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Siculi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. I Siculi ("Sikeloi" dal nome del presunto re siculo "Sikelòs", in greco Σικελός), appartenenti a un popolo indoeuropeo di origine italica (protolatini), raggiunsero la Sicilia attorno al XV secolo a.C. Indice 1 Fonti storiche 1.1 Fonti storiografiche e letterarie antiche 1.2 Fonti archeologiche 2 Periodizzazione 2.1 Periodo Litico (presiculo) 2.2 I Periodo Siculo (eneolitico) 2.2.1 I dubbi sul carattere siculo del I Periodo 2.3 II Periodo Siculo (eneo) 2.4 III Periodo Siculo (del ferro) 3 Origini 3.1 Ipotesi I: Origini Centro Italiche 3.2 Ipotesi II: Origini Liguri 3.3 Ipotesi III: i Liguri-Siculi di Siculo ad Alba Longa 3.3.1 Il nome "Alba Longa" e i derivati 3.4 Ipotesi IV: Un "Popolo del Mare" 4 I Siculi nella storia 5 Società 6 Economia, Artigianato e Commercio 6.1 Agricoltura 6.2 Pastorizia 6.3 Produzione artigianale e metallurgica e Commercio, I Periodo 6.4 Produzione artigianale e metallurgica e Commercio, II Periodo 6.5 Produzione artigianale e metallurgica e Commercio, III Periodo 7 Cultura e Religione 7.1 I Periodo 7.2 II e III Periodo 7.3 Il Culto dei Palici 8 Lingua 8.1 Trascrizioni in varianti dell'alfabeto greco in lingua non greca 8.2 Tra il Greco e il Siculo: I dialetti sicilioti 8.3 Il Linguaggio Ligure-Siculo dell'ipotizzata identità Ligure-Sicula 9 I Capi più importanti 9.1 Kokalos 9.2 Italo 9.3 Siculo 9.4 Hyblon 9.5 Ducezio 10 Le città più importanti 10.1 Kalè Akté 10.2 Kamikos 10.3 Menai 10.4 Morgantina 10.5 Palikè 10.6 Pantalica-Hybla 11 I conflitti più importanti 11.1 Contro gli Aborigini e i Pelasgi 11.2 Contro gli Egizi 11.3 Contro i Cretesi 11.4 Resistenza contro i coloni di Syrakos 11.5 Contro i Sicilioti di Etna, Syrakos e Akragas 12 Note 13 Voci correlate 14 Bibliografia 14.1 Monografie 14.2 Saggi 15 Collegamenti esterni Fonti storiche Fonti storiografiche e letterarie antiche La fonte più importante per la conoscenza delle popolazioni indigene della Sicilia, e quindi della loro provenienza e razza, è Tucidide [1] che all'inizio della narrazione della sfortunata spedizione ateniese in Sicilia, e cioè nel sedicesimo inverno della spedizione peloponnesiaca (416-415 a.C.), dava una precisa documentazione delle varie razze che sono penetrate in Sicilia fin da epoca remota. [2] Siculi - Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Siculi 1 di 15 30/09/2013 15.30

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SiculiDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.

I Siculi ("Sikeloi" dal nome del presunto re siculo "Sikelòs", in greco Σικελός), appartenenti a un popolo indoeuropeo di origine italica (protolatini),raggiunsero la Sicilia attorno al XV secolo a.C.

Indice

1 Fonti storiche1.1 Fonti storiografiche e letterarie antiche1.2 Fonti archeologiche

2 Periodizzazione2.1 Periodo Litico (presiculo)2.2 I Periodo Siculo (eneolitico)

2.2.1 I dubbi sul carattere siculo del I Periodo2.3 II Periodo Siculo (eneo)2.4 III Periodo Siculo (del ferro)

3 Origini3.1 Ipotesi I: Origini Centro Italiche3.2 Ipotesi II: Origini Liguri3.3 Ipotesi III: i Liguri-Siculi di Siculo ad Alba Longa

3.3.1 Il nome "Alba Longa" e i derivati3.4 Ipotesi IV: Un "Popolo del Mare"

4 I Siculi nella storia5 Società6 Economia, Artigianato e Commercio

6.1 Agricoltura6.2 Pastorizia6.3 Produzione artigianale e metallurgica e Commercio, I Periodo6.4 Produzione artigianale e metallurgica e Commercio, II Periodo6.5 Produzione artigianale e metallurgica e Commercio, III Periodo

7 Cultura e Religione7.1 I Periodo7.2 II e III Periodo7.3 Il Culto dei Palici

8 Lingua8.1 Trascrizioni in varianti dell'alfabeto greco in lingua non greca8.2 Tra il Greco e il Siculo: I dialetti sicilioti8.3 Il Linguaggio Ligure-Siculo dell'ipotizzata identità Ligure-Sicula

9 I Capi più importanti9.1 Kokalos9.2 Italo9.3 Siculo9.4 Hyblon9.5 Ducezio

10 Le città più importanti10.1 Kalè Akté10.2 Kamikos10.3 Menai10.4 Morgantina10.5 Palikè10.6 Pantalica-Hybla

11 I conflitti più importanti11.1 Contro gli Aborigini e i Pelasgi11.2 Contro gli Egizi11.3 Contro i Cretesi11.4 Resistenza contro i coloni di Syrakos11.5 Contro i Sicilioti di Etna, Syrakos e Akragas

12 Note13 Voci correlate14 Bibliografia

14.1 Monografie14.2 Saggi

15 Collegamenti esterni

Fonti storiche

Fonti storiografiche e letterarie antiche

La fonte più importante per la conoscenza delle popolazioni indigene della Sicilia, e quindi della loro provenienza e razza, è Tucidide[1] che all'iniziodella narrazione della sfortunata spedizione ateniese in Sicilia, e cioè nel sedicesimo inverno della spedizione peloponnesiaca (416-415 a.C.), dava una

precisa documentazione delle varie razze che sono penetrate in Sicilia fin da epoca remota.[2]

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Distribuzione delle antiche popolazioni della Sicilia

Colonie greche, siti punici, protostorici e indigeni della Sicilia

Diodoro Siculo[3] riporta che le aree lasciate libere dai Sicani a seguito dell'eruzione dell'Etna furono occupate dai Siculi provenienti dall'Italia e che

dopo una serie di conflitti con i Sicani si giunse alla stipulazione di trattati che definivano le frontiere dei reciproci territori. Dionigi di Alicarnasso[4]

nella sua storia delle antichità romane parla dei Siculi come della prima popolazione che abitò la zona di Albalonga, dove poi sorse Roma.

Popolo Area Geografica

Sicani Sicilia meridionale ed occidentale

Elimi Estremità occidentale della Sicilia (Erice e Segesta)

Siculi Sicilia orientale

Fenici Coste e isole (prima dell'arrivo dei Greci), poi estremità occidentale (Motia, Solunto e Panormo)

Morgeti Morgantion

Tucidide nelle Storie, all'inizio della narrazione della sfortunata spedizione ateniese in Sicilia parla

delle varie etnie preelleniche che abitavano l'isola[1] prima dell'arrivo dei coloni greci. Ci narrache, partendo dalla tradizione mitologica, i più antichi abitatori di una parte del paese sarebberostati i Ciclopi e i Lestrigoni, sulle origine e i destini dei quali nulla si sa, e bisogna accontentarsidell'idea che, dalle tradizioni poetiche, possiamo farci di queste popolazioni.

I Sicani, se si vuole accettare la teoria che siano autoctoni (sostenuta solo da Timeo di Taormina),avrebbero addirittura preceduto i Ciclopi e i Lestrigoni, ma da più fonti risulta che i Sicani fosseroin realtà Iberi stanziati presso il fiume Sikanos in Iberia (Stefano di Bisanzio ed Ecateoricordavano pure una città iberica chiamata "Sikanè"), da dove i Liguri li avrebbero scacciati. Daloro l'isola, che prima si chiamava Trinacria, finì col prendere il nome di Sicania. Ai tempi diTucidide i Sicani avrebbero abitato la parte occidentale della Sicilia.

Dopo la caduta di Ilio un gruppo di Troiani scampati su navi, alla caccia degli Achei, sarebbero approdati nelle coste della Sicilia, e, stabilita la lorosede ai confini dei Sicani, sarebbero stati tutti compresi sotto il nome di Elimi; e le loro città sarebbero state chiamate Erice e Segesta. Si sarebberostanziati presso di loro un gruppo di Focesi reduci da Troia.

Per quanto riguarda i Siculi cito testualmente Tucidide:

« I Siculi passarono in Sicilia dall'Italia - dove vivevano - per evitare l'urto con gli Opici. Una tradizione verosimile dice che, aspettato il momentobuono, passarono su zattere mentre il vento spirava da terra, ma questa non sarà forse stata proprio l'unica loro maniera di approdo. Esistonoancor oggi in Italia dei Siculi; anzi la regione fu così chiamata, "Italia", da Italo, uno dei Siculi che aveva questo nome. Giunti in Sicilia connumeroso esercito e vinti in battaglia i Sicani, li scacciarono verso la parte meridionale ed occidentale dell'Isola. E da essi il nome di Sicania simutò in quello di Sicilia. Passato lo stretto, tennero e occuparono la parte migliore del paese, per circa trecento anni fino alla venuta degli Elleni inSicilia; e ancor oggi occupano la regione centrale e settentrionale dell'isola. »(Tucidide, Storie IV,2 (Trad. Sgroi))

Tucidide come abbiamo visto ci dice che dopo l'arrivo dei Sicani e successivamente degli Elimi dopo la caduta di Ilio, i Siculi dall'Italia, spinti dagliOpici, sarebbero giunti in Sicilia numerosi, e avrebbero vinto e respinto i Sicani nella parte meridionale e occidentale dell'isola ed avrebbero abitato lamigliore parte della Sicilia per 300 anni prima della colonizzazione greca.

Dionigi di Alicarnasso[5] ci dà una maggiore precisazione cronologica, dichiarando che il passaggio dei Siculi dovette avvenire subito dopo la presa diTroia. Il passo di Dionigi ci riferisce anche la testimonianza di Ellanico di Mitilene il quale non soltanto localizza l'avvenimento del passaggio dei Siculia tre generazioni prima della guerra troiana (nel 26º anno del sacerdozio di Alcione ad Argo) ma anche indica che due flotte passarono in Sicilia acinque anni di distanza l'una dall'altra, la prima degli Elimi cacciati dagli Enotri, la seconda degli Ausoni respinti dagli Iapigi; loro re sarebbe statoSikelòs che avrebbe dato il nome all'isola.

Allo stesso modo Filisto daterebbe l'immigrazione sicula nell'ottantesimo anno prima della guerra di Troia, ma identificherebbe i Siculi non in Ausoniod Elimi ma in Liguri il cui capo Sikelòs era figlio di Italos, cacciati dagli Umbri e dai Pelasgi.

Altre notizie su questo popolo sono riportate dagli storici e letterati:

Antioco di SiracusaEllanico di MitileneTimeo di TaorminaFilisto di SiracusaStefano di Bisanzio

Silio ItalicoStrabonePausaniaServioFestoMacrobio

SolinoPlinio il VecchioAulo GellioVarroneVirgilio.

Fonti archeologiche

Lo storico moderno che per primo decise di controllare sulle fonti monumentali,sui reperti archeologici, la veridicità delle fonti letterarie e della storiografia antica,

fu Paolo Orsi[6] che dal 1889 al 1895 eseguì numerosissime campagnearcheologiche in Sicilia, ponendo finalmente le basi archeologiche per lo studio

delle popolazioni preelleniche della Sicilia, prima di lui praticamente assenti[7].

