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■■ H ~ tt* T -’ * m Adi 6. D.bre I ΐ 1 I? ,Τ 1 Giudizio e cosi mol to fara , eppure non vi ha nulla che si JtrcflTuma con piii fcciliti ,’e chc fi accordi &on piu libera litk di eflTo . Per poco non lo conce. diamo ancke a quelle Cafe , e a quei Ritiri eke la pict^ e la prudenza kanno i-rtituiti per chiudenri dentro colorocke l’han- Uo perduto. (Jomo di Giudizio i un* appellazione onorata , che la civilt'a *pcrfuade a non dover IQetarsi aJ alruno , e di cui *utti jrogliono andar fuperbi al* »eno per quella clafe di cofe, fulja quale fi annunciano di cf. icre atti a dare fenteuza . Se •i 6 fofle %om· Γ apparenza ϋ proaette, le Soeietk degli uo- •iai farckbcro ordinate tran. >:xx*x. a t?C2 Cpf'h ^uille, ricolme di ogni proi'pe, riA , e contente. Ma non van no per tal bel modo le bilogna . .Llle vanno «anzi a ritroio . fehe vuol dir ci 0 ,? La rtfpofta e con- feguente benche ardua . Porza c dire chc non vi fia il Giudi zio , e eke uorro di Giudizio fia generalrtyente un’ appellazio» nc certefc A n a non reale. Sono cosi Complicate le opc- razioni dellofipimo , jt lc af.· fezioni dell’ Animo che farebbs epera mpJLeft'A il fame ogni vol. ta la deVcrizione , e perciA fi i ’eonvenuto di accennare con al. cune voci, generali i loro riiul- ta , c con tal mctodo fi yenne a procurarsi la faciluli d jh.° tendersi .·■ ma non er e fcan- ^ ' sa..

Transcript of H ~ ΐ 1 I? ,Τ >:xx*x.

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T - ’* m

Adi 6. D.bre

I

ΐ 1 I? ,Τ

1 Giudizio e cosi mol to fara , eppure non vi ha nulla che si JtrcflTuma con piii fc c il it i ,’ e chc fi accordi & on piu libera litk di eflTo . Per poco non lo conce. diamo ancke a quelle Cafe, e a quei R itiri eke la pict^ e la prudenza kanno i-rtituiti per chiudenri dentro colorocke l’han- Uo perduto. (Jomo di Giudizio i un* appellazione onorata , che la civilt'a *pcrfuade a non dover IQetarsi aJ alruno , e di cui *utti jrogliono andar fuperbi al* » e n o per quella clafe di cofe, fulja quale fi annunciano di cf. icre atti a dare fenteuza . Se • i6 fofle %om· Γ apparenza ϋ p r o a e t te , le Soeietk degli uo- • i a i farckbcro ordinate tran.

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t?C2 Cpf'h

^ uille , ricolme di ogni proi'pe, r i A , e contente. M a non van­no per tal bel modo le bilogna . .Llle vanno «anzi a ritroio . fehe vuol dir ci0 ,? La rtfpofta e con- feguente benche ardua . P o rz a c dire chc non vi fia il Giudi­zio , e eke uorro di G iudizio fia generalrtyente un’ appellazio» nc certefc A n a non reale.

Sono cosi Complicate le opc- razioni d e llo f ip im o , j t lc a f . · fezioni dell’ Animo che farebbs epera mpJLeft'A il fame ogni vol. ta la deVcrizione , e perciA fi i ’eonvenuto di accennare con al. cune voci, generali i loro riiul- ta , c con tal mctodo fi y e n n e a procurarsi la faciluli d jh.° tendersi .·■ m a non e r e fcan-

^ ' sa..

■'I

s*ta quell* puranchc d ingan*

« . . , , **La voce Giudizio e lU e una

appunto di quelle che fanno quefto *mal giuoco · Un uomo proclarr.a utT altro , che abbia apnoggiato le fue pretcfe» che quelh e un Uomo pieno di len. n o . Un tale a f u i non fi paf- farono, d’alcuni pe&buone e per giufte le di lui.operazioni elcla- * ia \ chc coftorounon fi hanno oeppur il fenfo comune, ye ch έ tanto foreftiero in essi il giu­dizio quanto la cofcienza nell ufurajo . UnaDonn"1. galante non d n k giammai chc fia un uomo di giudizio colui che non appro·▼a le d i le i c o r r i lp o n d e n z e ,che non applaude ai vczzi del- 1« mode , e del tratto . E cosi difcorrendo quefta parola G iu ­dizio dopo di avf/la per c iv il- tk diffusa r*. mo t* e quafi a

» tu t t iv mon la ft accorda che a pochi , c a quell* foltanto che moftrano di averne ;?nto..quanto r e abbiamo noi fopta la- cola c h · c intereffa .

