4 CAMPI VARIABILI NEL TEMPO EQUAZIONI DI MAXWELL · 2019-07-31 · equazioni rotoriche valide per...
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4
CAMPI VARIABILI NEL TEMPO
-
EQUAZIONI DI MAXWELL
2
CAMPO MAGNETOSTATICO
0B JH B H
CAMPO DI CORRENTE STAZIONARIO
CAMPO ELETTROSTATICO
D0E D E
0E 0J E J J E
E 0 E è conservativo
H H non è conservativo
J 0 e B 0 J e B sono solenoidali
D ρ D non è solenoidale
J
Campi stazionari
modello equazione costitutiva
3
In condizioni statiche le grandezze del modello elettrostatico ത𝐸 e ഥ𝐷non sono legate alle grandezze del modello magnetostatico ത𝐵 e ഥ𝐻 ealle grandezze ത𝐸 e ҧ𝐽 del modello del campo di corrente stazionario.
In un mezzo conduttore, possono coesistere un campo elettrico eun campo magnetico, che insieme costituiscono un campoelettromagnetico. Il campo elettrico statico ത𝐸 causa un flussocostante di correnti di conduzione di densità ҧ𝐽, questo genera a suavolta un campo magnetico statico ഥ𝐻. Se il campo magnetico nonvaria nel tempo allora non ci sono f.e.m indotte e il campo ഥ𝐻 noninterferisce con il campo elettrico. In queste condizioni il campo ത𝐸 èindipendente dal campo magnetico statico generato.
Gli effetti cambiano se il campo elettrico non è statico o se il circuitoè in movimento. Per comprendere questi effetti si intende studiarecome una variazione di campo elettrico generi una variazione dicampo magnetico e viceversa.
Campi stazionari
4
Per comprendere i fenomeni elettromagnetici in regime tempo-
variante, è necessario introdurre un modello elettromagnetico nel
quale le grandezze relative al modello elettrostatico, ത𝐸 e ഥ𝐷, e quelle
relative al modello magnetostatico, ത𝐵 e ഥ𝐻, e quelle del campo
elettrico, ത𝐸 e ҧ𝐽, siano propriamente correlate.
Legge di Faraday dell’induzione elettromagnetica
Michael Faraday nel 1831, scoprì sperimentalmente che in una
spira conduttrice viene indotta una forza elettromotrice (f.e.m.)
quando varia il flusso magnetico concatenato con la spira.
La relazione quantitativa tra la f.e.m. indotta e la velocità di
variazione del flusso concatenato, basata su dati empirici, è nota
come legge di Faraday e costituisce un postulato fondamentale.
Campi non stazionari
5
L’intensità del campo elettrico ത𝐸 in una regione dove la densità
del flusso magnetico ത𝐵 varia con il tempo non è conservativa e non
può essere espressa con il gradiente di un potenziale scalare, ma è
valida la legge di Faraday in forma differenziale:
Facendo l’integrale superficiale su una superficie aperta S delimitata
da un contorno C e applicando il Teorema di Stokes, si ottiene la
legge di Faraday in forma integrale:
Se il campo magnetico è stazionario:
0 V B
E E Et
C S
BE dl d s
t
Legge di Faraday
0 0 B
Et
6
La variazione della induzione ത𝐵 può essere dovuta a:
❖ una variazione nel tempo delle correnti che generano il campo
❖ uno spostamento del conduttore nel campo magnetico.
Per determinare l’espressione generale della legge di Faraday,indicando con ҧ𝑣 la velocità di spostamento del conduttore siesamineranno i seguenti tre casi:
1. circuito fisso ( ҧ𝑣 = 0)in un campo magnetico variabile neltempo: 𝜕 ത𝐵 ≠ 0
2. circuito in movimento ( ҧ𝑣 ≠ 0) in un campo magnetico statico𝜕 ത𝐵 = 0
3. circuito in movimento ( ҧ𝑣 ≠ 0) in un campo magneticovariabile nel tempo 𝜕 ത𝐵 ≠ 0 (sovrapposizione degli effetti deicasi 1 e 2).
