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CENNI STORICI di
ROSSANO LA BIZANTINA.
SAN NILO il migrante: memoria storica e attualit.
di Francesco Filareto Rossano, 28 ottobre 2016
2 Incontro Internazionale di Interscambio Culturale e Religioso
La Nuova Tebaide del Mercurion
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Salve, ospiti e amici, siete i benvenuti tra noi, vi accogliamo con grande gioia nella
nostra Citt di Rossano la Bizantina.
Ho rivolto a Voi Organizzatori del Convegno, Relatori e a tutti i presenti il saluto nella
lingua greco-bizantina, che era la coin (), la lingua ufficiale e corrente in questarea
della Calabria fino alla met del sec. XV.
Per mentalit e cultura non mi congeniale la sintesi, che se aiuta la divulgazione ed in
sintonia con lattualit, sacrifica per lanalisi, il ragionamento, la dimostrazione e quindi
la qualit della ricerca e dellinformazione. Perci, mi scuserete per alcuni passaggi
presentati a volo duccello, che, eventualmente, potremmo approfondire nel dibattito
finale di questo interessante Convegno.
Mi corre obbligo, ma esigenza credo avvertita dai presenti, di ringraziare quanti
hanno reso possibile questo evento culturale, che ri-afferma la centralit di unarea vasta,
quella che possiamo battezzare Calabria del Nord-Est o Mediterraneo Jonico-Silano (un
tempo tra i centri irradiatori di Civilt e oggi emarginata e umiliata). In particolare,
ringrazio il Preside Antonio Venturelli e la dottoressa Viktoria Petrova.
Prima di entrare nel merito del tema assegnatomi, ritengo che sia opportuno ricordare, sia
pure telegraficamente, che questo ampio territorio ha una storia molto antica e complessa.
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E il comprensorio dove vivono e operano le popolazioni pre-elleniche, italiche e autoctone
degli Enotrii ( ) prima e dei Brettii o Bruzi) dopo1. Enotriie Brettii, tra il
XVIII e il II secolo a. C., costruiscono una originale e inconfondibile Civilt, ancora poco
studiata e poco conosciuta, la Civilt della Mesgaia(), ossia la Civilt delle
zone interne e della montagna o semplicemente la Silanit2.
La Civilt della Mesgaia precede e poi accompagna in una sorta di condominio (dalla
vita complessa e dialettica) talora conflittuale, altre volte complementare,la prima
Ellenizzazione del territorio, operata, in fasi successive, dai Minoici, dai Micenei e, infine,
dai Greci. Sulle fondamenta della Civilt degli Enotriie deiBrettii si innestano -
progressivamente a incastro - le Civilt e le culture di popolazioni migranti provenienti
dal Mediterraneo orientale: Civilt e culture indotte dai nuovi arrivati, prima subite dalle
popolazioni indigene e, successivamente, da queste assimilate e ricondotte a sintesi unitaria.
Questi primi migranti Greci creano e introducono in questarea una nuova Civilt,
italiota, la Civilt della Magna Grecia o Megle Ells (), attraverso la
fondazione, in tempi diversi, delle tre Sibari (). La I Sibari nasce nel 721/720 ed
distrutta dai Crotoniati nel 511/510 a.C., la II Sibari o o Thurii voluta da
Pericle nel 444/443 viene poi occupata dai Romani e da questi rifondata, nel 193 a. C., nella
colonia latina di Copia Thurii (che sopravvivr fino al 597 d. C.), e infine la III citt magno-
greca la misteriosa Sibari sul Trionto (), che ha una breve vita
dal 445/444 al 330 circa a.C., occupata e distrutta dai Brettioi, tuttora di incerta
ubicazione. Una popolazione greca, inoltre, vive sulla collina del quartiere di S. Stefano a
Rossano, probabilmente una parte di quella scampata alleccidio della prima Sibari,
come attestano i corredi funerari di una necropoli databile tra il 510 e il 443 a.C.3
1La loro presenza attestata dagli scavi archeologici, scarsi di numero eppure significativi, di Broglio di Trebisacce, Francavilla
Marittima, Torre Mordillo, Paludi, Caloveto, Pietrapaola, Cariati e anche di Rossano (ex campo sportivo Maria de Rosis, Basli Tavola
di Fate, Bucita, S. Croce ecc.). 2Quella degli Enotrii e deiBrettii la Civilt minore dei vinti nella storia, bench rimossa nella memoria della cultura ufficiale dei
vincitori, vituperata o negata, ancora sepolta sotto terra, trasmette alle future generazioni, un lascito e una eredit, che costituiscono,
tuttora, sia pure in maniera residuale, la parte pi antica dell'Identit collettiva della popolazione di questo territorio.Per esemplificare,
ricordo l'amore e l'attaccamento atavico per la collina e la montagna, percepite dall'immaginario collettivo di tanti di noi non solo come
beni materiali, che ci hanno sfamati e fatti sopravvivere per secoli, ma anche come valori, esistenziali e civili, e come il grembo materno
di questa terra, rassicurante, protettivo, e concorrenziale con il mare, sentito viceversa come pericolo, minaccia, luogo di provenienza dei
troppi invasori, che ci hanno tolto beni e vita. L'amore e l'attaccamento per le aree interne si allarga e si espande ai Centri Storici. L'amore
e lattaccamento per la propria terra e il proprio paese struggenti per molti di noi - si aprono a imbuto e generano la fierezza, la
tenacia, la caparbiet, il senso della libert, il senso della famiglia e dell'amicizia, l'etica del lavoro, l'etica della responsabilit, valori
che siamo soliti riassumere in una sola parola: la "dignit". Laboriosi o resistenti o ribelli o emigranti, in relazione alle diverse
circostanze della storia, spesso perdenti, ma sempre fieri,dignitosi e tenaci, e con la testa alta, la schiena dritta, come i nostri pi antichi
progenitori Enotrii e Brettii.
3Tra i quali segnalo uno splendido specchio bronzeo, un pendaglio a forma di gallo e uno strigile,
conservati nel locale Museo Diocesano, che sono stati inventariati e studiati da Paolo Orsi (Specchio in
bronzo greco del secolo V da Rossano, Roma 1919 ; Idem Le Chiese basiliane, Firenze 1929).
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Con lavvento delle citt magno-greche, Rossano entra nella storiografia e si affaccia nella
storia intorno al sec. V a. C. Ne parla uneloquente fonte narrativa posteriore, I discorsi
sulle guerre(), un libro-reportage di cui autoreProcopio di
Cesarea (? 565 d. C.), storico ufficiale di Giustiniano del VI sec. d. C.,nel quale ci vengono
trasmessedue informazioni molto importanti su Rossano, frutto di ricognizioni dirette e de
visu.
La prima recita: Qui, lungo la costa c Ruska o Ruskian, ossia Rossano, il
porto di
Thurii(,).Procopiocod
ifica ufficialmente una consolidata tradizione, orale e scritta, che accredita lesistenza sulla
costa jonica della Calabria del Nord-Est di un porto (e verosimilmente di un arsenale)a
servizio della citt magno-greca di Thurii dal nome o le cui
origini risalgono al V sec. a. C., oggi, per, di incerta ubicazione4.La prima Rossano,
dunque, un centro portuale magno-greco sullo Jonio.
I Greci portano in questo territorio il primo Ellenismo, ossia la Civilt del mare o
semplicemente la Jonicit. Dallo scontro, incontro e integrazione delle due Civilt, quella
della montagna e quella del mare, si forma, in quei secoli, una nuova Civilt nella Calabria
del Nord-Est, che possiamo definire la Mediterraneit Jonico-Silana, la quale, ancora oggi,
costituisce il fondamento dellidentit culturale collettiva di appartenenza della
popolazione in questarea. La Mediterraneit Jonico-Silana una sintesi dialettica, nuova,
originale,di pluralit e diversit, nella quale gli Enotrii-Brettii costituiscono la tesi e
forniscono il contributo dei principi-valori delle aree interne autoctone o Silanit, mentre i
Greci rappresentano lantitesi e danno lapporto di altri principi-valori specifici della
cultura degli immigrati ellenici provenienti dal mare o Jonicit.
Poi, nella seconda met del II secolo a. C., arrivano i primi spietati e voraci dominatori e
colonizzatori, i Romani. Sulla conquista romanaProcopio di Cesarea, nel libro suddetto, ci
tramanda la seconda notizia, che parla di una fondazione romana in collina; egli si
esprime nei seguenti termini:sopra questo(ossia sopra il porto Ruska o Ruskian), distante
sessanta stadi, i Romani anticamente costruirono un frrion, ossia una fortezza molto salda
(
). Secondo lo storico bizantino i Romani fondano sullattuale acrocro,
esattamente dove ubicato lex Ospedale civile, un castello fortificato o Frrion,
corrispondente al latino Castrumo Oppidum, intono al quale ci sono preesistenti
4I termini o , che derivano dal greco rus (), salvifico, e cron (),
promontorio, ha un evidente riferimento a quel segmento della costa jonica, presso il quale ritengo che si
trovasse il porto canale del territorio, garante di salvaguardia delle imbarcazioni, ma, oggi, di incerta
ubicazione.
