Il Giornalotto Numero 1 A.S. 2011-2012
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Dedicato al Preside Giordano Liceo Volta _ Ottobre 2011
Anno 11° _ Numero 1 _ € 0,00 in Italia (€ 500,99 all’estero) giornalotto.forumfree.it/ [email protected]
Il GIORNALOTTO The DAYALOT Le JOURNALOT El HYORÑALOTO
Ιλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟ
DIESLOTTUS
Speravate di esservene liberati. Speravate che fosse solo un incubo di breve durata. Speravate che non sarebbe mai tornato. E invece il Giornalotto risorge dalle proprie ceneri come ogni anno, pronto come sempre ad ammorbarvi con la sua paccata di articoli seri che non legge nessuno, racconti deliran-ti e vignette dal dubbio gusto grafico (ma è proprio in questo cocktail di genio e follia che risiede il nostro fascino, se volete la nostra opinione). Siamo tornati, siamo qui, il vostro mezzo di informazione e divertimento, la vo-stra salvezza da sbirciare durante le lezioni di inglese, la carta per quando siete al cesso e l'avete finita... Un saluto a chi, indurito veterano e vaga-mente masochista, è di nuovo qui tra queste mura, e un fuggite sciocchi! benvenuto a chi per la prima volta mette il piede in questa scuola (siete ancora in tempo per scappare). L'anno è ancora giovane (ma già, lo sappia-mo, fioccano le interrogazioni di "ripasso") eppure voi stringete tra le mani un assaggio di questo Giornalotto. Solo un assaggio, così da far capire, soprattutto a quelli nuovi, chi e cosa siamo. Il Giornalotto è il giornale degli studenti del Volta, il vostro giornale, scritto da voi, su qualsiasi tema vogliate scriverlo. È un mez-zo di informazione dei problemi e delle vi-cende che riguardano noi studenti più da vi-cino, un modo per diffondere un'idea, una riflessione, portare a conoscenza di tutta la scuola un'opinione o alla portata di tutti un dibattito. Ma è anche il luogo dove vengono pubblicati racconti psichedelici e deliranti, orridi scarabocchi che passano per vignette,
giochi senza senso e tutte le peggio cazzate che la vostra mente malata di Voltiani può produrre (del resto se non foste folli non sa-reste qui in primo luogo). La redazione di questo giornale ha solo e soltanto il compito di impaginare gli articoli e dare forma al giornale vero e proprio. Tutti i contenuti vengono dall'intera scuola. Il Gior-nalotto sei tu che lo scrivi. Chiunque voglia farci avere qualcosa può scrivere alla nostra mail, lasciare un saluto sul forum (tutto lì so-pra sotto il nome), contattare un redattore di persona o via Facebook, stringere patti oc-culti col demonio sgozzando un galletto nero in una notte di luna piena... Il tutto senza im-pegno e senza dover entrare "per forza" nel-la redazione (a meno che non abbiate ven-duto la vostra anima, ma questo è un altro discorso). Cosa ci guadagnate, dite? Ma la GLORIA, ovviamente! Il Vostro Nome farà il Giro del Volta, sarete conosciuti, riceverete un posto assicurato in paradiso e... d'accor-do, d'accordo, pure un credito formativo (dalla terza in su). Ma se volete veramente l'erba del vicino, se bramate il potere nelle vostre mani o desiderate enormi camion pie-ni di panna montata, allora non vi resta altro che entrare nella redazione e iniziare a stu-diare il golpe!
La Redazione
Il Giornalotto si riunisce tutti i giovedì alle 14.00 in 2H (piano terra)
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Conquista il mondo
L’Italia si piazza al 28° posto nella classifica mondiale
del PIL (Prodotto Interno Lordo) del 2009. Il Qatar al
2°. Il Giappone al 24°. La Nuova Zelanda al 34°. La
Russia al 51°. La Guyana al 98°. La Repubblica
Democratica del Congo occupa l’ultima posizione. Ma
questo cosa significa? Che gli abitanti del Qatar sono
più ricchi e più felici degli italiani? Che i neozelandesi
sono più poveri e infelici dei giapponesi? Il modello di
sviluppo classico (nato in Europa e in America a partire
dalla rivoluzione industriale ed esportato nel resto del
mondo dal colonialismo) prevede uno strettissimo
legame tra i seguenti termini:
1. Crescita del PIL > crescita della produzione
2. Crescita della produzione > crescita della ricchezza
3. Crescita della ricchezza > felicità dell'umanità
(Con il conseguente assioma che crescita del PIL >
felicità dell'umanità)
Crisi e problemi, e quindi infelicità che affliggono la
gran parte dell'umanità, sono state spesso ricondotte ad
un problema d'assenza di crescita del PIL.
1. Crescita del PIL > crescita della produzione
Il PIL viene calcolato come il volume delle transazioni
di beni e servizi. Esso misura quindi in realtà gli scambi
commerciali, e non ciò che si è prodotto.
1a) Prodotti e servizi invenduti: Nel 2008 sono rimaste
invendute in Italia più di 2.000.000 di automobili.
Automobili per produrre le quali si sono impiegati
lavoro e capitale, e che effettivamente sono state
prodotte, ma che nel conteggio del PIL semplicemente
non esistono.
Ogni anno inoltre grandi quantità di beni agricoli
deperiscono ancor prima d'aver la possibilità d'essere
immessi sul mercato. Anche questi non vengono
minimamente contati dal PIL.
1b) Autoproduzione: Visto che ciò che produco per
consumarlo direttamente non è soggetto ad alcuna
transazione monetaria, per il PIL semplicemente non
esiste. Ovvero, indossati gli occhiali del PIL, che un
contadino muoia di fame, o che prosperi coi prodotti del
proprio orto, la differenza non viene assolutamente
rilevata.
2. Crescita della produzione > crescita della ricchezza.
Esistono diversi tipi di produzione:
Produzioni che recano ricchezza
Produzioni inutili ai fini della ricchezza
Produzioni distruttive di ricchezza
In tutti e tre i casi si assiste ad un aumento del PIL (nel
terzo caso anche maggiore, perché bisogna poi spendere
risorse per riparare ai danni arrecati), anche se solo nel
primo si trasforma in ricchezza.
-Se lo Stato paga mano d'opera per scavare buche, e per
riempirle successivamente, il PIL crescerà, la
disoccupazione calerà, ma non sarà registrato alcun
aumento diretto di ricchezza. -Se invece lo Stato riesce a
snellire le procedure burocratiche e a licenziare il
personale diventato eccedente, il PIL calerà, senza che
si sia perso nulla in termini d'erogazione di servizi. --Se
si costruisce un ponte (piuttosto che una lavatrice)
secondo criteri di robustezza, probabilmente questo
durerà molto a lungo nel tempo; porterà a meno
manutenzione, meno sostituzioni che significano
tuttavia calo del PIL. -Commissionare un'opera che
porta distruzione di ricchezza permette una crescita
doppia del PIL: la prima, per l'esecuzione stessa
dell'opera, la seconda, per riparare ai danni provocati
dall'opera stessa. - Furti e atti di vandalismo, anche
quando non viene individuato il colpevole, provocano
un aumento del PIL. - Come si spende per fronteggiare
la criminalità, allo stesso modo anche la lotta alle
malattie si traduce in aumento del PIL.