Legge di Faraday
7
1) Per un circuito fisso con contorno C, che delimita una superficie
S, e campo magnetico non stazionario 𝜕ഥB ≠ 0
Il primo membro definisce la f.e.m. indotta e nel circuito:
Il secondo membro è il flusso magnetico concatenato con il circuito
si ottiene che :
sdBdt
dld E
SC
Wb
S
B d s
[V] C
e E dl
Vd
edt
Legge di Faraday
8
La legge di Faraday è diventata:
Essa stabilisce che: la forza elettromotrice indotta e in un circuito
chiuso stazionario è uguale alla velocità di incremento (o
decremento) del flusso magnetico che concatena il circuito,
cambiata di segno, perché è tale da opporsi alla causa che l’ha
generata. Ossia, il segno negativo sottolinea che la f.e.m. indotta e
causerà una corrente in un circuito chiuso che sarà percorso in
direzione tale da opporsi alla direzione del flusso magnetico
concatenato. Questa asserzione è nota come legge di Lenz.
Su tale fenomeno è basato il funzionamento della mutua induttanza
e quindi del trasformatore.
Vd
edt
Legge di Faraday
9
2) circuito in movimento ( ҧ𝑣 ≠ 0) in un campo magnetico statico
𝜕 ത𝐵 = 0
Quando un conduttore si muove con velocità ҧ𝑣 in un campo
magnetico statico, una forza magnetica ത𝐹𝑚 causerà il libero
movimento degli elettroni nel conduttore che verranno trascinati
verso una estremità del conduttore, lasciando l’altra estremità
carica positivamente. Questa separazione delle cariche positive e
negative crea una forza Coulombiana di attrazione ത𝐹𝑒 tra le cariche
di segno diverso.Il processo di separazione delle cariche
continua sino a quando le forze
elettriche ത𝐹𝑒 e le forze magnetiche ത𝐹𝑚si bilanciano l’una con l’altra e si
raggiunge, in un tempo molto breve,
uno stato di equilibrio.
--
++
v
dl. .
.
.
..
..
.
.
.
. ..
B
mF
mF
eF
eF
Legge di Faraday
10
Per un osservatore in movimento con il conduttore non si ha un
movimento apparente, e il campo elettrico indotto dalla forza
magnetica può essere interpretato, per analogia con i campi
elettrostatici, come un campo elettrico agente lungo il conduttore che
produce una tensione:
In generale in un circuito chiuso con contorno C, la f.e.m. generata
è:
Notare che, solo la parte del circuito che si muove in direzione non
parallela al campo magnetico contribuisce alla f.e.m. V’.
2 2
12
1 1
mFV dl v B dl
q
' VC
V v B dl
Legge di Faraday
11
3) circuito in movimento ( ҧ𝑣 ≠ 0) in un campo magnetico variabile
nel tempo 𝜕 ത𝐵 ≠ 0
Quando una carica q si muove con velocità ҧ𝑣 in una regione dove
esistono sia un campo elettrico ത𝐸 e un campo magnetico ത𝐵, la forza
elettromagnetica ത𝐹 su q, come risulta da misure effettuate in
laboratorio, è data dalla forza di Lorenz:
Per un osservatore che si muove con la carica q, non c’è alcun
movimento apparente e la forza sulla carica q può essere interpretata
come dovuta a un campo elettrico equivalente ഥ𝐸′:
')( EqBuEqFFF me
'E E u B
Legge di Faraday
Se un circuito con un contorno C, che delimita una superficie S, si
muove con una velocità ത𝑢 in un campo , si ottiene la relazione,
valida per un circuito in movimento in un campo magnetico che
varia nel tempo, che rappresenta la forma generale della legge di
Faraday :
12
' VC S C
BE dl d s v B dl
t
C
v B dl
sdt
B
S
ld 'EC
Legge di Faraday
f.e.m. indotta nel conduttore in movimento in un campo
di induzione ത𝐵 non stazionario.
f.e.m. indotta dovuta alla variazione della induzione ത𝐵nel tempo.
f.e.m. mozionale dovuta al movimento del circuito
all’interno di un campo di induzione ത𝐵.
