Ὀδυσσεύς
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ὈδυσσεύςὈδυσσεύςςςssύςύς
ss
Narraci, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto vagò,dopo che distrusse la rocca sacra di Troia.
IL NOMEIL NOMEL’ Odisseo dei Greci è l’Ulisse dai RomaniL’ Odisseo dei Greci è l’Ulisse dai Romani
Odisseo significa, letteralmente «colui che è odiato» e gli Odisseo significa, letteralmente «colui che è odiato» e gli fu dato questo nome dal nonno Arcesio che aveva previsto fu dato questo nome dal nonno Arcesio che aveva previsto quanto il nipote avrebbe combattuto in guerra;quanto il nipote avrebbe combattuto in guerra;
Odisseo, Odisseo,
è un è un eroe complessoeroe complesso,,affascinante e controverso, affascinante e controverso,
ingannatore e spregiudicato, ingannatore e spregiudicato, avido di conoscenza e terribile in battaglia…avido di conoscenza e terribile in battaglia…
Ma iniziamo con la sua carta d’identità…Ma iniziamo con la sua carta d’identità…
LaerziadeUlisse per i Romani, Odisseo per i Greci
Itacagreca
Itaca,20 anni in viaggio.
Sposato latitanteRe e comandante
mare
1 metro + molta astuziascuri
Verdi; vedono ogni cosas
Multiforme,che ha molto viaggiato,abile, avveduto
Secondo Esiodo anche Ulisse discende da un dio poiché
Ermes era padre di suo nonno Autolico;
le qualità di Odisseo sono quasi tutte “ermetiche”.
1)Egli è come Ermes s 1(da us e ,molto + mi muovo mi volgo) quindi, che ha molto viaggiato, mutevole, avveduto, abile, multiforme;
2) e s (da= variegata + is= mente avvedutezza senno/consilium) dai vari accorgimenti, ricco si espedienti, astuto
L’Odisseo Omerico
A differenza degli eroi monolitici dell’Iliade,A differenza degli eroi monolitici dell’Iliade,
La figura dell’Odisseo omerico è La figura dell’Odisseo omerico è
multiforme e complessamultiforme e complessa, , con le tipiche contraddizioni con le tipiche contraddizioni
psicologiche ed interiori della natura umanapsicologiche ed interiori della natura umana
Odisseo e Achille a confrontoAchille• semi-dio figlio di
Teti, egli è rappresentato
come un eroe, quasi un dio, le cui caratteristiche e abilità sono divinamente potenziate
Odisseonon vanta di caratteristiche semi- divine ma ostenta peculiarità umane, quali la mortalità
egli egli rifiutarifiuta il dono dell’immortalità
per due volte: quando glielo offre Circe e quando glielo offre Calipso!
Non un semi-dio, ma un uomo che affronta il destino,anche con “ aiutanti positivi”diviniMa soprattutto con mezzi umani
Odisseo e Achille a confronto
Achille• E’ l’incarnazione
dell’, della virtus guerresca
E dell’eccesso: nell’ira Nel doloreNella vendetta
OdisseoHa due aspetti:è astuto (s, ingegnoso, versatile, prudente, inquieto, saggio.
È anche un guerriero coraggioso e sa essere feroce e terribile(strage dei proci)
Odisseo e Achille a confronto
Achille• E’ l’eroe della “società
della vergogna”: • agisce in virtù del pensiero
dei suoi concittadini ed è alla continua ricerca di fama- nel presente) e di gloria- os gloria (per l’eternità ) anche a scapito della vita.
OdisseoOdisseoÈ l’eroe della conoscenza
E incarna le qualità tipiche degli antichi navigatori
quali la prudenza, la pazienza, la curiosità, il coraggio e la capacità di adattamento.
E’ l’eroe del viaggioInteso come esperienza
conoscitiva
Quale significato assume il viaggio di Ulisse per la cultura greca?
Per comprenderlo dobbiamo tenere a mente che il viaggio di Ulisse è innanzitutto
un NOSTOS, vale a dire un RITORNO
IL VIAGGIO
costituiscono
il MOTORE delle azioni di
Ulisse.