3. Crescita della ricchezza > felicità dell'umanità
C’è chi sostiene il fatto che la ricchezza economica porti
automaticamente a diverse forme di felicità (più
comodità, più sicurezza, più benessere, etc.)
C’è chi sostiene il fatto che la ricchezza economica porti
automaticamente a forme d'infelicità diverse
(correlazione tra suicidi e tasso di crescita economica,
relazione tra inquinamento, salute, e sviluppo, etc.).
Di questo punto ritengo sia impossibile dimostrare la
veridicità o la non veridicità premettendo che la felicità
è un sentimento troppo soggettivo e non misurabile
affinché possa essere oggetto di valutazioni di natura
scientifica.
Conclusioni:
Per qualche strano ed oscuro motivo, alla crescita del
PIL si associa nella nostra mente l'idea che ci sia un
aumento del nostro benessere (punto 3) Sappiamo
invece dal punto 2 che non siamo più ricchi se il PIL
aumenta (o, se lo siamo, lo siamo per caso) e non
produciamo neanche di più (punto 1).
Cosa ci dice in realtà allora la crescita del PIL ? Niente
sulla nostra qualità di vita, niente sulla nostra ricchezza,
niente sui nostri consumi.
Francesco Melloni 4° F
PIU’ PIL PER TUTTI
La miniera di Robert si trovava sulle alture ad ovest della città, a un’ora di cavallo circa. La strada era dissestata ma abbastanza larga, e serpeggiava tra le colline strapiombanti in cui si aprivano varie gallerie in disuso. Giunti a destinazione i due si fermarono e smontarono da cavallo. Una casupola si trovava accanto all’apertura della galleria. L’esame del tunnel non diede altre informazioni ai due cacciatori oltre a quelle che gli erano state date dal barman. Macchie di sangue sporcavano ancora le pareti e la terra era smossa a tal punto da cloro che avevano ritrovato i poveri cristi che non era possibile scorgere tracce distinte.“Diamo un’occhiata alla casa?” propose Ivan. La porta era chiusa a chiave, ma Joshua fece saltare la serratura con il coltello. All’interno tutto era in ordine. “Non è stato aggredito qua dentro, ma neanche in miniera. Guarda! la cena è ancora nella padella!” disse l’irlandese. “Dev’essere stato assalito qua fuori. Ma non abbiamo trovato sangue all’esterno della miniera. Forse la cosa che lo ha assalito era talmente orrenda da procurargli un infarto. Il barman ha detto che il volto era una maschera di terrore. Poi è stato trascinato nella galleria e sbranato.”“Il ragionamento fila. E quello cos’è? Sembra un diario” disse Ivan, indicando un consunto quadernetto poggiato sul tavolo. “L’ultima annotazione recita ‘il maggiore mi ha proposto l’acquisto della mia miniera, ma ho rifiutato’…”.Un acuto nitrito si fece udire fuori dalla baracca. I due si precipitarono, armi in pugno, fuori dalla porta. Il sole era ormai calato e la luna si ergeva grande e rossa sopra l’orizzonte. “C’è qualcosa che non mi piace qui. Torniamo indietro, Joshua!” I due saltarono a cavallo, ma un penetrante ululato si fece udire. Su una cresta comparivano cinque o sei figure di dimensioni umane, che si lanciarono contro i due mercenari. La luce fredda della luna mise in mostra i loro corpi sgraziati, orrendo e grottesco incrocio tra uomo e bestia, i volti distorti in un ghigno animalesco, le spalle incurvate, gli occhi iniettati di sangue e le narici dilatate per
assaporare l’odore del loro prossimo pasto: carne umana.I due, impietriti dal terrore, furono assaliti e lo scontro corpo a corpo fu feroce, zanne e artigli contro freddo acciaio e coraggio. Schiena contro schiena, i due si difendevano strenuamente, la sciabola del russo guizzava rapida e colpiva infliggendo numerose ferite agli uomini-bestia e le pallottole dell’irlandese laceravano carni e ossa, ma i loro avversari non sembravano curarsi del dolore. Solo due degli immondi esseri erano caduti e l’irlandese era già stato ferito al fianco quando contro la luna, in alto sul colle, apparve un uomo, vecchio come le montagne, che agitò un lungo bastone contorto urlando strane parole. A quella vista gli uomini-bestia fuggirono. Il nuovo arrivato si avvicinò ai due che lo attendevano preoccupati. Il vecchio indiano trascurò le armi puntate dei due e si rivolse all’irlandese: “sei ferito, guerriero bianco, hai bisogno di cure. Seguitemi, la mia abitazione non è lontana e i diableros non esiteranno a ritornare all’attacco”Joshua e Ivan seguirono il vecchio indiano fina ad una capanna circondata da quattro totem al di là della collina. “E tu chi sei?” chiese Ivan, quando furono entrati. “Il mio nome è Aquila di Tuono. Sedetevi, guerrieri bianchi…”“Ascoltatelo” disse lo sceriffo, “e Joshua, fatti curare. Aquila è in grado di ricucirti meglio del doc di Paradise City”“E voi cosa ci fate qui, sceriffo?”“Ero venuto a far visita al mio amico e suocero” disse Tom “quando salta su e dice di avere qualcosa da fare. Poi torna riportando voi due, uno dei quali ferito. Chi vi ha attaccato?”“Vorremmo saperlo anche noi.”
MORTE IN PARADISECAPITOLO 5
DANIELE FLOREAN 4F
“Learn where is wisdom, where is strength, where is understanding, that thou mayest know also where is the length of days and life, where is the light of eyes and peace*.”
Ecco su cosa si posava il mio sguardo ogni giorno attraversando l’ampio por t i c a to che p recede l ’ en t r a t a dell'Annenberg Hall, una delle enormi e mozzafiato sale mensa della Harvard University a Cambridge, Massachussets. Si tratta di un’incisione che dice molto del luogo in cui mi trovavo e in cui ho avuto l’onore, la fortuna ed il piacere di studiare. “Impara che è bello” potrebbe riassumere uno dei tanti turisti che talvolta affollano il campus. Ma io vi assicuro che man mano che passavo lì davanti, man mano che la mia esperienza di cosa fosse un “college” (e che college!) aumentava, e man mano, ahimè, che la mia consapevolezza di quanto la cucina italiana surclassasse quella americana (anche ad Harvard!) accresceva... Quelle parole assumevano un significato sempre più concreto ed ispirante per me, un significato che potevo percepire nella vita di tutti i giorni. "Imparare" aveva assunto una nuova accezione. Non voleva più dire lunghe liste di vocaboli o regole grammaticali da imparare a memoria - o interminabili espressioni matematiche da risolvere; imparare diventava un'attività più simile a quella di respirare - essenziale, sempre presente. "Imparare" non lo si faceva solo in classe, ma ovunque e nelle più svariate situazioni, spesso consapevolmente e divertendosi.
E r a p i a c e v o l e . L’esperienza di Harvard mi ha
t o c c a t o n e l profondo del m i o e s s e r e s t u d e n t e e r a g a z z o . E ’ un’esperienza che si è rivelata
a l c o n t e m p o
illuminante e scioccante: si scopre all’improvviso un nuovo mondo, ricco di opportunità, e si riacquista la fiducia n e l l ' i s t r u z i o n e e n e l l e p r o p r i e potenzialità, ma ci si rende anche conto di come funziona un sistema del genere, e di come la propria nazione ne abbia ignorato il semplice ma efficacissimo meccanismo, quel piccolo segreto che rende posti come Harvard unici al mondo.