13
Oltre alle considerazioni fatte sulle interazioni dei campi elettrici e
magnetici, in condizioni non stazionarie, la legge di Ampere valida
per modello magnetostatico ∇ × ഥ𝐻 = ҧ𝐽 deve essere modificato per
tener conto delle condizioni di campo elettrico variabile. Infatti in
campi non stazionari la densità di carica varia nel tempo, e occorre
tenere presente per il principio di conservazione della carica:
Perciò nel caso non stazionario ∇ ∙ ҧ𝐽 ≠ 0. Calcolando la divergenza
del primo e del secondo membro della relazione ∇ × ഥ𝐻 = ҧ𝐽, la II
identità nulla non è più verificata, infatti:
ma
3m
A
tJ
Legge di Ampere
per la II identità nulla: 0H
con 0H J J
14
Quando la densità di carica varia nel tempo, per rendere coerente la
relazione :
essendo:
l’equazione adattata e valida quando le grandezze di campo variano
nel tempo diventa:
Poiché ∇ ∙ ഥ𝐷 = 𝜌,
=0Jt
t
JH
0 H
Legge di Ampere
D D
H J H Jt t
15
Per essere coerenti con l’equazione di continuità e le condizioni difunzionamento nel caso di E e H variabili nel tempo, entrambe leequazioni rotoriche valide per l’elettrostatica e per lamagnetostatica sono state opportunamente generalizzate:
Con le due equazioni generalizzate, si hanno complessivamentequattro equazioni differenziali coerenti, note come equazioni diMaxwell che possono essere espresse anche in forma integrale,applicando il teoremi di Stokes e della divergenza.
Quando le grandezze di campo non variano nel tempo, le relazioni
si riducono a quelle valide per i modelli elettrostatici ed
magnetostatici.
t
B E 0E
t
D H H
JJ
Leggi di Maxwell
16
Il modello matematico per la risoluzione dei campi può essere
descritto mediante le seguenti Equazioni di Maxwel
forma differenziale forma integrale
Legge di Faraday
Legge di Ampere
Legge di Gauss
Legge di Gauss
tδ
B δE
tδ
D δH J
D
0B
SC
sdd t
BdldE
C S
sdt
DJldH
dvρsdDVS
0 sdB
S
Leggi di Maxwell
17
Il concetto di potenziale vettore magnetico é stato introdotto sulla
base della solenoidalità del vettore ത𝐵:
nella forma differenziale, in base alla legge di Faraday:
si ottiene una relazione tra il campo elettrico ത𝐸 e il vettore
potenziale ҧ𝐴 in forma compatta. Poiché la somma delle due quantità
vettoriali tra parentesi risulta irrotazionale essa può essere espressa
come il gradiente di un potenziale scalare, ossia:
T AB
0
B AE AE Et
t tB A
0B
Funzioni potenziale
Vt
AE
18
Quindi nel caso più generale di campi variabili con il tempo, il
campo elettrico ത𝐸 è funzione potenziale elettrico scalare V e del
potenziale magnetico vettoriale ҧ𝐴:
dipende:
• dalle concentrazioni di carica attraverso il termine ഥ∇𝑉
• dai campi magnetici tempo-variabili attraverso il termine
Se ci mettiamo in condizioni statiche, ritroviamo:
m
V
t
AVE
m
VV -E
t
A
t
B 00
Funzioni potenziale
t
A
19
In condizioni di quasi stazionarietà e ҧ𝐽 è possibile utilizzare le
formule valide per le condizioni di funzionamento statiche per
determinare V e ҧ𝐴 ottenibili dalle equazioni di Poisson:
che sostituite nella relazione:
consentono di risolvere i campi in condizioni quasi statiche. Per
ottenere invece un modello esaustivo dei campi elettromagnetici
variabili nel tempo non possono essere trascurati gli effetti di
ritardo temporale dovuti alla velocità di propagazione finita.
dv' R
J
π
μ A JμA
dv'R
ρ
πε V
ε
ρV
V'
V'
4
4
1
00
2
0
2
m
V
t
AVE
Funzioni potenziale
20
Per la legge di Ampere o per la II° equazione di Maxwell:
e per le relazioni costitutive:
si può scrivere:
essendo: e
tδ
D δH J
AB t
AVE
EεD e μ
BH
t
EεJ
μ
B
t
AV
tμεJμA
Funzioni potenziale
21
Ma il rotore del rotore di un vettore può essere espresso come:
per cui:
Poiché la definizione di un vettore richiede la specificazione sia del
rotore che della divergenza, essendo il rotore di ҧ𝐴 già definito
dall’equazione ത𝐵 = ഥ∇ × ҧ𝐴, possiamo scegliere opportunamente il
valore della sua divergenza.
