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FULVIO GIARDINA - Presidente Ordine Regionale Care colleghe e cari colleghi, è opportuno oggi avviare una riflessione critica, responsabile e costruttiva sulla psicoterapia. Se da un lato i liberi professionisti psicoterapeuti hanno richiesto il convenzionamento con il SSN, adducendo i lunghi tempi di attesa per gli utenti che si rivolgono al servizio pubblico, dall’altro il M.I.U.R., con la circolare del 09/11/2001 prot. 16281, ha disposto che le Scuole di Specializzazione universitaria di area medica - fra le quali è inserita anche quella di Psicologia clinica - debbano fare bandi di ammissione esclusivamente per laureati in medicina, escludendo in tal modo gli psicologi. Senza entrare affatto nel merito di quanto questa circolare dispone, che trova una propria logica nor- mativa (errata!!) nella direttiva comunitaria setto- riale promulgata per i medici, per la loro formazio- ne e le loro specializzazioni, credo che appaia ormai in maniera chiara la debolezza della parte più pre- stigiosa, storicamente più incisiva, della nostra pro- fessione. Oggi più di prima è compito dello psicologo leg- gere in termini professionali il mondo che lo circon- da, poiché – in quanto professionista – dispone di metodi e di strumenti con i quali è possibile cogliere e decodificare i processi di cambiamento, ed inter- venire strategicamente su di essi. Si tratta però di capire – al di fuori dei limiti del- le singole scuole di pensiero - come e perché si sono evoluti i contesti teorici e metodologici che hanno determinato la prassi psicoterapeutica. E credo che spetti soprattutto a noi, psicologi e psicoterapeuti, non arroccarsi dietro le mura ideolo- giche della tutela della professione, ma ricercare, ca- pire, avere anche il coraggio di rideterminare per- corsi che – alla lunga – possono essere confusivi per utenti e professionisti. In alcuni paesi europei (Inghilterra, Germania) i percorsi formativi dello psicologo e dello psicotera- peuta sono paralleli, non sequenziali; nel senso che la psicoterapia non è affatto vincolata alla psicolo- gia, e la psicologia – sganciata dalla “cultura della terapia” – è in grado di determinarsi con una pro- pria autonomia, fornendo risposte sempre più ade- guate. In altri paesi (Francia, Spagna) la competenza psicoterapeuta rientra pienamente nell’essere psico- logo. L’eventuale, successiva specializzazione, che lo psicologo consegue in una scuola di psicoterapia, rende tale competenza accreditata anche sul piano formale, con maggiori garanzie per l’utente. Così avviene in Italia per il medico, il quale è “medico – chirurgo”, cioè possiede la competenza chirurgica alla fine dell’abilitazione professionale e la successiva iscrizione al proprio Ordine. Nel nostro paese, come è noto, la specializzazio- ne in psicoterapia è conseguita esclusivamente da Anno V - n. 1 - Febbraio 2002 Giornale dell’Ordine degli Psicologi della Sicilia EDITORIALE Psicologi e Psicologia in Sicilia Ψ Ψ CONTINUA IN ULTIMA PAGINA Psicologi e Psicoterapeuti: quali competenze? 2 - IN PRIMO PIANO Hillman: un itinerario psicologico tra suggestioni metafisiche e pensiero debole 6 - INIZIATIVE DELL’ORDINE Professione psicologo: alcune coordinate sulla mappa del mondo del lavoro 8 - LA PROFESSIONE Il Forum delle professioni 10 - PROGETTO ICARO Intervista al prof. Erminio Gius 18 - LA PROFESSIONE Il primo Convegno Regionale di Psiconcologia La professione di psicologo militare nell’esercito La “cultura di gruppo” nell’istituzione penitenziaria Cambiamento organizzativo e competenze dello psicologo scolastico Counseling orientativo attraverso il gruppo 31 - UNIVERSITÀ Nuovi Corsi di Laurea in Scienze e Tecniche psicologiche: professionalizzazione e tirocini 33 - CULTURA PSICOLOGICA La TV, quella belva da domare La promozione della qualità della vita lavorativa nella P.A. 36 - RECENSIONI 38 - AGGIORNAMENTO ALBO

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FULVIO GIARDINA - Presidente Ordine Regionale

Care colleghe e cari colleghi,è opportuno oggi avviare una riflessione critica,

responsabile e costruttiva sulla psicoterapia.Se da un lato i liberi professionisti psicoterapeuti

hanno richiesto il convenzionamento con il SSN,adducendo i lunghi tempi di attesa per gli utentiche si rivolgono al servizio pubblico, dall’altro ilM.I.U.R., con la circolare del 09/11/2001 prot.16281, ha disposto che le Scuole di Specializzazioneuniversitaria di area medica - fra le quali è inseritaanche quella di Psicologia clinica - debbano farebandi di ammissione esclusivamente per laureati inmedicina, escludendo in tal modo gli psicologi.

Senza entrare affatto nel merito di quanto questacircolare dispone, che trova una propria logica nor-mativa (errata!!) nella direttiva comunitaria setto-riale promulgata per i medici, per la loro formazio-ne e le loro specializzazioni, credo che appaia ormaiin maniera chiara la debolezza della parte più pre-stigiosa, storicamente più incisiva, della nostra pro-fessione.

Oggi più di prima è compito dello psicologo leg-gere in termini professionali il mondo che lo circon-da, poiché – in quanto professionista – dispone dimetodi e di strumenti con i quali è possibile coglieree decodificare i processi di cambiamento, ed inter-venire strategicamente su di essi.

Si tratta però di capire – al di fuori dei limiti del-le singole scuole di pensiero - come e perché si sonoevoluti i contesti teorici e metodologici che hannodeterminato la prassi psicoterapeutica.

E credo che spetti soprattutto a noi, psicologi epsicoterapeuti, non arroccarsi dietro le mura ideolo-giche della tutela della professione, ma ricercare, ca-pire, avere anche il coraggio di rideterminare per-corsi che – alla lunga – possono essere confusivi perutenti e professionisti.

In alcuni paesi europei (Inghilterra, Germania) ipercorsi formativi dello psicologo e dello psicotera-peuta sono paralleli, non sequenziali; nel senso chela psicoterapia non è affatto vincolata alla psicolo-gia, e la psicologia – sganciata dalla “cultura dellaterapia” – è in grado di determinarsi con una pro-pria autonomia, fornendo risposte sempre più ade-guate.

In altri paesi (Francia, Spagna) la competenzapsicoterapeuta rientra pienamente nell’essere psico-logo. L’eventuale, successiva specializzazione, chelo psicologo consegue in una scuola di psicoterapia,rende tale competenza accreditata anche sul pianoformale, con maggiori garanzie per l’utente.

Così avviene in Italia per il medico, il quale è“medico – chirurgo”, cioè possiede la competenzachirurgica alla fine dell’abilitazione professionale ela successiva iscrizione al proprio Ordine.

Nel nostro paese, come è noto, la specializzazio-ne in psicoterapia è conseguita esclusivamente da

Anno V - n. 1 - Febbraio 2002

Giornale dell’Ordine degli Psicologi della Sicilia

EDITORIALE

Psicologi e Psicologia in SiciliaΨΨΨΨ

CONTINUA IN ULTIMA PAGINA

Psicologi e Psicoterapeuti: quali competenze?

2 - IN PRIMO PIANO• Hillman: un itinerario psicologico tra suggestioni

metafisiche e pensiero debole

6 - INIZIATIVE DELL’ORDINE• Professione psicologo: alcune coordinate

sulla mappa del mondo del lavoro

8 - LA PROFESSIONE• Il Forum delle professioni

10 - PROGETTO ICARO• Intervista al prof. Erminio Gius

18 - LA PROFESSIONE• Il primo Convegno Regionale di Psiconcologia• La professione di psicologo militare nell’esercito• La “cultura di gruppo” nell’istituzione penitenziaria• Cambiamento organizzativo e competenze

dello psicologo scolastico• Counseling orientativo attraverso il gruppo

31 - UNIVERSITÀ• Nuovi Corsi di Laurea in Scienze e Tecniche

psicologiche: professionalizzazione e tirocini

33 - CULTURA PSICOLOGICA• La TV, quella belva da domare• La promozione della qualità della vita lavorativa

nella P.A.

36 - RECENSIONI

38 - AGGIORNAMENTO ALBO

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IN PRIMO PIANO

Hillman: un itinerario psicologicotra suggestioni metafisiche e pensiero debole

2 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

PAOLO BOZZARO- Psicologo, membro dell’Istituto ItalianoPsicoanalisi di Gruppo

L’accoglienza riservata a James Hillman il 13 ot-tobre 2001 dagli psicologi siciliani nella bella corni-ce dell’ex-Monastero dei Benedettini - sede adessodella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università diCatania – è stata degna del personaggio: un omag-gio anzitutto ad una delle figure più prestigiose einteressanti del panorama psicologico internaziona-le, conosciuto e apprezzato anche al di fuori dellastretta cerchia degli specialisti.

Hillman ha rivisitato nei suoi libri i luoghi ‘sacri’della psicologia contemporanea – edella psicoanalisi in modo particola-re – con gli strumenti ‘antichi’ dellafilosofia e della mitologia, in perfettacontrotendenza rispetto agli approc-ci neo-positivisti, rappresentati nelcampo psicologico dall’importazio-ne di modelli mediati dalle scienzesociali o dalle scienze della natura opiù recentemente dalle “neuroscien-ze”.

Le “rivisitazioni” di Hillman –dal 1977 con il Saggio su Pan al Co-dice dell’anima del 1997 (mèntore inItalia la prestigiosa casa editriceAdelphi) – non sono solo eventi edi-toriali, anche se devono molto del lo-ro fascino allo stile narrativo e affa-bulatorio che li caratterizza.

Come ha commentato StefaniaRossini sul L’Espresso (1 nov. 2001), James Hillmanè in grado di rinnovarsi ogni paio d’anni e di susci-tare immancabilmente ogni volta ammirazione eaudience: “Ogni volta Hillman è aspettato appas-sionatamente, letto e ascoltato avidamente, apprez-zato acriticamente, con una remissività fideistica acui, in questo smaliziato paese, non siamo abituati.A meno che non si prendano a confronto fenomenidi incantamento per qualche guru orientale, che as-solve periodicamente i bisogni mistici dei cuorisemplici” (p. 74).

Il popolo degli hillmaniani – un popolo trasver-sale non solo tra gli psicologi ma anche tra gli intel-lettuali di varie appartenenze - lo considera un ve-ro maestro, uno dei pochi “maitres à penser” chenon temono di essere accusati di “idealismo” o“spiritualismo” solo perché osano parlare di “ani-ma” o di “mente” al tempo di Internet.

Hillman è in grado di polarizzare per ore l’atten-zione e l’interesse di un folto uditorio (lo abbiamoregistrato anche a Catania), sostenendo rivoluzioniconcettuali ardite e radicali, allineando sullo stessofilo discorsivo dotte citazioni letterarie e descrizionipsicologiche acute, evocazioni affascinanti di imma-gini e di miti e critiche impietose, riflessioni filosofi-che e teologiche, accompagnate da un apparato do-cumentaristico ed ermeneutico non indifferente.

Nei passaggi concettuali più scivolosi Hillman sela cava partorendo originali ‘neologismi’, che al fa-scino dell’allusività nominalista associano una ri-verberazione semantica, che è ormai difficile - nel

contagio della contaminazione linguistica post-laca-niana e post-junghiana – ricondurre ad un uso rigo-roso o per lo meno cautelativo delle parole. Nominanon sunt numina (“i nomi non sono divinità”) si ri-peteva una volta per segnalare i limiti di ogni nomi-nalismo filosofico, teologico o psicologico. Non c’èteoria del linguaggio, oggi, che non rivendichi a va-rio titolo la supremazia del “segno” sul “significa-to”: è inevitabile, quindi, che si riconduca ogniespressione del “reale” alla sua “rappresentazione”e si possa poi invertire la direzione (dalla “rappre-sentazione” al “reale”) senza che resti traccia dellafatale inversione. A riscontro l’uso (e l’abuso) deltermine “anima” nei testi di Hillman ne è un ecla-tante esempio, anche se non più intrusivo del termi-ne “libido” nei testi di Freud o di “informazione” inquelli di un cognitivista convinto.

Hillman è perfettamente consapevole di trovarsi

J. Hillman al Convegno

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INIZIATIVE DELL’ORDINE: JAMES HILLMAN A CATANIA

Psicologi e Psicologia in Sicilia • 3

al crocevia di uno slittamento profondo del signifi-cato, della funzione e del ruolo della “psicologia”,non della disciplina quasi scientifica della quale siricorda la nascita appena un secolo e mezzo fa (conWundt), ma di quella psicologia nata con Platone eAristotele, rifondata da Melantone in pieno Cinque-cento in bilico tra naturalismo e teologia, approdatacon Kant ad una sorta di antropologia illuminista,da sempre terreno familiare ad artisti, poeti e so-gnatori, come aveva intuito G. Vico, esaltata daDilthey perché pone al centro del processo di cono-scenza la soggettività e i suoi enigmi, ripresa e rilan-ciata da Freud e Jung nel Novecento in una prospet-tiva sicuramente dirompente, frammentatasi suc-cessivamente in tante “psicologie”, ognuna in cercadella propria porzione di identità (epistemologica o

metodologica o semplicemente di marketing), di-mentiche quasi tutte (come sostiene Hillman) delproprio oggetto originario fondante e cioè dell’ani-ma.

“La psicologia – afferma Hillmann in Re-visionedella psicologia (certamente il suo libro più interes-sante dal punto di vista della ricerca storica e filoso-fica) – che pure deriva il suo nome dall’anima (psy-ché), ha impedito a quella stessa anima di apparirese non dove sanzionato da questa moderna visionedel mondo. Come la scienza e la metafisica moder-ne hanno bandito la soggettività delle anime dalmondo esterno degli eventi materiali, così la psico-logia ha negato l’autonomia e la diversità delle ani-me al mondo interno degli eventi psicologici…Lapsicologia addirittura non usa la parola anima: unapersona è detta un sé oppure un io. Tanto il mondolà fuori quanto quello dentro di noi hanno subito ilmedesimo processo di depersonificazione. Siamostati tutti privati di anima” (1983, pp. 31-32).

Contro una psicologia che scimmiotta le cosid-dette “scienze esatte” e presume di acquisire valore

‘aggiunto’ di verità, corredando l’osservazione diun fenomeno psichico con complicati calcoli statisti-ci o indaga il mondo delle emozioni attraverso itracciati elettroencefalografici o le mappe di una to-mografia, Hillman afferma senza mezzi termini chela psicologia avrebbe fatto meglio a prendere i suoistrumenti proprio dalla religione, se non altro per-ché proprio alla religione da sempre l’anima è ap-partenuta. Strumenti elettivi sono l’immaginazioneverbale e il potere terapeutico delle parole e a questistrumenti la sua psicologia, quella archetipica, in-tende rimanere fedele: una psicologia che non è unascienza ma non è neppure una religione, della qualedopo la fondazione junghiana, Hillman insieme aNeumann si considera l’interprete più originale eche ha come scopo non di costruire una nuova teo-

ria psicologica o una nuova forma di‘psicoterapia’, ma un nuova ‘forma diconoscenza’ a partire da quella basepoetica della mente che è l’anima. E nona caso il suo ultimo libro, una lunga in-tervista-dialogo rilasciata a Silvia Ron-chey (edita da Rizzoli), porta un titolo‘socratico’: Il piacere di pensare.Avere avuto l’ occasione di incontrarlo,di ascoltare direttamente dalla sua vocela trama di un pensiero o di una rifles-sione, di ‘provocarlo’ con qualche do-manda ‘maliziosa’ è stata comunqueuna bella esperienza. Hillman ha impa-rato bene la ‘lezione americana’ e saconcedersi al suo pubblico con la sicu-rezza e il fascino di chi alla brillante car-riera professionale (giovane studentecon Carl Jung; direttore dello Jung Insti-tute di Zurigo; professore presso presti-

giose università come la Yale, l’Università di Chica-go e Dallas) ha affiancato un crescente successo dipubblico e di stampa (le sue apparizioni televisivenel talk-show di Oprah Winfrey sono diventate unfenomeno massmediale non meno rilevante delletrecentottantamila copie vendute solo in Americadel Il codice dell’anima).

Sul piano strettamente psicologico non è facilefare un bilancio critico del contributo che Hillmanha dato alla crescita e allo sviluppo della psicologiacontemporanea. Occorrerebbero più tempo e piùspazio e, comunque, molte delle considerazioni ri-guarderebbero non Hillman ma il contesto ‘junghia-no’, nel quale – pur essendone uno degli interpretipiù raffinati – egli è comunque profondamente im-plementato.

Le “revisioni” che Hillman ha periodicamenteproposto in campo psicologico hanno riguardato arotazione un po’ tutti gli autori, Jung compreso. Mase si dovesse fare una classifica degli ‘infilzati’, lapalma spetterebbe a Freud: e non tanto per quel-l’impietoso libro Il mito dell’analisi (1979), che non

J. Hillman con il Presidente dell’Ordine Fulvio Giardina

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4 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

poco contribuì a spargere sospettosità e discreditonei confronti della pratica analitica (a favore di benaltre ‘pratiche’ promosse immediatamente a ‘mito’grazie alle brezze della new age) .

Hillman, che pure riconosce la grandezza e l’ori-ginalità del pensiero di Freud, non gli perdona diaver scelto “il modello scientifico” come modello diriferimento per le sue indagini, comprese quelle suisogni, sui miti e sulle religioni e di aver mantenutofede a questo “metodo” anche quando il modello“positivista” era stato ampiamente superato. MaHillman dimentica che per Freud l’adesione allatanto disprezzata “razionalità scientifica”, così co-me essa si declinava nel paradigma positivista nelquale egli si era formato, era l’unico modo per ac-

creditare la psicoanalisi nella società del tempo. Edera anche un modo di mantenere comunque, in am-bito clinico e scientifico, una dimensione sanamente“laica” per un “ebreo” (che ben conosceva per tradi-zione familiare le intolleranze dei vari integralismireligiosi) e per un “uomo di cultura” (che amava co-sì profondamente la cultura antica da … svenire allavista del Partenone).

Il dilemma non è se ascrivere la psicologia all’a-rea del “mithos” o a quella del “logos”, ma quantoessa sia in grado come teoria e come pratica di ope-rare quella amplificazione di campo (come la defini-sce Bion) che permetta anche all’uomo contempora-neo di fruire della funzione mitopoietica e di esseresensibili all’interpretazione.

IN PRIMO PIANO

Non so pro-prio comeavremmo potu-to fare se non cifosse stato lui,… il telefono!Grazie a lui m’èstata inizial-mente postal’occasione diorganizzare unincontro culturale con James Hillman in persona, per suo tramite la mia voce è giunta inAmerica ed è sempre stato lui a trasmettere fedelmente al Consiglio il progetto. Dopo l’ap-provazione, s’è messo in moto per distribuire le direttive organizzative necessarie a rendereesecutivo quanto progettato, il tutto in meno di due mesi!

Le circa quattrocento presenze (387 schede registrate, 282 di Catania e provincia, 105 dialtre province, 145 iscritti all’Ordine, 242 di altre professioni o comunque non iscritti al no-stro Ordine) hanno reso ampia soddisfazione al lavoro preparatorio, svolto proficuamentegrazie al contributo dell’Università di Catania ed al prezioso operato dei colleghi: SalvatoreCastorina, Riccardo Mondo, Gabriella Toscano, Elania Lo Re ed Angela Giannetto, e grazieanche a quel telefono, insostituibile, che mi ha permesso di assumere decisioni ed impartiredisposizioni, rimanendo comodamente disteso, vivendo così un’atipica e piacevole degen-za post-operatoria.

Tutto è andato bene, grazie ancora a chi ha contribuito!

Sergio Amico - Consigliere Tesoriere

RINGRAZIAMENTIRINGRAZIAMENTI

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Psicologi e Psicologia in Sicilia • 5

L’anima del mondo è sporca, di-ce Hillman, e l’interprete lo guardaun attimo perplesso, naufrago fra letempeste dell’io. Come si può tra-durre “fabbricare anima”?

Appare uno scherzo surreale da-re termini letterali e concreti alla ce-leste immaginazione di James Hill-man, così come buffa e incongruaappare la banana che ha portato nel-la cartella, e gaiamente divora nellaprima pausa della conferenza. Così,fra leggerezza e necessità. Come lasua scrittura.

Perché l’anima è sporca? Lui pro-segue a parlare, accompagnando lefrasi con un leggero gesto della ma-no a conchiglia, il braccio che dise-gna circoli nell’aria, la gamba cheaccompagna lieve il movimento. E’sporca perché abbiamo perso il sentire comune delmondo, perché rinneghiamo continuamente le no-stre origini cosmiche, non siamo più capaci di rico-noscerci e ritrovarci dentro la natura, dentro la so-cietà, dentro il cuore dell’universo stesso.

Siamo capaci di ragionare solo in termini di Io,io, io, e il senso comune della vita ci sfugge, come ilsuo mistero. Altro che unificazione in rete, in Euro,in Internet. Visti coi suoi occhi siamo così ridicoli,così solitari. Lui insiste su di un punto, la psiche so-vrumana e ancestrale, mitica e unica, che ci sovra-sta. Non è dentro il corpo, ma fuori. E’ il corpo cherisiede nella psiche, e questa non è mia né tua, è ditutti, e noi costruiamo un ponte per abitarla e tra-smetterla, il che è poi comunicare.