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villaggi sparsi, di origine enotria, e intorno al quale si forma, nel tempo, la citt storica di
Rossano. Questo Castrumo Oppidum romano una fortezza militare, una sorta di
acropoli, fondato poco dopo la conquista di Thuriie la fondazione di Copia Thuriida parte
dei Romani, intorno al 193 a. c. Il Castrumo Oppidumsvolge bene il suo ruolo di
castello inespugnabile nei secoli successivi, fino al sec. XVII.I Romani latinizzano il
precedente toponimo di Ruskao Ruskian e battezzano il centro urbano sulla collina
formatosi intorno al loro Castrumo Oppidum con il nome diRoscianum5.
Limperialismo romano, in circa sette secoli, dal 193 a. C. al 476 d. C., attraverso una serie
di ville o latifondi, sfrutta intensamente il territorio, sottraendogli il legname della vasta
montagna, dai Romani battezzata Silva e poi Sila, la rinomata pix bruzia, cereali, vino,
produzioni lattiero-casearie, i famosi cavalli bruzi; ma non si limitano a drenare le
ricchezze del comprensorio, perch latinizzano le popolazioni, imponendo la loro lingua e
la loro cultura, con la ragione della forza, fino al genocidio di quanti difendono con
fierezza e coraggio la loro libert e fino alla damnatio memoriae dei ribelli Bruzi.
In seguito alla crisi e alla scomparsa dellImpero Romano dOccidente (476), il centro
urbano di Roscianum, climaticamente molto salubre, percepito da tanti come garanzia di
certezza di vita, di ospitalit, di sicurezza. Perci, diventa la meta preferita di un grande
esodo di popolazione, che, atterrita dallinsicurezza generale e dallo stato permanente di
guerra, abbandona la pianura allinselvatichimento e alla palude malarica. Di
conseguenza, loriginario agglomerato urbano si incrementa continuamente di abitanti,
fino a connotarsi progressivamente come una vera e propria citt. Roscianum, distesa su
un ampio pianoro di quattro km2 circa, collocata in alto et excelso loco,a strapiombo, a
300 m. di altezza, inaccessibile e imprendibile, con ben cinque Porte di accesso e altrettante
strade che la collegano alle colline, alla Sila greca, alla pianura, al Porto6.
5Nel 600, persa la sua funzione di presidio militare, lantica fortezza romana esso sar riconvertita e riattata
(nel 1631-1658)a Monastero dei Cappuccini fino al 1811, quando,durante il Decennio francese, nel quadro
della soppressione degli ordini monastici, dei loro monasteri e conventi e della conseguente statizzazione
dei loro beni immobiliari (1808-1815), passa alla propriet dello Stato; successivamente, nel1876, sar
trasformato in Ospedale civile zonale fino al 1986, ora sede di Distretto sanitario, Casa di accoglienza per
ragazze madri, Uffici comunali. 6La Porta del Castelloo Porta Grande, ribattezzata nel 600 Porta Cappuccini, ad ovest, la pi grande e
importante; la Porta dellAcqua o Tironeo Porto Arringo o del Ringo, a sud; la Porta della Rupe o Rupa, a est,
a fianco dellOratorio del Pilerio e sopra la valle dei mulini ad acqua; la Porta Nardi o Pente, a nord-est; la
Porta dei Giudei o Giudecca, a nord-owest. Neisecc. XV-XVI, se ne aggiungono altre due: la Porta Melissa,
poi ribattezzata Porta Bona, in onore di Bona Sforza, principessa di Rossano e regina di Polonia, a est; e la
Porta Piccola o Portello, a ridosso del Castello del Ciglio o Maschio aragonese, a sud.
Segnalo, inoltre, un numero imprecisabile di cunicoli ipogei, che attraversano il ventre della citt facendone
una groviera urbana, in parte censiti ed esplorati dai CAI di Trieste, la cui natura e destinazione attendono
uno studio di archeologi specifici, ipotizzando che essi furono ideati e realizzati come vie di fuga dalla
citt in caso di grave pericolo e come camminamenti sotterranei per approvvigionarsi dallesterno di
uomini, viveri e altro in caso di assedio.
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Finita la potenza di Roma, lItalia si frantuma nei Regni romano-germanici, tra i quali
quello degli Ostrogoti (489). Giustiniano Imperatore della seconda Roma, Costantinopoli,
durante i suoi quarantanni circa di governo (527-565), tenta, con grande spiegamento di
mezzi militari e risorse economiche, di realizzare un progetto molto ambizioso: la
Renovatio Imperii, la Reductio ad Unum, ossia la restaurazione dellImpero Romano-
Cristiano di Costantino e la ricostruzione dellunit Mediterraneo-Europa, previo
abbattimento dei Regni romano-barbarici. Lazione politico-militare si rivolge, tra laltro,
anche verso lItalia, a danno del Regno goto di Teodorico con un lungo e devastante
conflitto, noto come la guerra greco-gotica (535-553).
Allora, Roscianum diventa uno dei teatri pi significativi del conflitto fra Bizantini e
Ostrogoti per il dominio sullItalia. Il narratore di quelle vicende il gi ricordato Procopio
di Cesarea, uno storico-reporter, quasi certamente presente ai fatti. La citt subisce un
alternarsi continuo di occupazioni: prima gli Ostrogoti (dal 489 al 539), poi i Bizantini(dal
539 al 545), quindi nuovamente i Goti (dal 545 al 549) e, infine, definitivamente i Bizantini,
che, dal 549 fino al 1059, ne fanno il loro presidio politico-militare pi sicuro delle Regioni
bizantine dItalia. Roscianum, diventata bizantina, cambia il tuo toponimo in Rusinon
(). Essa una citt murata, una citt-fortezza inespugnabile, dotata di un
porto-arsenale dellantica Ruska, dove si costruiscono (utilizzando labbondante
legname e la famosa pece bruzia dei boschi della vicina Sila greca) navi leggere di piccolo
cabotaggio o chelndie e che viene utilizzato come approdo nelle campagne militari
marittime e come importante snodo commerciale nellimport-export tra la regione e i Paesi
del Mediterraneo. Rossano, inoltre, la sede di officine artigianali (attive fino agli anni
Sessanta del secolo scorso), di botteghe darte, di produzione di Codici e di libri, di
pergamene lavorate, di preziosa oreficeria sacra7. Particolarmente nel sec. X, Rusinon
menzionata come un chora () oppure come una citt
fortificata() o, anche, come la citt-fortezza di frontiera (), la
pi importante dellarea bizantina del Sud, arroccata su un alto pianoro, la chiave del
Bruzio, lavamposto bizantino pi settentrionale della Regione, lunico presidio bizantino
della Calabria a non essere mai espugnato dai Longobardi del Ducato di Benevento e dai
Saraceni islamici della Sicilia.
Il biografo di S. Nilo, S. Bartolomeo, descrive nei seguenti termini Rossano qual nel
secolo X: Io credo che non vi sia alcuno tra noi che non conosca (Rossano) non solo
come quella citt che presiede ai confini della Calabria, assai grande e inespugnabile ad un tempo,
7Ne ricordo due provenienti sicuramente da Rossano. Il primo segnalato da Alfredo Gradilone nella sua
Storia di Rossano e si tratta di un Encolpio o Brattea o Bratteata doro, un disco di sottile lamina doro
purissimo circolare con lavorazione a sbalzo, in cui rappresentato un busto di Cristo barbuto con a lato due
angeli, probabilmente il coperchio di unampolla o teca sacra, risalente al sec. VI o VII, che sarebbe stata
acquistata da Paolo Orsi nel 1928 e da questi donata al Museo Archeologico di Siracusa, dove tuttora
custodito ed esposto. Il secondo un medaglione doro con limmagine di S. Teodoro a cavallo, anchesso un
Encolpio o Brattea o Bratteata doro, un disco di sottile lamina doro purissimo circolare con lavorazione a
sbalzo, appartenente a un reliquiario o scatoletta(con liscrizione: ), risalente al sec.
IX; si trova esposto nel Museo di Reggio Calabria.
