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it.wikipedia.org Sette savi - Wikipedia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Si indicano come i sette savi o i sette sapienti (in greco: οἱ ἑπτά σοφοί, hoi epta sophoi) alcune personalità pubbliche dell' antica Grecia vissute in un periodo compreso tra la fine del VII e il VI secolo a.C. (tra circa il 620 a.C. e il 550 a.C.), esaltate dai posteri come modelli di saggezza pratica e autori di massime poste a fondamento della comune sensibilità culturale greca. Nonostante siano in genere indicati tra i primordi della coscienza speculativa greca e compaia tra di essi colui che è solitamente considerato come il primo filosofo, Talete di Mileto, non tutti sono da considerarsi pienamente filosofi, poiché il loro interesse è principalmente rivolto alla condotta pratica e non alla speculazione. Elenco dei Sette Savi[ modifica | modifica wikitesto] Fonti storico-letterarie[ modifica | modifica wikitesto] La lista dei nomi non è sempre uniforme presso gli autori che li elencano. I primi quattro sono sempre gli stessi. Essi sono: Talete di Mileto Solone da Atene Biante di Priene Pittaco da Mitilene Platone, che fu il primo a enumerare i sette savi (nel Protagora 343a), li elenca così: ( GRC) « Τούτων ἦν καὶ Θαλῆς Μιλήσιος καὶ Πιττακὸς Μυτιληναῖος καὶ Βίας Πριηνεὺς καὶ Σόλων ἡμέτερος καὶ Κλεόβουλος Λίνδιος καὶ Μύσων Χηνεύς, καὶ ἕβδομος ἐν τούτοις ἐλέγετο ( IT) « Di questi vi era Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, il nostro Solone, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene e per settimo si diceva ci fosse Sette savi - Wikipedia about:reader?url=https://it.wikipedia.org/wiki/Sette_savi 1 di 20 26/10/15 00:07

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Sette savi - Wikipedia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Si indicano come i sette savi o i sette sapienti (in greco: οἱ ἑπτάσοφοί, hoi epta sophoi) alcune personalità pubbliche dell'anticaGrecia vissute in un periodo compreso tra la fine del VII e il VIsecolo a.C. (tra circa il 620 a.C. e il 550 a.C.), esaltate dai postericome modelli di saggezza pratica e autori di massime poste afondamento della comune sensibilità culturale greca.

Nonostante siano in genere indicati tra i primordi della coscienzaspeculativa greca e compaia tra di essi colui che è solitamenteconsiderato come il primo filosofo, Talete di Mileto, non tutti sono daconsiderarsi pienamente filosofi, poiché il loro interesse èprincipalmente rivolto alla condotta pratica e non alla speculazione.

Elenco dei Sette Savi[modifica | modifica wikitesto]

Fonti storico-letterarie[modifica | modifica wikitesto]

La lista dei nomi non è sempre uniforme presso gli autori che lielencano. I primi quattro sono sempre gli stessi. Essi sono:

Talete di Mileto

Solone da Atene

Biante di Priene

Pittaco da Mitilene

Platone, che fu il primo a enumerare i sette savi (nel Protagora –343a), li elenca così:

(GRC)« Τούτων ἦν καὶ Θαλῆς ὁ Μιλήσιοςκαὶ Πιττακὸς ὁ Μυτιληναῖος καὶΒίας ὁ Πριηνεὺς καὶ Σόλων ὁἡμέτερος καὶ Κλεόβουλος ὁΛίνδιος καὶ Μύσων ὁ Χηνεύς, καὶἕβδομος ἐν τούτοις ἐλέγετο

(IT)« Di questi vi era Talete diMileto, Pittaco di Mitilene,Biante di Priene, il nostroSolone, Cleobulo di Lindo,Misone di Chene e persettimo si diceva ci fosse

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Λακεδαιμόνιος Χίλων. » anche Chilone spartano »

(Protagora 343a)Questa dunque sarebbe la lista secondo Platone:

Talete di Mileto

Solone da Atene

Biante di Priene

Pittaco da Mitilene

Cleobulo da Lindo

Chilone di Sparta

Misone di Chene

Rimane controverso se l’idea di una simile lista di Sette Savi siaoriginale di Platone, o se piuttosto egli non si basi su una tradizionepopolare del sesto o dell’inizio del V secolo a.C. I singoli nomi sonorintracciabili anche in fonti più antiche, la maggior parte già inErodoto, sebbene non compaiano come un gruppo a sé stante.

I più importanti sono Talete, come filosofo e matematico, e Solone,come legislatore. In tutte le liste pervenuteci sono citati Talete,Solone, Biante e Pittaco, nella maggior parte di esse poi compaionoanche i nomi di Cleobulo e Chilone. Misone è stato spessotrascurato come una figura scialba, priva d’importanza e originariodi un paese sconosciuto. Probabilmente a causa di ciò fu sostituitoda Periandro di Corinto in una lista risalente almeno a Demetrio diFalero o Demetrio Falereo, un discepolo di Aristotele. Secondoun’altra ipotesi, risalente già all’antichità, Platone stesso avrebbesostituito Misone a Periandro, poiché quest’ultimo sarebbe statoodiato a causa della sua tirannia.[1]

L’elenco di Demetrio, comprendente perciò Talete, Pittaco, Biante,Solone, Cleobulo, Chilone e Periandro, ebbe la massima diffusionenell’antichità ed è tuttora quella più comunemente citata.

Oltre alle liste già citate ne circolavano tuttavia altre, che al posto diMisone, Periandro e a volte pure di Chilone e Cleobulo,presentavano altri nomi. Questi sono alcuni di essi:

Epimenide di Creta

Leofanto Gorgiade

Aristodemo di Sparta

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Ferecide di Siro

Pitagora da Samo

Anacarsi

Anassagora

Acusilao di Argo

Laso da Ermione

Orfeo

Epicarmo

Pisistrato

Lino (cantore)

Panfilo

In modo isolato vi sono occorrenze di altri nomi.

