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E TECNICA MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE ANNO LXX - N. 439 - marzo 2007 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma F F ino all’anno 1902 si supponeva che in generale la temperatura dell’atmosfera (dal greco απμóς “vapore” e σϕαíρα “sfera”) terrestre dovesse diminuire indefinitamente al crescere dell’altitudine, fino a raggiungere il valore dello zero assoluto (-273°C) alla soglia dello spazio dove non vi è più presenza di gas atmosferico. Le successive osservazioni e scoperte porta- rono alla conclusione che la temperatura, tra gli 8 e i 12 km dalla superficie terrestre, smetteva di diminuire, anzi si verificava un lieve aumento; per questo motivo si dà la definizione di alta atmosfera a quella al disopra del livel- lo in cui la temperatura smette di diminuire; questo livel- lo varia col variare della latitudine, ma si calcola in media intorno ai 10 o 15 km. Viene denominata troposfe- ra l’atmosfera al di sotto di questa quota nella quale si verificano moti di rimescolamento dell’aria con fenome- ni di convezione sia ascendenti che discendenti. Per l’a- ria sopra la troposfera si dà il nome di stratosfera, zona in cui sono praticamente assenti i moti convettivi. Essa si estende da circa 15 km a circa 50 km, livello in cui la temperatura raggiunge il massimo. Sopra la stratosfera ci sono altri due strati: la mesosfera, che si estende oltre la stratosfera fino a circa 100 km e la termosfera, cioè l’at- mosfera al di sopra dei 100 km. Si usa separare la tropo- sfera dal resto dell’atmosfera, indicando con il nome di tropopausa, lo strato di separazione tra troposfera e stra- tosfera, strato che varia a seconda della latitudine e in misura minore, a seconda del periodo dell’anno. L’altez- za della tropopausa varia pressappoco da una media di 6 km ai poli e 18 km sopra l’equatore. Quest’ultima è più alta nei mesi più caldi che durante la stagione fredda e la variazione stagionale è più pronunciata alle medie latitu- dini. Nell’alta atmosfera la presenza di ozono (O 3 ), forma triatomica dell’ossigeno il quale si trova quasi tutto al di sopra della troposfera garantisce la vita sul nostro pianeta, in quanto assorbe la radiazione ultravio- letta, letale, proveniente dal sole. Perfino dove la concen- trazione di ozono è massima (a circa 30 km) ci sono sol- Morfologia e struttura dell’atmosfera terrestre Strati dell’atmosfera terrestre Senza atmosfera non ci sarebbe vita sulla Terra. L’atmosfera è costituita da una miscela di gas (soprattutto azoto e ossigeno) che permette agli esseri viventi di respirare proteggendoli dalle radiazioni provenienti dallo spazio (radiazione solare e raggi cosmici). Composizione dell’atmosfera secca (al di sotto dei 25 km): azoto 78%; ossigeno 21%; argon meno dell’1%; anidride carbonica: oggi 0, 035%; vapore acqueo varia: da 0, 5 a 25 g/kg; il 90% della massa è contenuto entro i 15 km; il 90% del vapore acqueo è contenuto entro i 5 km.

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E TECNICAMENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE

ANNO LXX - N. 439 - marzo 2007 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

FFino all’anno 1902 si supponeva che in generale latemperatura dell’atmosfera (dal greco απµóς“vapore” e σϕαíρα “sfera”) terrestre dovesse

diminuire indefinitamente al crescere dell’altitudine, finoa raggiungere il valore dello zero assoluto (-273°C) allasoglia dello spazio dove non vi è più presenza di gasatmosferico. Le successive osservazioni e scoperte porta-rono alla conclusione che la temperatura, tra gli 8 e i 12km dalla superficie terrestre, smetteva di diminuire, anzi

si verificava un lieve aumento; per questo motivo si dà ladefinizione di alta atmosfera a quella al disopra del livel-lo in cui la temperatura smette di diminuire; questo livel-lo varia col variare della latitudine, ma si calcola inmedia intorno ai 10 o 15 km. Viene denominata troposfe-ra l’atmosfera al di sotto di questa quota nella quale siverificano moti di rimescolamento dell’aria con fenome-ni di convezione sia ascendenti che discendenti. Per l’a-ria sopra la troposfera si dà il nome di stratosfera, zonain cui sono praticamente assenti i moti convettivi. Essa siestende da circa 15 km a circa 50 km, livello in cui latemperatura raggiunge il massimo. Sopra la stratosfera cisono altri due strati: la mesosfera, che si estende oltre lastratosfera fino a circa 100 km e la termosfera, cioè l’at-mosfera al di sopra dei 100 km. Si usa separare la tropo-sfera dal resto dell’atmosfera, indicando con il nome ditropopausa, lo strato di separazione tra troposfera e stra-tosfera, strato che varia a seconda della latitudine e inmisura minore, a seconda del periodo dell’anno. L’altez-za della tropopausa varia pressappoco da una media di 6km ai poli e 18 km sopra l’equatore. Quest’ultima è piùalta nei mesi più caldi che durante la stagione fredda e lavariazione stagionale è più pronunciata alle medie latitu-dini. Nell’alta atmosfera la presenza di ozono (O3),forma triatomica dell’ossigeno il quale si trova quasitutto al di sopra della troposfera garantisce la vita sulnostro pianeta, in quanto assorbe la radiazione ultravio-letta, letale, proveniente dal sole. Perfino dove la concen-trazione di ozono è massima (a circa 30 km) ci sono sol-

Morfologia e strutturadell’atmosfera terrestre

Strati dell’atmosfera terrestreSenza atmosfera non ci sarebbe vita sulla Terra. L’atmosfera è costituita da una miscela di gas(soprattutto azoto e ossigeno) che permette agli esseri viventi di respirare proteggendoli dalleradiazioni provenienti dallo spazio (radiazione solare e raggi cosmici).

Composizione dell’atmosfera secca (al di sotto dei 25 km):azoto 78%;

ossigeno 21%;argon meno dell’1%;

anidride carbonica: oggi 0, 035%;vapore acqueo varia: da 0, 5 a 25 g/kg;

il 90% della massa è contenuto entro i 15 km;il 90% del vapore acqueo è contenuto entro i 5 km.

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tanto una decina di molecole di O3 per ogni milione dimolecole di ossigeno O2 e azoto N2. Malgrado la suascarsezza, l’ozono ha un effetto importante sulla tempe-ratura dell’atmosfera.

Pertanto l’aria, che si trova nell’atmosfera in stratiche hanno composizione, spessore, condizioni fisiche ecomportamento dinamico diversi, è schematicamentesuddivisa in strati e precisamente:

TROPOSFERA: è quella zona che si estende fra ilsuolo e un’altitudine media di circa 15 km e dove icostituenti dell’aria sono distribuiti in modo uniforme, inquanto i moti verticali e turbolenti rimescolano di conti-nuo le masse d’aria. In questa zona la temperatura decre-sce, in media, di circa 6°C per km di altitudine; la densitàpassa da 1, 293 a 0, 351 kg/m3

STRATOSFERA: è quella zona che si estende tra i15 e 45 km di altitudine; la temperatura risale lentamente per riportarsi, al limitesuperiore della stratosfera, a circa -3°C; la pressione èridotta a 2, 73 millibar e la densità è prossima a zero.

MESOSFERA: è quella zona che si estende tra 45 e100 km qui vi è una serie di strati, in cui la separazionedei gas componenti l’aria è netta; qui i moti dell’ariasono nulli, in quanto densità e pressione, sono trascurabi-li; la temperatura prima cresce fino a 147°C, poi scenderapidamente con un minimo di circa -113°C a circa 80km di altitudine, per poi risalire a circa -33°C. Sopra i100 km si registra la rarefazione dei gas, che tendono asfuggire nello spazio, fino a raggiungere, a 2500 kmdalla Terra, la densità di una molecola per cm3; in questazona siamo a zero.

TERMOSFERA: è quella zona che si estende da 100e 1000 km, qui si registra la rarefazione dei gas, che ten-dono a sfuggire nello spazio, fino a raggiungere, a 2500km dalla Terra, la densità di una molecola per cm3.

ESOSFERA: è quella zona che si estende oltre i

1000 km. Qui si verificano reazioni fisiche che determi-nano un rapido aumento della temperatura, che a 800 kmdi altitudine raggiunge i 2700°C .

Lo studio dell’atmosfera, e in particolare della tem-peratura dell’alta atmosfera, si serve di un modello che sichiama “atmosfera tipo”, che rappresenta una mediadelle temperature per tutte le latitudini e per tutte le sta-gioni. Questo modello può essere aggiornato e correttoperiodicamente a mano a mano che diventano disponibilinuove informazioni. Come abbiamo. visto la porzione diatmosfera al di sopra della troposfera, viene indicata conil nome di stratosfera. Essa si suddivide in bassa strato-sfera e alta stratosfera.

La bassa stratosfera è quella parte di atmosfera chesi stende dalla tropopausa fino a circa 30 km di altitudinee dove la temperatura comincia a crescere. Si nota chenell’atmosfera tipo, la bassa stratosfera (tropopausa) èrappresentata da una linea verticale che indica una tem-peratura che non varia con la quota (strato isotermico).La base dello strato isotermico nell’atmosfera tipo, sitrova a circa 11 km di altezza come valore medio e puòessere molto più spesso nelle regioni equatoriali che allemedie e alte latitudini. Questo fatto ha una conseguenzainteressante: la temperatura a circa 16 km di altezzasopra la superficie terrestre, è in realtà più bassa all’e-quatore che sopra i poli. Vicino ai poli la temperaturamedia al suolo è di circa 0°C e andando verso l’alto nellatroposfera diminuisce di circa 6°C per ogni chilometro.Trovandosi la tropopausa a 6 km, la temperatura a questaquota sarà di circa -36°C. Sopra la tropopausa la tempe-ratura è quasi costante, così che a 16 km è ancora -36°C.Vicino all’equatore la temperatura media al suolo è dicirca 25°C. La tropopausa si trova a 16 km: 6°C gradiper chilometro per 16 km di altitudine = 96°C. Sottraen-do dalla temperatura superficiale di 25°C, otteniamo a 16km una temperatura di -71°C. Le condizioni meteorolo-giche nella bassa stratosfera variano notevolmente dall’e-state all’inverno. In estate le condizioni di temperatura edi vento variano poco da un giorno all’altro. D’inverno labassa stratosfera è sede di variazioni meteorologichecospicue, infatti possono verificarsi fenomeni di riscalda-menti di tipo esplosivo (explosionsartingen erwarmun-gen). Prima del riscaldamento, i venti nella bassa strato-sfera sono di solito fortissimi e provengono da occidente,dopo il riscaldamento sono di solito molto più deboli etalvolta girano trasformandosi in venti da oriente.

L’alta stratosfera comincia a circa 30 km di altezza,qui l’aumento di temperatura diventa più accentuato etermina con la stratopausa dove la temperatura smette dicrescere (a una quota di circa 50 km). La temperaturacresce con il crescere dell’altezza, e questo è dovuto alcontenuto di ozono di quella parte dell’atmosfera (l’ozo-no O3 è presente nell’atmosfera soltanto in quantitàridottissime) che è estremamente importante: infatti la

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densità dell’O3, cioè il numero di grammi o di molecolein un dato volume, è massima a circa 20 - 25 km e la suadensità relativa (la densità confrontata con la densità del-l’aria nello stesso volume) è massima a circa 30 km apartire dal suolo fino ad una altezza di 80 km. L’impor-tanza dell’ozono sta nella sua capacità di assorbire leradiazioni ultraviolette del sole, nelle lunghezze d’ondacomprese fra 2.000 Å e 3.000 Å. Queste lunghezze d’on-da vengono assorbite soltanto in piccolissima parte dal-l’ossigeno e più in alto nell’atmosfera dall’ozono. L’e-nergia solare assorbita dall’ozono viene trasformata incalore e questa è la causa dell’aumento della temperaturanell’alta atmosfera.

