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AN INTERNATIONAL JOURNAL OF CODICOLOGY AND PALAEOGRAPHY

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SOMMARIO

S*7+.0 A3301)*(, Manu mea subscripsi. Considerazioni sulla cultura scritta ad Arezzo tra ix e inizio xi secolo H

S0)0.( A77*)(2*, Per una storia del libro latino antico: i papiri latini di contenuto letterario dal i sec. a.C. aliex.-ii"#$ d.C. IH

M()*+ C(,(--+, N(2(-/*( P033>, Restaurando Zenone. Note bibliologiche a papiri dell’Archivio JK

M()/+ D’A1+-2*.+, Tre codici e una data LM

F3(4*( D0 R6?0*-, La capitale damasiana a Tours: esperimenti ed e%mere primavere LK

D+.(3A F. J(/<-+., A delivery of Greek manuscripts in &'(' KM

B()?()( L+7(1*-2)+, Osservazioni sulla denominazione delle scritture slave KK

P(+3+ R(A*/*+22*, Virgilio: le fonti di interesse papirologico esaminate da un paleografo NH

C(20)*.( T)*-2(.+, La Bibbia ‘bizantina’ di S. Daniele del Friuli: la costruzione di uno strumento di propa-ganda regia HK

Indici «Scripta» · ) · *+,+ OOH

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AbstractIn this article an analysis is given of the Latin literary papyribetween the ist century B.C., period to which the most an-cient Latin volumina can be assigned, and the iex.-iiin. A.D.,the date of the *rst Latin book in the form of a codex.Graphical and material skills, by which they di+er from thecontemporary Greek books on papyrus roll, are described.Such skills tend to disappear during the ii century A.D., andthis is due to the gradually stronger in,uence of the Greekbibliological models on the Latin. Papyri from the “Villadei Papiri” in Herculaneum, the fortress of Masada inPalestine and Egypt are described. Accounts are given ofthe di+erent level of the Capital script that can be seen inthese papyri. Part of the essay is dedicated to the other writ-ing supports of the Roman world, like the wooden (andwaxed) tablets and the parchment folia, both of which tes-tify the old and continuous familiarity of the Romans withthe form of the codex. Literary sources dealing with the his-tory and the format of the book are also discussed, and spe-cial attention is paid to those concerning the interpunctio.

ttraverso un riesame dei papiri latini di conte-nuto letterario più “antichi”, databili tra il i sec.

a.C., momento di de*nitiva a+ermazione del volumencome formato canonico del libro letterario in ambitolatino, e il iex.-iiin. sec. d.C., epoca cui si data comune-mente il primo libro latino noto in forma di codex(POxy 30), mi propongo di de*nire le caratteristichedel libro latino in forma di volumen e di illustrare al-cune considerazioni sulle trasformazioni che occor-rono a partire dal ii sec., dovute, come si vedrà, so-prattutto all’in,usso delle pratiche librarie greche.

In primis saranno discussi i frammenti provenientida contesti “cronologicamente chiusi”: la Villa dei Pa-piri di Ercolano, con un’analisi dei PHerc solo di re-

cente riconosciuti come latini; la fortezza di Masadain Palestina. Essi o+rono per i reperti precisi terminicronologici: nel caso di Ercolano, terminus ante quemè l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.; nel caso di Masa-da, terminus post quem è l’espugnazione della fortezzada parte dei Romani nel periodo compreso tra il 73 eil 74 d.C. Di seguito saranno presi in esame i papiri diprovenienza egiziana, che costituiscono la documen-tazione numericamente maggiore e sotto ogni aspet-to più articolata, all’interno della quale si possono tuttavia rintracciare alcuni solidi appigli temporali.Spazio verrà dedicato agli altri supporti scrittori delmondo antico: tavolette lignee e fascicoli pergamena-cei. Più volte si farà riferimento alle testimonianze letterarie: per il periodo compreso tra i secolo a.C. ei d.C., infatti, risulta utile integrare gli indizi ricavabi-li dai papiri rinvenuti negli scavi con quanto si può desumere dalle fonti letterarie; la letteratura latinadell’epoca è ricca di riferimenti alle fattezze materialidel libro e fornisce così preziose informazioni di ca-rattere bibliologico.1

i. Scrittura latina a Ercolano.I papiri della Villa dei Pisoni

e i ritrovamenti al di fuori di essa

La rappresentanza di papiri latini antichi più signi*-cativa, anche sotto il pro*lo quantitativo, è quellaemersa grazie agli scavi della cosiddetta Villa dei Pa-piri di Ercolano.2 È opportuno sottolineare che talipapiri costituiscono un’esigua percentuale rispetto altotale dei reperti, consistenti per lo più di rotoli greci,e che la Villa si inquadra in una tipologia sui generisper ciò che concerne i sistemi di raccolta, conserva-

Abbreviazioni

ChLA = A. Bruckner-R. Marichal (eds.), Chartae Latinae Antiquio-res. Facsimile-edition of the Latin Charters. i-xlix, Basel, Dietikon-Zurich 1954-1998.

CLA = E. A. Lowe, Codices Latini Antiquiores. A Palaeographical Guideto Latin Manuscripts prior to the Ninth Century, i-xi, Oxford 1934-1966,Supplement, ivi, 1971, ii volume riedito ivi, 1972; e B. Bischoff-V.Brown-J. J. John, Addenda to Codices Latini Antiquiores, «MS» 47(1985), pp. 317-366 e 54 (1992), pp. 286-307.

LDAB = Leuven Database of Ancient Books: [http://www.trismegi-stos.org/ldab/].

PLP = R. Seider, Paläographie der lateinischen Papyri, i, Urkunden,Stuttgart 1972; ii, Literarische Papyri, 1, Texte klassischer Autoren,Stuttgart 1978; ii, Literarische Papyri, 2, Juristische und christliche Tex-te, Stuttgart 1981.

I titoli delle riviste sono citati secondo le abbreviazioni dell’AnnéePhilologique.

* Il presente contributo nasce dalla ricerche condotte per la mia te-si di dottorato presso il Dipartimento di studi sul mondo antico del-

l’Università degli Studi Roma Tre, sotto la guida di Paolo Radiciotti,sul tema “Bibliologia e codicologia del libro latino antico”. RingrazioGuglielmo Cavallo, Paolo Fioretti, Marco Fressura e Paolo Radiciottiper i consigli che mi hanno dato nella stesura di questo lavoro.

** Università degli studi Roma Tre, Dipartimento di studi sul mondo antico, via Ostiense 236, 00144 Roma, Italia; [email protected].

1 L. Gamberale, Libri e letteratura nel c. !! di Catullo, «MD» 8 (1982),pp. 143-169; G. D. Williams, Representations of the Book-roll in LatinPoetry: Ovid, Tr. ", ", #-"$ and Related Texts, «Mnemosyne» 45 (1992), pp.178-189; H. Ishøy, Schrift, Tinte und Papier. Zur buchhistorischen Beschreibung des Schriftbildes in römischer Poesie, «C&M» 54 (2003), pp.321-352; Ead., Bimstein und Stirn, Horn und Nabel. Zu den Beschreibungender Ausstattungen der Papyrus Rolle in römischer Poesie, «Hermes» 134(2006), pp. 69-88.2 Vd. soprattutto M. Capasso, Manuale di papirologia ercolanese,

Testi e studi, 3, Galatina 1991; Id., Volumen. Aspetti della tipologia del rotolo librario antico, Dall’antico al moderno, 3, Napoli 1995; E. Puglia,La cura del libro nel mondo antico, Napoli 1997.

PER UNA STORIA DEL LIBRO LATINO ANTICO:I PAPIRI LATINI DI CONTENUTO LETTERARIO

DAL I SEC. A.C. AL IEX.- I I IN. D.C.*

Serena Ammirati**

A

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30 serena ammirati

zione e allestimento dei volumina letterari, sia latiniche greci.1 Essa, perciò, non ha lasciato valide testi-monianze per la ricostruzione di aspetti delle pratichescrittorie della città di Ercolano, ma solo quanto è sta-to ritrovato al di fuori della Villa stessa, anche a Pom-pei, è utile a questo scopo: mi riferisco a graLti, ta-volette, papiri, tutti in lingua e scrittura latina.

Il primo catalogo dei PHerc annoverava circa 59 ro-toli latini; a essi, 2 sono stati aggiunti nel primo sup-plemento al catalogo e 3 nel secondo.2 L’acquisizionepiù massiccia di novità sull’entità del patrimonio pa-piraceo ercolanese, tuttavia, si è veri*cata nell’ultimodecennio grazie a un innovativo progetto di fotogra-*a multispettrale, che, applicato a tutta la collezione,ha permesso quasi di raddoppiare il numero dei papi-ri latini riconosciuti come tali (circa 120), conferman-do la presunta appartenenza al gruppo di alcuni edescludendo quella di altri.3Grazie alle nuove fotogra-*e, inoltre, osservazioni di carattere bibliologico, gra-*co e testuale possono essere fatte anche sui materia-li latini già da tempo noti come tali.

A motivo della loro notevole antichità, i papiri lati-ni di Ercolano sono stati studiati in numerosi lavori dicarattere paleogra*co e bibliologico.4Grazie a questitestimoni, infatti, è stato possibile non solo de*nire al-cune caratteristiche peculiari del libro latino, che si di-stingue da quello greco dal punto di vista del forma-to e dei dispositivi gra*co-testuali, ma anche acquisireimportantissime informazioni sulle sue scritture. Pro-gressivamente, sono state de*nite le varietà gra*cherappresentate dai rotoli e si è cercato di fornire, quan-do possibile, elementi di cronologia relativa e assolu-ta rispetto alle scritture, soprattutto in relazione allastoria complessiva della Villa. Il signi*cativo dato cheemerge dagli studi è la varietà delle scritture latinerappresentate.

Negli ultimi venti anni grande risonanza hanno ot-tenuto le ricerche e+ettuate da Knut Kleve, che, grazieall’ausilio delle nuove tecnologie (fotogra*e multi-spettrali e banche dati elettroniche di testi latini), ha

creduto di poter individuare nei frammenti testi diopere latine note: il Faenerator di Cecilio Stazio (PHerc78), gli Annales di Ennio (PHerc 21), ma, soprattutto, ilDe rerum natura di Lucrezio (PHerc 395, 1829, 1830,1831).5 Le ricostruzioni di Kleve, basate sul riscontro ela posizione reciproca di alcune sequenze di lettere,hanno provocato reazioni contrastanti nella comunitàscienti*ca, suscitando entusiasmo in alcuni e perples-sità, di ordine metodologico e contenutistico, in altri.6

Alla luce di quanto ho avuto occasione di osserva-re esaminando in originale e in fotogra*a multispet-trale numerosi papiri latini ercolanesi,7 credo sia possibile individuare due fondamentali ragioni di dif-*denza rispetto alle acquisizioni di Kleve:1. le sequenze di lettere restituite dai papiri, visibili

soprattutto grazie alle immagini digitali, non per-mettono (se non nei rarissimi e noti casi di PHerc 817,1067, 1475) di pervenire a identi*cazioni dei testi in es-si contenuti. I gruppi di lettere, infatti, risultano spes-so poco signi*cativi e l’attribuzione univoca di essi aun determinato testo è impossibile; strettamente connessa con questo problema è la diLcoltà di deter-minare la posizione reciproca di tali gruppi di lettere,anche dove gli allineamenti dei frammenti, tenutoconto degli strati di papiro, sembrino sicuri; 2. la varietà delle scritture testimoniate dai papiri latini ercolanesi è indubbia e i nuovi papiri, recentementericonosciuti, tendono a confermare e ad ampliare ilquadro già ricavato grazie al precedente repertorio. Atale varietà gra*ca corrisponde, in modo abbastanzacoerente, una varietà bibliologica. In particolare, èevidente un diretto rapporto fra alta qualità della car-ta di papiro impiegata per formare il rotolo e realiz-zazione calligra*ca delle scritture in esso contenute;viceversa, i frammenti vergati in scritture più corsi-veggianti provengono da manoscritti allestiti con minore cura. Si può inoltre notare che, in generale, irotoli di più alta qualità hanno meglio resistito al pro-cesso di carbonizzazione e si presentano oggi meglioconservati di altri.8 Questo dimostra che nell’ambito

1 P. Radiciotti, Ercolano: papiri latini in una biblioteca greca, «SEP»6 (2009), pp. 103-114.2 Catalogo dei papiri ercolanesi, sotto la dir. di M. Gigante, Napoli

1979; M. Capasso, Primo supplemento al Catalogo dei papiri ercolanesi,«CErc» 19 (1989), pp. 193-264; G. Del Mastro, Secondo supplemento alcatalogo dei Papiri Ercolanesi, «CErc» 30 (2000), pp. 157-242.3 G. Del Mastro, Ri%essioni sui papiri latini ercolanesi, «CErc» 35

(2005), pp. 183-194. Le fotogra*e multispettrali (d’ora in poi MS) sonoconsultabili su CD-Rom presso l’OLcina dei Papiri della BibliotecaNazionale “Vittorio Emanuele iii” di Napoli.4 J. Mallon, Paléographie romaine, Scripturae monumenta et stu-

dia, 3, Madrid 1952; G. Nicolaj, Osservazioni sul canone della capitale li-braria romana fra i e iii secolo, in Miscellanea in memoria di Giorgio Cen-cetti, Torino 1973, pp. 3-28; G. Cavallo, I rotoli di Ercolano come prodottiscritti. Quattro ri%essioni, «S&C» 8 (1984), pp. 5-30 (riedito in Id., Il cala-mo e il papiro. La scrittura greca dall’età ellenistica ai primi secoli di Bisan-zio, Papyrologica Florentina, 36, Firenze 2005, pp. 129-149); P. Radi-ciotti, Osservazioni paleogra&che sui papiri latini di Ercolano, «S&C» 22(1998), pp. 353-370; Id., Della genuinità e delle opere tràdite da alcuni anti-chi papiri latini, «S&C» 24 (2000), pp. 359-373.5 K. Kleve, Lucretius in Herculaneum, «CErc» 19 (1989), pp. 5-27; Id.,

Ennius in Herculaneum, «CErc» 20 (1990), pp. 5-16; Id., Phoenix from theAshes: Lucretius and Ennius in Herculaneum, «Papers of the NorwegianInstitute at Athens» 1 (1991), pp. 57-64; Id., The Latin Papyri in Hercula-neum, in A. Bülow-Jacobsen (ed.), Proceedings of the !'th International

Congress of Papyrologists, Copenhagen !#-!( August, "((!, Copenhagen1994, pp. 382-383; Id., An Approach to the Latin Papyri from Herculaneum,in Storia poesia e pensiero nel mondo antico. Studi in onore di Marcello Gi-gante, Napoli 1994, pp. 312-321; Id., How to Read an Illegible Papyrus. To-wards an Edition of PHerc )*, Caecilius Statius, Obolostates sive Faene-rator, «CErc» 26 (1996), pp. 5-14; Id., The Oldest Lucretian lacunae, in I.Velissaropoulou-Karakosta (ed.), Timai Ioannou Trantafyllopou-lou, Komotini 2000, pp. 247-249; Id., Caecilius Statius, The Money-lender(PHerc. )*), in I. Andorlini-G. Bastianini-M. Manfredi-G. Men-ci (edd.), Atti del xxii congresso internazionale di papirologia, Firenze, !#-!( agosto "((*, Firenze 2001, p. 725; Id., Lucretius’ book ii in P.Herc. #(+, inB. Palme (hrsg.), Akten des !#. Internationalen Papyrologen-Kongresses,Wien, !!.-!*. Juli !''", Papyrologica Vindobonensia, 1, Wien 2007, pp.347-354.6 Radiciotti, Ercolano cit. Un riesame recente di PHerc 395 si tro-

va in B. Beer, Lukrez in Hercolaneum? Beitrage zu einer Edition von PHerc.#(+, «ZPE» 168 (2009), S. 71-82, nel quale si a+erma che PHerc 395 nonreca passi del De rerum natura lucreziano, ma che può essere conside-rato con buona sicurezza un frammento di un testo poetico; ciò si de-durrebbe dalla presenza di segni distintivi visibili nel fr. 5.vi e nella cor-nice 16. La presenza di questo tipo di dispositivo, tuttavia, non è a mioparere probante, dal momento che essi non hanno, per testi poetici,riscontri altrove, né è possibile attribuirvi un’interpretazione univoca.7 Per una descrizione vd. infra.8 Capasso, Volumen cit., p. 56.