A me che sono giornalista, e non psicologa néstudiosa, tutto questo, insieme al suo gesto morbidoda vecchio maestro, mi tocca da vicino. Mi com-muove. Hillman mi ha sempre fatto questo effetto, èuna commozione che prende insieme il cervello e ilcuore.

“Sovvertire”, dunque, è questa la parola che usae ripete l’interprete. Combattendo l’invasione della“civiltà”. Riscoprendo e partecipando il mondo, chenon è soltanto, romanticamente, alberi e fiumi e tra-monti, ma soprattutto case e palazzi, uffici e anima-li, città piene di gente e di auto, di religioni e di cibi,di saperi e di occhi diversi. Anche qui puoi ascoltarel’universo che preme. “Così puoi far rinascere ilmondo morto, il mondo senza cognizione”.

Ovunque, d’altronde, c’è bellezza,e la bellezza è senso. Non è vero cheè immagine, copertura, rivestimento,orpello. La bellezza è contenuto stes-so, è messaggio.

Ma come si fa, vorrei chiedere, asovvertire e insieme condividere?Dov’è il logos dell’anima?

Lui lo dice subito, non c’è bisognodi domande. E’ proprio questo il di-lemma dell’uomo contemporaneo:individuazione o adattamento. “E’ ilconflitto tra civilizzazione e cultura,che non può essere risolto ma deveessere affrontato. Ognuno di noi èmembro della civiltà e rappresentan-te della cultura. Lo studio di Freudaveva due porte di accesso, una pub-blica (vicina a una macelleria) e unanascosta, segreta. Due porte per lo

stesso individuo. Quello della cultura, è il lavoro delsegreto e deve restare al riparo dalla civilizzazione,resistere alla civilizzazione che appiattisce e cemen-tifica, uguaglia tutti indistintamente. La stessa civi-lizzazione non vuole essere trasformata in cultura,non deve. E oggi la terapia – qui parla lo psicologo –è adattamento alla civiltà. Non a caso è basata sutermini come identità, affermazione dell’io, potere,forza. Mentre il nostro compito dovrebbe esserequello di guarire le persone dall’eccesso di civiltà.Riportarle all’Io originale e mitico.”

Insomma essere puer e non senex, per usare lesue categorie. Cioè vitali e fantasiosi, duttili e fre-menti. E non immobili e stanchi, rigidi e sordi ai ri-chiami del mondo.

Ma il puer è depresso. Demotivato, stanco. L’ani-ma del mondo è torbida, intossicata. Le voci dell’u-niverso tacciono sotto i fischi delle bombe. Gli dei sisono rifugiati sgomenti dietro le macerie di qualchegrattacielo.

Dov’è lo spazio per fabbricare anima? Hillman e sua moglie hanno finito la loro bana-

na, insieme. Le due bucce fanno un balzo nel cesti-no. Quello “spazio”, si capisce, è dentro di noi. Mabisogna conservarlo aperto, luminoso.

Elvira Seminara Giornalista “La Sicilia”

INIZIATIVE DELL’ORDINE: JAMES HILLMAN A CATANIA

É con vero piacere che facciamo uno “strappo” alla regola nell’ospitare

il contributo di un “non psicologo”.

Ringraziamo Elvira Seminara per le riflessioni... a-braccio su Hillman

che ci ha cordialmente condiviso.

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6 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

INIZIATIVE DELL’ORDINE

a cura di MICHELE LIPANIConsigliere

La complessità del mondo dellavoro impone ad ogni giovaneprofessionista (e non solo algiovane) una sfida rispetto allaquale sono necessarie non solole ovvie competenze professio-nali, ma anche una serie diinformazioni e abilità indi-spensabili per orientarsi in talecomplessità.

Cogliere i segnali sulle aree dimaggiore espansione della professio-ne, oppure orientarsi tra le leggi che la re-golamentano, gli aspetti fiscali e le competenzedi vari organi ed enti, sono di solito un bagaglio af-fidato alla paziente e lenta opera dell’esperienza delsingolo professionista.

E’ chiaro che in questi ambiti lo iato tra percorsoformativo e mondo del lavoro è molto accentuato.

Dobbiamo però sottolineare che negli ultimi annicontinua a crescere l’attenzione reciproca tra mondodella formazione e mondo della professione. Peresempio sono sempre più frequenti i contatti traUniversità e Ordine professionale per promuovere

iniziative che agevolino il passaggio al-la professione.

Il Consiglio dell’Ordine ha postotra le sue priorità il favorire e so-stenere l’inserimento del giova-ne professionista, puntando tral’altro anche sul confronto tracolleghi e sullo scambio diesperienze, con la consapevo-lezza di una appartenenza che

non è certo corporazione maimpegno per lo sviluppo della

nostra professione.In quest’ottica nasce l’iniziativa di

una serie di seminari, con cadenza bi-mensile, rivolti in primo luogo a quanti

“muovono i primi passi “ nella professione,ma certamente utili anche a chi lavora da qualcheanno.

Il primo seminario si svolgerà a Caltanis-setta il 28 febbraio-1 marzo 2002, presso la se-de del CEFPAS.

La partecipazione al Seminario è gratuita. Sonoa carico dei partecipanti le spese di alloggio e la ce-na sociale.

Professione psicologo: alcune coordinatesulla mappa del mondo del lavoroDue giornate di studio sulle modalità di inserimento professionale

Condurranno il seminario:

— il dott. P. Sardi, presidente del Consiglio Nazionale del nostro Ordine;— le cariche dell’Ordine siciliano (dott F. Giardina, presidente, dott. A. Sperandeo, vice presi-

dente dell’Ordine siciliano e componente del Consiglio di Indirizzo dell’ENPAP, dott. A. Ca-siglia, consigliere segretario, dott. S. Amico, consigliere tesoriere);

— i coordinatori delle Commissioni dell’Ordine Siciliano (dott. M. Cuffaro, dott. S. Ciavirella);— l’avv. S. Leozappa, consulente legale del Consiglio Nazionale;— il dott. M. Di Bono, consulente commercialista dell’Ordine siciliano;— il consigliere dott. M. Lipani.

Nel corso delle due giornate verranno affrontate tematiche che riguardano:• la situazione attuale della professione in Sicilia;• le aree professionali di espansione nel contesto nazionale ed europeo;• le più rilevanti tematiche etiche e il codice deontologico;• alcuni fondamentali riferimenti legislativi che regolamentano la nostra professione;• aspetti normativi che la organizzano (tariffario, ordine professionale, ente di previdenza, ecc.).

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Psicologi e Psicologia in Sicilia • 7

PROFESSIONE PSICOLOGO

PROGRAMMA

28 febbraio 2002

ore 9.00 Iscrizione dei partecipanti

ore 9.30 Saluto del presidente dell’Ordine

Presentazione del programmadelle due giornate

Ore 10.00 “Lo psicologo nella realtà professionalenazionale ed europea”

Ore 11.00 Pausa

Ore11.30 “Le nuove aree di espansione dellanostra professione”

Discussione

Ore 13.00 Pausa pranzo

Ore 15.00 Gruppi di lavoro tematici

Ore 16.30 Pausa

Ore 17.00 Tavola rotonda: “ Le variabili organizzative dellaprofessione nei vari contesti...”

Discussione

Ore 18.30 Fine dei lavori

Ore 20.00 Cena sociale.

1 marzo 2002

ore 9.00 “Coordinate legislative che regolamen-tano la professione...”

“Il codice deontologico e alcunetematiche etiche”

Ore 13.00 Pausa pranzo

Ore 14.30 “Il Consiglio dell’Ordine regionalee nazionale:organizzazione e competenze”

“Norme fiscali e previdenziali:l’ENPAP”– “Il ruolo del sindacato”– “La formazione post-lauream”

Discussione

Conclusioni

Ore 18.00 Fine dei lavori.

PROSSIME INIZIATIVE

DELL’ORDINE

◆ Giornata di Studio sulle“Nuove frontiere della psicologiamilitare”Palermo, maggio 2002

◆ Seminario sulla“Psicologia del lavoro”Siracusa, giugno 2002

◆ Convegno degli psicologi siciliani“Dalla frammentazionedell’esperienza all’unitàdella professione”Palermo, ottobre 2002

CASELLE POSTALI ELETTRONICHEDI SERVIZIO

DEL NOSTRO ORDINE

[email protected] è l’e-mail ufficiale dell’Ordine.

[email protected] per il Presidente

[email protected] per il Vicepresidente

[email protected] per il Consigliere Segretario

[email protected] per il Consigliere Tesoriere

[email protected] per questioni riguardanti ildominio [email protected]

[email protected] per quel che riguarda il sito webwww.ordinepsy.sicilia.it

[email protected] per raggiungere i componentidel Comitato di Redazione

[email protected] per inoltrare un proprio contri-buto alla lista sperimentale

[email protected] per chiedere di essere aggiuntialla lista sperimentale

La lista sperimentale viene utilizzata per diffondere intempi ridotti informazioni di interesse generale per lanostra categoria, in genere si tratta di incontri, conve-gni, congressi, seminari.

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8 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

LA PROFESSIONE

Il Forumdelle professioni

PIERANGELO SARDI - Presidente NazionaleOrdine degli Psicologi

La circolazione della moneta unica ha impostoall’attenzione di tutti il grande processo di inte-grazione europea; eppure altre omogeneizzazionidella circolazione, non meno importanti, eranogià avviate da tempo in Eurolandia: in particolarenon bisogna sottovalutare l’importanza della cir-colazione dei professionisti.

E come l’Euro era stato anticipato da varie fasidi avvicinamento progressivo, con riduzione del-le differenze e delle discrepanze fra i vari Statimembri, così sta avvenendo anche per la circola-zione dei titoli professionali. In Italia gli psicologiavevano seguito con molto interesse la creazionedel proprio Ordine professionale; oggi c’è invecepoca attenzione per la riforma dei nostri titoli dilaurea e poi professionali, la questione del cosid-detto psicologo junior, il destino delle nostre nu-merose specializzazioni esistenti, la collocazionedelle attività psicoterapeutiche, i nuovi master, ecosì via. In realtà, neppure uno solo di questi pro-blemi, ormai, potrà trovare una soluzione indi-pendente dal contesto europeo.

Questa non è una prospettiva facile per noi ita-liani, per la ragione esattamente inversa a quellache ci ha fatto sudare le sette camicie per entrarenell’Euro: mentre in quel caso eravamo i fanalinidi coda, insieme alla Grecia, in quest’altro casosiamo troppo avanti, tanto che forse ci sarebbeconvenuto fare come gli Inglesi, che avendo laSterlina troppo forte non hanno accettato di farlacircolare insieme agli altri.

Purtroppo la forza dei titoli professionali nongode di buona stampa, non è considerata un beneindiscutibile; ma le accuse e gli attacchi che primaGiuliano Amato ed ancora adesso il CommissarioMario Monti hanno mosso contro questa forzadei titoli professionali meritano una nostra fermareazione.

Soprattutto è ingiusto che l’Europa usi due pe-si e due misure, da un lato spingendo verso l’altola forza di alcuni titoli, quelli protetti da direttivasettoriale, e dall’altro spingendo verso il bassodel triennio i titoli inclusi nel calderone della di-

rettiva generalista. Fortunatamente, l’avvicinarsidei Paesi dell’Est Europeo, che sono pronti ad in-flazionare anche i titoli sinora protetti da direttivasettoriale, sta spingendo le professioni sinora pri-vilegiate da direttiva europea a fare blocco connoi: forse stanno accettando finalmente l’insiemeorganico di proposte che noi facciamo ormai daun paio d’anni:

— di sopprimere l’odiosa divisione fra direttivesettoriali e direttiva generalista;

— di soppiantarle con un'unica direttiva;— che abbia tanti allegati quante sono le profes-

sioni meritevoli di regolamentazione;— cioè tre o quattro in più di quelle sinora rego-

late a livello europeo;— fra le quali professioni aggiuntive deve ovvia-

mente essere inclusa quella dello psicologo(dell’ingegnere, del chimico, del biologo);

— senza che ci sia bisogno di inserirne altre, inparticolare lasciando le attività psicoterapeuti-che regolamentate all’interno delle due profes-sioni che in Italia le regolamentano, cioè laprofessione di medico e la professione di psi-cologo.

Tutto questo, che in Italia sembra scontato, ètutt’altro che facile da estendere a livello europeo.

Il guaio è che tutto ciò che non viene estesoviene abrogato, e quindi se non riusciremo a mo-dellare l’Europa sul funzionamento attuale no-

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Psicologi e Psicologia in Sicilia • 9

LA PROFESSIONE IN EUROPA

stro, toccherà a noi accettare di modellarci sulfunzionamento attuale altrui, che è semplicemen-te peggiore.

Il presidente dell’Ordine siciliano, Fulvio Giar-dina, conosce bene queste difficoltà e questi ri-schi, dal momento che deve filtrare le domandedi iscrizione al nostro Albo degli Psicologi Italianiprovenienti dall’estero. A volte è davvero un ono-re per noi ospitare qualche luminare che si degnadi venire ad abitare in Italia, magari attratto dallabellezza del nostro Paese; ma più spesso si trattadi vere promozioni, giustificate dal fatto che lenostre attività in altri Paesi sono consentite anchea livelli inferiori di preparazione.

Negli ultimi due anni, Fulvio ed io abbiamosempre di più la sensazione di difendere strenua-mente i due lati della stessa breccia, e questa sen-sazione ha creato fra noi due una sintonia chestupisce tutti coloro che non vivono la stessaesperienza. Sia Fulvio Giardina, che io personal-mente, ci stiamo attivando accanitamente a livel-lo Europeo affinché anche le Associazioni degliPsicologi degli altri Paesi si affrettino a fare ordi-ne in casa propria, e federativamente a fare ordi-ne a livello europeo.

E soprattutto vorremmo maggiore attenzioneal problema anche da parte dei colleghi italiani,che negli ultimi due decenni si erano abituati aconsiderare la crescita di valore del titolo profes-sionale come un trend inarrestabile: non è assolu-tamente così ovvio, anche se non è impossibile,come dimostrato dai medici, che hanno fatto sali-re sinora costantemente il loro livello europeo mi-nimo obbligatorio. Molto dipende da quanto pu-re noi saremo capaci di sentire la vicinanza e l’im-portanza di questo processo.

Tutti gli altri Ordini italiani si sono già mobili-tati: dopo aver portato duemila fra Presidenti eConsiglieri di Ordini Regionali alla grande Con-vention al Teatro Brancaccio di Roma (ma quantidei nostri?) stiamo organizzando un Forum delleprofessioni per questa primavera, sempre a Ro-ma, ovviamente con provenienza da tutta l’Italia;per questo Forum il CUP, Comitato Unitario Per-manente degli Ordini e Collegi Professionali, staanche organizzando dei pullmann: non sarebbeaffatto male che anche gli psicologi si muovesse-ro; un bel viaggio insieme ad altri professionisti,oltre tutto, può avviare uno sviluppo interessantedella nostra professionalità psicologica, normal-mente troppo autoreferenziale.

Commissione Europea per le imprese

Bureau de Rapprochement des EnterprisesCorrispondente n. 965

Via Roma n. 170/a 97100 RAGUSATel.:0932-683079 Fax: 0932-655868

ORDINE DEGLI PSICOLOGIDELLA SICILIA

• INFORMAEUROPA •

L’Ordine degli Psicologi della Sicilia ed ilBRE 965 di Ragusa, hanno sottoscritto unaconvenzione, in cui si prevede che il BRE 965fornirà, a tutti gli psicologi iscritti all’Ordine,informazioni per:

• Ricerca partners esteri per attività di sviluppo professionale;

• Informazioni circa la struttura dell’Unione Europea per le sue direzioni;

• Informazioni circa i programmi di finanziamento comunitario;

• Sostegno per la formulazione di progetti.

L’iniziativa viene codottagratuitamente

e senza scopo di lucro.

Gli iscritti all’Ordine, occupati e non, possonotrasmettere al BRE i propri dati ed eventualiprogetti utilizzando il numero verde di fax800-042929, mediante la compilazione di unmodulo da richiedere alla segretria dell’Ordi-ne. Saranno contattati da esperti, che forniran-no tutte le informazioni necessarie.

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10 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

Progetto Icaro:Scheda conoscitiva ed alcune riflessioni

PROGETTO ICARO

ANTONIO SPERANDEO- Vice Presidente Ordine Regionale

Il Progetto Icaro è finanziato dal Fondo SocialeEuropeo, dal Ministero del Lavoro e dall’Assesso-rato al Lavoro della Regione Siciliana allo scopodi attuare azioni tese a favorire il reinserimentolavorativo e sociale dei minori oggetto di provve-dimenti amministrativi o penali, affidati alle co-munità alloggio della nostra regione.

Il progetto è affidato alla gestione dell’I.R.F.Padre Clemente onlus, di Monreale, che vantauna più che quarantennale esperienza di attivitàsolidali nei confronti dei minori in stato di disa-gio esistenziale, ivi compresa la promozione dicomunità alloggio.

Il responsabile generale del progetto è PadreFrancesco Paolo Biondolillo, Direttore della Casadel Sorriso e dell’I.R.F. Padre Clemente onlus,mentre la responsabilità scientifica è affidata alProf. Erminio Gius.

La strategia di intervento ed alcune specificheattività progettuali sono curate da Roberto Merlo.

Il progetto prevede l’attività di due organismidi verifica e controllo interistituzionale: un Comi-tato Tecnico Scientifico, presediuto dal Prof. Er-minio Gius, e una Equipe di Sperimentazione,presieduta dal Dott. Ignazio Marinese, Direttoregenerale del dipartimento formazione professio-nale dell’Assessorato Regionale al Lavoro.

Le attività del progetto, che di seguito illu-striamo, sono rivolte ai minori, circa 400, ospitidelle 42 comunità alloggio ubicate nel territoriosiciliano, promosse da 25 Enti ed Associazioni, fi-nanziate dall’Assessorato Regionale agli Enti Lo-cali.

In esse operano oltre 200 educatori, un centi-naio di ausiliari e alcune decine tra assistenti so-ciali e psicologi.

I minori vengono inviati sulla base di un prov-vedimento del Tribunale per i minorenni, ovverodei servizi sociali degli enti locali, ed anche, in al-cuni casi, dalle stesse famiglie in difficoltà.

Le comunità accolgono minori di entrambi isessi, in gruppi maschili o femminili, secondodue fasce di età: 8-14 anni e 14-18.

Il progetto ha svolto la prima annualità, 1999-2000 e sta svolgendo la seconda e la terza, 2001-2002. Nel corso della prima il progetto ha vistol’adesione di 17 comunità di tre enti delle provin-ce di Palermo, Caltanissetta ed Agrigento.

Le attività del primo anno hanno riguardato laformazione residenziale degli educatori, dei tutordi laboratorio, di insegnanti ed operatori dellaformazione professionale e lo svolgimento diworkshop con la magistratura minorile; lo svolgi-mento di laboratori esperienziali e di orientamen-to formativo-lavorativo, un servizio psicologicodi supervisione delle èquipe di lavoro, la forma-zione di cinquanta tutors dell’intermediazionesociale; l’istituzione di una banca dati, alimentatada una ricca e qualificata attività di valutazionedell’efficacia delle diverse azioni, a partire daicambiamenti nei livelli di competenza degli edu-catori delle comunità, oltre ad un attento monito-raggio dei cambiamenti, in termini di personalità,relazioni e competenze, indotti nei minori dalleattività del progetto.

A conclusione della prima annualità, nei gior-ni 11-12-13 del mese di Ottobre dello scorso anno,Icaro ha promosso un Convegno Nazionale sulladevianza minorile, che ha visto la partecipazionedi circa mille tra rappresentanti delle istituzioni,ricercatori universitari, operatori delle comunitàalloggio, dei progetti territoriali della 285, socialie socio-sanitari, del volontariato, formatori ed in-segnanti, della magistratura, dei centri per la giu-stizia minorile e forze dell’ordine, provenienti datutto il territorio nazionale e dall’estero.

Di grande interesse scientifico e professionalele lezioni magistrali dei canadesi R. Roesch e R.Corrado, e degli italiani E. Gius, G. De Leo, F. DiMaria, E. Resta, R. Merlo e F. Prina, mentre il di-battito, ricco e partecipato, si è svolto nel corsodelle cinque sezioni dei gruppi di lavoro (tra pa-rentesi i coordinatori): Lavoro e Formazione Pro-fessionale (R. Barone), Prevenzione (R. Salierno),Cura (A. Guastella), Politiche e Strategie di inter-vento (F.P. Biondolillo), Ricerca,Formazione,Valu-tazione (A.M. Di Vita) che hanno prodotto cinquedocumenti che delineano una analisi aggiornatadel disagio minorile in Sicilia ed individuano li-nee di “riforma” strategica e metodologica del-l’intervento di recupero ed inclusione psicosocia-le dei minori (vedi voce “Convegno devianza” inwww.progettoicaro.it).