Ci si domanda come mai la temperatura è più alta a50 km che a 25 km, dove la densità dell’ozono è maggio-re. Due sono i motivi:a. il primo sta nella progressiva diminuzione dei raggi

ultravioletti per assorbimento da parte dell’ozononegli strati più alti e pochissimi raggi ultravioletti rag-giungono il livello di 25 km, perché la maggior parte èstata già assorbita al di sopra di tale quota.

b. il secondo motivo si trova nella relazione tra calore,densità e temperatura: quando si fornisce calore a unsostanza, come per esempio un certo volume d’aria, latemperatura aumenta, ma per un’uguale quantità dicalore, la temperatura cresce di più quando la sostanzaè meno densa (capacità termica). Essendo la densitàdell’aria a 50 km molto più bassa della densità a 25km, anche minore quantità di ozono e una minorequantità di calore determinano una temperatura piùalta alla quota più alta.

La stratopausa, nel grafico temperatura – quota, èquella regione di temperatura massima alla sommitàdella stratosfera, si trova di solito a una quota di circa 50km. L’altezza e la temperatura esatte della stratopausavariano al variare della latitudine e della stagione.

La mesosfera, come la troposfera, è uno strato incui la temperatura diminuisce con il crescere dell’altezza.Dalla stratopausa, che ne forma la base, si estende fino aun’altezza di circa 80 - 100 km. Nella mesopausa, che èil nome dato alla sommità della mesosfera, la temperatu-ra atmosferica raggiunge il suo valore più basso, circa -90°C in media, talvolta addirittura -130°C. Sopra lamesopausa, nella termosfera, la temperatura comincia acrescere di nuovo. Nella mesosfera vi sono importantivariazioni stagionali della temperatura alle alte latitudini:nella parte superiore della mesosfera alle alte latitudini letemperature d’inverno sono più alte di quelle estive, anzisono addirittura più alte delle temperature estive allebasse latitudini. Questo avviene malgrado il fatto che allealte latitudini d’inverno il sole si trovi presso l’orizzonteo addirittura sotto. Sembra probabile che la soluzione sidovuta al il tipo di circolazione atmosferica che d’inver-no porta calore verso i poli dalle basse latitudini. L’altez-

za della mesopausa sembra essere costante contrariamen-te a quella della tropopausa e della stratopausa. Tuttavia,in relazione con le alte temperature, di cui si è accennato,la mesopausa nel periodo invernale non è ben definitaalle alte latitudini. Le temperature normalmente bassenella mesosfera e vicino alla mesopausa sono dovute allamancanza di assorbimento delle radiazioni ultraviolettein questi strati dell’atmosfera. Essendo presente pocoozono, di conseguenza c’è poco assorbimento di radia-zione ultravioletta di lunghezza d’onda compresa fra2.000 Å e 3.000 Å. La maggior parte delle radiazioniultraviolette con lunghezza d’onda inferiori a 2.000 Å ègià stata assorbita nella termosfera dall’ossigeno e dal-l’ozono. Poiché una parte delle radiazioni ultraviolettedel sole non può essere assorbita dai gas presenti nellamesosfera la temperatura di questa risulta più bassa.

Tornando alla struttura della temperatura dell’atmo-sfera esaminiamo la termosfera che si estende dallamesopausa fino alla soglia dello spazio. Sebbene la ter-mosfera abbia una estensione verticale molto maggiore diqualsiasi altro strato (400 km o anche più, secondo dovesi traccia il confine tra atmosfera e spazio), contiene sol-tanto una porzione estremamente ridotta dell’atmosferaterrestre: meno di 1/100.000 delle molecole atmosferichesi trova sopra la mesopausa. La temperatura comincia a

SOMMARIOMorfologia e strutturadell’atmosfera terrestre pag. 1

Dialogare » 9

Giornali solo sul web? » 13

Ricordo di Nicola Matteucci » 14

La SIPS fac-simile domande » 16

Un progetto di ricerca per realizzarea Trento microturbine eoliche » 17

Presentato a Bolzanoun autobus a idrogeno » 17

Scavi di Pompei,nasce l’Orto Botanico » 18

Corso di aggiornamentosulle patologie dell’aorta » 18

Nelle foglie del fior di lotoil segreto dell’ombrello che resta asciutto » 18

In Australia una mega centrale solare » 19

I quotidiani vendono molto » 19Olimpiadi di Pechino, regole più liberaliper l’informazione » 19

I giornalisti del Sun al supermercatoper capire i lettori » 19

La natura e la civiltà delle macchine » 19

La Biblioteca storica della Fisica Tecnicaitaliana di Enrico Maria Latrofa » 20

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salire al livello della mesopausa e continua a crescere finoa 300 km circa, raggiungendo alla fine il valore di1.000°C e più. Sopra 300 km circa la temperatura noncresce più al crescere dell’altezza in ogni momento e inogni luogo. Queste temperature estremamente alte sonodovute all’assorbimento, soprattutto da parte dell’ossige-

no e dell’ozono, della luce ultravioletta del sole con lun-ghezze d’onda cortissime. Un aspetto interessante dellatemperatura della termosfera è l’estrema variabilità. Latemperatura nello strato isotermico degli alti livelli al disopra di 300 km (chiamato termopausa) può cambiare dauna volta all’altra di più di 100°C: per esempio, durante ilgiorno, quando la radiazione solare è più intensa si hannocentinaia di gradi più che di notte. Nelle fasi di massimaattività solare, quando il sole emette la massima quantitàdi radiazioni a lunghezza d’onda cortissime, la temperatu-ra a mezzogiorno può raggiungere anche 2.000°C.

La ionosfera è invece quella parte dell’atmosferaterrestre dove ci sono ioni ed elettroni liberi in quantitàsufficiente per influire sulle radioonde, comincia a unlivello vicino ai 50 - 70 km al di sopra della superficieterrestre ed include la maggior parte della mesosfera etutta la termosfera. Questi ioni ed elettroni riflettono leradioonde verso terra, dove possono essere raccolte dairadioricevitori a grandi distanze dal punto di trasmissio-ne. Le parti basse della ionosfera (le regioni D e E) riflet-tono le onde lunghissime, mentre le lunghezze d’ondapiù corte sono riflesse da una regione più alta chiamataregione F. Nella bassa atmosfera ci sono pochissimi ionio elettroni liberi, tranne in prossimità di formazioni tem-poralesche. Nella ionosfera in maggioranza atomi emolecole rimangono ancora elettricamente neutri, ma cisono ioni ed elettroni liberi in quantità sufficiente perassumere importanza in molti problemi. La causa princi-

pale della ionizzazione è l’assorbimento delle radiazionisolari con lunghezza d’onda cortissime; in casi particola-ri la ionizzazione è provocata anche da collisioni conparticelle di altissima energia che talvolta entrano nell’al-ta atmosfera provenendo dal sole. La frequenza che cor-

risponde al massimo di densità degli elettroni si chiamafrequenza critica del corrispondente strato. Pertanto lafrequenza critica per ogni strato ci permette di determi-nare l’andamento della densità di elettroni con la quota.Avremo pertanto uno strato E a circa 120 km, uno stratoF1 a circa 150 - 200 km e uno strato F2 a circa 250 - 300km. La regione D si estende sotto i 90 km e la densità dielettroni è molto bassa; prevale in questa regione il feno-meno dell’assorbimento. Infatti essendo molto alto ilnumero di collisioni tra elettroni e molecole, l’energiaassorbita dall’elettrone viene in parte persa negli urti.L’assorbimento non è molto importante nelle regioni Eed F, in quanto la probabilità che avvengano collisioni èmolto ridotta.

Nella regione D invece, a un livello inferiore dell’at-mosfera, la densità complessiva è molto più alta, elettronie molecole neutre sono molto più vicini fra loro, pertantosi ha un numero maggiore di collisioni. Questo processoviene chiamato di assorbimento e la sua massima inten-sità è di giorno diventando molto debole la notte; questoaccade perché la regione D contiene un numero moltomaggiore di elettroni durante il giorno che di notte.

Il tempo che il primo segnale riflesso impiega perraggiungere la ionosfera e tornare in basso fino al rice-vitore può essere misurato con precisione. Se il segnaleha una frequenza di circa 1 MHz , che si trova al centronella banda normale delle trasmissioni televisive, iltempo impiegato per una riflessione è il tempo cheoccorre al segnale per salire a circa 100 km e tornaregiù. Se ora si aumenta la frequenza, aumenta l’interval-lo di tempo indicando che la riflessione avviene da unlivello più alto. Quando la frequenza supera 10 - 15MHz non si rivela nessun segnale riflesso. La figura

Ionogramma

Riflessione delle radioonde nella ionosfera

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mostra il modo di propagarsi delle radioonde nellevarie regioni. Il dispositivo usato per questo esperi-mento si chiama ionosonda e le curve della sono chia-mate ionogrammi. Nelle normali trasmissioni radio laradiazione è emessa con continuità e non sotto formadi impulsi, e noi siamo interessati alla trasmissione sugrandi distanze. Le radiazioni che entrano nella iono-sfera obliquamente vengono deviate o rifratte verso ilbasso; in questo caso la rifrazione è causata dalladistribuzione degli elettroni liberi e, in misura minore,dagli ioni positivi. Le radiazioni elettromagnetichecomportano campi elettrici e magnetici che oscillanomolto rapidamente mentre le radiazioni procedonoverso l’esterno. Gli elettroni liberi nella ionosfera, poi-ché hanno una carica elettrica, sono costretti a muover-si nel campo elettrico. Quando si inverte il campo, siinverte anche il moto degli elettroni nella regione attra-verso cui viaggiano le radiazioni. Ma una particellacarica, muovendosi avanti e indietro in questo modo,irradia essa stessa energia elettromagnetica. Ogni elet-trone che oscilla nel campo della radioonda diventa unminuscolo trasmettitore la radiazione si combina conquella della radioonda. È questa energia combinata cheviene deviata o rifratta, mentre l’onda originaria senzaquesto effetto si sarebbe propagata in linea retta.

Le atmosfere vengono studiate con l’approssimazio-ne di un corpo gassoso trasparente ai fotoni (spessorepari la libero cammini medio dei fotoni). Su un pianetal’atmosfera và dalla superficie di questo ed è generata emantenuta dalla emissione di gas dal pianeta stesso(sublimazione, evaporazione ecc.); la gravità inoltre trat-tiene l’atmosfera e il gas interplanetario.

La densità dell’atmosfera decresce, in generale, conl’altitudine secondo differenti modelli fisici.

A bassa altitudine, dove il libero cammino mediodelle molecole (costituenti il gas atmosferico) è piccolorispetto alla scala spaziale, al di sopra della quale cambiala densità del gas, le molecole hanno tempo e spazio suf-ficienti per raggiungere l’equilibrio termico con l’am-biente circostante. In queste condizioni noi possiamoassumere l’atmosfera come un fluido.

Alle grandi altezze il libero cammino medio aumen-ta, e diventa maggiore della scala verticale di densità, maabbiamo un regime di flusso libero delle molecole deter-minato da collisioni e da interazioni radiative. In questecondizioni non vi è un’azione di confinamento magneti-co del gas, come un tutto, e una sufficiente quantità dimolecole sfugge nello spazio interplanetario, mentrealcune restano intrappolate nell’atmosfera.

