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Patologia dei fenomeni regressivi Sono manifestazioni generiche di sofferenza e diminuita vitalità. Atrofia È provocata dalla mancanza di nutrimenti (dal greco: α privativo; trophé nutrimento). Indica una diminuita attività metabolica cellulare alla quale segue una diminuzione di volume (microscopicamente le cellule sono più piccole, coartate e più intensamente colorate), quindi si avrà anche una riduzione globale di organi e tessuti (organi atrofici), nei quali spesso si riscontra anche una diminuzione numerica delle cellule (atrofia numerica) per un accorciamento del ciclo vitale cellulare e/o arresto della loro moltiplicazione. Nella foto biopsia renale Segnali trofici Sono fattori esterni alle cellule (ormoni, fattori di crescita, neurotrasmettitori), che regolano le attività cellulari (mitosi, sintesi proteica). Se si rimuove la sorgente dei segnali trofici si ha l’atrofia dell’organo bersaglio: 1. se la tiroide non riceve più segnali dall’ipotalamo → atrofia tiroide; 2. idrocefalo → atrofia cervello (atrofia HEV). Classificazione delle atrofie Congenite (impropriamente dette) → in realtà sono difetti di sviluppo: 1. aplasie o agenesie → mancata formazione dell’abbozzo embrionale di un organo; 2. ipoplasie → difettoso sviluppo dell’abbozzo embrionale regolarmente formato (timo negli animali domestici). Acquisite → sono le vere atrofie, proprie di organi completamente formati, dovute ad esempio al mancato utilizzo o alla mancanza di segnali trofici. Semplici → sola atrofia cellulare. Degenerative (o distrofie) → atrofia accompagnata da degenerazione: 1. atrofia gelatinosa → atrofia + metaplasia mucoide (materiale gelatinoso formato da acqua e mucopolisaccaridi) degli adipociti del grasso sub-epicardico e della cavità midollare; le cellule modificano il loro aspetto morfologico e si adattano alle mutate condizioni ambientali. Si manifesta negli stati cachettici da inanizione o da malattie croniche come i tumori; 2. atrofia bruna → atrofia + deposito di lipofuscine (pigmenti giallo- bruni che si accumulano nelle cellule all’interno dei lisosomi; sono il risultato della combinazione dei lipidi perossidati con proteine denaturate) nel fegato e nel cuore. È una atrofia fisiologica (processo di involuzione in rapporto con l’invecchiamento) che determina un colore bruno simil cioccolato. Fisiologiche → progressiva riduzione fino alla scomparsa di tessuti con il meccanismo dell’apoptosi (morte cellulare programmata). Si dividono in: 1. embrionali: a. involuzione dei dotti di Müller e di Wolff, scomparsa delle membrane intergiditali nell’uomo; b. formazione del lume in organi cavi (es. cuore); c. eliminazione neuroni privi di connessioni sinaptiche; d. metamorfosi negli anfibi; 2. post-natali: a. progressiva diminuzione fino a scomparsa del timo; b. atrofia della mammella alla fine dell’allattamento. Patologiche: 1. da inanizione → avviene in fegato, muscoli volontari, tessuto adiposo: a. insufficiente alimentazione; b. insufficiente utilizzazione → malassorbimento ad esempio per villi troppo bassi. 1 http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html

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Patologia dei fenomeni regressiviSono manifestazioni generiche di sofferenza e diminuita vitalità.

AtrofiaÈ provocata dalla mancanza di nutrimenti (dal greco: α privativo; trophé

nutrimento). Indica una diminuita attività metabolica cellulare alla quale segue una diminuzione di volume (microscopicamente le cellule sono più piccole, coartate e più intensamente colorate), quindi si avrà anche una riduzione globale di organi e tessuti (organi atrofici), nei quali spesso si riscontra anche una diminuzione numerica delle cellule (atrofia numerica) per un accorciamento del ciclo vitale cellulare e/o arresto della loro moltiplicazione.

Nella foto biopsia renaleSegnali trofici

Sono fattori esterni alle cellule (ormoni, fattori di crescita, neurotrasmettitori), che regolano le attività cellulari (mitosi, sintesi proteica). Se si rimuove la sorgente dei segnali trofici si ha l’atrofia dell’organo bersaglio:1. se la tiroide non riceve più segnali dall’ipotalamo → atrofia tiroide;2. idrocefalo → atrofia cervello (atrofia HEV).

Classificazione delle atrofieCongenite (impropriamente dette) → in realtà sono difetti di sviluppo:

1. aplasie o agenesie → mancata formazione dell’abbozzo embrionale di un organo;2. ipoplasie → difettoso sviluppo dell’abbozzo embrionale regolarmente formato (timo negli animali domestici).

Acquisite → sono le vere atrofie, proprie di organi completamente formati, dovute ad esempio al mancato utilizzo o alla mancanza di segnali trofici.

Semplici → sola atrofia cellulare.Degenerative (o distrofie) → atrofia accompagnata da degenerazione:

1. atrofia gelatinosa → atrofia + metaplasia mucoide (materiale gelatinoso formato da acqua e mucopolisaccaridi) degli adipociti del grasso sub-epicardico e della cavità midollare; le cellule modificano il loro aspetto morfologico e si adattano alle mutate condizioni ambientali. Si manifesta negli stati cachettici da inanizione o da malattie croniche come i tumori;

2. atrofia bruna → atrofia + deposito di lipofuscine (pigmenti giallo- bruni che si accumulano nelle cellule all’interno dei lisosomi; sono il risultato della combinazione dei lipidi perossidati con proteine denaturate) nel fegato e nel cuore. È una atrofia fisiologica (processo di involuzione in rapporto con l’invecchiamento) che determina un colore bruno simil cioccolato.

Fisiologiche → progressiva riduzione fino alla scomparsa di tessuti con il meccanismo dell’apoptosi (morte cellulare programmata). Si dividono in:1. embrionali:

a. involuzione dei dotti di Müller e di Wolff, scomparsa delle membrane intergiditali nell’uomo;b. formazione del lume in organi cavi (es. cuore);c. eliminazione neuroni privi di connessioni sinaptiche;d. metamorfosi negli anfibi;

2. post-natali: a. progressiva diminuzione fino a scomparsa del timo;b. atrofia della mammella alla fine dell’allattamento.

Patologiche:1. da inanizione → avviene in fegato, muscoli volontari, tessuto adiposo:

a. insufficiente alimentazione;b. insufficiente utilizzazione → malassorbimento ad esempio per villi troppo bassi.

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Fegato Normale Atrofia per insufficiente apporto proteico

2. ischemica → trombosi, compressioni (gesso), legature; mancato apporto di ossigeno e metaboliti. Se repentina, determina la morte cellulare (infarto);

3. da compressione → provocano compressione diretta sulle cellule ed ostacolo al circolo locale: rene (idronefrosi), fegato (nella stasi epatica si ha dilatazione degli spazi sinusoidali con atrofia degli epatociti), ghiandole (soprattutto nelle salivali, si ha accumulo nel lume di mucina e atrofia del parenchima: mucocele). Può essere provocata da:a. calcoli → nei dotti escretori impediscono il flusso di liquidi e quindi a monte dell’ostruzione l’organo va in

atrofia;b. cisti parassitarie, tumori;c. raccolte di essudati, ritenzione di liquidi;

4. sclerotiche → esuberante proliferazione e successiva retrazione del tessuto connettivo. Questa atrofia accompagna la sclerosi perché producendo briglie e strozzature esercita trazioni, rallenta il circolo e causa la stenosi dei dotti; nell’intestino si ha rallentamento della peristalsi e ristagno di feci con aumento della fermentazione batterica, soprattutto se l’alimentazione è ricca di glucidi; il connettivo esuberante restringe lo spazio disponibile per le cellule parenchimali e il neoformato si interpone tra capillari e cellule parenchimali, riducendo le possibilità di scambi trofici. La troviamo in fegato, rene, pancreas e miocardio. Avvengono per:a. formazione di tessuto cicatriziale;b. organizzazione fibrosa di parti interessate da un processo infiammatorio cronico → polmoniti, granulomi,

epatiti interstiziali;c. fibrosi o sclerosi organica → lo stroma di organi parenchimatosi come fegato, rene e miocardio, si trasforma

da reticolare a fibroso e va incontro ad un aumento generale;

5. da inattività funzionale: immobilizzazione delle masse muscolari. Avviene negli arti a causa di fasciature e ingessature per il trattamento di fratture ossee; è reversibile perché non ci sono cellule in necrosi;

6. da denervazione: microscopicamente si vede addensamento dei nuclei per riduzione del sarcoplasma delle fibre atrofiche, associata alla presenza di singole fibre ipertrofiche innervate da motoneuroni intatti; è provocata da:a. lesioni ai nervi motorib. lesioni del SNC (paralisi).