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i papiri latini di contenuto letterario dal i secolo a .c. al i ex .- i i in. d.c. 31

delle suddette varietà gra*che, coesistenti in un me-desimo periodo di tempo, non è opportuno stabilireun criterio distintivo cronologico-evolutivo, ma sola-mente tipologico. La distinzione di Kleve, di recenteancora fortemente ria+ermata e difesa,1 tra early Ro-man script e classical capital, interpretate come estremidi un processo appunto evolutivo, rappresenta un de-plorevole passo indietro nelle acquisizioni sulla pa-leogra*a dei papiri latini di Ercolano.2

Trovandomi pertanto in disaccordo con le conclu-sioni di Kleve, terrò soprattutto conto, nella breve ras-segna che segue, dei dati ricavabili dagli studi di Gio-vanna Nicolaj, Guglielmo Cavallo, Paolo Radiciotti,Gianluca Del Mastro.3 I papiri da me sin ora esaminatisono stati raggruppati secondo le seguenti tipologiescrittorie.

a. Scrittura corsiva. PHerc 216: t, corsiva, sembratracciata come tau. Sono forse presenti interpuncta.PHerc 394: scritto in corsiva, si presenta – secondo leattese – in pessime condizioni di conservazione. Nel-la cornice 1 è possibile leggere, a l. 3, la parola fastigiis.Nella cornice 2 sono visibili interpuncta e almeno 13 li-nee di scrittura. L’interlinea è ampia, di poco inferio-re all’altezza di una singola linea di scrittura. PHerc477: presenta molte sequenze di lettere, ma con pos-sibili interferenze di strati sovrapposti. La scrittura siconfronta bene con quella dei PHerc 14914 e 217, fra iquali occupa, dal punto di vista stilistico, una posizio-ne intermedia. Nella cornice 2 (foto MS 6316) sono vi-sibili accenti e l’ampia colonna di scrittura tipica deipapiri latini. PHerc 513: nella cornice 1 (foto MS 4916)vi sono tracce di scrittura paragonabile a quella diPHerc 1491; osservabili apices e intepuncta; nella cor-nice 2 (foto MS 4916) sono visibili 5 linee di scrittura eun ampio margine superiore. A l. 2 si può forse leg-gere la parola equitem, quindi altre sequenze di letteredi diLcile interpretazione. La foto MS 4943 (cornice3) sembra rivelare tracce di una scrittura meno accu-rata. PHerc 514: è ragionevole credere, secondo l’ipo-tesi di Del Mastro,5 che appartenga allo stesso rotolodi PHerc 513, come peraltro suggerisce il colore rosso-bruno di entrambi i papiri. Risultano fra essi molto si-mili i tracciati di q e u. Le lettere, come l’interlinea, so-no alte ca. 3-4 mm e l’ampiezza dell’intercolumniooscilla tra 1,5 e 1,8 cm. Colloco la scrittura, non cosìelegante come vorrebbe Del Mastro,6 a un livello dielaborazione intermedio tra quella di PHerc 217 equella di PHerc 1491. La fotogra*a (MS 9177) rivelatuttavia, nella cornice 1, la presenza di un margine in-feriore ampio, indizio di buona qualità del volumen.PHerc 516: presenta una scrittura simile a quella diPHerc 217, senza grazie ornamentali e con lettere daltratteggio semplice e unidimensionale. PHerc 534: laprima delle quattro cornici contiene frammenti lati-

ni,7 che appaiono molto danneggiati. Tuttavia, nellafoto MS 11640 è visibile un esiguo frammento recante2 linee di scrittura corsiva inclinata, vergata forse concalamo a punta ,essibile; m ha tracciato continuo, deltipo di PBerol inv. 8507R. Nella foto MS 11655 è visibi-le un frammento con tracce di una scrittura simile,della quale non sembra tuttavia responsabile la stessamano individuata nell’altro frammento. PHerc 863:mostra una scrittura simile a quella di PHerc 1491, ver-gata con calamo a punta ,essibile. PHerc 1048: nellacornice 2 (foto MS 15746) è visibile una scrittura latinaad asse diritto, di tratteggio semplice, senza contrastotra pieni e *letti, che appare aLne a quella di alcuneepistole di i secolo d.C., ad esempio PBerol inv. 11649(ChLA x 424); nella cornice 3 è riconoscibile scritturagreca. PHerc 1068: nella cornice vi sono 2 tracce discrittura paragonabili a quella di PHerc 1491. PHerc1069: sembra appartenere alla stessa tipologia diPHerc 1048; inclinazione e sempli*cazione dei trattisono caratteristiche delle lettere, realizzate con cala-mo a punta dura. PHerc 1206: il papiro è greco.8 Nel-la cornice 1, tuttavia, è contenuto un frammento lati-no con tracce di una scrittura paragonabile a quella diPHerc 1491. PHerc 1208: presenta scritture diverse incornici diverse. Nella cornice 2 si osserva una maiu-scola corsiva inclinata a destra confrontabile conquella di PBerol inv. 8507R, anche se in quest’ultimovi è alternanza di modulo più accentuata. La cornice1 mostra ancora una scrittura corsiva, meno calligra-*ca. La cornice 3, in*ne, testimonia un tipo simile alla«libraria corsiveggiante».9 PHerc 1491: nelle sezioni la-tine presenta interpuncta. Un buon confronto gra*cosi può istituire con POxy 30. PHerc 1557: la scrittura,simile a quella di PHerc 1491, è la stessa nelle prime trecornici; nell’ultima, tuttavia, si nota una maggiore inclinazione a destra. Quasi anomalo il tracciato perfetto di q, visibile in un frammento della cornice9.  PHerc 1778: reca una scrittura aLne a quella di PBerol. inv. 8507R.

b. Scrittura posata. PHerc 359: rotolo di preziose fat-tezze, testimonia coerentemente una capitale librariadi alta qualità formale. Il margine superiore visibilenella cornice 2, non integro, misura già più di 2 cm inaltezza e la colonna di scrittura è più ampia di 15 cm;il margine destro non è regolarmente rispettato. Nel-la cornice 5 si può misurare l’altezza di una porzionedi colonna di scrittura che, integra, era certamentesuperiore a 19 cm. A è senza traversa e, al termine in-feriore del tratto sinistro, presenta un piede orientatoancora verso sinistra; m è in quattro tratti; o in due.Gli interpuncta sono sistematicamente apposti. Possi-bile il confronto con la scrittura di POxy 871. PHerc506: il primo pezzo della cornice 1 presenta scritturacapitale ad asse piuttosto diritto, tracciata con calamo

1 K. Kleve, Futile Criticism, «CErc» 39 (2009), pp. 281-282, in sinteti-ca risposta alle critiche recenti mosse alle sue ricostruzioni testuali epaleogra*che da Radiciotti.2 Il processo evolutivo ipotizzato da Kleve, del resto, giusti*ca l’im-

probabile allestimento in scrittura corsiva del presunto manoscrittolucreziano. 3 Cf. p. 30, nn. 3-4.

4 G. Del Mastro-R.T. Macfarlane, Il PHerc. "$(", «CErc» 37(2007), pp. 111-123. I frammenti latini, tutti provenienti dallo stesso volumen originario, si trovano nelle cornici 2, 3, 4.5 Del Mastro, Ri%essioni cit., p. 190. 6 Ibid.7 Ibid. 8 Ibid., p. 193.9 Radiciotti, Osservazioni cit., pp. 358-359.

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a punta ,essibile, con marcata alternanza tra pieni e*letti. Il secondo pezzo è caratterizzato da una maiu-scola più corsiva e inclinata.1 PHerc 1057: sono pre-senti interpuncta. PHerc 1059: nonostante la buonaqualità della scrittura e, quindi, del supporto materia-le, non c’è modo di ricondurre il testo a nessuna ope-ra latina nota. PHerc 1066: mostra una scrittura capi-tale aLne al primo tipo del papiro precedente.Condivido l’ipotesi che la mano sia la stessa di PHerc1067.2 Da notare: a senza traversa; b con occhiello su-periore quasi pieno; d tondeggiante; e in quattro trat-ti; p con occhiello piccolo, che non chiude in basso; spiuttosto sinuosa. Le aste verticali presentano alla ba-se elementi ornamentali. Nella cornice 6 (foto MS05453) è ben visibile il margine destro della colonna discrittura, con le lettere allineate. PHerc 1067:3 sotto ilpro*lo dell’elaborazione, è verosimile collocare lascrittura di questo papiro tra quelle di PHerc 1059 e1475, e quella di PHerc 817. PHerc 1068: nella cornice1 sono visibili tracce di scrittura capitale libraria dibuona qualità formale, diversamente da quanto è pos-sibile constatare per i frammenti della cornice 2. Ilmodulo delle lettere, comunque, è piuttosto ridotto.PHerc 1176: greci i frammenti della cornice 1, latiniquelli della cornice 2. La scrittura latina appare nelcomplesso molto grecizzante, simile a quella dellaprima cornice: notevoli le aLnità di tracciato di e(tondeggiante) e n (il secondo e il terzo tratto alti so-pra il rigo); t ha quasi forma di tau. Diversa la scrittu-ra latina nella cornice 3: rispetto alla precedente è piùrigida e inclinata a destra. Particolari u “a calice”; dquasi minuscola; a senza traversa. Si distinguono chia-ramente regolari interpuncta. Un’ulteriore scrittura la-tina, più calligra*ca e a tratto sottile, è rappresentatain un altro frammento della cornice 3; riconoscibili u,t, i, r.4 PHerc 1475: vale la pena di notare che il mate-riale è del colore rosso-bruno tipico dei papiri trattatiin antico a *ni conservativi. Sono presenti tracce di in-terpuncta; l’altezza delle lettere è di 7 mm. Le sue ca-ratteristiche collocano il papiro al livello bibliologico-gra*co più alto tra quelli riconoscibili fra i repertiercolanesi. PHerc 1489: sono latini i pezzi 6 e 12, col-locati rispettivamente nelle cornici 3 e 2. Si tratta inentrambi i casi di una capitale libraria di buona quali-tà, dal tratteggio spesso, che ricorda la scrittura diPHerc 1067 e 1475, ma soprattutto PHerc 359 e 1558.Sul frammento 12, oggi di colore rosso-bruno graziea un trattamento conservativo antico di elevata qua-lità, che misura (b) 9 cm× (h) 15 cm, sono visibili trac-

ce di 14 linee di scrittura. L’altezza media delle lettereè di 5 mm. Leggibile la parola maiore; visibile anche uninterpunctum, atteso. PHerc 1681: nella cornice 1 sonovisibili tracce di scrittura latina, vergata con calamo apunta dura, e interpuncta. Nella cornice 4 (MS 10212) èvisibile il margine sinistro di una colonna di scrittura,dove le lettere iniziali di rigo sono leggermente in-grandite. Nella cornice 5 (foto MS 10218) è conserva-to un ampio margine superiore.

Tali le mie osservazioni sulla scrittura dei papiri.Per quanto riguarda i testi, ogni qualvolta siano emer-se sequenze di lettere distinguibili, ho e+ettuato untentativo di esatta identi*cazione, purtroppo senzasuccesso. Sulla base delle scarse tracce decifrabili, tut-tavia, è stato possibile formulare, almeno, qualcheconsiderazione. Nel caso di PHerc 863, l’autopsia,compiuta insieme a Paolo Radiciotti nel luglio del2008, ha permesso di leggere nella cornice 2 la se-quenza octavi (le lettere hanno un tracciato corsivoben rappresentato da i, che ha un prolungamentoorizzontale a sinistra e, sempre a sinistra, una curvain basso). Accanto, nella colonna successiva, si nota-no tre linee di scrittura e, quindi, un’apparente sub-scriptio, tracciata verosimilmente a metà di un’ultimacolonna di volumen, in *ne di testo o di una porzionedi esso. Il confronto con la fotogra*a (MS 13121) per-mette di osservare che: a è senza traversa; i sopra de-scritta si ritrova anche in altri frammenti del papiro;m è tracciata in quattro tratti; u in due, dei quali il se-condo, ovvero il destro, è diritto. Oltre alla suddettasezione *nale, è stato possibile individuare, di segui-to, una sorta di explicit, in cui lettere di modulo assaisuperiore a quello testuale e altri “segni” si intreccia-no.5 Qui sembra nuovamente possibile leggere la sequenza octavi, che potrebbe riferirsi al nome del-l’autore dell’opera o all’ottava “sezione” di essa.6 Po-trebbe trattarsi di un’opera storica, ma ogni ipotesi,con gli elementi a nostra disposizione, appare incer-ta. Si tenga presente, infatti, il pessimo stato di con-servazione del papiro, coerente con la non elevataqualità gra*ca da esso rappresentata.

Dal punto di vista testuale, accantonate le propostedi Kleve, la ricognizione dei papiri non ha dato risul-tati positivi; dalle sequenze di lettere più signi*cative,infatti, si può soltanto desumere che i frammenti tra-mandano testi non altrimenti noti. Riguardo all’ec-cessiva urgenza di identi*care nuovi testi manifestataultimamente da alcuni studiosi di papiri ercolanesi,7credo che tale operazione di recupero vada ben oltre

1 Del Mastro, Ri%essioni cit., p. 190. 2 Ibid., p. 191.3 Gianluca Del Mastro (ibid.) ha evidenziato la confusione fatta da

F. Costabile, Opere di oratoria politica e giudiziaria nella biblioteca dellaVilla dei Papiri: i PHerc. latini "',) e "$)+, in Atti del xvii congresso internazionale di papirologia (Napoli "(-!, ma-io "(*#), ii, Napoli 1984, pp.591-606, tra questo papiro e il 1475 sulla presenza di un numerale. Nel-lo stesso lavoro di Del Mastro sono segnalate subscriptiones o altro pa-ratesto rintracciabili nei papiri latini; tuttavia, come ho potuto consta-tare nel caso di PHerc 1067 e 1778, le porzioni interessate sono giratenelle teche in modo da non essere visibili, e così anche nelle corri-spondenti immagini MS. Si rende così impossibile ogni veri*ca critica.4 Ancora nella cornice 3 (foto MS 16060) è visibile un’unica h, dal trac-

ciato simile alla paragraphos del papiro di Cornelio Gallo (vd. infra ii 1).