LA VOLONTA’ TENACE DI
CONOSCENZA
LA VOLONTA’ TENACEDI FAR
RITORNO A CASA
IL VIAGGIO
È CONOSCENZA.
Ma perchè il RITORNO?
Il ritorno è il fine ultimo del viaggio di conoscenza del proprio io perché l’identità che ciascuno di noi acquista valore nel momento in cui, con consapevolezza nuova, rinsaldiamo e rinvigoriamo il legame con le nostre radici
Ulisse traccia i contorni di una identità grecache , proprio perché definita in limiti spaziali e culturali circoscritti,è fonte di sicurezza
Ulisse è uno dei tanti uomini-frontiera che disegna i contorni della spiritualità greca.
IL SACRIFICIOGLI INCONTRI
La identità individuale e culturale dell’uomo greco si definisce in rapporto all’altro:i “non umani”•più che umani sono dei e semidei ed umani ideali, che vivono ai confini del mondo conosciuto •(i Feaci)•Meno che umani sono mostri ed animali e creature che vivono al di fuori di ogni societas •(i Ciclopi)
Il motivo del viaggio di Ulisse come ritorno dopo avere acquisito consapevolezza, e coscienza della propria identità culturale, oggetto di riflessione di molti studiosi del mondo antico
è stato colto dalla sensibilità del poeta greco Kavafis nella sua lirica “Itaca”
ITACASe ti metti in viaggio per Itacaaugurati che ti sia lunga la via,piena di conoscenze e di avventure.
Non temere Lestrigoni e Ciclopio l'irascibile Poseidone:nulla di ciò troverai mai per la strada,se non tieni elevato il pensiero, seun'emozione eletta non ti tocca il corpo e il cuore.Non incontrerai Lestrigoni e Ciclopinè Poseidone l'arcignose non li porti dentro, nel tuo cuore,se non è il cuore a alzarteli avanti.
Augurati che ti sia lunga la via.Che siano molti i mattini estiviin cui soddisfatto e feliceentri in porti mai visti prima;fai scalo negli empori dei Fenicie acquista belle mercanzie,madreperle e coralli, ebani ed ambre,ed ogni sorta d'aromi voluttuosi,quanti più aromi voluttuosi puoi;e va in molte città d'Egitto,ad imparare, ad imparare dai sapienti.
Tienila sempre in mente, Itaca.La tua meta è approdarvi. Ma non far
fretta al tuo viaggio.Meglio che duri molti anni, e che, ormai
vecchio, alla tua isola attracchi,ricco di quel che guadagnasti per via,senza aspettarti da Itaca ricchezze.Itaca ti ha donato il bel viaggio.Non saresti partito senza di lei.Questo solo ha da darti. E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso.Sei diventato così esperto e saggio che
avrai capito che cosa vuol dire Itaca.K. KAVAFIS
la meta è nienteil mezzo è tutto
Il viaggio di Ulisse è un ritorno
il viaggio dell’Ulisse moderno è un errare senza meta
L’Ulisse dello spot della Renault sceglie di continuare il suo viaggio:
nel XXVI canto, nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio, dove sono puniti i consiglieri fraudolenti,Dante racconta l’incontro con Ulisse che arde in eterno in un’unica fiamma insieme a Diomede,
Dante non conosceva il greco nel Medioevo era nota solo l’Iliade, in una
traduzione d’età neroniana
Dante quindi non conosceva la fine di Ulisse profetizzata da Tiresia
nel IX canto dell’Odissea
Dal IX Canto dell’OdisseaOdisseo racconta la sua discesa nell’Ade e la profezia di
Tiresia
Tiresia gli profetizza il suo ritorno in patria e conclude:
“…E quando i pretendenti nel tuo palazzo avrai spento,o con l'inganno, o apertamente col bronzo affilato,allora parti, prendendo il maneggevole remo,finché a genti tu arrivi che non conoscono il mare,non mangiano cibi conditi con sale,non sanno le navi dalle guance di minio,né i maneggevoli remi che sono ali alle navi.”
con verità ti predico».“E il segno ti dirò, chiarissimo: non può sfuggirti.Quando, incontrandoti, un altro viandante ti dicache il ventilabro tu reggi sulla nobile spalla,allora, in terra piantato il maneggevole remo,”
con verità ti predico».“offerti bei sacrifici a Poseidone sovranotorna a casa e celebra sacre ecatombiai numi immortali che il cielo vasto possiedono,a tutti per ordine. Morte dal mareti verrà, molto dolce, a ucciderti vintoda una serena vecchiezza. Intorno a te popolibeati saranno.”
