LA SICUREZZA NON VA VISTA COME UN IMPEDIMENTO A...
Transcript of LA SICUREZZA NON VA VISTA COME UN IMPEDIMENTO A...
1
Dott.ssa Benedetta Persechino - ISPESL - DML
LA SICUREZZA NON VA VISTA COMEUN IMPEDIMENTO A SVOLGERE LA
PROPRIA ATTIVITA’,MA DIVENTA PARTE INTEGRANTE
DELL’ATTIVITA’ STESSA
1895 SCOPERTA DEI RAGGI X
1896 SCOPERTA DELLA RADIOATTIVITÀNATURALE DELL’URANIO
1898 SCOPERTA DELLE PROPRIETÀRADIOATTIVE DEL POLONIO
E DEL RADIO
Konrad Röntgen
Henry Becquerel
Coniugi Curie
α
γ
βRaggi X
neutroni
RADIOATTIVITA’PROPRIETA’ CHE HANNO GLI ATOMI DI ALCUNI ELEMENTI
DI EMETTERE SPONTANEAMENTE
RADIAZIONI IONIZZANTI
RADIAZIONI CON CAPACITA’DI PRODURRE IONI PER AZIONE
DIRETTA O INDIRETTA
ISOTOPIElementi con uguale numero atomico (= numero protoni)
ma con differente numero di massa (≠≠≠≠ numero di neutroni)
ISOTOPI DELL’IDROGENO1H (Idrogeno) (0 neutroni + 1 protone)2H (Deuterio) (1 neutrone + 1 protone)3H (Tritio) (2 neutroni + 1 protone)
ISOTOPI DELLO IODIO
131 I (78 neutroni + 53 protoni)125 I (72 neutroni + 53 protoni)
Alcuni ISOTOPI NATURALI e quasi tutti gli ISOTOPI ARTIFICIALI hanno
nuclei instabilicioè posseggono un eccesso di energia
ISOTOPI RADIOATTIVI o RADIOISOTOPI o RADIONUCLIDI
L’eccesso di energia viene liberata sottoforma di particelle e/o di radiazioni elettromagnetiche con un processo detto
DECADIMENTO o DISINTEGRAZIONE
Il decadimento può completarsi in tempi assai brevi o molto lunghi. La misura di tale tempo è detta
TEMPO DI DIMEZZAMENTO o TEMPO DI VITA MEDIA
cioè il tempo alla fine del quale la metà degli atomi radioattivi inizialmente presenti ha subito una trasformazione spontanea
2
TEMPI DI DIMEZZAMENTO
Radioisotopo artificiale Tecnezio-99: 6 ore
Radioisotopo artificiale Iodio-131: 8 giorni
Radioisotopo naturale Potassio-40:
1,3 miliardi di anni
Dopo 10 tempi di dimezzamento la radioattivitàdi un isotopo è 1000 volte minore di quella iniziale
Particelle alfa: penetrazione molto limitata nell’aria. Un semplice foglio di carta è sufficiente per fermarle
Particelle beta: penetrazione limitata. Percorrono qualche metro nell’aria.Un foglio di alluminio di alcuni mm è sufficiente ad arrestarle
Raggi X o gamma: penetrazione molto elevata.. In funzione dell’energia possono arrivare a centinaia di metri nell’aria. Alcuni cm di piombo permettono
di schermarle
SORGENTI diRADIAZIONI IONIZZANTI
Macchine radiogene Acceleratori Sostanze
radioattive
Sorgente formata da materie radioattivesolitamente incorporate in materiesolide e di fatto inattive o sigillate
in un involucro inattivo che presenti resistenza sufficiente per evitare, in condizioni
normali di impiego, dispersione di materieradioattive superiori ai valori stabilitidalle norme di buona tecnica applicabili
SORGENTE SIGILLATA SORGENTE NON SIGILLATA
Qualsiasi sorgente che non corrisponda alle caratteristiche o ai requisiti dellasorgente sigillata
AMBITI DI IMPIEGO DI RADIOISOTOPI
Ambito industrialeImpiego principale nei CONTROLLI NON
DISTRUTTIVI attuati mediante radiografie a raggi gamma prodotti da una sorgente di Cobalto-60
Ambito ricerca scientifica
Impiego come TRACCIANTI e MARCATORI
Ambito medico Impiego nella sterilizzazione mediante raggi gamma per strumentazioni e materiali medico-chirurgici
Ricerca biomedica
Impiego come MARCATORI di precursori metabolici,proteine e altre macromolecole mediante trizio, fosforo-32 o carbonio-14. Routinaria è la
marcatura degli acidi nucleici con fosforo-32. Utilizzato è il cromo-57 per gli studi di integritàdella membrana cellulare in seguito a fenomeni di
necrosi e/o citotossicità
Diagnostica di laboratorio
Diffuso utilizzo di trizio e iodio-125 nelle metodiche RIA
SOSTANZE RADIOATTIVENEI LABORATORI
Il loro impiego spesso costituisce un mezzoNECESSARIO ed INSOSTITUIBILE
per conseguirealcune finalità di ricerca scientifica
QUINDI
i radioisotopi utilizzati rappresentano, in diversa misura ed in funzione delle metodiche d’impiego, una SORGENTE diRISCHIO da radiazioni ionizzanti per il
personale e per la popolazione
SOSTANZE RADIOATTIVE NEI LABORATORI
Sulla base della normativa di radioprotezione, i laboratori dove si utilizzano sostanze radioattive
sono classificati e sorvegliati da
ESPERTI QUALIFICATI
i lavoratori classificati “esposti”sono soggetti a sorveglianza sanitaria, a seconda della categoria, da parte del
MEDICO COMPETENTE MEDICO AUTORIZZATO
3
SOSTANZE RADIOATTIVENEI LABORATORI
i laboratori dove e’ autorizzatol’uso di radioisotopi sono realizzatiin ottemperanza a quanto previsto
dalla normativa vigente
al fine di:•minimizzare le dosi di R.I. assorbibili dagli operatori•rendere remota o trascurabile la contaminazione all’esterno che possa implicare rischi per altri
lavoratori e per la popolazione
TECNICI GESTIONALI
ADOZIONE di ACCORGIMENTI
SOSTANZE RADIOATTIVE NEI LABORATORI
RISPETTO di
PROCEDURE+
REALIZZAZIONE DIEFFICACE ATTIVITA’DI PREVENZIONE
A MANTENERE QUALSIASI ESPOSIZIONE AL
“LIVELLO PIU’ BASSO RAGIONEVOLMENTE
OTTENIBILE”
ACCORGIMENTI TECNICI
ADEMPIMENTI SANITARI
NON SUFFICIENTIDA SOLI
LA NORMATIVA DI RADIOPROTEZIONE IMPONE L’ADOZIONE DI OPPORTUNA SEGNALETICA
SEGNALETICA DI SICUREZZA
PRINCIPIO dellaGIUSTIFICAZIONEdell’ATTIVITA’
Le attività che comportano rischi di esposizione alle radiazioni ionizzanti devono essere preventivamente giustificate e periodicamentericonsiderate alla luce dei benefici che da essederivano
PRINCIPIO dellaOTTIMIZZAZIONEdella PROTEZIONE
Le esposizioni alle radiazioni ionizzanti devonoessere mantenute al livello più basso ragionevolmente ottenibile, tenuto conto deifattori economici e sociali