Com e si ha per0 fa proceJe- re per conofcerc il vero , il fa

u no il reale giudizio . Si ha a proccderc come fanso· i F ilo

lofi quando dlffinifcono la leg*' ge . Efsi dicono c k 'e l la h U norma per cui ognuno abbia i* ottenere quello che^propriamen-» te gli fpetta , e per la quale^non fi abbia a levare agli altri quel- % lo che a loro purauehc conyic-ne. II G iudizio pertar.toe q u e l l ila facolta che dopo\li aver ben penetrate , e rilevate le cose pronuacia di egnuna cos\ corns fi ftanno fra efle neh’ o-din? po- fitivo , che dalla loro eflfenza lorrf viene a ifif ,nato . Quefta fa­colta cosVannunciata lafcia coar*

prenaerc bene quanto *l‘la difficile a poifedersi , e quanto pCr5 ella abbia a elfere rara a tro-varsi . ·

Ella- fuppone an organo tqui* f i to , frn’abito che non si abbia* giammai v iziato , un*rttenzio- nc , che lo tenga fenure i m r , pegnato , delle cogni«.ioni pre­v e n tive , un accords tra tu n e leaffezioot dell’a n im o , * rutte le

optrazioni dello fpirito, fn a ίοϊ- mezza per non cedereall urtodel. le paisioni, una fuperioritaSper itinalzarsi fopra dei pregiudiz/» infomroa tante} t tali forze * tan t e , e tali induftrie, tali e tente perizie , tante , « tali virtii , «■· r l m *

slu p o s s ib i is th e vi. fia uomo di un G iudizio univerlale, e c!ie lira fempre raro i) tro^arne po- chi che abbiano un Giudizio efa- to per taji o tali propcsici «ingolari..

• Neutoun aveva un giudizio fovrano imornO a turte je cose che di matemaijca lapeflero, ma non n e t moltrd quasi niuno in cerro Comentaj-ioda Jui fatroin. to r n · ad ajtre cherano di oppo- lta natura , e ch’ejigevano un’or. |ano y e delle attitudini .iiverfe

^per eifere c»irmprese , e giudicate. M ontefquieu, vo la , come aquila in molti Capitoli dell’opera del-10 fpirito delle Leggi , e strifcia U lUoio nej trattatoJopra de’Feu-di . Con quefti eiempj che do- Vriano imponere come impone11 G io y s O m crico nei L i b . Y l H . dell Iliade^ al volgo degli D ii Wiinori , si doverebbe desiftere

e Pr* f« e coranto generali ■ raa la vanitk n o · si appaga di una 10la ae ie ira z io n e 'ch e -a b b ia ot- tcnura, e le vuol turte. Non tut- t i per0 c o j i quella fuperioriti,,che poteva dirlo quell' antico JRoma- 2 ° ’ POBn · efsi pqr drre, che.si * i n ,ercbbei‘o da n u lla , fe confef. *,ero di »«a eflii* atti a tu-.to .

E pp u re qqb a rv i alzuno c h i non v o g l u elfere tenuto p e r .u a a te f ta quadrara , per un o / p m to lo d o

per un le n te r .z i i fa c io £ aH A ile ’ pronto, um verfaJe c g u a i dj c0 ̂lui chi non vi acconfe»cifCe f Quefti farebbe^’ l p r im o c h e n e l l ’

opmione d e l l a l t r o non averebbe neppur un* g ra n o del G iu d i z i o c o n te fo . . t*