Diogene Laerzio nelle sue Vite dei Filosofi ci ragguaglia sullesuccessive elaborazioni di tale lista:

(GRC)« Σοφοὶ δὲ ἐνομίζοντο οἵδεΘαλῆς, Σόλων, Περίανδρος,Κλεόβουλος, Χείλων, Βίας,Πίττακος. Τούτοιςπροσαριθμοῦσιν Ἀνάχαρσιν τὸνΣκύθην, Μύσωνα τὸν Χηνέα,Φερεκύδην τόν Σύριον,Ἐπιμενίδην τὸν Κρῆτα. ἔνιοι δὲκαὶ Πεισίστρατον τὸν τύραννον »

(IT)« Questi erano ritenuti i(sette) saggi: Talete, Solone,Periandro, Cleobulo,Chilone, Biante, Pittaco. Aquesti aggiungono Anacarsilo scita, Misone di Chene,Ferecide di Siro, Epimenideil Cretese. E alcuni anchePisistrato il tiranno »

(Vite dei filosofi, I 13)

Fonti mitologico-letterarie[modifica | modifica wikitesto]

Se l'origine documentaria storica dell'elenco dei sette savi rimanequantomeno incerta, già in epoca classica circolavano diversenarrazioni leggendarie relative alla prima redazione dell'elencostesso. Esse furono in seguito raccolte da Diogene Laerzio nelle

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sue Vite. Elemento comune a esse era il tripode sacro ad Apollo. Diseguito sono riportati alcuni brani tratti dall'opera citata:

« Ben note sono poi le vicende riguardanti il tripode trovato daipescatori, e mandato in giro ai sapienti dal popolo dei Milesi. [28]

Dicono infatti che al mercato certi giovinetti della Ionia avesserocomprato da dei pescatori di Mileto una retata di pesci. Ma,rinvenuto il tripode tra i pesci, nacque una controversia su chidovesse possederlo, fino a che i Milesi mandarono a consultarel'oracolo a Delfi. E il dio diede questo responso:Rampollo di Mileto, riguardo al tripode interroghi Febo? Di chi è ilprimo tra tutti nella sapienza, di lui sia il tripode, lo proclamo.

Lo diedero dunque a Talete; costui a sua volta, giudicandoseneindegno, lo diede a un altro [sapiente] e questo a un altro ancora,sino a giungere a Solone. Quest'ultimo disse che il dio è primonella sapienza, e lo rimandò a Delfi. Tali cose in verità Callimaconei Giambi le racconta diversamente, assumendole da Meandrio diMileto: un certo Baticle dell'Arcadia, appunto, avrebbe lasciatomorendo una coppa, con l'imposizione di darla "al più prezioso tra isapienti". Fu data proprio a Talete e, dopo il solito giro, di nuovotoccò a Talete. [29] E costui la rimandò ad Apollo Didimeo con iseguenti versi, secondo Callimaco:A chi domina sul popolo di Nileo mi dà Talete,che due volte ha ricevuto questo premio dell'eccellenza.

[...] [32] [...] Altri dicono che il tripode fosse stato forgiato da Efestoe dato dal dio a Pelope per le sue nozze. In seguito era giunto sinoa Menelao, e dopo che Alessandro lo rapi insieme a Elena, fugettato nel mare di Cos dalla spartana, la quale disse che per essosi sarebbe combattuto. In un tempo successivo, quando alcuni diLebedo comprarono una retata di pesci proprio in quel luogo,venne fuori anche il tripode. Costoro poi, contendendo con ipescatori, risalirono sino a Cos e, poiché non ottenevano nulla,esposero la questione a Mileto, che era la città dominante. I Milesiallora, dopo che una loro ambasceria non era stata tenuta innessuna considerazione, fecero guerra a quelli di Cos. E quandogià molti erano i caduti da ambo le parti, l'oracolo manifestò ilresponso di dare il tripode al più sapiente: e le due parti furonod'accordo nel concederlo a Talete. [33] Costui poi, dopo che iltripode ebbe compiuto il giro, lo dedicò ad Apollo Didimeo. A quellidi Cos, pertanto, in questo modo fu dato il responso:

La contesa tra Meropi e Ioni non cesserà

sino a che non avrete mandato via dalla città il tripode d'oroche Efesto gettò in mare - ed esso non sia pervenuto nella casadell'uomoche sia sapiente in ciò che è, in ciò che sarà e in ciò che prima è

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stato.Ai Milesi invece così:

Rampollo di Mileto, tu interroghi Febo intorno al tripode?

E seguitava come si è detto prima. E sull'argomento tanto basti. »

(Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, I, 27-33, cit. in Giorgio Colli, La sapienza

greca, vol. II, Milano 2006 (3. ed.), pp.125-131, trad. in parte modificata.)

Massime e sentenze[modifica | modifica wikitesto]

Oltre all’attività politica presso le loro città-stato, a contribuire allafama dei Sette Savi fu il patrimonio di sentenze e massime - vale adire di osservazioni e consigli - a loro attribuite, che in seguitofurono spesso citate nelle orazioni degli antichi.Del pensiero dei sette sapienti non ci è giunta d'altra parte alcunaopera organica, anche se è possibile identificare tratti comuni tra lesingole sentenze, che si caratterizzano per la loro lapidarialaconicità. Già Platone lodava tali brevi motti, detti massimegnomiche o sapienziali (dal greco γνώμη gnōme, sentenzasapienziale), come il frutto più pregiato delle riflessioni degli antichiSavi.

Il Convito dei Sette Savi di Plutarco[modifica | modifica wikitesto]

Il primo campo a essere esplorato dalle massime dei sapienti grecifu, com'è ovvio, il campo politico e l'essenza dello Stato o, meglio,della polis come comunità ideale. Plutarco ci espone nella suaopera Il convito dei sette Savi (in greco: Συμποσιακά τῶν ἑπτάσοφών - Symposiaka tōn hepta sophōn), a sua volta una parte deiMoralia, alcune massime dei Sette in merito.[2]

Alla richiesta su quale fosse lo Stato migliore questa fu la risposta:

Solone: "Lo Stato nel quale coloro che non hanno ricevuto alcuntorto perseguono e puniscono i colpevoli, non meno di quelli chehanno ricevuto ingiustizia."