PRINCIPIO dellaLIMITAZIONE dellaDOSE INDIVIDUALE
La somma delle dosi ricevute non deve superarei limiti prescritti
DECRETO LEGISLATIVO N. 230/1995DECRETO LEGISLATIVO N. 241/2000
LAVORATORE ESPOSTO
Chiunque sia suscettibile, durante l’attivitàlavorativa, di una esposizione alle radiazioni
ionizzanti superiore ad uno qualsiasidei limiti fissati per le persone del
pubblico (1 mSv; 15mSv cristallino; 50mSv pelle)
D. Lgs 230/1995D. Lgs 241/2000
suscettibile di un’esposizione superiorein un anno solare a uno dei seguentivalori: •6 mSv di dose efficace•i tre decimi di uno qualsiasi dei limiti di dose equivalente:per il cristallino (150 mSv/anno solare)per pelle, mani, avambracci, piedi e caviglie (500 mSv/anno solare)
LAVORATORE ESPOSTOCATEGORIA A
LAVORATORE ESPOSTOCATEGORIA B
Lavoratore espostonon classificato in
categoria A
LAVORATORE NON ESPOSTO
Lavoratori che non sono suscettibili ad unaesposizione alle radiazioni
ionizzanti superiore a detti limiti
4
ambiente di lavoro in cui sussistono per i lavoratori in essa
operanti le condizioni per laclassificazione di lavoratori
esposti di classe A
D. Lgs 230/1995D. Lgs 241/2000
ZONA CONTROLLATA
ZONA SORVEGLIATA
ambiente di lavoro in cui puo’essere superato in un anno solare uno dei pertinenti limiti fissati
per le persone del pubblico e che non e’ zona controllata
La normativa prescrive al datore di lavorodi classificare e segnalare gli ambientiin cui è presente il rischio da esposizionealle radiazioni ionizzanti e regolamentarne
l’accesso
D. Lgs 230/1995 - D. Lgs 241/2000
La normativa prescrive che i datori di lavoroesercenti attività comportanti la classificazione
degli ambienti di lavoro in una o più zonecontrollate o sorvegliate oppure la classificazione
degli addetti interessati come lavoratori esposti, assicurino la SORVEGLIANZA FISICAper mezzo di ESPERTI QUALIFICATI iscrittiin elenchi nominativi presso l’Ispettorato Medico
Centrale del Lavoro
SORVEGLIANZAFISICA
SORVEGLIANZAMEDICA
I datori di lavoro esercenti attività comportanti la classificazione degli addetti interessati come lavoratori esposti, devono assicurare la SORVEGLIANZA MEDICA per mezzo di MEDICI AUTORIZZATI iscritti in elenchi
nominativi presso l’Ispettorato Medico Centrale del Lavoro, nel caso di lavoratori esposti di
categoria A e per mezzo di MEDICI AUTORIZZATI o MEDICI COMPETENTI per
i lavoratori esposti di categoria B
CATENA DI EVENTI CHE PORTA ALLA LESIONE DA RAGGI
INTERAZIONI INIZIALI10-15 sRaggi x,raggi γ, neutroni
RADIAZIONI INDIRETTAMENTE IONIZZANTI
Elettroni,protoni,particelle αRADIAZIONI DIRETTAMENTE IONIZZANTI
10-12 s STADIO FISICO-CHIMICO DEPOSITO DI ENERGIA COME IONIZZAZIONIDELLA STRUTTURA PRIMARIA DEL PERCORSO
10-6 s-ore DANNO CHIMICO RADICALI LIBERI, MOLECOLE ECCITATE PERL’EQUILIBRIO CHIMICO
min-ore DANNO BIOMOLECOLARE PROTEINE, ACIDI NUCLEICI, etc
EFFETTI BIOLOGICI PRECOCIore-giorni MORTE CELLULARE, MORTE ANIMALE
EFFETTI BIOLOGICI TARDIVIanni-secoli INDUZIONE DI NEOPLASIE, EFFETTI GENETICI
Assorbimento di energiaO
H
H
OH
Danno indiretto
Danno diretto
Rotturadi undoppiofilamento
Cancellazionedi una base
Legame trasversale
p+
L’UOMO PUÒ ESSERE ESPOSTO ALLA RADIOATTIVITÀ IN DUE MODI
ESPOSIZIONE ESTERNAquando l’individuo si trova sulla
traiettoria delle radiazioni emesseda una sorgente radioattiva situata
all’esterno dell’organismo
ESPOSIZIONE INTERNAquando la sorgente radioattiva si trovaall’interno dell’organismo a causa diinalazione e/o ingestione o per
introduzione attraverso una ferita
CONTAMINAZIONE
IRRADIAZIONE
IRRADIAZIONE ESTERNA
IRRADIAZIONE INTERNA
RISCHI NELL’USO DI MATERIALE RADIOATTIVO
CONTAMINAZIONEESTERNA
PELLE
CONTAMINAZIONEINTERNA
INGESTIONE
INALAZIONE FERITE
PERFUSIONECUTANEA
5
EFFETTI DELLE RADIAZIONI IONIZZANTI
MUTAZIONI GENICHE
ABERRAZIONI CROMOSOMICHE
SOMATICI
Individuo irradiato
GENETICI
Progenie
STOCASTICI
STOCASTICIprobabilistici/casualistatistici/differiti
NON STOCASTICIgraduati/deterministici/
non casuali
EFFETTI PATOLOGICI
EFFETTI IMMEDIATI Sull’individuo irradiato
Per comodità di esposizione, possono essere raggruppati in 4 classi di differenti caratteristiche cliniche e
di diverso significato sanitario generale
EFFETTI TARDIVI Sull’individuo irradiato
EFFETTI EREDITARI Sulla progenie dell’individuo irradiato
EFFETTI Sulla prima generazione dell’individuoirradiato
EFFETTI SOMATICImanifesti nello stesso individuo irradiato
EFFETTI EREDITARIcolpiscono i discendenti dell’individuo irradiato
EFFETTI DETERMINISTICIo EFFETTI IMMEDIATI
Sono quelli che, al di sopra di un certo valore di dose, si manifestano indistintamente in tutti coloro che sono stati irradiati entro un tempo di solito assai breve (non più di qualche giorno o qualche settimana) e per cui la gravità dei danni aumenta con l’aumentare della dose
SENSIBILITÀ dei DIVERSI TESSUTI o LINEE CELLULARI
LEGGE di BERGONIE’ e TRIBONDEAU
la radiosensibilità di un tessuto è direttamente proporzionale all'attività mitotica e inversamente proporzionale al grado di differenziazione delle sue cellule
LinfocitiLinfoghiandole milza timo
SpermatogoniTesticoloCellule uovo
follicoli immaturiOvaioEritroblasti, mielociti,
mieloblasti, megacariociti,Midollo osseo
Cellule epitelialiIntestino tenue
Cellule strato germinativoCuteCellule follicolo pilifero,
Ghiandole sebacee,sudoripareAnnessi cutanei
Epitelio del cristallinoOcchio
EndoteliVasiCellule cartilaginee,
osteoblastiOsso in accrescimentoFegato, rene, polmone