La seconda annualità sta già sviluppando unaazione assai più articolata e coordinata, suddivisain cinque aree:

1. Formazione per gli operatori della rete so-

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Psicologi e Psicologia in Sicilia • 11

ciale (comunità, formazione escuola, lavoro, giustizia, servizisocio sanitari, associazionismo),con attività formative, di aggior-namento e sensibilizzazione siadi settore che di rete;

2. Accoglienza, con laboratoriemotivi espressivi e supervisio-ne per qualificare e sviluppare lecompetenze in questa fase del-l’intervento, “decisiva” in quan-to su di essa poggia la possibilità di instaurarsidella relazione di aiuto;

3. Orientamento dei minori, attraverso labora-tori, divisi per fasce di età 8-11; 11-14; 14-18, di ti-po espressivo, di supporto all’apprendimento, diorientamento, socio-relazionali, ludici e di espe-rienze pratico-professionali;

4. Inclusione lavorativa minori, attraverso lacreazione di un Osservatorio Territoriale del La-voro, che favorisca in modo sistematico ed inno-vativo la “transizione al lavoro dei beneficiari delprogetto;

5. Ricerca e valutazione su motivazione, ap-prendimento, comportamenti, organizzazione ecosti-benefici.

Le singole aree stanno lavorando per elaborareuna forte coerenza metodologica ed organizzati-va, operando per costruire la “rete sociale”, intesacome l’interazione opportuna di quelle organiz-zazioni le cui risorse materiali e professionaliconsentono l’attuazione efficace del progettoeducativo.

Il “collante” operativo della costruzione diquesta interazione sarà assicurato dal lavoro deitutors dell’intermediazione sociale, figura profes-sionale del progetto, che pratica una modalità dilavoro sociale assolutamente innovativa, interfac-ciando le attività delle aree con le opportunità delterritorio e le esigenze delle comunità, centrandol’intervento sul minore e accompagnandolo(mentoring) nel processo di inclusione sociale(“scelte” relative a relazioni familiari e amicali,formazione culturale e professionale, tempo libe-ro, professionalizzazione).

Il progetto Icaro, pur rispondendo in concretoai bisogni attuali dei minori affidati alle comu-nità, proprio grazie alla sua natura “sperimenta-le”, sta offrendo lo spunto per alcune serie rifles-sioni sull’attuale modello di intervento, almenosu alcuni punti decisivi:

a. La necessità di integrare i modelli operativibasati sul volontarismo e la solidarietà, con la in-dispensabile professionalizzazione, degli opera-

tori e delle prassi, nella acquisi-zione di strumenti efficaci nellagestione della relazione di aiutoe nella definizione del progettoeducativo; a tale proposito Icarosta rappresentando una oppor-tunità, forse unica, di crescitaprofessionale, non essendo piùrinviabile, nel contesto europeoe dovendosi applicare la legge328, l’adozione di validi criteri

di accreditamento; a tale proposito assume ungrande rilievo l’introduzione di corsi di laurea ju-nior per Educatore Professionale e Psicologo del-l’educazione e della formazione o similari.

b. Acquisire un modello condiviso di diagnosi,che consenta di agevolare la comunicazione eomogeneizzare le pratiche tra tutte le organizza-zioni ed in servizi che intervengono, sia nella pre-venzione, che nella cura e riabilitazione dei mino-ri. Le basi epistemologiche del Progetto, il model-lo dinamico e costruttivista, non consentono di“isolare” il deviante dal contesto dei suoi signifi-canti sociali, e ne propongono una visione inte-rattiva e sistemica. Ad esempio l’inserimento la-vorativo non può prescindere dall’analisi dellecaratteristiche culturali e sociali del contesto, daisignificati e dal valore che in esso assume il lavo-ro ed il rispetto delle norme, rispetto ad altre mo-dalità adattive , figlie dello stesso contesto socio-culturale.

c. Conseguentemente appare non rinviabile l’i-stituzione di comunità di prima accoglienza, chesvolgano una funzione di “filtro”, nella gestionedella crisi, nell’elaborazione primaria del lutto,nell’osservazione, nell’analisi della domanda enell’invio al gruppo-comunità più adeguato allesue caratteristiche, ovvero, ove possibile, ad in-terventi domiciliari o territoriali. Gli operatori se-gnalano una complessificazione del target, sia nelsenso della multiproblematicità delle famiglie diprovenienza dei minori, sia per l’incremento diminori con franchi disturbi psicopatologici e, daalcuni anni, per l’arrivo di minori di famiglie im-migrate. Pur dovendosi escludere la possibilità diinterventi differenziali, non può sfuggire ad alcu-no la necessità di comunità preparate ed attrezza-te ad accogliere le nuove emergenze.

L’approccio, il modello culturale e professio-nale, il contributo della professionalità psicologi-ca nel progetto, unitamente ad altre professioni,appare decisivo e costituisce per noi sia unostraordinario e stimolante cimento, sia una gran-de assunzione di responsabilità.

PROGETTO ICARO

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12 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

PROGETTO ICARO

Professore Gius, Icaro è un “progetto speri-mentale per il recupero della devianza minorile inSicilia”. Quali sono i suoi presupposti teorici di ri-ferimento?

Il progetto "Icaro" è stato finanziato dal Ministe-ro del Lavoro, dalla Comunità Europea e dalla Re-gione Siciliana ( Assessorato al Lavoro), "per il recu-pero della devianza minorile in Sicilia", così recita laConvenzione. La ragione del finanziamento attienequindi ad un mandato istituzionale specifico di in-tervento sul minorenne in difficoltà in Sicilia e ri-guarda precisamente l'orientamento, la formazionee l'inclusione sociale nel mondo produttivo. Questomandato amministrativo doveva essere rispettato,soprattutto per ragioni di contabilità e di rendicon-tazione amministrativa, ma perchè si potesse soste-nere anche scientificamente l'efficacia di questi sco-pi o finalità richiesti nel mandato socio-amministra-tivo, il progetto ha dovuto necessariamente com-prendere altri interventi funzionali e di completa-mento a quelli specifici della convenzione.

I presupposti teorico-scientifici che sono alla ba-se del disegno di questa ricerca-intervento sono l'a-ver considerato il minorenne nella sua complessitàe totalità strutturale, di socializzazione primaria, didisagio psicosociale e ambientale, di scolarizzazio-ne, di rapporti con la realtà sociale. Generalmente siparla di tre momenti di intervento: prevenzione, cu-ra e riabilitazione. Un disegno di ricerca ed inter-vento che avesse voluto cogliere il soggetto nellasua totalità non poteva trascurare di unificare i tremomenti d'intervento, separati attraverso un tenta-tivo di interpretazione del sintomo sociale, del sin-tomo inteso non in quanto espresso unicamente daun soggetto che lo manifesta in comportamenti de-vianti. Oggi il sintomo si presenta spesso comequalche cosa che non va, come fonte di sofferenza,già all'interno del funzionamento dei rapporti so-ciali. E' un sintomo fortemente connotato in manie-ra sociale, quasi trans-individuale. Può accadere che

il titolo unificante delle scienze della relazione diaiuto rischi, in alcuni momenti, di assumere il sinto-mo in una accezione ristretta senza interrogarlo, coni rischi annessi di non interrogare la crisi, di noncollocarla lungo un possibile asse interpretativo, madi occupare un luogo di risposta in assenza di do-manda. Invece, proprio a partire da questa interro-gazione, potremmo trovare uno specifico dellescienze della relazione di aiuto, inteso come luogointerrogante sul fenomeno, come rimando del faread un possibile pensiero, come strutturazione diuno spazio del pensabile, dove i momenti di parte-cipazione possano essere parlati. La tesi di base,quindi, è stata quella di aver posto come elementodi certezza l'inutilità di qualsiasi intervento richie-sto dal mandato sociale nella prospettiva di creareuna inclusione lavorativa del minorenne con poten-zialità intrinseche di "tenuta", di contuinità/costan-za nel mondo del lavoro, se non si fosse procedutocontestualmente ad assicurare al minorenne un aiu-to di formazione interna, riparativa delle ferite in-flitte alla struttura precoce della psiche e una sua in-clusione nella rete sociale.

Ciò ha portato a pensare che le azioni d'interven-to rispetto alle finalità amministrative del progettonecessariamente dovevano allargarsi non solo versoil minorenne come persona interagente con ambien-ti sociali spesso estremi, ma verso l'intera rete socia-le che interagisce con mandato educativo con il mi-norenne. Primi, fra questi soggetti collettivi, gli edu-catori delle Case Alloggio che ospitano i minorennisoggetti a speciale provvedimento amministrativo openale da parte del Tribunale per i Minorenni.

Quindi la devianza o, come tu la definisci, la“sofferenza giovanile”, è leggibile attraverso unparadigma complesso e multidimensionale: in checosa il progetto si differenzia rispetto alle moda-lità di intervento passate, e come assicura la coe-renza con questa “diagnosi” complessa del feno-meno, che distingue nettamente tra sintomo e cri-

ICARO: per non disperdere risorse umane,prevenire e curare la sofferenza giovanileIntervista al Prof. ERMINIO GIUSOrdinario di Psicologia Sociale presso l’Università di Padova

a cura di ANTONIO SPERANDEO

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Psicologi e Psicologia in Sicilia • 13

si, e non ammette separazione tra crisi individua-le e crisi sociale?

Parlo di "sofferenza giovanile" e non di devian-za, perchè la sofferenza psicologica, il mal-essere, ri-sponde ad una situazione odierna, come ho detto,che possiamo estendere a quasi tutto il mondo ado-lescenziale-giovanile, oltre che al mondo degli adul-ti, e come tale non è retaggio soltanto di chi ha vis-suto in contesti educativi estremi di violenza psico-logica e talora anche fisica. La tesi degli scienziatidella psiche è oramai consolidata nella linea che tut-te le azioni di aiuto messe in atto, siano esse educa-tive, di prevenzione, di cura, di riabilitazione, di va-lutazione, devono essere basate sulla "tecnica delpensare su ".

Parlo di sofferenza e non di devianza perchè èanche attraverso l'uso della terminologia carica divalori che si crea la realtà. Nel nostro caso il termine" devianza" è carico di valori negativi e quindi auto-maticamente costribuisce alla costruzione sociale ealla attribuzione di una identità soggettiva devian-te. Ciò è alla base anche della formazione del pen-siero della diversità, non della differenza. Mi riferi-sco a quella diversità, la quale, essendo un prodottodella sedimentazione di categorie del pensiero ste-reotipale, non può che innescare discriminazione equindi emarginazione sociale. Un'azione educativanon può avere come sua epistemologia il pensierodella diversità, ma quello della differenza, della dia-letticità. Succede spesso, e soprattutto quando ilmandato sociale è altamente costrittivo negli scopio finalità precostituiti rispetto alla diversità, fuoricomunque dal contesto di complessità come è lapersona umana, che le azioni d'intervento siano ba-sate su presupposti teorici e di fatto fondati su unaserie di errori (bias) logici, epistemologici e lingui-stici dei quali ho parlato. E ciò non può portare cheal fallimento di qualsiasi intervento, anche se ben fi-nanziato economicamente.

Il disegno teoretico e tematicoche caratterizza il progetto Icaro hatenuto in considerazione l'univer-salità (globalizzazione) della soffe-renza giovanile e gli errori che ilpensiero della diversità crea, unita-mente al tema della complessitàstrutturale della struttura mentalee psichica della persona. Di conse-guenza ha provveduto a disegnaretutta una serie di interventi di for-mazione, sia psicologica che di in-clusione nel mondo del lavoro, ri-volti al minorenne in difficoltà, euna serie di interventi di formazio-

ne-sensibilizzazione rivolti agli attori sociali che co-stituiscono la rete sociale che interagisce, a diversotitolo, con il minorenne.

La coerenza con la diagnosi complessa, è linearecon le tesi prodotte, ed è assicurata dal fatto che ilminorenne, che è il soggetto principale delle azionidel Progetto, è una persona come tutti i suoi coeta-nei, potenzialmente in grado di sviluppare progettidi vita nella norma, talvolta anche meglio, eccettonei casi in cui il soggetto non sia gravemente soffe-rente da dover pensare per lui a interventi specificidi natura psicologico-psichiatrica. E' coerente perun'altra ragione ed è quella della attenzione rivoltasoprattutto alla formazione degli educatori delleCase Alloggio, creando capacità tecniche nella rela-zione d’aiuto, passando da una cultura della diver-sità ad una cultura della differenza e riuscendo adutilizzare il conflitto come presupposto fondamen-tale per la crescita e l’ampliamento della relazione.

I minori “differenti”, che vivono questoprofondo disagio sociale e psicologico sono ogget-to di provvedimenti e interventi che investono lafamiglia, il sistema giudiziario, le istituzioni sco-lastiche e formative, i servizi socio-sanitari, gli uf-fici e gli enti preposti al mercato del lavoro, spessocon lentezze, contraddizioni e sovrapposizioni; inche modo Icaro cerca di favorire i rapporti interi-stituzionali per rendere più efficace il progettoeducativo?

Ho accennato sopra alla rete sociale e alla atten-zione di cui essa è oggetto da parte del Progetto.Ciò ovviamente riguarda un settore molto ristretto,se pur importante, che è quello della formazione esensibilizzazione dei diversi soggetti collettivi checompongono la rete sociale verso il minorenne indifficoltà. Sono state prodotte molte azioni in talsenso. Ricordo la formazione tematica-specifica ri-

volta ai formatori delle Case allog-gio e agli insegnanti delle scuoleelementari e superiori in contestidi residenzialità; la formazione-supervisione psicodinamica deiformatori nelle singole Comunitàalloggio; il corso residenziale perla formazione di 50 tutor di inter-mediazione sociale, le molteplici edifferenziate iniziative di sensibi-lizzazione in contesti di work-shop, di laboratorio, di convegniristretti, ecc., rivolte agli operatoridella magistratura, dei servizi so-cio-sanitari, del mondo ricreativoe ludico, del mercato del lavoro,

INTERVISTA AL PROF. ERMINIO GIUS

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ecc. Per ultimo, ma non l'ultimo, il Convegno che haavuto un meritato successo, ma che ha anche evi-denziato quanto sia importante lavorare seriamenteper costruire una autentica rete interistituzionale ecome sia invece altamente poco produttivo il lavoroisolato di ciascuna istituzione in un campo d'inter-vento complesso e delicato come questo. Spesso laresistenza alla collaborazione non è frutto soltantodi cattiva informazione, ma piuttosto di dinamichecoesive di gruppo rivolte al mantenimento dell'i-dentità istituzionale e rivolte alla difesa del conflittointer-gruppi. E' questo un tema di grandissimo inte-resse che riguarda la gestione del conflitto nella or-ganizzazione delle relazioni sociali intra-gruppo einter-gruppi che qui non posso sviluppare, ma checomunque deve essere tenuto in considerazionequando si ipotizza e si auspica una collaborazionetra istituzioni sociali diverse. Il Progetto non è ingrado con le sue forze attuali di creare una rete si-mile, ma ha già fatto molto nel mettere in evidenzal'illusorietà e l'inefficacia delle azioni non coordina-te.

L'impegno di tale coordinamento spetta comun-que al potere politico e amministrativo della Regio-ne e non ad un Progetto come è Icaro.

E’ allora possibile parlare di “patto educativo”?E qual è il ruolo del minore nella definizione delprogetto di vita che lo riguarda?

Sicuramente non è più accettabile, anche per leragioni teoretiche e di complessità sociale sopra de-scritte, che il soggetto del progetto educativo siaestraneo all'azione che viene pensata e fatta su dilui. Per qualsiasi soggetto. Sbagliano sia le istituzio-ni, sia i soggetti personali e collettivi, se pensanoprogetti e programmi educativi o di recupero, senza

coinvolgere nel "pensiero su" il soggetto a cui è ri-volta l'azione e la sua domanda reale. La tecnica del"pensiero su", che riguarda il pensare sul propriopensiero di progetto, è la stessa azione educativache non può non coinvolgere nel pensiero-progettoil soggetto di tale pensiero. In ciò consiste il "pattoeducativo". L'analisi della domanda, che in questocaso riguarda la domanda di un soggetto adole-scenziale in difficoltà e in contesti di complessitàpsicologica e relazionale-ambientale, è fondamenta-le non solo per la programmazione di qualsiasi pro-getto, ma soprattutto per la sostenibilità e veridicitàdelle ipotesi stesse del progetto.

Riprendendo, quindi, quanto detto sopra, pare ame, che due possono essere considerate le realtà checostituiscono il patto educativo. La prima riguardail " patto educativo di sistema", chiamiamolo così, eriguarda il progetto di coordinamento interistitu-zionale delle singole azioni rivolte all'adolescente.La seconda riguarda il "patto educativo" basato sul-la analisi della domanda. Ciò che unifica queste duerealtà che costituiscono il patto educativo con l'ado-lescente è il "sistema" che poggia sulla "tecnica delpensiero su", concetto che ho illustrato brevementein occasione del Convegno.

Il Convegno svoltosi a Palermo nel mese di Ot-tobre ha sviluppato un ampio confronto tra ricer-catori ed operatori e formulato proposte per laprevenzione, la cura, le politiche e le strategie diintervento, l’inclusione sociale e lavorativa e, infi-ne, ricerca-formazione-valutazione degli interven-ti: in che modo Icaro può aiutare, concretamente esu quali contenuti, i processi di sviluppo ed inte-grazione tra questi ambiti?

Il Convegno ha rappresentato sicuramente unagrande e interessante opportunità per le diverseistituzioni e forze sociali di confrontarsi su un temacosì importante. Pare a me che questo sia stato ilmigliore risultato, oltre alla riflessione che è stataintensa, improntata a democrazia del pensiero, vo-lontà di conoscere e di collaborare insieme. Anche leproposte contenute nei documenti finali redatti dal-le diverse aree di studio, testimoniano la volontàdei congressisti di guardare al futuro con occhi disperanza, m anche esigenti nel richiedere un impe-gno vero affinchè i risultati della ricerca e delleesperienze possano tradursi anche sul piano dell'a-zione politica in una cultura di "sistema" nella pro-grammazione degli interventi. Penso che la ricchez-za del dibattito del Convegno possa essere parteci-pata a tutti quelli che ne sono interessati. Sicura-mente il progetto Icaro si assumerà l'impegno direndere fruibile questo materiale tramite le diverse

PROGETTO ICARO

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forme offerte dalla tecnologia media-tica, ma anche attraverso le pubbli-cazioni. Credo che questa linea d'a-zione possa rappresentare un contri-buto concreto di Icaro per sosteneree ampliare il dibattito tra le diverseistituzioni in ordine alla formazionedi un clima culturale che guardi allaglobalità e alla integrazione delleazioni rivolte al singolo soggetto.Creare, appunto, cultura di sistema.Potrebbe essere un ottimo program-ma per il futuro, una sorta di tavolarotonda permanente, che parte dal-l'esperienza del Convegno.

Nella valutazione dell’efficacia del progettoeducativo, la ricerca e l’esperienza internazionalequale rapporto consentono di stabilire tra aspettipsicologici, legati al recupero della struttura dipersonalità del minore, e aspetti sociali, legati al-l’inclusione socio-lavorativa?

Non ho molte conoscenze a riguardo delle espe-rienze internazionali in riferimento a quanto mi hachiesto. Posso azzardare un'ipotesi, anche in riferi-mento a quanto è stato illustrato nel Convegno diPalermo dai Colleghi americani, e riguarda una par-ticolare differenza tra noi e loro a proposito dellaepistemologia scientifica che orienta la ricerca inquesto settore. La ricerca americana è fortementepragmatica, forse ancora molto basata sulle eviden-ze biologiche del comportamento, anche deviante,meno incline a concedere spazio alle evidenze so-cio-psicologiche. La nostra cultura è più incline aguardare al comportamento deviante come epifeno-meno di un malessere generale e, quindi, comeespressione fenomenologica di una sofferenza esi-stenziale che si evidenzia, soprattutto nel più fragi-le, attraverso comportamenti definiti "devianti". Lastessa gente comune pensa che la devianza si riferi-sca al comportamento e non alla persona che espri-me la sua sofferenza attraverso quel particolarecomportamento. Mi pare che in ciò consista la ri-sposta alla tua domanda. Un intervento psicologicomirato unicamente al comportamento del soggettoe al suo cambiamento verso la cosiddetta "norma-lità", quasi si trattasse di un intervento medico sulcorpo fisico, se non colloca il soggetto adolescenzia-le in un contesto esistenziale socio-relazionale, po-trà anche essere molto utile, ma probabilmente ri-sulterà parziale. E' comunque necessario che le duerealtà, quella psicologica-personologica del sogget-to e quella sociale, si incontrino in tutti le azioni po-ste in atto verso l'adolescente, sia nella prevenzione,cosi' come nella cura e inserimento sociale. E' neces-

sario affrontare globalmente il pro-blema di quella persona e il conflittoinnescato dal suo comportamento e"pensare su" come agire una soluzio-ne che non riguarda più soltanto ilcomportamento di una persona, mala crisi sociale innescata da quelcomportamento.

Per essere più preciso a riguardodella tua domanda credo di poter af-fermare che sicuramente l'orienta-mento e l'inclusione socio-lavorativarappresenta un fattore di cura e direcupero in questo particolare conte-sto esistenziale del minorenne; ma

altri interventi devono essere posti in atto perchè sipossa parlare di successo e sono l'intervento neimomenti del tempo libero per evitare che la noia ole ferite psicologiche innescate dalla solitudine odalla esclusione riportino il soggetto al mondo ori-ginario e alla sua sofferenza; nei momenti delle ag-gregazioni interpersonali; nei momenti della stan-chezza interiore e del richiamo alla fuga verso ilguadagno facile, verso le originarie conferme diidentità gruppale e socio-culturale espresse neicomportamenti trasgressivi.

Come si può vedere la rete deve toccare tutti gliaspetti della vita di un soggetto e non ultimo quellainterna, dei fantasmi e delle ferite profonde inflittealla struttura profonda della psiche.