AAA2
t
VμεAJμ
t
AμεA
o t
Aμε
t
VμεJμAA
2
22
2
22
t
AV
tμεJμA
Funzione potenziale
22
La divergenza di ҧ𝐴 è definita con la condizione di Lorentz per i
potenziali (coerente con ഥ∇ ∙ ҧ𝐴 =0 per i campi statici ), da cui si
ottiene l’equazione dell’onda non omogenea per il potenziale
vettore ҧ𝐴:
Si chiama equazione d’onda perché le sue soluzioni sono onde che
viaggiano ad una velocità pari u=
VA με
t
Jμt
AμεA
2
22
/1
t
VμεAJμ
t
AμεA
2
22
Equazione d’onda per il potenziale vettore magnetico
Assumendo:
23
L’equazione d’onda non omogenea corrispondente per il potenziale
scalare V può essere ottenuta dalla relazione:
e dalla equazione di Maxwell ഥ∇ ∙ ഥ𝐷 = 𝜌, essendo ഥ𝐷 = 𝜀 ത𝐸 si ottiene:
Per ottenere una relazione espressa in funzione della sola grandezza
V, si utilizza la condizione di Lorentz:
l’equazione d’onda non omogenea per il potenziale scalare V
t
AVE
2
D εE ε - V- = A
V At t
Equazione d’onda per il potenziale scalare elettrico
V
A μεt
2
22
t
VμεV
24
Nel caso di campi statici e quasi statici:
le Equazioni d’onda non omogenee per campi variabili nel tempo si
riducono alle Equazioni di Poisson. Infatti:
Equazioni d’onda non omogenee Equazioni di Poisson e soluzioni
dove:
V potenziale elettrico scalare
potenziale magnetico vettoriale.
22
2
22
2
AA με μJ
t
VV με
t
A
0 e 0
t
V
t
A
Equazione d’onda per il potenziale scalare elettrico
20
0
2
0
4
1
4
V'
V'
μ JA μ J A dv'
π R
ρ ρV V dv'
ε πε R
AD
CB
w
mezzo 2
mezzo 1
2na
1na
25
Per risolvere problemi elettromagnetici che interessano regioni con
parametri costitutivi , e diversi, é necessario conoscere le
condizioni al contorno che le grandezze devono
soddisfare nelle interfacce.
HeBDE , ,
Le condizioni al contorno si ottengono applicando le equazioni di
Maxwell nella forma integrale in una piccola regione nella
interfaccia tra i due mezzi 1 e 2 , analogamente a quanto fatto per i
campi statici.
Condizioni al contorno
2na
26
Le condizioni di continuità al contorno per le componenti
tangenziali e normali di ത𝐸 e ഥ𝐻 , si ottengono dalle equazioni
rotoriche di Maxwell espresse in forma integrale:
Le equazioni sono analoghe a quelle trovate per i campi
elettrostatici e magnetostatici in quanto il contributo della
integrazione dei termini𝜕 ത𝐵
𝜕𝑡e𝜕ഥ𝐷
𝜕𝑡risulta trascurabile.
S S
C S
DH d s J d s
t
DH dl J d s
t
1 2t t E E
tδ
B δE tδ
D δH J
E ds
E dl
S S
C
d Bd s
d t
d
dt
2 1 2n Sa H H J
Condizioni al contorno
27
Analogamente le condizioni al contorno per le componenti
tangenziali e normali di ഥ𝐷 e ത𝐵, si ottengono dalle equazioni di
Maxwell nelle quali compare l’operatore divergenza in forma
integrale :
Le equazioni sono analoghe a quelle trovate per i campi
elettrostatici e magnetostatici, perché ricavate dalla stesse equazioni
della divergenza i Maxwell.