Periodizzazione

Paolo Orsi affrontò numerose campagne archeologiche dal 1889 al 1895 in Sicilia, pervenendo a delle conclusioni che dividono la vita preellenica in

Sicilia in quattro fasi[6]:

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Periodo Centri archeologici rilevanti Rinvenimenti caratterizzanti

Periodo Litico(presiculo)

Palazzolo Acreide, gradino superiore dell'Acradina,

mura di Dionisio, S. Panagia, Tremilia, Cava del

Filosofo, presso l'Epipole, Stazione neolitica di

Stentinello

asce basaltiche, grotte naturali ad uso di abitazione umana, coltelli di silice, coltelli di ossidiana,

schegge, resti di ossa di bruti, selci lavorate, avanzi di pasti e dell'industria

1º PeriodoSiculo(eneolitico)

Necropoli di Melilli, Necropoli di Bernardina, Cava

della Signora (Castelluccio), Scarichi del villaggio

siculo di Castelluccio, Cava della Secchiera

coltelli di selce, ciottoletti forati ad uso di pendaglio, grotte a forno, scarso il bronzo, vasi mal cotti

non torniti, cadaveri accoccolati scarniti, lame di selce presso i cadaveri, vasi nelle celle, potori

cilindrici, calice a doppio manico, ossa ridotte ad utensili domestici, vasi mono e bicromici, rare anse,

decorazione geometrica elementare

2º PeriodoSiculo (eneo)

Necropoli del Plemmirio, Necropoli del Molinello,

Necropoli di Cozzo del Pantano, Tomba di Milocca,

Necropoli di Pantalica, Necropoli di Thapsos

modificazioni delle tombe a forno che diventano piccoli tholoi, bronzo, ceramica né a tornio né a forno,

decorazioni a stecco, vasi a calice, a decorazione geometrica; tecnica grezza, tende a scomparire

l'antica pittura vascolare

3º PeriodoSiculo (delFerro)

(Necropoli di Pantalica), Necropoli di Tremenzano,

Necropoli del Finocchito

cadaveri distesi, non rannicchiati, lame di bronzo, pugnaletti di bronzo, tombe a forme rettangolari,

asce o scalpelli di ferro, scarabei, scomparso lo scarnimento, Industria ceramica locale coesistente con

quella straniera (vasi proto ellenici siculi)

Periodo Litico (presiculo)

Per approfondire, vedi Età della pietra.

L'Orsi trovò alcune stazioni litiche che attestano l'esistenza e la coerenza di questo periodo in vari luoghi (soprattutto della Sicilia orientale). Ilterritorio che ha per centro Palazzolo Acreide diede al museo di Siracusa asce basaltiche ed altre rocce dure. A Nord della città, aldilà di Scala Greca,c'è un terrazzo roccioso, lì prima dei Greci abitarono i Siculi che lasciarono grotticelle funebri a forno e numerosi avanzi litici.Nel margine del gradino superiore dell'Acradina, lungo le mura di Dionisio, e nello spazio compreso fra Santa Panagia e la punta delle scogliere chesovrastano ad essa dal alto di sud-est ha raccolto coltellini di silice, frammenti di coltelli di ossidiana.

Il centro litico maggiore circumsiracusano è stato rinvenuto in contrada Buffaloro, dov'è la grande latomia detta "la Cava del Filosofo": molteschegge e materiale litico tanto da destare il sospetto che lì ci fosse stata una vera officina. Le popolazioni che ci hanno lasciato questi reperti nonsarebbero però sicule, ma precedenti, di stampo ibero-liguroide imparentate con il ramo della famiglia umana che nell'occidente europeo lasciò idolmen. Popolazioni diverse dai Siculi quindi.Questa teoria trova conferma nei pressi dell'importante necropoli di Stentinello, in riva al mare, un paio di km a nord di Stentino, dove Orsi riconobbeavanzi di un abitato primitivo, nel quale trovò una quantità di piccole schegge silicee, ossidiane lavorate, resti di ossa di bruti, selci lavorate, ed unagrande quantità di cocci fittili arcaicissimi, decorati con una tecnica peculiare: avanzi di pasti e dell'industria. La popolazione di Stentinello viveva inpiena età litica e non conosceva altri strumenti se non la potente ascia basaltica ed il coltello, non frecce, non lance, non cuspidi, insomma nulladell'assortimento che è proprio dello stato più progredito dell'età eneolitica.

I Periodo Siculo (eneolitico)

Per approfondire, vedi Età del rame.

Le prime scoperte sistematiche sono quelle relative alle Necropoli di Melilli, Bernardina, Cava della Signora e Cava della Secchiera. Il contadomelillese si prestava a sede di un'importante tribù. La posizione forte, in mezzo ai sinuosi, profondi, insidiosi avvallamenti del Cantera, era luogo sicuroper la vita sicula, infatti nei contorni di Melilli non si ha traccia di necropoli greche arcaiche, e abbondano invece (circa 200) gruppi di sepolcri dischietto tipo siculo.

Il gruppo più importante è in una località denominata "Bernardina". Una piccola necropoli, costituita da circa 50 celle, l'Orsi vi trovò, nella parte piùinclinata, rari sepolcri intatti, con le fenestre sul suolo inclinato. Questa necropoli, per il tipo dei sepolcri piccoli e rozzi, presenta caratteri di grandearcaicità. Scarsissimo il bronzo, abbondante l'elemento litico, essa attesta la pertinenza degli oggetti di pietra al popolo delle grotte a forno, e forniscecosì un caposaldo per la cronologia delle più antiche necropoli dell'isola, un terminus a quo nel giudicare dello sviluppo della civiltà sicula.Nella necropoli di Bernardina egli riconosce il sepolcreto di una delle frazioni di quel centro siculo di Hybla che, in tempi storici, venne in contattipolitici coi primi coloni ellenici delle coste della Sicilia; nulla vi si riconosce di greco, la necropoli si addentra di molto nel II millennio a.C. e lamancanza quasi assoluta del bronzo induce l'Orsi ad affermare che la necropoli risalga al periodo eneolitico.

Nella necropoli sicula di Cava della Signora (presso Castelluccio nel Siracusano, una zona nella quale si erano annidate parecchie tribù sicule, deditealla pastorizia e all'agricoltura, restando indipendenti dai Greci, come è provato dalla totale mancanza di elementi ellenici) furono rinvenute moltedozzine di coltelli di selce; bronzo scarso, ma sufficiente per determinare il periodo eneolitico; vasi di pasta male manipolata e cotta, non torniti.

In Cava della Secchiera (una delle tante forre che dai monti Iblei scendono alla marina di Augusta) furono trovate tombe a fenestra o a forno, lungol'alta parete della gola. Il villaggio era certamente nel sovrastante terrazzo. In nessun sepolcro (più di 30) furono trovate sovrapposizioni greche oromane, perché probabilmente il luogo selvaggio restò disabitato dall'epoca sicula in poi. Proprio in quanto incontaminata da elementi successivi,quest'ultima necropoli rispecchia fedelmente la semiselvaggia civiltà sicula di questa primissima epoca.

I dubbi sul carattere siculo del I Periodo

Lo stato così primitivo di questo periodo insieme con le fonti letterarie e storiografiche che vorrebbero l'arrivo dei Siculi in Sicilia 300 anni prima della

colonizzazione greca o 80 anni prima della caduta di Troia, portano molti studiosi[1], tra i quali il Patroni a non considerare questo periodo il primoperiodo siculo, ma una continuazione del neolitico anteriore (quindi in realtà si tratterebbe per il I periodo di popolazioni sicane), mentre la venuta diuna nuova civiltà sarebbe stata documentata in parte dall'età del bronzo rappresentata dai centri di Pantalica e Thapsos (II periodo siculo) rivelatoridella nuova civiltà sicula sopravvenuta al posto di quella sicana; con la teoria del Patroni il dato tradizionale della diversità di razza dei Sicani e deiSiculi troverebbe conferma precisa nel tipo di civiltà da essi manifestata. In altri termini, i Sicani, come già affermava il Freeman, sarebbero di origine

iberica, ed i Siculi di origine indo-europea[8]

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Rovine di Castiglione di Ragusa.

La soluzione opposta è quella proposta da studiosi quali Modestov che datano il passaggio dei

Siculi in Sicilia alla fine dell'Età neolitica[9].

Biagio Pace cerca una soluzione definitiva a questo problema. Nel suo lavoro[10] non soltanto hacercato di restituire ad una cronologia più modesta la teoria dell'Orsi in quanto egli attribuisce ilprimo periodo siculo appena a qualche secolo prima del 1000 a.C., ma ha tentato di spiegarsi comemai si possa giustificare la diversità profonda esistente tra il cosiddetto neolitico siciliano ed ilprimo periodo siculo e l'affinità di cultura tra il secondo periodo siculo e la civiltà egea. L'evidentecontinuità di tecnica e di materiale che esiste tra il neolitico siciliano rappresentato dalle stazioni diStentinello, Tre Fontane, Poggio Rosso, Fontana Pepe, Piano Notaro ecc. ed il sub-occidentale chesi ritrova in una rete di stazioni non lontana da Palermo e da Trapani (Capaci, Carini, Villa Frati,Valdesi, Mondello ecc.) non deve fare pensare soltanto ad un distacco col primo periodo siculo,ma deve piuttosto condurre alla conclusione che in diverse parti dell'isola contemporaneamentevivono due popolazioni a civiltà diversa e con differente tipo di tradizione artigiana. A questadiversità, che è sicuramente documentata sia nella ceramica sia nella persistenza delle industrie dicarattere paleolitico, corrisponderebbero quindi i dati della tradizione storica offertici da Tucidide il quale già sin dal V secolo asseriva che i Sicanierano di origine iberica ed i Siculi di origine italica.

I Sicani, che si credevano autoctoni, erano quindi i neolitici ed i sub-neolitici della Sicilia occidentale; i Siculi erano quelli del primo periodo distintodall'Orsi per il quale innumerevoli dati ci portano al confronto con una tipica civiltà di carattere italico e siculo ritrovata dall'Orsi stesso sia sul versanteionico a Canale Inachina presso Locri sia sul versante tirreno a Torre Galli presso Tropea.

II Periodo Siculo (eneo)

Per approfondire, vedi Età del bronzo.

Al Plemmyrion nel 1891, furono scoperti circa 40 sepolcri, nei quali il materiale era in pessime condizioni, ed a mucchi di rottami arcaici siaggiungevano avanzi attestanti l'invasione greca. Orsi crede che quando, nella primavera del 413 a.C., le gravi perdite dei soldati di Nicia reseroimpossibile la cremazione dei cadaveri, essi furono seppelliti nelle camere circolari sicule, e in quel frangente il numeroso vasellame fu frantumato e lanecropoli sconvolta e devastata. Tuttavia benché così mal ridotta, appare chiaro che la necropoli non fu certamente né fenicia, né greca maappartenente ad una popolazione che nel secolo VIII non conoscesse né la ceramica né il tornio, né il forno.

Esclusi i Greci ed i Fenici, restano solo i Siculi. Il tipo delle tombe non è greco, ma si nota una modificazione dell'antichissimo tipo siculo delle tombe aforno. Esso costituisce la maniera più recente dei sepolcri siculi, nel periodo che precede la colonizzazione greca. Siamo in piena età del Bronzo, maquanto alla tecnica della ceramica, al Plemmirio i Siculi non conoscono ancora né tornio, né forno; una novità è qui la decorazione a stecco, rara neivasi siculi, ma che trova riscontro nella necropoli del Molinella; né mancano le forme specificatamente sicule dei bacini e le analogie marcate edinsistenti con le ceramiche orientali di Ilio e Micene, meglio che col continente italico.

A questo stesso periodo appartiene la necropoli di Molinello presso Augusta. Camere spaziose, a forma di tholoi, aperte nei fianchi di unpromontorio roccioso, circondato per due lati da una violenta tortuosità del fiume Molinello (Damyrias), che dopo poche centinaia di metri si scaricanel golfo di Augusta. Il villaggio siculo era al colmo, e la necropoli, piccola ma con bellissime e grandi stanze, si trova, come di solito, sotto il villaggio,al piede delle rupi verticali e poco sopra il corso del fiume.

Essa fu violata in tempi assai remoti, ed i pochi resti di materiali siculi che fu possibile trovare denotano le ricchezze che la necropoli dovevapossedere. Verso la metà del VI secolo, le tombe sicule furono occupate in parte da deposizioni rustiche greche di gente dell'agro megarese: e quantoc'era di siculo fu manomesso o addirittura espulso dalle tombe.

Anche nella necropoli sicula di Cozzo del Pantano, presso Siracusa si nota lo stesso fenomeno. Questi fatti archeologici confermano il violentoimporsi dei coloni greci sulle coste dell'isola del quale fanno cenno le fonti letterarie; ad esempio troviamo qui (Cozzo del Pantano) conferma di

quanto affermò Tucidide[11] cioè che i Greci abbiano cacciato i Siculi dall'Ortigia, perché nessuna delle necropoli circostanti alla città è posteriore alsecolo VIII, anzi sono tutte anteriori a quell'epoca.