La più grande ed evidente differenza tra un college americano ed un'università italiana è che, in parole povere, al college ci vivi. Lì si crea e si solidifica un legame sempre più stretto tra vita e studio, un ponte che unisce due mondi tenuti separati dalla mia mentalità prima di quest'esperienza: erano segregati l'uno tra le mura del cupo edificio verso il quale ci incamminiamo tutte le mattine carichi di zaino, e l'altro nel luogo in cui normalmente dormiamo e mangiamo, casa nostra insomma. In un college tale separazione non esiste e non potrebbe esistere: vivi cinto dalle stesse mura entro le quali studi, sempre a contatto con compagni di classe, amici, e professori.Vita e scuola si trovano dunque profondamente intrecciati, ed è questo ciò che rende posti come Harvard unici al mondo. A questo punto la domanda sorge spontanea: cosa rende Harvard diverso da un qualsiasi altro college? Di certo non il principio di base, quello del “ c o n - v i v e r e ” , m a a l t r i f a t t o r i importantissimi, riassumibili a grandi linee come “l’ambiente”. Quando prendi tanti ragazzi maturi e sani e li fai vivere assieme, li circondi di professori ed attività incredibilmente stimolanti, li fai crescere l'uno accanto all'altro, e crei attorno a loro l'ambiente perfetto per il loro sviluppo sotto tutti i punti di vista, succede qualcosa di stupefacente. La crescita, l'apprendimento, la tolleranza, la maturità, la condivisione e le vere amicizie, l'indipendenza, il divertimento
SIAMO (L)A SCUOLA
e cento altre cose - la vita vera, in sintesi, sono tutte cose che ho riportato a casa, in Italia, nella mente e nel cuore.
Un secondo tratto stupefacente ed unico di Harvard è il senso di indipendenza e fiducia nelle proprie capacità che regnava in ogni angolo del campus. Mi è capitato parecchie volte di partecipare a questionari/interviste auto-organizzati da studenti di Harvard per le loro personali ricerche nelle varie materie. Gli studenti sono l'università - nel più vero senso della parola. Harvard è Harvard solo perchè ha gli studenti che ha. E questi studenti sono attivi, entusiasti, creativi; fanno ciò che più li interessa, sono il cuore pulsante dell'università - e l'università concede loro potenti mezzi per continuare a battere. "What can you bring to this university?" E' una domanda frequentissima ai testi di ammissione. Cosa puoi portare a questo college? Come puoi migliorare questa comunità? Ad un incontro con un ufficiale d'ammissione questo ha affermato: "Noi non cerchiamo geni o pazzoidi che studiano giorno e notte. Noi cerchiamo persone che siano, ad esempio, il compagno di stanza ideale, persone che sì, siano abili nelle materie accademiche, ma anche capaci di convivere con gli altri e di prendere iniziative importanti - uomini e donne, ragazzi e ragazze nel termine più alto della parola." Fino ad ora ho sempre sottovalutato il ruolo degli studenti nel cosiddetto "sistema scolastico", nella scuola in definitiva. Non mi sono mai reso conto che il termine "scuola" non si riferisce solo ad un edificio o ad un corpo docenti. Il termine scuola indica noi, ragazzi. Indica chi siamo e come ci comportiamo con gli altri. Indica la nostra maturità e la nostra i n d i p e n d e n z a . I n d i c a i l n o s t r o entusiasmo, la nostra creatività la nostra capacità di divertirci, ma anche quella di essere seri. Indica la nostra libertà, ma anche le mura che la confinano. E io credo che sia tra queste mura, amici, che è nostro dovere far vedere chi siamo e mettercela tutta, perché siamo il futuro del mondo.
Provateci, vi piacerà.
* Imparate dov’è la saggezza, dov’è la forza, dov’è la comprensione, che voi possiate anche sapere dov’è la lunghezza delle giornate e la vita, dov’è la luce degli occhi e la pace - Baruch 3:14 (Bibbia, traduzione inglese)
Alessandro Luciano IIIG
Mi avvicinai alla finestra, alzai la tapparella con pochi e for� movimen�. Non mi preoccupai di fare piano, era mezzogiorno ed io ero ancora assonnato. Guardai fuori: piccole casupole e cascine si estendevano davan� a me, per poi sconfinare nella campagna. Riuscivo a vedere anche diversi alberi e anche qualche cane che correva. C’era però qualcosa che non andava in tu#o ciò. Anche se era mezzogiorno ed il sole era alto nel cielo la mia visione non risultava perfe#a, non era limpida… Senza preoccuparmi troppo andai in bagno e mi feci una bella doccia, sciacquandomi accuratamente la faccia. Uscito dalla doccia, in accappatoio, uscii nuovamente sul balcone. La vista con�nuava a non essere perfe#a era sfocata e sbiadita… “Mah!” pensai. Tornai in camera e presi gli occhiali, tornai fuori: era tu#o un’altra cosa… Ecco cosa non andava, ora la vista era definita, ma rimaneva sbiadita e grigiastra. Pensando che fossero le len� degli occhiali le pulii ma dopo di ciò nulla era cambiato… “Mah! Che cosa strana!”. Ora infa0 mi pareva di vedere sbiadito anche in casa… Decisi quindi di uscire: restando in accappatoio e infradito corsi giù dalle scale ed uscii per la strada. Il grigio asfalto sembrava ancora più grigio, il palazzone rosso dove abitavo era sbiadito, come pure l’erba verde… Non si vedeva nessuno in giro: mi aggiravo in accappatoio e infradito, con un asciugamano sulle spalle, in una landa desolata. Un silenzio strano, inusuale… Non si sen�vano macchine, bus, bambini che piangevano, ubriachi che ru#avano… Il tu#o mi fece assai impressione. Volendomi rinfrescare dal caldo, mi ero infa0 accorto che c’era molto caldo e ves�vo solo un accappatoio di spugna, mi diressi verso il chiosche#o
delle bibite a pochi metri dal mio palazzone, sull’altro marciapiede. Era chiuso! “Ma… come?! Non c’è nessuno in giro… cos’è successo?” Iniziai a domandarmi, sempre più spaventato… “Ci vorrebbe Giacobbo qui… Ma se sono scomparsi tu0, forse anche lui è irreperibile!” “Noooo” mi disse una vocina nella mia testa “Se c’è stata un’invasione aliena lui l’avrebbe saputo in an�cipo come anche se ci fosse stata la fine del mondo… Lui è sicuramente salvooooo!” Questa voce non mi rassicurò affa#o: “E se ci fosse stata veramente un’invasione aliena o l’apocalisse? Perché io non sarei morto? O forse sono morto, e questo è una specie di Limbo...” Più che pensieroso tornai a casa. Mi stavo ormai quasi abituando a quel grigiore. Una nuova sensazione però mi distrasse dai miei pensieri: avevo fame. Mi diressi quindi verso il frigorifero, lo aprii, stappai un la0na di chino#o e presi un Kinder Pinguì. Mi sede0 nello sgabello del mio piano snack, accesi il televisore e me ne andai dalla cucina. “Devo accendere il computer e inviare una mail alla redazione di Voyager: devo capire cos’è successo!” Aperto internet mi apparve così per caso una pagina di pubblicità di onoranze funebri… “Allora sono morto veramente!” pensai… “Qui ci vuole un altro Kinder Pinguì” conclusi, cercando di restare lucido. Tornato in cucina mi accorsi che stavano dando il telegiornale e stava iniziando il meteo. Mi sede0 nuovamente e rimasi ad ascoltare le parole del colonnello: -Oggi, domenica 12 luglio le temperature sono veramente sopra la norma, le ci#à sono deserte, tu0 al mare a rinfrescarsi. Il tempo è bello su tu#a la penisola, da segnalare nella zona a#orno Milano
molta foschia che rende tu#o molto sbiadito. Grazie ed arrivederci. “Domenica 12 luglio…” pensai… Solo ora mi accorsi di un biglie#o sul tavolo: -Sei tornato venerdì no#e ubriaco fradicio, � ho messo a dormire e me ne sono andata, non mi rivedrai mai più.” “Uao, allora non sono morto… È solo che è estate e ho dormito due giorni. Fico!” pensai rasserenato.