Vediamo ora come varia la pressione al variare dellaquota. Si nota che la legge è di tipo esponenziale ed inol-tre si osserva e si calcola che la pressione è inoltre funzio-ne della cosiddetta altezza di scala che dipende dalla tem-peratura assoluta dalla massa molecolare oltre che dalle

costanti di Boltzman e dalla accelerazione di gravità.L’attuale profilo di densità dell’atmosfera è espo-

nenziale fino a 120 Km, ma sopra questa quota i processidi scambio termico e assorbimento sono notevolmentepiù complicati; come risultato la temperatura è più alta eil decremento di densità più lento.

La composizione chimica, in questa regione, cambiaa causa delle reazioni provocate dalla radiazione solare.Si hanno anche importanti fenomeni di ionizzazione edelettromagnetici. Le proprietà e la dinamica delle atmo-sfere planetarie sono influenzate dalla radiazione solare.Il sole emette uno spettro di equilibrio corrispondente aduna temperatura TΘ = 5800°K, che produce una lumino-sità totale di:

LΘ = 4πR2

ΘσT4 ≈ 3, 9 • 10

33erg sec

-1

RΘ ≈ 7 • 1010

cm = 7 • 105 Km (raggio del sole)

alla distanza D produce un flusso:

che alla distanza di 1 AU (Unità Astronomica circa 150milioni di chilometri) si chiama costante solare e laradiazione totale sulla superficie terrestre è 1, 7 1014 kW.

I fotoni che giungono sulla terra possono essereassorbiti dall’atmosfera terrestre e quindi essere riemessi;possono essere inoltre riflessi dalle superfici oceaniche odiffusi al suolo; possono essere parzialmente intercettatidalle nuvole; possono essere assorbiti al suolo.

L’albedo (A) di una superficie è la frazione dellaradiazione solare che arriva e che non viene assorbita edè circa 0, 3 e varia con la latitudine, longitudine, condi-zioni meteorologiche e altre condizioni (nuvole, neve,danno un incremento locale dell’albedo).

In condizioni stabili la potenza assorbita dal pianeta diraggio R è (1–A) • πR

2Φ e può essere riemessa nello spazio.

Una mancanza di uniformità nella temperatura tragiorno e notte, degli emisferi, farà decrescere l’emis-sione superficiale effettiva; allora le temperature dallaparte calda crescono. Pertanto si una temperatura T =255°K, minore dell’attuale temperatura media, 288°K. Questo è dovuto all’effetto serra, molto importan-te per il bilancio di energia e del clima dell’atmosferaterrestre. La comprensione richiede una analisi ele-mentare della radiazione distribuita negli strati dell’at-mosfera. Il clima sulla terra nelle ere passate aveva uneffetto importante sul bio - sistema, principalmentenell’era glaciale. Questi cambiamenti sono certo dovu-ti alle complesse evoluzioni chimiche della superficiee dei moti tettonici della crosta, da cambiamenti nellaluminosità del sole ed effetti dovuti alla dinamica delsistema solare. In accordo con la teoria standard del-

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l’evoluzione delle stelle la luminosità del sole haavuto un aumento del 30% durante gli ultimi 4, 5miliardi di anni, età del sistema solare e noi siamointeressati a cambiamenti su breve scala. Una frazionedi variazione della luminosità produce una frazione divariazione della temperatura superficiale quattro volteminore (T4). Da misure effettuate si sono riscontratialcuni cambiamenti piuttosto piccoli su un anno; il piùampio è dello 0, 15% su scala temporale di 15 annianche i cambiamenti del ciclo solare ogni 11 anni, nonè certo chr possa avere effetti sul clima, ma per esem-pio vi è una certa evidenza dalla più debole attivitàsolare che si chiama Maunder minimum, durante lapiccola era glaciale alla fine del 17° secolo. L’irrag-giamento della terra da parte del sole a una data latitu-dine può cambiare anche a causa di variazioni nelmoto orbitale, in particolare la sua eccentricità e lalongitudine al perielio, prodotta da perturbazioni pla-netarie. L’inclinazione dell’eclittica cambia per lastessa ragione Per esempio era stato trovato che l’in-clinazione era cambiata da 22°30’ a 24°30’ in 41.000anni. Questo cambiamento produce uno sbilanciamen-to nella temperatura tra nord e sud. Recentemente que-ste frequenze nei cambiamenti climatici trovano con-ferma nei dati ottenuti da campioni di ghiacci estratticon sondaggi nell’Antartide ad una profondità di2.083 m. Dalla composizione isotopica di questi cam-pioni era possibile dedurre la temperatura media dellaterra durante gli ultimi 160.000 anni e correlare questecon i cambiamenti dell’irraggiamento solare previstoin base alla meccanica celeste.

Vediamo ora a cosa è dovuto l’effetto serra. Una

flusso radiazione che attraversa uno strato assorbente diun dato spessore varia in funzione oltre che dello spessorestesso anche con il coefficiente di assorbimento del mate-riale (a sua volta funzione dell’opacità e della densità).

Consideriamo un’atmosfera trasparente alla radia-zione solare (senza nuvole), ma con una significativaprofondità ottica (la profondità dipende dalla frequenza)nella frequenza dell’infrarosso (radiazione emessa dallasuperficie terrestre).

Il flusso è determinato dalla legge di Stefan - boltz-mann ed è funzione della temperatura al suolo Ts . Dallaquantità di radiazione incidente solo una porzione sfuggee quel che resta è riemessa al suolo. Per ottenere la tem-peratura al suolo, consideriamo una superficie che formacon lo zenith ϑ un angolo con il sole; qui noi abbiamo unbilancio di energia:che mostra perché la temperatura alsuolo decresce con l’altezza e perché varia - attraversocon l’angolo ϑ - con la latitudine, giorno e stagioni. Laquantità di energia dispersa, come bilancio, dall’atmosfe-ra e dal suolo, considerata come flusso medio assorbitodalla superficie terrestre nella banda ottica, 237 * 1000erg/cm2 sec è così suddivisa:

Dei 390 Watt/m2 solo 237 Watt/m2 escono nello spa-zio; il resto, 153 Watt/m2 sono intrappolati nell’atmosferaproducendo l’effetto serra. L’atmosfera è più fredda delsuolo e invia verso terra un flusso di 327 Watt/m2 minoredel flusso ascendente di 390 Watt/m2 . Pertanto la perditadi energia è 327 - 153 - 68 = 106 Watt/m2.

Questa perdita è compensata dal trasferimento versol’alto di moti caldi turbolenti e da evaporazione. La causadell’assorbimento dei raggi infrarossi avviene, nell’atmo-sfera, per rotazione delle molecole d’acqua nella bandatra 8 e 13 µm:banda ozono O3 8 e 13 µm banda CO2 15 µm. Bilancio energetico nell’atmosfera

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SCIENZA E TECNICA, N. 439, 2007 7

Le radiazioni infrarosse sono assorbite da CO2,H2O, CH3, NO2, CFC, O3 della troposfera. La concentra-zione di CO2 è passata da 0, 028 a 0, 035 (+25%) dall’i-nizio dell’era industriale a oggi. La temperatura mediaterrestre è cresciuta di circa mezzo grado.

La CO2 contenuta nell’atmosfera si sta incrementan-do ed è la principale causa dell’effetto serra.

Si vede pertanto che un aumento della concentrazio-ne di CO2 contribuisce ad un maggior assorbimento daparte dell’atmosfera nella banda dell’infrarosso. Èimportante notare che la radiazione dalla terra dipendedalla latitudine. A grandi valori della latitudine a causadelle nuvole e del ghiaccio, l’albedo è maggiore cheall’equatore, di conseguenza si ha una maggiore energiapersa alle regioni polari e minore all’equatore. Questaperdita è compensata dai moti nell’atmosfera e dalle cor-renti oceaniche.

Nella esosfera, dove il basso numero di collisioninon contribuisce a un trasferimento termico con l’atmo-sfera, il gas ha un alto grado di ionizzazione; il suo com-portamento è determinato principalmente dal campo

magnetico terrestre e dal flusso supersonico delle parti-celle cariche emesse dal sole (vento solare).

La bassa energia delle particelle cariche fa inmodo che queste siano intrappolate nella fascia equato-riale del campo magnetico terrestre, precipitando lungole linee di forza di questo fino alle regioni polari dellaionosfera. Il loro comportamento è descritto con ilmoto del centro di gravità. La configurazione delcampo magnetico è il risultato dell’interazione tra ilvolume di energia cinetica del vento solare e la pres-sione magnetica del campo di dipolo magnetico terre-stre, che ostacola il flusso supersonico. Di conseguenzasulla curva si forma un’onda d’urto e nella parte poste-riore viene fuori una scia che si estende a valle. Laconfigurazione della magnetosfera cambia con le sta-gioni a causa di un differente angolo tra asse delcampo magnetico e vento solare. Inoltre la dinamicadell’atmosfera terrestre dipende da uno scambio dicalore con il suolo con trasferimento di energia nellostrato di confine tra troposfera e stratosfera (spesso damoti convettivi). Alcuni effetti sono e saranno:- con il raddoppio di CO2 (rispetto all’era preindustria-

le) per il 2030: +1, 1÷1, 9°C nel 2030, +1, 9÷3, 4°C aregime; con la CO2 a livello attuale: +0, 3÷1, 9°C, ciattendono inverni più dolci nell’Europa settentrionale(+6÷7°C) ed estati più calde (+3, 5÷4, 5°C ovunque inEuropa);

- la circolazione nordatlantica, dovuta all’eccesso disalinità a nord, potrebbe interrompersi per diversepossibili cause: l’indebolimento dei venti occidenta-li, l’allargamento della banchisa, aumento dellequantità di acqua dolce (dovuta per esempio alloscioglimento dei ghiacci).

Terra

Coelum Astronomia

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8 SCIENZA E TECNICA, N. 439, 2007

Quanto sopra esposto ci fa comprendere comel’atmosfera terrestre abbia raggiunto un equilibriotale da consentire la vita sul nostro pianeta proteggen-doci soprattutto dall’influenza della radiazione solare,e i dibattiti in corso sullo “stato di salute” della nostraatmosfera portano alla conclusione che il principalecolpevole sia l’inquinamento dovuto alla produzionedi anidride carbonica, con conseguente aumento glo-bale della temperatura dovuto all’effetto serra, causa-to principalmente dalle emissioni prodotte da partedegli impianti per produzione di energia elettrica edalle attività umane.

Per garantire la nostra sopravvivenza dobbiamotutelare la nostra atmosfera. Si pone pertanto il pro-blema della ricerca di energie alternative con combu-stibili “puliti”, tali da garantire l’attuale livello di

produzione con drastica diminuzione degli inquinan-ti. Di chi è il compito di provvedere...? Inoltre l’at-tuale crescente competizione sui mercati con crescitaconseguente della produzione industriale, vedonoaggiungersi anche i paesi emergenti con i medesimistandard di vita occidentali (in aggiunta con un signi-ficativo incremento demografico) che tenderanno adincrementare i consumi e quindi la richiesta di ener-gia, utilizzando principalmente come combustibilegli idrocarburi (petrolio e suoi derivati). Per quantoriguarda poi il “petrolio”osserviamo che noi oggiconsumiamo un bene principalmente come combusti-bile, dimenticando che tutta la nostra civiltà si basain grandissima parte sulla sua trasformazione otte-nendo innumerevoli materiali di uso quotidiano, (pla-stiche, asfalti, resine, isolanti, ecc.), oltre al fatto che

le es t raz ionidi greggio ten-deranno inevi-tabi lmente adiminuire.