Sistema nervosoMuscolaturaConnettivoScheletro
Epatociti, endoteli alveolariCellule nervoseCellule muscolariCellule connettivali
osteociti
CELLULEORGANO/TESSUTO SENSIBILITA’
ELEVATA
MEDIA
SCARSA
EFFETTI STOCASTICIo EFFETTI A LUNGO TERMINE
L’esposizione a dosi più o meno elevate di radiazioni ionizzantipuò provocare cancro o leucemia. In questi casi si parladi PROBABILITÀ DI ACCADIMENTO che cresce o diminuisce a seconda dell’entità più o meno rilevante della dose assorbita.La stima di tale probabilità è ricavata dai dati sperimentali delle conseguenze dell’esposizione alle radiazioni su persone o gruppi di persone:•giapponesi sopravvissuti alle esplosioni nucleari•lavoratori e popolazioni limitrofe esposti alle conseguenze diincidenti in installazioni nucleari
DANNI DETERMINISTICI DANNI STOCASTICISOMATICI e GENETICI
FREQUENZA e GRAVITA’VARIANO CON LA DOSE
DOSE SOGLIA INDIVIDUABILE
RADIODERMITECATARATTASTERILITA’
SINDROME ACUTA DA RAGGI
PROBABILITA’ DI ACCADIMENTOPROPORZIONALE ALLA DOSE
NON ESISTE UNA DOSE SOGLIA
DISTRIBUZIONE CASUALECOMPARSA DOPO ANNI
LEUCEMIETUMORI
MALATTIE EREDITARIE NELLA PROGENIE
6
DEFINIZIONE DI RIFIUTO RADIOATTIVO
D.Lgs 230/1995 modificato dall’art. 4 c. 3 lett. i) del D.Lgs 241/2000“…qualsiasi materia radioattiva ancorchécontenuta in apparecchiature o dispositivi in genere, di cui non è previsto il riciclo o lariutilizzazione…”
Per RIFIUTO RADIOATTIVO
si intende il materiale utilizzato nell’impiego pacifico dell’energia nucleare, contenente sostanze radioattive, per il quale non èprevisto il riutilizzo
QUINDIPer classificare i rifiuti radioattivi possono essere presi in considerazione vari parametri:•contenuto in radionuclidi•origine•stato fisico•tipo di radiazione emessa•tempo di dimezzamento dei radionuclidi presenti•radiotossicità dei radionuclidi presenti•attività specifica
PROTEZIONE SANITARIA DELLE
POPOLAZIONI
PROTEZIONE SANITARIA
DEI LAVORATORI
PRESERVAZIONE DELL’AMBIENTE tenuto conto anche dell’impatto
sulle generazioni future
PRINCIPI FONDAMENTALI nella
GESTIONE DEI RIFIUTI RADIOATTIVI
PERICOLOSITA’DEI RIFIUTI RADIOATTIVI
CIBO
ACQUA
ARIA
UOMO
I RIFIUTI RADIOATTIVI prodotti nell’impiego pacifico dell’energia nucleare si presentano sotto
varie forme ed il loro contenuto di attività
può variare entro limiti molto estesi.Le radiazioni emesse sono di natura diversa e di diversa energia così come diversi sono i tempi di dimezzamento.
STATO SOLIDOSTATO LIQUIDOSTATO GASSOSO
RADIAZIONE ALFARADIAZIONE BETARADIAZIONE GAMMA
DA TALI DIVERSITÀDISCENDE
LA NECESSITÀ DI UNA GESTIONE
DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI STESSI
GESTIONE DEIRIFIUTI RADIOATTIVI
RACCOLTA
TRATTAMENTO
CONDIZIONAMENTO
STOCCAGGIOTEMPORANEO
SMALTIMENTO DEFINITIVO
CERNITA
TRASPORTO
La gestione dei rifiuti radioattivi comprende tutte le attività che
riguardano la manipolazione, la raccolta, il trattamento,
il condizionamento, il trasporto, lo stoccaggio e lo smaltimento definitivo
dei rifiuti radioattivistessi. Tali attività vengono
effettuate nel rispetto dei principi fondamentali universalmente
accettati, allo scopo di perseguire
l’obiettivo finale della loro messa in sicurezza.
7
ORIGINE DEI RIFIUTI RADIOATTIVITutte le attività in cui sono utilizzati o manipolati materiali radioattivi generano rifiuti radioattivi
che possono essere distinti per le diverse concentrazioni di radioattività:
RIFIUTI A BASSAATTIVITA’
RIFIUTI A MEDIA
ATTIVITA’RIFIUTI AD
ALTA ATTIVITA’
FONTI DI PRODUZIONE
INSTALLAZIONINUCLEARI
OSPEDALI
INDUSTRIA
LABORATORI DI RICERCA
RIFIUTI A BASSA
ATTIVITA’
CARTA STRACCI
INDUMENTI SOVRASCARPE
GUANTI FILTRI
LIQUIDI (soluzioniacquose o organiche)
FONTI DI PRODUZIONERIFIUTI A MEDIA
ATTIVITA’
SCARTI DILAVORAZIONE
ROTTAMI METALLICI
FANGHI RESINEESAURITE
CENTRALINUCLEARI
IMPIANTI DIFABBRICAZIONE DELCOMBUSTIBILE AOSSIDI MISTI
IMPIANTI DIRIPROCESSAMENTO
CENTRIDI RICERCA
FONTI DI PRODUZIONE
RIFIUTI AD ALTA
ATTIVITA’
REATTORINUCLEARI
COMBUSTIBILENUCLEARE IRRAGGIATO
tal quale
SCORIE PRIMARIEdel
RIPROCESSAMENTO
MODALITA’ COMPORTAMENTALI
Va richiesto il parere dell’Esperto Qualificato prima di effettuare attivitànuove e/o diverse da quelle già autorizzate, ivi compreso l’acquisto di
apparecchiature radiogene o nuovi radioisotopi
Va comunicato all’Esperto Qualificato ogni cessata detenzione definitiva dimaterie radioattive e/o apparecchiature radiogene
I generatori di radiazioni ionizzanti e/o il materiale radioattivo compresi irifiuti, devono essere detenuti ed utilizzati solo nei locali appositi il cui
accesso è regolamentato ed limitato; detti locali devono essere classificatidall’Esperto Qualificato
Qualsiasi variazione riguardante il personale che accede al laboratorio e leattività svolte al fine di garantire il rispetto dei limiti delle attività
consentite
Va rispettato il limite massimo autorizzato di detenzione di materiale radioattivo, compresi i rifiuti, per ogni laboratorio
8
mantenere la massima distanza ragionevolmente consentita dalla sorgente radioattiva
IL PERSONALE DEVE ATTENERSI ALLESEGUENTI DISPOSIZIONI
non modificare in alcun modo le condizioni di lavoro e/o la disposizione degli apparecchi senza l’autorizzazione del responsabile
del laboratorio
utilizzare in modo corretto e con cura gli schermi, i dispositivi di sicurezza, gli indumenti protettivi ed i dosimetri personali
e’ obbligatorio indossare il camice e le calzature di lavoro, ove richiesto; al termine del lavoro, se non contaminati, vanno riposti
nell’apposito armadietto