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Atrofia da denervazione Da inattività

7. ormonale:a. carenza di ACTH→ atrofia della corticale surrenalica;b. carenza di TSH → atrofia della tiroide;c. eccesso di insulina → atrofia isole di Langherans;d. castrazione nel maschio → atrofia (involuzione) della prostata; viene effettuata perché il cane in tarda età può

manifestare un ingrossamento della prostata con conseguente minzione scorretta, problemi a livello renale (atrofia della midollare) e quindi idronefrosi;

8. da arresto delle cariocinesi → è più evidente nei tessuti in perenne rigenerazione fisiologica, come il midollo osseo, lo strato basale dei follicoli piliferi, gonadi e cute; sono detti tessuti labili perché c’è molta mitosi:a. esposizione a radiazioni ionizzanti;b. trattamento con sostanze antiblastiche o antitumorali (agiscono portando prima all’atrofia e poi alla necrosi le

cellule tumorali).

Degenerazioni cellulariSono anche denominate accumuli intracellulari:

1. di normali costituenti (acqua, proteine, lipidi, glucidi);2. di sostanze:

a. esogene (inclusioni da virus);b. endogene (prodotto di sintesi o metabolico anomalo).

Degenerazioni con accumulo di acquaÈ la più tipica espressione di danno cellulare ed è caratterizzata da un aumento di dimensioni e volume.È causata da sovraccarico di acqua per ridotta capacità cellulare di:

1. mantenere l’omeostasi;2. regolare l’ingresso;3. regolare l’escrezione di acqua.

Il rigonfiamento cellulare si verifica in risposta ad un danno omeostatico conseguente a:1. insulti meccanici;2. ipossici;3. tossici;4. da radicali liberi;5. agenti virali;6. batterici;7. meccanismi immunomediati.Degenerazione vacuolare o rigonfiamento cellulare acuto da ipossia

È il più importante e deriva da qualsivoglia difetto del trasporto di ossigeno da aria inspirata a accettore finale di elettroni nella citocromoossidasi (fosforilazione ossidativa). La rapida diminuzione della fosforilazione ossidativa aerobia porta al crollo dei livelli di ATP e la stimolazione della fosfofruttochinasi che attiva la glicolisi anaerobia (i neuroni non possono generare ATP in anaerobiosi quindi sono molto sensibili all’ipossia), con rapido esaurimento delle riserve di glicogeno e l’accumulo di lattato e fosfati inorganici.

Fase finale: il deficit di ATP porta a deficit delle pompe Na+/K- e perdita dei meccanismi di controllo del volume cellulare.

Sequenza eventi da ipossia (1-8) o danno della membrana cellulare (parte da 5):1. carenza di ossigeno;2. riduzione fosforilazione ossidativa e ATP;

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3. aumento glicolisi, lattato intracellulare ed esaurimento riserve di glicogeno;4. blocco della pompa sodio/potassio per carenza di ATP;5. flusso intracellulare di Na+, Ca2+ e acqua con perdita di K+ e Mg2+;6. rigonfiamento dei mitocondri e delle citostrutture cavitarie;7. distacco ribosomi, addensamento cromatina nucleare, formazione di vescicole nel RE, formazione di spirali

membranose (“figure mieliniche”);8. distruzione delle membrane cellulari, flusso del Ca2+ all’interno dei mitocondri e del citosol, aumento del volume

cellulare in toto e rarefazione del citosol;9. danno cellulare irreversibile (morte cellulare).

Macroscopicamente abbiamo pallore per diluizione della matrice citoplasmatica e dilatazione organuli dovuta all’acqua ed un aumento di volume.

Rigonfiamento torbidoProcesso che si attua in cellule sofferenti dove la prestazione energetica

è ridotta per effetto di sostanze tossiche.È la forma più lieve e precoce di sofferenza cellulare dimostrabile

istologicamente ed è molto spesso reversibile. Può anche costituire la fase di passaggio verso alterazioni regressive più gravi come la steatosi.

Colpisce miocardio, rene e fegato.Microscopicamente si nota una fine vacuolizzazione, rigonfiamento del

citoplasma che appare opaco, torbido per deposito di proteine nella matrice citoplasmatica e granuloso (mitocondri tumefatti e addensati, talvolta con frammentazione delle creste mitocondriali). I limiti cellulari sono mal distinguibili.

Negli organi colpiti da rigonfiamento torbido si ha aumento delle proteine endocellulari e diminuzione dei processi di fosforilazione ossidativa.

Le sintesi proteiche avvengono in una situazione di diminuita efficienza respiratoria e la maggior formazione di ATP di origine glicolitica non basta a compensare la caduta dell’ATP di origine respiratoria, si ha quindi minor funzionamento delle pompe Na+/K+ (ATP-dipendenti) e il sodio entra perciò nella cellula richiamando per osmosi acqua nei mitocondri e nel citoplasma.

Il rigonfiamento torbido è causato da veleni della fosforilazione ossidativa o da endotossine batteriche.Degenerazione idropica

Rigonfiamento delle cellule per aumento del contenuto di acqua raccolta in vacuoli (edema intracellulare) a causa di fenomeni osmotici. È una degenerazione degli epiteli, pneumociti alveolari, epatociti, cellule tubuli renali, neuroni e cellule gliali e degli endoteli.

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Macroscopicamente: pallore e aumento di volume; microscopicamente:1. citoplasma aumentato di volume, rarefatto e scolorato, non vacuolizzato;2. rigonfiamento organuli cellulari (vacuoli): mitocondri, apparato del Golgi, reticolo endoplasmatico;3. nucleo coartato e periferico.

Quando gli organuli vengono compromessi in modo grave si ha la lisi osmotica e la morte cellulare.

Degenerazione palloniforme o globiformeVariante estrema della degenerazione idropica associata a lesioni esantematiche virali. Colpisce gli epiteli

pavimentosi pluristratificati (epidermide, lingua, esofago, rumine…), prevalentemente gli strati malpighiano e spinoso. La degenerazione palloniforme è reversibile.

Macroscopicamente: evolve nella formazione di vescicole o bolle (vesciche) per lisi delle cellule epidermiche.Tipica in cellule epidermiche infettate da virus epiteliotropi: afta, Mixomatosi, Vaiolo, esantema vescicolare dei

suini, stomatite vescicolare contagiosa, herpes virosi (es. IBR). Altre cause sono le lesioni da prolungata esposizione alla luce solare e l’acidosi.

Degenerazioni con accumulo di lipidi: lipidosiSono degenerazioni cellulari con accumulo di lipidi in cellule che normalmente non ne contengono in quantità

apprezzabile. Non sono vere lipidosi:1. deposito di grasso nei tessuti adiposi;2. adipositas cordis → aumento delle cellule adipose fra le cellule del cuore; inizia al di sotto dell’epicardio e invade

successivamente anche le fibre miocardiche;3. distrofia muscolare lipomatosa → proliferazione di cellule adipose fra le fibre muscolari atrofiche della

muscolatura scheletrica;4. lipofanerosi → smascheramento, per rottura dei legami lipoproteici, dei lipidi integrati nelle strutture

protoplasmatiche; è un’alterazione che avviene dopo la morte delle cellule;5. granulomi lipofagici → accumulo di lipidi nelle cellule istiocitarie come espressione di un processo di fagocitosi.

Sono vere lipidosi:1. steatosi (o degenerazione grassa propriamente detta) → comportano un accumulo di lipidi in cellule in cellule che

normalmente li metabolizzano (fegato, rene, miocardio), ma che sono state danneggiate in qualche modo;2. tesaurosi lipidiche o citolipodistrofie per paralisi di sistemi enzimatici lisosomiali → sono caratterizzate da

paralisi di sistemi enzimatici lisosomiali che produce un accumulo di complessi lipidici anormale.Steatosi

Consiste nell’accumulo di grassi neutri (trigliceridi) nel citoplasma, inizialmente reversibile, poi diviene irreversibile. Sono colpiti fegato, rene e miocardio.

Macroscopicamente osserviamo: 1. aumento di volume;2. colore pallido giallastro;3. untuosità del parenchima;

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4. arrotondamento dei margini;5. rammollimento del parenchima che diventa friabile (a volte può rompersi anche per un minimo trauma).