Nella Divina Commedia invece il racconto è diverso
Ulisse racconta a Dante che, dopo aver lasciato Circe,«né dolcezza di figlio, né la pièta / del vecchio padre, né 'l debito amore / lo qual dovea Penelope far lieta»
Lo inducono a desistere dal desiderio di arrivare là dove nessuno era giunto.
E così parte
.
Giunto ai confini del mondo, così sprona i compagni:
« "O frati," dissi, "che per cento miliaperigli siete giunti a l'occidente,a questa tanto picciola vigilia
d'i nostri sensi ch'è del rimanentenon vogliate negar l'esperïenza,di retro al sol, del mondo sanza gente.”
“Considerate la vostra semenza:fatti non foste a viver come bruti,ma per seguir virtute e canoscenza.”
Oggi L’uomo moderno considera la figura di Ulisse come il simbolo
della ricerca del sapere.
Ma Dante Non è un uomo copernichiano,
la sua visione cosmologica portano a vedere l’impresa di Ulisse
come la violazione delle leggi divine, Ulisse e il suo «il folle volo»,oltre le
colonne d’Ercole rappresentano il simbolo dell’empietà e della
scelleratezza.
mentre la Vera sapienza innalza verso Dio
Ulisse è l’emblema della Vana sapienza
che sprofonda l’uomo verso il peccato come la nave dell’eroe che si inabissa .
Circe…. …..è una gommista
Il Ciclope…è un camionista…guercio!
Le sirene…ragazze in gita
e Penelope?
Aspetta con il fedele cane Argo il suo Ulisse…
La meta è niente il mezzo è
…TUTTO!
Il porto dei Feaci in un dipinto del XIX sec.
L’aiutante positivo: Nausicaa
«Ti supplico, o sovrana: un dio sei forse o un mortale? Se un dio tu sei - essi hanno il vasto cielo -assai somigliante ad Artemide, la figlia del grande Zeus, mi sembri in volto, statura ed aspetto. Se uno dei mortali tu sei, che abitano sulla terra, tre volte beati tuo padre e la madre augusta, beati tre volte i fratelli: il loro animo certo si scalda sempre di gioia per merito tuo , quando ti vedono danzare
Gli dèi ti concedano quanto nel tuo cuore desideri,un marito e una casa, e per compagna la feliceconcordia; pèrché non c'è bene più saldo e prezioso,di quando con pensieri concordi reggono la casaun uomo e una donna: molto dolore ai nemici,ma gioia agli amici, e soprattutto fama per essi».
Vidi a Delo, vicino all'altare di Apollo, una volta, un giovane germoglio di palma levarsi così:perché sono stato anche là e mi seguì molta gente 'in quel viaggio, da cui doveva venirmi dolore e sventura.
E come nel vedere anche quello stupii nell'animoa lungo, perché dalla terra un fusto così non crebbe mai prima,così, o donna, ti ammiro e stupisco e temo tremendamentedi toccarti i ginocchi: ma un grave dolore mi opprime.Abbi pietà, o sovrana: dopo molto soffrire vengo supplice a te.
Il Ciclope di Redon
Le prove: Polifemo
"Ciclope, mi chiedi il nome famoso, ed io ti dirò: tu
dammi, come hai promesso, il dono ospitale. Nessuno è il
mio nome: Nessuno mi chiamano mia madre e mio
padre e tutti gli altri compagni".
Dissi così, lui subito mi rispose con cuore spietato:
"Per ultimo io mangerò Nessuno, dopo i compagni, gli altri prima: per te sarà questo il dono ospitale".