III Periodo Siculo (del ferro)

Per approfondire, vedi Età del ferro.

Anello di congiunzione tra il II ed il III periodo siculo è, per certi riguardi, la necropoli di Pantalica. Questa grandiosa necropoli, visitata dal Fazello giànel 1555, sommariamente descritta dal Cavallari, non fu mai occupata dai Greci per modo da distruggere lo stampo schiettamente siculo di essa. Sonoalcune migliaia di sepolcri, alcuni dei quali furono studiati dall'Orsi, frugati forse sin dall'età romana, trasformati in abituri nel Medioevo ed in stalle dipastori. I reperti archeologici risalgono fino al secolo XI a.C.: cadaveri inumati, non combusti, ed il bronzo lì trovato si può avere come sincrono al piùarcaico periodo di Villanova, coincidente o di poco posteriore al periodo miceneo e di certo anteriore a quello della colonizzazione greca in Sicilia.

Anche la necropoli di Tremenzano, seppur disponendo dei caratteri necessari per appartenere al III periodo, non lo rappresenta appieno poiché nonsono molto evidenti i contatti primissimi con la civiltà delle colonie greche. Risulta invece chiaro il III periodo siculo negli scavi della necropoli siculadel Finocchito presso Noto. Il villaggio del Finocchito era in posizione strategicamente vantaggiosa e acconcia alla difesa, dominante più valichi e lasua necropoli si sviluppò attorno ai fianchi meridionali anfrattuosi del monte.I sepolcri sono in una linea, e solo in qualche punto appaiono a file sovrapposte, sono circa 300 tombe, ma sfortunatamente sono state devastate sin datempi antichi. La forma di queste tombe diversifica da quella delle tombe del I e del II periodo siculo. Eccetto poche ellittiche, con volta tondeggiante,esse sono diventate delle stanzette rettangolari, prive di dromos e di anticella, alle quali si accede per un portello preceduto da piccolo padiglione. Lanecropoli di Finocchito è importante per la presenza di due industrie manifatturiere coesistenti, una locale, l'altra straniera, ad esempio nel caso di trepiccolissimi scarabei che sono i primi articoli di questo tipo rinvenuti in una necropoli sicula e che trovano riscontro in articoli analoghi in tombegreco-arcaiche dei secoli VIII e VII. Questo fatto attesta la sempre più forte influenza greca.

Il terzo periodo è dunque riconoscibile in questa necropoli per l'introduzione di elementi greci. La ceramica geometrica greca introduce nuove radicali

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modificazioni in quella sicula che tende all'imitazione.

Origini

Ipotesi I: Origini Centro Italiche

« La regione, che ora chiamasi Italia, anticamente tennero gli Enotri; un certo tempo il loro re era Italo, e allora mutarono il loro nome in Itali;succedendo ad Italo Morgete, furono detti Morgeti; dopo venne un Siculo, che divise le genti, che furono quindi Siculi e Morgeti; e Itali furonoquelli che erano Enotri »(Antioco di Siracusa, in Dionigi di Alicarnasso 1, 12)

In Ellanico[1] gli Elimi sono respinti dagli Enotri e gli Ausoni fuggono gli Iapigi stabilendosi nella regione dell'Etna. Anche secondo Antioco di Siracusala popolazione condotta da Sikelòs sarebbe stata affine agli Enotri (i Siculi sarebbero stati spinti dagli Enotri e dagli Opici, e in un altro frammentonarra l'arrivo di Sikelòs proveniente da Roma presso il Re Morgetes degli Enotri) affinità fondata sulla parentela di Sikelòs con Italos che sarebbe statosuo fratello o suo padre oppure addirittura re dei Siculi.

Secondo Dionigi di Alicarnasso la città di Roma avrebbe avuto come primi abitatori indigeni dei barbari siculi successivamente espulsi dagli Aborigenicon l'aiuto dei Pelasgi mentre i Siculi, respinti, si sarebbero rifugiati in Sicilia e gli Aborigeni si sarebbero estesi sino al fiume Liris assumendo il nomedi Latini, dal re che li avrebbe domati al tempo della guerra troiana. Altre località che poi divennero pelasgiche, come Antemnae, Fescennium, Falerii,Pisae, Saturnia ecc. sarebbero state in origine occupate dai Siculi mentre un quartiere di Tivoli, che ancor oggi conserva il nome di Siciliano, avrebbe

avuto al tempo di Dionigi ancora dei Siculi[12].

Varrone nel De lingua latina[13] considerava i Siculi originari di Roma perché numerose erano le somiglianze tra la lingua loro e quella latina.

Servio[14] considerava addirittura i Siculi giunti dalla Sicilia a Roma, e cioè proprio al contrario di tutte le altre testimonianze. Invece Festo[15] fa iSiculi respinti dai Sacrani o Sabini insieme con i Liguri. Infine Solino li considera tra le più antiche popolazioni dell'Italia con gli Aborigeni gli Auruncii Pelasgi e gli Arcadi.

Anche i Sicani sono ricordati nel Lazio (l'antico Latium vetus[16]),[1] in Solino[17] sia in Plinio il Vecchio[18] dove i Sicani sono considerati popoli della

lega del Monte Albano. Questi stessi Sicani sono ricordati nell'Eneide di Virgilio come alleati dei Rutuli, degli Aurunci, dei Sacrani[19]; Aulo Gellio[20]

e Macrobio[21] li ricordano con gli Aurunci ed i Pelasgi. Evidentemente si tratta non di Sicani ma di Siculi che nella tradizione poetica latina sono staticonfusi tra loro.

Ipotesi II: Origini Liguri

L'altra tradizione di Filisto sarebbe quella che fa dei Siculi una popolazione ligure[22], ed i liguri sarebbero stati coloro che, secondo Tucidide e Dionigidi Alicarnasso, avrebbero spinto le popolazioni sicane dall'Iberia, costringendole ad occupare la Sicilia. Questa tradizione dell'origine ligure dei Siculi si

ritrova in Stefano di Bisanzio[23] in cui si cita un passo di Ellanico e anche in Silio Italico[24] i Siculi sono considerati Liguri. In seguito a questeaffermazioni si è rilevata dagli storici moderni la presenza di nomi di città come Erice, Segesta ed Entella in Liguria.

Ipotesi III: i Liguri-Siculi di Siculo ad Alba Longa

« Anche il nome di Alba s'incontra spesso in Liguria. Un luogo di questo nome trovasi a occidente del Rodano nel territorio degli Elvii. Asettentrione di Massalia (Marsiglia) conosciamo una popolazione montana ligure degli "Aλβιείς", Albienses o Albiei, e nel suo territorio AlbaAugusta. Seguono in direzione orientale sulle coste italiane Albium Intemelium, Albium Ingaunum, Alba Decitia. Non lontana dal versantesettentrionale degli Appennini trovasi sul Tanaro Alba Pompeia. Da ciò viene il quesito, se non sia la stessa voce ligure contenuta nel nome diAlba Longa. Al tentativo di spiegare questo nome con l'aggettivo latino "albus" contraddice non solo che da qualche attributo non siasi giammaiformato un nome di luogo, ma anche la considerazione che l'aspetto di Alba Longa debba destare una impressione opposta all'aggettivo latino.Questo luogo è collocato sopra materiali vulcanici dei monti Albani, e il colore fondamentale della regione è grigioscuro. »(W. Helbih, Die Italiker in Der Poebene, 1879[22])

G. Sergi facendo riferimento alle affermazioni di Helbig sulla strana natura del nome "Alba Longa"[25], conviene che «il colore dei monti Albani èscuro, bluastro quasi, e va al nero in alcune ore del giorno.» Quindi Alba Longa non poteva apparire molto "alba". Ma oltre Alba Longa si hanno nomiderivati da Alba come i monti Albani, il lago Albano, e il più importante di tutti il nome di Albula, già nome del Tevere. Sergi si chiede quindi se AlbaLonga sia stato un abitato Ligure. Nel Lazio non c'è mai stata una tradizione che ricordi i Liguri, ma invece i Siculi, come leggiamo in Dionigi diAlicarnasso:

« La città che dominò in terra e per tutto il mare, e che ora abitano i Romani, secondo quanto viene ricordato, dicesi tenessero gli antichissimibarbari Siculi, stirpe indigena; questi occuparono molte altre regioni d'Italia, e lasciarono sino ai nostri giorni documenti non pochi nè oscuri, e fraquesti alcuni nomi detti Siculi, indicanti le loro antiche abitazioni »(Dionigi di Alicarnasso I, 9; II, 1 (Trad. Sergi))

Ed esaminando i caratteri fisici dei Liguri e dei Siculi, Sergi avrebbe stabilito la loro identità: anche da ricordi archeologici risulta esservi stato unsimile comune costume funerario; e lo scheletro neolitico di Sgurgola presso Anagni era colorato in rosso come gli scheletri neolitici delle AreneCandide, grotte liguri. Liguri e Siculi sarebbero stati quindi due rami dello stesso ceppo umano, solo che, avendo differenti abitati, sarebbero statierroneamente considerati come due razze diverse. La teoria è quindi che quando si parla di questi antichissimi barbari Siculi, primi abitatori dellacittà che poi fu Roma, si tratti di una popolazione ligure-sicula condotta da Siculo.

Troviamo effettivamente riscontro in Filisto di Siracusa che, riportato da Dionigi di Alicarnasso[26], sostiene che la gente, la quale passò dall'Italia inSicilia, non era di Siculi, ma di Liguri condotti da Siculo. Servio scrive che la città da lui denominata "Laurolavinia", composizione delle due,

Laurentum e Lavinium, che si fusero, sorse dove già abitasse Siculos[27]. Antioco di Siracusa ci dice che:

« La regione, che ora chiamasi Italia, anticamente tennero gli Enotri; un certo tempo il loro re era Italo, e allora mutarono il loro nome in Itali;

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Popoli del Mare (n3 ḫ3t.w n p3 ym)in geroglifico

succedendo ad Italo Morgete, furono detti Morgeti; dopo venne un Siculo, che divise le genti, che furono quindi Siculi e Morgeti; e Itali furonoquelli che erano Enotri »(in Dionigi di Alicarnasso, 1,12)

Nel Lazio e in altre regioni d'Italia questa identità di razza dei Siculi con i Liguri è rivelata da un altro fatto, cioè dai nomi dei luoghi, monti, fiumi,laghi, oltre che dalle forme nominali etniche dei rami differenti della stirpe.

Le teorie che abbiamo visto sulle origini centro italiche prima, e liguri poi, si incontrano e si sposano perfettamente in questa terza teoria: Dionigi cheaveva scritto che i Siculi fossero i più antichi abitatori della città che fu Roma, e del territorio latino, narra che i primi aggressori per occupare il loroabitato con lunga guerra furono i cosiddetti Aborigini che avevano chiamato in loro aiuto i Pelasgi. Questi non riuscirono a sconfiggere totalmente iLiguri-Siculi, i quali però, secondo quanto ci riferisce Ellanico Lebio in Dionigi, infine, stanchi delle aggressioni o non potendo resistere ad esse,

avrebbero lasciato il territorio e sarebbero migrati, passando per l'Italia Meridionale, in Sicilia, che da loro avrebbe preso il nome[5]. Non tutti i Liguri-Siculi avrebbero seguito Siculo in Sicilia e sarebbe per questo motivo che si riscontrano tracce liguri-sicule in tante regioni italiane.