Microscopicamente: 1. vacuolizzazioni otticamente vuote (la colorazione scioglie i lipidi):

a) microvescicolare → in processi acuti;b) macrovescicolare → in processi lenti; il citoplasma è interamente occupato da un solo grande vacuolo;

2. cariolisi → lisi del nucleo;3. cariopicnosi → addensamento della cromatina;4. lesioni mitocondriali → fatto secondario che causa un grave squilibrio energetico nelle cellule.

Cariolisi e cariopicnosi segnano il passaggio da steatosi e necrosi.Steatosi epatica

Il fegato è fondamentale nel metabolismo dei lipidi. Metabolismo dei grassi nell’epatocita: gli acidi grassi (FA) possono essere sintetizzati nell’epatocita o essere assunti dal sangue (veicolati dalle albumine sieriche e provenienti in particolare dalla mobilitazione dei grassi di deposito); alcuni vengono convertiti in trigliceridi. Le cellule epatiche introducono anche trigliceridi preformati sottoforma di chilomicroni (particelle lipoproteiche che trasportano in linfa e sangue i lipidi assorbiti nel tubo digerente). Negli epatociti i trigliceridi vengono coniugati con una apolipoproteina che è essenziale per trasportarli fuori dall’epatocita.

I trigliceridi possono essere eliminati dal fegato solo sottoforma di lipoproteine.

Un accumulo di lipidi nell’epatocita si può avere per:1. blocco della utilizzazione dei lipidi → blocco della sintesi di lipoproteine necessarie al loro smaltimento;2. eccessiva introduzione di lipidi.

Cause di steatosi:1. tossiche → ostacolano la coniugazione delle lipoproteine e l’utilizzo energetico dei lipidi:

a. veleni: fosforo, arsenico (ostacolo alla sintesi delle lipoproteine); amanitotossina (inibizione delle sintesi proteiche); tetracloruro di carbonio (perossidazione delle membrane: lesioni al reticolo endoplasmatico rugoso);

b. tossine batteriche (infezioni acute e croniche);c. etanolo → cirrosi epatica; meccanismo patogenetico:

aumentata mobilitazione degli acidi grassi da tessuti adiposi; aumentata sintesi degli acidi grassi negli epatociti; ridotta utilizzazione degli acidi grassi per blocco ossidativo da lesione mitocondriale; aumentata esterificazione di acidi grassi a trigliceridi; ridotta immissione in circolo di lipoproteine per inibizione della sintesi proteica;

2. ipossiche → si ha un difetto di ossidazione degli acidi grassi che le cellule introducono a scopo energetico (blocco ossidativo):a. anemia grave → anemia infettiva del cavallo causata da Leptospira aedes;b. malattie emolitiche;c. insufficienza cardiaca → il sangue arriva agli organi in quantità minore;d. turbe di circolo → stenosi di un vaso;

3. dietetiche:

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a. diete carenti di fattori lipotropi → sostanze che favoriscono lo smaltimento dei grassi dal fegato; metionina, colina (necessarie per l’ossidazione degli acidi grassi e quindi la sintesi di lipoproteine), vitamine (B12, acido pantotenico, H: metabolismo energetico);

b. diete carenti di proteine → necessarie per la sintesi degli enzimi e delle lipoproteine: diminuzione sintesi degli enzimi epatici per metabolizzare i lipidi; diminuzione apporto di amminoacidi per la sintesi delle lipoproteine;

c. diete iperlipidiche → iperlipemia per eccessivo assorbimento intestinale; le cellule epatiche non sono in grado di metabolizzare adeguatamente i lipidi;

4. ormonalia. adrenalina, noradrenalina, ACTH, tiroxina → attivano l’adenilatociclasi →attivazione AMPc → conversione

della lipasi lipolitica inattiva nella forma attiva → liberazione degli acidi grassi dal tessuto adiposo → iperlipemia;

b. cortisone → attivazione dell’adenilciclasi;c. diabete mellito → ne soffre il gatto anziano; carenza di insulina → il glucosio non viene assorbito → aumento

glicemia → attivazione della lipasi lipolitica per l’utilizzo degli acidi grassi di deposito come forma di energia → iperlipemia → steatosi epatica.

Steatosi epatica post-partum delle vacche ad elevata produzione latteaSi ha iperlipemia per eccessiva mobilizzazione di acidi grassi dal tessuto adiposo in risposta al forte fabbisogno

energetico nella montata lattea e riduzione delle sintesi proteiche negli epatociti per impegno delle proteine plasmatiche nella secrezione lattea.Morfologia della steatosi

Il fegato non è funzionalmente omogeneo: 1. le cellule del perilobulo sono più attive perché hanno quantità maggiore di ossigeno, inoltre sono le prime a

filtrare il sangue appena arriva;2. le cellule al centro del lobulo sono meno attive perché hanno meno apporto di ossigeno.

Quindi la la diffusione delle vescicolazioni nelle cellule epatiche è differente a seconda della causa.Lobuloperiferica Centrolobulare Panlobulare Macrovescicolare Microvescicolare

Da iperlipemia Da ipossiemia Tossica o carenziale

Sovralimentazione Squilibri dietetici Carenza fattori lipotropi (colina, arginina, metionina) Disturbi endocrini (diabete, ipertiroidismo) Gravidanza, allattamento Ipossia (stasi, anemia)

Veleni chimici (fosforo, arsenico)Veleni di serpente Tossine batteriche nelle setticemie Micotossine Tossicosi gravidica Chetosi

Steatosi extraepaticheAvviene in tessuti meno direttamente implicati nel metabolismo dei lipidi:

1. rene, miocardio, muscolatura scheletrica → per difettosa combustione dei lipidi introdotti (stati tossici, tossico-infettivi, anemici che danneggiano i mitocondri); avviene il blocco ossidativo acidi grassi con accumolo di trigliceridi che derivano dalla riestificazione con il glicerolo degli acidi grassi non utilizzati. Se consideriamo la steatosi renale bisogna tenere presente che il contenuto normale di trigliceridi nei reni varia con la specie animale (nel rene del gatto il contenuto normale di trigliceridi è massimo, quindi macroscopicamente avremo un colorito giallastro, che è normalmente presente in questi organi);

2. granulociti neutrofili prima di dissolversi nel pus, assumono l’aspetto di globuli farciti di grasso (piociti) → stadio terminale di una sequenza di eventi degenerativi;

3. intestino per difettosa sintesi dei chilomicroni (difetto genetico).Xantomatosi

È una tesaurosi cioè un accumulo di lipidi diversi dai trigliceridi (colesterolo). È così denominata per il colore giallo conferito ai tessuti (xantos = giallo).

Le forme generalizzate o sistemiche sono secondarie a:1. ipercolesterolemia (negli animali diabetici);2. iperlipoproteinemie familiari per carenze enzimatiche ereditarie.

E si presentano con microvacuolizzazioni delle cellule macrofagiche.Microscopicamente:

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1. comparsa di foam cells → cellule aventi aspetto schiumoso per la presenza di numerosi piccoli vacuoli contenenti esteri del colesterolo;

2. possibili fenomeni regressivi nucleari → evoluzione verso la necrosi;3. le cellule possono contenere anche cristalli aghiformi di colesterolo.

Sono piè frequenti le forme localizzate 1. xantelasmi cutanei → nel cane e nell’uomo anziani; sono escrescenze

di colore giallastro che si trovano in posizione sottorbitale (non hanno rilevanza patologica);

2. colesteatosi dei plessi coroidei → nel cavallo. Si tratta di deposito di cristalli di colesterolo dentro formazioni similtumorali (colesteatomi) che possono raggiungere le dimensioni di un uovo e sono il risultato di un processo infiammatorio cronico. Ciò comporta un aumento di pressione che può provocare un idrocefalo interno;

3. placche ateromatose intimali (aterosclerosi) → particolare forma di arteriosclerosi con deposito di colesterolo (e altri lipidi) nell’intima delle grosse e medie arterie. È una lesione progressiva tipica dell’età avanzata con manifestazioni cliniche conseguenti alle complicazioni (occlusione, trombosi, emorragie), causata da una alimentazione con grande apporto lipidico per lungo tempo. È una tesaurosi lipidica intimale: ispessimento dell’intima arteriosa per infiltrazione di cellule schiumose (lipofagi o “foam cells”; miociti, monociti?) che poi liberano nell’interstizio il loro contenuto lipidico; si ha quindi degradazione enzimatica del colesterolo e alterazioni della lamina elastica interna ed accumulo di polisaccaridi.