Disse, e arrovesciatesi cadde supino, e poi
giacque piegando il grosso collo: il sonno,
che tutto doma, lo colse; dalla strozza gli uscì fuori
vinoe pezzi di carne umana;
ruttava ubriaco.
E allora io spinsi sotto la gran cenere il palofinché si scaldò: a tutti i compagni fecicoraggio, perché nessuno si ritraesse atterritoE appena il palo d'ulivo stava per avvampare nel fuoco, benché fosse verde - era terribilmente rovente -,allora lo trassi dal fuoco. I compagni stavano "intorno: un dio ci ispirò gran coraggio.Essi, afferrato il palo d'ulivo, aguzzo all'estremità,lo ficcarono dentro il suo occhio; Lanciò un grande urlo pauroso: rimbombò intorno la roccia.Noi atterriti scappammo. Dall'occhiosi svelse il palo, sporco di molto sangue. Lo scagliò con le mani lontano da sé, smaniando:
Quelli, udendo il suo grido, arrivarono chi di qua chi di là e,
fermatisi presso il suo antro, chiedevano cosa lo molestasse
"Perché, Polifemo, sei così afflitto e hai gridato così nella
notte divina, e ci fai senza sonno? Forse un mortale porta via le tue
greggi, e non vuoi? forse qualcuno ti uccide con l'inganno o la forza?"
Ad essi il forte Polifemo rispose dall'antro:
"Nessuno, amici, mi uccide con l'inganno, non con la forza".Ed essi rispondendo dissero
alate parole:"Se dunque nessuno ti fa violenza
e sei solo, non puoi certo evitare il morbo del
grande Zeus:allora tu prega tuo padre,
Posidone signore".Dicevano così, e rise il mio
cuore, perché il nome mio e l'astuzia perfetta l'avevano
ingannato».
Le prove: la fuga dall’antro di Polifemo
Nella vallata trovarono le case di Circe costruitecon pietre squadrate, in un luogo protetto:c'erano intorno lupi montani e leoniche ella aveva stregato, dandogli filtri maligni.Essi non assalirono gli uomini, maagitando le lunghe code si alzarono.Come quando i cani scodinzolano al padrone che tornada'un pranzo, perché porta ogni volta dei buoni bocconi;così i lupi dalle forti unghie e i leoni scodinzolavanoad essi: temettero, quando videro le orribili fiere.
Se la prova è l’aiutante positivo
Disse così; io, tratta l'aguzza lama contro la
coscia, assalii Circe, come fossi bramoso d'ucciderla. Lei con un urlo corse, m'afferrò le ginocchia e piangendo mi
rivolse alate parole:"Chi sei, di che stirpe? dove
hai città e genitori? Mi stupisce che bevuti i miei
farmaci non fosti stregato. Nessun altro sopportò questi farmaci, chi li bevve, appena varcarono il recinto dei denti:
una mente che vince gli inganni hai nel petto. Certo
Odisseo tu sei, il multiforme, che sempre l'Arghifonte
dall'aurea verga mi diceva sarebbe arrivato, venendo da
Troia con la nera nave veloce.
Ma orsù, riponi la lama nel fodero, e tutti e due saliamo sul letto, perché congiunti nel letto e in amore ci si possa l'un l'altro fidare".
Le prove: le sirene e la conoscenza
Il ritorno: il riconoscimento
Quale significato assume il viaggio di Ulisse per la cultura greca?
Per comprenderlo dobbiamo tenere a mente che il viaggio di Ulisse è innanzitutto
un NOSTOS, vale a dire un RITORNO
IL VIAGGIO E LA MEMORIA
costituiscono
il MOTORE delle azioni di
Ulisse.
LA VOLONTA’ TENACE DI
CONOSCENZA
LA VOLONTA’ TENACEDI FAR
RITORNO A CASA
IL VIAGGIO
È CONOSCENZA.
Ma perchè il RITORNO?
