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Parrocchiale Bollettino Bollettino Parrocchiale Comunità Ortodossa della Svizzera Italiana NATALE 2013 Buon Natale ! Καλά Χριστούγεννα ! Христос ce pоди ! Sårbåtori Fericite !

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ParrocchialeBollettino

Bollettino Parrocchiale

Comunità Ortodossa

della Svizzera Italiana

NATALE 2013

Buon Natale !

Καλά Χριστούγεννα !

Христос ce pоди !

Sårbåtori Fericite !

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Il cielo scende sulla terra

L’evangelista Luca (2, 7) dice che Mariadepose il Signore appena nato «in unamangiatoia, perché non c’era posto perloro nell’albergo».

Cristo non può nascere dove non c’èposto per Lui, e se vogliamo che nascatra di noi e in ognuno di noi – perché ilNatale dovrebbe essere questo, e nonsolo il vago ricordo di un evento lonta-no nel tempo – dobbiamo fargli posto.Dobbiamo fare posto a Gesù nellenostre anime troppo piene di desideri,di ansie e di pensieri inutili, e nellenostre vite troppo piene di impegni,passioni e conflitti, cioè di tutte quellespine che secondo un’altra immaginedel Vangelo (Mt 13, 7 e 22; Mc 4, 7 e 18;L 8, 7 e 14) impediscono al seme dellaParola di Dio, che è Cristo stesso, diattecchire e crescere in noi. Il rischio èquello di cadere in un terribile circolovizioso, perché senza la consolazione ela pace che solo la presenza Dio puòdare, siamo spinti ancora di più a riem-pire la nostra vita di false speranze e dinuove ansie e tribolazioni.

Per questo la lotta quotidiana di noi cri-stiani è, o dovrebbe essere tutta rivolta,contro mille distrazioni e spesso controle nostre stesse inclinazioni, a fare unposto a Dio. È un posto per Dio lo spa-zio sacro delle chiese nelle nostre città eil luogo in cui, nelle nostre case, mettia-mo le icone. È un posto per Dio iltempo del digiuno, della Divina Liturgiae della preghiera personale. È un posto

per Dio il breve momento che ognitanto strappiamo al fluire del tempoquotidiano per invocare il suo Nome.

Spesso però facciamo troppo pocoposto a Dio nei nostri rapporti con glialtri, nei nostri matrimoni, nelle nostrefamiglie, nell’ambiente di lavoro e neirapporti sociali. Spesso sorgono incom-prensioni, paure, risentimenti, conflittie persino odio tra noi e i nostri fratelli,figli, mogli, mariti, vicini di casa e cono-scenti, perché non avendo trovatoposto, Gesù non è potuto nascere tra dinoi per consolarci e unirci portandoci lasua pace.

Mi ha molto impressionato la lettera dipadre Ciprian Negreanu che padreMihai ha trascritto nel suo testo in que-sto “Bollettino”, perché dice della nostracomunità quello che anch’io ho pensatoarrivando un paio di anni fa e che non

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saprei dire meglio di lui. Padre Ciprianha trovato parole che esprimono pro-prio quel senso del Natale di cui sto par-lando. Nella celebrazione domenicaledella Divina Liturgia facciamo spazio aCristo, e Lui, attraverso la sua Parola e lasua presenza nell’Eucaristia, ma anchegrazie alla nostra attenzione e allanostra preghiera, nasce tra di noi e nelcuore di ognuno di noi. È come se ilcielo scendesse sulla terra… Anzi, cheerrore aver detto “è come se”: Cristonasce veramente tra di noi, il cielo scen-de veramente sulla terra.

Portiamo questo cielo nella nostra vitadi tutti giorni e facciamo che ogni gior-no sia Natale, perché Gesù non è maistanco di nascere tra gli uomini affinchégli uomini rinascano in lui.

A tutti voi e ai vostri cari i miei miglioriauguri di buon Natale!

Renato Giovannoli

Dalla vita della nostra comu-nità

Chi legge il nostro bollettino e chi par-tecipa alla Divina Liturgia ha potutonotare la varietà delle attività liturgiche,pastorali, artistiche, culturali e socialinelle quali la nostra parrocchia è sempredi più impegnata. L’arrivo tra di noi,qualche tempo fa, di padre GabrielPopescu ci ha rafforzati portando unnuovo soffio di pace e di energia spiri-tuale.

Impossibile elencare tutto ciò cheabbiamo realizzato nel 2013: le benedi-zioni di case e famiglie, i parastas, lecolaborazioni con i mass media, gliincontri ecumenici e di preghiera, lecatechesi nelle famiglie, le visite in pri-gione e negli ospedali del cantone, lamostre di icone, l’organizzazione di tra-sporti umanitari, la festa intelculturaleecc. Ringraziamo il Signore per tutto econfidiamo in Lui anche per ciò chedesideriamo realizzare in futuro.

Abbiamo avuto anche quest’annonumerosi ospiti di varie etnie, sacerdotie non solo. Anche alcuni di noi sonostati ospiti in altri paesi, e a questo pro-posito vorrei ricordare in particolare lacalda e fraterna accoglienza che mi èstata dimostrata nel mese di agosto daipadri Aleksandar e Luka di Despotovac(Serbia) in occasione del matrimonio diSrdjan e Oliviera Zaric.

Uno dei nostri ospiti nel mese dinovembre, padre Ciprian Negreanu, hacolto molto bene in una lettera che miha scritto lo spirito e l’atmosfera frater-na di comunione interortodossa ed ecu-menica che si vive nella nostra parroc-chia. Trascrivo qui di seguito i suoi pen-sieri, perché non sono rivolti solo a mema a tutti noi.

Ho voluto conoscere la Chiesa Ortodossadi Lugano perché da tanto tempo siamolegati a padre Mihai Mesesan da una spe-ciale e sincera amicizia. Dico “siamo”,perché questa amicizia è condivisa nonsolo da me e dalla mia famiglia ma anchedall’intera comunità della Chiesa

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Missionaria degli studenti di Cluj-Napoca (Romania). Ricordiamo padreMihai come uno dei fondatori e costantisostenitori della nostra chiesa, dove trova-no ristoro molti studenti dal centro uni-versitario di Cluj.

Con la mia famiglia sono stato a Luganotra il 22 e il 25 novembre per parteciparealla conferenza ecumenica “Quale futuroper la Chiesa”, tenutasi a Bellinzona.Prima ancora di poter conoscere la chiesadi muri della Comunità ortodossa dellaSvizzera italiana, ho potuto conoscere lachiesa viva e accogliente delle anime dialcuni parrocchiani e del loro meraviglio-so pastore, padre Mihai. La calda e natu-rale accoglienza, da veri fratelli e amici, laloro attenzione e il loro amore non cihanno mai fatto sentire stranieri.Domenica 24 abbiamo celebrato insiemela Divina Liturgia e mi sono rallegratonel vedere come l’amore e la fede riuni-scono cosi tante nazioni. Cosa dire dellamolteplicità delle lingue in cui si è cele-brato (italiano, slavonico, romeno, greco)o del coro che ha cantato così bene? Hocapito, vedendo lo sforzo di padre Mihai ei problemi con cui si confronta nella suaparrocchia, quanto è difficile la missionesacerdotale nel contesto occidentale eapprezzo enormemente ciò che lui fa.Come non rallegrarsi vedendo l’attenzio-ne verso la parola di Dio e la partecipa-zione all’eucaristia dei fedeli che hannoriempito la chiesa? Mi ha dato una gran-de gioia anche vedere lo spirito di aiutoreciproco e di compassione che unisce fra-telli di così tante nazionalità. È stato bel-lissimo inoltre costatare come in tutti loro

sia così viva la fede degli avi e come man-tengano anche la coscienza dell’apparte-nenza nazionale. Mi sono rallegrato nelvedere che in loro il legame con la loroterra di origine non è venuto meno e anzinon si è affievolito. I dolori e le ingiustiziesubite, ma anche le gioie dei loro conna-zionali restati in patria sono anche i loro.

Ringraziamo di cuore padre Mihai epadre Gabriel e l’intera comunità per ilcalore, l’ospitalità e l’amore fraterno checi hanno dato, e speriamo di poter ungiorno ricambiare, almeno nella misurada noi ricevuta.

Con tutto il nostro amore,

Padre Ciprian Negreanu.