V V
S V
D dv ρ dv
D d s ρ dv
dv 0
0
V
S
B
B d s
1 22n Sa D D ρ
Condizioni al contorno
1 2n nB B
28
Per le condizioni al contorno in un campo elettromagnetico valgonole seguenti condizioni generali:
• la componente tangenziale di un campo ത𝐸 è continua attraversol’interfaccia:
• la componente tangenziale di un campo ഥ𝐻 è discontinua attraversol’interfaccia dove è presente una corrente superficiale, e lavariazione è determinabile con l’equazione:
• La componente normale del campo ഥ𝐷 é discontinua attraverso unainterfaccia dove esiste una carica superficiale e la discontinuità èdeterminabile con l’equazione:
• la componente normale del campo ത𝐵 é continua attraversol’interfaccia:
HHaJ J HHa nSSn 0 0 se 212212
1 2 1 22 2 se 0 0 n nS Sa D D ρ ρ a D D
21 nn BB
E E tt 21
Condizioni al contorno
29
Un mezzo lineare privo di perdite può essere specificato dalla
permettività la permeabilità , ponendo = 0.
Generalmente non ci sono ne cariche libere, ne correnti di
conduzione nella interfaccia tra i due mezzi privi di perdite.
Nelle equazioni generali che
esprimono le condizioni al
contorno si pone:
ottenendo le condizioni al
contorno tra due mezzi
privi di perdite.
0 0Sρ e J
nnnn
nnnn
t
ttt
t
ttt
HμH μ BB
EεE ε DD
μ
μ
B
B HH
ε
ε
D
D EE
221121
221121
2
1
2
121
2
1
2
121
Interfaccia tra due mezzi lineari privi di perdite
30
All’interno del conduttore il campo elettrico ത𝐸 é nullo, e le cariche
presenti si distribuiscono solo sulla superficie.
Le interrelazioni tra ( ത𝐸, ഥ𝐷) e ( ത𝐵, ഥ𝐻 ) attraverso le equazioni di
Maxwell comportano che anche ഥ𝑩 𝒆 ഥ𝑯 siano nulli all’interno del
conduttore in condizioni di funzionamento tempo variante.
Se si considera una interfaccia tra un dielettrico privo di perdite
(mezzo 1) e un perfetto conduttore (mezzo 2), per il mezzo
conduttore 2 si può subito scrivere:
0H, 0B, 0D, 0E 2222
ECampo elettrico e magnetico all’interno di un conduttore
31
Supponendo il mezzo 1 dielettrico e il mezzo 2 conduttore perfetto,
le equazioni generali per una interfaccia diventano:
0E0E essendo EE 1t2t2t1t
1 2 1n2 n22ta H H J essendo H 0 a H J
Sn
SnSn
ρEa
ρDaρDDa
112
122n212
0D essendo
0 0 essendo 1221 nnnn BBBB
Interfaccia tra un dielettrico e un conduttore perfetto
32
Nella interfaccia tra un dielettrico 1 privo di perdite e un perfetto
conduttore 2, le condizioni al contorno diventano:
dielettrico conduttore perfetto
il versore normale é uscente dal mezzo 2.
ത𝐸 é normale e uscente dalla superficie del conduttore, se la
superficie è caricata positivamente
ത𝐸 é normale e entrante nella superficie del conduttore, se la
superficie é caricata negativamente.
0 B 0B
0 D ρDa
0 H J Ha
0 E 0E
n2n1
n2S12n
t2S12n
t2t1
2na
Interfaccia tra un dielettrico e un conduttore perfetto
33
Inoltre dalle precedenti relazioni:
e
si può dedurre che:
Le correnti nei mezzi con conducibilità finita sono espresse intermini di densità di corrente volumica, e le densità di correntesuperficiali, definite come correnti che fluiscono attraverso unospessore infinitesimale, sono nulle. Ciò consente di ritenere che lacomponente tangenziale di ഥ𝐻 sia continua attraverso l’interfacciacon un conduttore avente conducibilità finita.
1 1 1 1
1
St S n
ρ H H J e E E
ε
1 1 12 1 H tn S S Sa H J sen J H J
1 1 1n2 1 D cos Dn S S Sa D ρ ρ ρ
Interfaccia tra un dielettrico e un conduttore perfetto
34
Per ricavare le soluzioni delle equazioni d’onda non omogenee siseguono i seguenti passi:
1. Si considera da prima il caso più semplice di un campoelettromagnetico generato da una carica elementare puntiforme∆q=(t) ∙∆v’ al tempo t
2. si estende il procedimento al caso più generale di unadistribuzione di cariche qualsiasi, sommando gli effetti di tuttele cariche elementari in una regione data.
