Corso di Psicologia Clinica - Università di Roma LUMSACli_2015] lezio… · Il metodo...

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Le Psicoterapie

Teorie e modelli di intervento

Dott. P. Cruciani

Dott.ssa P. Szczepanczyk

Psicologia Clinica

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Cos’è la Psicologia Clinica Il termine “clinica” deriva dal greco κλίνη che

significa < letto > e si passa a κλινικόσ = colui che visita il malato a letto.

La psicologia clinica fa riferimento alla malattia e alla sofferenza e al fatto di dare aiuto col ricorso a conoscenze e metodi psicologici.

La finalità : l’operare dello psicologo clinico è ispirato dall’intenzione di porgere aiuto e rispondere alla dimensione psicologica, non per forza psicopatologica,di una sofferenza che ha luogo davanti a lui.

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Definizione di psicologia clinica data dall’American Psychological Association“ La psicologia clinica integra scienza, teoria e

pratica sia al fine di capire, predire e alleviare disadattamento, disabilità e disagio sia al fine di promuovere l’adattamento umano e lo sviluppo personale. La psicologia clinica si concentra sugli aspetti intellettivi, emotivi, biologici, psicologici, sociali e comportamentali del funzionamento umano lungo tutto l’arco di vita, nelle varie culture e a tutti i livelli socioeconomici.”

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Tappe di un percorso: La psicologia clinica trae origine a cavallo tra ‘800 e

‘900, dalla confluenza di due diverse tradizioni e professioni:

La pratica dei reattivi mentali per la valutazione dei bambini intellettivamente deficitari, che nei decenni successivi si allargherà all’età adulta e a test di personalità.

La pratica dell’ipnosi nel trattamento dell’isteria, che presto cederà il passo alla grande lezione freudiana e alla lunga egemonia psicoanalitica.

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Nel 1904 in Italia è approvata la legge n.36 concernente “disposizione sui manicomi e sugli alienati”.

Nel 1910 è fondata la Società Italiana di psicologia(SIP).

Ha avuto il suo sviluppo maggiore negli Stati Uniti a causa della diaspora indotta dall’antisemitismo nazista, ma soprattutto all’estremo dinamismo economico e sociale agli inizi del ‘900.

I momenti di maggiore espansione furono i due conflitti mondiali.

Nel 1952 l’American Psychiatric Association produce il DSM-I.

Nel 1988 sono istituite in Italia le Scuole di specializzazione in psicologia clinica.

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Cos’è il colloquio clinicoNon è una procedura passiva di ascolto, ma un processo di ricerca attiva e intelligente delle coordinate che danno un senso psicologico a quanto il paziente propone. Va al di là del semplice livello dell’ascolto empatico e rappresenta un’attività tecnica che si avvale di una competenza professionale specialistica.

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Il metodo storico-clinicoIl metodo storico-clinico o storico-motivazionaleconsidera il coinvolgimento tra clinico e individuo una risorsa conoscitiva ineludibile purché rientri nella famosa dinamica di coinvolgimento-distanziamentodove l’osservatore tiene alta la soglia dell’attenzione nei confronti dei propri stati interni. Tale metodo ritiene che i comportamenti possano essere interpretati sulla base del significato che assumono per il soggetto in relazione al contesto a cui sente di appartenere e l’interpretazione assume la forma di una narrazione che, sulla base di leggi generali estrapolate dalle teorie del funzionamento psichico, a sua volta diventa, per astrazione tipico-ideale, caso clinico, cioè storia tipica.

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Metodo storico-clinico

Vale anche per le scienze storiche-> (Ri)costruzione di un “intrigo” Vale per varie scienze cliniche È una modalità di conoscenza, non solo

d’intervento Assume forma narrativa

“ Raccontare è spiegare”-Ricoeur-

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Confronto fra metodi

METODO SPERIMENTALE METODO CLINICO

Psicologia come scienza naturale in terza persona

-> rigore, oggettività, esattezza, controllabilità, ripetibilità

-> approccio quantitativo, misurazione

Neutralizzazione del rapporto tra osservatore e osservato

Psicologia come scienza umana in prima persona

-> pregnanza semantica e “sensatezza”..