Un PEZZO DA COLLEZIONE
-The Stamp Times UNICO! -Corriere del Francobollo
Ecco a Voi,
l’inimitabile:
GIORNABOLLO
Ritagliate, scatarrateci sopra e incollate
Giorgio Bondì 3H
Per dimostrare a tutto il mondo l’inutilità delle
recensioni di qualsiasi cosa (specialmente libri da
leggere) la Redazione non ha trovato altro di
meglio da fare che recensire le cose più disparate, a patto che di culturale non abbiano
nulla, e di pubblicare i risultati su questa pagina…
mettetevi comodi, aspettate che la prof di fronte
a voi sia ben intenta nella spiegazione, poiché
siamo fieri di presentarvi: Il Re Censore.
Titolo: Doctor Marten’s modello 1460
Genere: calzatura anfibia a 8 fori, di colore nero,
suola color caucciù.
Autore: ignoti operai di fabbrica tailandese,
progetto originale del dottor mantens.
Trama: al primo impatto assai ostica e legnosa, la
struttura dell’opera tende poi ad ammorbidirsi
mano a mano che le si indossa. La suola antitutto nonché ammortizzata costituisce una solida base
per la tomaia in cuoio e quindi impermeabile. È
disponibile in vari colori oltre al nero e vengono
fornite di serie delle bellissime stringhe gialle oltre
alle tradizionali nere. Ottima tenuta di strada
nonostante la suola poco scolpita anche su
fango e asfalto bagnato.
Opinione del Re Censore: Buone e belle,
sconsigliate per il footing e lo jogging. NO,
onestamente, non sono una scarpa ma uno status symbol. Ideali per punk e indie/hipsterss…
ma costano un fottio e sono difficili da trovare. Se
avete bisogno di un semplice paio di anfibi,
pigliatene un paio da quelli che vendono Army
Surplus in fiera. Da indossare con un chiodo.
Necessitano comunque di un po’ di rodaggio, e piedi abituati a
qualcosa di più
scomodo delle
Al l stars. Per
l ’ a s p e t t o ,
uniscono la cattiveria di un
naziskin o di un
riff dei Sex Pistols
con la flessibilità
di un punk
a n a r c h i c o molto convinto
delle sue idee
(o se volete di un manganello
della MP londinese). Dato che gli anfibi sono accessorio comune a molte subculture, portatele
sempre e non sarete mai fuori posto.
Titolo: Eskimo
Genere: Giaccone da uomo in cotone verde
militare
Autore: fornitore dei capi d’abbigliamento della
Bundeswehr
Trama: pesante come un qualsiasi dibattito di
lotta comunista, rimossa l’imbottitura si rivela un’
ottima giacca da mezza stagione. La regolazione in vita è regolabile tramite dei comodi bottoni,
come la larghezza delle maniche. Una cerniera
lampo chiude fino allo stomaco (per proteggere il vostro pancino sensibile dalle folate di vento
freddo), da lì in giù solo i bottoni. Ah, anche l’orlo
inferiore può essere stretto con un cordoncino. Cappuccio non staccabile. Le bandierine della
germania sulle spalle si possono scucire
facilmente. Quattro tasche che si chiudono più
una tasca interna.
Considerazioni del Re Censore: Orrendamente
demodè, e la cosa mi piace assai… è ideale per
qualsiasi nostalgico degli anni settanta. Oppure per chiunque sia disposto a spendere euro 45-50
per una giacca che SI INZUPPA COME UNA
FOTTUTA SPUGNA (siete avvisati). Il cotone pesante dello strato esterno tiene decentemente
al riparo dal vento, e l’imbottituta in Pail pulcioso scalda… che volete di più? L’impermeabilità?
Andate da Bertoni Campeggio, comprate
l’impermeabilizzante per tende e buttatecela
dentro.
Notevole il fatto che ci siano quattro buchi sotto
le ascelle assicuranti l’areazione.
Se poi state aspettando la vostra donna alla
fermata dell’autobus e lei in quanto donna è in ritardo, potrete divertirvi ad allacciare in mille
modi diversi tutti i millemila bottoni ed automatici
che la costellano!
È disponibile anche blu, dell’esercito francese,
ma in quanto francese è da froci o da donna.
Daniele Florean IV F
IL RE CENSORE
E’ l’epilogo di uno dei gialli più misteriosi, più agghiaccianti, più seguiti della storia recente della cronaca italiana. Una sentenza che ribalta il giudizio di primo grado e la storia di un processo già scritto dai più.Perché questo giallo, questa sentenza, questo processo, rappresentano il cancro del sistema giudiziario italiano: la giustizia a portata di mass media. Che non rientra nei tribunali, negli atti, nelle carceri; è la giustizia che sconfina nei giornali, nelle televisioni, nelle menti di milioni di persone che diventano insieme accusa, difesa e giudici supremi. Uno stupro di massa, aggressivo e senza rimorso, ai danni di una magistratura che appare pilotata, quasi corrotta dal popolo sovrano, ma in ciò che non gli compete.Era la notte fra l’1 e il 2 Novembre 2007 quando una studentessa londinese di appena ventidue anni, Meredith Susanna Cara Kercher, viene brutalmente assassinata nel proprio appartamento. La Polizia, allertata da una anziana vicina di casa insospettitasi dal ritrovamento di due cellulari nella sua proprietà, poche ore più tardi sfonderà la porta di casa della giovane e si ritroverà dinanzi ad uno spettacolo degno della più sinistra trama horror: un disordine sospetto, la giovane sdraiata sul letto, con solo un piede parzialmente scoperto, e tracce di sangue che non lasciano più dubbi.I sospetti degli inquirenti sono Knox Amanda, coinquilina americana della Kercher; Sollecito Raffaele, amico della vittima e fidanzato della Knox; Rudy Guede, amico della coppia; Patrik Lumumba, proprietario del locale in cui lavorava la studentessa americana.Dopo i primi sviluppi dell’indagine, Lumumba viene rilasciato perché estraneo ai fatti, e risarcito della somma di ottomila euro per l’ingiusta detenzione. La forbice giudiziaria si stringe quindi attorno ai tre giovani sospetti, e le sentenze di primo grado sono pesantissime: 26 anni di carcere per la Knox, 25 per Sollecito e 16 per Guede (quest’ultimo condannato in via definitiva con il rito abbreviato).Col passare del tempo i colpi di scena si sprecano e il processo diventa sempre più
elettrizzante. Testimonianze, smentite, false accuse, chi più ne ha più ne metta. Fino a pochi giorni fa; il resto è storia recentissima.Una storia già raccontata da molti, da troppi, e che non starò qui a riscrivere; e non è solo per una poca buona volontà. Direi che è più per un mio senso morale, ancora vivo nonostante le circostanze lo mettano a dura prova.Perché ciò di cui si dovrebbe, anzi d i c u i s i d e v e o c c u p a r e i l
“In nome del Popolo Italiano, la corte d’assise di appello di Perugia assolve entrambi gli imputati dai reati contestati ai capi A, B, C e D per non aver
commesso il fatto, e dal reato di cui al capo E perché il fatto non sussiste.
LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI
Amanda Knox
giornalismo, in ambito di cronache di questo tipo, è il puro resoconto dei fatti; al massimo un’attenta e scrupolosa analisi delle cause e delle conseguenze del misfatto, o della psicologia dei protagonisti di vicende così deplorevoli. Si dovrebbe rimanere completamente imparziali.E invece ciò che è successo è a mio avviso grave quasi come la vicenda attorno al quale ruota; perché se uno dei più grandi mali è decidere la morte qualcuno, altrettanto illegittimo e immorale è decidere la vita di qualcun altro. E se per un attimo ci fermassimo a riflettere su quanto, in modo sfrenatamente vizioso, non ci siamo resi conto dell’illogicità delle nostre reazioni, forse ci vergogneremmo del cattivo gusto col quale, da una parte e dall’altra, ci si è schierati in vinti e vincitori, quasi stessimo parlando di una partita di calcio. Ognuno si è sentito in dovere di stabilire chi abbia vinto e chi abbia perso; mi riferisco soprattutto alle urla e ai cori da stadio delle persone che hanno aspettato la sentenza fuori dal tribunale. Una scena raccapricciante; piccoli individui disinformati che dall’alto della loro ignoranza si sentono in dovere di protestare o incitare.Ma questa non è una partita di calcio. E non ha trionfato proprio nessuno. Perché il delitto resta ancora irrisolto, perché c’è ancora una famiglia che vuole risposte e perché due giovani, formalmente innocenti, sono finiti nelle reti di una giustizia che ha poi riconosciuto di aver sbagliato. Forse l’unica vittoria è proprio dei mass media.A tal proposito, la mia denuncia non si ferma all’Italia; si può dire che questo processo è stato un vero e proprio intrigo internazionale, alla pari di un enorme processo politico. Quali sono i motivi per cui un uomo d’affari come Donald Trump si schiera a favore della scarcerazione della Knox?E perché Hilary Clinton si sente in dovere di intervenire nella vicenda? Esiste una sede: il tribunale. Esistono gli inquirenti. Esiste un’accusa. Esiste una difesa. Esiste un giudice. Invece sembra che tutto ciò non basti; e così, aizzata dai media e dagli esponenti principali del proprio paese, la totalità del popolo a stelle e strisce aveva già deciso prima della sentenza che Amanda doveva essere liberata.E le dichiarazioni del segretario di stato statunitense furono spiazzanti; fece sapere che era pronta ad incontrare chiunque avesse dei timori su come il caso fosse stato gestito ma allo stesso tempo sottolineò di non aver espresso "alcuna preoccupazione" al governo italiano.Del la ser ie , butt iamo i l sasso e nascondiamo la mano. Un’altra delirante dichiarazione, subito dopo la sentenza di primo grado, arrivò dalla senatrice Maria Cantwell (fra l’altro rappresentante dello stato di Washington, nel quale risiede la famiglia Knox); disse di essere rattristata dal
verdetto, di avere seri dubbi sul sistema giudiziario italiano e di essere preoccupata perché tutta la vicenda era stata inquinata da un forte anti-americanismo.Ora, già il fatto che qualcuno possa pensare all’Italia come ad un paese anti-americano e qualcosa di esilarante; ma l’essere preoccupati perché questo potrebbe aver influenzato pesantemente l’intero processo è un pensiero subdolamente infido, nonché gravemente irrispettoso. Anche perché, dopo il ribaltamento dei verdetti con l’appello, questi attacchi piuttosto decisi nei confronti del nostro sistema giudiziario si sono improvvisamente trasformati in sviolinati messaggi di stima e apprezzamento: “gli Stati Uniti apprezzano lo scrupoloso riguardo con cui il caso è stato trattato dal sistema giudiziario italiano”. Siamo alle comiche. Inutile poi commentare le dichiarazioni di Trump, che invocava addirittura un boicottamento dei prodotti Made in Italy. Cose che farebbero rabbrividire chiunque, se non si fosse completamente risucchiati dal vortice emotivo.Voglio invitarvi quindi a riflettere, a ripensare, ad agire lucidamente. Anche solo per pochi minuti, provate a ricostruire il tutto. Provate a rileggere le dichiarazioni di tutti quelli che, con o senza motivi, si sono trovati a intervenire nella vicenda. Cercate di riguardare le immagini delle sentenze e delle reazioni emotive che hanno provocato, e ad analizzarle con spirito critico.Chi potrà mai restituire gli anni passati in galera a chi "non ha commesso il fatto"? Come si spiegherà alla famiglia Kercher il perché di due sentenze opposte? E soprattutto, come spiegare che forse alla vera verità non si arriverà mai?
CON NOI PER SEMPRESteven Paul Jobs (per tutti Steve Jobs) è morto a Palo Alto, California il 5 Ottobre 2011. E' stato lucido e attivo fino alla fine. Non voglio echeggiare slogan consolatori del tipo "Steve è vivo", Steve è morto. Ma passerà molto tempo prima che ci abitueremo alla sua assenza, se mai accadrà. Una delle prime cose che mi viene in mente è sicuramente la celebre frase di Moravia al funerale di Pier Paolo Pasolini: “Di poeti ne nascono uno ogni 100 anni“. Steve non è certo un poeta ma un ma un visionario dei nostri tempi, basti
DAVIDE SKENDERI 4G
pensare che nel 2007 è classificato primo da Fortune tra gli uomini d'affari più potenti e Persona dell'anno nel 2010 dal Finantial Times. Nel 1976 i pensieri di Steve erano solo sogni e visioni; con il tempo, sono diventati concrete invenzioni che tutti noi oggi utilizziamo e di cui non possiamo fare a meno. Il senso del titolo è proprio questo: ascoltando musica da un iPod avremo Steve con noi, chiamando dall'iPhone lui sarà li e navigando sul web useremo la sua prima invenzione: il computer con mouse e interfaccia a icone*. E' proprio grazie a quest'ultima invenzione di Steve che la stragrande maggioranza di persone, me compreso, è venuta a conoscenza della sua scomparsa, ed è anche grazie a quella che ora posso scrivere questo articolo. L'ultima innovazione di Apple è l'iPhone 4S, terminale molto discusso in questo periodo positivamente ma soprattutto negativamente. Nel cuore però, voglio pensarlo, indipendentemente dal suo valore, come iPhone 4S --> iPhone for Steve. Lui era ben conscio della caducità della vita in generale e della sua in particolare, anche se la immaginava più lunga. E' memorabile il suo discorso fatto ai neolaureati di Stanford, del 2005, dove ripercorre la sua vita sin dalla nascita, partendo dal desiderio dei suoi genitori naturali di affidarlo ad una famiglia di laureati perché potessero mantenerlo agli studi e fargli frequentare il college. Steve all’università ci arriva, ma l’abbandona dopo pochi mesi per poter seguire solamente i corsi che più gli interessavano come quello di calligrafia che, come afferma nel discorso, sembrava all’epoca del tutto inutile. In seguito, però, ricorda quella scelta come una delle migliori che abbia mai, in quanto gli permise, dieci anni dopo, di creare il primo Macintosh - il primo computer dotato di capacità tipografiche evolute.