per la manipolazione di sostanze radioattive non sigillate, utilizzare guanti di lattice o simili, mascherine ed occhiali
prima di uscire dal laboratorio occorre liberarsi dei guanti e di ogni altro eventuale DPI
segnalare immediatamente qualsiasi malfunzionamento odeterioramento di tali mezzi nonche’ altre condizioni di pericolo al
responsabile
non lasciare incustodite e non segnalate le sorgenti radioattive
detenere in modo sicuro le sorgenti radioattive sigillate e non sigillate, compresi i rifiuti, dopo adeguata etichettatura in luoghi appositamente destinati, segnalati da idonei contrassegni ed
inaccessibili alle persone non autorizzate
etichettare tutti i contenitori che contengono materialeradioattivo riportando l’indicazione di pericolo di
radiazione, il tipo di radionuclide, l’attivita’ e la data in cui tale attivita’ e’ presente
IL PERSONALE DEVE ATTENERSI ALLESEGUENTI DISPOSIZIONI
non conservare nei depositi anche se per breve tempo, effetti personali, generi commestibili e materiale infiammabile
nei laboratori non fumare, non assumere cibo e bevande e non applicare cosmetici
svolgere tutte le manipolazioni di sostanze radioattive in areeben definite, delimitate e segnalate adottando tutte le precauzioni per contenere al massimo la dispersione di materiale liquidi, gas o
polveri
non pipettare mai con la bocca liquidi contenenti sostanze radioattive di qualsiasi tipo o quantita’
mantenere ordinato e pulito il piano di lavoro e la zona circostante
è assolutamente vietato esportare dai laboratori sostanze radiomarcate e campioni trattati con esse
IL PERSONALE DEVE ATTENERSI ALLESEGUENTI DISPOSIZIONI
e’ obbligatorio sottoporsi ai controlli ed alle visite mediche preventive, periodiche ed alla cessazione del rapporto di
lavoroe’ obbligatorio lasciare gli effetti personali nell’apposito
armadietto
evitare di lavorare con tagli o abrasioni non protette sulle mani ed avambracci
tutta la strumentazione, piccola o grande ed il materiale in usoin questi laboratori devono essere adibiti esclusivamente per
la manipolazione di sostanze radiomarcate
prima di uscire dai laboratori, controllare, mediante lettore mani-piedi, un’eventuale contaminazione della propria persona
in caso di contaminazione della propria persona, spogliarsi dei vestiti e fare una doccia, dopodiche’ ricontrollarsi e avvisare
dell’accaduto il responsabile
IL PERSONALE DEVE ATTENERSI ALLESEGUENTI DISPOSIZIONI
all’apertura di un nuovo bidone bisogna registrare la data di apertura (su apposito modulo allegato al bidone). Quando il bidone deve essere chiuso, per saturata capacita’, e’ necessario contattare
il responsabile che provvedera’ allo stoccaggio ed alla registrazione dello stesso.
in caso di contaminazione degli arredi dei laboratori, dei pavimenti o altro, provvedere immediatamente alla pulizia mediante
detergente decontaminante e riferire l’accaduto al responsabile in modo che possa provvedere al controllo dell’avvenuta
decontaminazione
tutti gli scarti prodotti vanno eliminati negli appositibidoni in uso, distinti, non solo in base al tipo di radioisotopo, ma anche al tipo di scarto (solido/liquido) i suddetti bidoni
vanno tenuti chiusi ed ogni volta occorre registrare in terminidi radioattivita’ lo scarto effettuato
IL PERSONALE DEVE ATTENERSI ALLESEGUENTI DISPOSIZIONI
ACCADIMENTI diEVENTI “ANOMALI” EMERGENZA
RADIOLOGICA/NUCLEARE
Incidente a centrale nucleare europea
Incidente a centrale nucleare in via didismissione, in Italia
Spargimento diffuso volontario edintenzionale, in ambiente aperto oconfinato, di sostanze radioattive
ACQUA
RETE IDRICA
RISCHIOCONTENUTO
CRISI DI PANICOREAZIONI
INCONTROLLATE
SOSTANZE volontariamentesottratte ad un CENTRO DI
RICERCA, ad esempio
9
STRATEGIE
di
RIDUZIONE
DEL
RISCHIO
Rispetto rigoroso della catalogazionedi ogni singola partita commerciale
di radioisotopi acquistata
Possibilità di accedere alle sorgenti solo ed esclusivamente da parte di
personale,numericamente il più ridottopossibile, all’uopo autorizzato
Stoccaggio delle sorgenti solo edesclusivamente all’interno di armadie contenitori blindati con accesso a
chiave o a codice
Registrazione, su modulistica predefinita,riportante la firma dell’operatore, di ogni singola operazione connessa all’accessoalle sorgenti di radioisotopi ed alla loro manipolazione
Rigido e rigoroso controllo sui kit
radioattivi presenti nei laboratori
Verifica del rispettoe dell’efficacia
delle procedure di prelievo e di utilizzo
delle sorgenti radioattive
Dott.ssa Benedetta Persechino - ISPESL - DML
RADIAZIONI NON IONIZZANTIN.I.R.= Non Ionizing Radiation
Quindi le NIR comprendono quella parte dello spettro elettromagnetico
caratterizzato da fotoni con energie inferiori a circa 12 eV
Tutte quelle forme di radiazioni elettromagnetiche il cui meccanismo di interazione con gli organismi viventi
è diverso da quello delle radiazioni ionizzanti
Da un punto di vista biomedico vengonoinclusi nelle NIR anche i campi elettrici
e magnetici statici nonché la radiazione ultrasonicasebbene sia di natura meccanica e non elettromagnetica
Vicino ultravioletto (UV)
Visibile (VIS)
Infrarosso (IR)
RADIAZ.
OTTICA
Radiofrequenze (RF)Microonde (MW)
Campi elettromagneticiCampo magnetico statico
SPETTRO ELETTROMAGNETICO
Le interazioni delle radiazioni elettromagnetiche con la materianon sono riconducibili ad un unico processo elementare.
Diversi sono i meccanismi di interazione ed i conseguenti effetti determinati dalle radiazioni sulle strutture biologiche.