Se continuia-mo a discutere citroveremo consempre minortempo per agire ealla fine le sceltesaranno obbligatee pertanto nonpiù dettate dallaconvenienza edalla studio dellamigliore soluzio-ne, ma dettatedall’emergenza edalla necessità.

La troposfera ha uno spessore variabile a seconda della latitudine. Ai poli è spessa 8 km mentre raggiunge i 17 km all’equatore, oltre i 7-8 km di quota la pressione è così bassa chenon è più possibile respirare senza l’ausilio di bombole di ossigeno. La troposfera e la stratosfera racchiudono uno spessore complessivo di circa 50 km che è il 99% dell’atmo-sfera terrestre. Il raggio equatoriale della terra e di 6378, 135 km quindi solo lo 0, 27% è lo spessore dell’at-mosfera (preso come spessore equatoriale della troposfera) se confrontato con le dimensioni della terra.Supponiamo di avere una mela di raggio 5 cm con una buccia di 0, 5 mm (sempre che lo spessore sia giusto)abbiamo che lo spessore della buccia è la centesima parte se confrontato con le dimensioni del raggio di 5cm (infatti 0, 5 mm x 100 mm = 50 mm = 5 cm); lo spessore della troposfera è di circa 7 km per cui 7 km x1000 km = 7000 km quindi circa la millesima parte se confrontato con il raggio della terra (6378, 135 km).Noi quindi viviamo in uno spessore di gas, che se la terra fosse grande come la nostra mela, sarebbe di undecimo dello spessore della buccia della mela ovvero 0, 05 mm, oppure è come se avessimo una troposfera di70 km e quindi un’atmosfera non di 550 km, ma 5500 km!

Sole Riccardo Igor Renzulli

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DDaa alcuni anni mi occupo di problemi dellaqualità: a scanso di equivoci, si trattadella qualità basata sulle “caratteristiche”,

nonché sulle modalità da intraprendere per la lorovalutazione, e non della qualità legata alle ciarlata-nerie pubblicitarie. Questo traguardo ho potuto rag-giungere per il fatto di aver seguito per cinquanta-quattro anni l’attività di alcune Commissioni, ope-ranti sia in sede nazionale (UNI), sia nelle sediinternazionali (rispettivamente nell’ISO e, in sedeeuropea, nel CEN). Posso assicurare che, in questeattività, si ha occasione di apprendere molte nozio-ni tecniche, ma anche di imparare a dialogare seria-mente. Nelle numerose riunioni alle quali ho parte-cipato, portando anche il mio modesto contributo,ricordo di essermi sempre trovato in mezzo adiscussioni, nel corso delle quali non ho mai senti-to alzare la voce, e tanto meno ascoltare parolemeno che rispettose.

Mi accingo quindi a trattare questo tema deldialogo, non certo per sciorinare una storia dellemie personali esperienze, ma perchè vi si possaconstatare un accorato invito al dialogo (sui temipiù diversi): invito che è facile ascoltare anchedalla viva voce di alte autorità, a cominciare dalPapa e dal Presidente della Repubblica, a propositodi argomenti di alto livello e di interesse generale.

Questa tendenza aggressiva nasce dal nonessere riusciti previamente a sgombrare la mentedai “pregiudizi”. Molto bene questa tendenza

negativa è stata messa in evidenza nell’opera diun docente di antropologia culturale,(1) dalla qualetraggo la chiara conclusione: “Centrismo cultura-le, esaltazioni o distorsioni ideologiche, abuso dipotere a qualsiasi titolo e livello, conservatori-smo, autoritarismo, difesa dell’ “Io”, sono terre-ni disponibili alla produzione di pregiudizi. I pre-giudizi sono sempre in agguato: anche se quellimacroscopici appaiono vinti, altri sottili invado-no il nostro io, al di là della ragione, e ci stringo-no in assurde distorsioni mentali e comportamen-tali”. E poi può capitare di accorgerci di averdetto qualche cosa di non perfettamente dimo-strabile, ma...”voce dal sen fuggita”...(2) A propo-sito delle esaltazioni o distorsioni ideologiche,diversi anni fa un autore, di cui mi sfugge ilnome, aveva parlato di “idologie” (bisognerebbeparlarne con i politici).

E, a parziale completamento di quanto scrivelo stesso autore, vale la pena citare quanto da luiraccolto a proposito delle modalità attraverso lequali i popoli percepiscono la propria identità equella degli altri: Ecco un proverbio tedesco:“Chi sapesse guarire un francese dalla vanaglo-ria, uno spagnolo dall’orgoglio, un austriacodall’ubriachezza, un ebreo dalla frode, un boemodalla menzogna, un polacco dal ladrocinio, un

italiano dalla lussu-ria, un sassonedalla ribalderia, unbavarese dalla sor-didezza, quegl ifarebbe in granmiracolo”. Dichia-razioni di questogenere possonoindurre a una risata;ma va det to cheattualmente c’è inItalia e altrove, ilproblema che indu-ce una docente dipedagogia generalea porre una scottan-

te domanda, con la considerazione che “si ècome di fronte a un doppio registro: quello ‘miti-co’ in cui l’immigrato appare nemico, diverso e

DIALOGARE

Occorre convenire sul principio secondo il quale “dialoga-

re” non significa “cianciare” e tanto meno “litigare”: il

dialogo comporta un atteggiamento rispettoso in ambedue

le parti, anche se ciascuna fosse tentata di aggredire in

qualche modo l’interlocutore. (Non raramente questa ten-

tazione nasce dalla volontà di cercare di far tacere l’altro).

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non-integrabile, e quello ‘reale’ in cui, di fatto,milioni di stranieri popolano i Paesi occidentaliin modo sempre più stabile”.(3)

Particolarmente severi nei confronti degliatteggiamenti “egoistici” sono due autori,(4) i quali– già nell’introduzione – denunciano quantosegue: “In Italia vi sono fortissime solidarietàcollettive a livello di città di partito. Quello chemanca è il comportamento razionalmente coeren-te con questa solidarietà. È come se, fra l’entitàcollettiva e l’individuo, mancasse il termine inter-medio che, invece, è fondamentale nella moralerazionale: il concetto di chiunque. Il “chiunque”è tutti gli altri singolarmente presi e, quindi,anche io nello stesso modo: il chiunque abbracciail sè e qualsiasi altro soggetto sul piede di assolu-ta parità. Il chiunque è il prodotto della ragione.Il sentimento, l’affetto si rivolgono sempre ad unapersona concreta o ad una entità collettiva parti-colare come la mia famiglia, la mia patria, la miafede, il mio partito. Non sono le solidarietà collet-tive che mancano in Italia. Manca quel particola-re prodotto della ragione morale che è l’individuo“chiunque”.

In Italia quando una cosa è di tutti, la respublica, non è di nessuno. Se non c’è un referenteconcreto, individuale o collettivo, l’italiano nonpensa a nulla... L’abitudine di non curarsi di ciòche è di chiunque produce, di riflesso, dei serviziprivati o pubblici che non sono stati ideati pensan-do al chiunque”.

Sono situazioni negative, di fronte alle qualisi può dire che ci troviamo tutti i giorni. I cittadiniprotestano non soltanto a voce, ma anche periscritto: basta leggere un quotidiano, edito dapoco tempo, e distribuito nella principali città d’I-talia, che porta il titolo: “E Polis”, che tutti i gior-ni ha una intera pagina dedicata alle proteste divario tipo, da parte di cittadini. Queste protestevengono ascoltate e vengono posti in atto i relativirimedi? In una delle edizioni si parla di “Festivaldelle ipocrisie”.

Perchè tutto questo? Lasciamo da parte i pro-cessi storici, peraltro molto bene individuati nellacitata opera di Alberoni e Veca, e diciamo che larealtà non può essere – a mio parere – che quelladella assenza del dialogo: una società democrati-ca ha bisogno di poteri forti, e questi attualmente,a mio parere, sono decaduti in “interesse perso-nale” e “corruzione”: i protagonisti di questi dueatteggiamenti certamente dialogano fra di loro,

ma... Il dialogo, inteso in senso serio e a benefi-cio della comunità, deve essere preceduto da unapreparazione, che cercherò di descrivere nelle suenecessarie fasi.

Sapere ascoltareVa premesso che ascoltare con la dovuta atten-

zione quanto può interessare il lavoro di una perso-na non significa origliare dietro una porta per spia-re le chiacchiere delle comari per offrirle in pastoal portiere o ad altri: significa dare ascolto a quantopuò venire da persone competenti, a loro volta ingrado di presentare argomentazioni interessanti, inmodo non astruso.

Anche qui mi affido a quanto esposto da unautore(5), il quale ha così sintetizzato quanto dalui raccolto: “L’ascolto è uno strumento conosci-tivo di grande importanza, esso consente di esse-re aperti nei confronti del mondo e del prossimo.Un ascolto con la piena fioritura dei sensi, unascolto non opacizzato, non deprivato è il pre-supposto di ogni vero dialogo, di ogni comunica-zione piena.

Ma c’è di più. La disponibilità a dialogare ead ascoltare è uno degli elementi centrali di ogniprocesso di apprendimento, di ogni processo edu-cativo. Ecco perchè occorre riscoprire la dimen-sione dell’ascolto, ecco perchè occorre insegnarecon cura la grammatica e la sintassi di un ascoltocritico e selettivo.

L’ascolto, infatti, è un processo impegnativoche comporta difficoltà specifiche che sono supera-bili solo nella misura in cui si sia stati adeguata-mente esercitati ad affrontarle”. Questo è quanto silegge nella introduzione, a sua volta preceduta daconsiderazioni di David M. Turoldo, il quale con-clude con una amara riflessione: “Nessuno ascoltanessuno. Infatti, perchè ascoltare, e chi?” Dellacarenza di saper ascoltare si dà colpa alla scuola,presso la quale si impara a leggere e a scrivere, manon ad ascoltare.

Il citato libro di Baldini è una sorta di enciclo-pedia, in quanto in 217 pagine, raccoglie – sul temadell’ascolto – le opinioni (tutte peraltro convergen-ti) sulla necessità di sapere ascoltare e sui mezzicon i quali ciò è possibile: Fra gli altri autori citativi è anche Maria Montessori, la quale fa presentecome sia importante l’intercalare, all’ascolto, unassoluto silenzio: e questo si è potuto constatare daparte di un autore americano in un libro (6) sul qualeil titolo non lascia dubbi in proposito.

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Saper guardare quello che ci sta intornoe saper leggere, non trascurando l’ascolto

Il linguaggio silenzioso consiste nel prendereatto di quello che abbiamo occasione di vedere, eche talvolta è da imitare, talvolta da rifiutare.(Scusate, ma sono abituato a fare commenti suquanto è possibile leggere suoi quotidiani: questiin genere sono pieni di cronaca nera; sembra che,nel mondo che ci circonda, non ci sia altro all’in-fuori di omicidi, ruberie, rapine, usura, truffe,stupri, sequestri di persone... per non parlaredella televisione che, oltre tutto, ci offre su unpiatto d’argento i “complimenti” che giornalmen-te si scambiano i parlamentari degli oppostischieramenti...

Purtroppo vagamente sappiamo di persone chesi comportano come si deve: che lavorano, che stu-diano, che fanno delle ricerche utili all’umanità,che insegnano, che producono. Perchè non metter-ne al corrente i lettori, invitandoli anche a visitare iluoghi di lavoro? I direttori dei giornali diranno chequesto, qualche volta, lo fanno, ed è vero: ma, incaso affermativo, lo fanno con notizie molto brevi,quasi si vergognassero di metterne sufficientemen-te al corrente i lettori. E costoro, di che cosa dialo-gheranno fra di loro? Certo, prevalentemente suifatti negativi.