“La morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della vita. E’ l’agente di cambiamento della vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Il vostro tempo è limitato quindi non lo sprecate a vivere la vita di qualcun’altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone, non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E la cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e le vostre intuizioni. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario”
Robert Ballante 3A
"There's daggers in men's smiles"
- Macbeth, William Shakespeare
Kate turned the shower on and the freezing water hit
her face: she didn’t move.
“Smile!”
Smile and the world will smile you back!
A new chart had just been placed on the skyscraper
next to the one Kate lived in so that every morning
before taking a shower she would see ten feet away
from her window 103 smiling faces: one for every
race, ethnic group and gender.
Smile and the world will smile you back!
“Smile, come on, smile!”
Kate turned off the shower.
“Smile!”
Due to technical problems, the elevator is temporarily
unenviable, take the stairs! Stay fit!
A big smile was printed under the sentence hanging
on the elevator door.
Kate took the stairs.
“Smile, smile, smile” she kept thinking while running
down three steps at a time. She lived at the fifteenth
floor; it took her 5 minutes.
“I understand! I understand! But we cannot go on
with a broken elevator for a week! We have old peo-
ple living in the building! They need it!” the door-
keeper was shouting at the phone. Kate stood aston-
ished staring at him from the first step: she had never
seen him yelling, she had never seen anybody yelling,
and not smiling. As the man furiously threw the phone
on the desk, ending the call, he acknowledged the
woman’s presence. “Miss Loundil! I- I-I didn’t know you
were there! I’m sorry, I’m sorry, I’m sorry…” Clumsily
bent, the men cringed away, nearly crying, still not
smiling. “I’m sorry, I’m sorry…”
She walked outside the building; it was early in the
morning but the streets were already crowded. Every-
body, as usual, was smiling. The newspaper building
was three blocks away from home. Kate was a journal-
ist; she was in charge of the first page of the main and
only newspaper of the city.
As she walked in the hall of the big red building a
young man carrying a pile of old copies stumbled in
front of her.
All last week’s first pages were now facing Kate from
the ground.
Monday: A splendid day today in the city, a shining
sun and a cloudless sky will keep us warm the whole
day!
Tuesday: Today bright white clouds will keep us cool;
there will be no rain though: what a splendid day!
Wednesday: Rain finally! In this splendid day the city
will be provided with refreshing, beautiful rain!
Kate looked at the pages, and reading her writings she
had a new, unexpected, thrilling idea and for the very
first time in many years she smiled. She happily ran to
her office, sat at her desk and opened her computer:
for the following Monday, she would have written
something different! She would have, for the very first
time in her life, written something for the first page.
“What can I write about?”
Kate was lying on her coach at home; she had got
back from work and immediately started working on
her new little project. Next to the computer there was
a nearly untouched sandwich she had bought on her
way there, and at least ten school textbooks, all the
non-fiction she could find at the editorial office.
“What can I write about?”
The doorbell had been ringing for 5 minutes before
Kate decided to get up from the chair; yawing she
opened the door: a smile; more precisely, his smile, the
smile of Kate’s boyfriend Marc. Before she could say
anything Marc pushed her in the apartment, still smil-
ing.
SMILES
Il Giornalotto si fa internazionale, nonostante il costo esoso all’estero, un giornalista freelance d’oltreoceano ci ha
inviato un suo articolo che siamo lieti di pubblicare in lingua originale.
“Are you crazy?”
Kate opened her mouth in order to answer but she
couldn’t think of anything to say.
Marc grabbed her shoulders and turned her to her
right, facing the mirror.
“Kate, you are NOT smiling!”
As he finished the sentence a smile popped in Kate’s
face, almost like a spontaneous reflex.
“Oh, I am sorry. I’m very tired, I’ve been working all
night long, you know!” she faced him again, now both
of them were smiling.
“Promise you will be more careful; swear you will not
do it again! You made me worry!” Marc tried to hug
and kiss her, but she was already happily walking to
her studio.
“I’ve been working all night long on my new project!
At first I didn’t know what to write but then I thought
that I could start always writing about all kinds of top-
ics! Isn’t it exciting?!”
He followed her in the studio. “But, Kate, we had a
date tonight, do you remember?” He tried to meet her
eyes, but they were too busy joyously looking at all the
papers spread over the desk. “I had the promotion,
you know, the one we had been waiting for! Now we
can go and live together, we could buy a new apart-
ment in the city center!” He held her by her shoulders
for the second time that night. “Wouldn’t it be terrific?”
She looked at him, straight in the eyes, for the first time
since he got there. “I just don’t know what to start
with, it’s my first time you know? Apart from the
weather thing of course. Maybe history, there are a lot
of interesting facts I found in those old textbooks; we
still had them at the office! They were hidden in the
library but I found them! Or maybe literature, or sci-
ence, you should read the one about science!”
Marc stepped back, looking at her dispirited, but still
smiling; it was like seeing a falling dam: at first only
one small crack, then another one, then another one
and another one again and the water starts flouting
out until the entire gigantic concrete construction falls
apart under the pressure of the river, that same river
so still and quiet just the day before.
He didn’t know what to do, he wasn’t an intellectual,
he didn’t even know intellectuals, and this new thing,
as he couldn’t even give it a name, caught him unpre-
pared. With a smile on his face, Marc left quietly the
house, and Kate hardly noticed that he was gone, or
even that he had been there.
Kate couldn’t stay still; she was in front of the editor in
chief’s door, waiting for him to receive her. She had
been working all the weekend, she hadn’t been doing
anything else out, she hadn’t been answering the
phone. In fact there wasn’t much she remembered
from that few days, she just worked. But now that she
thought about it, there was one thing she noticed, it
was coming back to her mind just now, she didn’t pay
much attention at first; she could clearly remember
she saw a new doorkeeper that morning. She won-
dered why, the old one had always been nice and
smiling, well, apart from that other night. “Could that
be it?” She suddenly realized the linking, “Could that
be the reason…”
“Come on in, err… what is her name again? Oh, yes,
yes sure. Come on in, Kate.”
She woke up from her daydreaming, “He must have
retired.” She decided, and walked into the office.
“Good morning editor!”
“Good morning Kate, I have been told that you have
had an idea, a… quite innovative idea.”
“Yes! Yes, I am in charge of the first page and I have
always been writing about the weather. I thought that
maybe we could change topic, I found some very in-
teresting textbooks…”
“Textbooks?” The editor cut her off; she was still stand-
ing up in front of him, while he was sitting on the arm-
chair behind his desk.