Il ritorno è il fine ultimo del viaggio di conoscenza del proprio io perché l’identità che ciascuno di noi acquista valore nel momento in cui, con consapevolezza nuova, rinsaldiamo e rinvigoriamo il legame con le nostre radici
Ulisse traccia i contorni di una identità grecache , proprio perché definita in limiti spaziali e culturali circoscritti,è fonte di sicurezza
Ulisse è uno dei tanti uomini-frontiera che disegna i contorni della spiritualità greca.
La identità individuale e culturale dell’uomo greco si definisce in rapporto all’altro:i “non umani”•più che umani sono dei e semidei ed umani ideali, che vivono ai confini del mondo conosciuto •(i Feaci)•Meno che umani sono mostri ed animali e creature che vivono al di fuori di ogni societas •(i Ciclopi)
Il motivo del viaggio di Ulisse come ritorno dopo avere acquisito consapevolezza, e coscienza della propria identità culturale, oggetto di riflessione di molti studiosi del mondo antico
è stato colto dalla sensibilità del poeta greco Kavafis nella sua lirica “Itaca”
ITACASe ti metti in viaggio per Itacaaugurati che ti sia lunga la via,piena di conoscenze e di avventure.
Non temere Lestrigoni e Ciclopio l'irascibile Poseidone:nulla di ciò troverai mai per la strada,se non tieni elevato il pensiero, seun'emozione eletta non ti tocca il corpo e il cuore.Non incontrerai Lestrigoni e Ciclopinè Poseidone l'arcignose non li porti dentro, nel tuo cuore,se non è il cuore a alzarteli avanti.
Augurati che ti sia lunga la via.Che siano molti i mattini estiviin cui soddisfatto e feliceentri in porti mai visti prima;fai scalo negli empori dei Fenicie acquista belle mercanzie,madreperle e coralli, ebani ed ambre,ed ogni sorta d'aromi voluttuosi,quanti più aromi voluttuosi puoi;e va in molte città d'Egitto,ad imparare, ad imparare dai sapienti.
Tienila sempre in mente, Itaca.La tua meta è approdarvi. Ma non far
fretta al tuo viaggio.Meglio che duri molti anni, e che, ormai
vecchio, alla tua isola attracchi,ricco di quel che guadagnasti per via,senza aspettarti da Itaca ricchezze.Itaca ti ha donato il bel viaggio.Non saresti partito senza di lei.Questo solo ha da darti. E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso.Sei diventato così esperto e saggio che
avrai capito che cosa vuol dire Itaca.K. KAVAFIS
la meta è nienteil mezzo è tutto
Il viaggio di Ulisse è un ritorno
il viaggio dell’Ulisse moderno è un errare senza meta
L’Ulisse dello spot della Renault sceglie di continuare il suo viaggio:
Circe…. …..è una gommista
Il Ciclope…è un camionista…guercio!
Le sirene…ragazze in gita
e Penelope?
Aspetta con il fedele cane Argo il suo Ulisse…
La meta è niente il mezzo è
…TUTTO!
ODISSEO NELLA ODISSEO NELLA TRAGEDIA TRAGEDIA
GRECAGRECA D’ETA’ D’ETA’
CLASSICA CLASSICA
Abbiamo visto come in Omero, Odisseo incarna perfettamente una Abbiamo visto come in Omero, Odisseo incarna perfettamente una figura di assoluta positività. figura di assoluta positività.
Questa visione presto andrà gradatamente deteriorandosi. Questa visione presto andrà gradatamente deteriorandosi.
Nella tragedia del V sec. A.C.,egli sarà visto anche come Nella tragedia del V sec. A.C.,egli sarà visto anche come ll’Eroe del dèilos, dell’inganno.’Eroe del dèilos, dell’inganno.
La La metis di Odisseo è volta verso il male, metis di Odisseo è volta verso il male, verso la verso la guerra, guerra, e non possiede nulla di eroico né di giustificantee non possiede nulla di eroico né di giustificante. .
. .
??