Interventi su e con la famiglia, interventi terri-toriali, nei “luoghi delle reali emozioni e dellereali identificazioni”, anche attraverso operatoridi strada, comunità alloggio e case famiglia: qualiindicatori aiutano a scegliere la “personalizzazio-ne” più adeguata dell’intervento?

Questa tua domanda apre ad una riflessione dialtissimo interesse. Tu hai presentato un ventagliodi possibilità di intervento. Quali di esse sono oggipraticate? Quasi unicamente le comunità alloggio ele case famiglia. Le altre modalità da te sopra men-zionate sono del tutto inesistenti, o quasi. Eppuresicuramente sarebbero le più efficaci. Conviene allo-ra riflettere seriamente sulla scelta delle comunitàalloggio e case famiglie e riflettere anche sulla crisiche possono vivere al loro interno e verso l'esterno,ma conviene anche riflettere sulla loro essenza e seesse costituiscano effettivamente l'unica soluzionepraticabile.

La persona che vive un forte disagio sociale e/omentale, rappresenta per la società (in quanto de-viante ) una fonte di crisi sociale, come sopra accen-nato, e su tale crisi sociale si sono costruiti dei siste-mi organizzati di contenimento ( strutture organiz-

INTERVISTA AL PROF. ERMINIO GIUS

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16 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

zative) per ridurre la crisi sociale. Le strutture orga-nizzative generalmente sono basate su un fine e suun obiettivo: il fine, riguarda lo stato della realtàsocialmente desiderata in funzione della quale vie-ne istituita un’organizzazione, mentre l’obiettivo at-tiene al risultato più probabile di una tecnica scien-tificamente verificata.

Cerchiamo di guardare alle nostre strutture perevidenziarne le potenzialità e le possibili storture.

La struttura ha un fine, ma spesso può accadereche esso non riguardi la sofferenza del minorenne,bensì la crisi sociale che tale sofferenza induce. In-fatti, si può notare come tutte le strutture organizza-te aventi un forte mandato sociale da parte delleamministrazioni locali, dell’ordine pubblico costi-tuito, ecc. riguardo ad un fenomeno che vieneesportato dal tessuto sociale, si pongano come finela riduzione del danno, il contenimento della crisisociale e la ovvia emarginazione del soggetto, inquanto non corrisponde ad una tecnicalità in gradodi affrontare e risolvere il problema. Ciò potrebbeessere la ragione per la quale non si praticano le for-me da te sopra descritte in quanto più costose eco-nomicamente e anche più complesse e difficili da at-tuare. Per quanto attiene all’obiettivo la prassi puòcorrere su alcune strade: 1. formare gli operatori dicomunità alla gestione complessa della relazione, equindi all'uso della tecnica relazionale in modo ap-propriato alla situazione di crisi del sog-getto, ma con la riserva mentale che nonesiste una tecnica scientificamente fon-data in grado di prefigurare un risul-tato certo; 2. precostituire la soffe-renza del soggetto all'interno di unaforte categorizzazione di devianza,in risposta ad un altrettanto fortemandato sociale, il quale consiste so-stanzialmente nel delegare alla strutturala soluzione del conflitto sociale innescatodalla devianza del soggetto. Una sorta dimedicalizzazione della sofferenza psi-chica in risposta alle dinamiche difen-sive di una richiesta psicosociale. Luci eombre, quindi, che devono essere tenuteben presenti quando il giudice invia i sog-getti adolescenti nelle strutture sopra indi-cate.

Quale è e quale può essere il con-tributo professionale degli psicologial miglioramento degli standardorganizzativi ed all’efficaciadell’intervento di prevenzione,cura e riabilitazione del disagiominorile? Come valuti la qua-lità delle risorse sociali, istitu-

zionali e professionali siciliane impegnate in que-sto ambito?

In apertura di questo discorso ho parlato del ti-tolo unificante dei tre momenti separati d'interven-to nel tentativo di interpretazione del sintomo so-ciale. Ho detto anche del pericolo che le disciplinedi aiuto, come la psicologia clinica, rischino, in alcu-ni momenti, di assumere una accezione del sintomosenza interrogarlo, con i rischi annessi di non inter-rogare la crisi sociale. E' necessario evitare di porrela psicologia come una risposta al disagio del nostrotempo, ma di posizionarla invece come interroga-zione di tale malessere, come ricerca del soggetto edelle sue possibilità all'interno della malattia. Esiste,infatti, il pericolo che il disagio sia interrogato in sé,fuori dal coinvolgimento dell'intera struttura socia-le. Credo sia possibile affrontare questo rischio e su-perarlo soltanto attraverso un percorso che, collo-candosi nella tradizione più alta della psicologia,collochi di nuovo al centro l'ascolto del soggetto cheparla, la consapevolezza che il sapere non può esau-rire la conoscenza, che un ruolo rilevante spetta an-cora all'esperienza intesa come incontro con un sog-getto portatore di senso.

La guarigione, qualsiasi guarigione, non può es-sere scambiata per remissione del sintomo ( clinica),ma va compresa in una sua accezione più ampia

che sia in grado di rendere conto di una presenzaadeguata nel mondo. Il momento clinico e il mo-

mento riabilitativo in realtàcomprendono lo stessoproblema: la sofferenzadella persona. E inquesto spazio la psico-logia copre un ruolo

terapeutico fondamen-tale in quanto dispone di

un bagaglio di conoscenze chenon sono solo conoscenze della patologia,

ma anche della normalità, e quindi con mag-giore efficacia può comprendere i bisogni e le

dinamiche di una vita che non può esserelimitata unicamente alla dimensioneclinica (intesa come dimensione delpatologico), ma che interpreta la gua-rigione in un contesto relazionale di

benessere per la persona. Questo ti-po di riabilitazione si fonda su unintervento che operi delle trasforma-

zioni cognitivo-emotive e comporta-mentali tali da restituire alla persona una ti-

tolarità di poteri intesi come possibilità di realizzar-si nel suo spazio di vita.

Per quanto riguarda la situazione siciliana, perquel tanto che ho potuto sperimentare di persona,

PROGETTO ICARO

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Psicologi e Psicologia in Sicilia • 17

credo abbia infinite risorse e possibilità d'interven-to. L'università ha ottimi docenti e ricercatori, lestrutture pubbliche e private hanno ottimi psicologie operatori della relazione di aiuto. A me pare chenon manca la ricchezza delle potenzialità umane eprofessionali in questa meravigliosa e unica terra si-cilina; il problema rimane quello di poter disporredi mezzi economici e della libertà di azione.

La “filosofia” del progetto Icaro ha come pre-messa l’affermazione tipica dell’interazionismosimbolico, circa l’impossibilità di definire un fe-nomeno al di fuori di un contesto che lo contiene elo genera. Devianza minorile o crisi di modelli divita e di sviluppo sociale ed economico?

In parte il tema da te introdotto è stato da me af-frontato sopra. Quello che mi preme qui ribadire,nell'ottica da te ricordata, è che non si deve genera-lizzare mai su un versante o sull'altro. Esiste la sof-ferenza psicologica, anche intrapsichica, che si ma-nifesa in molteplici comportamenti spesso deviantied esistono modelli di sviluppo sociale ed economi-co che sono profondamente in crisi. Queste duerealtà interagiscono e si influenzano a vicenda. Pro-prio in questi mesi trascorsi ho potuto leggere mol-to a riguardo delle problematiche che caratterizza-no la postmodernità e la crisi universale che si ma-nifesta in un malessere diffuso. Il confronto o scon-tro tra valori fondamentali che hanno guidato e gui-dano l'agire delle persone e il veloce sviluppo dellatecnologia che fa emergere ( mette in evidenza) va-lori derivati o secondari, spesso in contraddizionecon quelli fondamentali, è sicuramente una dellecause non solo del malessere ma anche delle conflit-tualità etiche e dei paradossi morali. La globalizza-zione non è retorica, ma è realtà che viviamo con gliaspetti positivi e negativi che essa presenta. Anchegli aspetti di totalità di cui ho parlato sopra a ri-guardo della presa in carico di un soggetto nonestraniato dal suo contesto sociale, fa parte del temasopra descritto. Dietro ogni paziente, ogni famiglia,ogni contesto culturale, (l’amministrazione, la forzapubblica, la scuola, ecc.), c’è sempre una domandache esige non tanto una risposta causale già stabili-ta, ma una risposta che prende senso e ha un sensonel contesto culturale nel quale viene espressa edelaborata. Il problema della domanda va ricollocatonel sistema attraverso l’organizzazione culturaledell'intervento sul territorio il quale valuta esclusi-vamente la domanda del contesto quando va in cri-si il difficile equilibrio tra malato e contesto. E’ cosìche l’analisi della domanda si trasforma in una ri-cerca dei significati reali o simbolici, delle rappre-sentazioni sociali, dei processi di categorizzazionesociale, che reggono i rapporti di crisi della relazio-

ne tra le diverse figure rappresentative dell’organiz-zazione sociale e il paziente che ha messo in crisi ilrapporto di relazione organizzato e stabile. E' untentativo di sviluppare un processo o tecnica del“pensare su”, cioè operare una analisi della do-manda. E’ un pensare su non in negativo ( combat-tere la devianza) ma in positivo ( sviluppare la salu-te psicologica) tramite il conferimento di potere al-l'autoefficacia rispetto all’impotenza appresa neifallimenti. Quindi, per concludere, ripeto che la ria-

bilitazione psicosociale territoriale in ordine al rein-serimento di chi vive un forte mal-essere psicologi-co e sociale comporta l'esigenza di intervenire suisistemi di crisi della sofferenza per riorganizzare lacrisi e facilitare l’inserimento dell'adolescente nelsuo contesto. L'intervento sul territorio è l’interven-to di reinserimento nelle situazioni di crisi, intesecome crisi del fallimento del processo di aiuto isti-tuzionalizzato che l'intervento sul territorio si è da-to come obiettivo all’interno di un processo relazio-nale. Tale tipo d'intervento non tratta il soggetto incrisi, o solo il soggetto in crisi, ma l’organizzazioneterritoriale entrata in crisi a causa della crisi del sog-getto. In tal senso l'intervento sul territorio ha accol-to il mandato sociale riguardante il soggetto in crisie lo ha trasformato in un mandato sociale di riaccet-tazione sociale dello stesso in vista di una organiz-zazione territoriale della crisi sociale dovuta allacrisi dell'adolescente in crisi.

E’ l’estrema conseguenza del modello educativo,nella funzione di un contesto che reinserisce nel so-ciale chi prima aveva espulso. L'intervento sul terri-torio ha quindi una funzione educativa del territo-rio, educando il sociale all’accettazione, compren-sione, tolleranza, senza ostracismi, e consente aglioperatori di rappresentare la loro funzione in unmodello culturale, prima che tecnico, esistenziale erelazionale, nel senso della rete sociale.

INTERVISTA AL PROF. ERMINIO GIUS

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18 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

LA PROFESSIONE

LUCIA TOSCANO- Psicologo, Consigliere Nazionale SIPO

Ogni anno nel mondo più di dieci milioni di per-sone sono colpite da cancro; la metà di esse muoionoin seguito a questa malattia

In Italia i nuovi malati di cancro sono oltre 250.000l’anno, determinando una serie di problematiche cheinvestono la loro sfera personale, familiare, affettiva esociale.

Non occorre un grande sforzo per comprendereche tutti siamo stati o siamo coinvolti, direttamente oindirettamente, in questa realtà.

Già nel momento stesso in cui viene comunicatauna diagnosi di cancro, il soggetto interessato subisce

un trauma, che lo accompagnerà per tutta la vita,quand’anche non si tratti di una prognosi infausta:vengono scompigliati tutti i principi dell’esistenza, apartire da quelli strettamente interiori (il concettodella propria vita, i rapporti interpersonali, gli inte-ressi, la religiosità, gli stessi ideali) a quelli più gene-rali, quali il concetto di tempo, spazio, corporeità.

Le reazioni più diffuse sono la depressione, l’an-sia, la paura, la negazione e sono reazioni, queste, chenon riguardano soltanto il malato, ma si trasferisco-no, investendole in modo marcato, in tutte le personeche, a vario titolo, ruotano nell’orbita del paziente: iparenti, gli amici, i colleghi di lavoro, i conoscenti, inuna sorta di catena di Sant’Antonio, che si interrom-pe, per un verso o per l’altro, solo di fronte al cinismoo al dolore di chi abbia già conosciuto, per propriaesperienza personale, analoghe vicissitudini.

Questa premessa, per certi aspetti ovvia, esprime

quanto forte e sentita sia la necessità di un approcciopsicologico verso i soggetti dei quali si è parlato, ma,addentrandosi nella psiconcologia si comprende me-glio che la disciplina, nell’occuparsi del malato onco-logico, estende i propri campi di applicazione a tuttigli operatori del settore che debbano relazionarsi conil malato.

Da qui il tema del convegno da me voluto, in qua-lità di Consigliere Nazionale della Società Italiana diPsiconcologia “L’attenzione ai bisogni del malato: lapsicologia nell’assistenza integrata al malato oncolo-gico”.

Il Consigliere Roberto Pagano, che ha porto il sa-luto del Presidente Fulvio Giardina, ha sollecitato le

Autorità intervenute a mantenerefede agli impegni assunti nell’oc-casione, rilevando che l’Ordine de-gli Psicologi ha sempre sostenutola necessità di una concreta rispo-sta legislativa da parte delle istitu-zioni alle aspettative della catego-ria professionale.Il Sen. Adelfio Basile, il Sen. Do-menico Sudano, ma ancor più (perle competenze proprie della Regio-ne in materia) il Deputato Regio-nale, On. Angelo Moschetto aveva-no, infatti, annunciato il nuovo at-teggiamento che avrebbe contrad-distinto le rispettive Assemblee neiconfronti dei bisogni psichici del-l’ammalato, con particolare riferi-

mento alle patologie tumorali: questo nuovo atteg-giamento veniva prospettato, innanzi tutto, con unconsistente incremento del numero degli psicologiimpegnati nelle strutture oncologiche e, in particola-re, con la istituzione di specifici corsi di formazioneprofessionale, condotti da docenti con comprovataesperienza in materia e rivolti a tutti gli operatori delsettore.

A questo proposito, ho evidenziato che con il Pre-side della Facoltà di Scienze dell’Educazione dellaUniversità degli Studi di Catania, prof. Santo Di Nuo-vo, si è aperto un tavolo di lavoro, che, attraverso ap-posite convenzioni, porterà alla istituzione di corsi diformazione in psiconcologia, rivolti alle diverse figu-re professionali (in particolare medici e psicologi) chesi occupano di malati oncologici.

Non a caso l’assistenza integrata costituisce unodei piloni portanti della psiconcologia: non è pensabi-

IL 1º CONVEGNO REGIONALE DI PSICONCOLOGIA

L’attenzione ai bisogni del malato: La psicologianell’assistenza integrata al malato oncologico

La collega Lucia Toscano al tavolo dei relatori

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Psicologi e Psicologia in Sicilia • 19

PSICONCOLOGIA

le che al paziente venga riservato un trattamento psi-coterapeutico in modo avulso da tutti gli altri inter-venti medici, chirurgici, chemio e radioterapeutici odi follow-up.

Sin dalla comunicazione della diagnosi e nelle va-rie fasi della malattia, il malato di cancro è un sogget-to psicologicamente a rischio, per cui tutti devono farela loro parte per aiutarlo nel suo difficile reinserimen-to nel proprio ambiente familiare e sociale ovvero, co-me purtroppo accade non di rado, accompagnarlonella fase terminale della sua esperienza terrena.

Nell’uno o nell’altro caso non è possibile lasciareall’improvvisazione o alla vera o presunta sensibilitàdegli operatori la gestione dell’interiorità di chi, mal-grado tutto il garbo possibile, si è sentito brutalmentedire “tu hai il cancro”.

L’assistenza integrata è, per la psiconcologia, ri-spetto dei ruoli di ciascun operatore, con il coordina-mento da parte delle figure specializzate (psicologi epsichiatri) dei rapporti interpersonali con il paziente,in modo da soddisfare, nel migliore dei modi possibi-le, i bisogni di quest’ultimo.

Bisogni dei quali, invero, necessita anche l’o-peratore, vuoi per il senso di impotenza cheegli può provare di fronte alla specifica pa-tologia, vuoi per stress, per insoddisfa-zioni professionali, per difficili rapporticon colleghi o superiori, ovvero per lemille altre ragioni che possono inciderenella gestione della propria professiona-lità.

L’attenzione ai bisogni del malato partedal superamento dell’effetto burn-out, che, diconverso, è il fattore disturbante più diffuso: lapsiconcologia ha il compito di osservare il fenomenoe di intervenire per ridurne le conseguenze nell’ope-ratore e, in proiezione, nel paziente.

Il Convegno è stato organizzato dalla SIPO, incollaborazione con l’Associazione Italiana di Medici-na Oncologica (AIOM), il Centro Amazzone e laScuola di Specializzazione in Oncologia dell’Univer-sità degli Studi di Catania e ha avuto il patrociniodella Provincia Regionale di Catania, l’Azienda Auto-noma Provinciale per l’Incremento Turistico di Cata-nia, i Comuni di Catania e Acireale, l’Ordine degliPsicologi della Regione Sicilia, l’Ordine dei Medici eChirurghi della Provincia di Catania, l’Associazioneper l’Assistenza Neoplastici a Domicilio AlessandraFusco (ANDAF) e l’Associazione per il Volontariatonelle Unità Locali dei Servizi Sociosanitari (AVULSS).

Il patrocinio delle associazioni di volontariato haun alto significato, perché implica una forte parteci-pazione alle tematiche del Convegno, ma anche allafunzione assolta dalla psiconcologia nella cura delmalato oncologico; non si possono dimenticare, infat-ti, le finalità perseguite, sia dall’ANDAF che dall’A-VULSS, le quali, con sacrificio personale e dedizione

riescono a sopperire a quei bisogni del malato ai qua-li non possono far fronte le strutture sanitarie, inade-guate o carenti sul fronte dell’assistenza domiciliare ocollegata a quelle quotidiane importantissime neces-sità che comporta la degenza ospedaliera.

Una visione generale del piccolo grande mondodel malato oncologico, comporta l’obbligo di amplia-re, in chiave psicologica, le conoscenze sui metodi diapproccio che i soci di queste meritorie associazionigià si forniscono in modo autonomo, evitando, diconverso, invasioni di campo di quanti, comprese al-cune tipologie di operatori sanitari, si arrogano com-petenze a loro estranee, ingenerando una confusionedi ruoli spesso dannosa anche per pazienti ed altrioperatori.

Sono queste le ragioni che impongono la defini-zione, in sede istituzionale, delle funzioni e dellemansioni degli psico-oncologi, affidando loro quelruolo di controllo e coordinamento sull’operato ditutti gli operatori del settore; un controllo finalizzato,esclusivamente, alla salute mentale del paziente on-cologico, spesso disorientato dalle contrastanti o di-

storte informazioni che egli riceve da più parti.Su questi temi sono stati incentrati gli inter-

venti dei relatori del Convegno, che haavuto per moderatori la prof.ssa FrancaStivala, Direttore della Scuola di Specia-lizzazione in Oncologia dell’Universitàdegli Studi di Catania e il dott. CarmeloIacono, oncologo, presidente

dell’A.I.O.M. Sicilia.La necessità di una concreta svolta nell’as-

sistenza al malato oncologico è stata ampia-mente prospettata non solo dai relatori, ma anche

da quanti, tra il numeroso e qualificato uditorio, han-no voluto testimoniare il loro vivo interesse alle pro-blematiche trattate.

Da parte di tutti si è chiesto con vigore che le Isti-tuzioni passino rapidamente dalle parole ai fatti: nonpiù impegni generici o di facciata, ma concrete ri-strutturazioni che riguardino il personale in organico,idonei locali per colloqui e trattamento psicoterapico,ma soprattutto una presa di coscienza reale dell’im-portanza del ruolo che ha ormai assunto, nel quoti-diano sentire, l’assistenza psicologica ai malati onco-logici e ai loro familiari.

Ma la psiconcologia, intesa come nuova autonomadisciplina (già sperimentata nei Paesi più evoluti) vaoltre questa visione, essendo portatrice di una ulte-riore esigenza che investe la qualità dell’assistenza,come hanno evidenziato nelle loro relazioni i colleghiAntonio Iacono e Giuseppe Sagona, il primo portan-do la propria esperienza e progettualità in ambito ter-ritoriale e l’altro in campo ospedaliero.

Sulle medesime tematiche si è intrattenuto il dott.Aurelio Calafiore, che, primo in Sicilia, è responsabi-le di una Unità Operativa di Psiconcologia, presso la

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20 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

LA PROFESSIONE

Casa di Cura “La Maddalena” di Pa-lermo, ed ha così potuto predisporreun’organica attività di specifici inter-venti in campo oncologico, dei qualiha illustrato le modalità.

Una qualità dell’assistenza che,come ha sottolineato la dott.ssa AnnaCarreca, deve necessariamente aver cura dello statopsicofisico degli operatori, spesso sottoposti al burn-out o al mobbing.

Il prof. Matteo Cannizzaro si è intrattenuto sul si-gnificato e l’importanza che riveste, in chiave psicolo-gica, il rapporto medico-paziente, dalla diagnosi alfollow-up, mentre il dott. Marcello Aragona si è sof-fermato sulle delicate problematiche e sugli effetti de-vastanti, sia clinici che psicologici, che scaturisconoda una errata, superficiale o generica comunicazionee informazione al malato oncologico.