Scusate se mi soffermo su un tema che mi sta acuore: “guardarsi intorno” vuol dire guardare lanatura, e rendersi conto che essa ogni giorno subi-sce offese d’ogni genere. Sulla qualità dell’am-biente sono state riempite tonnellate di carta intutto il mondo, e da queste pagine sento il doveredi ringraziare la SIPS che gentilmente si è assuntal’onere di dare alle stampe un lavoro di sintesi dame portato avanti con la preziosa collaborazione diuna valente studiosa dell’Università di Messina.(7) Il“buono stato di salute” del pianeta Terra coincidecon l’altrettanto buono stato di salute degli esseriviventi che popolano la Terra stessa, da quellimicroscopici ai più colossali pachidermi, e, natu-ralmente, all’uomo.

In questi ultimi anni la biologia e l’ecologiahanno fatto grandi progressi ad opera dei biologi edei chimici, procedendo dall’estremo della biologiamolecolare per arrivare all’altro estremo dellasociobiologia. Ne fa fede un’opera (8) che, nelle sue874 pagine di trattazione e senza perdersi in disqui-sizioni di alta scienza, mette in grado il lettore direndersi conto non solo delle caratteristiche e delmodo di vivere delle varie specie animali, ma

anche – ed è molto importante – di tutto ciò chelega le une alle altre.

Il trattato ora citato termina con alcune consi-derazioni che invitano a meditare:

• un terzo degli attuali abitanti della Terra sonodenutriti;

• la proliferazione dei suburbi è stata facilitatadalla tirannia dell’automobile, con un usodispendioso del terreno, lo spianamento dellacampagna con i bulldozer e la dispersionedella popolazione su una superficie troppovasta per poter essere servita economicamen-te dai trasporti collettivi e da altri servizipubblici;

• il prodotto industriale mondiale sta crescendocon una rapidità ancora superiore a quelladella popolazione; la maggior parte di questosviluppo avviene nei Paesi avanzati allargandoil divario economico fra nazioni ricche enazioni povere;

• è un assioma dell’economia classica che loscopo principale di un affare è il profitto, ma ilrecentemente scomparso grande economistaJohn Kenneth Galbright si chiede: “comesiamo entrati nell’era dei grandi crack finan-ziari?” È quanto si legge nella 4ª di copertinadi una sua opera di ridottissime dimensioni,ma dal titolo quanto mai significativo e dalcontenuto molto interessante.(9)

Quanto all’ecologia e ai danni all’ambiente(cause ed effetti), molto si è scritto, come si è avutomodo già di far presente. Ritengo mio dovere didare atto a Giorgio Nebbia, emerito dell’Universitàdi Bari, non solo di esserne stato il paladino, maaltresì di averne scritto e parlato, (è di diciassetteanni fa uno dei primi suoi libri (10) di cui mi ha fattoomaggio), e di seguitare ancora a parlarne e a scri-verne con lodevolissima tenacia.

Si è costituito un Ministero dell’Ambiente, siparla tanto di effetto serra e di surriscaldamento econseguente inaridimento dei suoli; di pioggeacide, di buco dell’ozono; di risparmio di energia;di raccolta differenziata e di riciclo dei rifiuti... edi tante altre cose.(11)

Ma quello che si scrive viene almeno letto?Occorre leggerne e dialogarne.

La lettura: sono convinto che, all’ingresso diogni biblioteca pubblica o privata, dovrebbe essercila scritta che Diodoro Siculo riporta esserci statanella biblioteca del re egiziano Osimandria, e cioèNutrimentum spiritus che Federico il Grande, molti

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secoli dopo (1780), volle all’ingresso della GrandeBiblioteca di Berlino. In realtà la constatazione èche si legge poco: se non si nutre lo spirito, come sifa poi a dialogare sui tanti argomenti di interessedell’umanità?

Etica ed economiaÈ un argomento sul quale si sono soffermati in

molti: Fra i testi più recenti se ne può citare uno (12)

dal titolo arguto, che afferma che il neo liberismo,che guida la globalizzazione, vede nella crescitadel prodotto interno lordo un obiettivo costante,

senza considerare che il PIL non contabilizza unaserie di aspetti determinanti.

Alcuni anni fa il giornale “La Stampa”diTorino, del 14 novembre 1990, distribuì un sup-plemento (13) contenente i pareri di eccelsi studiosisui rapporti fra etica ed economia. Gli studiosierano docenti universitari (Isaiah Berlin, Oxford;Luciano Gallino, Torino; Salvatore Veca, Pavia)insieme con Giorgio La Malfa (segretario del Par-tito Repubblicano) e Cesare Romiti (Amministra-tore Delegato della FIAT). Del tutto a parte, anchecome argomentazioni, Carlo Maria Martini (alloraarcivescovo della diocesi di Milano). Quest’ulti-mo – a mio parere - con buona pace di coloro cheurlano contro la Chiesa che non dovrebbe occu-parsi di politica, e che evidentemente hannodimenticato che, fra i 10 comandamenti, si trova-no i seguenti tre:

• non ammazzare (ditelo a quelli che fanno leguerre per conquistare ricchezze, oltre quelleche già hanno in abbondanza);

• non rubare (ditelo a quelli che pensano e vedo-no solo i propri interessi);

• non dire falsa testimonianza (ripetetelo agliaddetti alla pubblicità).Termino ricordando un’altra opera recente (14)

che analizza le relazioni umane che, nel contestomondiale, ispirano e producono appelli al dialo-go e ne evidenzia la forte carica etica.

Fa piacere scoprire di non essere soli ad invita-re a dialogare.

Elvio Cianetti

12 SCIENZA E TECNICA, N. 439, 2007

Per il benessere delle persone: ad

esempio la situazione dell’ambiente,

l’equità sociale, la qualità dell’istru-

zione o la felicità stessa delle perso-

ne. Lo “sviluppismo”, in termini

quantitativi, che sembra essere l’uni-

ca bussola dei governi, è perciò ina-

datto a rappresentare un migliora-

mento dei livelli di vita.

(1) T. TENTORI – Il rischio della certezza – Roma, Ed. Studium, 1977(2) Voce dal sen fuggita / più richiamar non vale / non si trattien lo strale / quando dall’arco uscì, sono versi tratti da

“Ipermestra” (atto II, sc.1) di P.METASTASIO(3) M. SANTERINI – Il multiculturalismo è davvero fallito? – in: Popoli, 2, 2007(4) F. ALBERONI & S.VECA – L’altruismo e la morale – Milano, Garzanti, 1988(5) M. BALDINI – Educare all’ascolto – Brescia, Ed: La Scuola, 1988(6) E.T. HALL – The silent language – Garden City (NY), Anchor Books, 1973(7) E. CIANETTI & G.CALABRÓ – La qualità dell’ambiente – Roma, SIPS, 2004(8) AA.VV. – La vita sulla Terra – Bologna, Zanichelli, 1980(9) J.K. GALBRIGHT- L’economia della truffa – Milano, Rizzoli, 2004(10)G. NEBBIA – La società dei rifiuti – Bari, Edipuglia, 1990(11)D. HEINRICH & M.HERGT – Atlante di Ecologia - Milano, Hoepli, 1996(12)L. VASAPOLLO – L’acqua scarseggia... ma la papera galleggia. Per un critica della politica economica dominan-

te – Milano, Jaka Book, 2006(13)AA.VV. Etica ed economia – Torio, Ed. La Stampa, 1990(14)P. FISOGNI – Incontro al dialogo. La sfida dell’intesa nei tempi della crisi – Milano, F.Angeli, 2006

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SCIENZA E TECNICA, N. 439, 2007 13

TTra qualche tempo faremo colazione al mattinodavanti a un computer leggendo il nostro giorna-le preferito? E poi con lo stesso portatile ci tra-

sferiremo in bagno dove, tra una funzione fisiologica eun’abluzione, continueremo a “sfogliare” elettronica-mente il nostro quotidiano? Di conseguenza, prenderemol’autobus o il taxi ancora con il computerino sotto brac-cio perché non vorremo perderci la pagina culturale chenon siamo riusciti a leggere nelle prime ore del mattino?E al ristorante che cosa consulteremo aspettando che ciservano il pasto? Finora la nostra solitudine a un tavolo èstata spesso colmata da un foglio stampato che non ci dàsoltanto notizie, ma ci offre materiali di riflessione che lostrumento elettronico, digitale o quant’altro è costituzio-nalmente impossibilitato a offrirci. Eppure, nonostantetutto, sembra che i giornali siano destinati a sparire.

L’annuncio dell’editore UsaSarò testardo, retrogrado, conservatore (anche in

questo), ma non mi basta la parola di Arthur Sulzberger,editore del “New York Times”, che ha profetizzato la finedel suo giornale, e di conseguenza di tutti gli altri, entrocinque anni a beneficio del web, per credere a una cata-strofe culturale, civile, “umana” di tali proporzioni. Pro-prio così: non credo e non crederò mai che fin quandol’uomo, essere abitudinario per eccellenza, sarà quel cheè, modificherà il suo stile di vita per ciò che concerne lalettura e si adatterà a vivere ogni istante della propriagiornata con una scatola tra le mani e tra le “scatole”.

Lo impedisce, se non altro, la legittima aspirazionealla comodità. È per questo che, negli ultimi anni soprat-tutto, è cambiato il formato di molti giornali; è il motivoper cui le aziende editoriali hanno cercato e cercano direnderli più leggibili mediante una grafica più chiara elineare; è la ragione che sta dietro alcune scelte di impagi-nazione che rendono il prodotto maggiormente appetibile.

I quotidiani, insomma, possono e debbono cambia-re, ma è impensabile che spariscano. La stessa considera-zione riguarda i libri. Provatevi a leggere la “DivinaCommedia” o “I promessi sposi” adoperando il mouse:sai che divertimento.

Non ci sorprendono le eccentriche (e ricorrenti)uscite dei magnati della carta stampata, ma il fatto cheesse vengano prese in seria considerazione anche dacoloro che sono del mestiere e dovrebbero sapere che segli editori del “New York Times” e del “Los AngelesTimes” le sparano così grosse è perché devono nasconde-re o giustificare problemi di bilanci e fronteggiare ridu-zioni o, come si dice, “ristrutturazioni” sanguinose per-

ché chi le subisce dovute al calo degli introiti pubblicitaridei quali, sempre di più, beneficiano le televisioni.

Piuttosto è il caso di ripensare i giornali a fronte deicosti e della differente “missione” che ciascuno di essi èchiamato a perseguire. I cosiddetti “generalisti” sarannosempre di meno, mentre le edicole continueranno a riem-pirsi di giornali di tendenza, ricchi di opinioni, commen-ti, analisi, in grado, in una parola, di andare oltre la noti-zia la quale, al momento di acquistare il quotidiano, è giàvecchia perché trasmessa centinaia di volte da radio etelevisioni, ripetuta sui telefonini e veicolata in ogni doveattraverso internet. Ma ci saranno anche molti quotidianilocali e nelle metropoli perfino di quartiere poiché illegame civile di una comunità piccola non sarà mai costi-tuito dalla “rete”, bensì da un prodotto artigianale chesoddisferà tanto e nuove quanto le vecchie generazioni.Ce lo vedete un ottantenne, anche tra dieci o vent’anni,“sfogliare” il web per sapere quali sono le farmacie aper-te nella sua cittadina o leggere cronache bianche, nere erosa, ma anche i necrologi?

Il direttore del “Guardian”, Alan Rusbridger, hadetto al concorrente “Independent”: «Google ha definiti-

Giornali solo sul web?