ODISSEO NEL FILOTTETE DI SOFOCLEODISSEO NEL FILOTTETE DI SOFOCLE
ODISSEO NEL FILOTTETE DI SOFOCLEODISSEO NEL FILOTTETE DI SOFOCLE
Odisseo è costantemente consigliere d’inganni e Odisseo è costantemente consigliere d’inganni e CORRUTTORE DI GIOVANICORRUTTORE DI GIOVANI
Egli tenta di rendere simile a sé il giovane Neottolemo, che Egli tenta di rendere simile a sé il giovane Neottolemo, che inizialmente lo segue, ma infine rifiuta di mentire inizialmente lo segue, ma infine rifiuta di mentire
ODISSEO PROBABILMENTE INCARNA LA SOFISTICA ?ODISSEO PROBABILMENTE INCARNA LA SOFISTICA ?
ODISSEO NELL’AIACE DI SOFOCLEODISSEO NELL’AIACE DI SOFOCLE
ODISSEO NELL’AIACE DI SOFOCLEODISSEO NELL’AIACE DI SOFOCLE
Nell’Aiace, Sofocle ESPRIME Nell’Aiace, Sofocle ESPRIME LA PRECARIETA’ DELL’ESISTENZA UMANALA PRECARIETA’ DELL’ESISTENZA UMANA
Odisseo rappresenta LA RAGIONE UMANA Odisseo rappresenta LA RAGIONE UMANA che si rende conto del fatto che che si rende conto del fatto che
CHE NULLA PUÒ DI FRONTE AL FATO:CHE NULLA PUÒ DI FRONTE AL FATO:““l’uomo è l’ombra di un sogno”l’uomo è l’ombra di un sogno”
Odisseo a Roma
Nel del mondo romano la sua figura venne rivestita di caratteristiche positive, e rispecchiava
il perfetto “Vir Romanus”
L’Ulisse-Odisseo dei poemi omerici appare caratterizzato da tre diverse qualità:
1)l’intelligenza = consilium et curiositas
2) la capacità di sopportazione(che è anche la pazienza nell’attendere il kaipos ) = patientia
3) l’ardimento in ambito militare. = virtus
Nella letteratura latina,
ad eccezione della traduzione dell’Odissea di Livio Andronico , non sono presenti opere di rilievo sulla figura di Ulisse né sulle sue vicende
Fra i pochi autori che trattarono il personaggio di Ulisse troviamo tre grandi esponenti del mondo latino: Cicerone, Orazio, Seneca,
Cicerone, (età di Cesare) commentando l'episodio dell'incontro di Ulisse con le Sirene dice dell'eroe: “... le Sirene gli promettono la conoscenza: non deve quindi meravigliare se ad Ulisse, questa apparisse più cara della patria, tanto era desideroso di conoscenza” (Sul sommo bene e sul sommo mal).
Orazio (età augustea) definisce Ulisse “modello di virtù e di sapienza” (“...conobbe i costumi degli uomini... e soffrì molte asperità nel vasto mare”, Epistole)
Seneca (età di Nerone)
accosta Ulisse ed Ercole celebrandoli come uomini “vincitori di ogni genere di paure”(Costanza del sapiente
MA NON VA DIMENTICATA L’ENEIDE DI VIRGILIO
Il poeta d’età augustea , nel creare la figura di Enea, ebbe come modello Odisseo,
• Il viaggio, • la nekyia,
• la lotta per il potere, una volta giunto a destinazione
Malo reinterpreta totalmente in chiave romana
nel XXVI canto, nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio, dove sono puniti i consiglieri fraudolenti,Dante racconta l’incontro con Ulisse che arde in eterno in un’unica fiamma insieme a Diomede,
Dante non conosceva il greco nel Medioevo era nota solo l’Iliade, in una
traduzione d’età neroniana
Dante quindi non conosceva la fine di Ulisse profetizzata da Tiresia
nel IX canto dell’Odissea
Dal IX Canto dell’OdisseaOdisseo racconta:
… Io, tratta l'aguzza lama contro la coscia,…versai intorno un'offerta per tutti i defunti (…)
….afferrai e scannai sulla fossa le bestie: fosco come nube il sangue scorreva. Dall'Erebo si accalcarono le anime dei morti
defunti.”