5 Seguono altre sequenze di lettere, che tuttavia, verosimilmente,appartengono a strati sovrapposti.6 Radiciotti, Ercolano cit., p. 114.7 Esemplare il caso di R. Janko, New Fragments of Epicurus, Metro-

dorus, Demetrius Laco, Philodemus, the Carmen de bello Actiaco andother Texts in Oxonian Disegni of ")**-")(!, «CErc» 38 (2008), pp. 5-95, cheesamina i disegni oxoniensi di numerosi papiri ercolanesi latini e gre-ci, ritenendoli utili dal punto di vista *lologico (p. 13), in aperto disac-cordo con Capasso, Manuale cit., p. 123. Sulla base dei disegni, Jankopropone letture e integrazioni, formulando ipotesi di attribuzione deitesti a generi letterari e persino a speci*ci autori. Accade tuttavia, il piùdelle volte, che le identi*cazioni dei frammenti non si basino sulle pu-re sequenze di lettere e+ettivamente leggibili, ma sulle ricostruzioni

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i papiri latini di contenuto letterario dal i secolo a .c. al i ex .- i i in. d.c. 33

le e+ettive possibilità di un’indagine scienti*ca; un ta-le indirizzo di ricerca, inoltre, rischia di con*nare inposizione subalterna gli studi, altrettanto importanti,di chi abbia tentato di dare un’interpretazione storicacomplessiva del sito della “Villa dei Pisoni” e degliaspetti di vita intellettuale che le furono caratteristici.In questo senso, ritengo che si debbano considerarequelli della Villa come “libri latini in una bibliotecagreca”, per di più specialistica, ri*utando peraltrol’idea che possa essere mai esistita, lì, una “doppia biblioteca”. Il riesame cui Paolo Radiciotti ha recen-temente sottoposto le fonti letterarie di epoca tardo-repubblicana e protoimperiale su costituzione e strut-tura delle biblioteche pubbliche e private a Roma, hamostrato che queste ultime, quando ospitavano rac-colte di libri sia latini sia greci, disponevano, secondoun disegno architettonico bipartito e simmetrico, dilocali distinti dove conservare separatamente i duefondi.1 Allo stato attuale degli scavi, però, la Villa deiPapiri non appare a+atto concepita secondo questaprassi; oltre a ciò, autorizzano a escludere l’esistenzadella biblioteca latina come corpo separato la consi-derazione del comune contesto di ritrovamento deivolumina latini e greci, e i loro contenuti. I libri greciin particolare, rispondenti a interessi evidentementespecialistici, non formano una collezione letteraria insenso “classico”, che possa essere così opposta, se-condo la concezione antica, a una collezione latina. Amio parere, la più importante acquisizione recente incampo storico-letterario nell’ambito degli studi suipapiri ercolanesi è stata piuttosto l’individuazione diVirgilio, grazie a PHerc Par. 2, quale certo frequenta-tore del cenacolo *loso*co della Villa, una realtà pe-raltro sostenuta dai notevoli punti di contatto fra il pa-piro e alcuni versi di Orazio. Questo sì, per davvero,proietta la Villa all’interno del panorama della latini-tà letteraria.2

I papiri ercolanesi, specie quelli latini, dovrebberoessere riconsiderati come oggetti archeologici in gra-do di fornire ancora molte informazioni di specie bibliologica.3 Nel mio breve excursus sui papiri, homesso in rilievo alcuni elementi rilevanti, gra*ci emateriali, che confermano e soprattutto ampliano ilquadro delle nostre conoscenze sulle caratteristicheprecipue del libro latino antico; tali caratteristichesono: l’ampiezza della colonna di scrittura, maggio-re in altezza e in larghezza rispetto all’uso riscontra-bile nei papiri ercolanesi in scrittura greca;4 la presenza costante, in tutti i reperti, di interpuncta;l’ampiezza dei margini; l’uso di dispositivi gra*co- testuali (la presenza dell’explicit in PHerc 863) nel-

l’impaginazione dei testi; la diversità di trattamentidella carta di papiro, per lo più proporzionata allaqualità delle scritture adottate; la presenza di in,us-si grecizzanti nel tracciato delle lettere di alcuni te-stimoni esaminati.

ii. Papiri latini letterari di i secolodi provenienza orientale

Molte delle caratteristiche gra*che e bibliologichemenzionate nel precedente paragrafo si ritrovano neimateriali latini antichi provenienti da altri contesti.Accolgo, in questo senso, l’indicazione di metodo for-nita da Radiciotti,5 che, a proposito dei rinvenimentipapiracei latini nei contesti militari orientali di QasrIbrîm o Masada, sostiene la necessità di paragonarequeste testimonianze con i papiri ercolanesi, visto cheproprio la loro provenienza militare «ci garantiscetrattarsi di ambienti latini adeguatamente alfabetiz-zati e molto simili in quest’epoca alla realtà docu-mentale del mondo latino propriamente detto». Allostesso modo, come vedremo, tali caratteristiche si ritrovano nei papiri di provenienza egiziana. Varia an-che qui è la qualità delle scritture adottate, dalla cor-siva antica alla capitale libraria, che si trovano realiz-zate a più livelli di esecuzione e su rotoli e fogli dipapiro di qualità eterogenea.

ii. 1. Papiri latini di contenuto letterarioda Qasr Ibrîm e Masada

PQasr Ibrîm 1 è da collocare tra le pietre miliari del-la papirologia: esso infatti è il più antico frammentodi volumen contenente poesia latina in distici elegia-ci, contemporaneo all’epoca dell’autore CornelioGallo (tardo i secolo a.C.); tale papiro era verosimil-mente espressione esemplare dei gusti letterari ededitoriali propri dell’élite intellettuale romana tra-piantata in Oriente nella prima età augustea. Sotto ilpro*lo materiale esso era un rotolo di buona quali-tà: i fogli sono larghi almeno 16,5 cm, i margini ampi,la disposizione del testo nella colonna (ne sopravvi-vono due, della seconda tuttavia solo poche tracce) èariosa, i dispositivi di impaginazione sono coerenticon il tipo di testo (il pentametro è in eisthesis), la lettera iniziale di ciascun verso è ingrandita, gli interpuncta sono costantemente segnati e, in*ne, vi èusata la capitale libraria, la maiuscola canonizzata caratteristica dei volumina latini di più alta qualitàgra*ca. Si individua l’uso di un segno di paragraphosa forma di h, tracciato in due tratti, che è stato confrontato con simili segni di partizione testuale

testuali e+ettuate a partire da esse, che di per sé non risultano signi*-cative. Caso esemplare è quello del disegno O ‘1082’ (pp. 38-39). Dalpunto di vista della storia degli studi paleogra*ci, i disegni possono es-sere tuttavia considerati strumenti importanti: non si dimentichi cheMallon esempli*cò il concetto di ductus paragonando e distinguendoi tracciati di medesime sequenze di lettere come apparivano nei papi-ri ercolanesi e nei loro corrispondenti disegni (J. Mallon, Paléogra-phie cit., pp. 30-32, 174-175 + tav. iv 2-3).

1 Radiciotti, Ercolano cit., p. 108.

2 M. Gigante-M. Capasso, Il ritorno di Virgilio a Ercolano, «SIFC»,s. iii 7 (1989), pp. 3-6; M. Gigante, Virgilio e i suoi amici tra Napoli e Ercolano, «AVM», n.s. 59 (1991), pp. 87-125.3 M. C. Scappaticcio, Il PHerc. *"): spunti paleogra&ci, «CErc» 38

(2008), pp. 229-246 ha sottoposto a un nuovo esame, con l’ausilio delle fotogra*e multispettrali, PHerc 817, individuando una nuovaquantità di segni, soprattutto apices, e fornendo per essi nuovi spun-ti interpretativi.4 Cavallo, I rotoli di Ercolano cit., p. 147.5 Radiciotti, Della genuinità cit., pp. 363-364.

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nei carmina latina epigra*ci del Mausoleo dei Flavi aKasserina in Tunisia1 e che trova qualche confrontoanche in papiri coevi, come PIand 90 (vd. infra). È an-che notevole che il verso del papiro sia rimasto inbianco.2 In ragione del suo raLnato allestimento, èstato avanzato il sospetto che il papiro di CornelioGallo possa essere un prodotto di falsi*cazione, matale ipotesi è stata eLcacemente smentita.3

Dalla fortezza di Masada, in Palestina, provengo-no numerose testimonianze scrittorie (ostraka, papi-ri, pergamene, tituli picti) in più lingue (aramaico,greco, latino). I papiri latini, per lo più documenta-ri, sono connessi con la permanenza presso il sito, inoccasione della prima guerra giudaica, di militari ro-mani.4 Come terminus post quem per i materiali lati-ni sono state proposte le estati del 73 o del 74 d.C.5PMasada 721, frammento papiraceo, reca sui due la-ti tracce di un probabile esercizio di scrittura.6 Sul la-to trans*brale, infatti, si riconoscono alcune paroledi Verg. Aen. 4.9;7 sul lato per*brale una sequenza diparole frammentarie compatibili con una strutturaesametrica, non riconducibili a testo noto.8 Giusta-mente, a mio parere, gli editori ritengono che essonon provenga da un volumen, ma da un foglio isola-to; sarebbe prova di ciò la grande quantità di spazioapparentemente lasciato in bianco e, aggiungo io, lapresenza di Virgilio sul lato trans*brale. La scrittu-ra, una capitale curata ed elegante, forse tracciatacon calamo a punta dura, presenta lettere di modu-lo grande (alte 8 mm) senza contrasto tra pieni e *-letti; la forma di alcune lettere è simile a quella giàvista in alcuni reperti ercolanesi, come a senza tra-versa, b con pancia a sinistra, m in quattro tratti, q

con occhiello piccolo e asta inclinata con tratto ab-bastanza prolungato. Si apprezza un contrasto mo-dulare piuttosto pronunciato. L’allineamento del te-sto appare accurato. Questi elementi fanno pensarea uno scrivente con educazione gra*ca di livello me-dio-alto, operante ovviamente in contesto militare.

Gli editori Cotton e Geiger hanno istituito oppor-tuni confronti con materiali all’incirca coevi (collo-cabili non oltre il periodo a cavallo fra i e ii secolo),che, in relazione alle tipologie testuali, si pongonosullo stesso livello di elaborazione gra*co-formale.Tra le testimonianze latine letterarie più antiche, infatti, notevoli appaiono gli esercizi di scrittura dicontenuto virgiliano rinvenuti in Egitto, che discu-teremo a breve. Tuttavia, il confronto gra*co piùstringente per la scrittura di PMasada 721, non men-zionato dagli editori, è senz’altro costituito da PIand90.9 Esso è il testimone diretto più antico di un’ope-ra di Cicerone e tramanda la seconda Verrina (2.3-4).La scrittura è una capitale libraria mista a elementicorsivi: occorrono le forme corsive di b, d, h (secon-do e terzo tratto realizzati senza sollevare il calamoe formanti un angolo acuto), i lunga, r. I tratti superiori *nali di e, f, s e la coda della q sono talvol-ta allungati in modo abnorme, come in PMasada721. L’interlinea è ampia, così come il modulo dellelettere. Nella ricostruzione di Lowe (CLA viii 1201),l’ampiezza della colonna di scrittura doveva rag-giungere i 24 cm. Il papiro è riferito all’età giulio-claudia o poco oltre,10 poco più antico, quindi, delframmento palestinese. Notevole la presenza di variespedienti di separazione tra le parole.11 Sopra le vocali lunghe sono posti accenti.

1 Nello studio sul monumento di Kasserina, dove è presente lo stes-so segno di paragraphos con valore di partizione testuale del carme fu-nerario, si ipotizza che la minuta del secondo poema aggiunto sia sta-ta fatta redigere dal poeta autore del testo a uno scriba su papiro, e cheegli abbia indicato gli spazi da lasciare bianchi con tale segno, e che illapicida lo abbia successivamente pedissequamente riprodotto nel te-sto epigra*co (P. Force, Les signes marginaux et la mise en page des poè-mes, in Groupe de recherches sur l’Afrique antique (éd.), LesFlavii de Cilium. Étude architecturale, épigraphique, historique et littérairedu mausolée de Kasserine [CIL viii, !"""-!",], Collection de l’école fran-çaise de Rome, 169, Rome 1993; A. M. Morelli, Cornelio Gallo: a pro-posito di un’in&nita querelle, «A&R» 44 [1999], pp. 66-74).2 Tale circostanza può anche essere messa in relazione alla precoce

caduta in disgrazia di Gallo presso Augusto, fatto che avrebbe limita-to la circolazione delle opere del poeta neoterico (per una datazione“alta” della composizione dei testi, al 45/44, vd. P. Gagliardi, Per ladatazione dei versi di Gallo da QaÞr Ibrîm, «ZPE» 171 [2009], pp. 45-63, sp.p. 63). A ragione Radiciotti, Della genuinità cit., pp. 362-363 e n. 5 af-ferma che «è poco probabile che si copiassero libri testimonianti l’ope-ra di Cornelio Gallo dopo la sua morte e la sua damnatio memoriae (26a.C.): perciò il papiro di Cornelio Gallo può dirsi, con ragionevole cer-tezza, scritto verso la metà del terzo decennio a.C.».3 F. Brunhölz, Der sogenannte Galluspapyrus von Kasr Ibrim,

«CodMan» 10 (1984), pp. 33-40; M. Capasso-P. Radiciotti, Il ritorno diCornelio Gallo: il papiro di Qasr Ibrîm venticinque anni dopo, Gli album delCentro di Studi Papirologici dell’Università degli Studi di Lecce, 5, Napoli 2003.4 H. M. Cotton-J. Geiger (eds.), Masada ii, The Yigael Yadin

Excavations "(,#-"(,+, Final Reports: the Latin and Greek Documents, Jeru-salem 1989, pp. 27-35.5 Per le datazioni proposte, W. Eck, Die Eroberung von Masada und

eine neue Inschrift des L. Flavius Silva Nonius Bassus, «ZNTW» 60 (1969),pp. 282-289; Id., Senatoren von Vespasian bis Hadrian. Prosopographische

Untersuchungen mit Einschluß der Jahres- und Provinzialfasten der Statt-halter, Vestigia, 13, München 1970, S. 93; per una difesa della datazionetradizionale, H. M. Cotton, The Date and Fall of Masada: the Evidenceof the Masada Papyri, «ZPE» 78 (1989), pp. 157-162.6 Scettici su questa ipotesi gli editori, che tuttavia non propongo-

no un’interpretazione alternativa: Cotton-Geiger, Masada ii cit.,pp. 33-34.7 Si tratta della più antica exercitatio scribendi virgiliana databile.8 Potrebbe trattarsi della rielaborazione metrica di uno o più versi

del poema virgiliano. Un esempio più tardo di questa pratica è PSI 142.9 LDAB 561. Riproduzione digitale: [http://bibd.uni-giessen.de/

papyri/images/piand-inv210recto.jpg].10 G. Cavallo, La scrittura greca e latina dei papiri. Una introduzione,

Studia erudita, 8, Pisa-Roma 2008, p. 144.11 E. O. Wingo, Latin Punctuation in Classical Age, Janua lingua-

rum. Series practica, 133, The Hague-Paris 1972, pp. 50-51. Si distin-guono tre diversi segni di interpunzione: 1. K (kaput?), che si distin-gue dalle lettere vere e proprie perché eccedente in alto e in basso,vale il punto fermo in *ne di frase; 2. la diagonale corta (´), che di-stingue i periodi; 3. la diagonale lunga, che si distingue dalla cortaperché sale molto oltre la linea di scrittura e ha l’estremità superioreleggermente incurvata a destra. Anche questo segno separa le frasi,ma l’esiguità del frammento non permette di stabilire la di+erenza rispetto alla diagonale corta. Secondo Wingo, PIand 90 rivela l’usogenerale di almeno due segni di interpunzione, uno per marcare la*ne di una frase e uno per separare le frasi entro i periodi, ma nonmostra che ci fossero necessariamente due segni di punteggiatura interna che potessero corrispondere ai moderni virgola e punto e vir-gola. Secondo Parkes (M. B. Parkes, Pause and E.ect. An Introductionto the History of Punctuation in the West, Aldershot 1992, p. 263), la copia fu allestita da un maestro o da uno studente per la lettura adalta voce, come testo su cui fare pratica nell’apprendimento del-l’oratoria giudiziaria.

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i papiri latini di contenuto letterario dal i secolo a .c. al i ex .- i i in. d.c. 35

ii. 2. Esercizi di scrittura:Virgilio e le prove di calligra&a in scrittura capitale

Come sopra accennato, tra le testimonianze più anti-che di provenienza egiziana un posto di rilievo occu-pano gli esercizi di scrittura, che ove di contenuto let-terario, recano sistematicamente opere di Virgilio.1PHawara 24,2 frammento di foglio papiraceo di gran-di dimensioni, reca su un lato, ripetuto, Verg., Aen. 2,601; sull’altro, verosimilmente, parte di 4, 174 e di se-guito, a opera di una mano di+erente, la stessa se-quenza di lettere gramma[ ripetuta sette volte.3 Tutti itesti sono scritti parallelamente alle *bre. In quantoreca su entrambe le facce sequenze in versi, è il papi-ro più aLne a PMasada 721 dal punto di vista del con-tenuto. Anche in PHawara 24 il modulo delle lettereè grande, la colonna di scrittura lunga, l’interlineaampia.4 Risultano aLni b con pancia a sinistra in tretratti, n con curva tra tratto diagonale e secondo trat-to verticale, s e u con secondo tratto curvo anziché di-ritto. La scrittura di PHawara 24, tuttavia, ha un aspet-to più rotondeggiante. Per la datazione e il contesto,un ambiente aduso alle scritture corsive, mi pare si-gni*cativa la recenziorità del secondo testo sul verso.