AterosclerosiAthere = pappa di cerealiSclerosis= indurimento delle arterie

Arteriosclerosi Aterosclerosi

Ispessimento e/o l’indurimento della parete dei vasi arteriosi

Particolare forma di arteriosclerosi con accumulo sottointimale di materiale lipidico (colesterolo/colesteridi) seguito da accumulo locale di macrofagi e proliferazione di miociti della media

Causa ialinosi della parete, ipertensione cronica, calcificazione dell’intima o della media

Causa iperlipemia con accumulo di LDL, fumo di tabacco, predisposizione genetica, danno endoteliale

Interessa in maniera completa la circonferenza vasaleInteressa un arco della circonferenza vasale (placche ateromatose)

Aterosclerosi - fattori predisponenti e/o determinantiSinergia tra:

1. alterazioni arteriose:a. lesioni endoteliali:

disfunzionali; degenerative; necrotiche;

le alterazioni metaboliche della parete portano un aumento del trasporto di colesterolo legato a lipoproteine plasmatiche all’interno della parete arteriosa e accumulo di colesterolo;b. invecchiamento → le arterie si induriscono;c. virus → arterite virale equina;d. ipertensione arteriosa → uomo e gatto;e. reazioni autoimmunitarie → malattie autoimmuni come il Lupus eritematoso hanno come bersaglio i microvasi;

2. ipercolesterolemia:a. disfunzioni endocrine:

ipotiroidismo → rallentamento del circolo; diabete mellito → insufficiente produzione di insulina e mobilizzazione dei grassi per produrre energia e

aumento del colesterolo;b. iperlipemia alimentare;c. influenza genetica;d. fattori ambientali.

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La patogenesi prevede una lesione dell’endotelio e fenestrazione endoteliale; vengono richiamati i monociti che passano per diapedesi; in questa fase si depositano già dei lipidi. I monociti iniziano a fagocitare il colesterolo e dalla media del vaso proliferano i miociti che in minor misura fagocitano i lipidi. La tonaca intima però si solleva riducendo il lume del vaso e i globuli rossi iniziano ad essere intrappolati nelle pieghe dell’intima. Mentre si formano le prime strie lipidiche, i monociti richiamano i linfociti: infiammazione. Quando si forma la placca ateroma tosa il lume del vaso si è ridotto si 1/3 e attorno a questo materiale estraneo proliferano mioblasti, linfociti e fibroblasti; la situazione è irreversibile: o si opera o si fluidifica il sangue.

Le manifestazioni cliniche dipendono da:1. rottura delle placche:

a. trombosi → attivazione dei fenomeni di coagulazione all’interno del vaso con difetto di circolo e possibile chiusura del vaso;

b. trombo emboliac. occlusione dei capillari da parte di un embolo;d. ischemia → riduzione del flusso ematico fino alla

sua scomparsa e necrosi;2. disgregazione delle placche

a. indebolimento parete → predispone a emorragie;b. aneurisma → dilatazione di una parte della parete del vaso;c. rottura.

Degenerazioni cellulari con accumulo di proteineÈ un’eccessiva sintesi di proteine.

Degenerazione ialina Accumulo nel citoplasma di goccioline ialine (trasparente come vetro) amorfe, compatte, acidofile composte da

glicoproteine (colorabili con PAS+ che evidenzia i glucidi in rosso porpora).Possiamo trovare queste gocce in:

1. fegato:

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a. assorbimento abnorme di proteine plasmatiche (corpi di Councilman: corpuscoli ialini rotondeggianti; sono gli epatociti andati in necrosi);

b. epatite cronica da alcoolismo (corpi di Mallory: contengono precheratina; la loro formazione nei nostri animali è un processo di cheratinizzazione patologica degli epatociti che dipende probabilmente da ipovitaminosi A, si possono riprodurre sperimentalmente negli epatociti di topo con un trattamento prolungato di griseofulvina);

2. plasmacellule degli essudati infiammatori, plasmocitomi e in cellule tumorali maligne: stimolazione eccessiva a seguito di infezioni da virus o micoplasmi; formazione corpi di Russell (inclusioni glicoproteiche a forma di vacuoli a contenuto ialino). L’accumulo avviene nel reticolo endoplasmatico.

Degenerazione ialina dell’epitelio renaleL’eccesso di (emoglobina libera) nel sangue e nelle urine o nefriti e nefrosi comporta un’eccessiva presenza di

proteine nell’ultrafiltrato glomerulare.

Degenerazione mucosa degli epiteliIl muco è un secreto viscoso ricco di mucina (glicoproteina prodotta dalle cellule mucipare).La degenerazione mucosa avviene quando le cellule epiteliali che normalmente non producono mucina acquistano

attività secretoria e si riempiono di questa sostanza fino a subire una metamorfosi irreversibile.Si ha un aumento della secrezione di muco per degenerazione mucosa degli epiteli nelle flogosi catarrali croniche

delle vie aeree e del tubo gastroenterico. Alcuni considerano la degenerazione mucosa non un processo regressivo, ma una forma di metaplasia ghiandolare.Inclusi cellulari

Deposito di materiale proteico in seguito a infezione virale.Malattia Aspetto delle inclusioni

Rhabdovirus (rabbia)

Corpo incluso in astrocita

Inclusi acidofili citoplasmatici (corpi del Negri) nei neuroni del SNC (corno di Ammone) e, nei ruminanti, anche nel cervelletto

Paramixovirus (cimurro)

Cane. Inclusi nucleari da cimurro

Inclusi acidofili intranucleari e intracitoplasmatici negli epiteli delle vie urinarie, del tubo digerente, delle vie respiratorie e nelle cellule macrofagiche del cervello, milza e linfonodi. Possono essere confusi con i globuli rossi

Parvovirus (panleucopenia) Inclusi acidofili intranucleari nell’epitelio intestinaleAdenovirus

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Malattia Aspetto delle inclusioni

Cane. Polmone. Inclusi da adenovirus

Epatite di RubarthInclusi acidofili intranucleari in epatociti, cellule di Kupffer, endotelio glomeruli. Possono diventare basofili

Polmonite da adenovirusInclusi acidofili intranucleari nell’epitelio di alveoli, bronchi e nei linfonodi. Basofili negli stadi terminali

Herpesvirus

PseudorabbiaInclusi intranucleari acidofili nei neuroni di cervello, midollo spinale e gangli paravertebrali

Herpesvirosi dei cuccioli I. Intranucleari in focolai necrotici

Aborto virale equinoI. Intranucleari acidofili in polmoni, fegato, linfonodi, pancreas, rene, miocardio, tenue

Poxvirus

Incluso citoplasmatico in endoteliocitaMixomatosi I. I.c. Strato spinoso epidermide

Lumpy skin disease del bovino I. I.n acidofili in un vacuolo circondato da alone debolmente acidofilo. In monociti perivascolari, cellule epiteliali epidermiche e cell. Ghiandole sebacee

Inclusi da piomboFine punteggiatura basofila in forma di granuli rotondi blu scuro nei globuli rossi del sangue che aumentano di

volume. I granuli precipitano in ribosomi e mitocondri.Tesaurosi puriniche

Accumulo dei prodotti di degradazione delle basi puriniche:1. acido urico → gotta e infarto urico;2. guanina;3. xantina.Gotta

Malattia dismetabolica ereditaria caratterizzata da un aumento discontinuo dei livelli di acido urico nel sangue, per accelerato catabolismo degli acidi nucleici.

Predispongono alle manifestazioni gottose:1. estese necrosi tissutali, ad esempio in seguito ad ustioni;2. insufficienza renale;3. ipovitaminosi A → vitamina liposolubile epitelio protettrice fondamentale per la vista;

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4. insufficienze enzimatiche → per insufficienza pancreatica non riescono a essere scisse le proteine;5. alimentazione iperproteica.