Il nome "Alba Longa" e i derivati

La fondazione di Alba, secondo la tradizione che vuol essere storia, così è descritta da Dionigi di Alicarnasso:

« Nel trentesimo anno dopo fondata Lavinio, Ascanio, figlio di Enea, fondò un'altra città; e dai Laurentini e da altri Latini e da quanti altridesideravano una sede migliore, trasportò gente nella città recentemente costrutta, cui aveva posto nome "Alba", la quale in lingua greca vuol direλευκή ("bianca" in italiano), ma per distinguerla da altra città che aveva lo stesso nome, vi aggiunse una parola, che con la prima forma uninsieme, "Alba Longa", cioè, Λευκή µακρά »(Dionigi di Alicarnasso, I, 66)

Quale fosse quest'altra "Alba", e dove, Dionigi non lo dice, né adduce il motivo per il quale la nuova sia detta "Longa" (µακρά).[28]

Livio, invece, scrive:

« is Ascanius, ubicumque et quacumque matre genitus - certe natum Aenea constat - abundante Lavini multitudine florentem iam, ut tum reserant, atque opulentam urbem matri seu novercae relinquit, novam ipse aliam sub Albano monte condidit, quae ab situ porrectae in dorso urbisLonga Alba appellata est »(livio, I, 3)

Qui c'è da osservare che la città si fondava sub monte Albano, vuol dire che già questo monte aveva un nome, che, potrebbe secondo Sergi essereligure-siculo in quanto non potrebbe significare bianco, come sarebbe in lingua latina, per via della palese colorazione scura-bluastra tendente al nerodei monti Albani. Dionigi che aveva preso la tradizione dagli autori della tradizione romana, traduce infatti Alba per Λευκή, Bianca.

Sergi dopo aver esaminato il nome "Alba Longa" passa ad osservare i suoi derivati e si sofferma su "Albula", antico e primitivo nome del Tevere,

come Livio, Plinio, Virgilio (Albula nomen)[29] scrissero. Si conclude che il nome non può aver a che fare con la colorazione in quanto Virgilio stesso

chiama flavus il Tevere perché trasporta sabbia[30], poi ancora lo chiama "caeruleus", "ceruleo"[31], e anche Orazio lo chiama flavum[32].

Esiste un altro fiume Albula nel Piceno, ricordato da Plinio nell'enumerare abitati e fiumi della quinta regione italica, il Piceno; e nomina anche fra

altre città "Numana", a Siculis condita[33]. Ciò significa che la regione era occupata dai Siculi, i quali diedero i nomi dei fiumi e degli abitati secondo illoro linguaggio.

Ancora altro fiume di nome Albinia si trova nel territorio che fu etrusco, ora Albenga, e non perché fosse bianco o albus.

Poi abbiamo ancora una città Alba vicina al Fucino, un monte Alburnus in Lucania, un fiume Alba in Sicilia, ricordato da Diodoro Siculo; e nellaLiguria Alba Pompeia, Alba Decitia, e Albium o Album o Alba Intemelium e Ingaunum; Albiei e Alba nella Provenza; Alba nella Betica, Spagna eAlba fiume a nord-est della Spagna.

Ancor più sorprendente il ricordo di Strabone, che le Alpi prima avevano il nome di Albia, e albius mons era detta la sommita delle Alpi ora Giulie[34].

Ipotesi IV: Un "Popolo del Mare"

Per approfondire, vedi Popoli del mare.

I "Popoli del mare" sarebbero una sorta di confederazione di predoni marittimi[35][36][37][38] che navigavano e razziavano nel Mar Mediterraneo e chetentarono per ben due volte di penetrare in Egitto: alla fine della XIX dinastia e all'inizio della XX dinastia. Nell'iscrizione di Karnak il faraoneMerenptah li chiama "forestieri del mare".

In un'iscrizione, il faraone Merenptah (1208 a.C.) ricorda la sua vittoria su una prima ondata diinvasione, nella quale avrebbe ucciso 6.000 nemici e fatto 9.000 prigionieri. L'attacco venne condottoda una coalizione composta da tre tribù Libiche (Libu, Kehek e Mushuash) e dai "popoli del mare",composti da cinque gruppi (Eqweš o Akawaša, Tereš o Turša, Lukka, Šardana o Šerden e Šekeleš).Un'iscrizione del tempio di Ramesse III a Medinet Habu (Tebe) racconta che, circa venti anni piùtardi, Ramesse III dovette respingere una seconda invasione degli Haunebu. I popoli del mare si eranocoalizzati questa volta con i Filistei ed erano composti da Peleset, Zeker o Tjeker, Šekeleš, Danuna oDenyen, Šerden e Wešeš.

I Šekeleš sono stati messi in relazione con la Sicilia e i Siculi, ma potrebbero identificarsi anche con i Sicani. Sarebbero arrivati nell'isola dopo esserestati respinti in Egitto. Se la teoria che vuole identificare i Šekeleš con i Siculi fosse corretta, essi avrebbero delle origini più traverse di quanto si siamai ipotizzato, e sarebbero giunti in Sicilia dopo essere stati respinti in Egitto. In effetti a dimostrazione di questa tesi c'è il fatto che il re siculo Hyblonaveva lo stesso nome di una divinità come accadeva spesso in Egitto. Secondo alcuni studiosi i Siculi erano una delle tante tribù che popolavano la

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Ricostruzione di una capanna

dell'insediamento di Thapsos

Sardegna e in seguito giunsero in Sicilia, dove si stanziarono e fondarono delle colonie.

I Siculi nella storia

Società

I rinvenimenti archeologici ci danno alcuni indizi anche sul tipo di organizzazione sociale e politica[39]. Un indizio dell'esistenza di un regime collettivodel suolo potrebbe forse essere visto nella comunità di Lipari fino a età arcaica, nel sistema di coltivazione della terra (inizialmente comunitaria, poi

soggetta a lottizzazione privata con redistribuzione ventennale nelle isole minori) adottato dai coloni cnidii inizialmente coabitanti con i nativi[40].

I limiti di segmentazione del patrimonio impliciti in un sistema siffatto impongono la necessità, dopo alcune generazioni, di acquisire nuove terre per lasopravvivenza delle accresciute entità familiari, il che potrebbe spiegare la necessità degli spostamenti di gruppo. La prevalenza dell'economiapastorale risponde bene ai requisiti di gruppi migranti, in quanto gli armenti sono beni "mobili", trasportabili. Altri elementi, che rispondono bene airequisiti di gruppi migranti, sono il fatto che i siculi conoscessero gli equini e li utilizzassero come mezzi di trasporto (forse furono proprio i Siculi adesportare l'uso del cavallo in Sicilia), che conoscessero e praticasero la Caccia e la Pesca.

Esistono infatti dei graffiti con scene di caccia al cervo, figure equestri e pesci rinvenute nel sito di Caratabia[41] (nei pressi della odierna Mineo).

Nel Bronzo Tardo le popolazioni autoctone sembrano caratterizzate da un'organizzazione "centri egemoni"-"centri satellite", da una struttura socialemarcata da accentuati processi di stratificazione e da un'economia centralizzata redistributiva. L'adozione della grotticella artificiale a celle multiple,destinata a deposizioni per più generazioni, suggerisce un ordinamento patriarcale con filiazione di tipo patrilineare ed esprime l'importanza deilignaggi e delle formazioni "gentilizie".

Nella prima età del Ferro diventano comuni le tombe monocellulari, contenenti deposizioni singole o relative a unnumero di individui che non supera la famiglia nucleare o coniugale. Si potrebbe supporre (ad esempio osservandorealtà come Pantalica dove sono presenti sia le grotticelle multiple sia le successive tombe monocellulari)l'esistenza della proprietà privata della terra, inizialmente in mano a grandi famiglie patriarcali (quelle dellegrotticelle a celle multiple), poi trasmessa per eredità portando di conseguenza ad una segmentazione dei lotticoltivabili e della società (si spiegano le tombe monocellullari). In un momento in cui i beni disponibili sonoprevalentemente di produzione locale, l'accesso ad essi è più agevole ed indiscriminato per tutti i membri di unacomunità, donde l'apparenza di un'"eguaglianza" nell'accesso ai beni di consumo. Anche l'aspetto costante siadelle tombe che delle strutture abitative non mostrano segni di grandi disparità sociali.La struttura abitativa più comune era così costituita: sul muro di pietre a secco perimetrale (di forma quasi semprecircolare), internamente intonacato, poggia un tetto conico stramineo, sostenuto da una fila di pali interniall'ambiente e aperto alla sommità in corrispondenza del focolare interno (oppure rettangolare a doppio spioventesorretto da pali lignei inglobati nel muro di pietre a secco nel caso non fosse di forma circolare). Ma all'internodelle tombe non mancano corredi femminili contraddistinti da oggetti di ornamento in bronzo e soprattutto inferro, che inducono a ritenere che in queste comunità l'emergenza sociale fosse ostentata attraverso laconnotazione dell'individuo di sesso femminile.

Nell'VIII secolo l'aumento degli scambi con l'esterno hanno permesso a coloro che li gestivano di acquistareprestigio sociale e potere politico, e ciò stimola all'interno della comunità il coagularsi di gruppi dominanti su baseparentale. L'offerta di beni esotici accresce le differenze economiche e forse anche di status all'interno dellacomunità, marcando un accesso diseguale ai beni in circolazione.

Per quanto riguarda la sfera del "politico", non ci sono sinora nelle deposizioni funebri di comunità autoctone e peninsulari dati sufficienti ariconoscere individui dal prestigio tale da poter loro attribuire le funzioni di "capi". L'unico riferimento all'organizzazione politica è letterario e si deve

a Diodoro[42], che ricorda come ogni centro avesse un basileus, una definizione chiaramente inficiata dall'idea che un autore del I secolo aveva dellafigura di un "capo", il cui riconoscimento nelle comunità tribali è basato su doti personali. Certamente i guerrieri rivestivano un ruolo importanteall'interno della comunità, ma non è possibile identificare in essi delle autorità politiche sulla base dei dati funerari.

Esiste il caso isolato di Pantalica in cui il "Palazzo del Principe" o Anàktoron, suggerirebbe l'esistenza di un capo. Nel vano maggiore meridionale delpalazzo Paolo Orsi rinvenne le tracce di una fonderia di bronzi; da ciò fu portato a ritenere che la lavorazione del metallo fosse nell'antica comunitàuna prerogativa del capo. Per la sua unicità nel panorama della Sicilia protostorica, l'anàktoron di Pantalica, in gran parte di struttura megalitica,venne dallo stesso Orsi fondamentalmente attribuito a maestranze micenee al servizio del principe barbaro.

Economia, Artigianato e Commercio

Agricoltura

La base delle colture dovevano essere orzo e frumenti nudi (grano tenero e duro), cereali di complessa coltivazione ma di buona resa, facili da

trebbiare e da conservare alla latitudine della Sicilia[39]. Anche le leguminose (veccia, fava) dovevano essere importanti per l'apporto di proteine.

Riguardo all'uso delle olive, vediamo che impronte di foglie di oleastro su vasi sono note nell'isola nel Bronzo medio (Sante Croci[43] di Comiso, Cozzodel Pantano, Ustica), ma non si hanno ancora dati certi sulla specie innestata, in grado di produrre olio.Per quanto riguarda la vite, un seme di acino da una capanna della prima età del Ferro di Morgantina è della varietà non coltivata (Vitis silvestris).

Esiste certamente una correlazione causale tra progresso dell'agricoltura e sviluppo delle tecnologie ceramiche necessarie alla fabbricazione deicontenitori per l'immagazzinamento delle eccedenze produttive. La possibilità di immagazzinare provviste è indice di un'organizzazione complessa, dicui in Sicilia fornisce una testimonianza concreta l'insediamneto di Thapsos, con i pithoi conservati in ambienti-magazzino. Nel caso di questo port oftrade (Thapsos per la quantità di reperti egeo-micenei o comunque orientali è ritenuto essere stato una grande meta commerciale), si può forse ritenereche l'intensificazione della produzione agricola fosse mirata non solo al consumo interno, ma anche a essere utilizzata come surplus per gli scambiesterni.

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Per quanto riguarda i sistemi di stoccaggio, in alcune capanne a Morgantina sono stati trovati diversi tipi di contenitori jars/dolia e pithoi: le diversemorfologie e dimensioni presuppongono una destinazione per contenuti diversi, forse non solo per derrate, ma anche per acqua, almeno nel caso diforme a bocca non molto larga. La presenza di impressioni di semi grano su frammenti di argilla semicotta, che costituivano forse il coperchio chesigillava un dolio quadriansato piumato (di medie dimensioni: alt. cm 82), indica una sua funzione come contenitore di granaglie.La testimonianza di tecniche agricole avanzate e specializzate (non solo cerealicole, ma anche arboree) è fornita per il Bronzo finale dall'introduzionedi nuovi strumenti in bronzo, come zappe (asce a cannone traforato) e roncole, spesso - e non a caso - associate (ripostigli di Niscemi, Noto Antica,Castelluccio di Scicli).