Alla tipologia dell’esercizio di scrittura con conte-nuto ripetuto più volte appartiene POxy 3554,5 che re-ca sul recto, parallelo alle *bre, Verg., Aen. 11,371-372 esul verso, sempre parallelo alle *bre, una lista di nomigreci, a due colonne.6 A di+erenza di PHawara 24,l’iniziale del primo verso, s, si presenta ingrandita e lascrittura parrebbe tracciata con un calamo più ,essi-bile, con ricerca d’e+etto chiaroscurale tramite alter-nanza di pieni e *letti.

PSI 1307, riferito alla metà del i secolo d. C., pre-senta sul lato per*brale gli acta diurna di una guarni-gione romana, probabilmente della zona di Alessan-dria. La scrittura è inclinata a sinistra e alcuni trattiobliqui delle lettere (quelli di m e n, le aste di d e q)sembrano esasperare questo andamento, che si può

confrontare con alcuni esempi di scritture ercolane-si.7 Interessante, sul verso e sempre parallelo alle *-bre, un esercizio di scrittura dal testo di reminiscenzavirgiliana, realizzato in capitale da una mano incertanell’esecuzione gra*ca.8 Le lettere sono alte 2,3 cm elarghe 1, vergate con calamo a punta molto ,essibile,con discreto e+etto chiaroscurale. Non vi è traccia diseparazione tra le parole, che invece è presente negliacta sul lato opposto. Il confronto con PMasada 721 ènotevole sia per l’ipotizzabile contesto militare di provenienza, sia dal punto di vista gra*co: la scritturadegli acta diurna è infatti molto simile a quella di PMasada 721.

A proposito di lettere di grandi dimensioni, un pa-ragone coevo interessante è costituito da un eserciziodi scrittura in capitale, vergato verosimilmente su en-trambe le facce di un foglio di papiro isolato. Mi rife-risco a PMich 459,9 due frammenti di un consistentefoglio papiraceo (largo 29 cm, alto 13), contenenti sulrecto tracce di due scritture. Una è di modulo tipica-mente librario, simile a quella di PIand 90, tracciatacon calamo ,essibile ma con tratto sottile, in cui si no-tano i prolungamenti dei tratti verticali. L’altra, capi-tale di grandi dimensioni, è caratterizzata da c in duetratti, con il superiore pressoché orizzontale, eviden-temente ripetuta più volte sino a ottenere la formadesiderata; da q con la coda inclinata verso destra; dau tondeggiante. La sequenza di lettere, per lo più, nondà senso compiuto e ciò farebbe pensare a un eserci-zio di scrittura riguardante appunto singole lettere.Tuttavia, il modulo delle lettere e l’unica sequenza ri-conoscibile come parola (circum, fr. 2 verso) mi indu-cono a ritenere che sul papiro si trovasse una probatio calami preliminare alla stesura di un testo “epigra*-co”. In epoca successiva (*ne iii secolo), un terminedi paragone signi*cativo per papiri recanti testi “epi-gra*ci” è o+erto da POxy 2950.10 In modo simile alleiscrizioni parietali pompeiane a pennello, spesso temporanee11 poiché realizzate su muri che potevanoessere reimbiancati, è possibile *gurarsi che in Egitto

1 Sulle exercitationes scribendi di contenuto virgiliano e sul loro si-gni*cato nella storia della cultura scritta latina si veda il contributo diPaolo Radiciotti in questo stesso numero della rivista. Un riesame del-le testimonianze virgiliane altre rispetto a quelle librarie in P. Cugu-si, Citazioni virgiliane in iscrizioni e gra/ti (e papiri), «BStudLat» 38(2008), pp. 478-534.2 W. M. Flinders Petrie (ed.), Hawara, Biahmu and Arsinoe, Lon-

don 1889, p. 36 n. 24. LDAB 4141. Riproduzione digitale: [http://www.ucl.ac.uk/GrandLatMisc/hawara/papydata/phaw_024.htm].3 Potrebbe essere il v. 78 dell’ars poetica di Orazio: M. Capasso,

P.Hawara !$, in Orazio. Enciclopedia oraziana, iii, Roma 1998, pp. 51-52.4 E. G. Turner, Half a Line of Virgil from Egypt, in Studi in onore di

Aristide Calderini e Roberto Paribeni, ii, Milano 1957, pp. 157-161, sp. p. 161:«it is diLcult to resist the impression that large letters and long linesare an intrinsic feature of the Latin book».5 LDAB 4142. Riproduzione digitale: [http://www.csad.ox.ac.uk/

POxy/papyri/vol50/pages/3554.htm].6 Nell’edizione del papiro (W. Cockle, A New Virgilian Writing

Exercise from Oxyrhynchus, «S&C» 3 [1979], pp. 55-75) l’esercizio di scrit-tura è considerato posteriore rispetto all’elenco di nomi greci, il qua-le, avendo carattere di provvisorietà, poteva essere riusato. Tuttavia,nell’edizione di entrambe le facce del papiro in POxy l, il testo virgi-liano, POxy 3554, è datato da Cockle alla seconda metà del primo se-colo, mentre l’elenco di nomi greci, POxy 3587, alla *ne del primo-ini-zio secondo secolo.

7 ChLA xxv 786, dove la scrittura è de*nita capitale rustica docu-mentaria e il frammento datato dubitativamente al 65 d.C. e riferitoall’area di Nicopolis.8 P. Radiciotti, nr. *+. PSI xiii "#'), in G. Cavallo-E. Crisci-G.

Messeri-R. Pintaudi (edd.), Scrivere libri e documenti nel mondo antico.Mostra di papiri della Biblioteca Medicea Laurenziana !+ agosto-!+ settem-bre "((*, Papyrologica Florentina, 30, Firenze 1998, pp. 165-166 + tavv.lxxiv-lxxv.9 Edito in H. A. Sanders-J. E. Dunlap (eds.), Latin Papyri in the

Michigan Collection (Michigan Papyri, vol. vii), Ann Arbor 1947, nr. 459,pp. 102-103. Riproduzione digitale: [http://quod.lib.umich.edu/cgi/i/image/getimage-idx?cc=apis&entryid=X-2063&viewid=3721R.TIF&quality=large].10 POxy xli; E. Hartley-J. Hawkes-M. Henig-F. Mee (eds.),

Constantine the Great: York’s Roman Emperor, York 2006. Riproduzio-ne  digitale: [http://www.csad.ox.ac.uk/POxy/papyri/vol41/pages/2950.htm].11 Si vedano gli esempi in PLP i, nr. 7 e 13. Per una descrizione del-

l’attività degli scriptores dei programmata elettorali di Pompei si veda-no A. Donati, Scrivere col pennello, in Ead. (ed.), Romana Pictura. Lapittura romana dalle origini all’età bizantina. Catalogo della mostra, Rimi-ni !* marzo-#' agosto "((*, Milano 1998, pp. 195-198; e C. Chiavia, Pro-grammata. Manifesti elettorali nella colonia romana di Pompei, Torino2002, pp. 76-94.

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il supporto papiraceo potesse essere usato per “scrit-ture esposte” di tipo temporaneo,1 per segnalare adesempio, come nel caso di POxy 2950, il passaggio diuna legione o, come ipoteticamente in PMich 459, unavvenimento legato al circo. Considerata la scritturacorsiva sul recto, ritengo che le modi*che alla data-zione via via proposte per PMich 459 (a partire dal ivsec. proposto dall’editore Sanders, corretto da Loweal iii, poi dai curatori della collezione al ii sec. d.C.)siano andate nella direzione giusta, *no a quella diLDAB che è i-ii secolo.2

A proposito delle testimonianze sin qui esaminate,è possibile tracciare un primo bilancio. Innanzituttosi osserva che si tratta di allestimenti locali, non es-sendoci ragione di ipotizzare, considerate le condi-zioni d’uso, che si tratti di prodotti italici importati.PMasa da 721, PHawara 24 e POxy 3554 testimoniano,inoltre, la rapida e vasta di+usione del testo di Virgi-lio,3 nonché il suo precocissimo uso, anche fuori dall’Italia, non solo come testo scolastico, ma anchecome base per semplici prove di calligra*a, senza va-lore testuale.4 Mi sembra notevole che nessuno diquesti esercizi contempli l’uso di segni separativi trale parole,5 diversamente da quanto riscontrato inPQasr Ibrîm 1 e in PIand 90; la pura necessità di im-pratichirsi con il tratteggio delle lettere non implica-va dunque l’adozione di dispositivi gra*ci quali l’interpunctio, che, in tal modo, si dimostra speci*cadell’ambito prettamente librario-documentario estrettamente legata a un prodotto scritto di avanzataelaborazione. Del resto, l’interpunctio si trova siste-maticamente, oltre che nei rotoli ercolanesi, inPQasr Ibrîm 1 e in PIand 90, anche in testimoni riferi-bili al i secolo d.C. che mostrano una chiara tenden-za alla forma libraria (vd. infra ii 3).

L’unico esercizio di scrittura antico che presenti interpunctio è il notevole PMich 431. Datato al i secolod.C. da Sanders, è stato a lungo considerato un fram-mento di contenuto giuridico, ma un suo riesame daparte di Andries Welkenhuysen6 ha permesso di veri*care che sul frammento si trova, ripetuta per sedici volte, la stessa sequenza di parole cum insti- tu[amus?].7 La prima volta essa è vergata in un’ele-gante e sicura capitale rustica realizzata con calamo apunta ,essibile, con piedini alla base delle lettere, m inquattro tratti, s in tre tratti poco sinuosa; le ripetizio-ni successive, invece, sono dovute a diverse mani,

almeno cinque, che Welkenhuysen giudica scarsa-mente abili. Non mancherebbero, inoltre, alcune de-pennature. Più che un cambio di mano, però, sareipropensa a ravvisare nel papiro un cambio di “atteg-giamento gra*co” operato dallo stesso scrivente che,mutando anche lo strumento scrittorio (da un calamoa punta ,essibile a uno a punta dura), dà luogo a duediverse realizzazioni della stessa scrittura. In questosenso, al di là dell’e+ettiva funzione di questo testo,ritengo che la presenza di due diversi tipi di tracciatoin un papiro così antico, entrambi con pura funzionedi esercizio, sia ben esempli*cativo della varietà gra-*ca della scrittura latina di età antica.

ii. 3. Papiri in scrittura corsiva

PBerol inv. 8507R (Tav. 1), posteriore al 41-54 d.C., è se-condo Cavallo8 il più antico esempio di autentica cor-siva latina, caratterizzata da decisa inclinazione versodestra, varianti gra*che, legature notevoli. Reca il te-sto di un’orazione pronunciata dall’imperatore Clau-dio davanti al senato sulla riforma della giustizia. Diesso sopravvivono tre colonne di scrittura, ma soloquella centrale è conservata per intero. A una primaosservazione del papiro si potrebbe ritenere che ognicolonna di scrittura occupasse da sola un kollema, poi-ché la prima colonna appare centrata, appunto, nelprimo kollema (largo 27,9 cm). Questo è tuttavia un fat-to casuale ed eccezionale, poiché le misure degli in-tercolumni, in rapporto alla dimensione media dellecolonne e dei kollemata, non consentirebbero via vialo stesso accentramento. Colpisce l’aspetto pressochéquadrato delle colonne di scrittura, sebbene l’ampiez-za delle stesse non sia regolare, ma vari dai 17 ai 22 cm;in altezza, invece, misurano tutte circa 24 cm. Vale lapena ricordare che lo specchio di scrittura quadratoper i codici di epoca tardoantica è considerato un se-gno di antichità.9 Inoltre, come vedremo, la familiari-tà col formato codex è particolarmente attestata in am-bito latino. Pertanto, si potrebbe ipotizzare che lospecchio di scrittura quadrato sia modellato su quellodel formato codice, appunto. Il numero di righe percolonna oscilla tra 21 e 22; l’intercolumnio, a secondadell’estensione delle righe, è largo 3,5-4 cm. I marginiinferiore (2 cm) e superiore (3 cm) non sono integri,ma stimo siano ridotti almeno di 5 mm. Grazie all’au-topsia da me svolta, ho individuato due kolleseis, la pri-

1 La stessa funzione si può peraltro attribuire al noto “papiro diPeucesta” (PSaqqara inv. 1972 GP3 = SB xiv 11942, 3), il più antico ro-tolo documentario greco proveniente dall’Egitto (331-323 a.C.).2 CLA Suppl. 1781. LDAB 9183.3 Sulla precocissima di+usione della conoscenza dell’Eneide e del-

la popolarità che il iv libro (da cui proviene il verso di PMasada 721)aveva rapidamente raggiunto già Ov. Trist. 2, 534-536.4 Sulla stessa linea interpretativa M. C. Scappaticcio, Virgilio, al-

lievi e maestri a Vindolanda: per un’edizione di nuovi documenti dal forte bri-tannico, «ZPE» 169 (2009), pp. 59-70, sp. p. 66 n. 38. Vale la pena sotto-lineare che la maggior parte delle testimonianze virgiliane di areaegiziana (tutte, eccetto PNarm 66.362) sono libri di scuola.5 In POxy 3554 i versi sono scritti continuativamente e non c’è trac-

cia di separazione tra essi.6 Prima edizione in Sanders-Dunlap, Latin Papyri cit., nr. 431, pp.

12-13; A. Welkenhuysen, Document juridique ou exercise d’écriture? Le

P. Mich. vii $#" reconsidéré, in Antidorum W. Peremans sexagenario abalumnis oblatum, Studia Hellenistica, 16, Louvain 1968, pp. 309-316 +tav. LDAB 4331. Riproduzione digitale: [http://quod.lib.umich.edu/cgi/i/image/getimage-idx?cc=apis&entryid=x-2383&viewid=513R.TIF&quality=large].7 La ricostruzione si deve al fatto che al di sopra dell’ipotetica a si

vede un “accento acuto”, che potrebbe marcare, secondo consuetudi-ne, una vocale lunga. D’altra parte, le tracce di inchiostro visibili nelpapiro sono compatibili con il tracciato della a.8 Cavallo, La scrittura greca e latina cit., p. 143.9 E. A. Lowe, Some Facts About Our Oldest Latin Manuscripts, «CQ»

19 (1925), pp. 197-208 (= ried. in Id., Palaeographical Papers "(')-"(,+, i,Oxford 1972, pp. 187-202); Id., More Facts About Our Oldest Latin Manu-scripts, «CQ» 22 (1928), pp. 43-62 (= ried. in Id., Palaeographical Paperscit., ii, pp. 251-274).

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i papiri latini di contenuto letterario dal i secolo a .c. al i ex .- i i in. d.c. 37

ma con una sovrapposizione di 1,3-1,5 cm, l’altra di 2cm.1 Si trovano anche qui segni per marcare pause disenso, nonché parole in ekthesis per evidenziare unanuova sezione del testo. Sono segnati accenti acuti sulle vocali lunghe e apposti regolari interpuncta. Nonsono presenti abbreviazioni, a eccezione di p.c. perp(atres) c(onscripti). Anche questo papiro è stato og-getto di riuso e reca sul verso una lista di operai in greco, in una scrittura di poco posteriore a quella deltesto latino. Alla *ne della terza colonna è presenteuna sequenza gra*ca che è stata interpretata comeàÚÓ, cioè il numero 1150 in greco, riferibile al numerodi inventario del rotolo in un certo archivio.2

Un termine di paragone gra*co molto eLcace conPBerol inv. 8507R è PMich 456 + PYale inv. 1158R, unpapiro recante un testo giuridico.3 Esso testimoniauna corsiva antica, inclinata a destra, tracciata, comequella di PBerol inv. 8507R, con un calamo a punta

,essibile, sicché il tratteggio delle lettere appare piuttosto spesso. In ragione di tale notevole aLnità,propendo per riferire il papiro americano al pieno i secolo.4 Secondo George Parassoglou,5 che ha ricom-posto i due frammenti,6 essi conterrebbero un com-mento all’editto del pretore, divenendo perciò veico-li del più antico testo latino di contenuto giuridico anoi pervenuto.7 Oltre alla presenza dell’interpunctio edi una sola abbreviazione, signi*cative sono due lineedi scrittura rubricate, che costituiscono un ulteriore“primato di antichità” detenuto da questo papiro. Larubricatura deve essere interpretata in senso funzio-nale e non decorativo,8 come suggerisce il fatto che lascrittura in rosso e quella testuale sono identiche.