Il dott. Gaetano Tafuri ha focalizzato il suo inter-vento sul momento della radioterapia, evidenziandocome, proprio a causa di una errata informazione, ipazienti non preparati adeguatamente agli effetti chederivano dal trattamento possano subire traumi che liportano ad abbandonare la terapia o ad una sofferen-za abnorme e spesso disastrosa.

Tra le tematiche del convegno hanno imposto il lo-ro ruolo due argomenti di fondamentale importanzanell’iter della malattia oncologica: i diritti dell’uomoe la morte.

I diritti dell’uomo, sanciti dalla DichiarazioneUniversale approvata dall’ONU oltre mezzo secolofa, investono direttamente la branca, oggi tanto di-scussa, della biomedicina.

Il prof. Antonino Leocata ha tracciato i limiti chela prevalente cultura ritiene invalicabili, ma che, lun-gi dall’ indurre i ricercatori a desistere dal loro impe-gno, li porti a percorrere le tappe naturali per la solu-zione degli effetti, ancora irrimediabili, della malattiatumorale.

E per non dimenticare che, malgrado gli innume-revoli proclami di miglioramento della qualità di vitadel malato oncologico e delle accresciute possibilitàdi sopravvivenza, di cancro ancora, almeno nellametà dei casi, le prognosi sono infauste, il dott. Giu-seppe Failla ha voluto parlare della morte, del moriree del luogo in cui si muore.

L’ineluttabilità della morte, comune a tutti gli es-seri viventi, per il malato oncologico inguaribile assu-me un significato del tutto particolare: è una sentenzacapitale senza appello.

Ma l’uomo ha il diritto di morire riappacificatocon se stesso, con gli altri e con la vita medesima; ac-compagnarlo verso questo traguardo nelle miglioricompatibili condizioni psichiche è un’obbligazionenaturale dalla quale deriva il dovere di una adeguataassistenza psicologica (ma non solo) e di un luogo di-gnitoso che non sia la stessa sala di degenza ospeda-

liera dove uno scarno lenzuolo copreesanime volto, accanto a chi, magari,ancora spera o che non ha raggiuntoquella pacificazione che persegue avolte tenacemente.Il Convegno è stato un’ulteriore oc-casione per la diffusione della Carta

di Parigi del 4 febbraio 2001, redatta in occasione delVertice Mondiale contro il Cancro per il nuovo mil-lennio, invero già diffusa in Sicilia dal Centro Amaz-zone, ma che è ancora ai più sconosciuta (n.d.r. - lacarta di Parigi è pubblicata nella sezione documentidel sito dell’Ordine www.oprs.it in formato . pdf).

Oltre alle autorità, i relatori e intervenuti, hannoapposto la loro adesione al documento il Sindaco delComune di Catania, prof. Umberto Scapagnini, il Ret-tore dell’Università degli Studi di Catania, prof. Fer-dinando Latteri, il Direttore Generale dell’AziendaOspedaliera Garibaldi di Catania, dott. Francesco Li-cata di Baucina, e altri numerosi cittadini ai quali èstato fornito il modo di conoscere i contenuti del do-cumento.

La Carta redatta “al fine di prevenire e curare ilcancro e mantenere ai più alti livelli la qualità dellavita di coloro che convivono e che muoiono a causadi questa malattia” è stata sottoscritta da numerosiGoverni e dal nostro Presidente della Repubblica,Carlo Azelio Ciampi.

Anche la SIPO ha aderito al documento, che, inve-ro, amplifica su scala mondiale i principi che hannoispirato la costituzione dell’Associazione, ormai rico-nosciuta quale la massima autorità scientifica italianain materia.

Va, infatti, ricordato che la prime linee guida psi-cologica per l’assistenza al malato oncologico sonostate tracciate dall’Associazione, la quale, nel prossi-mo Congresso Nazionale, che si terrà a Brescia dal 24al 27 ottobre pp.vv., presenterà nuove linee guida, innecessaria continua evoluzione e aggiornamento sul-la scorta delle esperienze che vanno maturando evieppiù consolidando.

La SIPO pubblica il Giornale Italiano di Psiconco-logia, periodico semestrale edito da Il Pensiero Scien-tifico, nel quale vengono riportate esperienze clinichedel settore, iniziative nazionali e internazionali e arti-coli inediti in materia.

I colleghi interessati alle tematiche trattatein questo articolo, o più in generale allapsiconcologia, possono contattare

LUCIA TOSCANO al n. tel. 347.0719935o inviare una e-mail al seguente indirizzodi posta elettronica:

[email protected]

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Psicologi e Psicologia in Sicilia • 21

PSICONCOLOGIA

Nel corso del 1° Convegno Regionale di psi-concologia, tenutosi il 7 luglio u.s. ad Acitrezza(Catania), è stata istituita la Sezione Regionaledella Società Italiana di Psiconcologia, un’Asso-ciazione, senza fini di lucro, costituita a Milanonel 1983, con lo scopo di:

a) riunire i cultori della psico-oncologia (psico-logi, psichiatri, oncologi e altre figure profes-sionali operanti in ambito oncologico).

b) Promuovere la conoscenza, il progresso e ladiffusione in questa disciplina in campo cli-nico, formativo, sociale e di ricerca.

c) Stabilire rapporti di collaborazione con so-cietà scientifiche e con enti nazionali ed inter-nazionali co-interessati agli scopi societari.

d) Contribuire alla formazione del personale e apromuovere lo sviluppo e la diffusione di atti-vità per l’assistenza ai pazienti affetti da neo-plasie, al fine di favorirne l’adattamento e ilrecupero della qualità di vita.

L’Assemblea degli iscritti, convocata dallacollega Lucia Toscano, Consigliere Nazionaledell’Associazione, ha eletto Coordinatore Re-gionale il dott. Aurelio Calafiore, psichiatra, diPalermo e i componenti del Consiglio DirettivoRegionale, che sono: il dott. Giuseppe Armenia,psicologo di Ispica, il dott. Marcello Aragona,oncologo di Messina, la dott.ssa Anna Bene, on-cologo di Letojanni, la dott.ssa Anna Carreca,psichiatra di Palermo, il dott. Giuseppe Failla,oncologo di Catania, la dott.ssa Valentina Gras-so, psicologo di Palermo, il dott. Antonio Iaco-no, psicologo di Caltanissetta, il dott. RosarioPuglisi, psicologo di Catania, la dott.ssa Danie-la Respini, psicologo di Siracusa, il dott. Giu-seppe Sagona, psicologo di Caltagirone e ladott.ssa Lucia Toscano, psicologo di Catania,componente di diritto.

Nel corso della prima riunione del Consiglio,che si terrà a Palermo presso la Casa di Cura LaMaddalena, verrà stabilita la sede legale dellaSezione e verranno conferite le cariche sociali.

Istituita la Sezione siciliana della SIPO

componenti della sezione siciliana della SIPO

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22 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

LA PROFESSIONE

La professione di Psicologo Militarenell’EsercitoTen. Savet (psi) Mariano dott. Pizzo- Psicologo

Cari colleghi e colleghe, con molto piacere hoaccolto l’invito del Presidente dell’Ordine degliPsicologi della Sicilia a poter condividere con voila mia esperienza come Ufficiale Psicologo.

L’obiettivo principale di questo documento èquello di trasmettervi il mio entusiasmo per l’atti-vità che svolgo, invitandovi a riflettere sull’op-portunità di investire professionalmente nel cam-po della Psicologia Militare.

Personalmente sono uno dei primi tre Psicolo-gi Militari in Italia, insieme con gli Ufficiali Ales-sandro Pinti e Frabrizio Demaria, anche quest’ul-timo appartenente a questo Ordine Regionale.

Il ruolo di Psicologo Militare è nato nel1999 nell’Esercito, all’interno del Diparti-mento di Sanità Militare, grazie allasensibilità dimostrata dalla Forza Arma-ta verso la cura e la valorizzazione delleproprie risorse umane e alla fiducia cheha riposto nei confronti della nostraprofessione proprio per contribuirein maniera fondamentale a talescopo.

Ritengo l’istituzione delruolo di Psicologo Militareuna novità storica di granderilievo nello sviluppo dellanostra professione in Italia.

A questo proposito bisogna rin-graziare, in particolare, il lavoro pro-fessionale di un gruppo di psichiatriche ha preparato, negli anni, il terre-no per la costituzione del ruolo.

Precedentemente a tale novità glipsicologi erano impiegati quasi esclu-sivamente come convenzionati civili.

Anche se noi tre, comunque, nonsiamo stati i primi psicologi ad indos-sare la divisa, è da precisare che a dif-ferenza degli Ufficiali psicologi già im-piegati nella Forza Armata dei Cara-binieri e nel Corpo Armato dellaPolizia di Stato, il nostro ruolonon ha limiti di impiego rispetto

alle aree della Psicologia Militare (selezione eorientamento; fattori umani e performance milita-re; fattori ambientali e performance militare; lea-dership; comportamento individuale e di gruppo;psicologia clinica e argomenti particolari).

Nei Carabinieri ed in Polizia, infatti, lo psico-logo è esclusivamente impiegato in ambito selet-tivo.

Attualmente lavoro presso il Centro di Selezio-ne e Reclutamento Nazionale dell’Esercito con se-de in Foligno, nel Reparto Selezione Attitudinale;in questa struttura ogni anno giungono, da diver-se località italiane, migliaia di giovani di ambo isessi per partecipare alla selezione nei differenticoncorsi banditi dalla Forza Armata (tra cui, il

concorso per gli Allievi Ufficiali dell’Accade-mia di Modena, per Allievi Marescialli, per

Volontari in Ferma Breve e per leScuole Militari, solo per citarne alcu-

ni). Per assorbire la pesante mole di lavoro

giornaliero vengono impiegati circa 15 psi-cologi fra civili e militari e si pensa in fu-

turo già ad altri concorsi per psicologimilitari (il prossimo concorso sarà ban-

dito verso il mese di Febbraio,Marzo 2002).Il mio lavoro consiste prin-cipalmente nel svolgere in-terviste di selezione con icandidati dei vari concorsi,oltre che occuparmi dellasomministrazione di test.Come Ufficiale, inoltre, in-sieme con i miei colleghi mi-

litari uomini e donne, sia-mo responsabili di alcuniaspetti organizzativi e ge-

stionali del Reparto.Personalmente lo ritengo un

lavoro molto stimolante siaprofessionalmente sia dal puntodi vista umano.Ho la possibilità, infatti, di stu-diare, sperimentare, confrontar-

mi e crescere quotidianamente

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Psicologi e Psicologia in Sicilia • 23

PSICOLOGIA MILITARE PSICOLOGIA DELLO SPORT

grazie soprattutto: alla disponibilità dei Superio-ri; al contesto favorevole per lo sviluppo di ricer-che, in particolare nello studio della personalità;alla formazione continua offerta dall’Istituzione ealla presenza di un numeroso gruppo di colleghi,militari e civili, con differente formazione e conun bagaglio diverso di esperienze;

E’ importante sottolineare che, in questi gior-ni, il nostro impegno profuso come Ufficiali e lanostra professionalità come psicologi sono statiriconosciuti formalmente dall’Istituzione militarecon un elogio scritto che dimostra anche il ruoloimportante che la Psicologia come scienza inizia arivestire all’interno dell’Esercito.

Con il tempo si è instaurato anche un proficuorapporto di collaborazione con gli Ufficiali medi-ci psichiatri, ciò consente attualmente di lavorarein perfetta sintonia durante lo svolgimento delprocesso selettivo e all’interno delle CommissioniPsicoattitudinali, oltre che pianificare lavori futu-ri.

Quello che sinceramente mi manca è la realiz-zazione di maggiori momenti di confronto co-struttivo fra noi colleghi psicologi al fine, tra l’al-tro, di condividere esperienze, modelli, metodi dilavoro e sviluppare una identità professionale;questo dipende anche, credo, dalle difficoltà cheognuno di noi ha a mettersi in discussione, daipropri preconcetti, presupposti e paure.

E’ giusto e logico, inoltre, che per lavorare inun settore della Psicologia così particolare e deli-cato ci si accosti al mondo militare in modo tran-sazionalmente “adulto”, condividendone, perquanto possibile, gli obiettivi istituzionali e ab-bandonando vecchi preconcetti che non lascianocomprendere i suoi reali bisogni.

Vorrei concludere la mia breve testimonianzasottolineando il fatto che, in questo periodo, hosentito molto vicino l’Ordine degli Psicologi, di-mostrandosi sensibile verso questo settore dellapsicologia ancora poco conosciuto e un valido in-terlocutore nei momenti più difficili.

L’Ordine degli Psicologi assolve, secondo me,un ruolo fondamentale nello sviluppo della Psi-cologia Militare; esso risulta, infatti, il principaleinterlocutore e garante per trattare con l’Istituzio-ne militare e promuovere la nostra categoria pro-fessionale.

Per questo motivo auspico affinché l’Ordine siattivi con costanza e perseveranza in questa dire-zione.

PSICOLOGIA E SPORT

“Movimenti del Corpo”CONVEGNO NAZIONALE

Siracusa, 28-30/06/2001

La psicologia dello sport tra ricerca e appli-cazione recitava il titolo per esteso, e di fatto neitre giorni di convegno sono emerse le migliorirealtà italiane legate a entrambi gli ambiti.

Il convegno nasce in un momento storicoben preciso in cui gli organizzatori (Scuola Re-gionale di Sport del C.O.N.I. “G. Cartia”, Ordi-ne degli Psicologi e Dipartimento di psicologiadell’ Università di Palermo) desiderano condi-videre a livello nazionale un momento di for-mazione-informazione e di confronto, sia tra gliesperti della psicologia dello sport sia tra ilmondo della psicologia e il mondo sportivo.

Molte le presenze di alto livello tra i relatori,tra cui docenti di varie Università italiane edesperti del settore, esponenti del mondo politi-co, dirigenti del C.O.N.I. regionale e nazionalee due atleti olimpionici.

Vari i temi trattati, dall’attività motoria dibase alla preparazione psicologica di atleti dialto livello; dalla formazione di tecnici e diri-genti, al complesso rapporto tra psicologo e al-lenatore negli sport di squadra e alla sindromedel jet–lag negli atleti sottoposti a frequentispostamenti intercontinentali, per citarne soloalcuni.

Dai dibattiti che hanno accompagnato molterelazioni e dal clima di forte coinvolgimentodei partecipanti, è emersa molto chiaramentel’esigenza di poter concretamente usufruiredelle conoscenze e degli strumenti che la psico-logia dello sport può offrire e di studiare e ge-stire non solo i fattori psicologici che influenza-no la prestazione sportiva, ma anche il benesse-re psico-fisico degli atleti.

In sintesi, non solo ricerca di prestazione,ma anche ricerca di qualità della vita.

È apparso chiaro che il tema del benesserenello sport può essere esteso a tutti, sia a coloroche puntano ai più alti traguardi sportivi, sia acoloro che inseguono un proprio traguardo per-sonale.

In un mondo sportivo in cui tecniche e tec-nologie hanno raggiunto livelli altissimi, anchese non sempre funzionali al benessere e/o all’etica (ad es. doping), sembra proprio che il fat-tore che può fare la differenza sia proprio il li-vello di preparazione psicologica.

Andrea Sica - Psicologo

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24 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

LA PROFESSIONE

La “cultura di gruppo”nell’istituzione penitenziaria

ALESSANDRA STRINGI- Consulente del Min. di Giustizia

Nell’ambito del mio lavoro come psicologaconsulente del Ministero di Giustizia, ho attivatodal gennaio 1999 ad oggi, un gruppo a funzioneanalitica con finalità di supporto nel penitenzia-rio di Palermo “Pagliarelli”. Vinte le resistenzeiniziali della cultura istituzionale specifica ad af-fidare la conduzione di un gruppo di detenutiuomini ad una sola donna, mi sono ritrovata adaffrontare una vera e propria sfida, tentando dideclinare il modello bioniano di conduzione digruppo all’interno del contesto istituzionale di unpenitenziario. Ciò significa, in un contesto istitu-zionale di custodia, controllo e rigida disciplina:garantire la continuità e la costanza di un setting;condurre i partecipanti del gruppo a sviluppareuna motivazione autentica alla partecipazione;utilizzare uno spazio di condivisione, come luogodi trasformazione della sofferenza generata dalladetenzione e precedente ad essa, e quindi, abbat-tere certi presupposti di fondo della subculturapenitenziaria. Tutto nell’ottica di promuovereuna cultura della comunicazione della sofferenzache non sia solo strumentale, ripetitiva e, inquanto tale, frustrante e degradante per la stessapersona reclusa. D’altro canto confrontarsi con larigida “cosmologia” dell’istituzione penitenzia-ria, di cui vivono sia i reclusi che gli operatori, hacostituito il punto di partenza per un’esperienzapropriamente clinica.

Solo in tal modo è possibile che il gruppo di-venga un lasciapassare per la vita e per la libertàdei suoi componenti, ma anche l’incontro con ildolore, con la sofferenza e con la “morte”. In essoelementi bizzarri, “strani”, diversi ed emarginati

divengono ammissibili, benché non sia così nelmacrogruppo istituzione, che è la cornice dell’in-contro. I “luoghi” emozionali ed affettivi internidi tutti i partecipanti sono quindi sottoposti a cir-colazione nell’unico campo gruppale.

I partecipanti al gruppo, persone con varie ti-pologie di problematiche esistenziali e di perso-nalità, fanno quindi l’esperienza, di esplorare i li-miti alla soddisfazione dei bisogni, ma anche lepotenzialità del setting, che consentono loro direalizzare il bisogno di contatto, di curiosità, maanche di condivisione, di ascolto, di scambio, e diintimità.

Allora, su un piano simbolico, essi possono“entrare” ed “uscire” da un luogo ad un altro, tol-lerando, di volta in volta, la propria ambivalenzanell’accettare il mio doppio ruolo di consulentedell’istituzione e di terapeuta. Accettando di po-ter mostrare i punti fragili, le debolezze che quo-tidianamente essi mascherano in carcere con l’im-magine di una finta “forza-sanità-virilità”, raccol-gono la sfida al cambiamento, seppure non senzaresistenze distruttive ed ostruzioni paralizzanti.Ciò comporta loro affrontare la paura del conta-gio emozionale, che rischi di renderli tutti fragilied incapaci di tollerare la durezza e la violenzadella quotidianità detentiva.

La mia figura, d’altro canto, è quella di chi nel-la realtà, concretamente, entra ed esce fuori delcarcere, e va nel mondo di fuori, ed è propria-mente questo il punto di partenza: dal livello difunzionamento concreto del pensiero, ad unafunzione simbolica di pensiero, che consenta aipartecipanti del gruppo di entrare ed uscire fuoridel carcere, e delle sue regole o codici non scritti.

Allora rigidità, paura, “pseudoappartenenze”,che garantiscono oltrechè la sopravvivenza, per-sino l’identità dei partecipanti, fanno da barriera,da scudo, da ostacolo alla costituzione di quelluogo da cui si può entrare ed uscire. Nella fanta-sia dei singoli tale luogo non è quasi rappresenta-bile, in quanto carico delle paure e dei fantasmipaterni, castratori, forse responsabili degli “in-comprensibili” suicidi, autolesionismi, che spessotristemente e violentemente scuotono la vita del-l’istituzione carceraria. La paura che i partecipan-ti provano a vincere è quella di abbandonare ciòche è noto e familiare, presa consapevolezza dicome esso sia solo involucro di finta forza di fron-te ai fantasmi paterni angosciosi.

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Psicologi e Psicologia in Sicilia • 25

PSICOLOGIA PENITENZIARIA

Ammettendo comunque unfuori del carcere che è sem-pre dentro il carcere, e nonattivando, ancora, una fun-zione di pensiero a livellosimbolico, i membri delgruppo affrontano l’angosciadi vedere fuoriuscire dallastanza del gruppo con me, gliaspetti più intimi, fragili edindifesi di sé. Perciò l’ambi-

valenza verso me appare in alcuni momenti di-struttiva dell’esperienza stessa.

Eppure i membri del gruppo affrontano que-sto ed ammettono anche di essere se stessi e lapropria affettività, rischiando di non poter più es-sere riconosciuti dentro e fuori del carcere. L’ac-cettazione di una conoscenza fatta di mancanze,sottrazioni di certezze, e non per possesso diqualcosa, nozioni, informazioni, idee, li aiuta apassare dal piano del concreto e dell’azione aquello della fantasia e del simbolico, vincendo iltimore che gli istinti di vita e di morte, el’“erothanatico” possano liberarsi senza controlloe con insostenibile dolore.

Gradualmente, attraverso le piccole trasgres-sioni, il gruppo introietta il setting ed impara aguadagnare un senso della temporalità, che è ga-ranzia della possibilità di mantenere un’oscillazio-ne idonea verso la posizione depressiva. In tal sen-so il tempo del carcere sempre riempito da inutiliattività, apparentemente simili a quelle vere chevorrebbero riproporre, comincia gradualmente adivenire un ritmo di assenza e presenza del grup-po, in grado di stimolare la nascita di quel “conte-nitore” di ciò che manca. Si instaura, allora, la “co-munione” nell’affrontare il dolore, mentre la paro-la diviene il luogo di ciò che è assente, non detto e,spesso, invisibilmente minaccioso.