1.

Biante: "Quello dove la legge è temuta da tutti come se fosse untiranno."

2.

Talete: "Quello che non ha né troppi poveri né troppi ricchi."3.

Anacarsi: "Quello in cui ognuno considera ogni cosa e giudicanel contempo il vantaggio secondo la misura dell'onesto e losvantaggio secondo quella del disonesto."

4.

Cleobulo: "Quello dove i cittadini temono un rimprovero più delleguardie."

5.

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Pittaco: "Quello dove non sia possibile che i disonesti governinoe gli onesti non governino."

6.

Chilone: "Quello dove si ascoltano le leggi e non gli oratori."7.

E questa la risposta di sei dei Sette alla domanda su quale fosse lamigliore vita domestica:

Solone: "Dove il profitto non genera ingiustizia, la sua custodiadiffidenza, la sua spesa pentimento."

1.

Biante: "Dove chi governa sia per natura come lo vogliano,esternamente, le leggi."

2.

Talete: "Dove chi governa possa essere il più sollecitopossibile."

3.

Cleobulo: "Dove chi governa venga più amato che temuto."4.

Pittaco: "Dove non sia desiderato l'inutile e non manchi ilnecessario."

5.

Chilone: "Quella che più si avvicini alla forma di un governomonarchico."

6.

Una fonte tardo-antica: Decimo Magno Ausonio

Oltre a Plutarco, sono note altre fonti da cui furono attinte lemassime dei Sette. In particolare, dopo il Prologo del LudusSeptem Sapientum (Il divertimento dei sette sapienti) del poetaromano tardo antico Ausonio (Burdigala, 310 d.C. - ivi, 395 d.C.),appare sulla scena un Ludius (buffone), che recita le massime piùnote dei Sette Savi. Eccone il testo latino con la traduzione:

(LA)« Delphis Solonem scripsissefama est Atticum:γνῶθι σεαυτόν, quodLatinum est: nosce te.multi hoc Laconis esseChilonis putant.Spartane Chilon, sit tuumnecne ambigunt,quod iuxta fertur: ὅρα τέλοςμακροῦ βίου,finem intueri longae vitae quiiubes.multi hoc Solonem dixe

(IT)« In Delfi, si dice, Solone di Atenescrisse:γνῶθι σεαυτόν che in Latinosignifica: nosce te [ipsum].Alcuni tuttavia affermano chequesto sia un motto di Chilone.O Chilone di Sparta, si dibatte peròancheSe tua sia quell’altra massima: ὅρατέλος μακροῦ βίου,dove tu comandi di attendere primala fine di una lunga vita.Molti dicono anche che questo disse

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Croeso existimantet Pittacum dixisse fama estLesbium:γίγνωσκε καιρόν; tempus utnoris iubetsed καιρός iste tempestivumtempus est.Bias Prieneus dixit: οἱπλεῖστοι κακοί,quod est Latinum: plureshominum sunt mali:sed inperitos scito, quos dixitmalos.μελέτη τὸ πᾶν, Periandri idest Corinthii:meditationem posse totum quiputat.ἄριστον μέτρον esse dicitLindiusCleobulus; hoc est: optimuscunctis modus.Thales sed ἐγγύα, πάρα δ᾽ἄτα protulit.Spondere qui nos, noxa quiapraes est, vetat.hoc nos monere faeneratisnon placet.dixi, recedam, legifer venitSolon. »

Solone a Creso.E [affermano] pure che Pittaco diLesbo abbia detto:γίγνωσκε καιρόν – comandando diconoscere il tempo;o meglio καιρός, il “tempotempestivo”, il momento giusto.Biante di Priene disse: οἱ πλεῖστοικακοί,che in Latino si dice: plureshominum sunt mali;ma sappi che chiama malvagi gliinesperti ignoranti.E questo disse Periandro di Corinto:μελέτη τὸ πᾶν, la riflessione puòtutto.ἄριστον μέτρον insegnavaCleobulo da Lindo,ossia: optimus cunctis modus,ottima è la misura.E Talete: ἐγγύα, πάρα δ᾽ ἄτα,vieta di garantire, perché portadanno,motto che certo dispiace a chipresta.Ho detto, e mi ritiro: compare ora illegifero Solone! »

Oltre a quelle già citate da Ausonio e da Plutarco sono note altremassime dei Sette Savi. Queste sono le principali a loro attribuiteda varie fonti antiche o tardo antiche, ordinate per autore:

I. Talete di Mileto (Θαλῆς ὁ Μιλήσιος - Thalēs ho Milēsios)[modifica | modifica wikitesto]

« Per primo ebbe il nome di sapiente, quando ad Atene eraarconte Damasias; ai tempi di quest’ultimo anche i sette furonochiamati sapienti, come dice Demetrio il Falereo nel Registro degliArconti. »

(Diogene Laerzio, op. cit., I, 22 – trad. in G. Colli, op. cit., p.121)

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(GRC)« Θαλῆς ᾿Εξαμίου Μιλήσιος ἔφη•

αʹ Ἐγγύα πάρα δ᾽ἄτα.

βʹ Μὴ τὴν ὄψιν καλλωπίζου, ἀλλ᾿ ἐντοῖς ἐπιτηδεύμασιν ἴσθι καλός.