Lo stesso uso del rosso con valore distintivo si ri-trova in PHamb 2.167 inv. nr. 80,9 che reca un testo let-terario certamente teatrale, forse una commedia diAfranio.10 In rosso sono scritti i nomi dei personaggi

1 Come termine di paragone, si prendano le misure della kollesis in-dividuata nel papiro di Cornelio Gallo, anch’essa irregolare, che mi-sura tra 1,1 e 1,3 cm (Capasso-Radiciotti, Il ritorno di Cornelio Gallocit., p. 16).2 R. Cavenaile, Corpus papyrorum Latinarum, Wiesbaden 1958, nr.

236. Paolo Radiciotti mi suggerisce che la nota, probabilmente inven-tariale, potrebbe riferirsi piuttosto al contenuto del verso ed essere stata apposta in uno spazio bianco di quello che era divenuto il testosecondario.3 LDAB 4481. Riproduzioni digitali: PMich 456 [http://quod.lib.

umich.edu/cgi/i/image/getimage-idx?cc=apis&entryid=x-2516&viewid=560<4BR.TIF&quality=large]; PYale inv. 1158R [http://brbl-svr1.library.yale.edu/papyrimg/S4216849.JPG].4 L’impaginazione dei frammenti americani appare più serrata e il

tratteggio delle lettere più rigido, con un modulo inferiore di circa unquarto. Si notino tuttavia in entrambi i papiri le forme di b, in due trat-ti con pancia a sinistra, e d, a tracciato continuo. Diverse la forma di u,in forma di v in PBerol inv. 8507R e tondeggiante a tracciato continuoin PMich 456 + PYale inv. 1158R; e di m, a tracciato continuo in PBerolinv. 8507R e in quattro tratti in PMich 456 + PYale inv. 1158R. Tali par-ticolari fanno apparire il papiro americano come un prodotto di qua-lità un poco superiore.5 G. M. Parassoglou, A Latin Text and a New Aesop Fable, «Stud-

Pap» 13 (1974), pp. 31-37; per considerazioni sul contenuto del fram-mento si veda D. Nörr, Bemerkungen zu einem frühen Juristen-Fragment(P.Mich. $+,r + P.Yale inv. ""+*r), «ZRG» 107 (1990), S. 354-362.

6 Entrambi furono comprati dal British Museum presso l’antiqua-rio Nahman il 17 luglio del 1930 e in seguito acquistati dall’Universitàdel Michigan nel 1931. Tra i due frammenti esiste un taglio netto, do-vuto forse al mercante, che avrebbe ricavato maggior guadagno dallavendita di due pezzi distinti. Da rigettare la ricostruzione testuale proposta da A. D’Ors, P.Mich. $+, r. (Revisión y coniectura), «Emerita»19 (1951), pp. 1-14, elaborata prima della scoperta del secondo fram-mento (ancora si trova in PLP i, nr. 1).7 Sul verso una favola esopica in greco (PMich 457 + PYale 104) con

la morale in latino.8 Rubricature e scritture distintive nascono appunto con tale fun-

zione, essendo l’aspetto decorativo del tutto secondario. Per l’uso del-l’inchiostro rosso come inchiostro da correzione, ovvero con diversafunzionalità, si veda la testimonianza di Cic., ad Att. 16, 2, 1 in T. Do-randi, Nell’o/cina dei classici. Come lavoravano gli autori antichi, Frec-ce, 45, Roma 2007, p. 88 e n. 46. Sull’uso del rosso nei libri di contenu-to legale è importante la testimonianza del Satyricon, § 46.9 B. Snell, Griechische Papyri der Hamburger Staats- und Univer-

sitätsbibliothek, mit einigen Stücken aus der Sammlung Hugo Ibscher, Ham-burg 1954, S. 123-126 + tav. x.10 Sulla natura e l’attribuzione del testo si vedano oltre all’edizione:

J. Dingel, Bruchstück einer römischen Komödie auf einem Hamburger Pa-pyrus (Afranius?), «ZPE» 10 (1973), S. 29-44; B. Bader, Ein Afraniuspa-pyrus?, «ZPE» 12 (1973), S. 270-276; J. Dingel, Um KomödienfragmentP.Hamb. ",) (Afranius?), «ZPE» 14 (1974), S. 168.

Tav. 1. Staatliche Museen zu Berlin -Preußischer Kulturbesitz, Ägyptisches Museum und Papyrussammlung,P 8507R (Foto di Sandra Steiß).

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38 serena ammirati

e apparenti indicazioni sceniche (la parola seiparium al. 9). Notevoli sono i diversi tipi di interpuncta usati permarcare le pause di senso; le gra*e arcaizzanti ei peri, ss per s, sulle quali dà testimonianza, in epoca coe-va al papiro, Quintiliano;1 gli apices posti sulle vocalilunghe. Sotto il pro*lo bibliologico, si notino il mar-gine inferiore ampio almeno 6 cm e un’altezza rico-struibile della colonna di scrittura di circa 18 cm (do-ve le linee di scrittura superstiti sono 27). La scrittura,una capitale libraria, è stata vergata con un calamo apunta ,essibile e con attenzione all’e+etto chiaroscu-rale. Si tratta insomma, nel complesso, di un rotolo dibuona qualità formale. Diverse le datazioni proposteda Lowe (CLA viii 1214, iii secolo d.C.) e Seider (PLPii 1, nr. 6, i secolo d.C.); dal canto mio, sono propen-sa a dar ragione a quest’ultimo. Sul verso del papiro,infatti, si trovano i resti di un’epistula commendatitia, lacui scrittura e mise en page fanno pensare a documen-ti aLni riferibili alla *ne del i sec. Poco prima di que-sto periodo sarebbe dunque da collocare la scritturasul recto.2

ii.4. Letteratura di consumo:realizzazioni di.erenti della scrittura capitale

Il PHeid L 13 rappresenta probabilmente il più anticoesempio di letteratura di consumo latina trovata inEgitto. È costituito da due frammenti papiracei pro-venienti da uno stesso rotolo, contenente un testo diargomento culinario.4 Sotto il pro*lo bibliologico è dibuona qualità, con linee di scrittura ampie 17 cm, in-tercolumni di 5 cm, interlinee della stessa altezza del-le lettere o più. Le parole sono distinte da interpunctae molte vocali lunghe sono segnate con apices, ele-menti che lo riferirebbero al i secolo, secondo Seidere diversamente dalla stima di Lowe.5 La scrittura èuna capitale libraria di buona qualità formale, trac-ciata con calamo a punta ,essibile. Oltre alle consue-te caratteristiche della capitale libraria già osservatein altri testimoni (a senza traversa, m in quattro tratti,c in due tratti con il superiore pressoché orizzontale,q maiuscola con coda discendente inclinata a destra,che a mio parere fornisce una sorta di ordinatio allascrittura), sono riscontrabili altre peculiarità: presen-za di a con la traversa; d, sia di forma normale sia diforma quasi minuscola; i di quantità lunga alta sul ri-go, con una specie di uncino a sinistra, che dovrebbeessere una caratteristica di tipo epigra*co; n con giun-zione di secondo e terzo tratto, tonda, non angolosa;p con occhiello; u sia tonda che con tratto sinistro dia-gonale e destro diritto. Notevole inoltre, nella prima

colonna del fr. b, un’apparente indicazione numericadi seguito alla parola drachma, con una specie di y al-to sul rigo con tratti prolungati.6 La provenienza delframmento è ignota. Un confronto è possibile conPOxy 871, un poco più tardo, e con PBerol inv. 11596(in particolare, per il tracciato tondeggiante di alcunelettere; identica peraltro la forma di g, con il secondotratto appoggiato sulla linea di scrittura, nonché l’esa-sperazione dei tratti alti di y).7

POxy 8718 è un frammento di rotolo latino conte-nente un testo già de*nito come *loso*co, ma forsepiuttosto a carattere sapienziale-grammaticale. Si in-dividua la ripetizione della struttura A convenit quamB: un altro esempio di letteratura “parascolastica”, odi consumo. Sulla datazione ci sono pareri divergen-ti. Gli editori Grenfell e Hunt,9 consci dell’aspetto antico della capitale libraria di buona qualità formalecaratteristica del papiro, si trovarono tuttavia in im-barazzo a causa del testo greco sul verso, un docu-mento in scrittura corsiva riferibile al v secolo. Unadatazione alta della scrittura latina avrebbe creato ec-cessivo divario cronologico tra le due facce e, perciò,il recto fu semplicemente considerato anteriore al ivsecolo. Lowe lo attribuisce al iii secolo. Seider, sullabase dei confronti con papiri coevi, lo colloca alla *nedel i-inizio del ii secolo.10 Quest’ultima appare la so-luzione più verosimile proprio in considerazione del-la scrittura e dell’uso pressoché sistematico degli in-terpuncta. Dal punto di vista materiale, il rotolo era dibuona qualità: il margine superiore è alto più di 3 cm,l’intercolumnio visibile supera i 2 cm, l’allineamentodelle lettere (alte tra 4 e 6 mm) sulla linea è scrupolo-samente rispettato. In generale, si nota una costanteinclinazione a sinistra della scrittura, esasperata da alcuni tratti, come la coda di q. A è senza traversa; u informa di v; sono visibili i piedi alla base dei tratti verticali di alcune lettere, come m, r, t; p e r hanno occhiello chiuso; l’uso di un calamo a punta molto,essibile e l’attenzione al chiaroscuro fanno di questopapiro un signi*cativo rappresentante della cultura li-braria latina della *ne del i-prima metà del ii secolo.

La stessa datazione è ipotizzabile per PMich 430. Sitratta di più frammenti riconducibili a loro volta apiù numeri di inventario della collezione, ricomposti grazie al testo tramandato sul lato transi*brale. Essoinfatti, tutt’ora inedito, è una raccolta di ricevute quotidiane del grapheion di Karanis, nel nomo del-l’Arsinoite. Il recto tramanda una porzione di una rac-colta di brevi motti e consigli, alcuni dei quali hannoper argomento oscenità o aspetti delle pratiche ma-trimoniali. L’uso dell’imperativo futuro in alcuni di

1 Quint. inst. or. 1.7.20.2 A favore di una retrodatazione al i secolo del testo declamatorio

e della lettera sul verso si esprimono gli editori di quest’ultima, Bruck-ner e Marichal, in ChLA xi 493, p. 37.3 LDAB 5521. Riproduzione digitale: [http://www.rzuser.uni-hei-

delberg.de/~gv0/Papyri/Verstreutes/BilaOps/L_01.jpeg].4 L’unico autore noto di questo genere, a questo livello cronologi-

co, è Apicio con il suo De re coquinaria. Il passo tradito dai frammentifa chiaramente riferimento, in termini prescrittivi, alla preparazionedi qualcosa, come si evince dall’uso dell’imperativo futuro cocito. Dipiù, sotto il pro*lo testuale, non è lecito ipotizzare.

5 PLP ii 1, nr. 8; CLA viii 1220, del iii secolo d.C.6 La stessa visibile in alcuni tituli picti recentiores pompeiani, CIL iv,

nrr. 7243-7249 (vd. A. Varone-G. Stefani [edd.], Titulorum pictorumPompeianorum qui in CIL vol. iv collecti sunt. Imagines, Roma 2009, p. 88).7 PHeid L 7, frammento documentario più tardo, presenta sugge-

stioni gra*che che trovano corrispondenza in questo testimone.8 Riproduzione digitale: [http://www.columbia.edu/cgibin/dlo?

obj=princeton.apis.p738&size=300&face=f&tile=0]. LDAB 5834.9 POxy vi. 10 CLA xi 1666; PLP ii 1, nr. 3.

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i papiri latini di contenuto letterario dal i secolo a .c. al i ex .- i i in. d.c. 39

essi suggerì al primo editore Sanders l’identi*cazionedel testo come giuridico, ma, data la varietà di argo-menti svelatasi nella progressiva composizione deiframmenti,1 è più probabile che si tratti di un prodot-to di consumo a carattere scoptico. Interessante e uti-le per la datazione del papiro è la nota cronologica ingreco che si trova nel margine superiore del fram-mento A di inv. 4385, cioè öÙÔ˘˜ âÓÓ·ηȉÂοÙÔ˘ AéÙÔÎÚ¿ÙÔÚÔ˜ η›Û·ÚÔ˜ N¤ÚÔ˘· TÚ·È·ÓÔÜ \AÚ›ÛÙÔ˘˜,il 115 d.C. È verosimile, soprattutto perché in greco,2che si riferisca al contenuto del verso piuttosto che al-le sententiae sul recto.3 Sotto il pro*lo bibliologico, ilrotolo latino appare di buona fattura: il margine su-periore è di ca. 3 cm; le lettere sono alte ca. 5 mm;l’ampiezza della colonna di scrittura è superiore ai 16cm,4 per un’altezza ipotizzabile di almeno 15 cm;5 l’in-terlinea è alta quanto una linea di scrittura. Sotto ilpro*lo gra*co, PMich 430 è un interessante testimo-ne dell’evoluzione della capitale libraria (si noti adesempio la forma di d)6 e degli usi gra*ci latini toutcourt (Seider nota che l’interpunctio non è usata siste-maticamente dopo ogni parola e che mancano gli api-ces per segnare le vocali lunghe). Sono presenti pro-lungamenti a svolazzo dei tratti superiori di alcunelettere (c, e, f, n, t) e a senza traversa, che in un caso siavvicina molto alla sua forma minuscola; si trovanoanche: b con pancia a sinistra; m in quattro tratti e ncon il secondo e il terzo tondeggianti, come in alcunipapiri ercolanesi; p senza occhiello chiuso; r senza oc-chiello chiuso, ma non nella tipica forma corsiva; unat “a *occo”; u anche in forma di v.

PBerol inv. 115967 (Tav. 2) è stato variamente iden-ti*cato coi fasti trionfali o piuttosto con una lista diportatori di ornamenta triumphalia. Rappresenta unesempio datato di capitale libraria, proveniente daPhiladelphia. La menzione dei consoli Catilio Severo(120 d.C.) e Annio Vero (121 d.C.) fornisce un sicuroterminus post quem e il verso, che tramanda il testo diuna lettera oppure di acta diurna, datato tra 122 e 145d.C., contribuisce a de*nire una forchetta cronologi-ca più precisa. Gra*camente notevole è l’uso dell’in-tepunctio, ma soprattutto l’abbreviazione di tipo epi-gra*co della parola consul, consistente in o piccola alta

sul rigo iscritta in c di modulo ingrandito, con s an-ch’essa di piccolo modulo posta di seguito. La scrittu-ra trova a mio parere un puntuale riscontro in PBerolinv. 14093 (ChLA x 440), riferito dagli editori Bruckner-Marichal allo stesso periodo. Qualche somiglianzasussiste anche con PVindob L 112, frammento di regi-stro di soldati, il cui terminus post quem è il 129 d.C.;8 econ PAberd 132 (ChLA iv 227), un ordine di servizio da-tabile tra il 131 e il 160 d.C.