A nome del nostro comitato e del nostrocoro, ringrazio tutti i fratelli, le sorelle egli amici che ci sono stati vicini anchequest’anno e ci hanno sostenuto con laloro presenza e con la loro fiducia. Atutti auguriamo un felice Natale e unanno nuovo benedetto dal Signore, contanta salute e infinite gioie!

Padre Mihai

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Ritratto di San Silvano

In questo periodo della sua vita, hoconosciuto lo Starec Silvano. I lunghianni di lotta feroce contro le passionierano passati. In questa epoca, lui eradavvero un grande uomo spirituale.Conoscitore dei misteri divini, guidatodall’alto nella lotta spirituale, cammina-va a passi sicuri verso la calma. Vistodall’esterno, l’aspetto dello starecmostrava una grande semplicità. La suaaltezza superava leggermente quellamedia. Senza essere magro, non eraneanche grasso. Il suo corpo era robu-sto, il collo forte, le cosce solide e benarmonizzate con il corpo, i piedi lunghi.Avea le mani forti, da lavoratore, conpalmi grandi. Le proporzioni del viso edella testa erano armoniose. La mascel-la inferiore era ferma e volitiva, masenza traccia di sensualità o rigore.

I suoi occhi neri erano di dimensionemedia. Il suo sguardo tranquillo e mite,spesso stanco per le lunghe veglie e perle lacrime, a volte diventava attento epenetrante. Aveva una barba lunga,come un fagotto, leggermente bianca. Lesopracciglia erano spesse, ma non unite;erano diritte come spesso accade allepersone che pensano. I suoi capellierano spessi e ruvidi, anche in età avan-zata. Abbiamo alcune fotografie di luima non lo ritraggono fedelmente. Lecaratteristiche forti del suo viso appaio-no qui ruvide e grezze, mentre in realtàproducevano piuttosto una impressionepiacevole, dovuta all’espressione pacifi-

ca e benevola del suo volto che, per lamancanza di sonno, la sua grande asti-nenza e l'abbondanza di lacrime diven-tava spesso pallido e mite, mai grave.Così era di solito, ma a volte cambiavafino al punto in cui era irriconoscibile.Il suo volto pallido e puro riceveva allo-ra l'espressione di una tale luminosità,che non lo si poteva più guardare.

Senza volerlo, ti venivano in mente ipassaggi della Scrittura che descrivonola grazia che splendeva sul viso di Mosè,la cui vista il popolo non poteva sop-portare. La sua vita era austera, con unatotale indifferenza per il suo aspettoesteriore e per il suo corpo. I suoi vesti-ti erano grezzi e ruvidi, come quellidegli altri monaci che lavoravano;indossava molti vestiti, l’uno sopra l’al-tro, perché dopo molti anni di perfettaindifferenza per il corpo, soffriva di reu-matismi. Durante il suo soggiorno nel

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vecchio Russikon aveva avuto un graveraffreddore alla testa e terribili dolori locostringevano spesso a rimanere a letto.In questo periodo, passava le notti fuoridel monastero stesso, nel grande magaz-zino di provvigioni che gestiva; facevaquesto per vivere in una maggiore soli-tudine. Così era l’aspetto esteriore diquest'uomo: semplice e umile. Ma seproviamo a descrivere il suo carattereinteriore e la sua personalità, ci trovia-mo di fronte ad un compito molto diffi-cile.

Negli anni in cui ho avuto il modo diosservarlo, offriva l’immagine di unaeccezionale armonia delle capacità spi-rituali e corporali. Non era un uomoistruito; nell’infanzia aveva frequentatola scuola del suo villaggio natale soloper due inverni. Tuttavia, leggendo esentendo in chiesa la Sacra Scrittura egli scritti significativi dei Santi Padri, lasua formazione è migliorata molto edava l'impressione di una persona fami-liare con gli scritti monastici. Aveva pernatura un intelligenza sveglia, pronta acapire le cose; d'altra parte, la lungaesperienza di lotta spirituale e di pre-ghiera incessante, la grande sofferenzaed il tocco d’eccezione della grazia diDio, gli avevano dato una saggezza euna comprensione sovrumana. Lo sta-rec Silvano era un uomo con un cuorestraordinariamente affetuoso, pieno diamore compassionevole e di grandedelicatezza, sensibile ad ogni sofferenzae dolore, ma senza alcuna traccia di sen-sibilità malata o effeminata. Le sue lacri-me spirituali incessanti non si trasfor-

mavano mai in una sensibilità lacrimo-sa. La sua veglia interiore, instancabile,non aveva il carattere di una tensionenervosa.

La grande astinenza di questo uomocon corpo robusto e vigoroso non erameno degna di ammirazione. Si difen-deva fortemente da ogni pensiero chepoteva non piacere a Dio, ma questonon gli impediva di avere legami liberidi ogni condizionamenti, pieni di

amore e di mitezza verso tutti; si com-portava con le persone senza tenereconto del loro status sociale o del loromodo di vita. Non aveva in lui neanchela più pallida ombra di disprezzo percoloro che conducevano una vita pecca-

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San Silvano (1866-1938)

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minosa, ma nel profondo della suaanima si sentiva addolorato per le lorocadute, così come un padre o una madresono tristi per gli errori dei loro figliamati. Lo starec era un uomo di unaprofonda e genuina umiltà, sia davanti aDio che davanti alle persone.

Amava dare precedenza agli altri, essereil primo a salutare, il primo a chiederebenedizione ai sacerdoti, ma tutto que-sto lo faceva senza alcun compiacimen-to servile. Portava un sincero rispettoper coloro che erano dotati della graziadel Sacerdozio, per quelli che occupava-no una posizione sociale importante oche avevano una istruzione superiore,ma senza mai invidiarli o sentirsi umi-liato davanti a loro, forse perché eraprofondamente consapevole della natu-ra transitoria di qualsiasi posizionesociale, di potere, di ricchezza o anche diconoscenza scientifica.

Sapeva "con quanto amore il Signoreama il Suo popolo" e nel suo amore perDio e per la gente apprezzava e rispetta-va veramente ogni persona. Il compor-tamento esteriore dello starec era carat-terizzato dalla semplicità e allo stessotempo aveva una vera e propria nobiltàinteriore o, se volete, un'aristocrazia nelmigliore senso della parola. Entrando incontatto con lui nelle circostanze piùdiverse della vita, l'uomo con la più raf-finata intuizione non avrebbe potutoindividuare in lui anche il più pallidomovimento ruvido del suo cuore: rifiu-to, mancanza di rispetto o di attenzione,odio o altri di tali atteggiamenti. Era

veramente un uomo nobile, come soloun vero cristiano può essere. Non parla-va mai con ambiguità e non si prendevamai giocco di nessuno, nè adulava alcu-no. Sul suo volto, solitamente serio etranquillo, a volte si poteva osservare unsorriso, ma mai con una risata.

Affrontava e sopportava le tentazionicon grande coraggio. L’ira, come passio-ne, non poteva essere trovata in lui; maaccanto ad una rimarcabile mitezza e aduna rara disposizione della sua animaalla rinuncia e all’ascolto, era estrema-mente fermo nella sua riluttanza controtutto ciò che significa menzogna, mali-zia e malvagità. Né il giudizio degli altri,né la volgarità, né la meschinità, né altritratti di questo genere non regnavano inlui; qui si vedeva la sua incrollabile fer-mezza, ma sempre attento a non ferire ilsuo interlocutore, né dall’esterno, néattraverso un movimento del suo cuoreche non sarebbe sfuggito a qualcuno colsenso della comprensione. Per questopregava dentro di sé e così riusciva amantenere la calma e a essere refrattarioa qualsiasi male.

Era davvero un uomo: immagine esomiglianza di Dio. Il mondo è bello, èla creazione dell'Altissimo. Ma niente èpiù bello dell’uomo, figlio di Dio.

Tratto da: Archimandrite Sophrony, StaretsSilouane, moine du Mont-Athos, 1866-1938,Paris, Présence, 1973. Traduzione e adatta-mento di padre Gabriel Popescu e Renato

Giovannoli.