Vanno tenuti ben distinti 3 livelli di azione con diverso significato
Strutture biologiche elementari risultano perturbate senza che ciò si traduca in effetto clinicamente o
soggettivamente apprezzabile1
Effetto biologico, reversibile,in strutture superiori rispetto a quelle molecolari, evidenziabili strumentalmente
o anche clinicamente o percepito dal soggetto2
Danno biologico manifesto sul piano clinico, che persiste per tempi lunghi o permanentemente dopo la cessazione
dello stimolo; si manifesta con modificazioni morfologiche o funzionali se l’effetto biologico supera i limiti di efficacia dei meccanismi di adattamento e di compenso dell’organismo
3
MICROONDE (MW) E A RADIOFREQUENZE (RF)EFFETTI SANITARI
ACCERTATI O IPOTIZZATI
Caratterizzati da trasformazione in calorenei tessuti biologici di parte dell’energiaassociata ad un’onda elettromagnetica
Si manifestano anche per valori di potenza dissipata molto più bassi
ed in genere collegati adisturbi soggettivi
EFFETTISTOCASTICI
EFFETTITERMICI
EFFETTINON TERMICI
10
Per un corretto inquadramento degli effetti dannosi di natura fotobiologicaè importante la suddivisione dello spettro di radiazioni ottiche
non coerenti o coerenti (laser) proposta dalla Commission International d’Eclairage (CIE)
RADIAZIONI OTTICHEUltravioletto (UV)
Visibile (VIS)
Infrarosso (IR)
Ultravioletto (UV)
UV-BUV-A
UV-C 100-280nm280-315nm315-400nm
Visibile (VIS)
400-760nm
Infrarosso (IR)
IR-BIR-C
IR-A 760-1400nm1400-3000nm3000nm-1mm
Da sempre interagiscono con l’uomo
RISCHIO DA ESPOSIZIONE A RADIAZIONE ULTRAVIOLETTANEI LABORATORI BIOCHIMICI
STUDI DI FOTOCHIMICA
STUDI DI FOTOBIOLOGIA
Attività di polimerizzazione di molecole e sintesi di prodotti chimici
Metodologie diagnostiche edanalitiche
Come agente sterilizzante: disinfezione dell’aria di ambienti confinati, dei liquidi e nella sterilizzazione superficiale dei
materiali
Come mezzo per la caratterizzazione deicampioni mediante varie tecniche:
spettrofotometria, visualizzazione disostanze fluorescenti
SORGENTI DI RADIAZIONE ULTRAVIOLETTANEI LABORATORI
SorgenteArea di utilizzo
Chimica•Girello 4 lampade fluorescenti verticali•Lampada ad alta pressione di Hg•Visore lastrine 254nm
Genetica e Microbiologia
•Transilluminatore (lampadaa fluorescenza)•Transilluminatore con apparato fotografico•Cappa germicida•Cappa sterile
Biologia •Lampada stabulario
SORGENTI DI RADIAZIONE ULTRAVIOLETTANEI LABORATORI
CAPPA STERILE-LAMPADA GERMICIDAlargamente utilizzate nei laboratori installate su cappe a flusso laminare o cappe biologiche. Lo scopo è quello di sterilizzare
ambienti confinati, in genere superfici.
POSSIBILE ESPOSIZIONE MANI-OCCHI-VISO
GIRELLO CON 4 LAMPADE VERTICALI FLUORESCENTIper indurre reazioni fotochimiche analitiche; l’operatore si limitaa predisporre nel girello il campione da utilizzare e ad accendere
le lampade
POSSIBILE ESPOSIZIONE MANI-OCCHI-VISO
ORGANI BERSAGLIO
OCCHIO
DANNI A BREVE TERMINE
DANNI A LUNGO TERMINE
UVCORNEA
CRISTALLINO
FOTOCHERATITE
FOTOCONGIUNTIVITE
FORMAZIONE diCELLULE CANCEROSE
CATARATTA
PTERIGIO
DANNI A BREVE TERMINE
DANNI A LUNGO TERMINE
ORGANI BERSAGLIO
MANICUTE
VISO COLLO
PIGMENTAZIONE
ERITEMA
MELANOMA
INVECCHIAMENTOPRECOCE
CARCINOMI CUTANEI NON MELANOCITICI
11
PRINCIPALI MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
CONFINAMENTO DELLE SORGENTIattraverso la delimitazione delle aree dove sono impiegate e la
predisposizione di segnalazioni e di idonee barriere che impediscano l’accesso accidentale
RIDUZIONE DEL TEMPO DI ESPOSIZIONEla dose assorbita è proporzionale al tempo
AUMENTO DELLA DISTANZA SORGENTE-OPERATOREi livelli di esposizione sono inversamente proporzionali al
quadrato della distanza tra operatore e sorgente
PROTEZIONE DELL’OPERATOREutilizzo di camici che coprano corpo e braccia
uso di guanti ed occhiali Dott.ssa Benedetta Persechino - ISPESL - DML
L’IMPIEGO DI SISTEMI LASER è ampiamentediffuso in ambito industriale, sanitario e di ricerca.
LA RADIAZIONE LASER, per le peculiari caratteristiche di elevata collimazione del fascio può cedere una notevole quantità di energia
all’ostacolo intercettato lungo il proprio percorso anche se il sistema ha una potenza media
L’ATTENZIONE PER LA SICUREZZA non va di paripasso con la diffusione delle apparecchiature nonostante queste possano costituire effettivamente una sorgente
di rischio.