È evidente l’analogia tra la scrittura latina di questiframmenti e la capitale libraria dei rotoli ercolanesidi più alta qualità formale (PHerc 359, PHerc 1067,PHerc 1475); ma è soprattutto importante l’aLnità delcontesto di ritrovamento con il papiro di CornelioGallo. Alcune caratteristiche di formato e impagina-zione ricorrono sia nei papiri di contenuto squisita-mente letterario sia in quelli portatori di testi di piùvaria natura. In questo periodo la distinzione tra le va-rie forme gra*che e bibliologiche superstiti non si de-ve dunque individuare nella tradizionale opposizionelibro-documento, ma nella distinzione tra prodotti didiverso livello gra*co allestiti per la pubblicazione etrascrizioni di modeste pretese librarie a uso perso-nale. È inoltre opportuna una ri,essione sulle moda-lità di attestazione, per la tarda età repubblicana e laprima età augustea, delle pratiche bibliotecarie e archivistiche che, in coerenza con quanto desumibiledalle fonti letterarie di epoca precedente, appaionoancora coincidenti. D’altra parte, in Sen. ep. 40, 11,luogo spesso citato a proposito dell’interpunctio comeelemento distintivo tra le prassi scrittorie greche e la-tine, si parla genericamente di scribere,9 senza riferi-menti a diversi gradi di elaborazione né, soprattutto,a contesti. In questa fase di produzione libraria, no-nostante le in,uenze derivanti dall’uso greco, il librolatino rimane legato ad alcune delle sue tradizionaliconsuetudini, quali l’interpunctio e la possibilità diadoperare scritture di aspetto corsiveggiante, per lequali talora signi*cativi paragoni si ritrovano in am-bito epigra*co e documentario.

A proposito della distinzione fra scritture di ambi-to librario e documentario, vale la pena di riferire unarecente indicazione di Guglielmo Cavallo10 e Paolo

1 È certa l’appartenenza al papiro di PMich. inv. 4385 e 4390, che giàin Sanders-Dunlap, Latin Papyri cit., sono stati riuniti nel 430. Comesi può vedere sul sito internet della collezione ([http://quod.lib.umich.edu/cgi/i/image/image-idx?view=entry&subview=detail&cc=apis&entryid=X-4389&viewid=1]), anche i frammenti con i nu-meri di inventario 4386 e 4387, ancora inediti, apparterrebbero allostesso rotolo.2 Il rotolo usato per il grapheion è fattizio e, così, un altro testo greco

si trova sul lato per*brale, collocato però su un altro foglio rispetto aquelli del frammento latino. Esso è stato edito da O. M. Pearl, Docu-ment on the Episkepsis at Karanis, in J. Bingen-G. Nachtergael (éds.),Actes du xv0 congrès international de papyrologie, ii, Papyrus inédits, Papy-rologica Bruxellensia, 17, Brussels 1979, pp. 75-85, nr. 15; si tratta di unitinerario per ispezione ed è datato per riferimenti interni non primadella *ne del 79 d.C. ed entro i primi mesi (marzo-aprile) dell’80 d.C.3 Una procedura cronologico-archivistica simile a quella vista per il

PBerol. inv. 8507R? Vd. supra, p. 37 e n. 2.4 Così parrebbe lecito ipotizzare grazie alla foto di inv. 4390 fr. B; di

poco inferiore la ricostruzione in PLP ii 1, nr. 10.5 Il valore si ottiene sottraendo dalla misura complessiva dell’altez-

za di uno dei frammenti meglio conservati, inv. 4390R fr. B (22,5 cm),

l’ampiezza del margine superiore, misurabile in 4390R fr. A, pari a 3cm, e calcolando un margine inferiore di almeno 4 cm, come pare le-cito ipotizzare dalle immagini.6 La forma di d in questo papiro testimonia, a mio parere, il precoce

inserimento di forme “onciali” nel sistema della capitale libraria.7 Prima edizione in BGU vii 1689, pp. 199-202. Il verso mostra una

scrittura greca corsiva, chiaramente posteriore, su due colonne, nellequali si riconoscono le parole Antonini e Arsin[, con riferimento al nomos di provenienza del frammento.8 PLP i 21, pp. 57-58.9 Quaedam tamen et nationibus puto magis aut minus convenire. In

Graecis hanc licentiam tuleris: nos etiam cum scribimus interpungere adsuevimus. Cicero quoque noster, a quo Romana eloquentia exhibuit, gra-darius fuit. Romanus sermo magis se circumspicit et aestimat praebetqueaestimandum.10 Cavallo, La scrittura greca e latina cit., p. 146: «penne metalliche,

evidentemente adoperate a inchiostro […] non si può escludere che,per scritture su papiro (o direttamente su legno) tracciate secondol’educazione gra*ca e le modalità dello sgraLo, se ne facesse talorauso invece del calamo».

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40 serena ammirati

Fioretti,1 sulla necessità di riservare attenzione alle“scritture a sgraLo”. Già Seider, d’altronde, nelle suericerche sulla paleogra*a dei più antichi papiri latiniletterari,2 aveva sottolineato la necessità di operareconfronti con testimonianze presenti su altri suppor-ti scrittori, come tavolette lignee e cerate, nonché coni graLti pompeiani. In che modo, dunque, si dovràde*nire la scrittura latina in questa prima fase delle te-stimonianze librarie? Nell’ambito delle testimonian-ze di più alta qualità formale, esistono gradi diversi dielaborazione, il più compiuto dei quali è certamentequello di PHerc 1475 in area italiana e quello di PQasr

Ibrîm 13 in Egitto. Esistono tuttavia altre categoriegra*co-librarie, rappresentate ad esempio da PIand90 e da PBerol inv. 8507R, l’appartenenza del quale all’ambito dei papiri letterari, non esente da dubbi,rappresenta bene lo stato indistinto delle pratichescrittorie latine della prima fase, che sono pur sempredi base capitale, ma di corsività variabile.

Si tenga presente che i primi frammenti di prove-nienza egiziana e quello di Masada sono l’espressio-ne gra*ca dei primi abitanti latini d’Egitto e d’Orien-te,4 appartenenti all’ambiente militare o a esso legati.Si notano perciò, soprattutto nelle testimonianze li-

1 P. Fioretti, Ink writing and “a sgra/o” writing in ancient Rome:from learning to practical use, in Teaching writing, learning to write, Collo-quio organizzato dal Comité International de Paleographie Latine (London!-+ sett. !''*), c.d.s.; Id., Libri d’uso e scritture informali in età romana, inBibliothéques, livres et culture écrite dans l’Empire Romain de César à Ha-drien, viii Colloque International de la Société Internationale d’Études Né-roniennes (Paris !-$ ottobre !''*), c.d.s.2 R. Seider, Zur Paläographie des Giessener Ciceropapyrus (P. Iand. (',

Inv. !"'), Kurzberichte aus der Giessener Papyrussammlung, 33, Gies-sen 1975; Id., Beiträge zur Geschichte und Paläographie der antiken Vergil-handschriften, in H. Görgemanns-E. A. Schmidt (hrsg.), Studien zumantiken Epos Franz Dirlmeier und Viktor Pœschl gewidmet, Beiträge zurklassische Philologie, 72, Hain 1976, S. 129-172.

3 Bisogna comunque ricordare che ci sono altri esempi di capitaledi buona esecuzione tra i papiri latini rinvenuti a Qasr Ibrîm, comead esempio il PQasr Ibrîm 30, che è l’intestazione di una lettera, a testimoniare ancora una volta l’uso piuttosto vario della capitale(vd. ChLA xlii).4 P. van Minnen, Boorish or Bookish? Literature in Egyptian Villages

in the Fayum in the Graeco-Roman Period, «JJP» 28 (1998), pp. 99-184, sp.p. 123, a proposito della presenza di PHawara 24 a Hawara osserva giustamente: «Latin was taught in Egyptian villages in the Fayum,probably because of the close ties between the inhabitants of this villages and the Roman army. The villages best known to us were home to many veterans, and these continued to have ties with the army after they left the service, either through personal contacts or

Tav. 2. Staatliche Museen zu Berlin -Preußischer Kulturbesitz, Ägyptisches Museum und Papyrussammlung,P 11596R (foto di Marco Fressura).

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i papiri latini di contenuto letterario dal i secolo a .c. al i ex .- i i in. d.c. 41

brarie “meno elaborate” e più “corsiveggianti”, at-teggiamenti gra*ci tipici di quel contesto, come ilprolungamento dei tratti verticali e l’inclinazione del-la scrittura.

iii. Cambiamenti nel formatoe nella scrittura.

L’influsso delle pratiche librarie greche

Alcuni frammenti latini di contenuto incerto recanoalcune delle caratteristiche gra*che e bibliologiche sinqui riscontrate, che collocano tali reperti nel noverodei papiri latini di tradizione più antica che mostranosegni di trasformazione. Mi riferisco a PAberd 2b e PAberd 130,1 piccoli resti di un rotolo di papiro in capi-tale libraria, di contenuto incerto. P Aberd 2b è testi-mone, secondo Lowe,2 di un elegante e primitivo tipodi capitale rustica caratterizzato da a con e senza tra-versa; m con primo tratto inclinato sensibilmente a de-stra e l’ultimo inclinato a sinistra, un «sign of antiqui-ty»;3 p alta sopra il rigo; v con i due tratti che formanoun angolo acuto. PAberd 130 è, secondo l’editore Win-stedt,4 un frammento di diritto. Lowe ritiene che lascrittura sia una capitale rustica nella fase di passaggioall’onciale:5 d e e si avvicinano alla forma onciale; il se-condo tratto verticale di h è corto e forma un angolocol sottile tratto mediano. Mancano segni di divisionetra le parole e ciò suggerisce una datazione più tarda.

PSI 743,6 riferibile al periodo compreso tra la *ne deli e l’inizio del ii secolo, rappresenta bene alcuni elementi gra*ci tipici dell’ambiente militare; ad esem-

pio, l’inclinazione della scrittura a sinistra, con trattiobliqui in armonia con questo andamento. Contieneun testo greco in caratteri latini, avente per prota -gonisti Alessandro e i gimnoso*sti, e un frammentoche rappresenterebbe una casistica di tipo giuridico;7il papiro potrebbe costituire un esempio di letteraturadi intrattenimento per alti uLciali dell’esercito roma-no, abituati alla lingua greca orale ma non scritta.8PSI743 ha pretese librarie abbastanza evidenti: nel primoe nel secondo frammento il margine superiore è altorispettivamente 3,2 e 3,7 cm, e nel secondo l’interco-lumnio misurabile è di 1,7 cm. Le lettere sono di mo-dulo medio, tra i 3 e 4 mm, e sono dotate di alcune pe-culiarità: a è realizzata in due modi, con trattomediano obliquo e diritto; d ha forma sia maiuscolache “minuscola”; r ha occhiello piccolo; s è in tre trat-ti, con andamento “spezzato”. Sono visibili interpun-cta e accenti.9 Sul verso, resta traccia di scritture latinecorsive, ma anche greche e forse demotiche.10

È a partire dalla metà del ii secolo che nelle testi-monianze letterarie latine cominciano a intravedersicambiamenti nella mise en page, nell’ortogra*a, maanche nella scrittura, che si consolideranno nel corsorestante del secolo e in quello seguente. Alcuni sinto-mi si possono già constatare in testimonianze riferi-bili al periodo compreso tra la *ne del i e l’inizio delii secolo: ad esempio, le minori dimensioni riscontra-te in PNarm 66.362, che mostra anche un’evoluzionein senso grecizzante della forma di alcune lettere.11

PNarm 66.362 è il più antico frammento pervenu-toci di un’opera di Virgilio in forma di libro.12 Rotolo

through their sons, who often follow their fathers’ footsteps and signup for service in the Roman army». In tal modo il papiro è riferito alcontesto militare. Ugualmente importante è l’opinione di Radiciot-ti, Della genuinità cit., p. 364 n. 12, secondo il quale l’esercito è un luogosociale di alfabetizzazione. Sui rapporti tra documentazione latina egreca nell’esercito si veda anche J. N. Adams, Bilingualism and the Latin Language, Cambridge 2003, pp. 608 e 614.

1 E. G. Turner (ed.), Catalogue of the Greek and Latin Papyri andOstraka in the Possession of the University of Aberdeen, Aberdeen Uni-versity Studies, 116, Aberdeen 1939, pp. 1-2.2 CLA ii 119. 3 Ibid.4 E. O. Winstedt, Some Greek and Latin Papyri in Aberdeen Museum,

«CQ» 1 (1907), pp. 257-267, sp. pp. 266-267.5 CLA ii 120.6 I tre frammenti sono conservati presso la Biblioteca Medicea Lau-

renziana di Firenze; il loro attuale posizionamento si deve ad AntonioStramaglia e risale al 1998.7 Descrizione del papiro in E. Crisci, nr. *$. PSI vii )$#, in Caval-

lo-Crisci-Messeri-Pintaudi, Scrivere libri e documenti cit., pp. 164-165+ tav. lxxiii; A. Stramaglia, Fra «consumo» e «impegno»: usi didatticidella narrativa nel mondo antico, in O. Pecere-A. Stramaglia (edd.),La letteratura di consumo nel mondo greco-latino: atti del convegno interna-zionale. Cassino, "$-") settembre "(($, Cassino 1996, pp. 97-166; S. Ci-riello-A. Stramaglia, PSI vii 743 recto (Pack2 2100). Dialogo di Alessandro con i Ginnoso&sti e testo giuridico romano non identi&cato,«APF» 44 (1998), pp. 219-227 + tavv. xxvi-xxvii.8 Sembra rappresentare un tipico caso di «bilinguismo imperfetto»;

cf. J. Kramer, Testi greci scritti nell’alfabeto latino e testi latini scritti nel-l’alfabeto greco; un caso di bilinguismo imperfetto, in Atti del xvii congressointernazionale di papirologia (Napoli, "(-!, ma-io "(*#), Napoli 1984, pp.1377-1384 e P. Radiciotti, Manoscritti digra&ci grecolatini e latinogrecinell’antichità, «PapLup» 6 (1997), pp. 107-146, sp. p. 113.9 Secondo Crisci, nr. *$. PSI vii )$# cit., p. 165, la scrittura del papiro

non sembra tradurre condizionamenti strutturali e formali da coeveesperienze gra*che greche.

10 Mi pare di ravvisare somiglianze tra la scrittura di questo fram-mento e quella di PVindob L 1b.11 La progressiva riduzione dell’ampiezza della colonna di scrittura,

l’uso non più sistematico dell’interpunctio, l’in,usso greco nel traccia-to di alcune lettere sono caratteristiche che si riscontrano con cre-scente sistematicità nei papiri latini letterari a partire dalla seconda me-tà del ii sec. d.C.: esemplari in questo senso sono i casi di POxy 2088,che tramanda un testo di argomento storico sul re Servio Tullio, di in-certa paternità, le cui dimensioni sembrano compatibili con un rotolodi formato greco piuttosto che latino, situato perciò a un certo gradodi distanza rispetto ai testimoni *nora esaminati; ma soprattutto i pa-piri Rylands sallustiani PRyl 42 e PRyl 473 + POxy inv. 68 6B.20/L (10-13a), recentemente riediti in R. Funari, Corpus dei papiri storici greci elatini. Parte B. Storici latini. ". Autori noti. Vol. ". Caius Sallustius Crispus,Pisa-Roma 2008, pp. 63-72 e 117-151. La datazione dei due frammenti, daun’iniziale attribuzione al iv secolo, è stata progressivamente alzata. Seper Roberts e per Lowe erano entrambi riferibili al iv secolo (CLA ii 223e CLA Suppl. 1721), Bassi, Cencetti, ma soprattutto Nicolaj (Osservazio-ni sul canone cit.) e Cavallo (G. Cavallo, Per la datazione del frammentoRylands delle Historiae di Sallustio, in Studi in ricordo di Rita Cappelletto,Urbino 1996, pp. 63-69 [riedito in Id., Il calamo e il papiro cit., pp. 203-208]), hanno proposto datazioni decisamente più alte. In particolare,Nicolaj colloca i papiri nel periodo di *oritura e de*nizione del cano-ne della capitale libraria, nel ii-iii secolo. A partire dalla retrodatazio-ne del contenuto del verso di PRyl 473, ovvero PRyl 527, un trattato diastronomia in greco riferibile al ii e non al v secolo, Cavallo (Id., Lascrittura greca e latina cit., p. 154) ha riferito PRyl 42 e PRyl 473 al pienoii secolo. Concordo con questa collocazione cronologica, avvalorataaltresì dalla mancanza di interpuncta e dall’estensione della colonna discrittura, che sembra già risentire dell’in,usso dei modelli librari gre-ci; si consideri infatti la maggiore ampiezza della colonna di scritturadei papiri latini ercolanesi citati a confronto. Per valutazioni più pun-tuali su questi due papiri rimando alla mia tesi di dottorato.12 Edito in C. Gallazzi, P. Narm. Inv. ,,.#,!. Vergilius, Eclogae viii

+#-,!, «ZPE» 48 (1982), pp. 75-78, dove veniva annunciata un’edizionecomplessiva dei PNarm che poi non c’è mai stata.