Donne, giovani, vecchi provati da molto dolore,tenere spose con acerbo strazio nell'animo molti squarciati da armi di bronzo,uomini uccisi in battaglia, con le armi lorde di sangue:s'aggiravano in folla attorno alla fossa,con strano gridio: mi prese una pallida angoscia.
“Infine venne l'anima del tebano Tiresia,con uno scettro d'oro, e mi conobbe e disse:
«Divino Laerzìade, ingegnoso Odisseo,perché infelice, lasciando la luce del sole,venisti a vedere i morti e questo lugubre luogo? Ma levati dalla fossa, ritira la spada affilata,che beva il sangue delle vittime e poi il vero ti dica.»”
Tiresia gli profetizza il suo ritorno in patria e conclude:
“…E quando i pretendenti nel tuo palazzo avrai spento,o con l'inganno, o apertamente col bronzo affilato,allora parti, prendendo il maneggevole remo,finché a genti tu arrivi che non conoscono il mare,non mangiano cibi conditi con sale,non sanno le navi dalle guance di minio,né i maneggevoli remi che sono ali alle navi.”
con verità ti predico».“E il segno ti dirò, chiarissimo: non può sfuggirti.Quando, incontrandoti, un altro viandante ti dicache il ventilabro tu reggi sulla nobile spalla,allora, in terra piantato il maneggevole remo,”
con verità ti predico».“offerti bei sacrifici a Poseidone sovranotorna a casa e celebra sacre ecatombiai numi immortali che il cielo vasto possiedono,a tutti per ordine. Morte dal mareti verrà, molto dolce, a ucciderti vintoda una serena vecchiezza. Intorno a te popolibeati saranno.”
Nella Divina Commedia invece il racconto è diverso
Ulisse racconta a Dante che, dopo aver lasciato Circe,«né dolcezza di figlio, né la pièta / del vecchio padre, né 'l debito amore / lo qual dovea Penelope far lieta»
Lo inducono a desistere dal desiderio di arrivare là dove nessuno era giunto.
E così parte
.
Giunto ai confini del mondo, così sprona i compagni:
• « "O frati," dissi, "che per cento miliaperigli siete giunti a l'occidente,a questa tanto picciola vigilia
d'i nostri sensi ch'è del rimanentenon vogliate negar l'esperïenza,di retro al sol, del mondo sanza gente.”
“Considerate la vostra semenza:fatti non foste a viver come bruti,ma per seguir virtute e canoscenza.”
• Oggi• L’uomo moderno considera la figura di
Ulisse come il simbolo della ricerca del sapere.
• • Ma Dante
• Non è un uomo copernichiano,• la sua visione cosmologica portano a vedere
l’impresa di Ulisse • come la violazione delle leggi divine,
• Ulisse e il suo «il folle volo»,oltre le colonne d’Ercole rappresentano
• il simbolo dell’empietà e della scelleratezza.
mentre la Vera sapienza innalza verso Dio
Ulisse è l’emblema della Vana sapienza
che sprofonda l’uomo verso il peccato come la nave dell’eroe che si inabissa .
Perché proprio Ulisse, più di altri personaggi del mito, abbia sollecitato poeti, drammaturghi, prosatori a «gareggiare» con Omero?
Qualità «neutra» dell’
Che può essere vista come dote
+ -
da chi voglia esaltare in Ulisse il prototipo dell'uomo artefice e padrone del proprio destino, grazie all'iniziativa ed all'ingegno
che spinge a troppo osare, a dimenticare ogni senso della misura o ad apparire solo mezzo di opportunismo
Ripresa del tema del
dell’eroe comunque benvoluto dal fato che, pur dopo un lungo e travagliato viaggio ritorna alla sua terra natia
Foscolo
Magari per contrapporre la fortuna dell’eroe classico in contrapposizione all’infausto destino dell’eroe romantico.