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Padre Sofronio, un monacoper il mondo

Il fatto che ci siano esseri umani che findalla nascita sono consumati dalla setedi assoluto è uno dei misteri della perso-na umana e della prescienza di Dio.Nato a Mosca nel 1896, in una grandefamiglia ortodossa, Padre Sofronio fucertamente uno di questi uomini.Turbato dalle grandi questioni metafisi-che fin dall’infanzia, Sofronio fu prestoconsapevole della tragicità dell'esistenzaumana, grazie alla grande letteraturarussa ma anche alla storia, che esplodenei massacri assurdi della GrandeGuerra e nell’escatologia sanguinariadella Rivoluzione d’Ottobre.

Mentre il mondo attraversa l’orrore e labarbarie, Padre Sofronio sperimenta ungrande tormento interiore causato dal“ricordo della morte”. Non il semplice“memento mori” caro alla tradizioneascetica, ma un tuffo vertiginoso dell’a-nima nel gorgo del nulla. Sentiva checon la “sua morte” sarebbe morto tuttociò che la sua coscienza aveva fatto pro-prio: l'umanità, il cosmo e persino Dio.

Quando aveva diciassette anni, un mat-tino gli era venuta l'idea che l'assolutonon può essere “personale”, che l'eter-nità contenuta nel amore evangeliconon è che sentimentalismo e “disprezza-bile psichismo”. Abbandonato il Diovivente della sua infanzia, si rivolge allo-ra al misticismo dell’Oriente non cri-stiano. Pratica una forma di meditazio-ne orientale e si sforza di svuotare la sua

mente da tutte le “forme relative”.Confondendo l'individuo con la perso-na, serve, come dirà più tardi, il “Dio deifilosofi, che in realtà non esiste”.

Poi, un giorno, Colui che padreSofronio aveva abbandonato gli Simanifesta. Esperienza sconvolgente allaquale un testo della Bibbia dà il suo verosenso: “Io sono colui che sono” (Esodo3, 14). Come può Dio, che è senza ini-zio, Creatore e padrone dell'universo,dire “Io sono”? “Svolta nella storiaumana”, questa rivelazione fatta a Mosèdall’Essere assoluto come “persona”,“ipostasi”, è per padre Sofronio una veravia di Damasco. “Grande è la parola ‘io’”,scrive. “Essa designa la persona. Solo lapersona vive realmente. Dio è vivo, per-ché è ipostatico. Il contenuto di questavita è l'amore.

Questo principio ipostatico ha unnome e un volto, tremendo per il Suopotere e la Sua santità: Gesù Cristo.“Senza di lui non conoscerei né Dio nél'uomo”, scrive padre Sofronio, contem-plando nel Figlio del Padre il progettopre-eterno di Dio sull’uomo: la salvezzacome deificazione. “L'uomo è più di unmicrocosmo, è un piccolo dio.” PoichéDio, assumendo la condizione di servo,si è reso intutto simile all’uomo, l'uomoha la possibilità di diventare in tuttosimile a Dio. Per Padre Sofronio la san-tità non è di ordine etico, ma ontologi-co: “Non è santo colui che ha raggiuntoun livello elevato nella morale umana oin una via di ascesi e anche di preghiera(anche i farisei digiunavano e recitava-

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no lunghe preghiere), ma colui cheporta in sé lo Spirito Santo”.

Gioia infinita, questa auto-rivelazionedi Dio è anche per Padre Sofronio lafonte di un “dolore che sarà il filo con-duttore di tutta la sua vita in Dio”.Perché, rivelandoSi come egli è, Dio glipermette di vedersi come lui è, nellaprofondità più intima del suo essere.Illuminando la sua anima, lo SpiritoSanto gli fa vedere la profondità del suopeccato e della sua tenebra interiore.Peccato non come trasgressione di unanorma etica, ma come ignoranza delvero Dio, rifiuto dell'amore del Padre,“separazione dalla fonte ontologica delnostro essere”. Scoprendo con orrore il

suo “cadavere interiore”, padre Sofronioentra allora “nell’inferno del pentimen-to”. Un dono del Cielo, “più grande diquello di vedere gli angeli”, che egli con-sidera come la sua terza nascita, dopoquella secondo la carne e quella secondolo Spirito. Consapevolezza della propriandegnità, vergogna, disperazione, odiodi sé, i sentimenti più estremi lo oppri-mono. Come Pietro, dopo aver rinnega-to il Salvatore, versa lacrime “che spez-zano le ossa”. Tuttavia, piuttosto chedistruggerlo, questa sofferenza metafisi-ca, peggiore del dolore fisico più forte,rifonda la sua natura creata e fa sorgerein lui “un altro sguardo, un altro ascol-to, l'energia di una vita nuova”.

La vigilia di Pasqua del 1924, subitodopo la Santa Comunione, Dio lo visitòe gli fece contemplare la luce increatadel Suo regno. “L’ho percepita come untocco dell'eternità divina nel mio spiri-to. Dolce, piena di pace e di amore, que-sta luce è rimasta con me per tre giorni.Essa ha dissipato le tenebre del nulla chesi alzavano di fronte a me. Risorgevo, enello stesso tempo, dentro di me e conme, tutto il mondo risorgeva. L'unicavera schiavitù è quella del peccato.L'unica vera libertà è la risurrezione inDio”.

Lo Spirito Santo, come dirà, “ha riversa-to nel suo cuore un’ispirazione che nonlo abbandonerà più”. Gli ha dato la”folle audacia” necessaria per essere cri-stiano. Una nuova vita inizia. Si immer-ge fino in fondo nella preghiera, “incon-tro vivo della nostra persona creata con

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Padre Sofronio Sacharov (1896-1993)

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la Persona divina”. Si sente di fronte auna scelta radicale: o l'adozione filialeda parte di Dio Padre o l'oscurità delnon-essere. “Non c'è via di mezzo”, con-sidera.

Desideroso di dedicare la sua vita a Dio,padre Sofronio entra allora all'IstitutoSaint-Serge, appena fondato a Parigi.Ma gli studi non lo soddisfano. Eglitrova che lì si parla meno di Dio che sue intorno a Dio. Fino alla fine della suavita manterrà un atteggiamento criticoverso la teologia accademica. Utile allavita storica della Chiesa, la scienza teo-logica non lo è, secondo lui, nè alla sal-vezza personale, né alla vera conoscenzadi Dio, per il motivo che essa “ci offresolo una comprensione intellettuale, manon ci eleva veramente nel dominiodell'Essere Divino”. Per padre Sofronio,discepolo fedele di San Silvano (1866-1938), “il cristianesimo non è una dot-trina, ma la vita”. La teologia non è unesercizio speculativo, ma “lo stato diessere ispirati dalla grazia divina”.

Nel 1925, padre Sofronio parte per ilMonte Athos e diventa monaco nelmonastero russo di San Panteleimon.Presto riceve la grazia della preghieraincessante, “dono di Dio collegato a unaltro dono: il pentimento”. Al MonteAthos, padre Sofronio fa anche l’espe-rienza della perdita della grazia. Segnatodalla “legge del peccato”, l'uomo nonpuò nella vita terrena “conservare pie-namente il dono dell'amore di Dio”.Presto o tardi, vittima delle sue passioni,sente l’abbandono dello Spirito Santo

nella sua forma tangibile. Basta un nien-te, un semplice movimento dell’orgo-glio, un ritorno compiacente dellacoscienza su se stessa, perché il cuore sichiuda e lo spirito si oscuri. La caduta siverifica talvolta è tale che l’uomosprofonda nell’accidia, malattia spiri-tuale che padre Sofronio definisce come“mancanza di preoccupazione per lapropria salvezza”.

Dono gratuito della grazia, abbandonoda parte di Dio, riconquista della grazia.Per Padre Sofronio, tutta la vita spiri-tuale è in questo triplice movimento.Lui stesso non cesserà mai di vivere “allostesso tempo le tenebre della morte e lasperanza in Dio che ci salva”. Questaoscillazione tra inferno e luce, questacondizione paradossale in cui l'animaviene assunta in cielo e, allo stesso

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tempo, gettata nelle valli oscure dell'in-ferno, segnerà il suo lungo camino“attraverso i tormenti” e diventerà unadelle chiavi della sua spiritualità.