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ma anche come la sola citt, la quale, nella quasi generale devastazione di tutta la regione calabra e
nella conseguente caduta di tutte le altre citt nel dominio dei Saraceni, non soggiacque alla legge
della comune rovina Rusinon () una cos importante citt
7
(,), Basilio lo Stratego dei due Themi di Calabria e Longobarda
() e anche il famoso medico-scienziato lebreo Domnolo (
). Giungono e soggiornano a Rossano in momenti diversi: tre Metropoliti
della Calabria (), Teofilatto (), Blattone () e Stefano
(); inoltre, Leone il Domestico (,) o capo di stato maggiore dellesercito
bizantino, Nicola il Protospatario o alto ufficiale bizantino (),
Polieutostratilate ossia capitano dellesercito bizantino (), il
Magistros Niceforo Hexakionites, ossia il Governatore dei due Themi di Calabria e
Longobarda (), leunuco Cubiculario il parakimmenos
Giuseppe Bringas (,), in quegli anni la personalit pi influente
dellImpero bizantino.
Rossano diventa, inoltre, una citt accogliente e ospitale, multi-etnica e multi-religiosa:
ospita, infatti, una Sinagoga (oggi Chiesa di S. Martino) per la nutrita comunit ebraica, la
pi importante della Calabria e una delle pi importanti del Sud Italia, che vive e opera,
dal sec. X al sec. XVI, nel quartiere ancora oggi denominato la Jureca, la Giudecca.
La citt, inoltre, mentre per un verso molto attrattiva, per laltro verso altrettanto molto
appetibile, ambta prima dai Longobardi e dai Saraceni e, nella seconda met del sec. X,
anche dagli Imperatori tedeschi dei ricostituiti Sacro Romano Impero dOccidente e del Regnum
Italicum. Chiusa la parentesi drammatica dellanarchia feudale (888-962),il nuovo
Imperatore, Ottone I di Sassonia (962-972), si presenta in Italia con lambizioso programma
di restaurazione delSacro Romano Impero di Carlo Magno: il primo che arriva fino alla
Calabria, nel tentativo di strappare le regioni meridionali ai Bizantini e, nel 968-969, si
spinge fino a Cassano Jonio occupandola e forse fino a Rossano, tanto da imporre al
Basileus bizantino, Giovanni I Tzimiskes, un gravoso trattato di pace. Questo prevede, tra
laltro, il matrimonio tra il figlio, il futuro Ottone II, e la principessa bizantina Teofania, che,
nel 972 (14/4) porta in dote al marito tedesco tutti i possedimenti bizantini dellItalia
meridionale. Laccordo, per, disatteso da Bisanzio, che conserva i territori italiani e, nel
976, tenta una controffensiva contro i Saraceni della Sicilia. In quellanno, morto il Basileus
Giovanni I Tzimiskes, gli subentrano i due Basileis Basilio II e Costantino VIII, che inviano a
governare le due Province di Calabria e Longobarda il Maestro Imperiale (),
Niceforo Hexakionites, che fa costruire dai Rossanesi una flotta di navi leggere o chelndie,
la quale per distrutta dagli stessi cittadini di Rossano. Nello stesso anno loffensiva
bizantina contro gli Islamici della Sicilia (guidati da Abulel Kasem) naufraga miseramente.
Poco dopo, nel 980,giunge nel Mezzogiorno con un forte esercito il nuovo Imperatore
tedesco, il diciottenne Ottone II di Sassonia (963-983), per rivendicare dai due Basileis
Basilio II e Costantino VIII di Bisanzio, fratelli della moglie, i possedimenti dellItalia
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Meridionale, che gli spettano per la dote della consorte e per ri-costruire lunit territoriale
dellantico Sacro Romano Impero di Carlo Magno. Rossano, dal 981 al 982, entra in un
circuito politico europeo, diventando de facto la sede del Sacro Romano Impero. Essa, infatti,
ambta dallImperatore tedesco. Questi, giunto, nellestate del 980, in Campania, Puglia e
infine in Calabria, entra in Rossano alla fine del 981( la seconda volta dal tempo del re
Goto Teodorico, 545-549), accolto favorevolmente dalla popolazione stremata dal
dispotismo e dal duro giogo fiscale dellImpero bizantino dOriente e ne fa, per alcuni
mesi, la sede della corte imperiale germanica,del suo quartiere generale con funzionari
politici e militari e dellesercito italo-tedesco. Da Rossano organizza lardua impresa di
sconfiggere le armate arabe e bizantine, alleatesi contro il comune nemico, e annettere al
suo Impero tutto il Mezzogiorno dItalia. Al seguito dellImperatore sassone ci sono anche
la moglie lImperatrice Teofania e il figlio, il futuro Imperatore Ottone III (980-1002), e anche
il suo principale consigliere, diremmo oggi il suo primo ministro, il rossanese Giovanni
Filgato (), padrino di battesimo e precettore di Ottone III, poi Archimandrita
del Monastero di Nonantola, Arcivescovo di Piacenza e, infine, Papa o Anti Papa con il
nome di Giovanni XVI. Lavventura calabrese di Ottone II dura molto poco: sconfitto
duramente dai Saraceni condotti dallEmiro di Palermo, Abulel Kasem, nella battaglia di
Stilo (13 luglio 982), a stento riesce a salvarsi e si rifugia a Rossano (almeno fino al 31
luglio) e, subito dopo, si dirige nelle sue province del Nord Italia assieme alla sua famiglia,
alla corte, ai resti del suo esercito, con il proposito, non realizzato, di ritornare per la
rivincita, ma muore a Roma lanno successivo.
Fallita limpresa degli Imperatori tedeschi, i Basileis Basilio II e Costantino VIII recuperano i
territori meridionali perduti, ma trasferiscono la sede del Governo dei Themi di Calabria e
Longobarda da Rossano a Bari, sia per allontanarla dalla Sicilia arabo-musulmana e sia
per disaffezione per la citt calabrese, rea di avere accolto lImperatore tedesco.
Il ritorno del dominio bizantino sul Sud continentale dItalia, per, ha breve vita. Arrivano
nuovi e imprevisti conquistatori: i Normanni, guidati da Roberto dAltavilla detto il
Guiscardo (1015-1085), che, in poco pi di due anni, dal 1059 al 1060, strappano le terre
bizantine della Calabria ai Basileis Basilio II e Costantino VIII. Loffensiva normanna
concordata tra il Guiscardo e il Papa Niccol II, il quale, con laccordo di Melfi (1059),
investe del titolo di Signore della Puglia e della Calabria e duca di Sicilia il capo dei
Normanni, legittimandone le conquiste fatte e quelle da fare; viceversa, il Guiscardo, in
cambio, si riconosce Vassallo della Santa Sede e si impegna a ri-latinizzare la Chiesa
dellItalia meridionale, de-grecizzandola e sottoponendola allautorit e alla giurisdizione
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cattolico-latina del Papa. Tutto il Sud Italia, compresa la Sicilia, in pochi anni passa sotto il
dominio dei Normanni 9.
Di fronte alla forte resistenza di Rossano, Roberto dAltavilla con un compromesso di
realpolitik si accorda con il governo della citt, che riconosce lautorit dei Normanni,
accettandone la presenza di un contingente militare, stanziatosi in una Torre, della zona
alta, denominata tuttora il Ciglio della Torre,ma mantiene lautonomia amministrativa del
governo locale e lautonomia della Chiesa, che, pur passando sotto la giurisdizione del
Papa, mantiene lorganizzazione, la liturgia, il rito, la lingua greco-bizantini e lantico
privilegio del clero diocesano di eleggere il Vescovo (jus eligendi).
Nel 1088, Romano (), da poco nominato primo Arcivescovo Metropolita di
Rossano, e Basilio, Metropolita di Reggio Calabria, sono designati dal Patriarca della
Chiesa greco-ortodossa di Bisanzio, Nicola II Grammatico, a rappresentarlo nella trattativa
con il Papa, Urbano II (1088-1099), al fine di riunificare le due Chiese cristiane, separatesi 34
anni prima, nel 1054, con lo scisma dOriente di Michele Cerulario. Quando alla fine del sec.
XI o inizi del XII, muore lArcivescovo Romanos, il sovrano normanno (Ruggero: ?-1111),
pressato dal Papa (Urbano II o Pasquale II), tenta unazione di forza sulla Chiesa rossanese
e fa nominare alla guida della Diocesi un Vescovo di liturgia latina, la popolazione si
ricusa di riceverlo e non cede fino a quando Ruggero, temendo una rivolta, desiste e
ripristina il diritto per la citt di essere guidata da un Pastore di liturgia e lingua greche
nella persona di Nicola Maleinos.
Rossano, anzi, sotto i nuovi dominatori, consolida la sua bizantinit, grazie a ben quattro
innovazioni importantissime volute dai Normanni.