Pertanto, la promozione di processi di trasfor-mazione del pensiero del gruppo, determinandopiccoli, ma efficaci spostamenti nella geografiapsichica dei partecipanti, paradossalmente, a vol-te, comporta anche la ricaduta positiva di imper-cettibili, ma utili processi di cura dell’istituzione.

Inoltre la sopravvivenza di un gruppo tera-peutico con un suo confine ed una sua “cultura”,che non coincidono con quello della sua corniceistituzionale è, d’altro canto, auspicabilmente, ga-ranzia di sanità per l’istituzione stessa. Essa, in-fatti, impara a garantire, anche se in modo sem-pre fortemente ambivalente, la sopravvivenza di“spazi” di elaborazione, di “di-gestione” di gros-se quote di “materiale emozionale accumulato”, econseguentemente delle forti tensioni distruttiveal suo interno.

Ordine...in Euro

Quota prima iscrizione euro 25,00

Quota annuale primaiscrizione euro 70,00

Tassa conc. governative euro 129,11

Quota annuale euro 145,00

Tassa pubblicità sanitaria euro 15,00

Tassa certificato d’urgenza euro 12,91

Tassa rilascio elenchi euro 155,00

Marca da bollo euro 10,33

Tassa trasferimento altroOrdine euro 25,00

CONTRIBUTO PROFESSIONALE

ANNUALE 2002

145,00 euro (£. 280.759)

SCADENZA ULTIMA

PER IL PAGAMENTO:

30 APRILE 2002

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26 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

LA PROFESSIONE

ORAZIO LICCIARDELLO *

L’analisi di una funzione professionale comples-sa, come quella dello psicologo, non risulta, in ge-nerale, un esercizio semplice: l’ “oggetto” non con-sente di delimitare nettamente i “territori” di perti-nenza; gli specifici applicativi risentono della dina-mica sociale; gli ambiti disciplinari si collocano su-gli stretti crinali che interfacciano ideologia e scien-za, dati oggettivi e dimensioni soggettive, aspettiindividuali e processi socio-relazionali, etc.

Tali caratteristiche, peraltro, rivelano maggior-mente la loro importanza quando l’analisi comportil’articolazione tra funzioniprofessionali, competenzenecessarie (per lo svolgi-mento delle medesime) epercorsi formativi: vengo-no, infatti, chiamate in cau-sa sia la modellistica di rife-rimento (ed il sotteso, orien-tamento teorico) sia le tipo-logie di “Sapere”, “Saperessere” e “Saper fare”, chene derivano.

Tra i rischi impliciti nel-l’agire delle professioni ri-conducibili a questa tipolo-gia, particolare attenzionemerita l’adozione di prospettive caratterizzate, rela-tivamente ai contesti applicativi, più che dallo sfor-zo di “decentramento” come sarebbe necessario percogliere i bisogni cui dare risposte funzionalmenteadeguate (ovviamente, nel quadro di quanto profes-sionalmente possibile e deontologicamente consen-tito ed accettabile) dalla “rilettura” delle esigenze infunzione dei propri modelli teorici di riferimento edelle “competenze” possedute, anche indipenden-temente dal livello e dalla qualità degli effetti cheda tale operazione derivano.

Le riflessioni di cui sopra, pur con l’avvertenzache vanno sempre evitate indebite generalizzazioni,possono concorrere a spiegare parte dei motivi percui, nel quadro della professione psicologica, l’am-bito scolastico vesta ancora i panni di “cenerento-la”; condizione, questa, diversamente, difficilmentespiegabile, considerate sia la consistenza del back-ground di conoscenze specifiche maturate nel mon-do delle scienze psicologiche, sia le condizioni checaratterizzano la Scuola attuale.

Si tratta, allora, di riflettere sull’esigenza di for-mare professionisti in possesso di competenze checonsentano loro di “leggere” adeguatamente le esi-genze che il “campo” “pro-pone” e rispondere fun-zionalmente alle medesime.

Il problema, peraltro non nuovo, in tal senso di-venta: quali competenze ed in funzione di quali esi-genze?

Ai fini della risposta, possono risultare utili alcu-ne riflessioni relative a due ordini di questioni: laprima concerne le difficoltà che la Scuola incontranel perseguire la “pluralità di fini” implicita nel suodover essere (come la normativa prevede) scuola di

tutti e per tutti (dagli handi-cappati ai “super-dotati”),anche in relazione ai pro-cessi che caratterizzano ladinamica sociale; in grado,cioè, di rispondere sia ai bi-sogni formativi di base(competenze necessarie peressere pienamente cittadini)sia alla formazione del pen-sare complesso e dell’agirefunzionalmente propositivodi fronte ai problemi nuoviche nella società del cam-biamento sempre più carat-terizzano il vivere quotidia-

no; la seconda riguarda, invece, il processo di tra-sformazione della Scuola da Istituzione ad Organiz-zazione, con riferimento ai livelli di problematicitàimplicita ed alle esigenze che dal diverso status so-ciale conseguono.

Rispetto alla funzione educativa, rivolta ai biso-gni formativi di base di tutti, va rilevato che laScuola è apparsa largamente inadeguata, come di-mostra, più che l’incidenza degli “abbandoni” (o al-tro di tipo similare), la grande quantità di soggettiche pur avendo formalmente completato gli studi(anche di livello superiore) poco o nulla sembranoaver maturato in merito alla qualità delle conoscen-ze acquisite e, più ancora, alle capacità meta-cogni-tive. L’armamentario concettuale, nel merito, utiliz-zato per spiegare il fenomeno solitamente rimanda(al di là della terminologia “scientifica”) a categoriedi tipo etico/personologico (che sostanzialmente at-tribuiscono l’insuccesso scolastico alle carenze delsoggetto) oppure alla reificazione sociologica (l’am-biente, ivi compreso quello familiare, viene conside-

Cambiamento organizzativo e competenzedello psicologo scolastico

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Psicologi e Psicologia in Sicilia • 27

PSICOLOGIA SCOLASTICA

rato come “dato” cui ascrive-re le cause del mancato suc-cesso); spiegazioni che, perquanto formalmente legitti-me, riconducono al “para-digma dell’impotenza psico-pedagogica” e non concorro-no a ridurre il fenomeno, senon surrettiziamente me-diante l’abbassamento deglistandard che il consegui-mento formale dei titoli do-vrebbe garantire.

Altrettanto problematica appare la qualità dellafunzionalità della Scuola rispetto al pensare com-plesso ed all’agire propositivo, nel quadro dell’at-tuale dinamica sociale.

Laddove sino a poco tempo fa il sistema appari-va prevalentemente caratterizzato dalla conserva-zione, o comunque da lenti cambiamenti di tiposommativo, dalle competenze connesse al saperespecialistico e dalla gerarchia strutturale, oggi il filrouge che attraversa il funzionamento sociale è co-stituito dall’innovazione crescente, dall’elevata ob-solescenza degli specifici saperi tecnici, dalla foca-lizzazione sulla capacità di gestire le relazioni uma-ne, dalla globalizzazione.

Ne deriva una organizzazione sociale semprepiù caratterizzata dalla flessibilità e dall’autonomianella gestione dell’attività personale (meno: postofisso, controlli sociali, etc.) e l’esigenza di formare igiovani allo svolgimento di funzioni e ruoli com-plessi; tra questi, come è stato sottolineato:

1) interpretare i percorsi autocreativi di “un si-stema complesso di dinamiche tra l’invenzione e larealizzazione del futuro”, dove “l’avvenire si decli-na ormai al plurale ed al presente”, caratterizzato“dalle possibilità e dai rischi non limitati” (Zsusa1993, p. 47);

2)affrontare l’ ”angoscia di fronte ad una libertàche essi sono incapaci di mantenere, perché non so-no stati educati a comprenderla ed a utilizzarla”(Crozier 1993, p. 119);

3)gestire l’ambivalenza verso il futuro (Ricci Bitti1994), cui concorre la contrapposizione tra il caloredel “nido” familiare e l’ ”egoismo” sociale (Stella1996, p. 66).

Rispetto a tali compiti, però, la Scuola è apparsalargamente inadeguata, al punto che la Commissio-ne Interministeriale MURST/MPI sull’orientamen-to, nel Documento del 23 maggio 1997 (inviato atutti i Presidi), ritenendo che “l’orientamento è unacomponente strutturale dei processi educativi” (p.X), ha sentito l’esigenza di sollecitare, modalità

d’insegnamento ispirate a“competenze relazionali, co-municative e progettuali“(p.VIII), nonché l’adozionedi “un insieme di attività chemirino a formare o a poten-ziare nei giovani capacità chepermettano loro non solo discegliere in modo efficace ilproprio futuro, ma anche dipartecipare attivamente negliambienti di studio e di lavo-ro scelti” (p. X): in particolare

“capacità che riguardino la conoscenza di sé e dellarealtà sociale ed economica, la progettualità, l’orga-nizzazione del lavoro, il coordinamento delle atti-vità, la gestione di situazione complesse, la produ-zione e la gestione di innovazione, le diverse formedi comunicazione e di relazione interpersonale”(pp. IX-X).

Il fatto è che, in entrambi i casi (relativamente,cioè all’educazione di base per tutti e alla formazio-ne al pensare complesso ed all’agire propositivonelle situazioni problemiche), l’attività educativaimplica metodiche di insegnamento che comporta-no profondi cambiamenti rispetto al tradizionalesetting d’aula ed una professionalità docente moltopiù caratterizzata dalle capacità di gestire le dina-miche affettivo/relazionali del contesto organizzati-vo.

In tal senso, però, è mancata un’adeguata rifles-sione epistemologica, molto spesso sostituita dal-l’agire ideologicamente orientato e da uno speri-mentalismo autoreferenziale; comportamento tantopiù possibile quanto meno esposto alla verifica diriscontri scientificamente fondati sulla funzionalitàdelle varie tipologie di interventi effettuati: per ri-sultare praticabile, l’innovazione educativa avrebbenecessariamente comportato una professionalitàdocente caratterizzata dalla capacità di saper lavo-rare in setting di gruppo, una concezione dellascuola come organizzazione complessa, un Capod’Istituto leader funzionale (e non solamente istitu-zionale).

In assenza di tutto ciò, ad es., la “programmazio-ne educativa” (sin dalla metà degli anni ’70) previ-sta come strumento fondamentale per inserire glihandicappati (ed in realtà per rispondere ai bisogniformativi dei molti che non avevano le caratteristi-che del cosiddetto “alunno medio”), da realizzareper classi aperte nel senso trasversale (relative, cioè,ad alunni dello stesso anno) e longitudinale (annidiversi), è stata spesso realizzata solamente sullacarta e nel tempo è stata reinterpretata nei terminidel “programma”, spesso formulato da singoli,piuttosto che in maniera collegiale da tutti i docenti

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LA PROFESSIONE

28 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

coinvolti, in nome e per conto del “gruppo” (percui, al momento della realizzazione ognuno, inevi-tabilmente, andava per proprio conto e le occasionidi verifica collettiva, per evitare che si trasformasse-ro in vere e proprie arene, venivano squalificate etalora solo formalmente effettuate).

Relativamente alla formazione dei docenti, pe-raltro, non è stata prevista alcuna attività specificase non i corsi di “aggiornamento” fondati sul “con-tenuto”.

Anche in sede universitaria, del resto, l’orienta-mento prevalentemente sotteso ai corsi di studi èstato largamente ispirato a mo-delli concettuali di tipoetico/personologico, o al mas-simo a modelli psicologici di ti-po individualista, sino a quan-do, negli anni ’90, è stato intro-dotto un inizio di cambiamen-to che prevede percorsi mag-giormente fondati sulle cono-scenze di tipo psico-pedagogi-co e psico-sociale. Tale orienta-mento si riscontra anche nel-l’attuale Scuola post laurea perinsegnare (SISSIS) e, in generale, anche nei vari cor-si attivati per formare i “presidi manager”.

Si tratta, comunque, di attività che anche se an-cora largamente fondate su contenuti e sull’ipotesiche il “Sapere” sia di per sé sufficiente al “Saper fa-re”, risultano ispirate all’esigenza di fornire le com-petenze necessarie per affrontare le problematicheconnesse al cambiamento della Scuola da Istituzio-ne (rigida, “garantita” ed autoreferenziale) ad Orga-nizzazione, flessibile e fondata sulle gestione/valo-rizzazione delle risorse umane.

La trasformazione della Scuola da Istituzione adOrganizzazione, da qualche anno in atto nel nostropaese, costituisce una possibile via per risponderepositivamente alle molteplici sfide che originanodalle dinamiche del sociale: tale trasformazione,però, comporta complesse problematiche, che ri-guardano almeno tre tipologie di esigenze; tra que-ste, appaiono di assoluto rilievo:

1) la capacità di rispondere, realmente e non piùsolamente a livello formale (come spesso è avvenu-to), ai bisogni del “territorio” e “dell’utenza”; in as-senza delle tradizionali garanzie istituzionali ed inuna situazione di concorrenza tra istituti, appaionoindispensabili una serie di attività specialistichefunzionali ad assicurare un adeguato rapporto conil bacino d’utenza e con il sociale di pertinenza (au-to-valutazione, analisi della domanda, misura del-l’efficacia dei servizi e livello di soddisfazione dei

destinatari, marketing sociale); 2) la focalizzazione delle problematiche in termi-

ni organizzativo/istituzionali e l’attuazione delle ti-pologie di interventi funzionali ad affrontare ade-guatamente quanto da tale approccio discende (fles-sibilità funzionale alla “pluralità di fini”, uso dellerisorse umane secondo modelli di gestione di tipo“immateriale”, leadership di tipo trasformazionale,etc.);

3) attenzione alle risorse umane, sia come esi-genze del personale, la risorsa fondamentale dellaquale la Scuola dispone per raggiungere i suoi

obiettivi, sia in termini di coin-volgimento degli allievi neiprocessi formativi (analisi dei“climi” e dei bisogni formativi,formazione “in itinere” dei do-centi, valutazione dell’efficaciaformativa).

L’analisi sopra effettuata, sen-za alcuna pretesa di esaustivitàdelle complessità che la pro-blematica specifica comporta,può risultare utile per indivi-

duare alcune competenze professionali che uno psi-cologo scolastico dovrebbe possedere, per agire fun-zionalmente nell’ambito del contesto specifico, co-me supporto alla professionalità dei docenti e delpersonale della scuola: diagnosi testologica e capa-cità d’uso della stessa in funzione formativa (so-prattutto in termini di restituzione dei dati ai do-centi e supporto alla loro attività); misura dei feno-meni psico-sociali e intervento sui medesimi; usodel colloquio in setting individuale e di gruppo;consulenza organizzativa; conoscenze di marketingsociale e scolastico, approccio ispirato alla metodo-logia della ricerca/intervento.

Si tratta di competenze che non sostituisconoquelle di tipo clinico ma debbono necessariamenteintegrarle; competenze che può risultare difficile ri-trovare in un solo professionista e nel caso possonoriguardare più specialisti ma che occorre mettere adisposizione della Scuola (e di coloro che ivi opera-no), concorrendo ad affrontare positivamente le sfi-de che il sociale alla stessa propone, per ambire alpieno riconoscimento (in tale contesto) di una Pro-fessione tanto importante quanto, spesso, miscono-sciuta.

* Professore di Psicologia sociale e docente di Psicologiadelle organizzazioni,

Facoltà di Scienze della Formazione,Università di Catania

Presidente del Corso di LaureaInterfacoltà in Scienze e tecniche psicologiche (Enna)

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PSICOLOGIA SCOLASTICA

ANTONIA ARCURI - Psicologo, Psicoterapeuta

1. Il paradigma di riferimento

Tre grandi opere di pittura (“Mahana, No Atua,Donde veniamo? Che siamo? Dove andiamo“, ispira-te a Gauguin dalla semplicità espressiva del popoloMaori nel 1897), costituiscono in questo lavoro il pre-testo per un percorso di orientamento, finalizzato allapossibilità di costruire un progetto di vita, all’internodel quale gli aspetti emotivi, cognitivi e sociali si sup-portino a vicenda.

Le tre opere rappresentano la vita nella sua molte-plicità, un palcoscenico umano collocato sullo sfondodella natura.

Sul concetto di progetto si vuole fare riferimentoper una migliore comprensione al Principio allargatodi Papert. Marvin Minky (1985) riporta la definizionedel principio di Papert in questo modo. “Alcuni fragli stadi più cruciali dello sviluppo mentale sono ba-sati non sulla semplice acquisizione di nuove abilità,bensì sull’acquisizione di nuovi metodi amministrati-vi per usare ciò che già si conosce;”. Nel principio al-largato Gioacchino Lavanco (1995) estende il concettoe aggiunge: “Il progetto, è dunque la capacità di os-servare e modificare l’esistenza acquisendo nuovipunti di vista e nuovi paradigmi nel campo mentale.“

I gruppi di discussione con gli studenti del liceoclassico F. Scaduto di Bagheria si pongono come mo-menti aperti alla ricerca del senso, inteso come ele-mento nel quale si possono produrre e far circolaredei significati. “Ogni cosa, ogni esistente, ogni passa-to… ogni avvenire… dicendosi noi costituiscono ilsenso. L’esistenza è con..”(Nancy, J.L. 1996). Ogni es-sere è singolare plurale; questo costituisce per noi ilparadigma di riferimento, e a partire da questo sisnodano i temi dei nostri incontri.

Afferma Alain Ehrenberg (1998) che la modernitàdemocratica ha fatto progressivamente di noi degliuomini senza guida, ci ha posti cioè nella condizionedi dover costruire dei nostri punti di riferimento, e diessere responsabili delle nostre scelte.

Il diritto di scegliere la propria vita, il pressantedovere di diventare se stessi pongono l’individualitàin una condizione di continuo movimento, pertantole nozioni di progetto motivazione interrelazione so-no oggi diventate norme, sono entrate nei nostri co-stumi.

Iniziativa e responsabilità se per un verso rappre-sentano degli indicatori di maturità, per altro non so-no facili da coniugare poiché l’ansietà di non sentirsiadeguati, di non riuscire è sempre dietro l’angolo. Sequesto è lo scenario dell’età adulta per l’adolescenzala situazione è ancora più complessa; essa è l’età del

lavoro di integrazione, dove ciascuno ha da integrareparti diverse, nuovi aspetti dell’esperienza e della vita.

I nuovi adolescenti sviluppano abilità e autono-mie, sono molto precoci nella socializzazione, secon-do Pietropolli Charmet (2000), e i loro valori sono co-stituiti dal gruppo, la fraternità, l’amicizia, lo scambiodi affetti.

Tuttavia sono anche molto più fragili perché devo-no costruire dei punti di riferimento rispetto a quellidell’infanzia e della preadolescenza, all’interno di uncontesto sociale, politico, culturale, dove, come dice-vamo sopra, tutti sono alla ricerca di valori e punti diriferimento.

2. La dimensione gruppale

Nel nostro lavoro l’adolescente è visto come me-tafora di una soggettività nascente all’interno di unsistema di relazioni familiari e sociali, dove la matricefamiliare si pone come regolatore della costruzionedel Sé.

Pertanto i gruppi di appartenenza sono stati og-getto di analisi e di riflessione a partire da quelli fa-miliari per giungere a quelli amicali e scolastici.

La vita all’interno dei gruppi è fondamentale perlo strutturarsi della psiche, per il processo d’identifi-cazione e per l’elaborazione di una identità ad untempo individuale e collettiva. In un sistema organiz-zato l’io esiste certamente in rapporto a se stesso masi costituisce anche nello sguardo dell’altro, ed occu-pa un certo posto nella rete gruppale.

Ma nella rete sociale la costruzione dell’identità,intesa nel senso più ampio di progetto di vita, qualeposto occupa? Ovvero come si configura la sceltaprofessionale rispetto alla domanda del mercato, qualè il campo di influenza?

Counseling orientativoattraverso il gruppo

Psicologi e Psicologia in Sicilia • 29

L’uomo si afferma nell’azione. La fabbrica dei pensieri

è come un lavoro di tessitura,dove ad un sol colpo di pedale mille fili

si mettono in movimento, le spole guizzano su e giù, i fili scorrono invisibili,

un colpo solo produce mille combinazioni (J.W. GOETHE, FAUST)

Da quando siamo un colloquioe udiamo l’uno dell’altro,

Esperito l’uomo, ma presto saremo canto(F. HÖLDERLIN, Festa di Pace)

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LA PROFESSIONE

Le multinazionali del marchio, per fare un esem-pio, nel centro commerciale globale, pongono la se-guente domanda: “Where do you want to go today?”(Klein N.,2001) “Dove vuoi andare oggi”, che tradot-to nel linguaggio del mercato, senza ricorrere ad unasofisticata analisi della domanda,significa:“Comeposso meglio portarti nel labirinto sinergico che io hodeciso dovrai seguire oggi”?

Gli studiosi della psicologia di comunità sostengo-no che è necessario aiutare i giovani , ma anche tutticolori che si trovano in difficoltà, a sviluppare capa-cità di coping (adattamento), a consolidare l’em-powerment (letteralmente favorire l’acquisizione dipotere come possibilità di controllare la propria vita),ad attuare il self-change (auto-cambiamento), ad uti-lizzare il problem solving (Francescato D., Ghirelli G.,1990).

L’immagine del barone di Münchausen che affon-da in una palude con cavallo ed equipaggiamento,riuscendo a salvarsi tirandosi per la parrucca, riassu-me in maniera efficace i concetti sopra elencati.