ATTIVITA’ DI TIPO BIOLOGICO:LASER spesso accoppiato ad ottiche di ingressoper ricerche in microscopia di tessuti biologici
APPLICAZIONI DI TIPO FISICO:per ricerche di ottica o spettroscopia per lequali e’ necessario che il fascio libero, con
eventuali sistemi di focalizzazione si propaghi sul banco ottico
ATTIVITA’ DI TIPO INGEGNERISTICO:l’attivita’ di ricerca puo’ consistere nell’assemblare
sistemi prototipo anche di elevata potenza
SISTEMI LASER IN LABORATORI DI RICERCA
SISTEMI LASER IN LABORATORI DI RICERCA
UNI-EN 208“Occhiali laser per allineamento”
(1995)
UNI-EN 207“Occhiali laser a protezione totale”
(1995)UNI
CEI 1381Applicazioni dei laser nei laboratori di ricerca (1990)
LASER A STATO SOLIDO
LASER A LIQUIDI
i diversi tipi di laser si distinguono per consuetudine in base allo stato di aggregazione del materiale attivo
LASER A CRISTALLI E VETRI
LASER A SEMICONDUTTORI
LASER A GAS LASER AD ATOMI NEUTRI
LASER A IONI
LASER MOLECOLARI
LASER AD ECCIMERI
LASER AD ELETTRONI LIBERI
PRINCIPALI TIPI DI LASER
12
CLASSIFICAZIONE delle SORGENTI LASERsecondo NORMA CEI 76-2
La grande varietà di lunghezze d’onda, energie e caratteristiche d’impulso dei laser e sistemi che includono laser e delle applicazioni e dei modi di impiego di tali sistemi, rendono
indispensabili, ai fini della sicurezza, il loro raggruppamento in categorie o classi di pericolosità
E’ stato introdotto un nuovo parametro chiamato LIMITE di EMISSIONE ACCETTABILE (LEA) che descrive i livelli
di radiazione emergente da un sistema laser, la cui valutazionepermette la collocazione dell’apparecchio nell’opportuna
categoria di rischio
Sono state individuate le seguenti classi:1, 2, 3A, 3B e 4
con indice di pericolosità crescente con il numero di classe
CLASSIFICAZIONE delle SORGENTI LASERsecondo NORMA CEI 76-2
CLASSE 1: comprende i laser cosiddetti “intrinsecamente sicuri” poiché il livello di esposizione massima permesso non viene mai superato o quei sistemi laser non pericolosi grazie
alla loro progettazione: involucri fissi e sicurezze intrinseche (ad esempio, sistemi che bloccano
definitivamente l’emissione in caso di guasto o di apertura involontaria o volontaria dell’apparato. I limiti di emissione accettabile per la classe 1 sono le condizioni di esposizione
massima permessa più rigide e limitative per ciascuna lunghezza d’onda e durata di esposizione
CLASSE 2: sorgenti o sistemi che emettono radiazione nell’intervallo 400 e 700 nm (cioè nel visibile) a bassa
potenza
CLASSIFICAZIONE delle SORGENTI LASERsecondo NORMA CEI 76-2
CLASSE 3A: comprende i laser con potenze di uscita non inferiori a 5 mW
CLASSE 3B: comprende i laser i cui livelli, sia per radiazione visibile che per quella non visibile, non devono
superare i 500 mW
CLASSE 4: comprende i laser più potenti e più pericolosi; comprende tutti quei sistemi che superano i livelli imposti
alla classe 3B.
RISCHI C
OLLATERA
LI
nel FUNZ
IONAMEN
TO
dei LASER
Gas provenienti da sistemi laser flussati a
gas o da sottoprodotti di reazioni laser (bromo,
cloro, acido cianidrico, etc)
Materiale bersagliovaporizzato e prodottiprovenienti da operazionidi taglio, perforatura
e saldatura
CONTAMINAZIONEAMBIENTALE
Gas o vapori da criogenici (azoto, idrogeno ed elio allo
stato liquido)
Coloranti (ad es. cianina)e relativi solventi (ad es.
dimetilsulfossido)
Policlorodifenili(condensatori e trasformatori)
REFRIGERANTICRIOGENICI
ESPLOSIONI
INCENDIO
RUMORE
Ustioni dafreddo
Esplosione(gas a
pressione)
Incendi
Asfissia(condensazionedell’ossigeno atmosferico)
Banco dei condensatori osistema di
pompaggio ottico
Fasci laser dienergiaelevata
Apparatielettrici
Reazioni esplosive di reagenti nei laser chimici o di altri
gas usati nel laboratorio
Condensatori di laser pulsati di potenza molto
elevata
Interazioni conil bersaglio
Intossicazione
RISCHI C
OLLATERA
LI
nel FUNZ
IONAMEN
TO
dei LASER
RADIAZIONI OTTICHECOLLATERALI
(non da luce laser)
ELETTRICITA’
RADIAZIONIIONIZZANTI
Maggior parte dei laser ad alto voltaggio
(>1KV)
Radiazioni UV provenienti da lampade flash e da tubi di scarica dei laser in continua (ottiche al quarzo)
Banchi dicondensatori per laser pulsati
Emissione di raggi X da tubi elettronici convoltaggio all’anodo maggiori di 5 KV
Radiazioni nel visibile e nell’IR emesse da tubi del
flash, da sorgenti di pompaggio ottico e da reirradiazione
emessa dai bersagli
RISCHI C
OLLATERA
LI
nel FUNZ
IONAMEN
TO
dei LASER
13
MISURE DI SICUREZZA, RISCHI,PROCEDURE ECONTROLLO DEI RISCHI
nei laboratori dove si usano laser di classe superiore alla CLASSE 3 A, l’utilizzatore deve servirsi della
consulenza specialistica del
TECNICO LASER con competenze specificherelative ai problemi di sicurezza (TSL)
per la verifica del rispetto della specifica Normativa (CEI 1384 G-CT-76 del CEI Guida E)
eper l’adozione delle necessarie misure di prevenzione
MISURE DI SICUREZZA
Segnali di avvertimento
Cartelli di avvertimento
Connettore di blocco a distanza posto a <5m dalla zona in cui si svolge l’attività
Schermi protettivi
Chiave di comando per utilizzo dell’apparecchio solo da parte di persone autorizzate
PROTEZIONE sulla SORGENTE
PROTEZIONE DEL FASCIO LASER
Tragitto dei fasci su materiali con proprietà termichee di riflessività adeguate e schermature
Arresto di fascio automatico in caso di radiazioneeccedente i livelli prestabiliti
Assolutamenteevitare le
riflessioni speculari
MISURE DI SICUREZZA
PROTEZIONE DEGLI OCCHI
Un protettore oculare previsto per assicurare una protezione adeguata contro le radiazioni laser specifiche deve essere utilizzato in
tutte le zone pericolose dove sono in funzione Laser della classe 3 e 4
ABBIGLIAMENTOPROTETTIVO
Da prevedere nel caso il personale siasottoposto a livelli di radiazione che superano l’esposizione massima permessa per la pelle.