Le prime tre innovazioni, realizzate alla fine del sec. XI, riguardano la creazione di una
nuova e imponente Cattedrale, quella attuale (con labbandono di quella della Greca,
intitolata a S. Maria della Pace, ); la nuova Cattedrale viene ri-dedicata a Maria
la TheotokosoMterThe, la Madre di Dio, in continuit con la tradizione, ma, in
discontinuit con la stessa, dedicata al nuovo titolo dell Achiropita ();
contemporaneamente viene attuato il trasferimento, accanto alla nuova Cattedrale, di un
nuovo Episcopio, in sostituzione di quello precedente; inoltre, la Chiesa di Rossano
acquista un ruolo di maggiore importanza, grazie allelevazione della Diocesi ad
Arcidiocesi (fino ad oggi) e ad autonoma Metropola (fino alla met del secolo scorso): il
primo Arcivescovo Metropolita () di Rossano il su
menzionato Romanos (che guida la Diocesi dal 1085 fino al 1103 oppure fino al 1093). 9 lItalia meridionale continentale sotto il Guiscardo, mentre la Sicilia viene strappata ai Saraceni islamici dal gran Conte Ruggero, fratello di Roberto, nel 1061-1091, infine, il figlio di questi, Ruggero II, unifica i due regni in un unico complesso politico, il RegnumSiciliae, nel 1130.
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La quarta novit riguarda la nascita di un nuovo Monastero greco-bizantino, S. Maria la
Nuova Odigitria (), pi noto come il Patro
Patre o Patrion.
Pertanto, Rossano resta, de facto et de jure,bizantina e greca per un periodo eccezionalmente
lungo, durato esattamente altri 400 anni dopo la fine del dominio di Bisanzio nel Sud
dItalia e nonostante lenclave nella quale costretta dalla latinizzazione forzata di tutto il
Mezzogiorno10
In quei 400 anni continuano ad essere presenti e operanti nella citt ben 7 Monasteri
maschili e 2 Femminili, tutti di lingua, liturgia, rito greco-bizantini: due sono urbani, S.
Anastasia e Santi Anargiri Cosma e Damiano; gli altri cinque sono extra urbani, S. Opoli
o Arenario, S.Giovanni Battista, S. Onofrio, Santo Salvatore, S. Maria Nuova Odigitria
( ) o Patr o Patre o Patrion. Questultimo il pi
importante. Si tratta della rifondazione, avvenuta tra il 1090 e il 1105, di un precedente
Monastero niliano, quello di S. Maria Rochoniate, per opera di S. Bartolomeo da Simeri
(1050 ca./19-8-1130) e grazie al patrocinio e ai finanziamenti della Corte normanna (il Re
Ruggero, la moglie Adelaide e il ministro Cristdulo), il pi grande e longevo del
Mezzogiorno bizantino, ancora oggi, in gran parte, integro, famoso per il suo Scriptorium,
la sua ricca Biblioteca, i suoi immensi beni feudali, per la sua autonomia dallArcivescovo
di Rossano e il passaggio sotto la giurisdizione diretta della Santa Sede, grazie
allottenimento da parte del Papa Pasquale II del privilegium immunitatis et diocesis nullius.
Ma, poco dopo la met del Quattrocento, giunge a conclusione il processo di
logoramento e di accerchiamento dei Papi e della Chiesa latino-cattolica per assorbire
lultima isola greco-bizantino-mediterranea di Rossano, in concomitanza a quattro
avvenimenti storici destabilizzanti: la crisi che investe il Monastero del Patr, la fine
dellImpero di Bisanzio per opera dei Turchi (29/5/1453), linsicurezza del Mediterraneo
determinata dalla pirateria turchesca e barbaresca e , infine, la perdita di centralit del
Mediterraneo e della sua progressiva periferizzazione ed emarginazione causate dalle
grandi scoperte geografiche e dallo spostamento dellasse economico del mondo dal Sud-
Europa al Nord-Europa e allAtlantico. La bizantinit e la mediterraneit di Rossano
terminano, tra il 1459 e il 1462, con la morte dellultimo Arcivescovo greco, Domenico de
Lagonessa (1452-1458/59) e con larrivo del nuovo Arcivescovo, il reggino Matteo
Saraceno (6/2/1460-1481), francescano (frate minore osservante), discepolo di S.
Bernardino da Siena, noto per il suo intransigente integralismo e la sua spietata attivit di
Inquisitore, con lincarico da parte del Papa, Pio II (1458-1464), di latinizzare
completamente e a qualsiasi costo la Chiesa rossanese. Lazione del nuovo Pastore dura,
coercitiva e opera su pi settori: impone la liturgia, il rito e i testi sacri nella lingua e nella
prassi latine in tutte le chiese diocesane, vieta al clero greco-bizantino di celebrare in
Cattedrale, inibisce loro laccesso in quel luogo e lo relega nellantica Chiesa di S. Nicola al
10 per 150 anni durante il regno dei Normanni (1059-1190); per oltre 70 anni sotto gli Svevi tedeschi (1190-1266); per 176 anni sotto gli Angioini francesi (1266-1442) e, infine, per alcuni anni sotto gli Aragonesi spagnoli (1442-1462).
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Vallone della Greca (vero e proprio apartheid religioso!). Contemporaneamente, avvia la
costruzione di un imponente Convento e annessa Chiesa di analoghe proporzioni in stile
tardo-gotico, i primi latino-cattolici della citt in contrapposizione a quelli bizantini, e li
intitola al suo Maestro S. Bernardino da Siena, affidandoliallOrdine francescano dei
Minori Osservanti. Forte la resistenza della popolazione e dei sacerdoti greco-bizantini:
lepisodio pi eclatante di contrasto la distruzione di notte di quanto viene edificato di
giorno del costruendo immobile di S. Bennardino, operato da ecclesiastici e laici legati alle
tradizioni millenarie precedenti. Non si arriva ad una guerra civile e di religione, perch
prevalgono il buon senso e il compromesso. Il movimento religioso e laico filo bizantino-
greco rinuncia ad ogni azione di resistenza e di ritorsione; lascia ultimare limmobile del S.
Bernardino, dopo avere inciso sulla facciata sinistra del grande portale della Chiesa e
sullacquasantiera croci greche e altri simboli della loro religione, quali segni di
riaffermazione della loro fede umiliata. In cambio, Matteo Saraceno deve impegnare
lArcidiocesi, anche per i secoli a venire, che, una volta allanno, la domenica delle Palme,
lArcivescovo o suo delegato e tutto il Presbiterio, dopo avere iniziata e interrotta la messa
in Cattedrale, si rechino, con i paramenti sacri bizantini (dalmate) e in solenne processione,
dal Duomo nella Chiesa di S. Bennardino, per esprimere la continuit tra lattuale Chiesa
diocesana latina con quella precedente bizantina e lomaggio della prima resa alla seconda
anche attraverso il canto e la lettura in greco, nel corso della celebrazione della messa,
dellepistola e del passo evangelico della ricorrenza; quindi si fa ritorno in Cattedrale per
concludere la messa. Limpegno viene mantenuto, nei successivi 544 anni fino ad oggi, da
tutti i 62successori di Matteo Saraceno, fino allattuale Arcivescovo Giuseppe Satriano.
In tre anni circa, dal 1460 al 1462, il progetto di latinizzare la Chiesa diocesana di Rossano
viene attuato.
Finisce unepoca! Termina lEt per cos dire eroica, pur con le sue ombre e i suoi
chiaroscuri, che vede Rossano al centro di grandi avvenimenti. Un periodo lungo della
storia, durato dieci secoli, in cui Rossano si inserisce, molto presto, nella Civilt Bizantina,
integrandosi, progressivamente, nella cultura e nella religiosit del Mediterraneo
Cristiano. La citt, pertanto, nel corso di quel millennio, un attivo soggetto-protagonista
del processo di ri-grecizzazione o ri-ellenizzazione della Calabria, operato dai Bizantini, che
determina la trasformazione profonda della spiritualit, della religiosit, della Chiesa,
della liturgia, ma anche del costume, della mentalit individuale e collettiva, della cultura,
della lingua. Rossano la bizantina , prima di tutto e soprattutto, una citt di cultura
importantissima, che conserva, consolida e divulga la Civilt, la religiosit e la cultura del
Secondo Ellenismo, e di questo diventa la custode per circa mille anni: inizialmente, dal
540 al 1059, durante la dominazione di Bisanzio sullItalia meridionale, e poi anche dopo
con lavvento dei nuovi invasori ricordati prima, per altri quattrocento anni, fino alla met
12
del secolo XV, Rossano uno degli ultimi presdi della religiosit e della civilt greco-
bizantine e mediterranee in Italia.