-> approccio olistico-quantitativo

Coinvolgimento e insieme distanziamento dell’osservatore nella relazione con l’osservato

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Caratteristiche e finalità:a) Utilizza materiale verbale ed esplora il cosiddetto

sistema cognitivo-verbale: ciò che il paziente pensa e ciò che il paziente dice di sé.

b) Rappresenta un setting di osservazione specifico e strutturato.

c) Costituisce un esempio di comportamento interpersonale significativo: consente l’analisi delle variabili di relazione che si stabiliscono nell’interazione tra paziente e psicologo.

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stabilire e delimitare una relazione interpersonale, analizzando la qualità della domanda portata dal consultante;

raccogliere informazioni circa l'esperienza e/o la vita del consultante (indagine anamnestica);

offrire informazioni circa le modalità e le caratteristiche dell'incontro clinico e circa le sue finalità;

stabilire un'alleanza di lavoro, sostenendo la motivazione del consultante al cambiamento;

identificare la problematica psicologica espressa dal consultante e il suo contesto di riferimento;

definire le modalità caratteristiche che il consultante utilizza per far fronte a tale problematica;

focalizzare le principali resistenze del consultante all'incontro con lo psicologo clinico e al lavoro da svolgere con lui;

elaborare l'atteggiamento e le fantasie del consultante relative allo psicologo clinico, all'incontro clinico e al contesto in cui si svolge, preesistenti all'incontro medesimo.

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Sia il colloquio sia i test per quanto attiene lo psicologo clinico, sia la richiesta di consulenza psicologica per quanto riguarda il consultante, hanno ovviamente necessità di alcune coordinate di tipo organizzativo in cui essere collocati: l'insieme di tali coordinate fa sostanzialmente riferimento a unità spaziali e temporali ed è definito setting. Lo psicologo clinico istituisce, cioè, uno spazio in cui porre la relazione di consulenza, che tendenzialmente non cambia ed è stabilmente uguale a se stesso, e un tempo finito che scandisce e contiene lo svolgersi del processo relazionale. La definizione di tali confini è di estrema importanza per un'attenta ricognizione delle motivazioni che spingono il consultante alla richiesta di intervento psicologico. È necessario infatti ricordare che l'istituzione di uno spazio-tempo finito si configura come delimitazione di un 'territorio': un territorio che segna i limiti dell'interazione, contiene la relazione e quindi in un certo senso le conferisce un'identità.

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Topografia dei colloqui iniziali:1. Fase dei preliminari

2. Apertura

3. Specificazione del problema

4. Analisi delle variabili

5. Allargamento

6. Storia dei problemi

7. Storia personale

8. Analisi delle aspettative

9. Restituzione e chiusura

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La diagnosi È la valutazione clinica che consente di ottenere

informazioni utili sulla natura, l’entità ed, eventualmente, le cause della problematica del paziente.

Il fine è di giungere all’individuazione dei mezzi necessari alla sua risoluzione.

La scelta del metodo valutativo dipende dallo scopo della valutazione (descrittivo o funzionale a un eventuale trattamento; dagli aspetti dell’individuo che si vogliono rilevare -metodo osservativo-; dall’orientamento teorico del clinico.

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Due principali approcci valutativi:

1. L’approccio psicometrico. Si occupa della comparazione degli individui, in base a caratteristiche e tratti ben definiti, attraverso procedure standardizzate (i test obiettivi o proiettivi) allo scopo di inferire gli aspetti del soggetto connessi al disturbo.

2. L’approccio psicodinamico (psicologica dinamica). Utilizza procedure meno obiettive, ma più specifiche perché connesse alle dinamiche psicologiche dell’individuo, allo scopo di identificare il tipo di trattamento più adeguato.

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