Pastorizia

Riguardo alle attività pastorali, non sono ancora molte in Sicilia le analisi paleofaunistiche[39]. Nel Bronzo medio a Thapsos resti di pasto sonocomposti in prevalenza da ossa di caprovini e bovini, con una buona presenza di maiali. Una forte crescita dell'allevamento del bestiame si avverte nelBronzo finale a Lipari.

Nella prima età del Ferro si ha una predominanza dei bovini sui caprovini e una minore incidenza di maiali tra gli animali di allevamento, mentre nonmanca il consumo di animali selvatici (cinghiali e cervi), il che indica l'utilizzazione, mediante la caccia, delle risorse boschive. L'importanzadell'allevamento è testimoniata indirettamente dalla frequente decorazione con protomi bovine delle scodelle, e dall'attività di filatura della lana,documentata dalla ricorrente presenza di fuseruole nei corredi femminili.

Esiti artigianali del consumo delle carni e della macellazione di animali sono dati dalle attività manifatturiere nel campo della concia delle pelli e delcuoio, della lavorazione dell'osso e del corno, della filatura e della tessitura. Una delle fasi della lavorazione della lana, la cardatura, è documentata aMorgantina da un pettine ricavato da un osso animale. Un'altra industria legata all'allevamento è quella casearia, la cui importanza potrebbe esseretestimoniata da appositi vasi destinati alla produzione di formaggi.

Produzione artigianale e metallurgica e Commercio, I Periodo

Nel I Periodo Siculo la produzione sicula è costituita da: coltelli di selce, accette di pietra, ciottoletti forati e conchiglie ad uso di pendaglio,rarissimamente umili perle o fili di bronzo, creta male lavorata e cotta, vasi non torniti, potori cilindrici, calici a doppio manico, ossa ridotte ad utensilidomestici, vasi mono e bicromici una elementare pittura terrosa, quasi ingubbiatura male applicata alla superficie del vaso e però friabile, rare le anse

e decorazione geometrica elementare.[6]

A partire da questo periodo abbiamo anche testimonianza di scambi e commerci con le civiltà orientali: i siculi, dai commercianti orientali ricevevanoa scambio ossa decorate, di lavoro finissimo, lucenti alla superficie, ancora rudi negli incavi. Queste ossa per la loro forma e lavorazione sono una veranovità archeologica, e la loro presenza in tombe attestanti una civiltà così bassa (Necropoli di Cava della Signora) ci porterebbe all'idea di unanacronismo, se l'Orsi non ne avesse scoperti due altri esemplari in una tomba intatta. Anche il vasellame, seppur di elementare decorazione estetica,sembra non avere riscontri nel vasellame italico, ma talvolta ci riporta al vasellame grezzo di Micene e di Troia, e ciò porta alla conclusione che ilnappo siculo sia stato introdotto dall'Oriente, e sia stato imitato e diffuso dai ceramisti locali. L'azione dell'Oriente verso la Sicilia ha già cominciato adesercitarsi in epoca molto anteriore al secolo VIII.

Produzione artigianale e metallurgica e Commercio, II Periodo

A Sud di Siracusa nel piano di Milocca si scoprì a caso un sepolcro siculo contenente vasi grezzi a calice, la cui presenza non è fortuita, né costituisceun fatto isolato, infatti vasi di questo tipo furono trovati anche a Pantalica. Questi vasi con recipiente ora globare, ora espanso a tromba, sia dipinti adecorazione geometrica, sia di tecnica grezza con semplice ingobbatura, siano una caratteristica fin qui non rilevata delle grotte funebri artificialisicule, le quali rappresentano lo stadio intermedio tra l'ultimo finire dell'era neolitica ed il principio dei tempi storici. Essi costituiscono nella forma,

nella tecnica, nella ingubbiatura e nelle ansette una tale unità di tipo e di provenienza da renderli una peculiarità ceramica delle necropoli sicule[6].Però questa specie di vasi ha riscontri nella ceramica micenea e non è improbabile che prototipi metallici orientali siano serviti alla riproduzione diforme nuove per noi, ma già comuni nel mondo orientale greco. Né c'è da meravigliarsi se si pensa che vasi dello stile di Micene ebbero una grandediffusione (Grecia, Asia Minore, Cipro, Palestina, Naukratis in Egitto) e larga estensione cronologica (dal XV al IX secolo a.C.).

Nel secondo periodo siculo i contatti della Sicilia con la Grecia micenea, come l'Orsi ha dimostrato, sono abbastanza vivi e non è improbabile cheassieme ai vasi fittili micenei, alle spade ed alle fibule, s'introducessero anche vasi metallici in numero scarso e poi imitati sul luogo in terracotta. È unaciviltà inferiore che tenta di riprodurre i prodotti importati da una civiltà più avanzata. Orsi crede che la presenza di vasi metallici faccia scomparire lapittura geometrico-empestica, e porti in voga nuove forme vascolari non dipinte. Per la forma ed il contenuto dei sepolcri, Cozzo del Pantano haspeciale importanza, rappresentando tutte le caratteristiche peculiari del secondo Periodo siculo: celle circolari ma più vaste, vere tholoi, sostituzionedel bronzo alla pietra, imitazione micenea, introduzione di nuove forme nella ceramica, tendenza alla totale scomparsa dell'antica e diffusa pitturavascolare, coesistenza di una ceramica che non ancora usa il tornio, ma è progredita nella tecnica con la rozza ceramica indigena. Apparizione di vasie bronzi micenei importati dalla coltura micenea della Grecia eroica per mezzo dei Fenici attestante la vitalità dei contatti e degli scambi in un periodoche precede il secolo VIII (secolo nel quale prese inizio la colonizzazione greca della Sicilia).

Produzione artigianale e metallurgica e Commercio, III Periodo

Nella necropoli di Finocchito la stereotomia delle stanze denota un perfezionamento notevole di mezzi meccanici, in confronto con quelli impiegati

nel I e nel II periodo[6]. Non era più la rozza ascia di basalto, e forse nemmeno quella in bronzo, che qui si adibiva, ma probabilmente asce e scalpellidi ferro, oramai ben conosciuto.Per quanto riguarda la produzione manufatturiera, si riscontrano vasi che designano la coesistenza di due industrie, l'una locale, l'altra straniera. Dauna parte abbiamo i pentolai indigeni che o non conoscevano il tornio, o ne usavano in modo del tutto primitivo, con imperfetta cottura; dall'altra uncerto numero di vasi addita i caratteri della importazione protoellenica. E finalmente altri sembrano di manifattura indigena su modelli stranieri, icosiddetti "protoellenici siculi".

Importante la scoperta di tre piccolissimi scarabei, avvenuta nell'esame della tomba n.15. Sono i primi articoli di questo genere scoperti nelle necropolisicule, ed hanno una notevole importanza cronologica, perché articoli analoghi si hanno anche nelle tombe greco-arcaiche dei secoli VIII e VIIdell'isola; e tanto più cresce il loro valore in quanto si trovano associati ad articoli protoellenici di sicura importazione quali vasetti geometrici e forse

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Protome bovina del centro siculo di

Castiglione (Ragusa)

I laghetti Palici nel 1935

anche fibule.

Cultura e Religione

I Periodo

In base a quanto rinvenuto nella necropoli di Cava della Signora, sappiamo che il rito funebre consisteva nel deporre un numero rilevante non di

cadaveri, ma di scheletri, non distesi, ma accoccolati, come è provato dalle dimensioni molto strette delle cellette[6].

La deposizione rannicchiata del cadavere, che ricorda quella fetale, allude forse a credenze di morte/nascita[39]. Ciò vuol dire che i Siculi si servivanodel processo della scarnitura dei cadaveri, che è proprio di molti popoli dell'antichità e di molte tribù selvagge moderne.

La cosa è provata all'evidenza dalla colorazione in rosso che presentano i cranii di alcuni sepolcri Siculi dei dintorni di Palermo, operazione impossibilesenza previa scarnitura. Era anche costante il rito di accompagnare gli scheletri con lame di selce, alcune delle quali, nel caso nostro, sembranodeposte sul cranio stesso: alla bocca della grotta un vaso, e vasi nelle celle.

II e III Periodo

Nella necropoli del Plemmirio il tipo delle tombe rinvenute non è greco, ma si nota una modificazione dell'antichissimo tipo siculo delle tombe a

forno. Esso costituisce la maniera più recente dei sepolcri siculi, nel periodo che precede la colonizzazione greca.[6]

Nel Bronzo finale è percepibile un culto relativo alle acque sotterranee, considerate portatrici di significati connessi al concetto di fecondità, grazie auna piccola stipe di vasi, ritrovata vicino a una sorgente nel vallone San Giovanni presso Ferla, un piccolo insediamento nel territorio di Pantalica.

Tra i vasi, oltre ai recipienti tipici di Pantalica, si trova una grande scodella con ansa a protome bovina, condecorazione incisa alla spalla e all'interno della protome. Si tratta di un prodotto forse locale, che imita prodottiesotici estranei alla cultura autoctona di Pantalica. La decorazione incisa e la protome rivolta verso l'esterno ladifferenziano dal materiale del Bronzo finale di Lipari, riportandola piuttosto alle forme dell'Italia centrale. Tale

stipe testimonia un culto delle sorgenti con offerte votive[39].

Da quanto è stato rinvenuto nella necropoli di Finocchito, abbiamo nel III periodo siculo (come già nel secondo)una modificazione profonda delle stanze funebri (da rotonde "a tholos", a rettangolari prive di dromos e dianticella, alle quali si accede per un portello preceduto da un piccolo padiglione), e a questa modificazione della

stanza, coincide la modificazione del rito funebre[6].Nel I periodo i morti si chiudono nelle stanzine, sempre accoccolati, talora distribuiti attorno alle pareti, quasi afunebre banchetto; o stipati in vere masse, così da occupare tutta la capienza del vano. Qui il sistema dideposizione è cambiato: i cadaveri distesi ed il capo appoggiato, per lo più, sopra un capezzale di pietra; anche ladeposizione a masse tende a scomparire, ed alcune tombe contengono un solo cadavere; il costume selvaggio delloscarnimento è poi del tutto scomparso. I Siculi di questo III periodo, progrediti in cultura, continuano adaccompagnare i loro morti con numerosa suppellettile funebre. L'adozione del corredo, se esso si deve considerarepredisposto per la sopravvivenza del defunto, alluderebbe, almeno in origine, a credenze nel "doppio", cioè nella

componente immateriale che sopravvive al corpo del defunto (l'anima o lo spirito)[39].

Il Culto dei Palici

Per approfondire, vedi Palici.

Macrobio[44][45] narra che i Siculi avessero un oracolo, nei pressi dei laghetti di Naftia ("lacus ebullientes"), e che durante una carestia, questooracolo dei Palici suggerì ai Siculi di compiere dei sacrifici in onore di un eroe siculo (Pediocrates). Terminata la carestia: «i Siculi raccolserosull'altare dei Palici ogni genere di biade».

Di un altare dei Palici, ricco di doni, situato in un bosco in riva al Simeto, parla anche Virgilio[46]:«Attorno alle correnti del Simeto, dove c'è la pinguee placabile ara dei Palici»

Ravisio nei suoi Officia ci spiega qualcosa in più sul mito che starebbe dietro questo culto: «Vicino al Simeto,fiume della Sicilia, la ninfa Thalia [...] gravida di Giove, per timore di Giunone [moglie e sorella del dio adultero],chiese che la terra si aprisse per lei; cosa che avvenne; ma quando venne la maturità del parto, dalla terra apertasivennero fuori quelle Fonti».

Il mito nasce dal timore per i fenomeni naturali che si verificavano nel lago, ora cessati, ma ampiamente descritti

da Diodoro Siculo[47]. Ovidio[48] e Virgilio[49] menzionano il mito: pare che i fenomeni dovuti a due sorgentisolforoso-termali fossero state personificate nei due gemelli Palici, che, nel mito originario, sarebbero stati figlidell'unico dio (pare fossero monoteisti escludendo le muse e le ninfe) siculo Adrano e della ninfa Etna, poi in unasuccessiva elaborazione figli di Efesto, e poi in una ancora successiva di Talia e Zeus, il quale per insabbiare

l'adulterio (temendo la reazione di Era) nascose Talia sottoterra, dove ella partorì i due gemelli.