“Yes, textbooks, school books, non-fictional. I found
them in the library, it took me some time but I found
them!”
“I didn’t know we still had textbooks in the library…”
He looked away from her for a moment.
Kate, not noticing it, kept talking: “As I was saying, we
could change topic, I started writing about history,
science and literature but I’m sure that we could find
more books and maybe start constantly writing about
this kind of topics on the first page!” She stopped talk-
ing and waited for an answer.
The editor stood up and walked to Kate, “Kate, we all
knew that you were a good element” he started indul-
gently, now standing up in front of her, “and that is
the reason why we gave you, and only you, the re-
sponsibility of the first page” Kate was listening very
carefully, his hand reached her back, “and this idea of
yours proofs that we were right.” The words enlight-
ened her face. “But you might have taken a false step,
you see, those textbooks are very old, and probably
contain many errors. It was very smart of you finding
them and working on them, and I would be truly hon-
ored if you would give me all your work so that we
can check it. Meanwhile” she brought her to the win-
dow, “why don’t you show us your real talent once
more, amaze us with your writing: you see, it is a beau-
tiful day outside, in fact, it is a splendid day.”
The editor turned to her once more and smiled and
Kate smiled back.
Simone Paci 4G
... Il Calciatore (altro che!)Il Campionato di Calcio Italiano sta ripartendo. Durante i precedenti 3 mesi di sosta estiva il calciatore, l’unico essere composto da 80% soldi e 20% veline (fatta eccezione per il Cavaliere), si è ritirato nel suo habitat naturale caratterizzato, per la maggior parte dei casi, da ville extra lusso, Ferrari scintillanti, e risse da bar cariche di bestemmie. Purtroppo però l’estate è finita ed il calciatore, suo malgrado, nonostante non conosca il significato di “malgrado,devo tornare a prendere a calci quella sfera che, ogni anno, gli frutta qualcosa come l’intero prodotto interno lordo della Svizzera. Il calciatore è inspiegabilmente dotato di due capacità sovraumane: innanzitutto, con il piccolo aiuto di qualche intruglio colorato dal nome a lui ignoto, riesce a correre per ore senza stancarsi mai; inoltre, è l’unica creatura capace di commettere in una frase tanti errori di grammatica quanti sono i cinesi in Italia:
“Sì, noi abbiamo giocato bene, certo, potrebbi fare più meglio ma però io penso che il mister ha rimasto soddisfatto. Pultroppo abbiamo avuti sfortunati, andrà più migliormente la prossima.”
“Sì, penso che ho giocato bene. Il mister ha rimasto soddisfatto. Certo se avrei sfruttato ogni occasione, avessi fatto qualche gol in più, ma l'importante è che la squadra avesse vinto.”
“Sì no perché, la partita potevamo creare, ma sì sono forti loro, azioni, peccato per il gol, se avrei tirato più meglio assai forse la palla entrava ma il campionato è ancora lungo, il mister mi darà fiducia.”
Possiamo quindi dedurre facilmente che il quoziente intellettivo del calciatore medio è pari a quello di un criceto tossico-‐dipendente in procinto di morte.
Il Momento clou della settimana del calciatore è il giorno della partita. Questo momento può essere suddiviso in più fasi:
-‐ Fase 1: negli spogliatoi il calciatore si prepara per la partita e saluta il direttore di gara (arbitro) in modo cortese ed educato: “salve signor arbitro” , “ buona direzione arbitro”.
-‐ Fase 2: in campo il calciatore stringe la mano a tutti i suoi avversari e all’arbitro, salutando il pubblico.
-‐ Fase 3: fischio di inizio. La mascella inizia ad incrinarsi, parte qualche bestemmia. Quello che prima era il “signor arbitro” diventa “quello stronzo cornuto, figlio di buona mamma che sbaglia sempre tutte le decisioni e tira fuori a ramazza cartellini gialli e rossi”.
-‐ Fase 4: rissa in campo. Anche se la propria squadra sta vincendo con 4 goal di scarto a 40 secondi dalla fine della partita il calciatore rifila qualche calcio rotante nell’angolino basso del testicolo sinistro del “10” della squadra avversaria.
-‐ Fase 5: fine della partita e tutti amici come prima. Conferenza stampa, doccia fredda, arbitro cornuto.
Il calciatore: quell’essere metà uomo metà ignoranza, colui che ci aiuta nei momenti più difficili, il nostro idolo (fino all’età di 5 anni), l’uomo che riempie con le sue eroiche gesta le nostre domeniche sera. Cosa possiamo dire ad un Taluno di una certa levatura? Due cose mi sorgono spontanee: Grazie!!!... e arrivederci.
IL GaZzEtToNEsezione sportiva... e non
Corrado Mauriello IIG
Vi ricordate di Second Life? Su, fate un piccolo sforzo, non potete dimenticarvi della community che avrebbe cambiato il web! Su, quattro anni fa eravamo tempestati di notizie ed informazioni su Second Life: accendevi il telegiornale e parlavano di SL, leggevi una rivista e trovavi un articolo su Sl, ascoltavi la radio, aprivi il browser… Ma spieghiamo di cosa stiamo parlando, per tutti coloro che avevano completamente rimosso ogni informazione: Second Life è una realtà alternativa online, creata nel 2003 dalla società Linden Lab. Tutto è possibile nel mondo di Second Life, anche se tutto ha un prezzo… Su Second Life puoi vivere la vita che vuoi. Gli utenti, rappresentati da avatar, possono interagire col mondo virtuale e con gli altri iscritti tramite il Second Life Viewer; i residenti possono esplorare, socializzare, incontrare altri residenti e gestire attività di gruppo o individuali, creare partnership, aziende, commerci e perfino sposarsi e realizzare progetti o viaggiare e teletrasportarsi attraverso le isole e le terre che formano il mondo virtuale, i cui dati digitali sono immagazzinati in una griglia di server a San Francisco. Inoltre, il sistema fornisce agli utenti diversi strumenti con cui questi possono creare nuovi oggetti e contenuti grafici con cui implementare la realtà virtuale. Particolare da sottolineare è che in Second Life si è liberi di utilizzare a proprio piacimento i diritti d’autore sugli oggetti creati: potresti vendere una tua scultura virtuale per dei Linden Dollars ad un collezionista di statue virtuali… Il citato Linden Dollar è la moneta virtuale (non tanto, perché può essere convertita in dollari americani) che regola il mercato di SL. Alla fine del 2007 il numero di iscritti era passato da 450.000 a circa quattro milioni e solo nel Regno Unito
era stato menzionato circa 600 volte su giornali e riviste. Nel 2008 i riferimenti mediatici sono calati del 40%. Ma, tutto questo, perché? Second Life era stata lanciata come il futuro del web, dell’economia, del management, della formazione, della pubblicità e dello studio universitario. Ma ci sono alcuni fondamentali motivi per cui l’avventura della Linden non è mai partita: 1) I negozi virtuali sono stati un fiasco: dopo
l’apertura, American Appareal ha ricevuto appena una trentina di visite, poi più nessuno. Toyota e Bershka vendono auto e vestiti agli avatar dei residenti ma senza successo.