I laser di classe 4 rappresentano un potenziale pericolo di incendio e quindi l’abbigliamento
deve essere di materiale apposito
I laser di classe 3 e 4 possono rappresentare un pericolo non solo per l’utilizzatore
ma anche per altre persone. Quindi il personale che opera in questi ambienti
avere adeguata preparazione
FORMAZIONE
PROTEZIONE PERSONALE
CLASSE 1 Utilizzo senza prescrizioni
CLASSE 2•Evitare una visione continua del fascio diretto•Non dirigere il fascio laser deliberatamentesulle persone
CLASSE 3 A
•Evitare l’uso di strumenti ottici quali binocoli•Affiggere un segnale di avvertimento laser•Allineamento laser tramite mezzi meccanici o elettronici•Terminare il fascio laser in una zona esterna al luogo di lavoro o delimitare tale zona•Fissare la quota del raggio laser molto al disopra o al di sotto dell’altezza dell’occhio•Evitare che il fascio laser sia diretto versosuperfici riflettenti•Immagazzinare il laser portatile non in uso inun luogo inaccessibile alle persone non autorizzate
CLASSE 3B
•Valgono le precauzioni della classe 3 A ed inoltre:
•Funzionamento solo in zone controllate dagli operatori•Evitare assolutamente riflessioni speculari•Far terminare il fascio su un materiale atto adisperdere calore e riflessione•Può causare danni ad un occhio non protetto•Indossare le protezioni oculari
PROTEZIONE PERSONALE
CLASSE
4
Causa danni all’occhio tramite il fascio diretto, riflessioni speculari e diffuse. Rappresenta anche un potenziale pericolo di incendioValgono le precauzioni della classe 3 B ed inoltre:•Tragitti dei fasci protetti da un riparo•Durante il funzionamento presenza solo di personale tecnico munito di protettori oculari e idonei vestiti protettivi•Sarebbe preferibile il comando a distanza •Preferibili bersagli metallici non piani e adeguatamente raffreddati come coni ed assorbitori•Per evitare riflessioni indesiderate nella parte invisibile dello spettro per la radiazione laser situata nell’infrarosso lontano, il fascio e la zona di impatto dovrebbero essere avvolte da un materiale opaco per la lunghezza d’onda del laser
PROTEZIONE PERSONALE
14
1 2 3A 3B 4PRECAUZIONI DI BASE
Nessuna precauzione aggiuntiva
Non utilizzare ottiche di osservazione(binocoli, microscopi, telescopi, etc)
Non osservare direttamente il fascio laser
Evitare l’esposizione diretta dell’occhio (sia diretta che accidentale)
Evitare l’esposizione dell’occhio e della pellea radiazione diretta o diffusa:usare particolarecautela, potrebbero essere fonte di incendio
Usare specifiche precauzioni luce laser nonvisibile (<400 e >700nm)
1 2 3A 3B 4PROCEDURE DI CONTROLLO
Classificazione
Approvazione TSL per poter operare
Precauzioni per manutenzione ed assistenza
Etichettatura
Uso della minima potenza necessaria
Cartelli di avvertimento
Area controllata
Protettori oculari
Precauzioni per radiazione invisibile (IR o UV)
1 2 3A 3B 4PROCEDURE DI CONTROLLO
Precauzione per i visitatori
Interblocchi di sicurezza
Posizionamento dei comandi
Precauzioni di base sul fascio
Traiettoria del fascio: contenimento
Traiettoria del fascio: altezza adeguata
Rischi collaterali
Rischi collaterali: alta tensione
Rischi collaterali: incendio
CARTELLONISTICA e SEGNALETICA
Sui sistemi laser e sulle porte di accesso ailocali ove si utilizzano laser devono essere fissate:
PericololaserTARGHETTA DI AVVERTIMENTO
TARGHETTA INFORMATIVA
CLASSE 3A
RADIAZIONE LASERNON GUARDARE IL FASCIO
AD OCCHIO NUDONE’ GUARDARE DIRETTAMENTE
CON STRUMENTI OTTICIAPPARECCHIO LASER DI CLASSE 3A
CLASSE 3B
RADIAZIONE LASEREVITARE L’ESPOSIZIONE
AL FASCIOAPPARECCHIO LASER
DI CLASSE 3A
CLASSE 4
RADIAZIONE LASEREVITARE L’ESPOSIZIONE
DELL’OCCHIO O DELLA PELLE ALLARADIAZIONE DIRETTA O DIFFUSAAPPARECCHIO LASER DI CLASSE 4
EFFETTI BIOLOGICI DELLA RADIAZIONE LASER
L’OCCHIO per la sua configurazione anatomofunzionale e per il suo comportamento ottico è l’organo più vulnerabile nei confronti della luce laser e rappresenta pertanto l’organo critico per eccellenza. A seconda della radiazione ottica (ultravioletto 100-400nm, visibile 400-760nm, infrarosso 760 nm-1 mm) e dell’intensità di dose si possono avere diversi tipi di danno a carico di questo organo:-Danni retinici di natura fotochimica-Alterazioni retiniche caratterizzate da piccoli addensamenti di pigmento-Discromie-Effetti catarattogeni di origine fotochimica e termica-Fotocheratocongiuntivite-Ustioni corneali
OCCHIO
CORNEA
CRISTALLINO
RETINA
EFFETTI BIOLOGICI DELLA RADIAZIONE LASER
eventuale danno a carico della cute:
eritemi, ustioni superficiali e profonde la cui gravitàsarà in rapporto oltre che alla energia calorica
incidente, al grado di pigmentazione, all’efficienza deifenomeni locali di termoregolazione, alla capacità
di penetrazione nei vari strati
15
Titolo VII - D.Lgs 81/2008
Dott.ssa Benedetta Persechino - ISPESL - DML
Uso di Attrezzature munitedi VIDEOTERMINALI TITOLO I
Principi comuni TITOLO II
Luoghi di lavoro TITOLO III
Uso delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di
protezione individuale
TITOLO IV Cantieri temporanei
o mobiliTITOLO V
Segnaletica di salute e sicurezza sul lavoro
TITOLO VIII Agenti fisici
TITOLO XI Protezione da
atmosfere esplosive
TITOLO XII Disposizioni in materia penale e di procedura
penale
D.Lgs 9 aprile 2008, n. 81
TITOLO IX Sostanze pericolose
D.Lgs. 81/08
TITOLO VIMovimentazione manuale
dei carichi
TITOLO X Esposizioni adagenti biologici
TITOLO XIII Norme transitorie
e finali
TITOLO VII Attrezzature munite di
videoterminali
IL VIDEOTERMINALE
Il VDT è uno schermo alfanumerico o graficoa prescindere dal tipo di procedimento di
visualizzazione utilizzato
Prescinde dalla tecnologia adottata per la visualizzazionedei dati (schermi a tubi catodici o a cristalli liquidi)
I posti di lavoro muniti di videoterminali, con particolare riguardo ai rischi per la vista e
per gli occhi, ai problemi legati all’affaticamento, alle condizioni
ergonomiche e di igiene ambientale.
ANALIZZARE
per ovviare ai rischi riscontrati, misure appropria te, tenendo conto della combinazione di incidenza di
tali rischi .
ADOTTARE
su tutto ciò che riguarda la salute e la sicurezza in relazione al posto di lavoro e sulle misure applic abili per ridurre eventuali rischi
INFORMAZIONE
FORMAZIONE
su tutte le modalità corrette per lo svolgimento del proprio compito
INFORMAZIONE
TRASMISSIONE DI CONTENUTI STRUTTURATI IN MODO ORGANICO EFFETTUATA TRAMITE MEZZI DI COMUNICAZIONE CHE POSSONO ESSERE DI NATURA DIVERSA
NOZIONI DI BASE E SPECIFICHE
TECNICHE
PRATICA LAVORATIVA
ATTEGGIAMENTI
SENSIBILIZZAZIONE APROBLEMI SPECIFICI
TESTIMONIANZE
FORMAZIONE
COMBINAZIONE DI FATTORI CHE PORTANOL’INDIVIDUO A DARE FORMA ALLA SUA AZIONE
ADDESTRAMENTO COMPORTAMENTI
16
D.Lgs 81/08Art. 173 c. 1 lett. c)
“Lavoratore”
colui che utilizza una attrezzatura munita di videoterminale, in modo
sistematico o abituale, per 20 ore settimanali
D.Lgs 81/08Art. 176
Sorveglianza sanitaria
Altri lavoratori, invece, non sono considerati operatori al VDT pur utilizzando strumenti di visualizzazione dei dati.
non esistono differenze tra videoterminali che visualizzano caratteri di testo e quelli che permettono anche la visualizzazione di immagini.