saluta la città natia, dove non potrà più ritornare, in quanto il suo destino di esule lo condanna a morire lontano dalla patria
In “A Zacinto”
“Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse il fato
illacrimata sepoltura. “
Il dolore diventa dunque un segno distintivo: l'esilio è sofferenza, ma può anche nobilitare e rendere famosi
E Omero ha cantato anche la bellezza di Ulisse, che l'esilio ha reso degno di eterna fama
“bello di fama e di sventura”
il poeta sente di rinnovare l'esule mitico nell'intimo della propria personalità inquieta, ma il suo è un destino capovolto, in quanto diversa è la conclusione
Foscolo non toccherà più Zante Ulisse baciò la sua petrosa Itaca
Dopo lungo errare
l’eroe romantico, sentendosi sradicato, escluso da una società e dall’insieme dei suoi valori in cui
non si riconosce, ama rappresentarsi “romanticamente” come un esule, un diverso, un
incompresoUn eroe solitario, costretto a un perenne vagabondare e destinato comunque alla
malinconia e all’infelicità
Chi non ha mai sognato di fuggire dallo stress quotidiano e di rifugiarsi in un’isola più o meno deserta? Solo che la nostra isola - grazie alla nostra cultura da depliant turistico più o meno patinato - è un’isola del pacifico, con sole, palme, amaca e long drinks.
Tennyson è ritornato a
Ma è insoddisfattoItaca
Diviene isola inospitale («sterili
rocce»)
Ulisse annoiato
Non può appagarsi di una vita tranquilla, scandita da ritmi
sempre uguali, chi ha vissuto l'avventura della scoperta
William Waterhouse – Ulisse e le sirene
il punto di più stretto contatto tra l'Ulisse di Tennyson e quello di Dante:
nel motivo dell'eroe che vuole intraprendere l'ultima avventura
pur essendo già avanzato negli anni e che associa a sé i compagni di un tempo, usando l’eloquenza
Omette la punizione dell'eroe
Rispetto a
l'infrazione del limite
portava necessariamente alla punizione «lottare e cercare e trovare «lottare e cercare e trovare
né cedere mai»né cedere mai»
Vista come
eccesso di ardimento tempra eroica
Elogio della volontà di
Ulysses
1 Simbolo della lotta romantica contro la conformità della borghesia
Tennyson vive , in una nazione le cui flotte solcano i mari, impegnata in un progetto di espansione che esige le doti di determinazione e tenacia
2 Emblema dello spirito pionieristico
2 interpretazioni
l'ultimo verso della poesia, ""to to strive, to seek, to find, and not to strive, to seek, to find, and not to yield"yield" (lottare, cercare, trovare, e non cedere)
finì per diventare un vero e proprio motto.
dopo aver compiuto il viaggio alla ricerca degli uomini che non conoscono il mare, prescrittogli da Tiresia, per nove anni rimane ad Itaca.
L'eroe del Pascoli
assorto nella rievocazione del proprio passato, nel rimpianto dei tempi eroici, è nello stesso tempo colto da un dubbio sempre più tormentoso:
gli episodi che egli va ricordando appartengono alla realtà o all'immaginazione?
Questo dubbio che, nel decimo anno, lo spinge a riprendere la navigazione, con quei compagni che fedelmente lo hanno atteso
Il viaggio è un navigare a ritroso, alla ricerca dei luoghi e delle figure che più fortemente
hanno segnato l'esperienza dell'eroe
Ma nulla di ciò che Ulisse ha conservato nel ricordo corrisponde a verità:
nella grotta di Polifemo abita un innocuo pastore, che a stento ricorda di aver udito raccontare che da quel monte piovevano pietre in mare « ... e che appariva un occhio / nella sua cima, un tondo occhio di fuoco» (XX, vv. 40-41).
Circe non esiste, la sua canzone, che l'eroe si illude di risentire, non è che lo sciacquio del mare mosso dal vento
Il mito si dissolve, l'avventura di Ulisse si rivela sogno
Nell'Odissea, le Sirene avevano invitato Ulisse a fermarsi ad ascoltare il loro canto, giacché gli avrebbero rivelato ogni cosa.
Alle Sirene ora si rivolge l’Ulisse pascoliano deciso ad affrontare il rischio di restare ammaliato dal dolce canto e di non far più ritorno in patria.