La patogenesi della gotta è strettamente correlata ai fattori che causano iperuricemia, derivante da:1. aumentata produzione (iperproduzione) di acido urico → aumento delle concentrazioni intracellulari di 5-

fosforibosilpirofosfato (acido inosinico IMP) che innesca la biosintesi purinica; da questo intermedio vengono successivamente elaborati l’acido urico (AMP) e l’acido guanilico (GMP), i due nucleotidi purinici che prendono parte alla costruzione del DNA. Non tutto l’acido inosinico viene però utilizzato per la sintesi delle basi puriniche, perché una parte di esso viene appunto degradato ad acido urico. Però anche l’eccesso di AMP e di GMP viene degradato rispettivamente ad adenosina e guanisina, che successivamente sono trasformate anche nelle basi puriniche ipoxantina e guanina e da qui nella xantina che è infine ossidata ad acido urico;

2. ridotta escrezione per malattie renali.Cristalli di ac.urico. Tofo gottoso

Tipi di gotta:1. viscerale → deposito di materiale biancastro sulle sierose e le capsule di rivestimento degli organi; nei tubuli

renali sono presenti dei sedimenti raggiati (cristalli di urati) che distruggono l’epitelio tubulare e vengono circondati da una reazione granulomatosa da corpo estraneo;

2. articolare → ammassi di materiale gessoso (tofi gottosi) nelle articolazioni (soprattutto tarso-metatarsiche) Soprattutto in uccelli e rettili (animali uricotelici) che mostrano maggior predisposizione in quanto l’acido urico è

il prodotto finale di tutto il catabolismo proteico.Infarti urici

Lesioni che interessano le piramidi renali sottoforma strie radiali biancastre o giallognole disposte a ventaglio con l’apice corrispondente alle papille: rappresentano precipitati cristallini di urati nei tubuli collettori. Nei suinetti e nei vitelli di pochi giorni questi depositi gessosi nelle piramidi renali sono dovuti ad eccesso di catabolismo dei nucleo protidi e contemporanea insufficienza dell’attività enzimatica epatica implicata nel metabolismo purinico.

Nei cani dalmata c’è carenza di uricasi utilizzata nel fegato per trasformare l’ac. Urico in allantoina e poorta a elevata eliminazione renale di acido urico. Nei neonati sono un evento fisiologico che regredisce nel giro di 2-3 settimane.Xantinosi e guaninosi

Rare. I bovini predisposti geneticamente (per carenza enzimatica ereditaria).Organi interessati sono reni, milza, fegato e linfonodi che macroscopicamente presentano fini striature biancastre

di aspetto gessoso.Microscopicamente la xantina e la guanina appaiono accumulate sottoforma di microcristalli rifrangenti la luce

polarizzata in cellule epiteliali e del SRE.Degenerazioni cellulari con accumulo di glucidi

Sono comunemente dette mucopolisaccaridosi e sono malattie genetiche (tipiche dei cavalli) con accumulo di glicosaminoglicani incompletamente degradati.

L’accumulo deriva dalla diminuita attività di idrolasi specifiche nei lisosomi, quindi le cellule non sono più in gerado di utilizzare completamente i glucidi a scopi energetici, di conseguenza ne rimangono dei residui al loro interno. Le cellule appaiono aumentate di volume, con materiale pallido e schiumoso.Mucopolisaccaridosi: miopatia da accumulo di polisaccaridi

Riscontrata recentemente nel cavallo, sono colpiti soprattutto i Quarter Horse. Le fibre di II tipo hanno un’inclusione di mucopolisaccaridi acidi. Le cause sembrano:1. insufficiente quantità di piruvato per l’ossidazione;2. conversione anaerobica dell’ac lattico in lattato.

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Fenomeni regressivi del tessuto connettivoPossiamo avere alterazioni regressive metaboliche o la degenerazione dei connettivi (ialinosi, fibrinoidosi,

amiloidosi, rigonfiamento mucoide.Azione e composizione del connettivo

Il connettivo ha azione di contenimento, supporto e trofismo; è formato da:1. matrice extracellulare;2. sostanza fibrillare o collagene.

La matrice extracellulare ha varie funzioni: 1. le proteine della matrice legano l’acqua (turgore dei tessuti) e i minerali (rigidità tessuti scheletrici);2. funge da riserva dei fattori di crescita;3. è un substrato in cui le cellule aderiscono, migrano, proliferano;4. la sintesi e la degradazione di matrice accompagnano la cicatrizzazione e i processi cronici fibrotici.

La matrice extracellulare è formata da:1. sostanza fondamentale: sostanza amorfa, acqua, elettroliti, biomolecole:

a. è il liquido interstiziale extracellulare;b. è un gel di mucoproteine in cui sono comprese le fibre collagene;

2. mucoproteine o proteoglicani formate da una quota proteica + mucopolisaccaridi acidi (o glicosaminoglicani) solforati (es. condroitin solfato b della cute e dei tendini) e non (es. ac. ialuronico del liquido articolare, condroitina della cornea e della cartilagine).

Alterazioni della matrice:1. ipotiroidismo: mixedema del cane (l’animale è gonfio di acqua legata al collagene). In seguito al rallentamento

del metabolismo riscontrabile in questa endocrinopatia, che compromette primariamente le funzioni cataboliche, tendono infatti ad accumularsi le sostanze a ricambio più lento, tra cui i mucoplolisaccaridi. La loro infiltrazione in cute e tessuto sottocutaneo provoca il caratteristico ispessimento della cute, che si mostra pallida, fredda, secca, mal sollevabile in pieghe e di colore tendente al giallo; l’edema determinato da questo accumulo è di consistenza duro-elastica, con mancata formazione della fovea alla pressione digitale;

2. corticosteroidi → aumento dei GAGs e ritenzione idrica;3. ormoni sessuali → aumento di volume dei genitali esterni nel calore.

Tipi di collageno: I: nei tendini e nell’osso; II: nella cartilagine e nel corpo vitreo dell’occhio; III: fibre reticolari (nel fegato, in corso di cirrosi, vengono perse); IV: membrane basali; V: nelle MB del muscolo; VI: nel connettivo; VII: fibre di ancoraggio delle MB; VIII: endotelio (utilizzato nella diagnostica tumorale).

Alterazioni regressive metabolicheInvecchiamento

È una normale regressione.Dermatosparassi

In pecore, vitelli e gatti, per carenza enzimatica ereditaria (gene autosomico recettivo) dell’enzima procollageno peptidasi (deputato alla trasformazione del procollageno in tropocollageno):1. Macro: iperestensibilità e fragilità cutanea, consistenza gelatinosa;2. Micro: assenza di birifrangenza del connettivo in luce polarizzata;

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3. ME: disorganizzazione delle fibrille, assenza delle tipiche bande.Sindrome di Ehlers-Danlos, astenia cutanea

Difetto genetico dei legami intermolecolari con iperestesia cutanea, indebolimento dell’aorta, deformazioni scheletriche, in cani, gatti e visoni.Latirismo

Avvelenamento (neurolatirismo) da eccessivo consumo di semi di latiro (noto anche come “cicerchia”) soprattutto in cavallo e bovino:1. è impedita la maturazione del collageno per blocco della formazione dei legami intermolecolari;2. blocco della sintesi di desmosina e isodesmosina, importanti nei legami crociati delle fibre elastiche.

Degenerazione dei connettiviSostanza ialina Sostanza fibrinoide Sostanza amiloide

Morfologia microscopica (ME)

Omogenea acidofila (granulare)

Omogenea acidofila (fibrille di fibrina)

Omogenea acidofila (fibrille di 75 A di spessore)

Natura chimicaSiero proteine + carboidrati (+

lipidi)Fibrina + carboidrati Proteina (+ carboidrati)

Sede prevalentePiccole arterie, connettivo

scleroticoPiccole arterie Vasi e vari parenchimi

Decorso Cronico Acuto Cronico

Genesi Infiltrativa (assorbimento dal

plasma)Infiltrativa (assorbimento dal

plasma)Intracellulare (SRE)

Lesioni associate Atrofia, sclerosi Necrosi Atrofia

IalinosiComparsa nella sostanza fondamentale di un materiale amorfo, omogeneo, compatto, vitreo, eosinofilo (sostanza

ialina), che deriva dalla parte plasmatica del sangue.La deposizione è spesso associata a fenomeni atrofici (è frequente negli animali anziani).Distinguiamo:

1. ialinosi arteriolare: nei processi arteriosclerotici, nell’invecchiamento;2. ialinosi follicolare splenica:comune in cani con più di 5 anni. Alterazioni secondarie alle variazioni pressorie

intraorganiche nelle contrazioni spleniche.La sostanza ialina è di natura glicoproteica neutra:

1. M.O. → PAS positiva e Alcian negativa;2. M.E. → finemente granulare o filamentosa.

Ialinosi:1. alterazioni chimico-fisiche della sostanza fondamentale → difettoso trasporto delle proteine plasmatiche →

accumulo;2. eccessivo assorbimento delle proteine plasmatiche → smaltimento insufficiente → accumulo.

FibrinoidosiComparsa nella sostanza fondamentale di materiale amorfo, omogeneo o fibrillare, eosinofilo o leggermente

basofilo (sostanza fibrinoide) risultante dalla deposizione di immunoglobuline, complemento e/o proteine plasmatiche nella parete di un vaso.