L'importanza di questo mito e del relativo culto per i Siculi è palesata dalla ferma decisione di Ducezio di Mene (o Nea) di fondare la città di Palikè inquesto luogo e di farla capitale del suo Regno Siculo, come ci raccontano Macrobio e Virgilio.

Lingua

Per approfondire, vedi Lingua sicula.

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Trascrizioni in varianti dell'alfabeto greco in lingua non greca

Allo stato attuale risultano scarse le testimonianze linguistiche significative lasciate dai Siculi, poiché si hanno numerosi vasi con iscrizioni in varianti

dell'alfabeto greco, in lingua diversa dal greco[50], ma nella maggior parte dei casi l'iscrizione è di una o due parole (in lingua non greca), e quindi ècomplicato studiarne il significato. Nei primi anni sessanta, a Centuripe, è stato ritrovato un askos (vaso schiacciato) che risale al V secolo a.C.,conservato al museo archeologico di Karlsruhe (Germania), che riporta la più lunga iscrizione esistente in siculo (i caratteri sarebbero sempre unavariazione dell'alfabeto greco) il significato dell'iscrizione è legato all'idea di un'offerta del vaso stesso come dono. Dagli studi sulla sintassi e sul lessico

essa risulta essere una lingua di origine indoeuropea, molto imparentata con il latino[51], per cui i Siculi sono spesso inseriti nel gruppo dei cosiddetti

popoli protolatini, con Ausoni, Falisci ed Enotri. Altre teorie, suffragate da interessanti coincidenze[52], riguardo l'origine del linguaggio dei siculi,

vorrebbero quest'ultimo apparentato con il sanscrito, escludendo quindi i Siculi da presunte origini italiche.[53]. Durante gli scavi eseguiti nella zona diAdrano, nell'area dell'antica città detta di Mendolito, una porta cittadina del VI secolo a.C. riporta un'iscrizione in lingua sicula.

Tra il Greco e il Siculo: I dialetti sicilioti

Altri studi sulla lingua sicula si basano sull'analisi degli elementi discordanti tra la lingua greca della madre patria, e i dialetti sicilioti dei greci di Sicilia,

volendo considerare questi elementi frutto dell'influenza che la cultura sicula poteva avere sulle colonie greche. Ad esempio E. Wikén[54]

considerando le parole λύτρα e όγκία che servono a indicare la monetazione nei dialetti sicilioti è colpito dalla corrispondenza dei vocaboli con le

parole latine litra ed uncia.[55] Questa teoria trova riscontro anche nel fatto che Varrone nel De lingua latina[13] giudicava così numerose lesomiglianze tra la lingua sicula e quella latina da considerare i Siculi originari di Roma.Ciò confermerebbe che i Siculi scendendo dall'Italia avrebbero portato con sé il patrimonio lessicale italico proveniente da una base comune latino-ausonio-enotrio-sicula che corrisponderebbe poi ad un linguaggio indo-europeo penetrato coll'immigrazione di genti della stessa razza che ha impostoil proprio lessico in Italia ed in Sicilia.

Il Linguaggio Ligure-Siculo dell'ipotizzata identità Ligure-Sicula

G. Sergi[56] esamina attentamente i rapporti linguistici che potrebbero esserci fra i tratti linguistici siculi e quelli liguri, ma non solo. Inizia il suo studioponendo lo sguardo su alcuni suffissi che egli ritiene caratterizzanti dei linguaggi liguri e siculi.

Un suffisso caratteristico ligure accettato è quello delle parole terminanti in -sco, -asco, -esco, in nomi propri, dovuto alla scoperta di un'anticaiscrizione latina dell'anno 117 a.C., dove trattasi di un giudizio in una controversia territoriale fra Genuenses e Langenses, liguri. Qui s'incontrano inomi di Novasca, Tulelasca, Veraglasca, Vineglasca. Inoltre nella tabula alimentaris riferibile alla disposizione di Traiano imperatore, per soccorrere

di viveri fanciulli e fanciulle, si trovano altri nomi liguri con la stessa terminazione.[57]

Il Zanardello Tito, in alcune sue memorie, tentò di mostrare l'espansione dei nomi con tale suffisso ligure e anche di altri similmente liguri non soltantoin Italia, ma ancora nell'antica Gallia compreso il Belgio; e calcola seguendo il Flechia, che il numero dei nomi italiani col suffisso -sco in alta Italiasupera 250; e simili forme si sono trovate nella valle della Magra, nella Garfagnana e altrove.

Abbiamo nomi etnici Volsci, Osci o Opsci, poi Graviscae, città tenuta dagli Etruschi, Falisci, un popolo o una tribù Japuzkum o Iapuscum delle Tavoleicuvine; e poi Vescellium in Arpinia, Pollusca nel Lazio, Trebula Mutuesca nell'Umbria, Fiscellus, monte ai confini dell'Umbria, ed altri altrove. Poiancora abbiamo il nome di Etrusci e Tusci, che adoperarono i Romani e dopo gl'Italiani e altri.

Altri suffissi:

-la, -lla, -li, -lli , come in Atella, Abella, Sabelli, Trebula, Cursula;

-ia, -nia, -lia, come in Aricia, Medullia, Faleria, Narnia;

-ba, come in Alba, Norba;

-sa, -ssa, come in Alsa, Suasa, Suessa, Issa;

-ca, come in Benacus (Benaca), Numicus (Numica);

-na, come in Artena, Arna, Dertona, Suana;

-ma, come in Auxuma, Ruma, Axima, e forse anche Roma;

-ta, -sta, come in Asta, Segesta, Lista;

-i, come Corioli, Volci o Volsei.

I Capi più importanti

Kokalos

Non si è certi della "siculità" del re Kokalos, in quanto gli storici ci danno su di lui informazioni contrastanti[1]. Conone dice che Minosse venne in

"Sicania" presso Kokalos, qualificandolo però come "re dei Siculi", e Diodoro[58] lo definisce "re sicano".

Da quanto ci dicono Erodoto, Eforo, Filisto, Callimaco, Eraclide Lembos, Conone, Strabone e Diodoro, sappiamo che fu re di una popolazionesiciliana, che aveva la sua capitale nella città di Kamikos, e che lui o le sue figlie uccisero a tradimento Minosse (o "Minoa" secondo EraclideLembos), giunto in Sicilia alla ricerca di Dedalo.

Questo mito del re Kokalos che uccise Minosse è attestato dalla tradizione storica fino dal V secolo a.C. Diodoro[59] ci dice infatti che Antioco di

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Siracusa iniziava la storia della Sicilia con il regno di Kokalos; e già una tragedia di Sofocle[60] ed una commedia di Aristofane erano state ispirate almito di Kokalos.

Italo

Non si sa con certezza chi fosse Italo e a che popolo appartenesse, poiché le informazioni su di lui sono contrastanti. Alcune fonti gli attestano un

ruolo importante nei confronti del popolo siculo: Tucidide[61] lo definisce "uno dei Siculi" il nome del quale avrebbe dato derivazione al nome "Italia",Filisto parla di Italos come del "padre del capo ligure Sikelòs". Mentre Antioco fa riferimento a un Italos "fratello o padre di Siculo o addirittura re dei

Siculi". Infine Antioco di Siracusa [62] lo fa re degli enotri, che proprio per il suo nome si sarebbero poi chiamati "itali", ma lo descrive anche padre diMorgete (dicendo che Morgete gli succede). Siculo invece sembra arrivare dal nulla a "dividere le genti" (i Siculi dai Morgeti).

Siculo

Siculo (o Sikelòs o Siculos), è il presunto Re siculo che avrebbe dato il nome al popolo Siculo e alla Sicilia (Sikelia). La sua figura nella tradizionestoriografica rimane costantemente legata alla storia del popolo Siculo che dall'Italia passò in Sicilia, anche nei casi in cui si suppone che il popolo nonfosse di Siculi, ma di Ausoni o di Liguri, sempre dello stesso popolo, e dello stesso re si parla. Antioco di Siracusa parla di un Siculo indistinto che

sembra comparire dal nulla per dividere le genti, i Siculi dai Morgeti e dagli Itali-Enotri. Filisto di Siracusa, riportato da Dionigi di Alicarnasso[26] dice

che le genti le quali passarono dall'Italia in Sicilia sarebbero state in realtà dei Liguri condotti da Sikelòs figlio di Italos. Servio[63] dice che la città da

lui chiamata "Laurolavinia" sorse dove già abitava "Siculos". Dionigi di Alicarnasso[5] riporta la testimonianza di Ellanico di Mitilene, secondo il qualeSikelòs sarebbe stato re degli Ausoni e avrebbe dato il nome all'isola. Infine Antioco di Siracusa ci dice che Sikelòs sarebbe stato fratello o figlio diItalos e proveniente da Roma presso il Re Morgetes degli Enotri.

Hyblon

Re Hyblon è ricordato da Tucidide nel VI libro de La guerra del Peloponneso per aver concesso ai Megaresi, scacciati prima da Leontinoi e poi daThapsos, la terra per fondare la loro città, e anzi pare ce li abbia condotti di persona. E per ricambiare il favore i Megaresi fuoriusciti diedere il nome

di "Megara Hyblaea" alla città in onore di Re Hyblon[64].

Re Hyblon è ricordato come l'ultimo Re del Regno Siculo di Hybla (recentemente identificata in Pantalica), egli fece strenua resistenza ai progettiegemonici di Siracusa. Il sostegno ai Megaresi appena citato, ad esempio, è parte del gioco di alleanze che Hyblon aveva studiato per contrastareSiracusa. Siracusa era al momento sotto influenza di Corinto, storica nemica di Megara, così Hyblon fece in modo che il conflitto fra le due cittàgreche si ripetesse parallelamente anche in Sicilia. Ma servì a poco: prima i Siracusani (Corinzi) presero Ortigia, poi, molti anni dopo Gelone di Gela,prese sia Siracusa che Megara Hyblaea conquistando così l'intera Sicilia Orientale.

Ducezio

Ducezio nacque nel 488 a.C. nei pressi di Nea (Noto)[65] oppure a Mene (o Menaion in greco, l'odierna Mineo)[66]. Ducezio aveva dimostrato le suedoti di generale già quando aveva partecipato all'assedio di Etna a fianco dei Siracusani contro Dinomene costringendo la popolazione a fuggire, e arifugiarsi sui monti ad est di Centuripe, ad Inessa ribattezzata Etna.È dopo questo episodio che ha inizio il "momento di Ducezio", ossia il ventennio circa (tra il 461 e il 440 a.C.) in cui egli dominò lo scenario militare epolitico della Sicilia Orientale, questo "momento" è stato anche definito da F. Cordano " il momento della migliore autocoscienza dei Siculi".

L'importanza che le alleanze sicule avevano avuto per le colonie greche in vari conflitti, insieme al quadro politico fosco in Sicilia centro Orientale conTrasibulo a Syrakos e Trasideo ad Akragas che da Diodoro furono definiti "violenti e assassini", iniziarono ad alimentare l'idea, in molti siculi e inDucezio, che fosse il momento buono per liberarsi dall'oppressione greca, e che il popolo siculo, forte dei successi militari ottenuti nel passato recentea fianco di eserciti sicilioti, riaffermasse la supremazia sulla propria terra. Nel 459 a.C. ricostruì. Così dal 460 a.C. fu Re dei siculi, e tra il 460 a.C. e il453 a.C. fondò e ricostruì varie città quali Menai e Palikè.

Nel 450 a.C. venne però sconfitto a Nomai (forse in provincia di Agrigento) e successivamente a Motyon (vicino San Cataldo). Fu infine esiliato aCorinto. Nel 444 a.C. rientrò in Sicilia con un gruppo di coloni Corinzi e fondò Kalè Aktè su incarico di un oracolo (forse quello di Dodona(http://www.amedit.it/PDFarcheostoriatradizioni/Anna%20Maria%20Prestianni%20Giallombardo%20-%20Ducezio,%20l%27oracolo%20e%20la%20fondazione%20di%20Kale%20Akte.pdf)),presso l'odierna Caronia; lì morì quattro anni dopo, nello stesso anno della distruzione di Palikè.