γʹ Φίλων παρόντων καὶ ἀπόντωνμέμνησο.δʹ Μὴ πλούτει κακῶς.ςʹ Κολακεύειν γονεῖς μὴ ὄκνει.ηʹ Οἵους ἂν ἐράνους ἐνέγκῃς τοῖςγονεῦσι, τούτους αὐτοὺς ἐν τῷγήρᾳ παρὰ τῶν τέκνων προσδέχου.ιʹ ἤδιστον τὸ ἐπιθυμίας τυχεῖν.ιαʹ Ἀνιαρὸν ἀργία.ιβʹ Βλαβερὸν ἀκρασία.ιγʹ Βαρὺ ἀπαιδευσία.ιεʹ Ἀργὸς μὴ ἴσθι, μηδ᾿ ἂν πλουτῇς.ιςʹ Κακὰ ἐν οἴκῳ κρύπτε.ιηʹ Μέτρῳ χρῷ.ιθʹ Μὴ πᾶσι πίστευε. »

(IT)« Talete, figlio di Examyes,da Mileto, disse:

1. Enghya para d’ata.

"Garanzia – ed è già danno"2. "Non abbellire la tuaimmagine; sia bello invece iltuo agire."

3. "Pensa ai tuoi amici, chevi siano o non vi siano più"4. "Non esser ricco tramitel'ingiustizia."6. "Non tardare a lodare ituoi genitori."8. "Ciò che fai di bene aituoi genitori, aspettatelonella vecchiaia dai tuoi figli."10. "La cosa più piacevole èottenere ciò che sidesidera."11. "L'inattività è untormento."12. "La non padronanza disé è un danno."13. "L'ignoranza è un vizio."15. "Non esser pigro, anchese sei ricco."16. "Nascondi i problemi dicasa."18. "Mantieni la misura"19. "Non fidarti di tutti." »

(Δημητρίου Φαληρέως τῶν ἑπτὰ σοφῶν ἀποφθέγματα)"Molte parole non indicano mai molta sapienza."

"Felice quella famiglia, che senza possedere grandi ricchezzenon soffre tuttavia la povertà."

"La speranza è il solo bene che è comune a tutti gli uomini, eanche coloro che non hanno più nulla la possiedono ancora."

"Meglio esser invidiato che esser oggetto di compassione."

"L'acqua è la migliore di tutte le cose."

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Si riportano quindi di seguito alcune massime a lui attribuite eappartenenti a una speculazione ormai prettamente filosofica, inquanto di stampo argomentativo e non più semplicementeassertivo:

"L'essere più antico è Dio, perché non generato."

"Il più bello è il mondo, perché opera divina."

"Il più grande lo spazio, perché tutto comprende."

"Il più veloce l'intelletto, perché passa attraverso tutto."

"Il più forte la necessità, perché tutto domina."

"Il più saggio il tempo, perché tutto rivela."

Talete, filosofo e matematico, fu notissimo nell'antichità grazie alsuo sapere universale e alla sua saggezza politica (v. l'articolorelativo). Visse tra il 640 a.C./624 a.C. e circa il 547 a.C. a Mileto,città sua natale, dove anche morì.

II. Solone di Atene (Σόλων ὁ Ἀθηναῖος - Solon ho Athēnaīos)[modifica | modifica wikitesto]

« Se io ho risparmiato la mia Patria dalla tirannide, e dallaimplacabile violenza mi sono astenuto, offuscando perciò la miafama, non me ne vergogno: mi sembra che così sarò di gran lungasuperiore a tutti gli uomini. »

(Solone, Fr. 23,8 ap. Plutarco, Vite parallele, vol. 1, Torino 2005, p.263.)

(GRC)« Σόλων ᾿ΕξηκεστίδουἈθηναῖος ἔφη•

αʹ Μηδὲν ἄγαν.

βʹ Κριτὴς μὴ κάθησο•εἰ δὲμή, τῷ ληφθέντι ἐχθρὸςἔσῃ.

γʹ Ἠδονὴν φεῦγε, ἥτιςλύπην τίκτει.δʹ Φύλασσε τρόπουκαλοκαγαθίαν ὅρκουπιστοτέραν.εʹ Σφραγίζου τοὺς μὲνλόγους σιγῇ, τὴν δὲ σιγὴν

(IT)« Solone, figlio di Exechestide, daAtene, disse:

1. Mēden agān.

"Nulla troppo!"2. "Non sederti a giudizio, altrimentidiverrai un nemico per ilcondannato."

3. "Fuggi il piacere che generadispiacere."4. "Cura la tua buona educazione inmaniera più fedele del tuogiuramento"

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καιρῷ.ςʹ Μὴ ψεύδου, ἀλλ᾿ἀλήθευε.ζʹ Τὰ σπουδαῖα μελέτα.ηʹ Τῶν γονέων μὴ λέγεδικαιότερα.θʹ Φίλους μὴ ταχὺ κτῶ, οὓςδ᾿ ἂν κτήσῃ, μὴ ταχὺἀποδοκίμαζε.ιʹ Ἄρχεσθαι μαθών, ἄρχεινἐπιστήσῃ.ιαʹ Εὐθύνας ἑτέρους ἀξιῶνδιδόναι, καὶ αὐτὸς ὕπεχε.ιβʹ Συμβούλευε μὴ τὰἥδιστα, ἀλλὰ τὰ βέλτιστα.ιδʹ Μὴ κακοῖς ὁμίλει.ιθʹ Φίλους εὐσέβει. »

5. "Suggella le tue parole con ilsilenzio e il tuo silenzio con la giustaconsiderazione."6. "Non mentire, ma di' sempre laverità."7. "Rifletti sulle cose serie."8. "Non pretendere di aver piùragione dei tuoi genitori."9. "Non t’affrettare né di far nuoveamicizie, né però di lasciare quelleche hai."10. "Impara a ubbidire e imparerai acomandare."11. "Quando chiedi conto agli altri,sii pronto tu stesso a darne."12. "Ai cittadini non consigliare ciòche piace, ma ciò che è la cosamigliore."14. "Evita le cattive compagnie."19. "Sii mite con amici e alleati." »

(Δημητρίου Φαληρέως τῶν ἑπτὰ σοφῶν ἀποφθέγματα)

(LA)« i) Tunc beatam dico vitam,cum peracta fata sunt.ii) Par pari iugatur coniux:quidquid impar, dissidet.iii) Non erunt honores umquamfortuiti muneris.iv) Clam coarguas propinquum,propalam laudaveris.v) Pulchrius multo est parari,quam creari nobilem.vi) Certa si decreta sors est,quid cavere proderit? »

(IT)« 1. "Dico beata la vita soloquando è compiuta."2. "Solo il simile si lega al simile:ciò ch’è diverso, si separa."3. "La gloria non è mai dono delcaso."4. "Riprendi in segreto l’amico, inpubblico lodalo."5. "Molto più bello esser generatonobile, che esserlo creato."6. "Se i decreti della sorte soncerti, a che gioverà temere?" »

(Pseudo-Ausonii, Septem sapientum sententiae, 29-34)"Bisogna scegliere la via di mezzo in ogni cosa."