3. Infine si esamina il caso di una distribuzione continua di carichee si procede analogamente a quanto già fatto per le condizionistatiche, sostituendo all’operatore sommatoria l’operatoreintegrale.
Soluzioni delle equazioni d’onda per i potenziali
35
Per determinare la soluzione della equazione non omogenea per il
potenziale scalare:
2
22
t
VμεV
dv’
ρ(t) y
x
zP(R,t)
R
si consideri da prima la soluzione per il caso di una carica
elementare puntiforme al tempo t, ∆q=(t)∙∆v’ localizzata
nell’origine degli assi. In questo caso é conveniente considerare le
coordinate sferiche, cosicché il potenziale V(R,t) in un punto P
dipende dalla sola coordinata R, distanza del punto dalla carica
ρ(t), e dal tempo t.
Soluzioni delle equazioni d’onda per il potenziale
scalare
36
Se si introduce una nuova variabile U(R,t) legata a V dalla
relazione:
si ottiene l’equazione d’onda omogenea unidimensionale in una
forma più semplice.
22
2
22
2 2
22 2
2
In coordinate sferiche:
1 V VR με 0
R R R t
V VR με R 0
R R t
V V με
t
tR,UR
1t)V(R, 0
t
Uμε
R
U2
2
2
2
La funzione potenziale V(R,t)
soddisfa l’equazione omogenea
per tutti i punti, fatta eccezione
per l’origine dove è localizzata la
carica elementare (per R=0
l’equazione omogenea non è
valida).
Soluzioni delle equazioni d’onda per il potenziale
scalare
37
Si può dimostrare per sostituzione diretta che ogni funzione f:
due volte differenziabile, é una soluzione della equazione d’onda
omogenea unidimensionale, quindi U si può esprimere come :
La funzione di (t+R/u) non può essere una soluzione fisica, ma solo
una soluzione matematica perché é impossibile che l’effetto della
densità di carica sia sentito in un punto distante dalla sorgente
prima che la sorgente abbia iniziato a trasmettere o abbia iniziato
a variare nel tempo (non causalità).
μεRt o fμεRtf
)μεRf(tU(R,t)
02
2
2
2
t
Uμε
R
U
Soluzioni delle equazioni d’onda per il potenziale
scalare
38
rappresenta un’onda che viaggia in
direzione radiale R con velocità di propagazione Τ𝒖 = 𝟏 𝝁𝝐 . Il
tempo di trasmissione t dell’onda, dalla posizione della sorgente
nell’origine degli assi al punto P distante R, è t=R/u=R 𝝁𝝐.
La funzione nel punto P’ distante R+R e nel tempo t+ t sarà:
U(R ΔR, t Δt) f t Δt R ΔR με
f t ΔR με R ΔR με f t R με U(R, t)
u)Rf(tR
tRUR
V(R,t) /1
,1
dv’
ρ(t) y
x
z
P
R
P’
ΔR
Quindi la funzione, traslando nello spazio
e al variare del tempo, conserva comunque
la sua forma e si può quindi scrivere:
Soluzioni delle equazioni d’onda per il potenziale
scalare
)μεRf(tU(R,t)
39
In condizioni statiche, il potenziale V dovuto a una carica statica
puntiforme ∆q=∙∆v’ disposta nell’origine, è pari a:
Per i campi variabili nel tempo si adatta questo modello matematico
tenendo conto del ritardo R/u con cui si sente l’effetto della densità
di carica alla distanza R, in modo che sia soddisfatta anche
l’espressione:
Per cui:
4
ρΔv'ΔV R
πεR
R/u)f(tR
V(R,t) 1
πεR
Δv'R/utρR/utΔf
R R,tΔV
4
1
Soluzioni delle equazioni d’onda per il potenziale
scalare
40
In base a tale relazione si ottiene il potenziale V dovuto a unadistribuzione di carica in un volume V’, che tenga conto del tempodi propagazione :
'
/1, '
4V
ρ t R uV R t dv
πε R
Questa equazione é chiamata equazione del potenziale scalare
ritardato, essache il potenziale scalare V(R,t) in un punto P alla
distanza R dalla sorgente e al tempo t, dipende dal valore che la
densità di carica ha assunto all’istante precedente (t-R/u), ossia é
richiesto un tempo R/u perché l’effetto della densità di carica sia
sentito alla distanza R.