Da questa esperienza di fuoco, padreSofronio non potrà tuttavia trarre van-taggio se non quando, evento capitalenella sua vita, nel 1930 incontra il beatoStaretz Silvano. Subito Sofronio, intel-lettuale colto e ferito dalla metafisica, simette ai piedi di questo uomo semplicedi origine contadina, quasi analfabeta.Vivendo al massimo grado l’amore per inemici, vicino all’impassibilità, lo sta-retz Silvano aveva sperimentato gli statispirituali più estremi: la visione dispera-ta della sua condanna in eterno, seguita,in un momento d’illuminazione, dal-l’incontro con Cristo nella sua Lucesplendente. Intorno al 1905, mentreEinstein annunciava le rivoluzioni delXX secolo con la sua teoria della relati-vità, questo santo monaco aveva ricevu-to da Cristo una parola di salvezza per ilnostro tempo: “Tieni il tuo spiritoall’inferno e non disperare”.

La preghiera per il mondo

Come lo staretz Silvano, prega per ilmondo intero, per l’Adamo totale, pian-gendo come per se stesso. Capisce allorail profondo significato della parola diCristo: “Amerai il tuo prossimo come testesso”. Questo comandamento, secon-do lui, non rivela tanto la misura con laquale dobbiamo amare, quanto l’unitàontologica di tutti gli uomini, spezzata

dal peccato originale ma già restauratada Cristo mediante la Sua incarnazione,morte e risurrezione, e che ognuno dinoi deve realizzare nell’amore. Amarecon l'amore di Cristo significa introdur-re nella propria esistenza personale lavita di tutta l'umanità, prendere su di sétutto il male del mondo come il propriomale, includere nel pentimento per ipropri peccati i peccati del prossimo.

“Niente e nessuno può privare l’uomodella sua libertà di cedere al male, dipreferire l'oscurità alla luce. Gli uominicostruiscono essi stessi il proprio infer-no”. E l’inferno peggiore, il più grandepeccato, è la guerra. Contro questamaledizione cosa può fare un cristiano?In questa fine di secolo, nella qualefanatismi di ogni genere, religiosi,nazionalisti ed etnici, insanguinano leterre dell’antica cristianità, è necessariopiù che mai ricordarsi del duplice mes-saggio di san Silvano e di padreSofronio. In primo luogo, l'universalitàdel Verbo incarnato di Dio: “Io nonconosco un Cristo greco, russo, inglese,arabo”, dice padre Sofronio. “Cristo, perme, è tutto, è l’Essere sovracosmico.Quando limitiamo la persona di Cristo,abbassandola per esempio sul pianodelle nazionalità, perdiamo tutto e pre-cipitiamo nelle tenebre”.

L’amore per i nemici.

Per padre Sofronio questo comanda-mento di Cristo è né più né meno che lapietra angolare del Vangelo. Esso è il

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solo rimedio per tutti i mali, il criterioultimo e insuperabile della vera fede,della vera comunione con Dio, dellaverità nella Chiesa. Chi ha la forza del-l’amore per i nemici conosce Cristo inspirito e verità. Chi al contrario non cel’ha è ancora prigioniero della morte,non è ancora "ortodosso", ovverro nonconosce ancora Dio “come Egli è”.

In sostanza, da cosa si riconosce l’amoreper i nemici? Dal fatto che si preferisceessere uccisi piuttosto che uccidere, dicepadre Sofronio. “Non dobbiamo uccide-re i nostri nemici, ma vincerli con l’a-more. Dobbiamo ricordarci che il maleassoluto non esiste, che è assoluto solo ilBene che non ha inizio. Il comanda-mento di non resistere al malvagio (Mt5, 39) è la forma più efficace di lottacontro il male”. Lottare con la forzasignifica sostituire una violenza a un’al-tra violenza, mantenere quindi la dina-mica del male. La vittoria ottenuta conla forza è sempre una vergogna per l'u-manità, e per sua natura non può dura-re. La vittoria dei martiri e dei santi, alcontrario, è vera gloria e rimane persempre per i secoli dei secoli.

Padre Sofronio era un vero staretz, unuomo in Cristo, preoccupato di incar-nare il Logos nella storia e nel cosmo, ditrasfigurare la storia e il cosmo nellaLuce del Logos. Un uomo del silenzio,attraverso il quale ha parlato la Parola diDio, e che attraverso le parole ispirateche ha lasciato nei suoi scritti ancora ciaiuta a nascere a noi stessi e alla vita inCristo. Un uomo della parola, ardente

come il salmista, in grado di parlare aognuno, dal bambino al più sofisticatofilosofo passando per l’operaio più sem-plice. Un uomo-preghiera il cui primopensiero era per Dio, dal quale ricevevala risposta per le mille e una domandedei suoi visitatori. Un uomo che porta-va in sé lo Spirito Santo, capace di leg-gere i cuori delle persone, condividere leloro gioie e le loro sofferenze, per poifarli aprire all’opera della grazia.

Prima cenobita, poi eremita, infine sta-retz nel cuore del mondo: il percorso diPadre Sofronio è esemplare. In GranBretagna, tutti i suoi sforzi sono finaliz-zati alla costruzione di una “famigliaspirituale” unita nell’amore e nellaricerca dell’”unico necessario”. Per chiscopre il suo monastero è difficile nonpensare allo spirito mistico di SanSergio di Radonez (secolo XIV) o di SanNilo Sorski (secolo XV). Come quest'ul-timo, nonostante la sua diffidenza versola teologia accademica, egli dà un gran-de valore all’attività intellettuale. Comeper lui, il rispetto per l'unicità della per-sona prevale sulla regola. Non è il typi-con, l’insieme di regole e rituali dallaChiesa che crea l’unità della comunità,ma la volontà e la piena coscienza divivere nello Spirito di Cristo. Non ilrispetto delle prescrizioni alimentariesteriori, ma la lotta interiore contro ipensieri e l'attenzione dell’intelletto allavita della Santa Trinità sono il senso el'essenza del digiuno. L'ascesi non è unoscopo in sé, ma un mezzo per liberarcidal peccato, per purificare il cuore, rice-vere la grazia, conformare la nostra

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volontà a quella di Dio, “acquisire l'a-more che ci è stato comandato daCristo”. Il grande pericolo di una regola,nella vita monastica e altrove, è quellodi incoraggiare la persona a mettersi inregola con se stessa, a sviluppare una“coscienza come lo stretto deiDardanelli”, troppo ristretta per cogliere“la maestà sovracosmica di Cristo”.L'unica regola valida in realtà è Cristo,con il quale, a rigore, non possiamo mai“essere in regola” e di fronte al quale ilnostro pentimento non avrà fine sullaterra.

Sull’Ecumenismo

Sforzarsi di vivere senza peccato, assu-mere su di sé la debolezza degli altri.Semplice e profondo, questo program-ma spirituale era anche, per PadreSofronio, la via per l'unità dei cristiani.“Che ognuno, là dove Dio lo ha posto,fatichi per acquisire lo Spirito Santo, eDio farà il resto.” Per diverse ragionipadre Sofronio non credeva minima-mente nel ecumenismo istituzionale,ma viveva, nell’accoglimento e nellacarità, l'ecumenismo del cuore. Lodimostrano i circa mille ospiti, un grannumero nei quali non ortodossi, che ilmonastero di San Giovanni Battistaaccoglie ogni anno. Attraverso la prefe-renza di un’iconografia leggermentenaturalistica, la preoccupazione di cele-brare la liturgia nelle lingue vernacolari,la costituzione in ufficio della preghieradi Gesù, l’importante lavoro di tradu-zione svolto dai suoi discepoli, il dialogo

e l’amicizia spirituale con molti cristianidi altre confessioni, padre Sofronio èstato, per citare l’espressione di OlivierClément, un vero “passatore” tral'Oriente e l’Occidente cristiano, unodei grandi testimoni di questo secolodell'universalità dell’Ortodossia.