"Felice è quella casa che non deve le sue ricchezzeall’ingiustizia, che le conserva senza mala fede, e le cui spesenon dan luogo a pentimenti."

"Tutti i cittadini sono membri di uno stesso corpo, e quando unod’essi è leso, tutti debbono sentirsi offesi."

"I cortigiani rassomigliano a quei gettoni che servono percontare: essi cambiano di valore secondo chi li impiega."

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"Uno Stato è ben governato, quando i cittadini obbediscono aimagistrati e questi alle leggi."

"Con la giustizia regna la moderazione. Essa tempera ladurezza, abbassa l’ambizione, respinge l’ingiuria e l’oltraggio,distrugge i semi germoglianti della discordia, rettifica i giudizitemerari, calma i cuori irritati, mette un freno alla sedizione:sotto il suo felice governo la saggezza e l’integrità regolano leazioni degli uomini."

"La cosa più difficile di tutte è cogliere l'invisibile misura dellasaggezza, la quale sola reca in sé i limiti di tutte le cose." (fr. 16)

"Guardati bene dal dire tutto quel che tu sai."

Solone (640 a.C. - 559 a.C.) acquistò fama come legislatore eriformatore sociale ad Atene.

« Detti al popolo tanto potere quanto basta, nulla togliendo alla suadignità né dandogliene di più; e anche a quelli che avevanopotenza ed erano ammirati per le loro ricchezze, provvidi chenessuna offesa fosse arrecata. E resistetti protetto da un fortescudo di fronte agli uni e agli altri, e non permisi che nessuno deidue gruppi prevalesse ingiustamente »

(Solone, Fr. 5,1 ap. Plutarco, op. cit., p.271)

III. Biante di Priene (Βίας ὁ Πριηνεὺς - Bias ho Priēneus)[modifica | modifica wikitesto]

(GRC)« Βίας ΤευταμίδουΠριηνεὺς ἔφη•αʹ οἱ πλειστoι κακoί.

γʹ Βραδέως ἐγχείρει• ὃ δ᾿ἂν ἄρξῃ, διαβεβαιοῦ

εʹ Μήτ᾿ εὐήθης ἴσθι, μήτεκακοήθης.ηʹ Περὶ θεῶν λέγε, ὡς εἰσὶθεοί.ιʹ Ἄκουε πολλά.ιαʹ Λάλει καίρια.ιβʹ Πένης ὢν πλουσίοις μὴἐπιτίμα, ἢν μὴ μέγαὠφελῇς.ιγʹ Ἀνάξιον ἄνδρα μὴἐπαίνει διὰ πλοῦτον.

(IT)« Biante, figlio di Teutamide, daPriene, disse:

1. Hoi pleistoi kakoi.

"I più sono cattivi."3. "Apprestati lentamente al lavoro,ma ciò che cominci, portalo atermine."

5. "Non essere né benevolo, né maldisposto."8. "Sugli dèi, di' solo: sono."10. "Ascolta molto."11. "Parla al momento giusto."12. "Se anche tu sei povero, nonrimproverarlo al ricco, a meno che tu

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ιδʹ Πείσας λάβε, μὴβιασάμενος.ιεʹ Ὅτι ἂν ἀγαθὸνπράσσῃς, θεούς. »

non produca molto."13. "Non lodare un indegno solo per lasua ricchezza."14. "Ottieni con la persuasione, noncon la violenza."15. "Ciò che possiedi di buono,ascrivilo agli dèi, non a te." »

(Δημητρίου Φαληρέως τῶν ἑπτὰ σοφῶν ἀποφθέγματα)

(LA)« i) Quaenam summa boni?mens semper conscia recti.ii) Pernicies homini quaemaxima? solus homo alter.iii) Quis dives? qui nil cupiet.Quis pauper? avarus.iv) Quae dos matronispulcherrima? vita pudica.v) Quae casta est? de quamentiri fama veretur.vi) Quod prudentis opus?cum possit, nolle nocere.vii) Quid stulti proprium? nonposse et velle nocere. »

(IT)« 1. "Qual è il bene maggiore? Unamente sempre consapevole delgiusto."2. "Qual è la massima sciagura perun uomo? Un altro uomo."3. "Chi è ricco? Chi nulla desidera.Chi povero? L’avaro."4. "Qual è la dote più bella di unasposa? La verecondia."5. "Chi è casta? Colei, di cui le vocisi guardano dal calunniare."6. "Cos’è proprio del sapiente?quando può nuocere, non volerlo."7. "Cos’è invece proprio dellosciocco? Voler nuocere, e nonpoterlo fare." »

(Pseudo-Ausonii, Septem sapientum sententiae, 1-7)"Bisogna amare gli amici come se un giorno si dovesseroodiare."

"Il più disgraziato degli uomini è colui che non sa sopportar ladisgrazia."

"Guardati allo specchio: se ti appari bello, devi anche fare bellecose; se ti appari brutto, devi colmare la mancanza della naturacon il tuo nobile agire."

Biante (Priene, 590 a.C. circa – 530 a.C. circa) fu un grande oratoree un abile poeta. Era un’altissima lode per il difensore di una causanel mondo classico dirgli di "essere più abile di un Biantenell’arringa". Di Biante si hanno diversi aneddoti, tra cui quellosecondo il quale riuscì a scongiurare l’assedio della sua città daparte del re lido Aliatte II, gettando dalle mura della città le ultimederrate alimentari, ingannandolo sull’effettiva possibilità diresistenza della città. Aliatte infatti, convintosi dell’inutilità diassediare una città che poteva così tranquillamente rinunciare alcibo, o per l’animo dei cittadini o per l’effettiva disponibilità di cibo eacqua, levò il campo.