La questione tuttavia rimane aperta e si pone co-me interrelazione tra identità singolare- plurale e pó-leis (luoghi culturali, sociali, politici e mediatici).

Quali capacità occorrono dunque per potersiorientare?

Superamento di modalità cognitive e affettive in-centrate sulla radicalizzazione e polarizzazione, su-peramento dell’aut-aut, utilizzo di modalità socio af-fettive e cognitive declinate sull’ et - et.

Da qui la riflessione, all’interno del gruppo, sul-l’individuazione a partire dalla separazione delle fi-gure genitoriali, sull’analisi del contesti familiari egruppali, sulla necessità di porsi in ascolto dei propribisogni.

“L’adolescenza non è (…), solo una stagione dellavita, ma è una modalità ricorsiva dell’esistenza, dovei tratti dell’incertezza, l’ansia per il futuro, l’irruzionedelle istanze pulsionali, il bisogno di rassicurazione einsieme di libertà si danno talvolta convegno per ce-lebrare, in una stagione, tutte le possibili espressioniin cui può cadenzarsi la vita” (Galimberti U., 2001).

Il tema del bisogno è stato coniugato a quello dellapassione, perché una scelta che non sia anche segna-ta da questo sentimento non può attraversare le inco-gnite e le difficoltà insite in ogni cambiamento. “Perl’uomo in quanto uomo non ha valore alcuno ciò chenon può fare con passione, ora però sta di fatto cheper quanto grande sia la passione, per quanto auten-tica e profonda possa essere, il risultato è ben lungidall’essere garantito. Certamente essa costituisce unacondizione preliminare per il fattore decisivo: l’ispi-razione”. (Weber M., 1919).

3. L’auto-orientamento

Secondo Morin (1980) il principio generale del vi-vente è l’autonomia, che appare dal punto di vistabiologico, non come un fondamento ma come emer-genza organizzazionale retroagente sulle condizioni esui processi che l’hanno fatta emergere. Ogni libertà,

continua ancora Morin si costruisce a partire da vin-coli e dipendenze che l’auto organizzazione subisce,utilizza e insieme trasforma.

Per trasposizione concettuale potremmo affermareche l’auto-orientamento nasce dallo stesso principiogenerale e si costruisce a partire da vincoli e dipen-denze. Esso si concretizza all’interno di un processodi interazione con altri sistemi e contesti con cui inte-ragisce e retroagisce, attraverso un procedimento, inprospettiva ecosistemica e della complessità, che ri-fugge la strada maestra del cercare risposte, predili-gendo le strade traverse, battute dagli esploratori didomande.

Quelle strade sconosciute che occorre percorrerese si vuole giungere al luogo che non si conosce(Manghi S., 1990).

La dislocazione dal campo delle risposte a quellodelle domande segna il passaggio dalla capacità dioperare“descrizioni sempre più esatte“, alla capacitàdi utilizzare un principio dialogico che unisce princi-pi, nozioni descrizioni che dovrebbero escludersi avicenda. L’orientarsi necessita di strategie e quindi digiochi. “Chi dice strategia dice gioco. Il gioco è un’at-tività che obbedisce a regole ed è sottoposta al caso,con i suoi rischi e pericoli, un’attività insomma chemira ad ottenere un risultato di per se stesso incerto”.

Nel nostro lavoro l’orientarsi è praticato insiemeagli altri , attraverso un processo di riflessione che sinutre di rispecchiamento e di identificazioni.

“La riflessione è un procedimento per conoscere ilmodo attraverso cui conosciamo, un atto per rivol-gerci su noi stessi, l’unica opportunità che abbiamoper scoprire le nostre cecità e di riconoscere che lecertezze e le conoscenze degli altri sono a loro voltapoco chiare e tenui quanto le nostre.osservatori di noistessi che facciamo descrizioni e riflettiamo su di es-se” (Maturana H., e Varela F., 1980).

Ho aperto questo lavoro con immagini pittoriche edesidero concluderlo allo stesso modo poiché ritengoche l’immagine, rechi con sé degli aspetti simbolicigravidi di significati.

I dipinti in questione sono di Magritte, il primodal titolo la Chiaroveggenza (Autoritratto) e il secon-do Doppio autoritratto, dipinti entrambi nel 1936.

Nella Chiaroveggenza possiamo osservare Ma-gritte seduto davanti ad un cavalletto, la sua mano si-nistra impugna un pennello nell’atto di dipingere unuccello. Lo sguardo del pittore è rivolto su un oggettoposto su un tavolo. L’oggetto è un uovo. Magritte os-serva l’uovo e dipinge l’uccello.

Assegniamo a questa immagine la dimensionedell’orientamento. La “scelta“ nel nostro caso contie-ne un progetto, ma deve prefigurare la sua realizza-zione, il suo compimento. Nel Doppio auto ritrattoosserviamo Magritte che dipinge la Chiaroveggenza,questa seconda immagine riassume la dimensionedell’autoorientamento. Il pittore osserva se stesso nel-l’atto di dipingere la scena sopra descritta.

Auto-osservazione, auto riflessione costituisconole dimensioni dell’orientarsi che nel nostro contestoavvengono all’interno di una comunicazione con glialtri in un setting gruppale, in una circolarità che con-sente retroazione, integrazione, trasformazione.

30 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

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UNIVERSITÀ

Nuovi Corsi di Laurea in Scienze e Tecniche psicologiche:professionalizzazione e tirociniIl progetto del nuovo Corso di Laurea di Enna

Psicologi e Psicologia in Sicilia • 31

SANTO DI NUOVO- Preside della Facoltà di Scienze dellaFormazione - Università di Catania

L’Università di Catania, in convenzione con ilConsorzio Ennese Universitario, ha attivato a parti-re da quest’anno accademico presso il polo univer-sitario di Enna un Corso di laurea triennale in“Scienze e Tecniche Psicologiche”.

L’iniziativa – che ha avuto un notevole riscontrodi iscritti, quasi quattrocento matricole – è scaturitadall’esigenza di attivare anche nella Sicilia orienta-le, dove erano ancora assenti, percorsi formativi fi-nalizzati a preparare professionisti in grado di in-tervenire nei contesti in cui la richiesta di prestazio-ni psicologiche è particolarmente pressante e senti-ta, oltre che socialmente utile: in particolare l’ambi-to scolastico e formativo, e la salute e la prevenzio-ne del disagio.

Allo scopo di rendere quanto più possibile solidae non velleitaria la nascita di un nuovo corso di lau-rea, dopo quello già da tempo esistente a Palermo,sono stati curati tre aspetti.

Anzitutto è stato stabilito un contatto preventivocon l’Ordine regionale degli Psicologi, allo scopo dievidenziare gli effettivi bisogni occupazionali equindi di formazione nel settore in Sicilia, indivi-duando le aree già sature e quelle invece da incre-mentare.

La professione di psicologo scolastico è risultatatra queste ultime, dato che que-sta figura andrà sancita da ap-posite norme già proposte a li-vello nazionale ma nelle moreanticipabili in Sicilia avvalen-dosi degli strumenti legislativiconsentiti dall’Autonomia.

Importante anche il settoredella prevenzione del rischio(dipendenze patologiche, abu-so, violenza ai minori, ecc.) edella psicologia della salute edel benessere, dove uno psico-logo appositamente formatopuò trovare occupazione moltomeglio che non nel già saturosettore della psicoterapia (checomunque richiede una laureadi secondo livello e poi la spe-cializzazione quadriennale,dunque ben altro percorso for-mativo).

Proprio questi due settori sono stati privilegiatinella definizione dei due curriculi del corso di lau-rea di primi livello, prevedendo la possibilità diproseguire poi nel biennio successivo con le laureespecialistiche in psicologia della formazione e inpsicologia clinica.

Utilissimo al fine di dare certezza relativamentealla titolarità degli insegnamenti è stato il coinvolgi-mento, assieme alla Facoltà di Scienze della Forma-zione (che ha la gestione amministrativa del Corsodi Laurea), delle Facoltà di Lettere e Filosofia e Me-dicina e Chirurgia che contribuiscono ampiamentecon loro risorse di docenti.

Infine, il convenzionamento con il Consorzio En-nese Universitario ha consentito di avvalersi di au-le, locali per seminari e laboratori, attrezzature, bi-blioteche, mense, personale tecnico-amministrativoe di segreteria adeguato alle esigenze di un corsotanto frequentato come quello di psicologia.

L’elemento più qualificante offerto dal Consorzioè la presenza di un congruo numero di tutors, lau-reati in psicologia che accompagneranno le ‘matrico-le’ nel non facile avvio della loro carriera universita-ria, evitando per quanto possibile pericolosi scolla-menti tra studenti e docenti e supportando il lavorodidattico con una assistenza continua e qualificata.

Altro elemento essenziale del nuovo ordinamen-to, rispetto al precedente, è lo svolgimento dei tiro-cini già all’interno del corso di laurea triennale.

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UNIVERSITÀ

L’importanza di questa innovazione è relativa al-la necessità di fornire strumenti di professionalizza-zione in grado di immettere il laureato, già dopo iltriennio e l’iscrizione al primo livello dell’Albo, sulmercato del lavoro con buone prospettive – e so-prattutto capacità – occupazionali, nei settori e perle attività previste dal DPR 328/2001 per lo psicolo-go ‘junior’ (brutta definizione, che speriamo vengamodificata presto!)

Per il tirocinio professionalizzante sono previstinel secondo e terzo anno di corso 12 crediti formati-vi, vale a dire 300 ore in totale, così suddivise:

- 240 ore di attività formative esterne, da svolge-re presso Enti pubblici o altri Enti che già svolgonoservizi in convenzione o per conto di enti pubblici,che offrono servizi psicologici e formativi, socio-sa-nitari, socio-assistenziali o socio-culturali;

- 60 ore di attività pratiche guidate (laboratori,seminari, rielaborazioni di esperienze, analisi e for-mulazioni di progetti) che si svolgeranno all’internodell’Università o comunque sotto la sua diretta re-sponsabilità organizzativa e scientifica.

Le attività formative esterne devono essere se-guite da supervisori collocati negli ambiti professio-nali ai quali le attività stesse si riferiscono.

Invece le attività pratiche guidate saranno super-visionate da tutor interni, docenti delle Facoltàcointeressate o personale esterno reclutato attraver-so appositi incarichi o contratti a termine tra quantipresentano qualifica di formazione specifica post-universitaria.

Per l’organizzazione e il coordinamento delle at-tività di tirocinio va costituita una Commissionenominata dal Consiglio di corso di studio, la qualeindividuerà, anche d’intesa con l’Ordine regionaledegli Psicologi, Enti e Istituzioni rispondenti ai re-quisiti per la stipula delle convenzioni per le atti-vità di tirocinio; provvederà al raccordo tecnico eorganizzativo con i responsabili degli Enti e delleIstituzioni convenzionati, e in particolare con i tu-tors nominati dagli Enti stessi secondo criteri previ-sti nelle convenzioni; delineerà e verificherà i criteriscientifici, didattici e operativi cui ispirare il tiroci-nio e svolgere la supervisione scientifica delle atti-vità.

La relazione sui tirocini sarà parte integrantedella prova finale necessaria per laurearsi, e la valu-tazione dell’attività svolta, valutazione compiutadai supervisori interni ed esterni o dai docenti re-sponsabili, peserà sulla votazione finale.

Come si vede, la funzione dei supervisori pre-senti nelle strutture dove il tirocinio verrà svolto èdi grande rilievo ai fini formativi: ripetiamo, a diffe-renza del precedente ordinamento, il tirocinio è pre-laurea ed è dunque parte integrante del percorso di-dattico del corso di studi.

Per rendere il più possibile efficace il tirocinioverranno attivate intese con l’Ordine degli Psicologi

della Sicilia, in modo da assicurare nel modo mi-gliore la dimensione professionalizzante del corso.

In particolare con l’Ordine verrà stipulato unprotocollo di convenzione che consentirà di collabo-rare proficuamente nel reperire le strutture idoneeper il tirocinio, nell’intero bacino d’utenza del corsodi laurea, un numero adeguato di supervisori,iscritti all’Albo, capaci di offrire ai laureandi il lorobagaglio di esperienza e di testimoniare in praticacome la professione psicologica possa essere svoltain modo competente ed efficace.

Verrà a tal fine approntata al più presto, a curadel Consiglio dell’Ordine e del Presidente del Corsodi Studi prof. Licciardello, una scheda di disponibi-lità per le strutture e per gli iscritti che intendonocollaborare a questa complessa e difficile, ma certa-mente appassionante, scommessa per la formazionedei futuri colleghi psicologi.

32 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

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CULTURA PSICOLOGICA

La Tv, quella belva da domareIntervista a SERGIO AMICO(da “La Sicilia” - 21 novembre 2001, p. 18)

Psicologi e Psicologia in Sicilia • 33

"La tv è "deficiente"? Io non direi. Semmai è irre-sponsabile e inquietante. Siamo noi i deficienti, chela subiamo senza ribellarci".

L'esternazione di Franca Ciampi sulla tv disedu-cante è una provocazione che Sergio Amico, psico-logo e psicoterapeuta impegnato da anni per la tu-tela dell'infanzia anche nell'ambito del Telefono az-zurro, non può lasciar cadere. Proprio alla tv, o me-glio ai suoi programmi scorretti, è destinato un suoprogetto speciale, una "scatoletta lasciapassare" daapporre all'apparecchio, capace di intercettare i pro-grammi sbagliati ed evitarli. Ma di questo parlere-mo dopo.

Perché la Tv è inquietante? "Perché la Tv è una presenza fagocitante e onni-

vora in tutte le case, presidia il nostro tempo e so-prattutto le emozioni. E' inutile inneggiare, come fala signora Ciampi, al valore sostitutivo dei libri,perché i libri non hanno lo stesso potere magico eseduttivo della tv, che agisce fortemente sul livelloemozionale. Piuttosto, facciamo in modo di miglio-rare la Tv, affinchè ai bambini non vengano sommi-nistrati cartoni e programmi devianti, intrisi di vio-lenza (soprattutto quelli giapponesi) ma anche diidiozia, di volgarità. E che dire dei programmi sera-li per famiglie, capaci di trasmettere solo il piaceredella rissa familiare, o della chiacchiera grossolanafine a se stessa? L'audience, che ormai è lo spiritodella Tv, è diventato un termine di riferimento asso-luto e condiviso, è diventato un valore".

Per non parlare della pubblicità che completa ilpiano di ottundimento del bambino.

"La pubblicità riversata addosso ai bambini, chenon hanno filtri o strumenti di controllo, è danno-sissima non solo per l'effetto immediato del consu-mo indotto, ma soprattutto perché innesca un mo-dello di consumatore passivo destinato a rinforzarsinegli anni, come una specie di identità sociale. Ilconsumo è iniettato come unvalore, oltre che una necessità.E pensare che in Scandinavia,Austria e Quebec è vietata inTv qualsiasi pubblicità dedi-cata ai minori di anni 13, e inOlanda è ammessa solo dopole ore 20".

Eppure periodicamente siscrivono le Carte dei diritti, iCodici di autoregolamentazio-ne. L'articolo 17 della Conven-zione Onu sui diritti dei mino-

ri invita gli Stati membri afavorire "l'elaborazione diappropriati codici di con-dotta per le aziende televi-sive affinchè il bambino siaprotetto dalle informazionie dai materiali che nuoc-ciono al suo benessere". El'articolo 22 della direttivadel Consiglio delle Comu-nità europee assegna agliStati il compito di vigilare contro il ricorso in Tv adimmagini di pornografia o violenza , che invece al-legramente farciscono i palinsesti.

Com'è la situazione in Italia? E come reagisco-no a Catania psicologi e pedagogisti?

"Come ha più volte denunciato il Telefono azzur-ro, il codice di autoregolamentazione firmato nelnovembre '98, che imponeva la fascia protetta dalle7 alle 22,30 è stato disatteso. Gli interessi delle emit-tenti televisive sono troppo forti. Quella che do-vrebbe agire è la parte offesa, cioè i genitori e gliadulti, assieme a psicologi e operatori dell'educa-zione. Purtroppo tutti ci lamentiamo ma non faccia-mo alcun passo. In America è attiva la Nctv, ungruppo per il monitoraggio e la lotta alla violenzain Tv. A Catania potremmo creare un comitato di ri-cerca e vigilanza sui programmi per bambini incoordinamento con altri centri".

E quel progetto di una "scatola magica" che se-leziona le trasmissioni?

Ci lavoro da un po', in vista di un finanziamentoCee nell'ambito dei progetti di tutela per l'infanzia.L'idea è quella di un aggeggio (sul modello del V chipamericano) da connettere al televisore, tarato su unascala di "correttezza" da uno a cinque in corrispon-denza alla valutazione assegnata ai programmi da un'èquipe appositamente selezionata di psicologi, peda-

gogisti e genitori, e che preve-da anche l'interattività via In-ternet con tutti gli utenti. Si può programmare la scato-letta, per fare un esempio, af-finchè non lasci passare i pro-grammi oltre la fascia tre. Nonè complicato come può sem-brare, e anzi se qualcuno è inte-ressato per sostenere in variomodo il progetto può scrivere [email protected]".

E.S.

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CULTURA PSICOLOGICA

La promozione della qualità della vita lavorativanella Pubblica AmministrazioneIntervento del Presidente dell’Ordine, Dott. FULVIO GIARDINA

34 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

Onorevole Ministro per le Pari Opportunità,Autorità, illustri ospiti, gentili colleghe e colleghi,

con grande piacere ed interesse ho aderito aquesta iniziativa, promossa dall'avvocato FulvioManno, commissario straordinario della Provin-cia Regionale di Ragusa, per presentare il regola-mento sul mobbing.

Si tratta senza alcun dub-bio di un avvenimento signi-ficativo, di grande valore so-ciale, perché redatto dall’am-ministrazione della provin-cia siciliana più fattiva e pro-duttiva (il PIL della Provin-cia di Ragusa è il più alto ri-spetto alle altre province si-ciliane).

Gli psicologi sono i professionisti la cui azioneè rivolta alla conoscenza ed alla gestione di queiprocessi di cambiamento e di adattamento cuil’individuo è sottoposto da inevitabili condizionisociali, affinché possano armonizzarsi positiva-mente con le proprie specificità.

La psicologia oggi rappresenta uno dei verticiprivilegiati di lettura e di interpretazione delcomportamento dell’individuo del nuovo millen-nio, padrone da un lato di sofisticate tecnologie, eper questo sempre più arrogante e individualista,dall’altro irriducibile “animale gruppale”, sem-pre più costretto a vivere in contenitori ristretti.

Il mobbing è sicuramente l'indicatore di unanuova concezione del lavoro, inteso sempre piùcome fonte di benessere psicologico, sociale, rela-zionale, e come arricchimento globale della per-sonalità del lavoratore.

Già con il D.Lgs 626 del 1994, sulla sicurezzaed igiene in ambito lavorativo, il lavoratore detie-ne un ruolo attivo e partecipe nella gestione delleproblematiche lavorative, nella considerazioneche il “lavoro”, la fabbrica, l’azienda, l’industria,assumono una funzione sempre più di “bene co-mune”, da tutelare e da difendere .

La prevenzione degli infortuni e delle malattie

professionali, il generale benessere dei lavoratori,la loro motivazione e la loro partecipazione al mi-glioramento delle attività aziendali, sono sicura-mente gli obiettivi primari che ogni datore di la-voro deve raggiungere.

E' necessario però che tutti i lavoratori, senzadistinzione gerarchica, sappiano divenire real-

mente i portatori di unanuova cultura della salute,in cui il mantenimento del"benessere" deve prevaleresulla cura del "malessere".La salute è un bene, indivi-duale e collettivo, irrinuncia-bile, che non può essere ba-rattato nemmeno in nome direali bisogni occupazionali.La parola-chiave che l'Unio-

ne Europea ha lanciato nell’anno in corso è“Work Health Promotion” (WHP), promozionedel benessere, della salute in ambito lavorativo.

Credo sia opportuno andare oltre gli aspettiformali delle normative di riferimento, assolven-do sì agli obblighi previsti, ma anche – e soprat-tutto – sapendo leggere gli aspetti comportamen-tali individuali e di gruppo; il rapporto, la rela-zione che lega l’individuo al tempo ed allo spaziolavorativo; il rapporto con il proprio contesto diriferimento, nella convinzione che la "qualità del-la vita lavorativa" sia di fatto il "valore aggiunto"del prodotto finito.

Con queste premesse appare chiaro che oggi laPubblica Amministrazione ha una funzione anti-cipatrice rispetto al mondo del lavoro, sia perchénella sua azione rappresenta eticamente lo Statonella sua interezza, sia perché può essere in gra-do di sostenere i costi, sia - e soprattutto - perchéle condizioni e lo stile di vita lavorativa dellestrutture burocratizzate spesso sono causa direttaed indiretta di sofferenza.

Il mobbing (dal verbo inglese to mob, "assali-re, aggredire, affollarsi attorno a qualcuno") è unaforma di esasperata pressione psicologica sul po-sto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti

Incontro di presentazionedel Regolamento sul mobbing

adottato dallaProvincia Regionale di Ragusa

Ragusa, Mediterraneo Palace,28 Luglio 2001

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CULTURA PSICOLOGICA

Psicologi e Psicologia in Sicilia • 35

aggressivi, provocatori e vessatori, in maniera si-stematica, duratura, intensa, “violenze morali epersecuzioni psicologiche, che mirano esplicita-mente ad arrecare offesa alla personalità, alla di-gnità e all’integrità psico-fisica del lavoratore,nonché a mettere in pericolo l’impiego o a degra-dare il clima lavorativo” .