LA PROFEZIA DI SULZBERGER - Arthur Sulzberger,editore del “New York Times” (testata nata nel 1851, vendeoggi circa un milione di copie in tutti gli States), haprofetizzato in un’intervista la fine del suo stesso giornale -e di tutti gli altri - entro cinque anni a favore dell’informa-zione on line.

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vamente dimostrato che si possono fare molti soldi ven-dendo pubblicità in cambio di contenuti e non possiamoprendercela con loro: sono stati semplicemente più bravidi chiunque altro. Il problema è che Google ha ormail’85 per cento degli introiti e noi dobbiamo conquistarneuna parte». questa è la verità, Fare soldi a scapito dellaqualità, indipendentemente da ciò che ci si mette dentroun giornale, è il “piano” della editoria planetaria, quellache determina gusti e orientamenti coincidenti con lapubblicità e quindi i consumi.

Nostalgia di BogartCome difendere i contenuti dovendo fronteggiare i

costi della produzione? Ecco la sfida che qualcuno cercadi risolvere inscatolando l’informazione rendendolasostanzialmente omogenea. «Internet è un posto meravi-glioso», ha dichiarato Sulzberger, chiosando la sua toc-

cante intervista sulla fine del “New York Times”. Come ilcimitero: con una differenza: il regno dei morti è vitalealmeno nell’altro mondo, per chi ci crede; quello virtualefinisce comunque pigiando un pulsante e non lascia nien-te, soltanto parole che scorrono e si perdono.

Nostalgia? Va bene. Lo confesso: mi manca tantol’Humphrey Bogart che davanti a una rumorosissimarotativa al telefono gridava: «Questa è la stampa, e tu nonpotrai fare niente per fermarla». Non è venuto ancora ilmomento di mettere da parte, come un cimelio, l’ultimacopia del “New York Times”: la carta stampata non sifermerà perché i “padroni” del “pensiero unico” hannodecretato che così deve essere. Almeno fino a quandoresisterà una certa idea di cultura e di civiltà della qualeanche i poveri giornali fanno parte.

Gennaro MalgieriLibero, N. 35, 2007

14 SCIENZA E TECNICA, N. 439, 2007

IIn Italia, in questo periodo, è in atto un usoindiscriminato del termine liberalizzazione cheha coinvolto – quasi come una gara sportiva –

tutte le forze politiche, dalla sinistra alla destra, pas-sando per i centro. Ma nel nome di questo totem siè caduti, da parte di molti, in confusione.

A ricordarci gli esatti significati è stato, fragli altri, proprio il filosofo e storico Nicola Mat-teucci, recentemente comparso. Chi era Matteuc-ci? forse, ma senza forse, è stato l’ultimo deigrandi filosofi del liberalismo storico, nato aBologna nel 1926, ma di formazione e connota-zione culturale partenopea, perché allievo diBenedetto Croce nel famoso Istituto di studi stori-ci di Napoli, per arrivare poi alla docenza di Sto-ria delle dottrine politiche e di quella di Filosofiamorale all’Università di Bologna.

Tra le sue opere pubblicate, ricordiamo tra l’al-tro, ‘Antonio Gramsci e la filosofia della prassi’(1951), ‘Il liberalismo in un mondo in trasformazio-ne’ (1972 e 1992 la seconda edizione), ‘Organizza-zione del potere e libertà. Storia del costituzionali-smo moderno’ (1976), ‘Il liberalismo in una demo-crazia minacciata’ (1981), ‘Alla ricerca dell’ordinepolitico. Da Machiavelli a Tocqeville’ (1984), ‘Larivoluzione americana: una rivoluzione costituzio-nale’ (1987) e ‘La storia moderna’ (1993).

Ma accanto a questa attività accademica fumolto presente al dibattito politico-culturale del suo

– ed in parte del nostro – tempo, fondando e diri-gendo l’importante rivista ‘Il Mulino’. È doverosoricordare anche che curò con Gianfranco Pasquino eNorberto Bobbio il ‘Dizionario di politica’ nel 1976e successivo 1983. Le sue precise idee ci hannorafforzato il concetto e la differenza tra un liberismoradicale ed un liberalismo democratico, distinti tra icompiti dello Stato e quelli dell’individuo.Un altro aspetto del suo pensare molto importanteera il dialogo fra simili ed opposti, alla ricerca dipossibili soluzioni accettabili, posizioni di aperturanon sempre condivise ed anzi criticate da vari setto-ri ideologici radicali, sicché molto giustamente haportato il prof. Massimo Teodori ad intitolare la tra-smissione a lui dedicata, andata in onda su Radio 3Rai, ‘Un liberale scomodo’. Nell’occasione abbia-mo potuto ascoltare molti illustri interventi qualiquelli del prof. Gianfranco Pasquino, del prof. LuigiCompagna e di Ernesto Galli della Loggia, i qualihanno ricordato i suoi rapporti con Vittorio Capra-ris, Federico Chabaut ed inoltre con Ugo La Malfa,Indro Montanelli e Giampaolo Pansa.

In conclusione Nicola Matteucci che è statoaccostato addirittura a Marco Minghetti, si puòsenza dubbio definire come una figura di grandespicco della filosofia, della storia e della politica,che ha inciso significativamente nella vita civile eculturale del nostro Paese.

Fulvio Roccatano

Ricordo di Nicola Matteucci

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SCIENZA E TECNICA, N. 439, 2007 15

LA SIPS, SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE - ONLUS

Trae origine dalla I riunione degli scienziati italiani del 1839. Eretta in ente morale con R.D. 15 ottobre 1908, n.DXX (G.U. del 9 gennaio 1909, n. 6), svolge attività interdisciplinare e multidisciplinare di promozione del progressodelle scienze e delle loro applicazioni, organizzando studi ed incontri che concernono sia il rapporto della collettività con ilpatrimonio culturale, reso più stretto dalle nuove possibilità di fruizione attraverso le tecnologie multimediali, sia ricercan-do le cause e le conseguenze di lungo termine dell’evoluzione dei fattori economici e sociali a livello mondiale: popolazio-ne, produzione alimentare ed industriale, energia ed uso delle risorse, impatti ambientali, ecc.

Possono far parte della SIPS persone fisiche e giuridiche (università, istituti, scuole, società, associazioni edin generale, enti) che risiedono in Italia e all’estero, interessate al progresso delle scienze e che si propongano difavorirne la diffusione (art. 7 dello statuto).

Art. 7 - Può essere socio chiunque ami le scienze ne desideri il progresso e si proponga di curarne la diffusione.Art. 8 - Per l’iscrizione a socio occorre invare al presidente della società domanda scritta controfirmata da due soci.Il Consiglio di presidenza delibera sulle iscrizioni.Art. 9 - I soci si distinguono in:Soci d’onore, benemeriti, ordinari, juniores.La nomina dei soci d’onore è a vita e deve cadere su persone di alto valore scientifico, culturale o altamente bene-

merite della Società. La nomina viene fatta dal Consiglio di presidenza e ratificata dall’assemblea generale dei soci.Il numero dei soci d’onore non può essere maggiore di 60, dei quali 30 italiani.

CONTRIBUTI DEI SOCI

Persone:* Soci benemeriti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .E 250,00

Soci ordinari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .E 30,00* Soci juniores . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .E 15,00

Enti:I categoria (1) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .E 40,00

II categoria (2) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .E 70,00III categoria (2) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .E 130,00

(1) Biblioteche plubbliche; università; scuole e istituti di istruzione; associazioni culturali;(2) Enti pubblici e privati nazionali;(3) enti pubblici e privati stranieri.

* Sono soci benemeriti le persone e gli enti che pagano, in una sola volta, la quota di E 250,00, la quale libe-ra i primi (ma non i secondi) dal contributo annuale.

* Sono soci juniores quanti non abbbiano ancora compiuto il 18° anno di età all’inizio dell’anno solare.Con il 1° gennaio successivo al compimento del limite di età il socio junior viene iscritto, senza ulteriori for-

malità, come socio ordinario.Le quote associative devono essere versate alla Società Italiana per il Progresso delle Scienze, entro il mese di

marzo di ciascun anno, utilizzando preferibilmente il C/C Postale 33577008, intestato alla Società Italiana per ilProgresso delle Scienze.

I soci in regola con il pagamento delle quote annuali riceveranno in abbonamento postale, il mensile SCIEN-ZA E TECNICA ed a richiesta, entro tre mesi dalla pubblicazione, i volumi editati dalla SIPS previo rimborsodelle spese di imballo e spedizione.

La Segreteria SIPS (Viale dell’Univesità, 11- 00185 Roma) è a disposizione per fornire eventuali notizie inordine alle iscrizioni nonchè alle attività della Società.

Tel/Fax 06 4451628 - Cell. 340 3096234 - E-mail: [email protected] - Sito web: www.sipsinfo.it

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SCIENZA E TECNICA, N. 439, 2007 16

Fac-simile domanda EntiAl Presidente della Società Italiana per ilProgresso delle Scienze (SIPS)Viale dell’Università, 1100185 Roma

Azienda/Ente/Istituto/Scuola (*) _______________________________________________________________________________________________

Indirizzo (*) ______________________________________________________________________________________________________________________

Città _____________________________________________________ cap. ___________________ tel. __________________________________________

Legale rappresentante (o suo delegato) ________________________________________________________________________________________

Cognome _________________________________________________________ Nome ________________________________________________________

Telefono __________________________________________________________ Fax ___________________________________________________________

E-mail (*) _________________________________________________________________________________________________________________________

Chiede, ai sensi del vigente statuto (approvato con DPR 18 giugno 1974, n. 434) e del vigente Regolamento, di esse-re iscritto nell’Albo dei Soci della SIPS in qualità di socio benemerito, ordinario � junior �

________________________________________________ ____________________________________________

luogo e data firma

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Soci presentatori

Fac-simile domanda PersoneAl Presidente della Società Italiana per ilProgresso delle Scienze (SIPS)Viale dell’Università, 1100185 Roma

Il sottoscritto (*) _________________________________________________________________________________________________________________Nome Cognome

nato a _______________________________________________________________ di cittadinanza (*) _________________________________________

residente in Via (*) __________________________________________________________________________________________ n° ________________

CAP (*) __________________________________________________ Città(*) __________________________________ Prov.(*) _________________

Professione _______________________________________________________________________________________________________________________

Telefono __________________________________________________________ Fax ___________________________________________________________

E-mail (*) _________________________________________________________________________________________________________________________

Chiede, ai sensi dell’art. 8 dello statuto (approvato con DPR 18 giugno 1974, n. 434) e del vigente Regolamento, diessere iscritto nell’Albo dei Soci della SIPS in qualità di socio benemerito, ordinario � junior �

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luogo e data firma

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Soci presentatori

•In conformità alla legge sulla tutela dei dati personali, la SIPS garantisce la massima riservatezza dei dati comunicati e la possibilità di richiedere la verifi-

ca, la rettifica o la cancellazione. Ai sensi del D.Lgs 196/2003 (Codice della Privacy) acconsente a ricevere le e-mail informative da parte della SIPS.