Peraltro, le radici cristiane della citt sono molto antiche: infatti, la presenza di una
comunit paleo-cristiana nel territorio documentata da due epitaffi latini e cristiani su
una lastra marmorea databile al IV secolo e rinvenuti nel territorio di Rossano 11. Molto
presto, la religiosit cristiana si incentra a Rossano sul culto e sulla venerazione di Maria,
la Theotokos () o la MterThe (), la Madre di Dio, chevengono
introdotti dai Bizantini, allindomani della guerra greco-gotica e della conquista della citt
(549-553). Alla Theotokos () o MterThe() o Madre di Dio
dedicata la prima Cattedrale della citt, diventata sede di Cattedra Vescovile della Diocesi
della Sibaritide; e la Cattedrale o Catholich Ecclesa ( ) o Chiesa
Grande () consacrata all (AghaEirneo S. Maria della
Pace). La Cattedrale e lattiguo primo Episcopio sono ubicati originariamente nella Greca,
nel quartiere bizantino ad oriente della citt. Ci avviene verosimilmente poco dopo il
597, in seguito alla distruzione della limitrofa Copia Thurii da parte dei Longobardi di
Benevento, oppure dopo il 680: allora la sede episcopale della Sibaritide viene traslata a
Rossano, citt fortificata, la pi importante della Calabria bizantina, garanzia di sicurezza
per gli abitanti e per il sopraggiunto Vescovo. Il Vescovado di Rossano, continuazione di
quello di Thurii, rimane tale fino al 1085/1086, quando sar elevato ad Arcivescovado e a
Metropola autonomi, come ho argomentato prima.
Nei secoli VI-VIII, Rossano rientra nel processo di de-latinizzazione, per un verso, e, per
laltro verso, di ri-ellenizzazione o ri-grecizzazione delle regioni bizantine italiane, noto
come il II Ellenismo12. I due processi sono voluti e indotti, dallalto, dalla politica dei
Basileis di Bisanzio13 e sono fortemente sostenuti anche dal basso, tanto da avere un
consenso sociale diffuso, grazie alla presenza e alle iniziative del Monachesimo greco-
bizantino, che si radica in Calabria e a Rossano grazie a due fattori concomitanti. Per un
verso, importanti sono i massicci flussi immigratori di religiosi della dispora, inizialmente
quelli provenienti dallOriente bizantino di monaci greci in fuga dallespansionismo
arabo-islamico dei secc. VII-VIII, poi quelli determinati dalla spietata politica iconoclastica
e monacomaca degli Imperatori Isaurici dei secc. VIII-IX, infine quelli causati
dalloccupazione violenta della Sicilia da parte dei Saraceni musulmani nei secc. IX-X. Per
laltro verso, il processo di ri-grecizzazione reso possibile grazie anche e direi
soprattutto - dal Monachesimo calabro-bizantino nato, formatosi e radicatosi per forza 11 Nella Contrada Frasso/Amarelli e precisamente tra il 313, anno dellEditto di Milano dellimperatore Costantino, e il 380, anno del trionfo del Cristianesimo sul Paganesimo ad opera dellImperatore Teodosio (Editto Tessalonica). 12 che ovviamente investe anche la classe dirigente della Chiesa in Calabria) 13 inizialmente, dal BasileusEraclio (610-641), che avvia il processo di omogeneizzazione dellImpero in senso ellenico, proclamando la lingua greca come la sola lingua ufficiale dellamministrazione statale e dellesercito, poi sostenuto dal BasileusCostante II(641-668), e infine imposto dal BasileusLeone III lIsaurico(717-741), liconoclasta,che, dal 732-733 in poi, stacca dimperio le regioni italiane bizantine da Roma, sottraendo allautorit del Papa le Chiese del Sud Italia e ponendole gerarchicamente sotto la giurisdizione del Patriarca di Bisanzio.
13
autonoma nella Regione e nella citt. A Rossano tutto diventa greco-bizantino: il Vescovo,
la Diocesi, la religiosit, la liturgia, il rito, la lingua, la cultura, la mentalit. La citt
consolida cos il suo ruolo di protagonista del Secondo Ellenismo nellItalia bizantina per
secoli, e diventa, di conseguenza, anche una delle pi attive porte di accesso della Civilt
Mediterranea in Italia e in Europa, della quale occuper costantemente un ruolo strategico
di centralit.
Rossano,ri-grecizzata e ri-mediterraneizzata, ospita, per secoli, un consistente
Movimento monastico detto impropriamente basiliano, proveniente, come ho riferito
sopra, tra i secc. VII e X, in parte dallOriente bizantino e dalla Sicilia islamizzata e in
parte formatosi in loco. Questo nuovo Monachesimo calabro-greco si afferma e si diffonde
cos prepotentemente da fare della collina e della montagna rossanesi, una delle pi
importanti zone ascetiche dellItalia Meridionale (assieme ai Monasteri dellAspromonte e
delle Serre, della famosa regione ascetica del Mercurion, sulle pendici del Pollino, ai sassi di
Matera, alle gravine pugliesi), ed spesso citata come la Tebaide dellEllenismo o il Monte
Athos o l, la Montagna Santa della Calabria.
I primi insediamenti monastici sono prevalentemente di architettura ipogea e rupestre:
alluopo i monaci riutilizzano pre-esistenti grotte trogloditiche (di probabile origine
enotria) e altre ne edificano scavando nella roccia arenaria tufacea. Due sono le
organizzazioni e le tipologie degli insediamenti rupestri monastici presenti nel territorio di
Rossano. Il primo costituito da singoli Eremi per anacoreti eremiti, che, in grotte
arenarie solitarie, amano lascsi dell , ossia la solitudine e la pace
contemplativa solitaria: singole grotte ipogee eremitiche sopravvivono ancora nelle zone
Suda, Pente, sotto Porta Cappuccini (la grotta dei Greci),quelle presso le contrade di S. Maria
delle Grazie, di S. Onofrio, quella ricordata da fonti letterarie de u Santo Patrepresso il
Patr ecc. Il secondo tipo dinsediamento in escavazioni tufacee formato da Laure, ossia
gruppi di grotte monastiche contigue, con al centro una Chiesa/Cripta, per la doppia ascsi
eremitica e comunitaria, che anticipano e preparano i Monasteri: segnalo ben sei Laure,
quattro nei quartieri urbani di S. Marco, S. Nicola al Vallone, Pente e Rupe S. Giovanni, e due
nelle Contrade extra moenia di Calamo Grotte e Forello.
Successivamente, dal sec. X in poi, sorgono a Rossano gli insediamenti monastici ascetici
perigei o sub-divali o fuori terra o in muratura. Ricordo,innanzi tutto, gli Oratori urbani,
che sorgono e si diffondono, numerosi,per le pratiche religiose monastiche in comune:
alcuni ancora esistenti, come S. Maria Anastasia, oggi S. Marco,il capolavoro
dellarchitettura sacra bizantina in Calabria,S. Angelo di Tropea, dal sec. XVI,S. Maria del
Pilerio, S. Maria Panaghao la Tutta Santa, S. Maria Theotokos Achiropita, che il
primo nucleo dellattuale Cattedrale,S. Maria della Rocca, oggi sede dellArchivio
14
Diocesano, S. Nicola delle olive, SS. Apostoli Pietro e Paolo, dal600S. Maria di
Costantinopoli;altri Oratori sono scomparsi o diruti, come quello di S. Vito, S. Antonio
Abate, SS. Trinit, S. Nicola al Vallone, S. Nicola la Placa, S. Nicola Lucifero, S. Basilio,
S. Michele Arcangelo di Condigno, S. Teodoro, dal 500 S. Isidoro, di cui resta soltanto una
colonna, S. Andrea, SS. Fabiano e Sebastiano, S. Maria del Soccorso, S. Ciriaco, S.
Leonardo, S. Pantaleo o Pantaleone, S. Elena di Giffone, S. Gregorio, S. Felicita, SS.
Mauro e Felice, S. Trifone, S. Stefano etc.
Altrettanto noti, perch ricordati dalle fonti letterarie e oggi trasformati o diruti, sono i
numerosi Monasteri, ognuno, almeno fino al sec. XI, con il proprio (il Tipico o
Codice di regole), ispirato in generale alla Regola di S. Basilio di Cesarea, perfezionata da S.
Teodoro Studita di Bisanzio: quelli urbani sono stati tutti trasformati, come quelli di S.
Maria Anastasia, dei SS. Anargiri Cosma e Damiano, di S. Nicola la Comisia, di S. Maria
ad Nives o la Nuova; mentre quelli extra-urbani, alcuni sono stati trasformati, come quelli
di S. Biagio di Vale, di S. Daniele, di S. Maria Rochoniate, rifondato, a cavallo dei secc.