E l k e ta n t· par viziata la n · . tura noftra,cbe ia non si accagio- nfi mai degli errori de* quali ' & co n vim a , m ’ accagioea g li acci- denti tllriofeci , ^ mfluenze fo - reftiere , i giadiz; degli aitri continua col fuo o rg o g lio a te- nersi >nel crcdito chc le piacque di ufurparsi . Q uell’ invafato Proacttaetea non accorderk mai chc il f ue ^ rogett· e andato a male perche ;po· e y perfetto, ma e i e na fallit^ y CJr gji Uraj c j,c j4 naaljgniti alrrui , ο Γ ignoranza gli h a in o jrjrtati addoflb. Qecll* ingrotatto ragionatorenon - finiri mai di foftenerc la fua confegue·- za e reclamerk /cmpre contro quelli che non (anno ben ponere i principj che si hanno a p e m e t · tcre . Q uel Poeta arso ,·. e iroso non v z o r d t t i mai unaftillancp. pur di giudizio a coloro, ciienoc

ammirerannot ruoi « r , i « .n g u i , ,

tcmplazionc foW* tor Γ·ί ; ] m n n (j T e fa ne t o rn o a un C a n t a m b a n c o c n e y ru ^

¥ f > H s “ s ± . t o A W S 5 # ; iG i X o “v?ro non.si’ a p p U d e ne ad » ι» Λsi riconosce che quando non piu & 1 suaso’ . iC coftui7

fcntivano m olto in n an zi. Io quel- ed eeli non ■. '· '·■ « « * " r K _,

» * » t o · S ' "

totncrebbero a giud.care con.'fi. 1 < » f c ° m ' s l i o i .

61Uin “ 0nc'usione , cplui ha pii. a rroo .ia cogli antecedent;, ecoib u o o o i l Giudizio jSie . e c r . d e conlegutnn , co ' ^ entQ , e c o

c a p a le 'd iT r b u o D e ’ fen.enae che uomo> cher oon avev* i inca.ica d, d a r n e p ^ h . ; cola. I t sola m orale.. F«I. r pose · ha la Sefta p.l. foda che J h z meoo La PA bell az.one ‘foverchiata da disparate cognr ■ pik c o f ta n re m e o te m .le » q»e,,U, s io n it Per le occorrcnze usuah co’ quah . « a * o obblijati . i g iu d iz io di un uomo che abbia . Quefti dee o n » » > o « « o « *sati i fens, e-oetta Kt m e.re i i l p re fa .e noftrc sen te .,* ·e « < 1 |

. p iu g iu fto . Per le a l t r e p i ^ f c " · qWjt f * ' 6 «Ρ' " 1 . ' 'i l giudizio d ico la i c h e 's i ' i r a .to q u i c h e grancll.no L· J.udiz.o

» uad una έ il piu proffondo « il pi^ tfo d o . * ·

1

* * *

C i ffa trasnjeiTo il feguentS P c z z j r inntolato R itratto da U l rtipcrt tJtbile A n t o r - c h c I j

i prim v voTta che faverifcc quc f i a n o f t r a C a z z c t t a . N a t lo prefcntiamo al Pubblico , ac- compagn*ndoIo col sincero au

furio d i„u tf aggraJcvole acco- t f l ia ^ a to , chc-poffa fervir di fprone a ll ’ Autor#*· fteSo di 6on. r in aarci, i prefenti delle di lui *kgegnofc fred u zio n i ·>

Eugeaia impegna la giufta amrwirazione di tu tt i . Sortida fflbilc decer#fa iaraiglia v c ft» cdwcata^dai G en iteri affcctuofi, c

iingolarmcnfc da M adre di fpi. Nto , e d rfe*no coaofciato .

Eugeniafcon gli elcmenti del- U moral pin perfctta infpiratale da ana pura f e diligente educa- zio«e, nan appen* co m p ile il

quarto luftre d iven n eu io g lie , e j^m andd a d ’ajtri i raggi del di l*i v ii tMofo coilume .

I faeri doven di SpMa, « φ rc o«cupano: principalncK»

te la di lei atteniU w i, « £U moftrafi fchifa ad’ ogni diftr».2!onc, c h e p >(Ta difloglie'rla da rab . Adora· To.Spaf.) ■ U . Pr&ie^ed cflfre alio sguardo co- munt in se ilcda , con Candida , Icale prcmiira, lr pure imn,agini

d 'e g a i v iriiiam Bita , ecerca pel ordinamento ri'una fam iglia%

Q^Ucftfindijblubili impegni ’ ^ueite cure , il dl cui pefo έ ad-

doKito dall’ a ff .tto di nature , e di propria bonta , ίοηο dalle fpi. rito di Eugenia temperati eol