Macroscopicamente non è visibile ma microscopicamente si vede il danno diretto alle cellule endoteliali, alla membrana basale e ai miociti.

Generalmente è associata a necrosi (il materiale fibrinoide compare sempre associato a una necrosi delle strutture tessutali in cui si localizza).

Si deposita nel connettivo degli organi e soprattutto nelle parete delle piccole arterie:

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1. nelle malattie da ipersensibilizzazione (collagenopatie su base immunitaria):a. artrite reumatoide;b. lupus eritematoso sistemico;c. reumatismo articolare acuto;

2. 2.nelle patologie da immunocomplessi: a. da virus:

arterite virale del cavallo -febbre catarrale maligna; MdM bovino -malattia del visone aleutino; cimurro del cane -peste suina classica;

b. e non: periarterite nodosa; fenomeno di Arthus;

3. nella necrosi cutanea da raggi X;4. in malattie dietetiche: microangiopatia dietetica ed epatosi dietetica;5. toxoplasmosi, malattia degli edemi, intossicazione da paraquat.

Si distingue con:1. colorazione di Weigert; 2. ematossilina fosfotungstica di Mallory (PTAH); 3. PAS (positiva).

La sostanza fibrinoide è in gran parte costituita da proteine di origine plasmatica:1. genesi intraconnettivale: alterazioni regressive della sostanza fondamentale (espressione morfologica della necrosi

del collagene);2. genesi autoctona miolitica: alterazioni regressive delle mio cellule lisce dei vasi;3. genesi infiltrativa: la sostanza fibrinoide è costituita di sostanze di derivazione plasmatica. Fenomeni necrotici

locali ne favorirebbero l’infiltrazione e la precipitazione (necrosi fibrinoide).

AmiloidosiComparsa nella sostanza fondamentale di un materiale amorfo, omogeneo e debolmente eosinofilo (sostanza

amiloide).colpisce fegato, rene, milza macroscopicamente appare come un completo sovvertimento strutturale dell’organo

(in questo si distingue dalle precedenti): aumento di volume, materiale amorfo, giallastro, friabile che predispone gli organi a rottura (milza e fegato). Si distingue dalla steatosi perché l’organo non è unto.

Microscopicamente: materiale amorfo, debolmente eosinofilo, che infiltra: lo stroma collageno degli organi interessati (nella steatosi ci sono delle gocce nelle cellule), le pareti vasali e i glomeruli renali.

Provoca atrofia da compressione del parenchima circostante.Colorazioni elettive:

1. rosso Congo: tinge l’amiloide in rosso mattone; osservata a luce polarizzata appare una birifrangenza giallo-verdastra;

2. blu di toluidina: a luce polarizzata appare rossa;3. tioflavina: in fluorescenza appare colorata in azzurro metallico;4. violetto di metile: appare metacromatica.

Natura chimica dell’amiloide: 95% proteine fibrillari e 5% altre glicoproteine.Tre sono le forme più comuni:

1. AL (amyloid light chain): deriva dalle plasmacellule e contiene le catene leggere delle immunoglobuline;2. AA (amyloid-associated): è una proteina non-immunoglobulinica sintetizzata dal fegato;

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3. Aβ(βamyloid): è l’amiloidosi cerebrale e deriva da una glicoproteina transmembranaria.Tipi di amiloide:

1. sistemica:a. forma sistemica reattiva o secondaria (AA: amyloid associated; si verifica come complicanza di un processo

infiammatorio cronico) la più diffusa negli animali. Deriva dalla proteina sierica di fase acuta (serum amyloid A protein –SAA), sintetizzata dal fegato. Si osserva: nei cavalli sieroproduttori per le continue inoculazioni di Ag (in particolare di anatossina tetanica) si

determina l’iperproduzione e l’accumulo dei precursori della amiloide; nelle altre specie sono le flogosi croniche quali la tubercolosi, processi suppurativi, che tramite le IL-1 e

IL-6 elaborate dai macrofagi, inducono il fegato a produrre ingenti quantità di lipoproteina SAA che, versata nel sangue, si accumula nell’intima vasale e poi nello stroma di organi e tessuti quali milza, fegato, reni, ghiandole endocrine ed esocrine, mucose e linfonodi. In questi organi la SAA viene degradata da proteasi e trasformata in fibrille AA;

b. forma sistemica immunocitica (AL: amyloid light chain o primaria, associata a discrasie immunitarie): plasmocitoma del cane (tumore maligno delle plasmacellule); mieloma multiplo (tumore maligno delle midollo); Gray Collie syndrome o emopoiesi (neutropenia) ciclica, malattia ereditaria autosomica recessiva che

interessa i cani di razza collie, che presentano un’ipopigmentazione del mantello (grigio-argenteo chiaro) e macroftalmia;

2. localizzata:a. noduli cutanei e mucosi nel cane e nel cavallo. Associata a una reazione granulomatosa da CE;b. A. senile delle arterie cerebrali del cane (Aβ);c. A. insulare pancreatica del gatto (principale causa di diabete mellito del felino);d. A. cerebrali trasmissibili, nelle encefalopatie spongiformi (principale componente è la proteina prionica

alterata PrPsc).

Corpora amylacea: concrezioni microscopiche circolari a struttura lamellare concentrica che si trovano in tessuti ghiandolari o liberi nelle secrezioni. Si osservano comunemente in:1. ghiandole mammarie normali e con varie lesioni (ectasie/iperplasie/tumori);2. cervello, polmoni, e vescicole seminali, dove possono indicare vecchie lesioni in cui sono accumulati detriti

tessutali e secrezioni.Nei bovini e nei ratti i corpora amylacea contengono amiloide.

Rigonfiamento mucoideEccesso di glicosaminoglicani nella sostanza fondamentale; dato che trattengono l’acqua, si ha imbibizione idrica

del connettivo.

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Macroscopicamente ha aspetto gelatinoso; microscopicamente: accumulo interstiziale di sostanza mucoide (amorfa o finemente filamentosa o granulosa, debolmente basofila). Si colora con Alcian +, metacromatica con il blu di metilene.

Al M. E. la struttura dei GAG è analoga a quella rilevabile nella sostanza fondamentale normale(intricato reticolo di proteine filamentose).

Si osserva in:1. connettivo embrionale;2. stroma di alcune neoplasia;3. mixoma (tumore connettivale benigno che riproduce il tipo del connettivo embrionale);4. atrofia gelatinosa del tessuto adiposo (subepicardico e centromidollare); si riscontra in diverse malattie

cachetizzanti;5. tessuto di granulazione;6. mixomatosi del coniglio (tumefazioni gelatinose sottocutanee bel visibili, alla costituzione delle partecima un

edema mucoide);7. lesioni iniziali dell’arteriosclerosi;8. indebolimento del cono dell’aorta del cavallo con rottura spontanea;9. fase iniziale della degenerazione fibrinoide;10. endocardiosi atrioventricolare.

ApoptosiÈ la morte cellulare programmata che si verifica:

1. durante lo sviluppo: formazione camere cardiache;2. come meccanismo omeostatico (per bilanciare la popolazione cellulare

dei tessuti);3. come meccanismo di difesa (es. in reazioni immunitarie);4. in cellule danneggiate da agenti viventi e non;5. nell’invecchiamento.

Esempi di apoptosi:1. nell’embriogenesi: involuzione durante lo sviluppo, metamorfosi;2. involuzione ormono-dipendente nell’adulto:

a. regressione mammaria post-lattazione;b. atrofia prostatica da castrazione;c. involuzione del timo;

3. nelle popolazioni cellulari in proliferazione: ad esempio nelle cripte intestinali;4. nei tumori: più frequentemente durante la regressione ma anche in tumori in attiva proliferazione;5. atrofia patologica in organi parenchimatosi per ostruzione dei dotti escretori: pancreas, paratiroidi, reni;6. nella morte dei neutrofili nella risposta infiammatoria acuta;

Apoptosi in neutrofili 100 x7. in certe malattie virali (epatite virale);8. in risposta a stimoli di diversa natura: sono gli stessi in grado di provocare necrosi, ma dati in dosi minori

producono apoptosi. Ad es. radiazioni, calore, farmaci antineoplastici, ipossia.Differenze tra apoptosi e necrosi

Caratteri Apoptosi NecrosiDistribuzione Singole cell. Più cell.Dimensioni Riduzione RigonfiamentoNucleo Frammentato LisiMembrana plasm. Integra DiscontinuaCitoplasma Contenuto in corpi apoptotici Contenuto rilasciatoInfiammazione Assente Presente

In sequenza:1. diminuzione di volume della cellula → gli organuli sono di dimensioni pressoché normali, ma addensati gli uni

con gli altri;2. condensazione della cromatina → caratteristica saliente dell’apoptosi. Il nucleo si frammenta in masse ben

delimitate, dense, di varia forma e volume;

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3. formazione di corpi apoptotici → iniziali proiezioni, seguite da frammentazione in corpi apoptotici (sono più facilmente fagocitati rispetto alle cellule intere) composti da citoplasma, organuli e/o nucleo circondati da membrana citoplasmatica;

4. fagocitosi dei corpi apoptotici da parte di cellule sane vicine (o parenchimatose o macrofagi), che vengono poi rapidamente degradati dai lisosomi e cellule vicine migrano o proliferano per occupare lo spazio di quelle andate incontro ad apoptosi.