XI e XII, nel Monastero di S. Maria Nuova Odigitriao Patro Patre o Patrion; gli altri
Monasteri extra moenia, tutti perduti o di cui restano soltanto ruderi o memorie
letterarie,sono quelli di S. Giovanni Battistao S. Janni (nella contrada montana di
Forello), del S. Salvatore o il Salvatore (sopra la contrada collinare di S. Maria delle
Grazie), dellArenario o S. Opoli (nella contrada montana del Rinacchio o in quella di
Ceradonna o in quella popolarmente denominata Vadda era Patissa), di S. Onofrio (nella
contrada montana della Mimosadi cui sopravvive soltanto un eremo, luogo di una delle
pi antiche feste pastorali dItalia), di S. Maria de la Mioni etc.
I monasteri suddetti, sia quelli rupestri e sia quelli murari, sono protagonisti e artefici di
cambiamento e rinnovamento in quei secoli drammatici.
Sono prima di tutto, luoghi ascetici e religiosi, di intensa religiosit individuale e associata,
di metnoia ossia di perfezionamento spirituale fino alla santit; luoghi che fanno opera
di evangelizzazione e di promozione umana, di servizio e di prossimit, di istruzione e
assistenza medica, di tutela dei diritti pi elementari degli ultimi e degli invisibili, di
contrasto ai potenti, prepotenti e tirannelli, e sono le riserve di energie spirituali e morali alle
quali la Chiesa attinger nei secoli successivi e sulle quali costruir il suo prestigio e la sua
autorevolezza. I Monasteri di Rossano si guadagnano grande credibilit tra le popolazioni
e fama al di l della Regione, tanto da promuovere la nascita di altri Monasteri: ricordo
quelli fondati da S. Nilo (il S. Anastasia, il S. Giovanni Battista, lArenario a Rossano, il S.
Adriano nellattuale S. Demetrio Corone, il Vallelucio presso Montecassino, il Serperi a
Gaeta, il S. Maria di Grottaferrata presso Roma), cito, inoltre, la riorganizzazione-
rifondazione sul Monte Athos in Grecia del Monastero di S. Basilio dei Calabresi odel
15
Calabrese(1108 ???) e la fondazione di quello del San Salvatore a Messina (tra il 1125 e il
1132), entrambi per opera di S. Bartolomeo del Patr, ricordo, infine, il Monastero di
Rousianoo di Rossano ubicato su una delle Meteorepresso Kalambka nella valle della
Tessaglia in Grecia, oggi noto con il nome di Russanu, attivo Convento femminile, fondato
da due monaci rossanesi, Nicodemo e Benedetto (nel 1388 o nel sec. precedente).
I monasteri rupestri e quelli murari di Rossano sono anche centri di aggregazione sociale,
animatori economici di aziende agricole e intraprese artigianali, in un mondo de-
urbanizzato e ruralizzato, dove le popolazioni disorientate e terrorizzate trovano le
condizioni e le opportunit di ospitalit, di lavoro, di vita.
Sono, inoltre, gli unici centri di cultura e di civilt nel contesto di unEuropa ruralizzata,
regressiva, ignorante, in stato di permanente di guerra di tutti contro tutti, dove listinto di
sopravvivenza oscura ogni altra necessit. Infatti, soltanto presso i monasteri si produce
cultura, si divulga cultura, si fa scuola di formazione e cultura: qui sorgono le Scuole di
amanuensi, gli Scriptoria, le Case editrici ante litteram, officinae librorum, fornaci inesauribili
di libri e codici,dove pazienti e oscuri monaci colti producono Codici manoscritti di fattura
eccellente, copiando testi antichi della sapienza sia cristiana che pagana e conservandoli in
grandi Biblioteche, fondamenti dellUmanesimo-Rinascimento e delle future Civilt,le quali
fanno memoria dellidentit collettiva di appartenenza, cristiana e pagana, salvandola,
valorizzandola e trasmettendola alle future generazioni nella consapevolezza che non ci
sar albero se si recidono le radici.
Di questi codici esemplari a Rossano e in Calabria oggi non resta pi nulla. Molti sono
andati perduti in incendi, terremoti, naufragi. Molti altri, trafugati o acquistati da
spregiudicati mercanti darte o espatriati dautorit e si trovano in Biblioteche italiane
(come lAmbrosiana di Milano, a Napoli, a Messina, a Firenze, nella Criptense di
Grottaferrata) o allestero (come nella Vaticana, dove, secondo p. Russo, si trovano circa 60
Codici provenienti dal Patr, la Nazionale di Vienna, quella dellEscurial di Madrid, le
Biblioteche di Parigi, Londra, Lipsia Monaco, Jena, Patmo, Monte Athos, Sinai).
Lunico sopravvissuto il Codex Purpureus Rossanensis, ma questo rossanese di
adozione: gli viene assegnata come patria di origine uno Scriptorium di Antiochia di Siria o
di Cesarea di Palestina, come periodo di nascita il V o VI secolo, come committente
lImperatore di Bisanzio, come destinazione un uso liturgico e dottrinale, ma ignoriamo
tuttora quando e perch giunge a Rossano. Personalmente ritengo verosimile lipotesi che
esso giunga nella citt bizantina intorno al secolo X, quando Rossano, diventata la citt pi
importante dellarea bizantina del Sud, intrattiene intensi e complessi rapporti con la corte
dOriente, dalla quale proviene il Codex, molto probabilmente al seguito di uno di quegli
alti dignitari di Bisanzio o dellImperatrice Teofania, nipote del Basileus Giovanni I Tzmiskes,
16
ricordati prima, il quale o la quale, per qualche ragione a noi ignota,fa donazione al
Vescovo della citt del prezioso bene personale o dotale della propria famiglia, ossia
lEvangelario purpureo miniato.
inevitabile, direi quasi fatale, che Rossano, la citt pi bizantina della Calabria e
dellItalia per oltre mille anni, eserciti sul mondo religioso e laico un fascino suggestivo,
unattrazione forte, irresistibile e che, da allora fino a oggi, essa divenga la patria adottiva
del Codex Purpureus, meglio noto appunto come il Rossanensis, assicurando a questo le
condizioni ottimali di un ambiente bizantino, se non unico, certamente raro, per storia,
cultura, arte, spiritualit, mentalit individuale e collettiva.
Il Capitolo della Cattedrale e la Chiesa diocesana, venuti in possesso del prezioso e sacro
manoscritto, lo custodiscono e lo utilizzano come parola di Dio, scritta e visivamente
commentata, e come elemento fondamentale della liturgia bizantino-greca almeno -
ritengo - fino al 1460-1462, quando lArcidiocesi di Rossano passa al rito, alla liturgia e alla
lingua latini. Successivamente, la Chiesa di Rossano, durante la latinizzazione indotta e
imposta da Roma, attuata dallArcivescovo Matteo Saraceno (1460-1481), lo accantoner, lo
condanner al silenzio e lo sradicher dalla memoria della popolazione fino a tempi a noi
prossimi: la rimozione del passato greco-bizantino con la conseguente damnatio memoriae.
La nuova Chiesa latino-cattolica lo mette in disparte, lo oscura, lo condanna al silenzio in
un dimenticato angolo della Chiesa metropolitana di Rossano, ma non lo distrugge n se
ne disfa, anzi lo tratta sempre con estremo riguardo e come una reliquia sacra: perci, lo
conserva con grande cura, proteggendolo dalle ruberie, dai mercanti darte e
trasmettendolo ben conservato alle generazioni future.
Da questambiente della Rossano bizantina, cos complesso, in cuigli avvenimenti politici
si intrecciano con la religiosit e la cultura, ricco di fermenti attivi e di stimoli escono
personalit rossanesi di rilievo nazionale e oltre.
Ricordo alcuni Papi rossanesi: forse Zosimo (417-418) come riferiscono alcuni storici,
sicuramente la patria di Giovanni VII Sanidga (1/3/70518/10/707)e di Giovanni XVI
Filgato (met circa sec. X- inizi sec. XI circa). Questi lultimo Pontefice (o
anti Papa) italo-greco (da febbraio 997 a marzo 998, de facto, oppure a maggio de jure) ed
anche lultimo protagonista del progetto di mantenere la Chiesa cristiana nel solco della
tradizione greco-bizantina e mediterranea, fallito il quale la Chiesa greco-ortodossa si
separa definitivamente da Roma, nel 1054, con lo scisma del Patriarca di Bisanzio, Michele
Cerulario.
Ricordo, infine, i due Santi pi illustri di Rossano, Nilo e Bartolomeo:
17
l, S. Nilo Juniore (910-1004)14, il pi illustre figlio di Rossano (Francois
Lenormant): asceta,uomo coltissimo,intellettuale organico, profeta, dalla lunga e operosa
vita (novantaquattro anni !