LE VOCI CONTRASSEGNATE DA (*) SONO OBBLIGATORIE

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SCIENZA E TECNICA, N. 439, 2007 17

Un progetto di ricercaper realizzare a Trentomicroturbine eoliche

Un progetto di ricerca da circa 4milioni di euro di investimento perrealizzare a Trento microturbineeoliche «self service» che potrannoanche essere acquistate dai sempliciclienti nelle catene della grandedistribuzione. L’ha avviato, incollaborazione con l’Università diTrento che si occupa di coordinarlodal punto di vista scientifico, ilgruppo Tozzi fondato da Franco eche vede coinvolti anche i fratelliMario e Gianpaolo, nonché laseconda generazione con Gianluca,Fabrizio e Andrea. La holding, che alivello di fatturato consolidato vantaricavi per oltre 100 milioni di euro,ha affittato 500 metri di capannone euffici nell’area dell’interporto diTrento, attratto dal campo eolicosperimentale sotto la responsabilitàdel professor Lorenzo Battistidell’Università trentina.Sfruttando le conoscenze raccoltescientificamente dal gruppo dilavoro sul vento come fonteenergetica, il gruppo ravennate hadato il via a un primo progetto diricerca nell’ambito delle energierinnovabili fondando la Tozzi Norda Trento.L’azienda, assieme ai ricercatori dellaboratorio di macchine della facoltàdi ingegneria dell’Università diTrento, intende realizzare tutti ipassi per approdare dalla ricerca allaprototipazione e alla successivaproduzione industriale di micro emini turbine.La realizzazione di tutto il processoavverrà presso la Tozzi Nord cheavrà anche il compito dellasuccessiva commercializzazione deiprodotti sul mercato locale, italianoe internazionale. Il progetto diricerca, per il quale è stato chiestoun intervento in base alla legge 6 del1999 della Provincia, si concentrasu due manufatti fondamentali. Ilprimo: la realizzazione di una classedi turbine verticali per ambientiurbani (cioè da sistemare sui tettidelle case), in grado di diminuiresostanzialmente le emissioni di gasnocivi in tali ambienti. Tali turbineavranno potenza nominale istallatadi 1 o 2 KW che consente di ridurredi almeno il 20% il costo dellabolletta elettrica del condomino odel proprietario dell’edificio. Il

meccanismo, molto semplice, èquello di creare una piccola centraleelettrica per ciascuna casa cheproduca energia da utilizzaredirettamente quando serve o davendere alla rete di distribuzionequando invece è in eccesso. Ilsecondo elemento tecnologico che ilgruppo e l’università voglionorealizzare è una classe diminiturbine ad asse orizzontale(altezza fino a 30 metri, diametrodelle pale fino a 15 metri) con unapotenza più elevata, fino ai 80 KWin media, che serva alle piccoleimprese artigiane come agli agriturper produrre energia elettrica edessere autosufficienti o, almeno,ridurre il costo della propriabolletta. Il meccanismo è identico aquello per le singole abitazioni: sirealizza energia elettrica attraversoil vento e la si vende o utilizzaautonomamente. L’obiettivofondamentale del progetto, cheintende arrivare alla produzione aTrento entro 18-24 mesi da oggi, èdi abbassare di molto il costo delleturbine eoliche (dai 4-5.000 euro aKW di potenza nominale istallata a1.000-2.000 euro massimi) e diaffiancare al prodotto le rilevazioniscientifiche anemometriche(misurazione del vento) che sicompiranno grazie agli espertidell’ateneo. Si intende mapparel’Italia, compresi i centri urbanialmeno per le aree urbane piùinteressanti, per capire l’andamentodel vento e quindi sapere in anticipoquanta energia sarà prodotta dalleturbine eoliche in una zona inveceche in un’altra.Le turbine eoliche saranno poivendute sul mercato attraverso icanali della grande distribuzione,come accade già in Inghilterra perprodotti analoghi. L’interesse perl’investimento nella produzione dienergia eolica riguarda ormai igrandi gruppi industriali italiani(Falck e De Benedetti ad esempio) einternazionali (la British Petroleumha progettato 1000 MW per iprossimi anni). Questo per il fattoche la redditività sul capitaleimpegnato è a due cifre e, perl’Italia, anche per la normativa chepremia con i certificati verdi (oggi a125 euro a Mw) che devono essereobbligatoriamente acquistati dalleimprese che producono edistribuiscono energia elettrica perrispettare il protocollo di Kyoto. Ma

perché il prodotto della Tozzidovrebbe essere migliore di quelligià esistenti? «Perché - spiegaFrancesco Matteucci che si occupadel progetto a Trento - è la primavolta che si applica una rilevazionescientifica a tale tipo di prodotto».«In Europa poi - aggiunge Battisti -le imprese che realizzano taliapplicazioni sono una quarantina,ma tutte con un taglio artigianale econ dimensioni che non consentonoloro di seguire il mercato più vastodi quello a loro molto vicino» (W.F.)

Presentato a Bolzanoun autobus a idrogeno

Gli assessori provinciali ThomasWidmann e Michl Laimer hannopresentato, con successivo viaggiodimostrativo attraverso Bolzano, unnuovo autobus ad idrogeno.L’obiettivo per il prossimo futuro èquello di introdurre simili mezzipubblici ecologici per il trasportourbano, a partire da Bolzano ecircondario. In particolare, laProvincia autonoma di Bolzanointende aderire ad una partnershipcon la ditta tedesca Neoman BusGmbH del gruppo MAN per unprogetto di introduzione di autobusad idrogeno per il trasporto pubblico urbano. Prime esperienze positivesono gia’ state raccolte a Berlino,dove attualmente circolano 4 diquesti mezzi. Come ha sottolineato l’assessoreprovinciale alla mobilità ThomasWidmann nel presentare il nuovoautobus ad idrogeno, si tratta di unpasso ulteriore verso la sostenibilitàambientale rispetto ai provvedimentigia’ previsti dal piano triennale cheha quale obiettivo lamodernizzazione del servizio ditrasporto pubblico con un occhio diriguardo alla tutela dell’ambiente edella salute, attraverso laconversione del parco autobus ametano o la dotazione con filtriantiparticolato o per mezzodell’acquisto di mezzi nuovi ametano ed Euro 5.Da parte sua l’assessore provincialeall’ambiente ed energia, MichlLaimer, riconoscendo il grandeimpegno dimostrato negli ultimianni dal settore mobilita’ verso lasostenibilità’ ambientale, haevidenziato che con gli autobus adidrogeno il futuro e’ ormai a portata

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18 SCIENZA E TECNICA, N. 439, 2007

di mano con risposte attuabilirispetto alla sfida imposta daicambiamenti climatici.Gli assessori Widmann e Laimersono dell’avviso che la sfida delfuturo per la politica altoatesinasara’ quella di individuare soluzioniper garantire una produzione localedi idrogeno ecosostenibileavvalendosi delle fonti rinnovabilidi energia, quali sole ed acqua.Secondo le intenzioni dell’ass.Widmann, dopo una fasesperimentale in ambito cittadino aBolzano, si potrebbe pensare adun’introduzione di autobus adidrogeno indicativamente fra unanno e mezzo proprio per iltrasporto pubblico urbano diBolzano e dintorni.I rappresentanti della Neoman BusGmbH hanno illustrato lecaratteristiche dei bus ad idrogenoda loro prodotti evidenziandocome il principio di massima delfunzionamento dei motori termiciad idrogeno MAN sia analogo aquello dei motori alimentati a gasmetano e come essi gia’ oggirispettino largamente i parametrifissati dalle future normativeeuropee in materia di emissioni (diidrocarburi, anidride carbonica,ossido di azoto e PM).L’idrogeno gassoso utilizzato daibus a idrogeno e’ stoccato i serbatori posti sui tetti dei bus stessi, in gradodi garantire un’autonomia dipercorrenza di oltre 200 chilometri.(Waf)

Scavi di Pompei, nascel’Orto Botanico

Apre al pubblico dal 23 marzo l’OrtoBotanico degli scavi di Pompei, in via

dell’Abbondanza, un’area di oltre 800mq dove sono raccolte tutte le specieche vivevano già nella città antica:alberi da frutta, piante medicinali esacre, ortaggi , piante palustri e tessili.Con accesso da Via dell’Abbondanzaed uscita sul Foro triangolare, dotatodi un ampio giardino adibito ad areadi sosta per i visitatori, l’OrtoBotanico presenta un percorso divisoper temi con apparato informativo initaliano e inglese.Per gli antichi, che non avevanofrigorifero, uno dei problemi piùgrandi era la conservazione deicibi: per questo motivo eranomolto importanti frutti a guscioduro come le noci, mandorle enocciole. Presenti nell’ortopompeiano anche alberi di mele,pere cotogne, sorbe e soprattuttofichi e olivi i cui frutti potevanoessere essiccati o conservati alungo. La presenza di questi alberitestimoniano inoltre l’importanzadel legno tra gli antichi per gli usidi falegnameria a fini edili enavali. Tra le piante medicinali earomatiche troviamo nell’ orto ilbasilico, la maggiorana e il timo,ancora oggi riconosciuto comeantisettico, così come l’aglio,indicato per la pressione alta e laruta. Nel percorso dell’OrtoBotanico non potevano mancare lepiante fluviali e palustri, cheavevano grande importanza nellavita di ogni giorno: il frassino, conil cui legno molto flessibile sicostruivano le doghe dei letti; ilsalice, usato per intrecciarecanestri; il pioppo, ridotto inlamine per i cesti. Per colare laricotta venivano utilizzati invece igiunchi, con i quali si legavanoanche le verdure. Importantissimeerano le canne, con le quali si

costruivanostrumentimusicali,trappole e lance,ma venivanoanche imbottitimaterassi,costruiti tutoriper le viti epareti divisorieper le case. Tragli ortaggi, tutticitati dagliagronomiclassici,nell’orto sipossono trovare

tutte le granaglie, ovveroleguminose e cereali (ceci,lenticchie, piselli, fave, cicerchie)che venivano cucinate come zuppa. Le piante tessili più comuni erano illino, la canapa, la ginestra, con lequali venivano realizzati stoffe maanche cordami, reti, vele; mentre icascami servivano per gli stoppinidelle lucerne. Con le infiorescenzedi ontano di tingevano le stoffe,mentre il cardo dei fulloni era usatoper cardare la lana. Infine, sonopresenti nell’orto botanico anche lepiante coronarie sempreverdi a cuiPlinio dedicherà il XXI libro dellasua opera, che erano usateintrecciate in corone celebrative,cultuali o terapeutiche.L’Orto Botanico, curato delLaboratorio di Ricerche Applicatedella S.A.P. diretto da AnnamariaCiarallo, sarà sede di tutte leiniziative del ciclo ‘Le stagioni diPompei’. La guida all’OrtoBotanico è edita da Electa.

Corso di aggiornamentosulle patologie dell’aorta

Presentare a medici di base, chirurghivascolari e radiologi gli aspetticlinici, semiologici ed organizzativirelativi alla patologia aneurismaticadell’aorta: questo è stato l’obiettivodel VI Corso Internazionale diAggiornamento del CentroCardiovascolare “E. Malan” tenutosirecentemente all’Hotel Michelangelodi Milano. Il corso è statoorganizzato da Domenico Tealdi,direttore del Centro per lo Studio e laTerapia delle MalattieCardiovascolari “E. Malan”, sottol’egida dell’IRCCS Policlinico Sandonato e dell’Università degli Studidi Milano.

Nelle foglie del fior di lotoil segreto dell’ombrelloche resta asciutto

Si chiama NanoNuno ed èl’innovativo ombrello lanciato dallasocietà tedesca Pro-IdeeAddio:anche dopo un diluviobasterà scuoterlo lievemente perfarlo tornare asciutto. Il segreto?L’uso di nanotecnologie. Il tessutodi questo ombrello si rifà ad unfenomeno naturale: quell offerto dalfior di loto. La superficie delle

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SCIENZA E TECNICA, N. 439, 2007 19

foglie di questo fiore ha una textureche non permette ad acqua e sporcodi entrare. Il design di NanoNuno èbasato su questo principio, pertantol’umidità non penetra nel tessutolasciandolo sempre asciutto. Apertoha un diametro di 98 cm e costacirca 70 euro. (r.s.)