Il rapporto dell'Osservatorio dell'Unione Eu-ropea sull'occupazione, riferito al 2000, non hafatto registrare miglioramenti rispetto al 1995 e al1990. Anzi, emergono sul piano della qualità edella quantità problemi di natura fisica e psicolo-gica, quali intimidazioni, mobbing, violenza emolestie a sfondo sessuale.

Lo stress è la seconda causa di sofferenza, conquasi il 28% dei lavoratori, determinato da un ec-cessiva intensità del ritmo lavorativo.

Purtroppo il lavoro non è ancora equamenteripartito tra donne ed uomini. Infatti, le donneche lavorano part-time sono il 32%, contro appe-na il 6% degli uomini.

Ciò determina una scala di valore relativa allelegittime ambizioni lavorative ben diversificatatra i due sessi, ma molto articolata per gli uomini.

In altre parole, le donne che lavorano – purpossedendo indubbie capacità e competenze –tendono a contenere in breve termine i loro desi-deri e le loro ambizioni relative all’avanzamentoin carriera, rispetto agli uomini, i quali possonoorientare le proprie ambizioni lavorative in tempipiù lunghi.

Il carico di lavoro femmi-nile è inoltre appesantito daimpegni familiari:

• il 41% delle donne la-voratrici dedica almenoun’ora al giorno alla curadei figli, contro il 24% degliuomini;

• il 64% delle donne chelavorano impegna almenoun’ora al giorno a cucinare,contro il 13% degli uomini;

• il 63% delle donne chelavorano svolge per almenoun’ora al giorno le faccendedi casa, contro il 12% degliuomini.

Il rapporto dell’U-nione Europea con-ferma che la violenzae le molestie a sfondosessuale sono persi-stenti, anche se moltospesso non vengonodenunciate.

In media in Euro-pa il 9% dei lavorato-ri è oggetto di intimi-dazioni (4% Italia ePortogallo, 14,5% Finlandia, Olanda Gran Breta-gna).

Regolamentare la tutela della lavoratrice e dellavoratore da atti e comportamenti ostili assumeanche una valenza preventiva, poiché facilita l’e-laborazione di un senso critico, di una autovalu-tazione del proprio e dell’altrui comportamentolavorativo.

E su questa base credo sia necessario attivareanche un percorso formativo rivolto a tutti i lavo-ratori, tra l’altro già previsto nel D.Lgs 626/94,mirato ad una conoscenza adeguata dei problemied al loro superamento.

E’ augurabile infine che i progetti di legge pre-sentati nella scorsa legislatura sul mobbing (l’ul-timo, il progetto n. 4512 del Senato della Repub-blica del 2 Marzo 2000 “Disposizioni a tutela deilavoratori dalla violenza o dalla persecuzione

psicologica”) possano con-fluire in una legge organica,inquadrata all’interno dellenorme sulla sicurezza edigiene in ambito lavorativo,poiché un lavoratore demo-tivato, con una precaria au-tostima, emarginato da ognicontatto con i colleghi, sem-pre più solo, tende ad ab-bassare la soglia di allerta epuò incorrere più di altri ininfortuni sul lavoro, spessogravi.

Vi ringrazio per l’attenzionee Vi porgo i più cordiali sa-luti.

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RECENSIONI a cura di ROBERTO PAGANO

36 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

A cura di Maurizio Cardaci

Contributi diAlessandra Attardi, Barbara Caci,Raffaella Misuraca

Ciber-PsicologiaEsplorazioni cognitive di InternetCarocci Editore, ottobre 2001

L’odierna esplosione delle tecnologie digitaliimpone alla psicologia una profonda rielabora-zione dei modelli concettuali, degli strumenti diricerca e applicativi.

Per studiare le soggettività digitali, la nascen-te ciber-psicologia richiede la sostituzione deltradizionale armamentario di test, questionari,ecc, con metodi high-tech di rilevazione non in-trusiva o con questionari point and click, conce-piti in modo tale da indurre le variegate tipolo-gie di navigatori a fornire informazioni in presadiretta.

In termini più generali, la ciber-psicologiamette in risalto fino a che punto atteggiamenti,scopi, modi d’uso, schemi comunicativi, perfinovariabili di personalità ed emozioni, possano sa-turare l’Information Technology di coloriture in-dividuali, di valenze soggettive.

Ai suddetti argomenti s’ispirano i capitoli dicui si compone il presente volume sulla ciber-psicologia di Internet.

Il primo evidenzia come lo spazio virtuale co-stituisca un vero e proprio ambiente percettivo,ricco per il soggetto di “offerte” all’azione, maanche di vettori e barriere psicologiche.

L’approccio ecologico ha ispirato l’elaborazio-ne del costrutto ciber-psicologico di ambiente-in-ternet, adottato per l’esame dei processi comuni-cativi e sociali, su cui si basa la vita dei micro-mondi digitali e delle comunità virtuali.

Il secondo capitolo introduce, a sua volta, lecomplesse questioni che ruotano intorno allemetamorfosi on line dell’individualità. Alcuniservizi in Rete offrono alla persona la possibilitàdi salire, pur restando anonima, sul “palcosceni-co virtuale” e di giocare una pluralità di ruoli at-traverso i propri simulacri virtuali, o avatar(spesso più di uno simultaneamente).

Il dibattito in corso tra gli studiosi sulla con-traddittoria natura del Sé intercambiabile testi-monia le diffuse preoccupazioni, orientate a met-tere in risalto soprattutto i rischi psicopatologiciassociati al fenomeno.

Pur senza sottovalutare simili rischi, nel capi-tolo sono riportati preponderanti argomenti asostegno della tesi che l’“identità fluida” rac-chiuda forti e positive potenzialità autoregolati-ve, favorevoli ad una migliore integrazione del-l’identità personale.

Il terzo capitolo prende in considerazionel’impatto psicologico determinato dal trasferi-mento delle transazioni commerciali dai familia-ri negozi ai magazzini virtuali del commercioelettronico.

Con una visione rivolta a scenari futuribili,anch’essi non privi di risvolti allarmanti, sonoprefigurati i nuovi comportamenti d’acquistoche adotteremo quando ci abitueremo a interagi-re on line con shopping agents.

Tali personaggi digitali, paragonabili a benaddestrati maggiordomi inglesi, effettuerannoveloci e accurate esplorazioni della Rete per fareacquisti, non solo secondo i nostri gusti e prefe-renze, ma anche secondo la convenienza e laqualità dei prodotti disponibili.

Il profilarsi di tecnologie “intelligenti” mettegià in luce anche le grandi potenzialità di labora-torio on line offerte dalla Rete.

Il capitolo conclusivo sposta, perciò, l’atten-zione dalla psicologia di Internet a quella in In-ternet e trae spunto dal dibattito in corso fra i ri-cercatori sui problemi metodologici e sulle carat-teristiche ergonomiche dell’esperimento psicolo-gico condotto per via telematica.

Per gli argomenti trattati, il volume è dunqueun invito per gli psicologi a scoprire nuove pro-spettive di ricerca e professionali.

Pietro Cavaleri - Giuseppe Lombardo

La comunicazionecome competenza strategicaSalvatore Sciascia Editore - Caltanissetta 2001pp. 231 - euro 15,49

La comunicazione come competenza strategi-ca è il titolo di un manuale per insegnanti ededucatori, scritto da due psicologi nisseni, PietroCavaleri e Giuseppe Lombardo, e recentementepubblicato dall'editore Sciascia di Caltanissetta.Si tratta di un libro che non nasce "a tavolino",ma scaturisce da un percorso formativo, rivoltoad insegnanti "referenti" per l'educazione alla sa-lute, che i due autori, in diverse fasi, hanno ani-

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RECENSIONI

mato per oltre un decennio su invito del Provve-ditorato agli Studi di Caltanissetta.

Il filo conduttore del lavoro è costituito dal-l'approfondimento dei principali aspetti della co-municazione interpersonale; un approfondimen-to condotto, comunque, sempre con tono divul-gativo e in una logica capace di rendere la mag-gior parte di queste conoscenze disponibili intermini operativi, "spendibili", da parte degli in-segnanti e degli educatori che lo leggeranno.

Dopo una accattivante e attualissima introdu-zione alle problematiche dell'interazione comu-nicativa, i due autori affrontano il tema della co-municazione da prospettive e sfumature diverse,sintetizzando in modo chiaro ed efficace le nu-merose teorie che, su questo complesso ambitodi ricerca, sono state formulate a partiredalla scuola di Palo Alto fino adoggi.

La parte centrale epiù consistente del ma-nuale è, però, dedicata aitemi della comunicazionenel contesto dell'istituzio-ne scolastica e dei proces-si educativi.

E' qui che il libro offremaggiormente i suoi mi-gliori spunti di riflessio-ne, le sue più originalichiavi di lettura, i piùfruibili modelli operati-vi. Concludono il lavoro,definito dagli autori come"un'opera aperta", alcuni utilissi-mi allegati, una vasta bibliografia eun interessante glossario.

Il volume presenta un approccio marca-tamente psicologico.

Probabilmente uno dei motivi per i quali puòincontrare l'interesse del lettore è quello di svi-luppare dei temi prossimi all'educazione e alladidattica senza, tuttavia fare ricorso ad un lin-guaggio pedagogico.

I continui rimandi applicativi si intreccianoegregiamente con gli accessibili approfondimen-ti teorici, nell'intento dichiarato di fornire uncoerente contesto epistemologico e culturale aipercorsi concettuali proposti.

R. Campisi - A. Maruzzelli - F. PiconeP. Ragolia - P. Vetri

Viaggio nel mondo della sessualitàTerzo Millennio Editore, 2001

Intrigante, impegnato e naif questo “VIAG-GIO NEL MONDO DELLA SESSUALITA’”.

E’ un tentativo ( e quindi una congettura co-me ogni rappresentazione di ideazioni) di offrireagli attori sociali nella loro totalità – genitori,educatori e ragazzi – un compagno di viaggiodurante il quale i tre soggetti possono interagirein maniera complementare ed interattiva.

Intrigante dicevamo. Perché la sua lettura tiaffascina, ti coinvolge, ti incuriosisce e ti offre

spunti di approfondimento che moltospesso vogliamo sfuggire in quanto

inducono ad una seria riflessionesulla gestione di una delle risorsepiù importanti per una vita di re-lazione d’amore sana e salutare.Impegnato. Di là dalle parole edalle immagini senti scorrere laconvinzione degli autori a realiz-zare una “cosa” seria, in cui sicrede e recare stimoli e spuntiper ridimensionare la “personalecultura della sessualità”.Naif. Immagini semplici, curiose,stimolanti, paradossali e ironiche,ma mai volgari e superficiali; vo-gliono comunicare, stimolare, of-

frire. Un team, quello degli autori,che alla loro prima fatica del genere, ma-

nifesta maturità scientifica e professionale e di-vertimento e mai forzature ad effetto.

Questo è un pregio prezioso che fa onore a lo-ro e reca beneficio ai lettori e a coloro che utiliz-zeranno il volume per sé e per gli altri.

Formato album (21x22) consta di 110 paginedi lettura piacevole e gradevole, in particolareper i bambini e i ragazzini della scuola di base.In fondo, in poche pagine gli autori hanno volu-to raccogliere i vari aspetti della sessualità. Nona caso, il titolo è emblematico.

I genitori e gli educatori in genere, vi trove-ranno una guida progressiva con una terminolo-gia semplice, chiara ed efficace e togliersi dal-l’imbarazzo in cui essi incappano, purtroppo, fa-cilmente.

Paolo Truden

Psicologi e Psicologia in Sicilia • 37

Page 38: N.1 - Febbraio 2002

Nuovi iscritti all’Albo dall’1-06-2001 al 25-01-2002

AGGIORNAMENTO ALBO

38 • Psicologi e Psicologia in Sicilia

2219 Billé Liborio PA

2220 Mammana Caterina PA

2221 Manca Eliana PA

2222 Simonicini Cristina PA

2223 Strazzera Letizia Giuseppa PA

2224 Zanghì Marco ME

2225 Bruno Leonardo Agatino ME

2226 Calafiore Elisa SR

2227 Musmeci Luigi PA

2228 Nizza Monica SR

2229 Pitanza Carmela AG

2230 Toscano Gabriella CT

2231 Biagi Giuseppe CT

2232 Camarata Massimo ME

2233 Caruana Giovanna CL

2234 Cirrincione Maria Concetta PA

2235 D’ Avenia Rosario PA

2236 Di Fiore Antonietta PA

2237 Di Lorenzo Roberta PA

2238 Filì Giuseppina Floriana PA

2239 Giancana Desiré TP

2240 Giorgini Maria Antonietta PA

2241 Gioveni Gaetano EN

2242 Granata Angela PA

2243 Gurrieri Giuseppina SR

2244 Lentini Loredana PA

2245 Licari Angela PA

2246 Maccarrone Giovanna CT

2247 Milazzo Linda PA

2248 Monastero Paola PA

2249 Monteforte Stefano SR

2250 Morello Raffaella PA

2251 Orlando Giuseppina PA

2252 Pilato Davide Pietro Paolo PA

2253 Porrello Daniela AG

2254 Raudino Franca SR

2255 Salmeri Violetta ME

2256 Salomone Federica PA

2257 Sammartano Irene PA

2258 Sapienza Francesca PA

2259 Sarcià Concetta Maria SR

2260 Savoja Giorgia PA

2261 Scrima Manuela PA

2262 Taffara Simona CT

2263 Tedesco Alessia SR

2264 Tesi Costantino PA

2265 Vaccaro Roberta PA

2266 Vitaliti Vincenzo Antonio CT

2267 Altavilla Stefania PA

2268 Daniele Rita Vincenza CL

2269 Amato Maria Cristina SR

2270 Barretta Angelo PA

N. ISCRIZ. COGNOME E NOME RES. N. ISCRIZ. COGNOME E NOME RES.

Page 39: N.1 - Febbraio 2002

AGGIORNAMENTO ALBO

Psicologi e Psicologia in Sicilia • 39

2271 Brandara Elena AG

2272 Cardella Giuseppina CL

2273 Cascio Valentina SR

2274 Castriciano Giuseppina ME

2275 Cataldo Giuseppina PA

2276 Cruciata Sandra TP

2277 Cupperi Daniela RG

2278 Curatolo Massimiliano PA

2279 D’ Arrigo Carmela CT

2280 Denti Vittoria CT

2281 Filippone Palma Maria Silvana PA

2282 Gagliano Maria EN

2283 Giovenco Francesca PA

2284 Giuffré Maria Concetta CL

2285 La Torre Massimo PA

2286 Li Vigni Ignazio PA

2287 Lunardo Elisea EN

2288 Lupo Laura PA

2289 Marletta Giusy CT

2290 Mazzara Milena TP

2291 Mazzarisi Santo CL

2292 Milici Paola PA

2293 Paladino Carla CT

2294 Raimondi Marina PA

2295 Rossitto Domenica CT

N. ISCRIZ. COGNOME E NOME RES.

2192 iscritti all’albo al 25-01-2002

COMPOSIZIONE CONSIGLIO1999-2002

FULVIO GIARDINA - PresidenteRes.: Siracusa - Tel-fax 0931 702352E-mail [email protected]

ANTONIO SPERANDEO - VicepresidenteRes.: Palermo - Tel-fax 091 8110091E-mail [email protected]

AMEDEO CLAUDIO CASIGLIA - SegretarioRes.: Palermo -Tel-fax 091 6517943E-mail [email protected]

SERGIO AMICO - Tesoriere Res.: Catania - Tel. 095 507471 - Fax 095 439273E-mail [email protected]

CONSIGLIERI:

SEBASTIANO CIAVIRELLARes.: Messina - E-mail [email protected]

MAURIZIO CUFFARORes.: Palermo - E-mail [email protected]

MARIA GABRIELLA D’ANGELORes.: Palermo - E-mail [email protected]

ROSITA GANGEMIRes.: Messina

ANTONELLA LA COMMARERes.: Trapani - E-mail [email protected]

GIUSEPPE LA FACERes.: Palermo - tel. 349 4452752

MICHELE LIPANIRes.: Caltanissetta - E-mail [email protected]

GINA MERLORes.: Palermo - tel. 091 340069

BARBARA NOTARBARTOLORes.: Catania

ROBERTO PAGANORes.: Catania - E-mail [email protected]

MARINA QUATTROPANIRes.: Messina - E-mail [email protected]

Page 40: N.1 - Febbraio 2002

(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)EDITORIALE

laureati in psicologia e da laureati in medicina e chi-rurgia, iscritti ai rispettivi Ordini professionali, do-po una formazione quadriennale.

Il riconoscimento pubblico delle Scuole di Spe-cializzazione, la recente equipollenza con il titoloconseguito presso strutture universitarie e – dicia-mo pure – il ruolo elitario e prestigioso dello psico-terapeuta all’interno della nostra categoria, hannodeterminato nel nostro paese una proliferazione in-controllata, assolutamente non riscontrabile in al-cun paese, di scuole di specializzazione in psicote-rapia, che si collegano a contesti teorici e metodolo-gici troppo diversificati.

Oggi in Italia vi sono ben 126 scuole di specia-lizzazione in psicoterapia con riconoscimentopubblico (n. 12 riconosciute nel 1993, n. 27 nel1994, n. 20 nel 1998, n. 21 nel 2000 e n. 47 nel 2001),e molte altre attendono il riconoscimento.

Sono numeri che si commentano da soli e chedeterminano una aspettativa professionale da partedei giovani psicologi sicuramente non rispondentead alcun riscontro.

Ma soprattutto non facilitano nella pubblica opi-nione la comprensione della eccessiva diversifica-zione della psicoterapia.

Infatti, come è noto, al numero degli “specialisti”in psicoterapia, bisogna aggiungere quello deglipsicoterapeuti determinati dalle due leggi di sana-toria.

In Sicilia gli psicoterapeuti iscritti nell’elencopresso l’Ordine degli Psicologi sono 902, il 42%del totale degli iscritti (dei quali 494 operano al-l’interno del SSN), cui vanno aggiunti gli altri psi-coterapeuti iscritti agli Ordini dei Medici delleprovince siciliane.

Il Consiglio dell’Ordine Siciliano è impegnatonel sostenere le richieste dei nostri colleghi psicote-

Psicologi e Psicologia in SiciliaGiornale dell’Ordine degli Psicologi della Sicilia

a cadenza trimestrale

Direttore Responsabile:FULVIO GIARDINA

Coordinamento Editoriale:MARIA GABRIELLA D’ANGELO, ROBERTO PAGANO

Comitato di Redazione:SERGIO AMICO, CLAUDIO CASIGLIA,

SEBASTIANO CIAVIRELLA, MAURIZIO CUFFARO

Redazione:Via Salvatore Marchesi, 5 - 90144 Palermo

Tel. 091 6256708 - 840500290 Fax 091 7301854e-mail: [email protected]

Aut. Trib. di Palermo, n. 29/98 del 17/19-11-1998

Chiuso in Redazione il 14 febbraio 2002

La Grafica EditorialeVia Saponara, 5/7 - Vill. Annunziata - Messina

Tel. 090357487

rapeuti di poter svolgere la loro attività, in regimedi convenzionamento, all’interno dei loro studi pro-fessionali, come del resto da tempo già avviene per imedici specialisti in convenzione esterna.

Ma credo che sia anche nostro compito avviareuna seria e profonda riflessione sugli ambiti dellapsicoterapia (chi determina l’accesso? vi deve essereuna diagnosi di entrata? quali sono i benefici per ilpaziente? e soprattutto, quanto tempo dura una psi-coterapia?).

Infatti all’interno dell’Unione Europea verrà da-ta sempre maggiore enfasi al regime di libera con-correnza, in cui prevarranno – per logiche regole dimercato – le reali competenze, accreditate sul pianodella formazione, documentate sul quello della pro-fessione, ma soprattutto valutabili nel rapporto “co-sto – benefici”, nel reale successo terapeutico.

E se ben oltre il 40% dei nostri colleghi è iscrittonell’elenco degli psicoterapeuti, non vi è dubbio chetale specializzazione rischia di essere inflazionata,poco rispondente sul piano della quantità, e quindidella qualità, ai bisogni che dovrebbe soddisfare.

Credo che ormai si possa ipotizzare una revisio-ne della L. 56/89 in merito all’esercizio della psico-terapia, sganciandola probabilmente dalla psicolo-gia, ma ancorandola in maniera forte e rigida aduna formazione verificabile, effettuata nelle pochescuole di specializzazione che dovrebbero essere ri-conosciute, in linea con i paesi più evoluti, nei qualilo psicoterapeuta è pur sempre un professionista diindubbio prestigio sociale.

Gli iscritti possono recarsi presso la sede:- lunedì e venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00- martedì e giovedì dalle ore 15.30 alle ore 17.30Tel. 091 6256708

840 500290 accessibile con tariffa urbana datutti i distretti telefonici della Sicilia esclusoquello di Palermo (091) con un costo pari allatelefonata urbana.

fax: 091 7301854 (attivo 24 ore/24 ore)E-mail: [email protected] internet: www.ordinepsy.sicilia.itIl Presidente, il Vicepresidente e il Segretario ri-cevono in sede gli iscritti previo appuntamentotramite la segreteria.

ORARIO DI RICEVIMENTO IN SEDE

40 • Psicologi e Psicologia in Sicilia