18
Nilo, a differenza dei tanti anonimi della storia, ha vissuto una vita intensa, ha lasciato
segni incancellabili di cambiamento a servizio degli uomini-persone e, perci, resta
sempre vivo nella memoria individuale e collettiva, con una meta-storicit e unattualit
sconcertanti. Infatti, egli stato riconosciuto, fin dal 1618, Com-Patrono di Rossano
(insieme a Maria Achiropta), poi, nel 1958, anche Com-Patrono della Calabria (insieme a
S. Bartolomeo di Rossano e S. Francesco di Paola), e la sua festa cittadina viene stabilita il
26 settembre (con Delibera Giunta Municipale n. 883 del 4-9-1989, promossa dallo
scrivente). Inoltre, Patrono di Grottaferrata, Patrono di Gaeta, e, dal 25-9-2012,
Cittadino gaetano benemerito (civis cajetanus), al quale dedicata, il 16-9-2010,
lomonima chiesa parrocchiale, che, il 16-9-2014, viene elevata a Santuario di S. Nilo (il
primo in assoluto).
Nilo luomo della testimonianza della scelta radicale, perch vivere non lasciarsi
vivere, lasciarsi trascinare dalla corrente conformistica delle mode e delle tendenze della
propria epoca, ma imboccare la propria strada esistenziale, con la consapevolezza, con
libert e con la responsabilit che la vita missione e servizio. Egli sceglie Dio, convinto
che la fede dialogo con lAssoluto, amore personale e diretto, che richiede lesclusivit
di quel rapporto e la rinuncia ai valori e dis-valori del mondo (status sociale, ricchezza,
potere, famiglia). Ma la sua non una fede devozionale, intimista, rituale e, perci,
egocentrica, egoista, estranea alla storia e allumanit, bens la fede-gape, comunitaria,
associata, solidale, condivisa, donata, la fede-carit del farsi prossimo, la fede della
misericordia: non si ama n si serve il proprio Dio se non si ama e non si serve lumanit
di cui si parte integrante. Egli ama e serve lumanit dolente, quella che vive nel bisogno
e nella marginalit, quella che subisce i soprusi dei potenti e dei prepotenti, quella della
sua Rossano e del suo territorio per 70 anni, e quella della Campania e del Lazio per gli
altri 24 anni. Nilo luomo della testimonianza della Riforma religiosa del
Monachesimo, conciliando lAnacoretismo del rapporto eremitico-personale-solitario
uomo-Dio con il Cenobitismo del rapporto comunitario-solidale uomo-Assoluto, la vita
contemplativa (il biostheoretics) con la vita operativa (il biospratics), il pensare (il
lghein) con il fare (il prttein), la fede con la vita. E il fondatore di diversi
Monasteri, sopra ricordati e con le caratteristiche sopra ricordate. Nilo luomo della
testimonianza dellimportanza della Cultura, segnatamente nei periodi burrascosi e
quando le coscienze individuali e collettive sono sbandate, perch la cultura valore,
risorsa, finalit: valore perch in essa si esprimono i principi dellUmanesimo (teista,
laico, ateista), ossia la creativit, lintelligenza, i sentimenti, lautonomia critica, la vision
della realt e del futuro, il senso e il progetto di vita delluomo singolo e associato, in
questi valori riconosciuti e condivisi si ritrovano comunit e popolo, perch essi ed essi
soltanto fanno autentica coesione sociale e danno unit di identit, di appartenenza, di
19
fierezza; risorsa perch in grado di produrre la risorsa economica immateriale pi
grande in assoluto, quella universalmente valida, quella che non mai soggetta alle
variabili del mercato, il capitale umano, il capitale intellettivo, il capitale delle capacit e
delle professionalit; finalit di ogni ambizioso progetto di sviluppo endogeno e auto-
propulsivo per loggi e per il domani, che punti su una societ a misura duomo, pi
giusta, pi eguale, pi fraterna, pi solidale, pi pacifica, pi rispettosa della vita e
dellambiente.
Nilo luomo della testimonianza della Mediterraneit, ossia della Civilt e della
cultura mediterranee greco-bizantine, che, arricchitesi e perfezionatesi nel Mezzogiorno
dItalia, in Calabria e segnatamente a Rossano, rappresentano il contributo originale,
qualificante e il fondamento della Civilt europea e contemporanea, sintesi di culture e
sensibilit diverse.
Nilo luomo della testimonianza dellUnit e dellEcumenismo, impegnato
costantemente, da Cristiano greco-bizantino, nel dialogo, mediante il rispetto e lapertura,
e tra eguali, con i credenti e le persone dei tre Monoteismi del Mediterraneo: i Cristiani
orientali e occidentali, i Musulmani-islamici, gli Ebrei-giudei. Il suo messaggio di appello
allunit e alla solidariet tra diversi, ma aventi in comune principi e valori condivisi, oggi,
in cui ritornano a spirare venti inquietanti di divisione e di odio, di unattualit cogente,
che ci richiama alla responsabilit di trovare le ragioni dello stare insieme.
Nilo luomo della testimonianza della profezia dellUnit dei Cristiani, resa visibile
con lapposita fondazione del Monastero di S. Maria di Grottaferrata, quale luogo e
laboratorio di idee, dincontro, di dialogo, di sintesi tra le due anime del Cristianesimo,
quella orientale-greco-bizantina e quella occidentale-latino-cattolica, in rottura o in
autonomia fino ad oggi in seguito allo scisma del 1054. Grottaferrata, Rossano e Gaeta sono
i luoghi dellEcumenismo, chiamati a essere artefici attivi nel promuovere iniziative
qualificate per individuare principi, valori e strategie al fine di avvicinare le posizioni del
Cattolicesimo e quelle dellOrtodossia, in vista dellauspicabile ricostituzione dellunit fra
i Cristianesimi.
Nilo luomo della testimonianza-simbolo del migrante calabrese meridionale, che,
per costrizione del bisogno o per pulsione o per libera scelta di xodos (), va
altrove, oltre, oltre ogni confine, alla ricerca di nuove opportunit e condizioni di vita,
accettando - con coraggio - la sfida della novit e fiero di portare nel bagaglio la sua
identit operativa, la sua Calabresit, la sua Meridionalit, la sua Mediterraneit. S. Nilo ,
dunque, la personificazione del Calabrese/Meridionale migrante e/o pellegrino della
Verit: un simbolo, una metafora che ha saputo cogliere il pi grande scultore del 900,
Pericle Fazzini, in un pregevole bozzetto, che lAmministrazione comunale ha voluto
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realizzare, con i fondi dellArea Urbana Rossano-Corigliano (nel 2010-11, quando lo
scrivente era Sindaco della citt), nella fontana di Piazza Steri a Rossano, nella quale Nilo
lemigrante, pellegrino della Verit, sincammina da Rossano per Grottaferrata, portando
con s e nel mondo la Civilt greco-bizantina e quella dellolio, rappresentate dallOratorio
del S. Marco e dallulivo secolare.
Nilo luomo della testimonianza di un exemplum, di un modello di riferimento,
valido mille anni fa e ancora attuale: il modello del coraggio della scelta del pensiero
forte solidale e tollerante, dei principi e dei valori forti; il modello della fedelt a quella
scelta del pensiero forte, dei principi e valori forti; altres il modello della coerenza
comportamentale tra ci che si pensa, ci che si dice, ci che si fa. Un exemplum
universale ed eterno che caratterizza tante persone e tanti cittadini onesti e operosi, paghi
di aver fatto la propria parte e il proprio dovere, di avere lasciato tracce di s e di avere
contribuito a costruire un mondo migliore per quelli che verranno. Di queste persone-
cittadini esemplari ieri e oggi la societ e i giovani hanno bisogno,per non perdere,
anzi per consolidare la fiducia e la speranza nel futuro.
Altro illustre rossanese , S. Bartolomeo Juniore(980-1055)16, co-
fondatore e Abate del Monastero di Grottaferrata, consigliere di Papi, riformatore della
Chiesa, calligrafo, innografo, autore della pi importante agiografia e opera storica
bizantino-greca sul secolo X, ossia il , la Vita di San Nilo (1030/32-1040/42).
Numerosi e preziosi sono i lasciti e le eredit della Civilt Bizantino-Greca e del II
Ellenismo sia sulle popolazioni e sull'identit di questo territorio, sia sulla cultura della
Civilt europea e della modernit, che ancora orientano intellettualmente e nella prassi di
vita persone e aggregazioni sociali, per cui questo territorio e, in generale, il Meridione
magno-greco e bizantino vantano un grande credito nei confronti dellItalia post-unitaria,
dellEuropa e della modernit: un credito inestinguibile e ancora aperto17.