Nelle cellule con membrana discontinua viene stimolata l’infiammazione perché tutto ciò che è intracellulare, se rilasciato all’esterno, è considerato non-self. Nell’apoptosi non c’è infiammazione perché il materiale citoplasmatico è contenuto in “organuli” delimitati da membrana, che vengono fagocitati e degradati all’interno delle cellule.

Meccanismi di apoptosiÈ effettuata da proteine specifiche che connettono i “segnali di morte” con il programma di esecuzione tramite due

i meccanismi:1. estrinseco o mediato da recettori → Fas e TNFR1;2. intrinseco o mitocondriale → per alterazione mitocondriale.

Entrambi convergono nell’attivazione delle caspasi.

Sistema intrinsecoSi basa sull’aumento della permeabilità mitocondriale e il rilascio di molecole pro-apoptotiche nel citoplasma,

senza coinvolgimento di recettori di membrana.Fattori pro-sopravvivenza

(fattori di crescita) Proteine pro-apoptosi (bak, bax)↓ ↓

Membrana mitocondriale Aumento permeabilità mitocondriale che porta alla fuoriuscita di proteine

(citocromo c) che innescano la cascata delle caspasi

↓Proteine anti-apoptosi (bcl2)

Esempi specifici di apoptosi:1. conseguente a mancanza di fattore di crescita: ad esempio, i neuroni dipendono da NGF per lo sviluppo; 2. da danno del DNA: l’esposizione delle cellule a radiazioni o agenti chemioterapici induce apoptosi con un

meccanismo iniziato dal danno al DNA e che coinvolge il gene tumore-soppressore p53. Il p53 si accumula quando il DNA è danneggiato e arresta il ciclo alla fase G1 per lasciare il tempo necessario alla riparazione. Se tale processo non avviene, il p53 innesca l’apoptosi. Perciò, il p53 normalmente stimola l’apoptosi, ma quando è

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mutato o assente (come in certi tumori), favorisce la sopravvivenza (la differente quantità di p53 può determinare la malignità del tumore).

Sistema estrinsecoIl fenomeno di apoptosi inizia quando il recettore si lega a un ligando ed è il

complesso recettore ligando ad attivare la caspasi. L’apoptosi mediante Fas-Fas ligando è causata da un recettore di superficie designato Fas. Il mediatore solubile legato alla membrana, il Fas-ligando (FasL), prodotto dalle cellule del sistema immunitario, lega il Fas sui linfociti T e attiva un programma di morte, importante per l’eliminazione dei linfociti attivati da una reazione immunitaria, limitando quindi la risposta dell’ospite.Esecuzione dei sistemi intrinseco ed estrinseco

Consiste nell’attivazione di un gruppo di proteasi della cisteina chiamate caspasi (Cysteine-ASPartic residues), che si possono dividere funzionalmente in due gruppi: iniziatori ed esecutori. Dopo l’innesco, gli esecutori, in particolare la caspasi 3, procedono con la distruzione del citoscheletro e delle proteine nucleari.

Rimozione delle cellule morteLe cellule in apoptosi e i loro frammenti hanno sulla loro superficie delle molecole che facilitano il precoce

riconoscimento da parte di cellule adiacenti o fagociti per l’attuazione della fagocitosi e la distruzione. Il processo è così efficiente che le cellule morte scompaiono senza lasciare traccia e l’infiammazione è pressoché assente.

Patologie legate a disordini dell’apoptosiInibita apoptosi e aumento della sopravvivenza: cancro (associato a mutazioni del p53) e malattie autoimmuni (i

linfociti autoreattivi non sono eliminati dopo una risposta immunitaria).Aumentata apoptosi ed eccessiva morte cellulare: malattie neurodegenerative (atrofie spinali, Alzheimer), ischemia

(nell’infarto del miocardio e nell’ictus), deplezione linfocitaria virus-indotta (sindromi da immunodeficienza acquisita).

NecrosiMorte circoscritta di cellule e tessuti con evidenza morfologica caratteristica nell’animale vivoColpisce localmente vaste aree di tessuto e consiste nella comparsa di cellule irreversibilmente degenerate, che

vanno rapidamente in contro a morte, mediante attivazione degli enzimi litici in esse contenuti o alla coagulazione del protoplasma. La necrosi è un fenomeno secondario alla morte cellulare (differenza dall’apoptosi) nell’animale vivente e culmina con nella distruzione del nucleo.

La necrosi può essere:1. diffusa: colpisce l’intero organo o tessuto (tossicosi);2. a focolai: singole aree, ben definite (batteri, funghi,virus);3. disseminata: numerosi focolai necrotici presenti in un organo. Tale distribuzione è detta multifocale. Dipende non

solo dal tipo di degenerazione ma anche dall’intensità della lesione dei vasi e dall’infiltrazione di connettivo circostante (l’organismo tende a isolare il focolaio).

Aspetto della necrosiMacroscopicamente: aspetto asciutto, chiaro; microscopicamente:

1. citoplasma → aumento eosinofilia del citoplasma (aumento legame eosina a proteine alterate e perdita dei ribosomi); talora si presenta ialinizzato o vacuolizzato con possibile calcificazione;

2. nucleo → marginazione della cromatina: addensamento periferico della cromatina:a. cariopicnosi: addensamento della cromatina, che si trasforma in una massa ipercromatica, con riduzione del

volume nucleare;b. carioressi: frammentazione della cromatina, con dispersione dei frammenti nel citoplasma;c. cariolisi: dissolvimento della cromatina in piccoli granuli, per idrolisi enzimatica di nucleoproteine.

Cause di necrosi:1. esito finale di processi degenerativi cellulari (necrobiosi: esito di una grave regressione cellulare);

a. disturbi locali del circolo: trombosi → embolia → arresto in arteriole terminali (non anastomizzate con arterie vicine) → infarto;

b. avvelenamento da Claviceps purpurea → spasmi arteriosi necrotizzanti che riducono la quantità di sangue apportata e necrosi delle parti distali di arti,coda ed orecchi;

c. anemia grave → comporta ipossiemia generale e fenomeni necrotici negli organi particolarmente sensibili alla carenza di ossigeno (necrosi epatica centro lobulare);

2. fattori fisici:a. schiacciamento, spappolamento, decubiti (necrosi da decubito: alterazioni circolatorie da occlusione dei

capillari cutanei compressi dal peso del corpo giacente per lungo tempo immobile);

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b. radiazioni X, UV; c. correnti elettriche → depolarizzano e ripolarizzano le membrane;d. temperatura alta (ustioni) o bassa (assideramento);

3. fattori chimici:a. alcali ed acidi forti (detersivi, soda caustica);b. sali di metalli pesanti;

4. autodigestione ghiandolare:a. stomaco → se l’integrità della mucosa gastrica viene meno in qualche punto, l’acido cloridrico e gli enzimi

digeriscono i tessuti;b. pancreas → una lesione provoca la fuoriuscita degli enzimi pancreatici;

5. agenti patogeni: germi (Fusobacterium, Clostridium), miceti, macroparassiti, virus;6. ipersensibilità (fenomeno di Arthus deposito di complessi immuni che provoca la necrosi di piccoli vasi);7. stati dietetici carenziali:

a. selenio e vitamina E → necrosi muscolare;b. rame → gravi lesioni nervose.

La carenza di vitamina E è causa di morte improvvisa nel suino perché il cuore risente della perossidazione dei lipidi di membrana.