2) Vivere in SL non è facile; devi imparare a controllare tutto, leggerti pagine e pagine (rigorosamente virtuali) di manuali e quindi la difficoltà nell’utilizzo di SL non fa tornare gli utenti dopo averlo provato
3) SL risulta superato anche dal punto di vista Mobile. Ora che i social network sono decollati, anche perché molto più facili da utilizzare rispetto a SL, questa si trova in svantaggio perché il mobile è il mercato del futuro.
4) La rivoluzione economica e formativa di SL non è avvenuta. Quando si iniziava a parlare di questa novità, molte aziende hanno creato delle isole per poter fare della formazione online; molte università addirittura hanno tutt’ora le loro isole dove si possono seguire lezioni virtuali, riconosciute dalle stesse università (tra le più famose Oxford, Harvard e, in Italia, quella di Torino e Milano).
5) In SL solo poche e semplici cose sono gratuite. Vuoi un avatar personalizzato? Devi pagare….Vuoi comprare dei vestiti di marca per il tuo avatar? Devi pagare…Vuoi lanciare un’attività? Devi pagare…Ma su SL i soldi non girano in un unico senso, potresti anche guadagnare
Tutto ciò non è avvenuto solo per i motivi spiegati sopra: la complessità del mondo virtuale rispetto ai più facili e immediati social network hanno impedito lo sviluppo su larga scala di questa realtà on line. Ma Second Life vive ancora, anche se con numeri un po’ più bassi. Se desiderate saperne di più o iscrivervi potete visitare www.secondlife.com e crearvi gratuitamente il primo avatar (anche se state certi che dopo poco inizierete a spendere).
Che Fine Ha Fatto second life?
Giorgio Bondì 3H
Nel tempo, siamo accusati di:
-Volgarità
-Immoralità
-Blasfemia
-Pornografia
-Pedofilia
-Necrofilia
-Zoofilia
-Violenza sulle donne
-Violenza sugli uomini
-Violenza sugli ermafroditi e i trans
-Violenza sui primini
-Istigazione a delinquere
-Istigazione alla violenza
-Istigazione al suicidio
-Istigazione al genocidio
-Prestito di denaro a usura
-Aver mangiato carne di animale impuro
-Aver mangiato carne di maiale
-Aver mangiato carne di mucca
-Aver mangiato carne.
-Aver mangiato tagliatelle al ragù di cavallo
-Aver mangiato carbonara
-Aver mangiato yogurt scaduti
-Scarsa igiene personale
-Dubbi gusti musicali
-Dubbi gusti sessuali
-Dubbi gusti alimentari
-Schiamazzi notturni
-Schiamazzi diurni
-Schiamazzi postmeridiani
-Urla a caso
-Messaggi subliminali
-Sodomia
-Accidia
-Aver causato il buco nell'ozono
-Nascondere armi chimiche sotto il letto
-Nascondere la Gioconda sotto il letto
-Nascondere porno sotto il letto
-Banda armata con finalità eversive
-Terrorismo
-Alto tradimento
-Basso tradimento
-Associazione a delinquere
-Plagio
-Falso in bilancio
-Abigeato
-Aver sparso la pestilenza per mezzo di untumi
polveri et altri simili malefizi
-Aver votato per la condanna a morte di
Socrate.
-Aver hackerato le macchinette
-Aver spacciato Paci per uno zoppo per poter
mendicare davanti le macchinette
-Aver spacciato Paci per una macchinetta
-Aver spacciato una macchinetta per Paci
-Aver venduto Fasola
Come è ormai di moda in questo periodo, anche
il vostro giornalino preferito negli ultimi
centocinquant'anni vede avvicinarsi la data del
suo imminente processo. Vorremmo dunque
ricapitolare tutte le accuse che ci sono state
rivolte, sì da mettere un po' d'ordine in questo
mare ribollente.
LE ACCUSE
BachecA
Sono un inqui
sitore, baby!
Vado a spacca
rmi di crumir
i.
(Contesto a p
iacere) –Flore
an
VENITE AL GIORNALOTTO! OGNI GIOVEDÌ ALLE 14:00 IN 2 H
Che figo, ci vedo in HD. –Luciano su
lenti a contatto Di Harry Pot
ter ne hanno
fatti così ta
nti
che il prossim
o sarà “Harr
y Potter e la
Casa di Ripos
o”… –Prof Monti
–Iron Maiden are soooo old. –Your mom is old too, but you still listen to her.
Le funzioni pari e dispari… bim, bum, bam, ahah… Questa finisce sul Giornalotto.
–Prof Callegaro
YO MAMA is so fat
HER PATRONUS is a CAKE
Non è possibile: Nastro azzurro ci dice di dire Sì, la Citroen di dire No
Be Hardcore.
Prof: L’unico voto che ti separa
dalla
bocciatura è quello alla madon
na.
“Io sono per la libertà di parola:
basta che stiano zitti!”
Luciano: Aga, questa mi sembra un po’ intimidazione… Aga: Ma come! L’intimidazione è l’anima della politica moderna (insieme a mafia e foraggiamenti pecuniari)! Luciano: Preferivo la prima delle tre...
–Elezioni al Giornalotto
Il mio grado nell’esercito? Ostaggio, in caso di guerra.
–Woody Allen
Il meno che si possa chiedere a
una scultura è che stia ferma.
–Salvador Dalì
L’erba del vicino è più verde…
se la essicca male.
il Giornalotto è fiero di presentare il suo
NUOVO GOVERNO
Sottosegretariato Mazzette & Pizzo
Andrea Piazza 2F
Assessorato al Pubblico Terrore
Filippo Agalbato 5C
Ministero della Pubblica Igniiiioranza
Agnese Anzani 3F
Ministero Contrabbando & Affari Illeciti
Daniele Florean 4F
Tenutario del Regal Bordello
Robert Ballante 4G
Portaborse, portacaffè, portagiornali
Davide “Ske” Schenderi 4G
Segretariato alla Censura
Stefano Schmidt 3G
Scavi al Tunnel Gelmini
Alessandro de Gennaro 4C
El Presidente
Alessandro Luciano 3G
Sottosegretariato allo Sbatti
Giorgio Bondì 3H
Assessorato alla Nullafacenza
Viola Dadda 2I
Ministero allo Spreco
Leonardo de Castro 3G
Toga rossa
Mauro Albera
Macchina di propaganda
Il Ciclostile
Viceré delle Colonie d’Oltreoceano
Simone Paci 4G Ambasciatore Corrotto
Ludovico Marini 4G
Il Trota
Federico Lombardi 4G
La “Benefattrice”
Giada Carioti 3E
Ministero allo Sfruttamento Minorile
Lucas Li Bassi 3G
Assessorato agli Scandali
Corrado Mauriello 3G
Il Giornalotto ricorda al Popolo del Volta che Martedì 18 Ottobre alle 14.15 si riunirà la Società di Lettura per discutere dei nuovi titoli proposti quest’anno:
AA.VV. “Io manifesto per la libertà” - Amnesty International Davide Camarrone, “Questo è un uomo”
Piero Colaprico, “Manuale di sopravvivenza per immigrati clandestini” Paolo di Stefano, “La Catastrofa”
Roberta de Monticelli, “Dal vivo. Lettere a mio figlio sulla vita e sulla felicità” Mariapia Bonante, “Suore. Vent’anni dopo”
Partecipate!
Ministero della Verità
La Signora delle Fotocopie
nuov
a