Monaco, eremita, sacerdote, confessore,padre spirituale, fondatore di un mona-stero, iconografo, autore liturgico, scrit-tore, “missionario”. I carismi di padreSofronio furono innumerevoli, e la suapersonalità molteplice fu di conseguen-za profondamente paradossale. Se la suavita spirituale fu come una “linea ad altatensione” tra il Giardino di Getsemani eil Monte Tabor, la sua attività apostolicasi è svolta tra nova et vetera, novità etradizione. Erede di sant'Ireneo di Lione(sec. II) nella sua lotta contro lo gnosti-cismo e nella visione “ricapitolatrice”dell’Adamo totale, discepolo di sanMacario l’Egiziano (sec. IV) nella con-cezione della grazia, cugino di sanMassimo il Confessore (sec. VI-VII)nella sua duplice natura di asceta emetafisico, fratello di san Simeone ilNuovo Teologo (sec. X-XI) nella devo-zione verso il suo maestro e nella suaverve autobiografica, palamita nel suoavvicinamento alla luce increata ed aicomandamenti di Cristo, figlio dellagrande tradizione russa di un Cristochenotico, padre Sofronio è interamen-te immerso nella tradizione dellaChiesa. Ma “tradizione” non era per luisemplicemente sinonimo di ripetizionee conservazione. Così non ha esitato aimmaginare nuovi simboli (la terra al

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centro del cosmo, sormontata da unacroce bizantina), a rinnovare l'iconogra-fia (Giuda che abbandona l'UltimaCena), a creare preghiere liturgiche, apermettere la creazione di una comu-nità monastica “doppia”, composta dauomini e donne. Una “tradizione” chesignifica creazione nello spirito e riap-propriazione personale!

Padre Sofronio, per riprendere una suafrase, è entrato “nel silenzio e nella Lucedell’eternità” l’11 luglio 1993. Stava percompiere novantasette anni. “Come èpossibile unire lo spirito, che è somi-glianza dell’Assoluto, la terra?”, sidomandava. Per tutta la sua vita erastato impegnato dal mistero dell’uomo,“spirito” puro e libero in un corpo sot-tomesso alle forze cosmiche. Si può direche egli abbia vissuto questo misterocon tutto il suo essere, fino alla fine.Tutti quelli che lo hanno incontratopoco prima della sua morte sono staticolpiti dal contrasto tra l'estrema debo-lezza del suo corpo, che non era più ingrado di sorreggerlo, e la vivacità fiam-meggiante del suo intelletto. Come ebbea dire uno dei suoi amici, “la fiammadello Spirito ha bruciato e trasfiguratoin lui anche l'ultima particella di mate-ria”.

Estratto dal libro di padre Sofronio, La priè-re, expérience de l’éternité, Éditions du Cerv

– Le Sel de la Terre, 1998, riprodotto inhttp://www.pagesorthodoxes.net/saints/silouane/sophrony-vita.htm. Traduzione di padre

Gabriel Popescu e Renato Giovannoli.

Frammenti spirituali

I caratteri diversi dei coniugi

Le piccole differenze di carattere deiconiugi rendono più facile la creazionedi una famiglia armoniosa perché ognu-no dei due completa l’altro. I caratteridiversi creano l’armonia.

Quando i coniugi hanno caratteri diver-si si aiutano a vicenda nell’educazionedei propri figli.

Uno è più severo, l’altro dice: «Lasciache i bambini siano più liberi!» Seentrambi sono autoritari con i figli, liperderanno. E se entrambi sono per-missivi, ugualmente li perderanno. Inquesto modo, invece, i figli trovanoanche loro un equilibrio.

Tutto è utile. Naturalmente, non biso-gna mai superare le misure, ma ognunodeve aiutare l’altro per quanto gli è pos-sibile.

Paisio del Monte Athos, Vita di famiglia, vol.IV, Bucuresti, Evanghelismos, 2003, pp.39-40

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Insegnare ai bambini a chiedere l’aiutodi Dio

La medicina e il grande segreto per edu-care bene i figli è l’umiltà. La fiducia inDio dà la certezza assoluta. Dio è tutto.Nessuno di noi può dire: «Io sonotutto». Questo sarebbe l’egoismo piùgrande. Dio vuole che i bambini vanga-no guidati verso l’umiltà. Dobbiamostare attenti quando incoraggiamo unbambino. Non dovremmo dirgli: «Tuavrai successo, tu sei importante, seigiovane, coraggioso, perfetto...» Nonavrà nessun aiuto se facciamo così.Potete però dirgli di pregare. Dirgli:«Figlio mio, Dio ti ha dato i doni chehai. Pregalo perché ti dia la forza di col-tivare questi doni e di realizzarti. CheDio ti dia la Sua grazia». Questo è tutto.Insegnare ai bambini a chiedere l’aiutodi Dio per ogni cosa.

Le lodi fanno male ai bambini. Cosadice la parola di Dio? «Popolo mio,quelli che ti dicono beato ti traviano, efanno andare in perdizione la via deituoi sentieri» (Isaia 3, 12). Quelli che cielogiano, c’ingannano, confondono isentieri della vita e ci fanno perdere lavia. Come sono sagge le parole di Dio!La lode non prepara i bambini alle diffi-coltà della vita, li rende disadattati, li fasmarrire e alla fine li distrugge. Ora ilmondo è distorto. Al bambino piccolo sidicono solo parole di lode. «Non rim-proverarlo, non opporgli resistenza, noncostringerlo». Ma un bambino educatocosì non saprà reagire saggiamenteneanche davanti alla più piccola diffi-

coltà. Appena qualcuno gli opporràresistenza, si sentirà ferito, non avrà ilpotere morale di resistere.

I genitori sono i principali responsabilidel fallimento dei loro bambini, maanche gli insegnanti hanno le lororesponsabilità. Li lodano sempre. Glidicono parole egoistiche. Non li fannostare nello Spirito di Dio, li allontananodalla Chiesa. Quando i bambini cresco-

no e vanno a scuola con questo egoi-smo, disprezzano la religione, perdonoil rispetto per Dio, per i genitori, pertutti. Diventano indisciplinati, ruvidi espietati, senza rispetto per Dio e per lareligione. Abbiamo portato alla vitadegli egoisti, non dei cristiani.

Ci parla padre Porfirio, Galați, Bunavestire,2003, capitolo «Sull’educazione dei bambini»

* * *

Il silenzio di fronte al dolore - Lettera dipadre Sofronio a una donna sofferente(1984)

Sono passati cinquantasette anni daquando ho indossato la tonaca e mi paredi non aver mai voluto trascurare la miasalvezza, ma sempre, con grande timore

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e lacrime, di aver chiesto a Dio di esseremisericordioso con me, di perdonaretutti i miei peccati e di non lasciarmipresso lo sgabello dei suoi piedi.

Mi sono sforzato, credo, con tutte le miecapacità, di non fare ingiustizia a nessu-no su questa Terra; di più anche, chiedoal Signore di darmi il coraggio di servi-re il maggior numero possibile di perso-ne, senza aspettarmi da parte loro nes-sun vantaggio materiale o spirituale, masolo, da Dio, il dono del perdono deimiei peccati.

Tuttavia, in tutto questo tempo duratopiù di mezzo secolo, non ho conosciutoperiodi di pace o di sicurezza, ma hosempre sentito intorno a me minacce oalmeno ostilità. In tutto ciò che sto ten-tando di fare, anche nelle cose più bana-li, trovo sempre degli ostacoli insupera-bili. Quasi tutte le porte di questomondo sono sempre chiuse per me.Sono invecchiato senza riuscire a capireil significato di queste prove.

Sono il segno dell’ira di Dio contro dime, il peccatore, o hanno un altro signi-

ficato? Tante volte ho pregato Dio dirivelarmi perché le cose vanno così, eDio mi risponde continuamente con ilsilenzio.

Da qui capirete che non sono in gradodi offrirvi spiegazioni della drammaticaprova che state attraversando. Però viricordiamo sempre nelle nostre pre-ghiere, con dolore e con amore.

Non possiamo dare la colpa a Dio e giu-stificare noi stessi, però non è facile fareneanche il contrario, come gli amici diGiobbe, che volevano essere difensoridella giustizia di Dio, ma dimenticavanole spaventose prove che attraversavaGiobbe.

Dio tace, taciamo anche noi.

La conoscenza del mondo e quella di Dio

Nel mondo contemporaneo l’organizza-zione della vita non è stata fatta in mododa lasciare abbastanza tempo libero perla preghiera e la contemplazione dellavita Divina. La causa di tutto questo è lasete ardente di possedere. Questo amoreper il possesso, San Paolo lo chiama ido-latria (Colossesi 3, 5) e san GiovanniClimaco (Discorsi, XVI) «figlia dell’in-credulità, bestemmia contro il Vangelo,lontananza da Dio».

La gente vede nelle conoscenze scienti-fiche la vera ricchezza spirituale, senzaavere il minimo sospetto che esisteun’altra conoscenza più alta e una ric-chezza veramente incomparabile, che

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porta la pace nei cuori.