Nella narrazione diodorea il "momento di Ducezio" è diviso in due parti e in due libri differenti: si dipana più consistente nella parte finale del libro

XI [67], dove si collocano, a partire dall'anno 461/60 gli episodi esaltanti della rapida conquista. Nella parte iniziale del libro XII invece, trova posto

l'esilio di Ducezio e il suo ritorno in Sicilia per la fondazione di Kale Akte[68], quindi la sua morte e la riconquista siracusana dei centri siculi sino alla

caduta di Trinakrie[69].

Le città più importanti

Kalè Akté

Riguardo alla fondazione di Kale Akte (Calatte), Diodoro è la sola nostra fonte sull'episodio e ne fornisce notizia in due diversi luoghi del libro XII

della Bibliotheke: a 8, 2 e a 29, 1.[70] Pare che Ducezio, in esilio a Corinto, dopo la sconfitta del 450 a.C., avesse ricevuto l'incarico, non si sa bene daquale Oracolo (Anna Maria Prestianni Giallombardo teorizza per una serie di motivi (http://www.amedit.it/PDFarcheostoriatradizioni/Anna%20Maria%20Prestianni%20Giallombardo%20-%20Ducezio,%20l%27oracolo%20e%20la%20fondazione%20di%20Kale%20Akte.pdf) chesia l'Oracolo di Dodona), di fondare Kalè Aktè, o forse di popolare la "bella costa" in Sicilia. Così con un gruppo di coloni Corinzi tornò in Sicilia nel444 a.C. e fondò Kalè Aktè, l'ultima città di fondazione sicula, nella quale egli morì quattro anni dopo nel 440 a.C.

Kamikos

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Della città di Kamikos sappiamo[71] che essa sarebbe stata la città capitale del regno di Kokalos[1], avrebbe ospitato Dedalo e poi Minosse, il qualeperò avrebbe incontrato, proprio in questo luogo, la morte per mano del re Kokalos o delle sue figlie.La natura sicula o sicana della città dipende dalla natura del regno di Kokalos, ma anche quella di quest'ultimo non è accertabile con chiarezza, acausa delle contrastanti informazioni lasciateci dagli storici.

Riguardo all'ubicazione della città, Paolo Enrico Arias[72] propone che essa sia vicina ad Agrigento ma senza certezze; però aggiunge che il Bérardpensa che essa possa essere nei pressi di Sant'Angelo Muxaro, teoria che troverebbe riscontro in due fatti:

la località si trova su di un fiume, come ci dicono le fonti antiche;1.l'Orsi vi ha rinvenuto un genere di ceramica di chiara impronta rodio-cretese, quanto mai importante e non frequente in quella parte della Sicilia.2.

Menai

Fondata o ricostruita secondo le fonti da Ducezio[73] nel 459 a.C. nel sito di un antico villaggio indigeno nei pressi di un importante santuarionon-ellenico col nome di Menai (o "Menaion" in Greco e "Mene" in Latino), sarebbe stata anche il luogo in cui lo stesso Ducezio sarebbe nato nel 488a.C. Con la sconfitta del condottiero Siculo da parte dei Siracusani nel 450 a.C. la città perde la sua centralità.

Morgantina

Secondo la leggenda[74] un gruppo di Morgeti (quei "siculi" che, secondo quanto dice Antioco Morgete anziché Siculo) guidato dal mitico re Morges(Morgete, erede, come Siculo, di Italo, sempre secondo Antioco), fondò nel X secolo a.C. la città di Morgantina (Morganthion) sul colle dellaCittadella. Per oltre trecento anni i Morgeti occuparono il luogo, integrandosi con le altre popolazioni affini dell'interno e prosperando grazie allosfruttamento agricolo della vasta pianura del Gornalunga.Verso la metà del VI secolo a.C. Greci di origine calcidese giunsero a Morgantina si insediarono nella città convivendo abbastanza pacificamente con iprecedenti abitanti, come sembra testimoniare la mescolanza di elementi culturali nei corredi funebri. I coloni calcidesi assimilando la religiosità deiMorgeti trasformarono la Dea Madre nelle loro divinità Demetra e Persefone per come testimoniato dai famosi acroliti teste marmoree complete dimani e piedi con il corpo composto da materiale deperibile risalenti agli anni 525-510 a.C. La città sembra venisse distrutta una prima volta alla finedel secolo, ad opera del tiranno di Gela, Ippocrate. Nel 459 a.C., la città venne presa e distrutta da Ducezio, condottiero dei Siculi, durante la rivoltacontro il dominio greco, così come ci racconta Diodoro Siculo nella sua Bibliotheca. La città fu probabilmente in seguito abbandonata come centroabitato.

Palikè

Palikè venne rifondata da Ducezio nel 453 a.C.[75]. La città fu fondata sull'altura che domina la pianura dove si trovava l'antico santuario dei Palici,divinità indigene ben presto inserite nel pantheon greco. All'età arcaica risalgono le più antiche strutture che si possono attribuire al santuario deiPalici che viene ricostruito con strutture monumentali quali portici e sala da banchetto nel V secolo a.C. probabilmente grazie all'iniziativa di Ducezio,capo siculo che avrebbe fissato la sede della sua lega di città sicule proprio presso il santuario del Palici. Il tempio sarebbe sorto sulle rive mefitiche dellaghetto, dove si svolgevano alcuni riti tramite i quali i sacerdoti eseguivano vaticini e ordalie.

Pantalica-Hybla

Dionisio Mollica nel suo Nel Regno dei Siculi. Pantalica, la Valle dell'Anapo e Sortino parla del centro siculo e propone che il nome Pantalicapotrebbe derivare da "Pentelite", che, in età greca, indicava simbolicamente un luogo privo di una funzione urbana. L'identificazione storica piùaccreditata riconduce Pantalica al Regno di Hybla (anche per la presenza dell'eccezionale Palazzo del Principe unico nel contesto delle costruzioni

sicule), anche se in passato si era proposta anche l'identificazione con l'antica città di Erbesso[64]. La civiltà iniziale di Pantalica sarebbe stata Sicana,

poi i Sicani avrebbero lasciato il posto ai Siculi fuggendoli verso la parte meridionale ed occidentale dell'isola[76]. Fiorisce la Pantalica dei Siculi che,fra alterne vicende diventerà il più importante abitato della Sicilia Orientale, la Hybla del Regno siculo di Re Hyblon.

Sono in molti gli storici che hanno deciso di identificare Pantalica con l'antica Hybla. Secondo tale ricostruzione, avanzata dall'archeologo franceseFrancois Villard (e sostenuta in seguito da Bernabò Brea, Tusa ed altri), i Siculi, nel corso dell'insediamento sulle montagne di Pantalica, fondaronoHybla. Con la fine della civiltà sicula a Pantalica (non dovuta a sconfitte militari o annessioni, ma all'emigrazione di massa verso le fiorenti città grechee siciliote), avvenuta tra l'VIII il VII secolo a.C., inizia uno dei periodi più misteriosi e controversi della storia di questa terra. In effetti, se in via diprincipio sarebbe logico presumere uno stanziamento di civiltà greca a Pantalica, di tale insediamento non esistono prove certe.

I conflitti più importanti

Contro gli Aborigini e i Pelasgi

In Dionigi di Alicarnasso leggiamo che i primi aggressori dei Siculi (o Liguri-Siculi), quando essi ancora si trovavano in Italia peninsulare furono icosiddetti Aborigini che avevano chiamato in loro aiuto i Pelasgi. Questi non riuscirono a sconfiggere totalmente i Liguri-Siculi, i quali però, secondo

quanto ci riferisce Ellanico Lesbio in Dionigi[5], infine, stanchi delle aggressioni o non potendo resistere ad esse, avrebbero lasciato il territorio esarebbero migrati, passando per l'Italia Meridionale, in Sicilia.

Contro gli Egizi

Volendo prendere per buona la teoria che i Siculi fossero uno dei "Popoli del Mare"[77], possiamo citare fra i conflitti più importanti anche i dueattacchi all'Egitto, il primo alla fine della XIX dinastia e il secondo all'inizio della XX. I Siculi avrebbero preso parte al conflitto sotto il regno delfaraone Merneptah (o Merneptah / Merneptah) nel 1208 a.C., membri di una coalizione guidata dai libici contro l'Egitto (come ci tramanda la grandeiscrizione del tempio di Karnak). I "Shekelesh" che non furono uccisi in battaglia, furono catturati e fatti prigionieri, e il loro popolo fu menzionatosulla stele di Athribis e la colonna del Cairo.

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Sotto il regno di Ramses III, nel 1176 a.C., (anno ottavo della Dinastia) nell'iscrizione sulle pareti del tempio di Medinet Habu, i Siculi sono menzionaticome membri di una potente confederazione di popolazioni che hanno devastato il regno Hatti, il Cilicia, Carchemish e Arzawa. L'inscrizione terminadescrivendo la vittoria del faraone contro la Confederazione.

Contro i Cretesi

Sempre accettando che Kokalos fosse un re Siculo (e la cosa non è certa), enumerando i conflitti famosi ai quali i Siculi avrebbero preso parte

possiamo menzionare il conflitto originato dall'uccisione di Minosse, giunto in Sicilia alla ricerca di Dedalo, per mano di Kokalos o delle sue figlie[1].

Erodoto[78] racconta della ricerca fatta da Minosse dell'eroe Dedalo e della sua morte violenta che si tentò di vendicare con una spedizione cretese;Callimaco allude all'origine cretese di Minoa ed alla morte di Minosse per opera delle figlie di Kokalos; Minosse sarebbe stato ucciso secondo

Conone[79] dalle figlie di Kokalos e per questo sarebbe scoppiata una guerra tra Cretesi e Siculi, per la quale i primi, vinti, sarebbero fuggiti sulle coste

della Puglia assumendo il nome di Iapigi e ripartendo più tardi per la Macedonia, oppure secondo Diodoro[58] sarebbero rimasti in Sicilia fondandoMinoa in onore del loro eroe.

Resistenza contro i coloni di Syrakos

Re Hyblon[64] si era proposto come la testa di ponte che avrebbe dettato le regole dell'insediamento greco nella costa orientale dell'Isola, e dovel'intesa decadde e venne meno (e fallì a due passi dal pacifico insediamento in Megara: a Siracusa) si ebbe un conflitto armato. Siracusa (presa danobili esuli di Corinto) aggredì e sottomise i Siculi di Ortigia; i Corinzi erano al contempo nemici dei Megaresi, pacifici ospiti di Hyblon. Hyblon avevacercato di riproporre in Sicilia il contrasto in vigore in Grecia tra Corinto e Megara per sconfiggere i Sicusani con l'aiuto dei Megaresi.

Dopo la conquista del piccolo sito commerciale di Ortigia si ebbe una vera fondazione di città, Siracusa, nel secolo VIII (si ricostruirono tre date: 756,733, 710 a.C.) e fu retta da un governo aristocratico fino al V secolo a.C., quando subì la stessa sorte di Corinto - con circa un secolo di ritardo - perl'agire di Gelone, già tiranno di Gela.

Megara Iblea transita anch'essa sotto tirannide nel 480 a.C. per l'agire di Gelone di Siracusa (già tiranno di Gela) che, alleato col fratello Gerone diGela e col suocero Terone di Agrigento, conquistò l'intera Sicilia Orientale (che altro non è che il perduto regno di Iblone) fino a Catana, Etna eAdrano.

Contro i Sicilioti di Etna, Syrakos e Akragas

I siculi di Ducezio[80] furono protagonisti di una grande campagna contro praticamente tutti i grossi centri Sicilioti della Sicilia Centro-Orientale. Giàqualche anno prima gli eserciti siculi erano risultati vittoriosi nella coalizione di Siculi di insorti Siracusani e di Akragas, Gela, Selinunte e Imera controTrasibulo di Siracusa, riuscendo a rovesciare il tiranno. Tra il 466 a.C. e il 461 a.C. i Siculi di Ducezio fecero parte di una coalizione Siculo-Siracusanacontro Etna, governata allora da Diomene. La vittoria della coalizione costrinse la popolazione di Etna a fuggire, rifugiandosi sui monti ad est diCenturipe ad Inessa che fu allora ribattezzata "Etna".

Successivamente Ducezio, forte della recente vittoria militare e del malcoltento siculo per la secolare oppressione greca, si erse a capo di una legasicula divenendo praticamente il Re dei Siculi. Nel 460 a.C. conquistò Etna-Inessa, nel 459 a.C. ricostruì Mene (Menaion in greco) e distrusseMorgantina. Nel 453 a.C. fondò Palikè e ne fece la capitale del suo stato. Poi conquistò anche Agnone, ma nel 452 a.C. "Syrakos" e "Akragas" glidichiararono guerra scendendo in campo a fianco delle colonie greche. Nel 450 a.C. venne sconfitto a Nomai e successivamente a Motyon e fu quindiesiliato a Corinto.