In Australia una megacentrale solare

Lo stato di Victoria, in Australia, hareso noto che darà il via ai lavori perla costruzione del più grandeimpianto a energia solare delmondo. Alla fine dei lavori lastruttura sarà in grado di soddisfareil fabbisogno energetico di 45 milacase. Contribuirà alla spesa anche ilgoverno australiano con unasovvenzione di 50 milioni di euro.Nel complesso si prevede una spesadi 300 milioni di euro. Attualmenteil più grande impianto fotovoltaicoin funzione al mondo è il SolarparkMühlhausen, installato all’internodel Bavaria Solarpark diMühlhausen, Germania. (g.g.)

I quotidiani vendono molto

Lieve aumento del numero deilettori grazie all’affermarsi dellafreepress. Stabile invece la venditadei giornali. Il merito? Della politicadegli allegati: guide, enciclopedie,collane d’arte, ecc.I dati sulla produzione di opereallegate ad alcuni principaliquotidiani italiani tuttoradisponibili in edicola, perchéancora in corso o da richiederecome arretrati, sono sorprendentiper le dimensioni del fenomeno:ben 89 iniziative editoriali per unnumero complessivo di 1.397volumi.Il più presente in edicola appare ilCorriere della Sera con 45 opereallegate, dai classici dell’arte edella letteratura all’atlante deglianimali e ai libri di cucina, per untotale di 643 volumi. Seguono LaRepubblica con 24 titoli per 239numeri; La Stampa con 19 opereper 229 uscite; Il Giorno, LaNazione e Il Resto del Carlino con16 proposte editoriali composteperò da ben 318 volumi e Il Sole24 Ore con 9 raccolte per un totaledi 207 libri.

Olimpiadi di Pechino,regole più liberaliper l’informazione

La Cina permetterà ai giornalististranieri di muoversi liberamente peril Paese in occasione dei giochiOlimpici di Pechino del 2008. Ladisposizione è contenuta in undecreto ed è stata resa nota dalministero degli Esteri. Quindi, fino al17 ottobre del 2008, i giornalistipotranno viaggiare in tutto il Paese eintervistare chiunque acconsenta,contrariamente a quanto accadevaprima, quando i rappresentantidell’informazione non potevanomuoversi dalla loro città di residenza(in genere Pechino o Shanghai) eintervistare un cittadino cinese senzal’autorizzazione delle autorità.

I giornalisti del Sunal supermercatoper capire i lettori

I giornalisti del Sun, nel tentativo dicomprendere meglio le esigenze deipropri lettori, per un giorno hannolasciato la redazione per lavorare fragli scaffali di un supermercato.Erano sette i volontari offertisi, fra iquali il vicedirettore del tabloidbritannico. A loro sono toccati icompiti, tra gli altri, di prepararedelle pizze e sistemare gli scaffalidella frutta e verdura. E cosa hannoimparato alla fine della giornata?“Di certo molte cose - ha rispostouno dei volontari - ma unasoprattutto: tutti gli uomini cichiedevano maggiori informazionisu pagina 3, dove tradizionalmente èospitata la fotografia di una procacefanciulla senza veli”.

La natura e la civiltàdelle macchine

Il Ministero dell’Università e dellaRicerca ha scelto per la XVIIedizione della Settimana dellacultura scientifica e tecnologica chesi svolgerà dal 19 al 25 marzo 2007il tema “La natura e la civiltà dellemacchine”.Siamo abituati a porre distinzioninette tra ciò che è “naturale” e ciòche invece è “artificiale”,interpretando quest’ultimo comeelemento di degradazione dacontrollare con tecniche di

salvaguardia del territorio. Ilprivilegio succitato, però, si basa suuna immagine non condivisa dellanatura: una natura di per sé buona,che è in netto contrasto con lanatura matrigna e indifferente cheera descritta da Galilei o daLeopardi. L’intervento umano sullanatura , ovvero ciò che chiamiamo“artificiale”, nel senso galileiano deltermine può essere ed è anche statofonte di rischi, ma certo non è soloquesto; anzi, è anche fonte dicorrezioni positive su un paesaggioda adattare sempre meglioall’attività e alla sopravvivenza dellanostra specie. Si può allorasuggerire di sviluppare -criticamente e laicamente -entrambe le immagini, nella cornicedi una libera e aperta discussione suquanto dovremmo imparare a fareper meglio vivere in natura.Salvaguardare il territorio, in altritermini, significa certamente chedobbiamo cambiare i nostri modi divivere per tutelare una naturasacrale. Ma non è né può essere soloquesto. Esempio: come si vivevanella pur splendida Firenzemedicea, che era tuttavia priva diimpianti fognari, dove i cibideperivano facilmente in mancanzadi sistemi di congelamento, dovel’assistenza sanitaria era davvero“naturale” e dove, di conseguenza,le patologie decimavano lapopolazione in quanto quest’ultimanon possedeva i saperi e le tecnicheper rendere “artificiale” ilpaesaggio? Esempi di questo tipoconsentono di ridiscutere il rapportotra “naturale” e “artificiale”inserendo la tematica globale dellemacchine, essendo queste ultime glistrumenti con cui la nostra specieinterviene sulla natura permodificarla sulla base di bisogni dasoddisfare. Alcune migliaia di annior sono i piccoli numeri di esseriumani che vivevano di cacciagionelasciarono il campo libero a gruppiben più numerosi quando, graziealla scoperta del lavoro agricolo,furono fondate le prime città stato.Lo sviluppo dell’agricoltura poseproblemi nuovi, e per risolverequesti problemi furono sviluppatetecniche e manufatti di vario genere,con lo scopo di trasformare i terreniin aree per la coltivazione e diraccogliere e conservare alimenti.È difficile negare che quellarivoluzionaria transizione abbia

Page 20: ANNO LXX - N. 439 - marzo 2007 - Poste Italiane SpA - Sped ... 2007.pdf · Senza atmosfera non ci sarebbe vita sulla Terra. L’atmosfera è costituita da una miscela di gas (soprattutto

LA SIPS, SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE - ONLUS, trae le sue origini nella I Riunione degliscienziati italiani del 1839. Eretta in ente morale con R.D. 15 ottobre 1908, n. DXX (G.U. del 9 gennaio 1909, n. 6), svolge attività interdisciplinare e multidisciplinare dipromozione del progresso delle scienze e delle loro applicazioni organizzando studi ed incontri che concernono sia il rapporto della collettività con il patrimonio culturale,reso più stretto dalle nuove possibilità di fruizione attraverso le tecnologie multimediali, sia ricercando le cause e le conseguenze di lungo termine dell’evoluzione dei fattorieconomici e sociali a livello mondiale: popolazione, produzione alimentare ed industriale, energia ed uso delle risorse, impatti ambientali, ecc.Allo statuto vigente, approvato con D.P.R. n. 434 del 18 giugno 1974 (G.U. 20 settembre 1974, n. 245), sono state apportate delle modifiche per adeguarlo al D.Lgs. 460/97sulle ONLUS; dette modifiche sono state iscritte nel Registro delle persone giuridiche di Roma al n. 253/1975, con provvedimento prefettizio del 31/3/2004.In passato l’attività della SIPS è stata regolata dagli statuti approvati con: R.D. 29 ottobre 1908, n. DXXII (G.U. 12 gennaio 1909, n. 8); R.D. 11 maggio 1931, n. 640 (G.U.17 giugno 1931, n. 138); R.D. 16 ottobre 1934-XII, n. 2206 (G.U. 28 gennaio 1935, n. 23); D.Lgt. 26 aprile 1946, n. 457 (G.U. - edizione speciale - 10 giugno 1946, n. 1339).Oltre a dibattere tematiche a carattere scientifico-tecnico e culturale, la SIPS pubblica e diffonde i volumi degli ATTI congressuali e SCIENZA E TECNICA,palestra di divulgazione di articoli e scritti inerenti all’uomo tra natura e cultura. Gli articoli, salvo diversi accordi, devono essere contenuti in un testo di non oltre4 cartelle dattiloscritte su una sola facciata di circa 30 righe di 80 battute ciascuna, comprensive di eventuali foto, grafici e tabelle.CONSIGLIO DI PRESIDENZA:Carlo Bernardini, presidente onorario; Maurizio Cumo, presidente; Luciano Bullini, vicepresidente onorario; Michele Marotta, vicepresidente;Luciano Caglioti, consigliere onorario; Francesco Balsano, Enzo Casolino, Gilberto Corbellini, Ferruccio De Stefano, Salvatore Lorusso,Carmine Marinucci, Pier Paolo Poggio, Maurizio Stirpe, consiglieri; Alfredo Martini, amministratore; Rocco Capasso, segretario generale.Revisori dei conti:Salvatore Guetta, Rodolfo Panarella, Antonello Sanò, effettivi; Giulio D’Orazio, Roberta Stornaiuolo, supplenti.COMITATO SCIENTIFICO:Michele Anaclerio, Mauro Barni, Carlo Bernardini, Carlo Blasi, Elvio Cianetti, Waldimaro Fiorentino, Michele Lanzinger, Gianni Orlandi, RenatoAngelo Ricci, Fiorenzo Stirpe, Roberto Vacca, Bianca M. Zani.SOCI:Possono far parte della SIPS persone fisiche e giuridiche (università, istituti, scuole, società, associazioni ed in generale, enti) che risiedono in Italia e all’estero,interessate al progresso delle scienze e che si propongano di favorirne la diffusione (art. 7 dello statuto).

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portato benefici d’ogni genere. Cosìcome è difficile negare chel’estensione enorme delle macchine edelle conoscenze ad esse collegate,verificatasi contemporaneamente allacosiddetta rivoluzione industriale,abbia inciso positivamente sullaqualità della vita, pur dovendositenere conto delle contraddizioniconnesse all’espansione dei consumi.Da questo punto di vistal’irrobustimento continuo della civiltàdelle macchine ha generato, econtinua a generare in forme semprepiù massicce, bisogni che possonoessere soddisfatti solo da innovazioniradicali negli scenari energetici. Ilmondo delle macchine e delle scienzepuò essere allora prezioso, a patto dinon classificarlo come un universoalienante e pregno solo di rischi. Ladinamica dell’innovazionetecnologica, d’altra parte, è in ampiaparte indipendente dalle intenzioni edalle aspettative umane: come siimpara dalla storia delle tecniche,essa evolve con notevole autonomiarispetto ai nostri progetti, pur essendoin più punti correlata all’evoluzionedelle scienze fondamentali.

La Biblioteca storicadella Fisica Tecnicaitaliana di Enrico MariaLatrofa

Il volume formato 17 x 24 cm,304 pp. -stampato presso leIndustrie Grafiche della PaciniEditore S.p.A., per conto diEdizioni PLUS- Pisa UniversityPress, riporta il patrimonio deitesti e dei manuali che sonoappartenuti agli Istituti di FisicaTecnica delle Facoltà diIngegneria italiane, dalla lorofondazione fino al 1950.Il volume si configura come unavera e propria ideale bibliotecastorica, da cui è possibilericavare e valutare nella giustaprospettiva i fondamenticulturali dei docenti che in Italiacoltivano la TermodinamicaApplicata, la Scienza delleMacchine termiche e degli impianti,la Trasmissione del colore, iproblemi energetici e quanto altro daqueste discipline deriva.Inoltre, attraverso il patrimoniolibrario accompagnato da

illustrazioni di testi classici e rari,tabelle cronologiche, e medaglionidei differenti Istituti italiani,emergono chiaramente icollegamenti che i capiscuoladell’Ingegneria italiana tenevano conle grandi istituzioni culturali europee.