Non dovete avere troppa fiducia nell’i-struzione che avete ricevuto nel mondo.La civiltà in cui viviamo è una culturadella decadenza.

* * *

Ogni pensiero umano, ogni parolaumana è un’energia, una forza. Se questosi può dire del pensiero e della parolaumana, tanto più lo si potrà applicarealla parola di Dio, alla parola di Cristo.

Quando udiamo le parole evangelichedi Cristo così ricche di pace e di dolcez-za: «Beato chi ha il cuore puro perchévedrà Dio»; o: «Ecco il mio comanda-mento: amatevi gli uni gli altri»; oppure:«Ricevete il mio insegnamento poichéio sono mite ed umile di cuore», nondobbiamo dimenticare che questa dolceparole di Cristo è la forza incrollabile edinfinita che chiama dalle tenebre delnon-essere alla luce della vita tutto ciòche esiste: gli innumerevoli mondi, etutta l’incalcolabile varietà delle creatureragionevoli e irragionevoli.

Umilmente rivestita dai caratteri dellaparola umana creata, che può anchevenir fissata tramite la scrittura, la paro-la di Cristo è nella sua essenza l’energiadi Dio Onnipotente e Creatore di tuttele cose. Di essa si può dire ciò che laScrittura dice dello stesso Dio, cioè cheè «un fuoco divoratore» al quale i figlidella terra devono avvicinarsi con timo-re e venerazione (Ebr 12,29).

«La tua parola è infuocata» dice ilSalmista (Sal 118, 140 dei LXX). Laparola di Cristo è la parola più misterio-sa: è inaccessibile anche alle intelligenzepiù aperte, ma allo stesso tempo è cosìsemplice e così chiara da essere alla por-tata dei bambini.

tratto da Archimandrita Sofronio, Silvanodel Monte Athos, Gribaudi, p.208-209

Anagrafe Parrocchiale

Hanno ricevuto i sacramenti del battesi-mo, della cresima e dell'eucaristia:Matteo Mitolo, Ilenia Nicole Serra,Enrica Berihu, Mia Andrea Lupoli,Nicolas Antonio Cassaro, Emilian Boni,Manuela Cambianica, Antonia Marie,Ivo e Sergio Rezzonico, AntonellaMarrianna Mitroi, Victor Scutaru, SofiaPopescu, Isabela Beatrice Babic, EminIon. A questi bambini auguriamo di tro-vare nelle proprie famiglie e nella nostraparrocchia l'accoglienza e l'aiuto neces-ssario per crescere bene nella vita cri-stiana.

Si sono sposati: Doina e Marco Soldati,Oliviera e Srdjan Zaric, Maria e BojanPavlovic, Ionela Popa Parseni e LucaBari, Anna e Simone Capozza. IlSignore, davanti al quale questi sposihanno ricevuto il sacramento del matri-monio, sia sempre presente nella lorovita.

È andata nella casa del Padre, VelitchkaOddo. Che il Signore riposi la sua animanella Sua pace.

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La storia di untopolino

C’era una volta un uomo chepregava tanto Dio. Un gior-no, mentre era inginocchia-to a pregare, circondato damolti libri, un topolino uscìda un buco nel muro, gli siavvicinò, e comincio arosicchiare le sue scarpe.L’uomo si arrabbiò moltis-simo e gridò al topolino:

– Perché mi disturbi nellapreghiera?

– Ho fame – disse il topoli-no.

– Fuori di qui, bruttabestia! – gridò l’uomo. –Perché mi disturbi? Nonvedi che sto parlando conDio?

– Come puoi parlare benecon Dio se non sai parlaregentilmente con un poverotopolino come me?

Questa storia ci insegnache, se vogliamo che Dioascolti la nostra preghiera,dobbiamo stare attenti acome parliamo con i topi, ese non ci sono in giro deitopi, dobbiamo stareattenti a come parliamocon le persone.

«Se uno dice: “Io amo Dio”,ma odia suo fratello, è unbugiardo; perché chi nonama suo fratello che vede,non potrà amare Dio chenon ha mai visto» (Primalettera di Giovanni 4, 20).

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Una storia diNatale

Una famiglia francese ogniNatale metteva sul tettodella propria casa dellelettere luminose che for-mavano la parola NOEL(Natale). Un anno il padre,essendo molto preso daaltri lavori, non aveva avutoil tempo di montare lascritta molto prima diNatale. Alla vigilia diNatale, i suoi figli si sonoresi conto che non c’era ilmessaggio che ogni annoerano soliti trasmetterealla gente, e hannocostretto il padre a saliresul tetto e a montare lascritta.

Era una sera agitata, ilvento soffiava forte, efaceva già buio quando ilpadre, salito sul tetto dellacasa, si mise a montare lelettere luminose. Quando

tutto sembrava pronto,chiese a uno dei suoi figlidi collegare l’istallazionealla presa elettrica.Quando la luce si accese,apparve nelle tenebre laparola LEON, che era ilnome del figlio minore!Tutti furono divertiti del-

l’errore, ma Leon compresein quel momento, per laprima volta, che era Nataleproprio per lui. Cristo eranato in una stalla aBetlemme, affinché il suonome potesse brillare.

Cari bambini, se vogliamoche anche il nostro nomerisplenda, dobbiamo per-mettere a Cristo di nasce-re nei nostri cuori.

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Јубилеј доласка Светебраће Кирила иМетодија у Моравску

Празник Светих равноапостолнихКирила и Методија у словенским зем-љама празнује се ове године са посеб-ном радошћу. Прошло је 1150 годинаод њиховог доласка у Моравску напозив кнеза Ростислава. Овај боготра-житељ се обраћа писмом цариград-ском Патријарху Фотију молећи га да уњегову земљу пошаље проповедникеистините речи Божје. Света браћа, при-премивши се добро за ово богоугоднодело, долазе те давне 863. године уМоравску. Тада место столовањаморавског кнеза, а данас само архео-лошко налазиште, недалеко je од местаМикулчице у Републици Чешкој.Српску Православну Цркву на свечано-стима представљао Епископ хвостан-ски г. Атанасије, викар Патријархасрпског.

Завети и порукеСтефана Немање

Изложба «Завети и поруке. СтефанНемања - девет векова», отворена јеповодом 900 година од рођења родо-начелника лозе Немањића у Народноммузеју у Београду. У Народном музеју уБеограду, у обновљеном просторугалерије на првом спрату, отворена јеизложба «Завети и поруке. СтефанНемања - девет векова», поводом 900година од рођења родоначелникалозе Немањића. «Био је динамичан,вешт, политичан, државник, али исто-времено духовно високо узрастао вла-дар који је живот завршио на данаснеобичан начин, добровољнимповлачењем, одласком у манастир, сасупругом. Он је тиме дао пример сво-јим наследницима», рекао је Ристић.

Његова градитељска делатност, како једодао је, «импресивна је и представљадрагоцен сегмент не само националне,већ и европске и светске културнебаштине, а нама дарује радост штопоседујемо Студеницу и Хиландар».Изложба ће трајати до 23. фебруара2014 године.

Празновањe 1025-годишњице крштењаРусије

Поглавари и представници помеснихПравославних Цркава, који су се оку-пили у Москви на свечаностима пово-дом 1025 година крштења Русије, доне-ли су заједничку изјаву, чији текст је најучерашњем пријему у КремљуПатријарх московски и све РусијеКирил уручио Председнику РускеФедерације В.В. Путину

Рука Светог ЈованаКрститеља и деоЧасног Крста у Нишу

У родни град светог равноапостолногцара Константина 4.10.2013 су стиглидео Часног Крста и Десница СветогЈована Крститеља. Древне светињестигле су у пратњи ЊеговогПреосвештенства умировљеногЕпископа захумско-херцеговачког Г.Г.Атанасија на нишки аеродром«Константин Велики» где су дочекане

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од стране Његовог ПреосвештенстваЕпископа нишког Г.Г. Јована,Градоначелника проф. др ЗоранаПеришића и челника града Ниша, азатим су наставиле пут Саборногхрама где ће бити до суботе увече кадасе преносе у храм светих цараКонстантина и царице Јелене.Епископи су прочитали Акатист ЧасномКрсту и коленопреклоно се помолилиса сабраним свештенством, монаштвоми верним народом.