CAMPO DI APPLICAZIONE
PER LE ATTREZZATURE MUNITE DI VDT
In presenza di un utilizzo uguale o superiore di 20 OREsettimanali…….
VISTAPOSTURA
CONDIZIONI ERGONOMICHE E DI ILLUMINAZIONE
IL DATORE DI LAVORO DEVE VALUTARE I RISCHI:
POSTAZIONE DI LAVORO
PIANO DI LAVORO TASTIERA
SEDILE DI LAVORO SCHERMO
ILLUMINAZIONE SPAZIO
Per valutare i requisitiminimi di sicurezzadevono essere considerati:
POSTAZIONE DI LAVORO
LA POSIZIONE DEL VDT RISPETTO ALLE FONTI DI LUCE
LA DISPOSIZIONE DEL VIDEOTERMINALE SUL PIANO DI LAVORO
LA POSIZIONEDELL’OPERATORE
PER EVITARE DISTURBI ALLA VISTA
È IMPORTANTE:
POSTAZIONE DI LAVORO
CARATTERISTICHE DELLO SCHERMO
LO SCHERMO DEVE ESSERE ORIENTABILE E INCLINABILE LIBERAMENTE E FACILMENTE
PER ADEGUARSI ALLE ESIGENZE DELL’UTILIZZATORE.
17
POSTAZIONE DI LAVORODISPOSIZIONE DEL VDTSUL PIANO DI LAVORO
INCLINAZIONE
ALTEZZADISTANZA VISIVA
TENERCONTO DEI SEGUENTI
ASPETTI
inclinazione in AVANTIdello schermo:
inclinazione INDIETROdello schermo:
POSTAZIONE DI LAVOROINCLINAZIONE
l’inclinazione ideale forma un angolo retto con la direzione principale dello sguardo.
il bordo dello schermo protegge dai raggi luminosi
provenienti dall’alto.
POSTAZIONE DI LAVORODISTANZA
POSTAZIONE DI LAVOROALTEZZA
La distanza che garantisce una
visione ottimale di quanto
rappresentato sullo schermo
corrisponde a circa 50/70 cm..
L’altezza dello schermo ècorretta quando lo sguardo dell’operatore segue una linea orizzontale rispetto al bordo superiore dello schermo.
POSTAZIONE DI LAVOROLA TASTIERA
La tastiera utilizzata deve essere dissociata dallo schermo per consentire una
posizione confortevole e tale da non provocare l’affaticamento delle braccia e
delle mani.
Dal punto di vista ergonomico, èconsiderata vantaggiosa una tastiera
piatta dotata di piedini che permettano una leggera inclinazione
I toni di colore più adeguati sono quelli neutri, di media colorazione, quali il grigio chiaro ed opaco, con i simboli sui tasti di
colore nero.
Evitare l’utilizzo di prese multiple, prese volanti, i riduttori e le cosiddette “ciabatte”. E’ consigliabile l’uso di “ciabatte” dotate di limitatori di corrente (fusibili)
POSTAZIONE DI LAVORO
RISCHIO ELETTRICO
Inserire le spine impugnando l’involucro esterno delle stesse e
non il cavo.
18
NON ESISTE ALCUN PERICOLO DA RADIAZIONI PER LA SALUTE DI CHI LAVORA CON
VDT.
POSIZIONE DI LAVORO
POSIZIONE DEL CORPOSEDILEPIANO DI LAVORO
I disturbi muscolo-scheletrici dipendono dalla postura assunta durante il lavoro.
Tale postura dipende dai seguenti fattori:
LA POSTAZIONE AL VDT PREVEDE UN PIANO DI LAVORO LA CUI ALTEZZA È
FISSA CON L’USO DI SEDIA REGOLABILE IN
ALTEZZA.
È impossibile dare un valore definito all’altezza del piano di lavoro in quanto ognuno di noi presenta diverse
caratteristiche morfologiche.
POSIZIONE DI LAVORO PIANO DI LAVORO
allegato XXXIVPIANO DI LAVORO
Il piano di lavoro deve avere indicativamente un’altezza compresa tra 70 e 80 cm
Lo spazio sotto il piano di lavoro deve poter consentire il movimento
delle gambe, nonché l’ingresso del sedile e dei braccioli se presenti
Le dimensioni del piano di lavoro devono essere tali da permettere una disposizione flessibile dello
schermo, della tastiera, dei documenti e
del materiale accessorio.
Allegato XXXIVSEDILE DI LAVORO
Il sedile più idoneo allo svolgimento dell’attività al videoterminale è quello che consente all’utilizzatore una certa libertà di
movimento ed una posizione comoda.
Il sedile deve avere un’altezza regolabile (indicativamente 38 e 55 cm, in modo da consentire di mantenere le gambe a 90° ed
i piedi ben poggiati sul pavimento)
Lo schienale deve essere regolabile in
altezza ed in inclinazione.
TECNOLOGIA DIUSO CORRENTE
TECNOLOGIA MODERNA
19
POSIZIONE DEL CORPO
La schiena non è l’unica parte del nostro corpo a soffrire a causa di una postura sbagliata. L’affaticamento muscolare o le infiammazioni tendinee possono colpire il collo,
le spalle, le braccia e le mani.
Digitando con gli avambracci appoggiati al tavolo ed
introducendo periodi di riposo muscolare, possiamo evitare
problemi di eccessivo affaticamento alle varie parti
del corpo.
POSIZIONE DEL CORPOL’attività al VDT
non costituisce un rischio per la salute dell’operatore.
Ma tale attività deve essere svolta in
condizioni adeguate ed
assumendo posizioni corrette.
Per prevenire disturbi muscolo-scheletrici
è fondamentale assumere una posizione corretta.
Inoltre occorre cambiarespesso posizione, in modo da rilassare la muscolatura
dorsale e addominale.
ILLUMINAZIONELa luce naturale dovrebbe costituire la
principale fonte di illuminazione dell’ambiente di lavoro, anche se deve essere necessariamente integrata con la
luce artificiale.
Se l’ambiente di lavoro presenta più pareti con finestre si cerca di posizionare il terminale parallelo alle fonti di luc; se questo non èpossibile, si potrà ricorrere a schermature delle finestre o a
pannelli divisori.
ILLUMINAZIONE
Lampada ad irraggiamento libero
Inadeguata
Lampada a grigliaAdeguata
Lampada a griglia con 30% luce indiretta e
70% direttaAdeguata
Lampada a fluorescenza
INTERFACCIAELABORATORE/UOMO
Da allegato XXXIV
… Il software deve essere adeguato alla mansione
da svolgere, di facile uso,adeguato al livello di conoscenza e di esperienza
dell’utilizzatore…