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42 serena ammirati

riferibile alla seconda metà del i secolo d.C.,1 reca al-cuni versi dell’ottava ecloga. L’editore ravvisa presen-za di porzioni conservate dei margini superiore e in-feriore e, in rapporto a essi, stima che la colonna discrittura poteva contenere non più dei 10 vv. traditi;l’ampiezza ricostruibile per ciascuna colonna è di 15-16 cm almeno, considerando che ciascun verso, su-perstite solo nella sua secondà metà, misura circa 8cm. Si possono formulare sulla questione due ipotesi:1. lo specchio di scrittura complessivo era e+ettiva-mente pressoché quadrato, fatto non inverosimile, vi-sto il caso di PBerol. inv. 8507R; 2. considerata l’arti-colazione amebeica delle Bucoliche, spazi interlinearipiù ampi potrebbero aver scandito le partizioni te-stuali, come suggerisce il fatto che l’ultimo verso tra-dito cade in un punto di passaggio tra un interlocuto-re e un altro.2 La scrittura del frammento è stataeLcacemente paragonata con quella degli esercizivirgiliani coevi PHawara 24 e POxy 3554. È de*nita co-me una capitale con in,ussi della corsiva; l’assenza die+etti chiaroscurali, del resto, denoterebbe l’uso di uncalamo a punta dura, di norma riservato alle scrittu-re corsive. Tale tipo potrebbe perciò essere messo inrapporto con la “libraria corsiveggiante” di alcuni pa-piri ercolanesi. Gallazzi ipotizza che il libro apparte-nesse a un veterano romano stanziatosi in Egitto.3L’assenza di interpuncta e segni diacritici mi induce acredere che PNarm 66.362, risentendo dell’in,ussogreco nella mise en page e nella scrittura, possa essereuno dei primi papiri latini letterari allestiti “alla gre-ca” proprio in Egitto.4Utile in questo senso è un con-fronto con un ostrakon5 rinvenuto sul Mons Claudia-nus, che reca i primi versi di Aen. 1. Da questo luogo,che ospitava un insediamento latino sin da epoca do-mizianea, provengono molte scritturazioni della vitaquotidiana, per lo più in greco, ma anche questo pic-colo frammento con Virgilio, datato dall’editore al100-120 d.C. La forma di a e il tracciato di m e n sonoe+ettivamente molto simili a quelli di PNarm 66.362.6

Riguardo ai contenuti dei rotoli *n qui esaminati,abbiamo osservato che Virgilio e in generale la poe-sia “contemporanea”, sia nella forma propria del libroche in quella dell’esercizio di scrittura, sono ampia-

mente rappresentati. Non manca la prosa letteraria,col suo esponente più illustre, Cicerone, e l’impor-tantissima prosa storica. Ciò che resta però non è im-mediatamente ascrivibile a un genere o a un autore:si può parlare genericamente di testi di contenuto le-gale, un genere latino “originale”, ma anche di lette-ratura “di consumo”. A questa categoria ascriverei adesempio il testo culinario tradito nel PHeid L 1, op-pure il testo declamatorio di PHamb 2.167 inv. nr. 80,ma anche la raccolta di massime PMich 430 e il testogreco in caratteri latini di PSI 743. Si può dire che, purnella relativa esiguità delle testimonianze latine lette-rarie di questo primo periodo, anche in ambito latinoprovinciale si assiste a un fenomeno di evoluzione disottogeneri letterari destinati a un pubblico non colto, ma alfabetizzato, che troverà il suo massimosviluppo nel ii secolo. Tale fenomeno di di+usioneletteraria è stato ben descritto e studiato nella lettera-tura scienti*ca sull’alfabetizzazione nel mondo anti-co, nella quale, pur con approcci e “numeri” diversi,7si è sostanzialmente concordi nell’indicare per il i-iisecolo il picco di massima di+usione della capacità dileggere e scrivere.

iv. Altri supporti scrittori:le tavolette e i fogli di pergamena

I primi due secoli della letteratura latina, tuttavia, aiquali sono ascrivibili le testimonianze sin qui esami-nate, recano altre testimonianze di carattere lettera-rio, su supporti diversi, come le tavolette di Vindo-landa e POxy 30.

Le tavolette rinvenute a Vindolanda, insediamentomilitare in Britannia poco distante dal vallo di Adria-no (*ne i-inizio ii secolo), rappresentano la fonte piùcospicua, per questo livello cronologico, di docu-menti latini in occidente. Si tratta di tavolette di legno,prodotte localmente e per lo più scritte a inchiostro,recanti documenti ed epistole pertinenti alla cohors ixBatavorum, lì di stanza. Ci interessa in modo partico-lare TVindol 118,8 che testimonia Verg., Aen. 9, 473, in-terpretabile come exercitatio scribendi (il testo, infatti,non corrisponde esattamente a quello del modello

1 Sul verso una serie di nomi in greco, vergati in senso trans*bralee riferibili alla prima metà del ii secolo d.C. Alla stessa epoca è riferi-to CLA Add. 1816, dove è riprodotto solo in parte. W. C. M. War-moeskerken, Latijnse Literatuur in Egypte. Doctoraalscriptie, Bergenop Zoom 2007, p. 66, pensa all’utilizzo da parte di un greco.2 Si veda a confronto, ad esempio, il papiro di Cornelio Gallo.3 Sulla prosperità di Narmuthis in questo periodo e la presenza in

loco di una guarnigione romana si veda anche van Minnen, Boorishor bookish? cit., p. 139: «the village was important in the early Romanperiod, with 2.099 taxable adult males sometime in the second century AD, a *gure suggesting a population of at least 6000 inhabi-tants».4 Cf. le valutazioni di Paolo Radiciotti in questo stesso numero del-

la rivista: «Queste caratteristiche fanno pensare ad una sorta di rein-terpretazione nell’ambiente greco di Egitto della tradizionale scrittu-ra latina dei libri, in un momento, l’età adrianea, in cui si attua unanuova intensa fase di grecizzazione della cultura latina».5 Edito da Cockle in J. Bingen-A. Bülow-Jacobsen-W. E. H.

Cockle-H. Cuvigny-L. Rubinstein-W. van Rengen (éds.), MonsClaudianus: ostraca Graeca et Latina, " (O. Claud. " à "('), Institut fran-

çais d’archéologie orientale du Caire. Documents de fouilles, 29, LeCaire 1992, nr. 190, pp. 175-176 + tav. xxxiii. L’editore individua due in-terpuncta sicuri, a ll. 2-3 e uno incerto a l. 1.6 Sul precoce apprendimento del latino da parte di grecofoni mi pa-

re o+ra signi*cativa testimonianza PBerol inv. 21246 (G. Ioannidou[ed.], Catalogue of Greek and Latin Literary Papyri in Berlin [P.Berol. Inv.!""'"-!"!((, !"(""], Berliner Klassikertexte, 9, Mainz 1996, nr. 50 = J.Kramer, Glossaria bilinguia in papyris et in membranis reperta [C. Gloss.Biling. i], Papyrologische Texte und Abhandlungen, 30, Bonn 1983, i,nr. 1). Si tratta di 11 frammenti di un papiro precocemente riusato eproveniente da cartonnage, sul cui verso si trova un lista bilingue di parole, tutte in scrittura greca. Il confronto di questo papiro conPHerc 1065 ha suggerito una datazione alta, al i secolo a.C.7 Mi riferisco in particolare a W. V. Harris, Lettura e istruzione nel

mondo antico, trad. it. di Ancient Literacy, Cambridge Mass.-London1989 a c. di R. Falivene, Roma-Bari 1991, pp. 317-319, e G. Cavallo,Tra «volumen» e «codex». La lettura nel mondo romano, in G. Cavallo-R.Chartier (edd.), Storia della lettura nel mondo occidentale, BibliotecaUniversale Laterza, 480, Roma-Bari 20094, pp. 37-69.8 Pp. 65-67 nell’edizione.

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i papiri latini di contenuto letterario dal i secolo a .c. al i ex .- i i in. d.c. 43

virgiliano).1 La scrittura è vergata con inchiostro ne-ro e mostra tracciati a+atto corsivi, come si ritrovanoin alcuni graLti pompeiani (specialmente e in duetratti verticali).2

La documentazione proveniente da Vindolanda,come si è osservato, è tutta su tavolette di legno, an-che nel formato a soLetto;3 in minor numero sono letavolette cerate.4 È noto,5 comunque, che il supportopiù di+uso nella società galloromana era la tavolettacerata,6 come suggerisce il frequente rinvenimento,in molti siti, di stili per lo più bronzei e d’osso, e di spa-tole, con le quali la cera veniva rimossa dalla base dilegno o spalmata e livellata quando ancora calda.7

La familiarità dei Romani con supporti scrittori lignei è, in ogni caso, ben testimoniata.8 Tavolette divario formato9 risultano attestate nel mondo romano

da documentazione iconogra*ca e archeologica. Inquesto senso, è opportuno ricordare che polittici lignei furono rinvenuti anche nella Villa dei Papiri diErcolano, negli stessi luoghi di ritrovamento dei papiri.10 La familiarità delle prassi scrittorie latine conla morfologia libro/codex risulta dunque ben docu-mentata.11

A questo riguardo, merita particolare attenzionePOxy 30, un frammento pergamenaceo recanteun’opera storica De bellis Macedonicis. Si tratta del piùantico frammento letterario latino in forma di codice.Su base paleogra*ca, esso è stato giustamente collo-cato alla *ne del i sec. d.C.12 Secondo Lowe,13 si trattadell’unico specimen di una scrittura che mischia ele-menti onciali, capitali e corsivi: a, m, u in capitale ru-stica; d, f, r onciali;14 h con pancia angolosa; n ampia;

1 L’errore pinna/ta bebem, anziché la clausola pinnata per urbem sispiega con il desiderio da parte dello scrivente di mettere alla prova iltracciato di b con pancia a sinistra (si veda il contributo di Paolo Radi-ciotti in questo stesso numero della rivista) e non con un errore di co-pia da un antigrafo, come sostenuto da Scappaticcio, Virgilio allievi emaestri cit., p. 61.2 Si segnalano inoltre alcune tavolette aLni. A. K. Bowman-J. D.

Thomas (eds.), Vindolanda: the Latin Writing Tablets, ii, Nos. ""*-+)#,with contributions by J. N. Adams, Tabulae Vindolanenses ii, London1994, nr. 119, esercizio di scrittura, in cui una sequenza di lettere è ri-petuta più volte. Osservano gli editori (p. 68): «We are con*dent thatthis is to be classed as a writing exercise, both because of the repeti-tion and because it has been written on a tablet which was previouslyused for another purpose and was no doubt then discarded. It was acommonplace to use lines from literature for such purposes, which isone reason for thinking that this text may be literary. The other rea-son is the hand in which it is written: it is a capital script, not unlikethe script of 118 and possibly the work of the same writer. I, N, T andA are very similar, but V is made in a more rounded form, and thewriting in general is not as elegant as 118. Q breaks the bilinearity witha long diagonal descender, especially noticeable in line 1 on the back».Si ipotizza che possa essere l’inizio del c. 86 di Catullo; Bowman-Tho-mas, Vindolanda: the Latin Writing Tablets, ii cit., nr. 120, pp. 68-69: «Thereason for suggesting that this text may be literary is entirely palaeo-graphical. The hand in which it is written is remarkable for beingmuch more elegant than is normal in the tablets. It reminds oneforcibly of P.Hawara 24»; ma si aggiunge: «There is no reason to thinkit was a writing exercise and it is certainly possible that it is just a frag-ment of an ordinary private letter, over the writing of which thewriter took more than usual care». Notizie su almeno altre due tavo-lette di contenuto virgiliano rinvenute a Vindolanda in Scappaticcio,Virgilio, allievi e maestri cit., che ricostruisce un ambiente di allievi emaestri nel quale i primi copiano versi virgiliani e i secondi appongo-no giudizi di valutazione sulle prove gra*che (come iusto e segniter).Diversa l’interpretazione di A. R. Birley, Some Writing-tablets Exca-vated at Vindolanda in !''", !''! and !''#, «ZPE» 170 (2009), pp. 265-293,sp. pp. 273-278, secondo il quale iusto andrebbe piuttosto interpretatocome il nome del destinatario della lettera apposto sul verso della ta-voletta, facciata dove comunemente si trovano scritti i versi virgiliani.3 A. K. Bowman, The Vindolanda Writing Tablets and the Develop-

ment of the Roman Book Form, «ZPE» 18 (1975), pp. 237-252: si ipotizza-no due morfologie, una propriamente a soLetto, con le giunture delletavolette testa/piede/testa ecc., che rappresenterebbe un compro-messo tra le caratteristiche del codex e quelle del volumen (stesse con-siderazioni in G. Cavallo, Le tavolette come supporto della scrittura:qualche testimonianza indiretta, in E. Lalou [éd.], Les tablettes à écrire,de l’antiquité à l’époque moderne: actes du colloque international du CentreNational de la Recherche Scienti&que, Paris, Institut de France, "'-"" octobre"((', Bibliologia, 12, Paris 1992, pp. 97-104, a proposito del libro linteodi Zagabria); e una di “manifattura” a soLetto (Bowman, The Vindo-landa Writing Tablets cit., tavv. i e ii pp. 240-241). Un esempio antico disola manifattura a soLetto è quello del codice Chester Beatty Ac. 1499,sul quale si veda A. Wouters, From Papyrus Roll to Papyrus Codex. So-me Technical Aspects of the Ancient Book Fabrication, «Manuscripts of theMiddle East» 5 (1990-1991) = The Role of the Book in the Civilization ofthe Near East. Proceedings of the Conference Held at the Royal Irish Acade-

my and the Chester Beatty Library, Dublin, !( June - " July "(**, Leiden 1991,pp. 9-19. Sul formato a soLetto si veda anche C. Sirat, Writing asHandwork. Handwriting, the Writinghand, and the History of Writing, Bibliologia, 25, Turnouht 2005, p. 166.4 D. S. Thomas, The Latin Writing-tablets from Vindolanda in North

Britain, in Lalou, Les tablettes à écrire cit., pp. 203-209, passim, a propo-sito delle tipologie delle tavolette rinvenute a Vindolanda.5 M. Feugére-P. Y. Lambert, L’écriture dans la société gallo-romaine:

éléments d’une ré%exion collective, «Gallia» 61 (2004), pp. 1-192.6 Oltre, naturalmente, alla serie di scritturazioni della vita quoti-

diana largamente testimoniate: anfore, iscrizioni su piatti, sigilli. Si ve-dano i contributi nel dossier di Feugére-Lambert, L’écriture dans la so-ciété gallo-romaine cit.; più in generale, utili anche le considerazioni diP. Radiciotti, Paleographia Papyrologica vii (!'',), «PapLup» 16 (2007),pp. 193-194 sulla di+usione della scrittura nella Gallia romana.7 D. Boži©-M. Feugère, Les instruments de l’écriture, «Gallia» 61