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IV. Pittaco di Mitilene (Πιττακὸς ὁ Μυτιληναῖος oppureΠιττακὸς ὁ Λέσβιος - Pittakos ho Mytilēnaīos oppure Pittakosho Lesbios)[modifica | modifica wikitesto]

(GRC)« Πιττακὸς ᾿Υρραδίου Λέσβιοςἔφη•

αʹ Γίγνωσκε καιρόν.

βʹ ὃ μέλλεις ποιεῖν, μὴ λέγεἀποτυχὼν γὰρ καταγελασθήσῃ.

δʹ ὃσα νεμεσᾷς τῷ πλησίον,αὐτὸς μὴ ποίει.ςʹ Παρακαταθήκας ἀπόδος.ηʹ Τὸν φίλον κακῶς μὴ λέγε,μηδ᾿ εὖ τὸν ἐχθρόν•ἀσυλλόγιστον γὰρ τὸ τοιοῦτον.ιʹ Πιστὸν γῆ, ἄπιστον θάλασσα.ιαʹ Ἄπληστον κέρδος. »

(IT)« Pittaco, figlio di Hyrras, daLesbo, disse:

1. Gignōske kairon.

"Sappi cogliere l'opportunità."2. "Non dire le tue intenzioni;perché se non ti riescono tunon sia sbeffeggiato."

4. "Ciò che rimproveri agli altri,non farlo tu stesso."6. "Restituisci il bene che ti èstato affidato."8. "Non dir male del tuo amico,né lodare il tuo nemico, perchéciò sarebbe illogico."10. "La terra è affidabile,inaffidabile e sempre pieno dipericoli è il mare."11. "Insaziabile è il profitto." »

(Δημητρίου Φαληρέως τῶν ἑπτὰ σοφῶν ἀποφθέγματα)

(LA)« i) Loqui ignorabit, qui tacerenesciet.ii) Bono probari malo, quammultis malis.iii) Demens superbis invidetfelicibus.iv) Demens dolorem ridet

(IT)« 1. "Non sa parlare chi non satacere."2. "Preferisco esser approvatoda un solo uomo onesto, che damolti malvagi."3. "Solo lo sciocco ritiene felici isuperbi."

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infelicium.v) Pareto legi, quisque legemsanxeris.vi) Plures amicos re secundacomparas. Paucos amicos rebusadversis probas. »

4. "Solo lo sciocco deride ildolore degli infelici."5. "Ubbidisci alla legge, tu che lalegge hai promulgato"6. "Fatti molti amici nellaprosperità; nelle avversitàprovane pochi." »

(Pseudo-Ausonii, Septem sapientum sententiae, 8-14)"Felice quello Stato ove non possano mai comandare i malvagi!"

"L’uomo prudente sa prevenire il male; l’uomo coraggioso losopporta senza lamentarsi."

"La carica rivela l'uomo." (Aristotele attribuisce questo motto a Biante:

Etica Nicomachea, V, 1, 1029 b, 1.)

"Felice quel re, i cui sudditi temono per lui, ma non di lui."

"Una parte è più vantaggiosa del tutto"

Pittaco fu uno statista greco (circa 650 a.C.) che governò Mitilene,sull’isola di Lesbo, congiuntamente con il tiranno Mirsilo. Pittacocercò di limitare il potere della nobiltà ed esercitò il potereappoggiandosi alle classi popolari.

V. Cleobulo da Lindo (Κλεόβουλος ὁ Λίνδιος oppureΚλεόβουλος ὁ Ῥοδίος - Kleoboulos ho Lindios oppureKleoboulos ho Rodios)[modifica | modifica wikitesto]

(GRC)« Κλεόβουλος ΕὐαγόρουΛίνδιος ἔφη•

αʹ Μέτρον ἄριστον.

βʹ Πατέρα δεῖ αἰδεῖσθαι.

γʹ Εὖ τὸ σῶμα ἔχειν καὶ τὴνψυχήν.δʹ Φιλήκοον εἶναι καὶ μὴπολύλαλον.θʹ Πολίταις τὰ βέλτιστασυμβουλεύειν.ιʹ Ἠδονῆς κρατεῖν.ιαʹ Βίᾳ μηδὲν πράττειν.ιεʹ Τὸν τοῦ δήμου ἐχθρὸνπολέμιον νομίζειν.

(IT)« Cleobulo, figlio di Euagora, daLindo, disse:

1. Metron ariston.

"Ottima è la misura"2. "Si deve onorare il propriopadre."

3. "Bisogna esser sani in anima ecorpo."4. "Ascolta molto e parla poco."9. "Ai cittadini consiglia il meglio."10. "Domina il piacere."11. "Non fare nulla in manieraviolenta."

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ιςʹ Γυναικὶ μὴ μάχεσθαι μηδὲἄγαν φρονεῖν ἀλλοτρίωνπαρόντων• τὸ μὲν γὰρἄνοιαν, τὸ δὲ μανίανδύναται παρέχειν.ιζʹ Οἰκέτας μεθύοντας μὴκολάζειν• εἰ δὲ μή, δόξειςπαροινεῖν.ιηʹ Γαμεῖν ἐκ τῶν ὁμοίων•ἐὰν γὰρ ἐκ τῶν κρειττόνων,δεσπότας, οὐ συγγενεῖςκτήσῃ.ιθʹ Μὴ ἐπιγέλα τῷσκώπτοντι• ἀπεχθὴς γὰρ ἔσῃτοῖς σκωπτομένοις.κʹ Εὐποροῦντα μὴὑπερήφανον εἶναι,ἀποροῦντα μὴταπεινοῦσθαι. »