Патријарх српскипримио КардиналаАнђела Сколу

Пријему је присуствовао и ЊеговоПреосвештенство Епископ ремезијан-ски г. Андреј, викар Његове СветостиПатријарха српског. У прослави овогаизузетног јубилеја, градови Ниш иМилано имају посебан значај за васце-ли хришћански свет, а висока делега-ција Римокатоличке Цркве из Миланаје допутовала у Србију управо поводомобележавања овога историјског дога-ђаја за нашу Цркву и државу.

Премијера опере "Подовим знаком"

У оквиру државног обележавања 17векова од права на слободно испове-дање хришћанске вере, Миланскогедикта, на великој сцени Народногпозоришта је премијерно изведенаопера « In hoc signo» («Под овим зна-ком»). Опера «Под овим знаком» саже-то у времену проговара уметничкимјезиком о великом догађају из 313.године којем је претходио паганскиживот Рима запалог у декаденцијусваке врсте. Духовно пало царство урукама пагана и њиховог бога Бахуса,прожето баханалијама (како се и зове

један део опере), прогони хришћанешто је у опери верно приказано кори-стећи и филмске садржаје у црно белојтехници (Петар Антоновић, видео про-дукција), који прате сва дешавања наогромном платну иза свих учесника.

Величанственапрослава Свете Петкена Чукарици

Велики број верног народа се окупиона светој Литургији да молитвено про-слави празник посвећен Светој Петки,нашој великој заштитници и молитве-ници пред Господом.Овогодишњи домаћин славе је поро-дица Ратковић са Косова и Метохије изграда Пећи. По ломљењу славског

колача, Његова Светост је уручио јеорден Светог Стефана Лазаревића,деспота српског, г. Оливеру Његу,оперском уметнику и професоруМузичке академије у Београду, зањегово несебично залагање и уложентруд на очувању православне вере,националног индентитета и културнебаштине на пољу културе и мисије унашој земљи и расејању.

Боже живота, води наска правди и миру

Десета Генерална скупштина Светског

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савета цркава (ССЦ) одржава се уБусану, у Јужној Кореји, од 30. октобрадо 8. новембра 2013, под слоганом«Боже живота, води нас ка правди имиру». Представници 345 православнихпомесних Цркава, англиканских ипротестантских заједница, чланицаССЦ, као и посматрачи изРимокатоличке цркве и других зај-едница које нису чланице ССЦ, сусрелису се како би разговарали о најважни-јим актуелним питањима која се тичухришћанства у свету, а уједно иодлучивали о правцу рада ССЦ упериоду до наредне скупштине, којаће бити одржана кроз осам година.Делегацију Српске Православне Црквена 10. Скупштини ССЦ чине ЊеговоПреосвештентсво Иринеј, ЕпископМитрополије аустралијско-новозе-ландске, Његово Преосвештенство дрМаксим, Епископ западно-амерички,презвитер Немања Мрђеновић,Клаудија Ченде и Андреј Јефтић.Епископ Иринеј је по други пут увр-штен у стални Одбор за консензус исарадњу, а, уз то, председава и изузет-но значајнимОдбором за јавна питања.На крају заседања Скупштина ће изаб-рати нови састав Централног одбора идругих радних тела.

Рождественская песнь

Протоиерей Андрей Ткачев (всокращении)

Рождество Спасителя поют земляи небо, поёт Церковь, поёт самоЕвангелие. Кажется, будто душа чело-веческая становится музыкальныминструментом, чтобы прославитьродившегося Младенца...

….Всё началось со священникаЗахарии. В Храме на службе Ангел ска-

зал ему, что он в старости родит сына.

Эта радость касалась не одного свя-щенника, но ребёнок его будет таков,

что многие о рождении его возра-дуются, поскольку он многих из сыновИзраилевых обратит к Господуих (Лк. 1, 14; 16) От этой встречиЗахария онемел на долгих девятьмесяцев. А незадолго до рождения егосына жена Захарии повстречаласьс Девой, имеющей родить Господа.

Дева-Мать и старушка-мать обнялисьтогда. Жена Захарии исполниласьДуха Святого, и младенец подеё сердцем радостно и сладко забил-ся. Откуда мне это! — в восторге удив-ления воскликнула Елизавета и назва-ла Марию Матерью Господа. Мария жепроизнесла, пропела Свою дивнуюпесню, в которой прославила Бога,

возвеличившего Её за смирение. Этупесню Церковь поёт ежедневно.

«Величит душа Моя Господа», — такначинается она.

Вскоре родила жена священника.

Родила сына, и это рождение развяза-ло долго молчавший язык отца.

Старик-отец не лепетал над колыбе-лью сына, но пророчествовал и назы-вал ребёнка пророком Всевышнего.

Долгое молчание сменилось открове-нием тайн. Четыреста лет молчанияветхозаветной Церкви тоже закончи-лись. Ведь слово рождается в тишине,

в безмолвии. Таков закон. Нельзя ска-зать что-либо важное, не помолчавперед этим мучительно и долго..

И лишь вслед за певцами, живущимина земле, свою партию спели певцы,

живущие на Небе. О радости, котораябудет всем людям, они пропели песнюпастухам: «Слава в вышних Богу,

и на земле мир, в человеках благово-ление!»

И это не была последняя песня техудивительных времён. Через сорок

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дней в Храме свою песню пропел мно-голетний старец Симеон. Он усталот жизни и измучился дожидаться обе-щанного Искупителя. И вот дождался.

Не боясь ошибиться среди обычногохрамового многолюдства, он подошёлк Марии, взял Мессию на руки, благо-словил Бога и сказал: Ныне отпускаешьраба Твоего, Владыко, по словуТвоему, с миром.

Его песни вторила женщина, достиг-шая глубокой старости, Анна, дочьФануилова. Она, подойдя, славилаГоспода и говорила о Нём всем, ожи-давшим избавления в Иерусалиме(Лк. 2, 38). С тех пор Церковь поёт…Всепесни, пропетые тогда, мы поёмдо сего дня. К ним мы добавили мно-жество новых песен, на разные ладывоспевающих Бога, одевшегося в сми-ренное человечество.

Воистину, христианство есть песенная,

музыкальная религия. И дело не толь-ко в том, что изобретены сложныеинструменты, написаны чудные музы-кальные произведения, к звукам кото-рых прислушиваются, мигая, звёзды.

Дело в том, что человек призван статьживой арфой, псалтирью, в которойструны — это силы души и чувствателесные, а пальцы игрока — благо-дать Духа. Кто смог себя так устроить,

тот стал инструментом, на которомиграет Бог. Это и есть исполнение словпсалма воспойте Господу песнь новую,

пение Богу нашему. КонецОткровения — это Апокалипсис,

наполненный победными и благо-дарственными песнями. Ради того,

чтобы стать участником того, будуще-го пения, нужно прислушиватьсяк пению сегодня. Вначале прислуши-ваться, затем потихоньку подпевать:

«Христос рождается! Славьте! Христосс небес! Встречайте!»

Απόσπασμα από «Τοποτήρι των θλίψεων»(Αγίου Ιγνατίου Μπρια-ντσανίνωφ)

Ο ΠΟΝΟΣ, σωματικός ή ψυχικός, απότις δοκιμασίες και τα βάσανα τούτηςτης ζωής είναι το αναπόφευκτο πικρόποτήρι του ανθρώπου. Ο πόνος είναι ηίδια η ζωή του. Θάνατοι, αρρώστιες,κατατρεγμοί, διαμάχες, φτώχεια, απο-τυχίες, μοναξιά, φοβίες, αγωνίες, πει-ρασμοί. […] Ο Θεός ποτέ δεν αφήνειτους πιστούς δούλους Του να δοκιμα-στούν πάνω από τις δυνάμεις τους. «ΟΘεός, που κρατάει τις υποσχέσεις Του»,γράφει ο άγιος απόστολος Παύλος, «δενθα επιτρέψει σε κανέναν πειρασμό ναξεπεράσει τις δυνάμεις σας. αλλά, ότανέρθει ο πειρασμός, θα δώσει μαζί και τη