(2004), pp. 21-41, sp. pp. 31-33.8 G. Cavallo, Libro e cultura scritta, in A. Momigliano-A. Schia-

vone (edd.), Storia di Roma, iv, Caratteri e morfologie, Torino 1989, pp.692-735, sp. p. 697: «fu invece nell’Italia antica, soprattutto nella civiltàetrusca, e quindi a Roma e nel mondo romano, che i supporti ligneiconobbero una di+usione e una modalità d’impiego altrimenti larga earticolata […]. La storia del libro nel mondo romano ne è stata forte-mente condizionata, pur se la relazione non si pone immediatamen-te». Id., Le tavolette come supporto della scrittura cit., p. 98: «In particola-re nella Roma repubblicana e anche più tardi e più in generale nelmondo romano, nei territori lontani dall’“area del papiro” – l’Egitto ele regioni del Mediterraneo – tabulae risultano adoperate, innanzitut-to, per i vari usi civili che richiedessero una documentazione scritta».9 È notevole, a proposito del formato e della disposizione del testo

nelle tavolette, la testimonianza di Quint., Inst. or. 10, 3, 31-33, che rife-risce anche sull’uso delle membranae. Quintiliano raccomanda a chicompone (non copia) un testo di lasciare in bianco una porzione o tut-ta intera una tavoletta, per aggiunte e/o correzioni, in modo che leangustiae non suscitino pigritiae emendandi.10 M. Capasso, Le tavolette della Villa dei papiri ad Ercolano, in Lalou,

Les tablettes à écrire cit., pp. 221-230 (riedito in Capasso, Volumen cit.),passim: alte 29 cm, larghe 14 cm, con uno spessore di 4 mm, apparte-nenti a uno o più polittici. La presenza di un pomello per voltare le pa-gine le riconduce alla forma della tabula ansata. Altre tavolette furonorinvenute in un luogo diverso della Villa: alte 23 cm, larghe 13 cm, spes-se 9 mm. Non è sicuro che queste fossero cerate. Altre furono ritrova-te nella “Casa del Bicentenario” a Ercolano, lavorate in maniera accu-rata. Il polittico, piuttosto che il dittico e trittico, è la tipologia piùdi+usa e rappresentata, forse perché destinata ad accogliere testi lette-rari e giuridici, essendo dittici e trittici per lo più veicoli di testi menoestesi e importanti. La numerazione rinvenuta sulle tavolette fa pen-sare che quelle del tablinum fossero latine, di contenuto giuridico-epi-stolare, oppure recassero l’inventario del contenuto della biblioteca.11 Cavallo, Libro e cultura scritta cit., pp. 699-703.12 I primi editori Grenfell e Hunt datavano il frammento, sulla base

della scrittura e del formato, al iii secolo d.C. (POxy i).13 CLA ii 207.14 Si tratta di una varietà di d simile ad alcuni esempi ercolanesi,

nonché a quella di PBerol inv. 8507R. Più che di onciale, parlerei di ele-menti oncialeggianti, che pre*gurano cioè l’uso di forme onciali vere

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44 serena ammirati

q con il tratto discendente obliquo tipico della corsivaantica. La scrittura è stata tracciata in inchiostro nerocon un calamo a punta ,essibile, con attenzione al-l’e+etto chiaroscurale. Sono presenti interpuncta e ac-centi, forse apposti da una mano successiva, sulle vo-cali lunghe. Data l’esiguità del frammento non si puòdire se la mise en page fosse a una o a due colonne. Laverosimiglianza del ritrovamento di un frammento dicodice pergamenaceo in epoca così antica è garantitada alcune considerazioni. Innanzitutto, l’esistenza diopere letterarie su supporti membranacei è testimo-niata già da Marziale, che menziona taluni autori inmembranis.1 È possibile che determinate categorie diopere letterarie abbiano prima di altre subito il pas-saggio dal volumen al codex. Una circostanza simile èstata ragionevolmente ipotizzata per la tradizione delcorpus Caesarianum, in relazione soprattutto alle testi-monianze antiche sulla sua consistenza.2 Analoga-mente può essere avvenuto ad altre opere storiche,come il De bellis Macedonicis.

Un’ulteriore conferma si troverebbe nella scriptioinferior del palinsesto Val. Pal. lat. 24: secondo Caval-lo,3 la capitale libraria rintracciabile in alcune sezionidi questo codice non sarebbe di imitazione (Lowe4 lariferisce al iv-v secolo), ma “originaria” e andrebbeperciò collocata addirittura nel ii secolo.5 Ancora, èpossibile che un’opera come le noctes Atticae di Gellioo le historiae liviane, oggetto di una testimonianza diMarziale, abbiano avuto una precoce circolazione informa di membranae; nel caso di Gellio si può suppor-re ciò anche in relazione alle modalità di composizio-ne dell’opera: appunti sparsi, senza un’apparente pre-cisa organizzazione.6

Un’ulteriore testimonianza sull’impiego della per-gamena si ricava dal titolo libri membranarum con cuiil Digesto (1, 3, 21; 12, 4, 3, 5; 22, 6, 2; 38, 1, 49)7 indica

normalmente l’opera del giurista Nerazio Prisco, ori-ginario di Saepinum (seconda metà del i secolo-iniziodel ii d.C.).8 Si potrebbe a+ermare che il mondo ro-mano abbia mantenuto nel campo della giurispru-denza, in rapporto con le modalità di composizione,una propria originalità rispetto al mondo greco e chequesta circostanza comportasse l’uso di un formatolibrario peculiare della cultura latina, il codex; il volu-men, viceversa, si sarebbe senz’altro a+ermato a Ro-ma nell’ambito della letteratura e specialmente dellapoesia, che si rifaceva apertamente a modelli greci,soprattutto ellenistici. In tal modo, le ipotesi avanza-te da van Haelst sull’origine “pagana” del codice co-me formato librario prevalente trovano nel contestolatino un signi*cativo sostegno.9

v. L’interpunctio: un tratto caratteristicodello scribere latino

Abbiamo notato che la separazione delle parole co-stituisce un tratto caratteristico dei reperti esaminatie che essa è una peculiarità dell’uso latino, mediatodalla cultura etrusca. Come tale, l’interpunctio distin-gue i Romani dai Greci ed è propria di tutte le prassiscrittorie latine. In merito a questa, oltre a quanto ve-ri*cato nelle precedenti pagine a proposito dei singo-li papiri, può essere utile passare in rassegna alcune te-stimonianze letterarie, coeve ai papiri esaminati inquesto contributo.

Una fonte importante è l’opera di Cicerone. Nel ca-pitolo 25 della Pro Murena egli dice a proposito del-l’occupazione di Sulpicio che è cosa da poco, al paridella divisione delle parole: Primum dignitas in tam te-nui scientia non potest esse; res enim sunt parvae, prope insingulis litteris atque interpunctionibus verborum occupa-tae. Altro ritroviamo nel De oratore: ii, 323 narratio in-

e proprie nei papiri in capitale, come a esempio nei papiri Rylands sal-lustiani (vd. supra, p. 41, n. 11). Per il tracciato di alcune lettere, comea, c, p, cf. anche PSI 743.

1 È anche possibile che la menzione della membrana riguardi piut-tosto guaine di pergamena che ricoprivano i rotoli; cf. P. Radiciotti,Palaeographia papyrologica iii (!'''-!''!), «PapLup» 11 (2002), pp. 191-218, sp. p. 199, ripreso in Dorandi, Nell’o/cina dei classici cit., pp. 23-24. Alla stessa conclusione è pervenuta recentemente anche H. Ishøy,Parchment as a Writing Material in the Late Republic and the Early Empire,«C&M» 58 (2007), pp. 259-283, che sembra tuttavia non conoscere i duecontributi italiani. Ella discute inoltre Cic., Ad Att. 13, 24, 5, dove si famenzione di ‰ÈÊı¤Ú·È˜, interpretate, appunto, come guaine di perga-mena per i rotoli.2 O. Pecere, Genesi e trasmissione antica del corpus Caesarianum,

«S&T» 1 (2003), pp. 185-227: alcuni problemi nella successione delleopere potrebbero spiegarsi con una precoce tradizione di questi testiin forma di codice. L’autore ammette che l’esistenza di codici cesaria-ni tra i e ii secolo non trova riscontri diretti o indiretti, ma che la te-stimonianza di Svetonio sulla controversa paternità dei Bella (Iul. 56, 1-5) sia perfettamente in linea con l’uso di un esemplare in forma dicodice diviso in due tomi, equilibratamente dimensionati sotto il pro-*lo contenutistico (pp. 214-217). Dubbi in proposito sono espressi daIshøy, Parchment as a writing material cit., pp. 270-271.3 Cavallo, Per la datazione cit., p. 208.4 CLA i 68-77.5 Sul luogo di allestimento del codice palinsesto non vi è certezza.

Si evince dalle annotazioni che fu probabilmente a Lorsch nell’viii se-colo, poi a Heidelberg: J. Fohlen, Recherches sur le manuscrit palimpse-ste Vatican, Pal. lat. !$, «S&C» 3 (1979), pp. 195-222. Un elemento in fa-

vore di una datazione alta potrebbe essere costituito dall’allestimentodei fascicoli: il recto del primo foglio e il verso dell’ultimo sono siste-maticamente lasciati bianchi.6 Sull’argomento, in una direzione simile, Dorandi, Nell’o/cina

dei classici cit., pp. 36-38.7 Riporto per esteso l’ultimo luogo citato: Duorum libertus potest ali-

quo casu singulis diversas operas uno tempore in solidum edere, velut si libra-rius sit et alii patrono scribendorum operas edat, alter vero peregre cum suispro&ciscens operas custodiae domus ei indixerit: nihil enim vetat, dum custo-dit domus, libros scribere. Hoc ita Neratius libris membranarum scripsit. Nelpasso citato si fa menzione della morfologia del libro di Nerazio; il fattoche un’opera si identi*chi con un nome allusivo a un supporto scritto-rio signi*ca che questo era inusuale come formato librario de*nitivo;di fatto, tutte le testimonianze letterarie sulle modalità di composizio-ne, edizione e pubblicazione degli autori latini ce lo dimostrano. Po-trebbe inoltre non essere casuale che l’opera di un autore italico circo-lasse in membranis, mentre il più antico frammento di Gaio (POxy 2103),di assai probabile origine provinciale, è su rotolo di papiro.8 Sulla *gura di Nerazio vd. G. Camodeca, Il giurista L. Neratius

Priscus Cos. Su+. (). Nuovi dati su carriera e famiglia, «SDHI» 73 (2007),pp. 291-311.9 J. van Haelst, Les origines du codex, in A. Blanchard (éd.), Les

débuts du codex. Actes de la journée d’étude organisée à Paris les # et $ juillet"(*+ par l’Institut de Papyrologie de la Sorbonne et l’Institut de Recherche etd’Histoire des Textes, Bibliologia, 9, Turnhout 1989, pp. 13-25; Pecere,Genesi e trasmissione cit., pp. 213-214 : «nel mondo romano l’avvento dellibro letterario in forma di codice segue dinamiche sue proprie, coerenti con una consuetudine praticamente ininterrotta del codicenella civiltà libraria di epoca repubblicana, sia pure nella prassi quoti-diana e in ambito documentario».

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i papiri latini di contenuto letterario dal i secolo a .c. al i ex .- i i in. d.c. 45

terpuncta sermonibus; iii, 17, 3 interspirationibus non defatigationibus nostrae neque librariorum notis, sed ver-borum et sententiarum modo interpunctas clausulas inorationibus esse volverint; iii, 81 clausulas enim atque in-terpuncta verborum animae interclusio atque angustiaespiritus attulerunt. In questi luoghi si osserva comecerte pratiche scrittorie possano essere legate, specienella prassi oratoria, all’esecuzione orale.

Nello stesso ambito, ma un secolo dopo, sugge-stioni simili si trovano nell’Institutio oratoria di Quin-tiliano: xi, 3, 39 virtus autem distinguendi fortasse sit par-va: sine qua tamen esse nulla alia in agendo potest. Esoprattutto: vii, 9, 5 tertia est ex compositis ut si quis cor-pus suum in culto loco poni iubeat, circaque monumentummultum agri ab heredibus in tutelam cinerum, ut solent, le-get, sit litis occasio cultum. Si compie qui un ulteriorepasso in avanti, poiché si vuole marcare una distin-zione rispetto ai Greci, come del resto si fa nella testi-monianza senecana già citata (cf. supra ii).

Un’ulteriore conferma di come la prassi dell’inter-punctio fosse normale ed estesa a ogni livello di scrit-turazione viene dal §87 della Vita Augusti di Svetoniodove si narra che Augusto, nei suoi autogra*, nonusava dividere le parole e quest’abitudine era consi-derata inconsueta.1

vi. Conclusione

Abbiamo osservato, nel corso di questa ricostruzio-ne, che esistono diversi livelli e tecniche di esecuzio-ne della stessa scrittura, che è usata indistintamentenel mondo romano per documenti, lettere e libri; eche non esiste, perciò, *no a un certa data, una veradistinzione tipologico-funzionale nell’uso della scrit-

tura latina2 (si consideri che nelle aree di ritrovamen-to dei papiri non esisteva ancora una netta separazio-ne fra ambito burocratico e militare, la quale si rea-lizzerà solo a partire dall’età severiana, momento didecisivi cambiamenti). Di ciò è prova indiretta il fattoche spesso ci si serve eLcacemente delle scritture didocumenti latini datati per datare i papiri letterari. Al-cuni documenti in capitale di i secolo mostrano inmaniera esemplare questa indi+erenza: mi riferisco aPSI 1183, databile al 41-54 d.C., ma anche a PVindob L1a e L 1b (le lettere a Macedo: coeve, ma con realizza-zioni gra*che diverse), nonché a PVindob L 135, lette-ra di stipendio di un soldato romano del 25 agosto del27 d.C.; o anche a PRyl 608, riferito dagli editori allaseconda metà del I secolo. Per la stessa ragione, oltrealle diLcoltà di datazione, intervengono per gli edi-tori problemi di classi*cazione dei materiali latini,poiché, in presenza di frammenti esigui, la scritturanon è in grado di distinguere nettamente un probabi-le documento da un’opera letteraria; così, alcuni re-perti sono editi contemporaneamente nelle ChartaeLatinae Antiquiores e nei Codices Latini Antiquiores.Questo genere di constatazioni corrobora inoltre lateoria in merito alla mancanza a Roma di una classedi scribi.3 Fin qui, se di cambiamento si può parlare,due sono i fatti signi*cativi: da un lato la generica eprogressiva a+ermazione del codex come supportoscrittorio in sostituzione del rotolo, l’uso del quale,specie in ambito latino, ha comunque una sua conti-nuità sin dall’età arcaica, come è ben testimoniato an-che dalle fonti letterarie; ma, soprattutto, la genera-lizzazione di usi greci che comportano la scomparsadi interpuncta e una minore complessiva dimensionedel rotolo papiraceo.

1 Notavi et in chirographo eius illa praecipue: non dividit verba nec ab ex-trema parte versuum abundantis litteras in alterum transfert, sed ibidem sta-tim subicit circumducitque. In tutto il passo si parla delle peculiarità lin-guistiche di Augusto, che sicuramente ebbe un’educazione bilingue;alcune delle sue abitudini sembrano grecizzanti, altre piuttosto ar-caizzanti.2 J. Pearce, Archaeology, Writing Tablets and Literacy in Roman Bri-

tain, «Gallia» 61 (2004), pp. 43-51, sp. p. 45, a proposito del valore stori-co della di+usione della cultura scritta in aree eccentriche rispetto al-l’Italia, osserva che: «the origins of some Vindolanda tablets fromother garrisons, as well as the discovery of writing tablets in otherforts (e.g. Carlisle and Caerleon), suggests the existence of equivalentliteracies in and around British garrisons. Parallels in script, formal

and layout with Latin military documents found in Egypt suggest thatthis documentary culture could be widely typical of the army at thistime». Inoltre, A. K. Bowman, The Roman Imperial Army: Letters andLiteracy on the Northern Frontier, in A. K. Bowman-G. Woolf (eds.),Literacy and Power in the Ancient World, Cambridge 1994, pp. 109-126, p.117, a+erma che nella scrittura delle tavolette di Vindolanda «we canobserve features which should make us more reluctant to identify fun-damentally di+erent types of writing. And, *nally, perhaps one moreunique category of evidence»; ancora, p. 118: «in general, the mixtureof forms which others have tended to classify more exclusively as pri-vate, popular or oLcial, even in one and the same text, suggests thatthe distinctions are less clear-cut than some think».3 Radiciotti, Della genuinità cit., p. 371.

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