16 Il Bios di S. Bartolomeo Juniore confondatore e IV Egumeno di Grottaferrata. Testo greco e versione italiana con
note illustrative, Grottaferrata 1962; Vita di S. Bartolomeo Juniore IV Egumeno e confondatore di Grottaferrata.
Versione dal greco con note illustrative, Grottaferrata 1962. 17
Non possiamo tacere n minimizzare quelli negativi, neanche quando siamo mossi dallamore per il natio loco e dalla passione di parte, perch si
farebbe unoperazione apologetica, retorica, enfatica, tanto falsa quanto inutile nel comprendere e nelloperare: come le posizioni formali, verbose,
capziose, lamentose e vittimistiche alle quali corrispondono comportamenti astratti e inconcludenti oppure indolenti, passivi e deleganti e quindi
scarsamente operativi. Sono le ombre e i chiaroscuri, inseparabili dalle luci, che appartengono al cittadino singolo e associato di questo territorio, come
di qualsiasi area del mondo. La cultura ufficiale dei numerosi vincitori, invasori e sfruttatori, che si sono avvicendati nellultimo millennio nel
Mezzogiorno dItalia, segnatamente quella del Neo-Classicismo, del Romanticismo, del Liberalismo capitalistico hanno enfatizzato quei difetti e
deficienze della Civilt bizantina, hanno creato e diffuso pregiudizi e luoghi comuni, tuttora persistenti, che ci vogliono convincere e purtroppo molti se
ne sono convinti che noi, eredi del I e del II Ellenismo, siamo figli di un Dio minore, siamo degli inferiori, dei perdenti, degli scarti della societ italiana.
Particolarmente, la cultura ufficiale post-unitaria e attuale che, riproponendo i vecchi stereotipi, ha preteso e continua a pretendere la legittimazione
ideologica della Questione Meridionale. Prendere coscienza di tutto ci pu aiutarci, per un verso, a liberarci dallo stato di minorit, dagli atteggiamenti
vittimistici, dalla sub-cultura del fatalismo e della rassegnazione e, per laltro verso, a diventare cittadini responsabili e attivi impegnati insieme nel
difficile ma possibile processo di emancipazione della nostra terra.
21
In primis, la Civilt bizantina, dopo avere assimilato quella magno greca, lascia tracce e
testimonianze originali e ineguagliabili: mi riferisco alle emergenze architettoniche e
artistiche dei numerosi e bellissimi Centri Storici, segnatamente quello medievale e
bizantino di Rossano, i quali sono i sacrari della visibile memoria storica collettiva, sono
grandi libri aperti che ci parlano della vita materiale e umana dei nostri predecessori,
sono le riserve di energie culturali e morali per i giovani di oggi e le generazioni di
domani, contro i rischi del pensiero unico e di imbarbarimento della societ; mi riferisco,
inoltre, alla monumentalit sacra ricordata prima, particolarmente di Rossano la bizantina ;
mi riferisco agli innumerevoli Codici e oggetti artigianali e darte trafugati ed oggi sparsi in
tutto il mondo; mi riferisco all Acquasantiera Fonte Battesimale del Patr oggi in bella mostra al
Metropolitan Museum di New York; mi riferisco anche e soprattutto- al Codex Purpureus
Rossanensis, Evangelario greco miniato, in oro e argento, capolavoro dellarte sacra
bizantina, un unicum, di valore inestimabile, iscritto dallUNESCO, il 9 ottobre 2015, nel
Registro della memoria del mondo, quale patrimonio dellumanit. I Bizantini in continuit
con i Greci, inoltre, hanno trasmesso tantissime conoscenze e discipline (come la
matematica, lastronomia, la filosofia, la medicina, la musica ecc.) e tantissimi termini di
evidente origine greca, che tuttora permangono nel linguaggio corrente, nellonomastica,
nella toponomastica, nella terminologia scientifica universale. Con i Greci e i Bizantini,
poi, si affermano principi, valori, codici di comportamento, che ancora sono ben
assimilati e diffusi qui e altrove: come la priorit e il primato del bostheoretics
(), ossia del modello di vita teoretico, contemplativo, riflessivo, quello
che prepara e rende possibile il bospraktics (), cio la prassi, la vita
pratica: una mentalit, che se non esalta le capacit operative della nostra gente, ci rende -
ancora uomini di buon senso, di forte equilibrio, pacifici, tolleranti. C, quindi, il
modello della raffinatezza della vita, che esprime il senso della Bellezza () e
dell'Armonia (). Il Bello per noi, eredi della cultura ellenico-bizantina, non ha
soltanto un valore estetico-artistico-letterario, ma ancor di pi ha un valore teoretico-morale e
persino ontologico: la Bellezza, infatti, rivelatrice, anzi limmagine visibile della Verit e
della Virt, per cui il Bello(), il Vero () e il Bene () si identificano nel
grande valore laico-greco della Kalokagatha ()e nel valore pi alto religioso-
teologico dell Unit e Trinit di Dio. Forte e diffuso e i forestieri lo colgono e lo
apprezzano subito il valore dell ospitalit e dellaccoglienza: questa nostra , per
eccellenza, la terra dellospitalit e dellaccoglienza (il cui simbolo la quercia per la sua
folta chioma). Ricordo, poi, l'equilibrio, la misura, in greco il metron (). E, quindi, la
pulsione di uscire, di emigrare, di andare altrove e oltre,in greco xodos (),e quella
opposta e complementare di tornare, in greco nostos (), che fa chiudere il circolo
della vita. I Bizantini, inoltre, introducono nella cultura della nostra gente unintensa
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spiritualit, unintensa religiosit, una mentalit escatologica, nutritasi talora di sofferto
misticismo, come nei monaci della zona ascetica della Montagna Santa( ); pi
spesso quellintensa spiritualit si nutre di partecipata religiosit, tesa alla continua
ricerca del senso e del progetto di vita, della missione che ogni singola persona chiamata a
svolgere nella storia da Dio, Essere Assoluto, garante del trionfo del bene e
dellimmortalit individuale. Questa mentalit, pur sacrificando il senso laico della vita e,
con questo, il senso politico, partecipativo e rinnovatore della vita sociale, ha reso le
fatiche, le sofferenze, le ingiustizie patite dai nostri progenitori piene di senso, prove di
vita, viatici di salvezza e di eternit. Da qui, il simbolismo bizantino-greco della
religiosit e della mentalit delle popolazioni di questarea: un simbolismo che cerca
costantemente i segni della Provvidenza divina, i segni del disegno divino per ogni uomo,
i segni del futuro, nella convinzione di potere penetrare nel mistero della vita, decodificare
i messaggi misteriosi della natura e della storia, e rendere cos meno arduo il percorso
dellesistenza.
Dunque, sulle fondamenta enotrio-brettie, i Rossanesi e le popolazioni del territorio
sono diventati greci e bizantini e, in gran parte, lo sono ancora nell identit culturale di
appartenenza, ossia nelleredit linguistica, nella forma mentis e nel modus vivendi et
operandi delluomo singolo e associato, nella religiosit, nella solarit di tanti volti e di
tanti animi, nel valore dellospitalit e dellaccoglienza, nella cultura, nel costume, nei
rapporti con la natura e con la divinit, nel senso del bello, della gioia, del dolore e della
morte, nelle abitudini di vita e persino nella gastronomia. Inoltre, in quei secoli questarea
del Nord-Est della Calabria vive leccezionale condizione di porta, crocevia e sintesi: essa,
infatti, la porta daccesso del Mediterraneo sullEuropa e viceversa, il ponte, il crocevia
e la cerniera nelle interazioni tra il Mediterraneo (Medio Oriente, Grecia e Paesi balcanici,
Nord Africa) e lEuropa, , infine,il luogo della sintesi unitaria e organica nei processi sia
economici sia antropici dellamalgama di popoli diversi sia, e soprattutto, nellintegrazione
delle culture e Civilt greco-bizantine e latine,mediterranee ed europee, orientali e
occidentali, che sono alla base della modernit.
Oggi abbiamo fatto memoria della Rossano bizantina e, in generale, della Civilt
bizantina, greca e mediterranea, labbiamo fatta nella consapevolezza che, come ci ha
detto lindimenticabile Umberto Eco, la memoria il presente del futuro, a cui
sommessamente mi sembra opportuno aggiungere che la memoria il fondamento
dellidentit del nostro popolo e d coesione e orgoglio di appartenenza, il fondamento
della nostra vision della vita, ed anche il fondamento di un progetto di sviluppo locale,
sostenibile, autopropulsivo, la memoria alimenta la speranza per il futuro.
Rossano, 28 ottobre 2016. Prof. Francesco Filareto
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