Classificazione delle necrosiNecrosi coagulativa

Macroscopicamente : focolai opachi, asciutti, grigio-giallastri, consistenza soda. Microscopicamente “ombre” eosinofiliche delle cellule originali (la forma e l’organizzazione del tessuto sono

riconoscibili istologicamente, ma i dettagli cellulari sono persi e il nucleo va in lisi); citoplasma omogeneo e granuloso, fluorescente alla luce UV.

Cause: ischemia (infarto), sostanze chimiche (acidi forti, bloccanti l’idrolisi lisosomiale) e agenti biologici (necrobacillosi).

Le aree più piccole hanno una forma tondeggiante, le aree più ampie hanno spesso una forma irregolare, a carta geografica (frastagliate con aree di discromia molto evidenti).

In tutti i casi i focolai necrotici recenti hanno un sottile alone periferico rossastro (iperemia perifocale).Le necrosi coagulative più vecchie sono spesso circondate da tessuto connettivo fibroso (c.d. Sequestri).I focolai più piccoli possono andare incontro ad un totale riassorbimento, salvo l’eventuale esito di piccole

cicatrici. I vecchi focolai di necrosi coagulativa contengono spesso precipitati di Sali di calcio, talvolta anche cristalli di colesterolo. Necrosi colliquativa

Rammollimento fino alla fluidificazione del tessuto necrotico. È causata da alcali ed avviene quando si ha autodigestione del tessuto per:1. liberazione enzimi idrolitici lisosomiali non ancora inibiti (autolisi); nel SNC nel tempo la necrosi colliquativa

esita in cisti a contenuto torbido, capsulate;2. enzimi proteolitici venuti dell’esterno (eterolisi).

Istologicamente la necrosi colliquativa è contraddistinta dall’aspetto granuloso rarefatto e quasi edematoso degli spazi intercellulari e dalla netta prevalenza di cellule rigonfie, idropiche e autolitiche (compresi i neutrofili). Solo nei piccoli focolai molto vecchi e parzialmente riassorbiti, è possibile riscontrare adeguati fenomeni di cicatrizzazione per deposito di fibroblasti. È strutturata (via di mezzo tra coagulativa e steatonecrosi) e può derivare da una necrosi coagulativa. Si divide in:1. primaria:

a. nel tessuto nervoso (encefalomalacia del cervello e mielomalacia del midollo; molti lipidi + abbondanza di idrolasi) → agenti necrogeni di natura batterica nel SNC;

b. nel pancreas (enzimi proteolitici);c. nella mucosa gastro-intestinale per alcali forti (calce viva) che sono solventi delle proteine;

2. secondaria: rammollimento di focolai di necrosi coagulativa, per l’intervento di batteri o leucociti infiltranti (suppurazione per liberazione delle proteasi dei neutrofili).

Necrosi caseosaVariante della necrosi coagulativa con aspetto simile a quello del formaggio molle per abbondanza di lipidi di cui è

imbevuto. Ha morfologia omogenea, soda, senza dettagli cellulari riconoscibili. Le cause sono TBC, pseudoTBC e tularemia, che provocano lo stesso tipo di infiammazione cronica: il granuloma.

Nella foto cellule giganti tipiche della TBC con nuclei disposti alla periferia a formare un ferro di cavallo.

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N. coagulativa N. colliquativa N. caseosa

Tipi particolari di necrosiNecrosi cerea

Tipica dei muscoli striati, prende il nome dalla somiglianza con la cera vergine (giallognola semitrasparente). È causata da:a. malattie carenziali (Vit. E e selenio) → miopatie carenziali nei giovani animali;b. malattie tossiche (chemioterapia antineoplastica) ;c. stati infettivi;d. malattie dismetaboliche.

Patogenesi: lesioni iniziali nei mitocondri, successivamente alle fibre muscolari.Aspetto macroscopico: colorito roseo pallido o grigio-giallastro o biancastro (simile a carne di pesce) con

superficie di taglio del muscolo opaca ed asciutta (simile a cera). Microscopicamente:1. rigonfiamento ed eosinofilia delle miofibre, aspetto omogeneo, perdita delle striature trasversali e della struttura

fibrillare;2. scomposizione del sarcoplasma in zolle quadrangolari (necrosi coagulativa); 3. imbibizione acquosa delle proteine denaturate (l’acqua si libera all’interno della cellula); 4. disgregazione del sarcoplasma (necrosi colliquativa e risoluzione granulare, ossia richiamo dei macrofagi che

fagocitano i pezzetti di cellule andati incontro a necrosi); 5. calcificazione distrofica e/o infiltrazione lipidica.Steatonecrosi: necrosi degli adipociti

È frequente in cavità addominale e sottocute. Colpisce anche il pancreas per auto digestione di sue aree limitate ad opera di enzimi lipolitici in esso contenuti.

La steatonecrosi è frequente in cani e gatti e in caso di pancreatite (infiammazione del pancreas in seguito a cause tossiche, alimentari, infettive che agiscono facendo perdere al pancreas le sue funzioni: feci grosse e biancastre per mancata digestione dei lipidi).

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Necrosi cerea con calcificazione Steatonecrosi: pancreas e tess. adiposo Steatonecrosi e steatite

Necrosi fibrinoide (vedi degenerazione dei connettivi)È la necrosi della parete di un vaso. È la conseguenza morfologica di una lesione da immunocomplessi che

causano vasculite necrotizzante acuta con infiltrazione di granulociti neutrofili.Evoluzione della necrosi

In organo o tessuto vitale: morte dell’organismo.Necrosi massiva: liberazione dal focolaio di grandi quantità di cataboliti tossici: morte.Il tessuto necrotico si comporta da corpo estraneo (germi causa di necrosi, mediatori chimici) e stimola una

reazione infiammatoria:1. se piccoli focolai → disgregazione e riassorbimento per via linfatica, tessuto di granulazione, cicatrizzazione;2. se estesi → incapsulamento fibroconnettivale (sequestro);3. se giungono piogeni → trasformazione in focolaio purulento (ascesso);4. se su cute o mucose: espulsione (escare, ulcere).

I tessuti necrotici possono evolvere verso la calcificazione distrofica.

Calcificazioni patologicheDeposito di sali insolubili di calcio al di fuori delle sedi normali di deposito (ossa e denti). Il contenuto del calcio nell’organismo è normalmente regolato da vari fattori:

1. paratiroidi → producono paratormone (ipercalcemizzante); aumenta l’assorbimento di calcio dall’intestino, stimola il riassorbimento del calcio e aumenta l’escrezione dei fosfati nel rene; inoltre rimuove il calcio dalle ossa stimolando gli osteoclasti;

2. tiroide → produce calcitonina (ipocalcemizzanta); ha azioni opposte al paratormone;3. vitamina D → ipercalcemizzante; aumenta l’assorbimento intestinale e la mobilizzazione dalle ossa del calcio;4. tutte le cause che influiscono sul rapporto Ca/P (aumentando la calcemia o diminuendo la fosfatemia), creano

situazioni favorevoli a per la precipitazione di fosfato di calcio nei tessuti.Calcificazione distrofica

Avviene in condizioni di normalità del metabolismo del calcio.La precipitazione patologica avviene in aree dove sono presenti alterazioni regressive, come la necrosi

(coagulativa, colliquativa, caseosa, steatonecrosi, necrosi cerea). Le cellule morenti non possono regolare a lungo l’ingresso del calcio con accumulo mitocondriale (soprattutto fosfato di calcio).

Si ritrova in: necrosi muscolare, granulomi, lesioni parassitarie (dove sono presenti corpi di parassiti morti), calcinosis cutis (iperadrenocorticismo), calcinosis circumscripta (alano, pastore tedesco; genesi familiare).

Calcificazione metastatica

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Avviene in tessuti normali in corso di ipercalcemia per un disturbo del metabolismo del calcio e aumento della sua concentrazione nel sangue. Gli ioni calcio entrano in grande quantità nelle cellule e precipitano soprattutto nei mitocondri.

Cause di calcificazione metastatica1. insufficienza renale: tramite ritenzione di fosfati che inducono iperparatiroidismo secondario renale e

ipercalcemia. Il calcio si deposita a livello di mucosa gastrica, reni, setti alveolari;2. intossicazione da vit. D:

a. ruminanti: assunzione di Cestrum diurnum (in aorta, cuore, polmoni);b. cani e gatti: per ingestione di rodenticidi contenenti colecalciferolo(in mucosa intestinale, pareti vasali, reni);

3. paratormone (tumore secernente): iperparatiroidismo primario (raro; in mucosa intestinale, pareti vasali, reni);4. distruzione di tessuto osseo da parte di tumore primitivo o secondario.

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