di carta che brucia: “questo corpo brucia e a questo corpo si sostituisce la sua cenere: l'apparire non attesta altro che una successione di eventi: il pezzo di carta bianco, l'avvicinarsi della fi amma, la fi amma che cresce, un pezzo di carta più piccolo, una fi amma più esile, la cenere”10. Mentre il senso comune (o la ragione alienata) attesta che il pezzo di carta non esiste più (non-è), Severino afferma che in una tale esperienza la carta non appare più e non che non sia. Sostanzialmente dunque l'apparente contraddizione del divenire si risolve ripensando quest'ultimo in termi-ni di apparire-scomparire degli enti e non più nel loro essere o non-essere, poiché “l’apparire non attesta altro che una successione di eventi [...]. Ma che ciò, che più non appare, non sia nemmeno più, questo l'apparire non lo rivela. Questo lo si interpreta sulla base del modo in cui qualcosa compare e scompare”11.

Ciò che varia non sono gli enti, che esistono eternamente, ma l'ap-parire di essi; pertanto qualunque ente che non viene mostrato all'interno dell'apparire (dell'esperienza) è comunque conosciuto in base alla verità originaria dell'essere. Il divenire allora non è qualcosa di evidentemente attestato, ma soltanto il risultato di una nostra inautentica interpretazione della realtà. A partire dall'acuta argomentazione severiniana, presente nel Poscritto, sull'autentico senso del divenire, è possibile rileggere e meglio comprendere sia il Ritornare a Parmenide, sia il Σωζειν τα φαινομενα.

Il dibattito non si conclude però in così breve tempo, vista so-prattutto la rilevanza di una interpretazione così diversa e originale del pensiero parmenideo e dunque di tutto ciò che su tale pensiero è stato “costruito”. E di fatto lo stesso Severino dirà che per più di cinquant'anni ("molto pochi se si tien conto della posta in gioco”12) ha cercato di mostrare l'au-tenticità e la potenza di Parmenide, fermamente convinto che "per ridestare la verità dell'essere, che sin dal giorno della sua nascita giace addormentata nel pensiero

9 E. Severino, Ritornare a Parmenide. Poscritto, «Rivista di fi losofi a neoscolastica», 1965, 5, pp. 559-618; ora in Essenza del nichilismo, pp. 63-133.

10 E. Severino, Poscritto, in Essenza del nichilismo, Adelphi, Milano 1982, p. 86.11 Ivi.12 E. Severino, Nietzsche e i credenti uniscono Essere e Nulla. Io riparto da Parmenide, in

Corriere della sera, 12-III 08.

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occidentale, si dovrà pur sempre penetrare il senso di questo semplice e grande pensiero: che l'essere è e non gli è consentito di non essere”13.

Concludendo, senza tuttavia defi nire quale delle due posizioni sia più corretta o convincente a livello teoretico, e dunque senza proclamare un possibile vincitore (se di vittoria si può parlare in campo speculativo-fi losofi co), si può dire che mentre il fi losofo Emanuele Severino tratteg-gia le sue argomentazioni sempre a partire dal Logos e quindi dalla ve-rità dell’Essere - relegando di conseguenza l’uomo ad aspetto secondario dell’Essere medesimo - il suo maestro Gustavo Bontadini non dimentica e non esclude mai l’istanza antropologica nella sua teoresi, sottolineando a fondamento del suo ‘pensare’ la convinzione che "c'è infatti un certo primato dell'antropologico sul logico; ed è giusto che tale primato si faccia luce nel dialogo, soprat-tutto nel dialogo”14

13 E. Severino, Poscritto, in Essenza del nichilismo, Adelphi, Milano 1982, p. 63.14 G. Bontadini, Conversazioni di metafi sica, 2 voll., Vita e Pensiero, Milano 1995.

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