Soluzioni delle equazioni d’onda per il potenziale
scalare
41
Analogamente si deduce la soluzione della equazione dell’onda non
omogenea per il potenziale magnetico vettoriale ഥA detta equazione
del potenziale vettore ritardato:
m
Wb dv'
R
tJ
4π
μ tR,A
V'
m
Wb dv'
R
R/utJ
π4
μ R,tA
V'
Per i campi statici o quasi statici
velocità di trasmissione è infinita
u=∞
Per i campi dinamici la
velocità di trasmissione è finita
με
1u
Soluzioni delle equazioni d’onda del poten
42
Le grandezze del campo
elettromagnetico ത𝐸 e ത𝐵 si ottengono
differenziando le espressioni di ҧ𝐴 e di V
e risultano anch’esse funzione di (t-R/u)
e quindi ritardate nel tempo.
t)(R,AB
t
t)(R,At)V(R, E
Nel modello dinamico :
Il tempo di trasmissione delle onde elettromagnetiche non è
trascurabile (Δt≠0). La velocità di propagazione finita implica che
gli effetti delle cariche e delle correnti variabili vengano sentite
ritardo in punti distanti da queste.
Nel modello approssimato quasi statico:
si trascura l’effetto del ritardo temporale (velocità di trasmissione
𝑢 = ∞) e si assume una risposta istantanea (tempo di trasmissione
Δt=0). Tale modello è assunto implicitamente nella trattazione dei
problemi circuitali.
Soluzioni delle equazioni d’onda
43
Se l’onda si propaga in un mezzo
non conduttore (con conducibilità γ=0 J=0)
lineare, isotropo e omogeneo caratterizzato da e costanti
le equazioni di Maxwell diventano:
δ B δ HE B E
δ t δ t
H 0 e H
0 e 0
0 B
H
D EJ J D E
t t
D D E E
B H
0 H
Equazioni d’onda in funzione delle grandezze
di campo in una regione priva di sorgenti
44
Si ottiene un’equazioni differenziali del primo ordine nella
variabile ത𝐸 calcolando il rotore delle equazione rotorica:
Il primo membro:
Il secondo membro:
si ottiene: con
HE
t
2
2
H E μ H μ
t t t
EEEE22
0t
E
u
1E
2
2
2
2
με/1u
0
Equazioni d’onda in una regione priva di sorgenti
45
Si ottiene un’equazioni differenziale del primo ordine nella
variabile ഥ𝐻 calcolando il rotore delle equazioni rotoriche:
Il primo membro:
Il secondo membro:
si ottiene: con
EH
t
2
2
E H E μ
t t t
2 2
H H H H
22
2 2
10
HH
u t
με/1u
0
Equazioni d’onda in una regione priva di sorgenti
46
Le equazioni così ottenute sono chiamate Equazioni d’onda
vettoriali omogenee:
con
In coordinate cartesiane ognuna equivale a tre equazioni d’onda
scalari unidimensionali, omogenee. Ciascuna componente delle
due grandezze di campo di campo ( Ex , Ey , Ez e Hx , Hy , Hz),
deve soddisfare equazioni del tipo:
Le cui soluzioni sappiamo essere delle funzioni d’onde.
22
2 2
22
2 2
10
10
EE
u t
HH
u t
με/1u
2 2
2 20
U U
R t
Equazioni d’onda in una regione priva di sorgenti
47
Le soluzioni dell’equazioni d’onda convenzionali in una regione
priva di sorgenti descrivono come si propagano le grandezze di
campo in mezzi non conduttori e privi di cariche libere sono le
Equazioni delle le onde elettromagnetiche.
Esse servono per determinare la distribuzione del campo in mezzi
non conduttori, in funzione del tempo e dello spazio. In altri
termini ci permettono studiare non solo come le onde magnetiche
sono originate, ma come si propagano focalizzando questo ultimo
aspetto.
Queste equazioni si chiamano equazioni della diffusione essendo
formalmente identiche alle equazioni utilizzate per risolvere
problemi di diffusione del calore.
Equazioni d’onda convenzionali in funzione delle
grandezze di campo in assenza di sorgenti