15. "Considera tuo nemicol’avversario del popolo."16. "Non strillare e litigare comeuna donnetta, e non essere troppovanitoso quando altri sonopresenti: la prima cosa ti fapassare per un pazzo, la secondaper uno sciocco."17. "Non picchiare gli schiaviquando bevi del vino, altrimenti tiprenderanno per un ubriacone."18. "Sposati con qualcuno del tuoceto; da un ceto superiore ricevipadroni, non parenti."19. "Non ridere con losbeffeggiatore, altrimenti saraiodiato dallo sbeffeggiato."20. "Nella prosperità non esseresuperbo, ma non abbassarti mainelle avversità." »

(Δημητρίου Φαληρέως τῶν ἑπτὰ σοφῶν ἀποφθέγματα)

(LA)« i) Quanto plus liceat,tam libeat minus.ii) Fortunae invidiae est,si quis inmerito miser.iii) Felix criminibus nonerit hoc diu.iv) Ignoscas aliis multa,nihil tibi.v) Parcit quisque malis,perdere vult bonos.vi) Maiorum meritis glorianon datur, turpis saepedatur fama minoribus. »

(IT)« 1. "Quante più cose sono consentite,tanto meno dovremmo permettercene."2. "V’è invidia della fortuna, se v’èalcuno che a torto è infelice."3. "Chi è felice del male che commette,non lo sarà a lungo."4. "Perdona molto agli altri, nulla a testesso."5. "Chi risparmia i colpevoli, punisce gliinnocenti."6. "Dai meriti degli antenati non puòderivare gloria; ma dalla loro turpe famane deriva spesso disdoro per i lorodiscendenti." »

(Pseudo-Ausonii, Septem sapientum sententiae, 15-21)"Spandi benefizi tra gli amici perché ti vogliano più bene ancora;spandili tra i nemici perché ti divengano amici."

"Accettare l’ingiustizia non è una virtù, ma è cosa contraria allavirtù."

Cleobulo fu tiranno di Lindo, la sua cittadina di nascita, sitanell’isola di Rodi, intorno al 600 a.C.

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VI. Chilone di Sparta (Χείλων ὁ Λακεδαιμόνιος - Cheilōn hoLakedaimonios)[modifica | modifica wikitesto]

(GRC)« Χείλων ΔαμαγήτουΛακεδαιμόνιος ἔφη•

αʹ Γνῶθι σεαυτόν.

βʹ Πίνων, μὴ πολλὰ λάλει•ἁμαρτήσῃ γάρ.

εʹ ᾿Επὶ τὰ δεῖπνα τῶν φίλωνβραδέως πορεύου, ἐπὶ δὲ τὰςἀτυχίας ταχέως.ςʹ Γάμους εὐτελεῖς ποιοῦ.ζʹ Τὸν τετελευτηκότα μακάριζε.ηʹ Πρεσβύτερον σέβου.ιʹ Ζημίαν αἱροῦ μᾶλλον ἢκέρδος αἰσχρόν• τὸ μὲν γὰρἅπαξ λυπήσει, τὸ δὲ ἀεί.ιαʹ Τῷ δυστυχοῦντι μὴ ἐπιγέλα.ιβʹ Ἠ γλῶσσά σου μὴπροτρεχέτω τοῦ νοῦ.ιεʹ Θυμοῦ κράτει.ιςʹ Μὴ ἐπιθύμει ἀδύνατα.ιζʹ ᾿Ἐ ν ὁδῷ μὴ σπεῦδεπροάγειν, μηδὲ τὴν χεῖρακινεῖν• μανικὸν γάρ.ιθʹ Νόμοις πείθου.κʹ Ἀδικούμενοςδιαλλάσσου•ὑβριζόμενοςτιμωροῦ. »

(IT)« Chilone, figlio di Damageto,da Sparta, disse:

1. Gnōthi seauton.

"Conosci te stesso".2. "Non parlare troppo quandobevi: potresti pentirtene."

5. "I tuoi amici t’invitano apranzo: arriva tardi, se vuoi.Essi ti chiamano perché tu liconsoli: affrettati!"6. "Non celebrare nozze troppocostose."7. "Loda il defunto."8. "Onora l’anziano."10. "La perdita incide menogravemente del guadagnodisonesto, perché la prima recadolore solo una volta, il secondosempre continuamente."11. "Non ridere di un infelice."12. "Non permettere alla tualingua di correre avanti al tuopensiero."15. "Domina l'ira."16. "Non desiderarel'impossibile."17. "Non ti affrettare sulla stradaper superare gli altri."19. "Ubbidisci alle leggi."20. "Per un torto, riconciliati. Perun insulto, difenditi." »

(Δημητρίου Φαληρέως τῶν ἑπτὰ σοφῶν ἀποφθέγματα, γ 172, 33)

(LA)« i) Nolo minor me timeatdespiciatque maior.ii) Vive memor mortis, itemvive memor salutis.iii) Tristia cuncta exsuperasaut animo aut amico.iv) Tu bene si quid facias, non

(IT)« 1. "Non voglio che il piccolo mitema, né che il grande mi disprezzi."2. "Vivi memore che ti aspetta lamorte, ma altresì vivi pensando astar bene."3. "Superi ogni tristezza o con lospirito, o con un amico."

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meminisse fas est. Quaebene facta accipias, perpetuomemento.v) Grata senectus homini,quae parilis iuventae; illaiuventa est gravior, quaesimilis senectae. »

4. "Se fai qualcosa di buono, è beneche tu non lo rammenti. I beneficiche accetti, ricordali invece inperpetuo e per sempre."5. "È grata all’uomo una vecchiaiasimile alla giovinezza; dispiaceinvece quella giovinezza cheassomiglia alla vecchiaia." »

(Pseudo-Ausonii, Septem sapientum sententiae, 22-28)"Fatti perdonare la potenza con la dolcezza; merita d’essereamato; paventa d’essere temuto."

"Quel che può fare di meglio un principe è di non credere acoloro che lo circondano."

"Non gesticolare mentre parli, altrimenti sembri un matto."

"In ogni cosa bisogna procedere lentamente."