m if to d m a a S o c ia lc dcdicazione. U n circolc N o b ile , acco^lumato la converfa , c qacfto offri mai fempre il tra^tenimeato virtuofo a SdSSi > a .Foraftieri di raa* g o , e diftipzicine, ajla gioventu dedita al dihcafo Filaraionieo . g e e io , alle ^erfosc di nerito^ e di ca rastere . Sempre epuale ■ella giofialitfc , forpaffa con

prudente difiaveltura ta tt< rci6 , che eel Sotiale a w i di fpiacev«1 lc . i umile coa' decore ,· nel0 codutne >;Tirtuofa, fieirallegria,° o iodcteia : Bello scherzc § i ·

ί - f . *

■* . m iodei tanti caraw eri, che ^l i i f i * , e eorap·*» · .dornano. ’ . . .

Don» al su o ·» , .rafcorti cinque U ftnI f convenient! di lei diftraz · Conjugate lervirono a .X sviluppa.i in S-efti gen ,: co. d « Λ C o ^ ^ ^ on. ..

rofee la mufica: « occupa « U 5 ^ , , ' . ,· ,Λ , ,οopere deSV a w » * d, elfa, pm forte Γ*

ic e lti; *c ft»du; 1 ee*fllen «■ ’ roira2ionc , da cm colto A j« fta lo il *L*f : · n. vicns contera-

i f c a n f a , · ^ » » '« » * * ^ „ „ ^ n d 'u n .M o · comparir (empre cgua.e,·»»» P * j rlj Uardoque l , f t · U e 1« Pru o « foppia. b r a -a r l.· coftaAti, 1, offre * Λ ,

S . ? T i 3 - d e i » W » · « ?, e , « Λ Ί « ϋ ’ · ίο thr i *"■

7IN otirie Interne. la gratibcazionc per una fol voU

ta di Piaftre C ento a quei che ri* j ‘. cor. Era d' alcuni | i*rm pprtarono Jc rninori oifefe , c

she si ftava acronciando il Ponte all' altr# che verfa nel peric©lo di legr»o c h c unifce la O t t k alia di perire fra i doieri , a(Tegn5 F o rtczza V e c c h ia . Q uefta mat- Rubli cinquanta anmii ui Pen- · t iN ache i era col lavoro vicini fione Cc fo praviverk , e fecedtiTe « equel p e ^ o ch* e levatojo , fi previde , che una tal funim a c cpmbin&, che paflafllro impr*-e btnefizio ^Jbbiala paflare alia di ’ ▼ifamcBtS delle perfonc, fotto i lui F a a n ig lu , r i ^ l i , o F r a t e l l i , palsi delle q i t l i precipitS il T a - f t n e a ve flc , Wia loro duramte . volazzo , · ruvinarono tutte con; Q aefta de!ik«raziont m agna·eflb, nella fo jg e tta CentrafoiTa . nima fu coRfideraca giufta ,, A’cune rirwafero piu , altre poiccfie non fi pu6 abbaftanra meno offefe · T r a quel numero apprezzare quei che foeo im* sfortunato , fi combinarono fei piegati alia nortra utilitk , c §oldati R ussi. U n · di effi fk che neU’ efe/cizio del fervig io QflTcfo in m o d · da trovarsi in che fono* intenti a preftare ,

• fom m o pericolo di perdeic la vi· incontrawo la fatalita , o di ta , o d ; ritnaner per fe e p r e im- dan*eggiarri , o di p e r i r e , a

,p e r fe t to fe la c a m p if fc . di l im a ie rc , im p e r fe t t i ,C o m m o ff· il Senato per la 4. cor. In qutft’ e g g i lc T g u g .

difgrazia di t u t t i , ha voluto pe r itern a ro io idalla Pertinenza· intanto dare ai Russi co’ p i t i , u« di L efchim o i« Citt^i, dopo di tea imonio cfella confidcrazione aver rillabilito l ’ ordine , c di chr fa di efsi , e un ccnforte all’ aver reprefle q u e l l · » a l« dif*

* ac«erbita del deftino'che haRno posizioni , che tendetXno afubito. L kcrctd in confeguenja turbar· la pubklica P ) c e .

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Ne'ila Pebklica S u m per ia di C « r A f cox perm iisioo· ·