Note

^ a b c d e f g h Paolo Enrico Arias, "Problemisui Siculi e sugli Etruschi", Catania,Crisafulli Editore, 5 aprile 1943.

1.

^ Tucid., Storie, IV, 22.^ V,6,3-43.^ I, 9; II, 14.^ a b c d I,225.^ a b c d e f g h Giacomo Tropea, Rivista diStoria antica e Scienze affini, "Gli StudiSiculi di Paolo Orsi", Messina, D'Amico,1895, Anno I, n.2.

6.

^ l'unico lavoro esistente era vecchio esorpassato: E. Von Andrian, PraehistorischeStudien aus Sicilien, Berlino 1878

7.

^ FREEMAN, History of Sicily, I p.101,125segg.; cfr. PATRONI in "L'Anthropologie"VIII pag. 133 segg., Id. La Preistoria Milano1937 I, pag. 184 segg. e 339 segg.

8.

^ Basilio Modestov in una memoria del"Journal du ministère de l'Instructionpublique à Saint-Petersboug" del 1897 e inIntroduction à l'Histoire Romaine, Par 1907pag. 128 segg., dopo aver esaminato le fontiche affermano l'esistenza dei Siculi nel Lazio(Virg. Aen. VII, 795; Varrone, de l. l. V, 101ecc.) sorvola sul passaggio dei Siculi inSicilia ammettendo che esso sia avvenutosotto la pressione dei diversi popoli quali gliOpici gli Enotri gli Iapigi, e che esso abbia

9.

avuto luogo in Sicilia alla fine dell'epocaneolitica andando incontro allaperiodizzazione dei reperti archeologici chevorrebbero il I periodo siculo in etàeneolitica.^ Arte e Civiltà della Sicilia antica, Roma1935 I, pag. 142 e segg.

10.

^ VI,311.^ Dion. Hal. IX, 9 1-4; I, 16, 512.^ a b V,10113.^ ad Aen. III, 50014.^ 32115.^ Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III,56.

16.

^ II,817.^ Nat. Hist. III, 6918.^ Aen. VII, 795; VIII, 328 XI, 31719.^ N. A. I, 1020.^ I,5,121.^ a b G. Sergi, Piccola Biblioteca di ScienzeModerne, "Da Albalonga a Roma. Iniziodell'incivilimento in Italia, ovvero Liguri eSiculi", Torino, Fratelli Bocca Editori,Tipografia Silvestrelli & Cappelletto, 1934

22.

^ Steph. Byz. pag.565-68 s.v. Σικελία23.^ XIV,37-3824.^ G. Sergi,Piccole Biblioteche di ScienzeModerne:"Da Albalonga a Roma, Iniziodell'incivilimento in Italia, ovvero Liguri eSiculi", Torino, F.lli Bocca Editori, Tipografia

25.

Silvestrelli&Cappelletto, 1934 pag. 3 e segg.^ a b I,3226.^ Ad Aen., I,927.^ G. Sergi, Piccola Biblioteca di ScienzeModerne, Da Albalonga a Roma. Iniziodell'incivilimento in Italia, ovvero Liguri eSiculi, Torino, Fratelli Bocca Editori,Tipografia Silvestrelli & Cappelletto, 1934

28.

^ Aen, VIII, 330-229.^ Aen., VII, 30-230.^ Aen., VIII, 6431.^ Carm., I, 232.^ N.H., III, 13[18]33.^ Strab. IV34.^ cfr. [1] (http://www.touregypt.net/featurestories/seapeople.htm)

35.

^ Jean Faucounau, Les Peuples de la Mer etleur Histoire, Éditions L'Harmattan, 2003(ISBN 978-2-7475-4369-9)

36.

^ Jean-Jacques Prado, L'Invasion de laMéditerranée par les Peuples de l'Océan -XIIIe siècle avant Jésus-Christ, ÉditionsL'Harmattan, 1992 (ISBN978-2-7384-1234-8)

37.

^ (EN) James Henry Breasted, AncientRecords of Egypt: Historical Documentsfrom the Earliest Times to the PersianConquest, collected, edited, and translated,with Commentary. (5 volumes), University ofChicago Press, Chicago, 1906–1907 (réimpr.

38.

Siculi - Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Siculi

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2001: University of Illinois Press)^ a b c d e f Rosa Maria Albanese Procelli,"Sicani, Siculi, Elimi. Forme di identità,modi di contatto e processi ditrasformazione", Milano, Longanesi & C.,2003

39.

^ Diod. V,940.^ I graffiti di Caratabia(http://www.siciliafotografica.it/homesic/index.php?option=com_content&task=view&id=163&Itemid=102)

41.

^ V,6,242.^ http://blia.it/archeologia/orsi1926.pdf43.^ V, 19,22 e 19,3044.^ culti miti e leggende dell'antica sicilia -Palici (http://www.lasiciliainrete.it/STORIAECULTURA/culti_miti_SICILIA/2_cultidiorigineindigena/palici.htm)

45.

^ Aen. IX, 845 e segg.46.^ XI, 8947.^ V, 40648.^ IX, 58549.^ Hesperìa, 16: Studi sulla grecità dioccidente, "Il Guerriero di Castiglione diRagusa, Greci e Siculi nella Siciliasud-orientale", a cura di Lorenzo Braccesi,Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER,2002

50.

^ Una tesi però respinta da alcuni studiosi, in51.

particolare da Vittore Pisani.^ Adrano - CT siculina(http://www.siculina.it/Adrano%20CT%20siculina.htm)

52.

^ Enrico Caltagirone, La lingua dei siculi,Marna, 2003

53.

^ E. Wikén, Die Kunde der Hellenen vondem Lande und den Wolkern derApenninenhalbinsel bis 300 v. Chr, Lund1937 pagg 62 segg.

54.

^ Paolo Enrico Arias, "Problemi sui Siculi esugli Etruschi", Catania, Crisafulli Editore, 5aprile 1943

55.

^ "Da Albalonga a Roma, Iniziodell'incivilimento in Italia ovvero Liguri eSiculi"

56.

^ G. Sergi, Piccola Biblioteca di ScienzeModerne, "Da Albalonga a Roma. Iniziodell'incivilimento in Italia, ovvero Liguri eSiculi", Torino, Fratelli Bocca Editori,Tipografia Silvestrelli & Cappelletto, 1934

57.

^ a b IV, 76-8058.^ XII, 71, 259.^ Soph. apd. Athen III, 86, C; IX, 388 E60.^ Storie,Libro IV, cap 261.^ Dionigi di Alicarnasso 1,1262.^ Ad Aen., I, 963.^ a b c Dionisio Mollica, Nel regno dei siculi.64.

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66.

^ 76, 3; 78, 5; 88, 6; 90,1; 91, 1-4; 92, 1-467.^ 12, 8, 268.^ 12, 29, 169.^ Documento (http://www.amedit.it/PDFarcheostoriatradizioni/Anna%20Maria%20Prestianni%20Giallombardo%20-%20Ducezio,%20

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^ Diodoro Siculo IV, 76-8071.^ Problemi sui Siculi e sugli Etruschi"Catania, Crisafulli Editore, 1943 pag. 19

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^ (Diodoro Siculo, Bibliotheca, XI 91, 2)73.^ (Strabone VI, 257 e 270)74.^ (Diodoro Siculo, Bibliotheca, XI)75.^ Tucidide IV, 276.^ Egypt: Who Were the Sea People(http://www.touregypt.net/featurestories/seapeople.htm)

77.

^ VII, 160-17178.^ Narrat. XXV79.^ (Diodoro Siculo, Bibliotheca, XI)80.

Voci correlate

Antichi popoli di SiciliaLiguriProtolatiniAusoniFalisci

ElimiEnotriOpiciMorgetiItaliLatini

SicaniSiceliotiDucezioPopoli del MareSyntèleia

Bibliografia

Monografie

G. Sergi, Piccola Biblioteca di Scienze Moderne, "Da Albalonga a Roma. Inizio dell'incivilimento in Italia, ovvero Liguri e Siculi", Torino,Fratelli Bocca Editori, Tipografia Silvestrelli & Cappelletto, 1934.Paolo Enrico Arias, "Problemi sui Siculi e sugli Etruschi", Catania, Crisafulli Editore, 5 aprile 1943.Roberto Bosi, "L'Italia prima dei Romani", Milano, Gruppo editoriale Fabbri, Bompiani, Sonzogno, Etas SpA, 1989.Carmine Ampolo, "Italia omnium terrarum parens : la civiltà degli Enotri, Choni, Ausoni, Sanniti, ucani, Brettii, Sicani, Siculi,Elimi",Milano, Libri Scheiwiller, 1989.Dionisio Mollica, Nel regno dei siculi. Pantalica e la valle dell'Anap,o e Sortino, Sortino (SR), Flaccavento, Tipolitografia Tumino, 1996.ISBN/ISSN/EAN 10058Hesperìa, 16: Studi sulla grecità di occidente, "Il Guerriero di Castiglione di Ragusa, Greci e Siculi nella Sicilia sud-orientale", a cura diLorenzo Braccesi, Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2002. ISBN 88-8265-163-0Rosa Maria Albanese Procelli, "Sicani, Siculi, Elimi. Forme di identità, modi di contatto e processi di trasformazione", Milano, Longanesi &C., 2003. ISBN 88-304-1684-3(FR) Jean Faucounau, Les Peuples de la Mer et leur Histoire, Éditions L'Harmattan, 2003. ISBN 978-2-7475-4369-9(FR) Jean-Jacques Prado, L'Invasion de la Méditerranée par les Peuples de l'Océan - XIIIe siècle avant Jésus-Christ, Éditions L'Harmattan,1992. ISBN 978-2-7384-1234-8(EN) James Henry Breasted, Ancient Records of Egypt: Historical Documents from the Earliest Times to the Persian Conquest, collected,edited, and translated, with Commentary. (5 volumes), University of Chicago Press, Chicago, 1906 – 1907 (réimpr. 2001: University of IllinoisPress).

Saggi

Giacomo Tropea, Rivista di Storia antica e Scienze affini, "Gli Studi Siculi di Paolo Orsi", Messina, D'Amico, 1895, Anno I, n.2. p 1-16.Anna Maria Prestianni Giallombardo, Ducezio, l'oracolo e la fondazione di Kale Akte, Universita di Messina, p 135-149. (http://www.amedit.it/PDFarcheostoriatradizioni/Anna%20Maria%20Prestianni%20Giallombardo%20-%20Ducezio,%20l%27oracolo%20e%20la%20fondazione%20di%20Kale%20Akte.pdf)Roberto Marino, Il mistero dei siculi - Edizioni Stella del Mare

Collegamenti esterni

Da Palikè a Palagonia (http://www.amedit.it/PDFarcheostoriatradizioni

/cenni%20storici%20su%20palagonia.pdf)I Popoli del Mare (http://www.reocities.com/SoHo/Workshop/3799/popoli_mare.htm)

Siculi - Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Siculi

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Saudi Aramco World: Who were the Sea People?(http://www.saudiaramcoworld.com/issue/199503/who.were.the.sea.people..htm)PANTALICA e le CIVILTA' PREISTORICHE NELLA SICILIASUD-ORIENTALE (http://www.archeologia.com/~pantalica/index.html)La Sicilia Preistorica (http://www.guidasicilia.it/ita/main/storia/storiaAntica.htm)Il Culto dei Palici (http://www.amedit.it/vecchio%20sito

/tradistorarcheo/cultopalici/cultopalici.htm)I Siculi: Fine di un ethnos (http://www.siciliantica.it/download/03_%20Emilio_Galvagno.pdf)Palikè e la Nuova Palica: Palagonia (http://www.amedit.it/palagonia/indexpalagonia.htm)Ducezio come simbolo attuale (http://www.cataniaperte.com/letteratura/autori/giuseppevazzana/ducezio_simbolo1.pdf)Sicilia Antica Sortino (http://www.sicilianticasortino.it/)La Sicilia in Rete (http://www.lasiciliainrete.it/)

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