"Dei morti non dire che bene." - De mortuis nil nisi bonum.

"Bada a te stesso." (Laerzio, Vite, op. cit., I, 70)

Chilone, vissuto nel VI secolo a.C., cercò di migliorare il sistema dicontrollo sui funzionari più alti dello Stato spartano. Gli si attribuiscetuttavia anche la militarizzazione della vita civile e l’educazionemilitare comunitaria obbligatoria per i giovani Spartiati.

VII. Misone di Chene (Μύσων ὁ Χηνεύς - Mysōn ho Chēneus)[modifica | modifica wikitesto]

Di Misone di Chen o di Chene non ci è giunto molto, a parte ilseguente curioso aneddoto:

«Si dice che Chilone di Sparta andasse cercando Misone nel suovillaggio, Chene. Ve lo incontrò mentre stava approntando eperfezionando il suo aratro. Si era in piena estate. Pieno disorpresa, Chilone lo apostrofò: "Ebbene, Misone, non ti sembraquesto il periodo inadatto per arare?" Al che Misone gli rispose:"Certo, per arare è il periodo inadatto, ma è perfetto per prepararel’aratro!"»

Morale: bisogna sempre programmare e prevedere le proprieincombenze.

Diogene Laerzio (Vite, op. cit., I, 108) gli attribuisce il motto:

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"Indaga le parole a partire dalle cose, non le cose a partire dalleparole."

VIII. Periandro di Corinto (Περίανδρος ὁ Κορίνθιος -Periandros ho Korinthios)[modifica | modifica wikitesto]

(GRC)« Περίανδρος ΚυψέλουΚορίνθιος ἔφη•

αʹ Μελέτη τὸ πᾶν.

βʹ Καλὸν ἡσυχία.

ςʹ Δημοκρατία κρεῖττοντυραννίδος.ζʹ Αἱ μὲν ἡδοναὶ θνηταί, αἱ δ᾿ἀρεταὶ ἀθάνατοι.ηʹ Εὐτυχῶν μὲν μέτριος ἴσθι,ἀτυχῶν δὲ φρόνιμος.ιαʹ Ζῶν μὲν ἐπαινοῦ,ἀποθανὼν δὲ μακαρίζου.ιβʹ Φίλοις εὐτυχοῦσι καὶἀτυχοῦσιν ὁ αὐτὸς ἴσθι.ιδʹ Λόγων ἀποῤῥήτωνἐκφορὰν μὴ ποιοῦ.ιεʹ Λοιδοροῦ ὡς ταχὺ φίλοςἐσόμενος.ιςʹ Τοῖς μὲν νόμοις παλαιοῖςχρῶ, τοῖς δ᾿ ὄψοιςπροσφάτοις. »

(IT)« Periandro, figlio di Cipselo, daCorinto, disse:

1. Meletē to pān.

“Pensa al tutto.”2. “Bella è la tranquillità.”

3. "La democrazia è meglio dellatirannia."6. "I piaceri sono mortali, le virtùinvece immortali."7. "Sii misurato nella buonafortuna, invece sii saggio nelleavversità."10. "Cerca la lode mentre sei invita, e dopo la morte la gloria."12. "Sii per i tuoi amici lo stesso,sia nella prosperità sia nelleavversità."14. "Non rivelare i segreti."15. "Insulta in modo tale, dapoter ridivenire nuovamenteamico."16. "Attieniti a leggi vecchie e acibi freschi." »

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18 di 20 26/10/15 00:07

Pensiero[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene non sia dato verificarne con certezza la paternità, dagliapoftegmi sopra riprodotti, che in pratica inaugurano la storia delpensiero occidentale, ci è possibile intravedere la formazione di unsapere di tipo etico che si distacca dalla religione omericatradizionale per assumere i connotati propri di un sapere oggettivoe razionale, tipicamente filosofico.Nonostante i dubbi sulla loro autentica attribuzione, essi sonocomunque significativi proprio per la considerazione di cuigodevano nell'antichità come fondazione la più antica, e quindi lapiù autorevole, della vera saggezza. Per alcuni di essi in particolarenon v'è da dubitare della loro antichità, anche come motti popolari.

Tratti comuni, pur nella varietà delle situazioni di vita prese inconsiderazione, sono:

l'esortazione all'autosservazione e all'autovalutazione delleproprie scelte, compendiata nel celeberrimo motto delfico"conosci te stesso" (la paternità del quale era stata variamenteattribuita già in periodo classico - cfr. Diogene Laerzio, Vite deiFilosofi, I, 40, che lo attribuisce a Talete);

1.

l'esortazione alla mēsotes ispirata a giustizia (dike), alla sceltadel giusto mezzo e alla moderazione, contrapposta alla hýbris:significativo a questo proposito il motto d'elezione di Solone"nulla troppo".

2.

Note[modifica | modifica wikitesto]

^ Clemente Alessandrino, Stromata, I, 14.1.

^ Vedi Convito2.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

« "A noi Greci, o re della Lidia, la divinità ha concesso dicomportarci con misura di fronte a tutti i beni e per questamoderazione siamo partecipi di una sapienza, come sembra,modesta e popolare, non regale e piena di splendore. Questasaggezza ci fa osservare che la vita è sempre esposta a vicende diogni genere e non permette di andare superbi né per i benipresenti, né di ammirare la felicità di un uomo soggetta ai rovescidel tempo.Il futuro, infatti, che avanza verso ciascuno è vario e ignoto. Noistimiamo felice colui al quale la divinità ha dato di esser tale sinoalla fine della vita. Ma il riconoscimento della felicità di uno che èancora in vita ed è esposto al pericolo è come la proclamazione divittoria e l'incoronazione di un atleta che è ancora in gara per ilpremio: è un riconoscimento infondato e privo di ratifica." - Dettequeste parole, Solone se ne ripartì, avendo recato dolore, sì, a

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19 di 20 26/10/15 00:07

Creso, ma senza esser riuscito a correggerlo. »

(Solone ap. Plutarco, op. cit., p. 292-293)

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