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διέξοδο, ώστε να μπορέσετε να τοναντέξετε» (Α' Κορ. 10:13). Ο κεραμοποιόςγνωρίζει και την ένταση της φωτιάςκαι τον χρόνο που πρέπει να μείνουν σ'αυτήν τα πήλινα σκεύη, για να ψηθούνσωστά. γιατί, αν παραψηθούν, σπά-ζουν, κι αν πάλι μισοψηθούν, είναι ακα-τάλληλα για χρήση. Πολύ περισσότεροο Θεός γνωρίζει πόσον καιρό πρέπει ναβαστήξει η φωτιά της δοκιμασίας καιπόσο δυνατή πρέπει να είναι αυτή ηφωτιά, ώστε τα λογικά Του σκεύη, οιχριστιανοί, να γίνουν ικανοί για τηνείσοδο στη βασιλεία των ουρανών.Στον καιρό των συμφορών μη ζητάςβοήθεια από ανθρώπους. Μη χάνειςπολύτιμο χρόνο, μη σπαταλάς τις ψυχι-κές σου δυνάμεις γυρεύοντας αυτή τηνανίσχυρη βοήθεια. Από τον Θεό να περι-μένεις βοήθεια. Με δική Του εντολή,όταν πρέπει, θα έρθουν οι άνθρωποι νασε βοηθήσουν. Σώπαινε ο Κύριος μπρο-στά στον Πιλάτο και τον Ηρώδη. Δενείπε ούτε λέξη για να δικαιωθεί. Τηναγία και σοφή σιωπή Του να μιμείσαι,όταν βλέπεις πως οι εχθροί σου επιδιώ-κουν να σε καταδικάσουν οπωσδήποτε,για να κρύψουν με τη δική σου καταδί-κη τη δική τους κακή προαίρεση. […]Όταν προσεύχεσαι, ζήτααπό τονΘεό νααπομακρύνει από σένα κάθε συμφορά,κάθε πειρασμό. Δεν πρέπει να ρίχνεσαιμε αυτοπεποίθηση και απερίσκεπτητόλμη στη δίνη των θλίψεων. Σ' αυτήτην αυτοπεποίθηση κρύβεται η υπερη-φάνεια. Όταν, όμως, οι θλίψεις έρχο-νται από μόνες τους, μην τις φοβάσαι.Μη νομίζεις πως ήρθαν τυχαία, από τησυνδρομή των περιστάσεων. Όχι. Απότην ανεξιχνίαστη πρόνοια του Θεούπαραχωρήθηκαν. Γεμάτος πίστη, γεμά-τος ανδρεία και μεγαλοψυχία, ταξίδευεάφοβα μέσα στο σκοτάδι και τ' άγριακύματα προς το ήσυχο λιμάνι της αιω-νιότητας. Ο ίδιος ό Ιησούς σε καθοδηγείαόρατα. Μάθε να λες με βαθιά ευλάβεια

την προσευχή που έκανε ο Κύριος στονΠατέρα Του εκεί, στον κήπο της Γεθση-μανή, τις τόσο δύσκολες ώρες πριν απότα παθήματα και τον σταυρικό θάνατόΤου. Μ' αυτή την προσευχή να αντιμε-τωπίζεις και να νικάς κάθε θλίψη. Απ'αυτή τη θλίψη προφυλάσσει και σώζειτο ποτήρι του Χριστού όποιον το πίνειευγνωμονώντας και δοξολογώντας τονΘεό. […] Με το πικρό ποτήρι των πρό-σκαιρων θλίψεων ο Πανάγαθος προ-σφέρει στον άνθρωπο το απέραντο καιαιώνιο έλεός Του. Αμήν.

Părintele PorfirieKavsokalivitul a fost trecutîn rândul sfinților

De curând, Patriarhia Ecumenică afăcut cunoscută hotărârea de aşezare înrândul Sfinţilor a Părintelui PorfirieKavsokalivitul, care de-acum este și ofi-cial recunoscut ca sfânt al Bisericiinoastre.

Cuviosul Porfirie îi uimea pe oameniicare veneau în preajma lui prin curăţiainimii şi a minţii sale, pentru care fusesedăruit cu harisma înainte-vederii şistrăvederii, precum și cu aceea a tămă-duirii gândurilor şi a feluritelor boli aleoamenilor, arătându-și în multe chipuridragostea curată faţă de toţi.

Ceea ce uimea la el era cuvântul, drago-stea lui curată de Hristos, de Biserică şide oameni şi cugetul lui patristic. Dupăcum bine se știe, cuviosul Porfirie nu aabsolvit nici o facultate de teologie, însăera un teolog harismatic şi empiric, iarcuvântu-i izvora din inima lui curată.

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Cuviosul Porfirie era un organismduhovnicesc viu, căci în lăuntrul lui sesălăşluia Harul Duhului Sfânt care îlcălăuzea neîncetat, şi, ca unul ce eraorganism duhovnicesc viu, neîncetatnăştea cuvânt teologic şi îi renăştea peoameni.

* * *

Câteva cuvinte din cartea “PărintelePorfirie, antologie de sfaturi șiîndrumări”:

“Orice sfat necerut, dar dat, este oacuză”. Un lucru este clar în ziua deastăzi: omul este din ce în ce mai reti-cient la “dialogul” despre Dumnezeu.Aici este, cred, una din cheile vorbiriidespre Dumnezeu: a şti când să îi vor-beşti omului despre El.

„Nu poţi să comunici cu Hristos, şi să aiîn acelaşi timp relaţii proste cu ceilalţioameni.”

„Copiii mei, să vă spovediţi, să văîmpărtăşiţi şi să-i iubiţi pe oameni.”

„Nu te lupta să opreşti  sau să îndrepţigreşelile celuilalt. Iubeşte-l aşa cum e, cutoate greşelile lui, iar Domnul se vaîngriji de acestea.”

"Iubiți-l pe Hristos… Hristos este totul,este izvorul vieții. Toate cele frumoasesălășluiesc în Hristos. Iar departe deHristos, tristețea, melancolia, mânia,

supărarea, amintirea rănilor ce le-amprimit în viață, a greutăților și a ceasu-rilor de agonie. Iubiți-L pe Hristos și sănu vreți nimic în locul iubirii Lui".

"Să fii bun și ascultător. Să ai răbdarecu ceilalți, să nu te necajești, să nu fiiprea sensibil, să fii destoinic în muncata. Să nu vorbești la serviciu prea multdespre lucruri religioase, dacă nu eștiîntrebat. Să fii un exemplu demn deurmat, în drumul spre Hristos."

"Nu trebuie să-i silim pe alții să meargăla Biserică. Hristos a spus: Cine voiește,să-Mi urmeze Mie."

Hristos a înviat! Acesta este cel maiînalt ințeles al creștinismului.

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Hanno collaborato alla redazione di questo numero:padre Mihai Mesesan, padre Gabriel Popescu

Renato Giovannoli, Nebojsa Veljic, Yulia Sudakova, Vasiliki Alexandrou

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Programma Liturgico

Ogni domenica ore 10:30 Divina Liturgia, chiesa Madonnetta (Lugano)

25 Dicembre 2013, ore 10:30 NATALE - Divina Liturgia. Seguirà un programma diMercoledì canti natalizi e l’arrivo di Babbo Natale

6 Gennaio 2014, ore 10:30 EPIFANIA - Divina Liturgia e grandeLunedì benedizione dell’acqua

6 Gennaio 2014, ore 22:00 BOZIC - Divina Liturgia e benedizioneLunedì del Badnjak (chiesa Sacro Cuore, Lugano)

7 Gennaio 2014, ore 10:30 BOZIC - Divina LiturgiaMartedì

19 Gennaio 2014, ore 10:30 BOGOJAVLJENJE - Divina Liturgia e grandeDomenica benedizione dell’acqua

27 Gennaio 2014, ore 10.30 SVETI SAVA - Divina LiturgiaLunedì Seguirà la distribuzione dei regali per i bambini

Coloro che desiderano sostenere la nostra parrocchia possono farlo tramite il nostro conto postale:Comunità Ortodossa Elvetica, 6900 Lugano, Conto 69-9695-4

I fedeli che desiderano continuare la tradizione dellabenedizione della loro casa nel Nuovo Anno sono pregatidi avvisare in anticipo padre Mihai.

Per il sacramento della confessione e qualsiasi desideriospirituale o sociale, padre Mihai Mesesan è sempre adisposizione di tutti i fedeli e può essere contattato all’indirizzo:

Via Generale Guisan 13CH–6900 MassagnoTel./fax: 091 - 966 48 11Natel: 076 - 322 90 80Email: [email protected]