Lezione 9 - fisica.unimi.it · – Esplicitare una costante G ... dal volume che questi possono...
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Ipotesi del neutrino
• Radiazione β identificata con elettroni • Decadimento: AZX→A
Z+1X+e- – Inconsistente con conservazione dell’energia: – ...e del momento angolare:
• esistono transizioni tra nuclei senza cambio del momento angolare
• ma e ha spin ½.
– Ipotesi: Esiste una particella neutra invisibile (Pauli 1932) • è un decadimento in 3 corpi: possibili diverse ripartizioni dell’energia • la nuova particella deve avere spin ½
– Deve essere un nuovo tipo di interazione: • elettroni e neutrini vengono creati nel nucleo, ma non partecipano alle
interazioni tra nucleoni • conservazione del numero leptonico:
– differenza tra numero di particelle e anti-particelle – posso solo creare coppie: o cambiare carica: – Le interazioni conservano il numeo di nucleoni (numero barionico)
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 2
e− +ν e+ +ν e− ↔ν e+ ↔ν
Classificazione dei decadimenti β
• I decadimenti β sono caratterizzati dalla trasformazione n→p oppure p→n – A non cambia: transizioni tra isobari – servono elettroni o positroni per conservare la carica
• decadimenti β-: n→p+e-
– Condizione cinematica:
• decadimenti β+: p→n+e+
• cattura elettronica: p+e-→n
• Corollario: – tra due isobari vicini sarà sempre possibile un decadimento : valle di stabilità – se è possibile un decadimento β+ è anche possibile la cattura elettronica
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 3
Q = M (A,Z )−M (A,Z +1)−me > 0
Q = M (A,Z )−M (A,Z −1)−me > 0
Q = M (A,Z )+me −M (A,Z −1) > 0
masse nucleari
Q = m(A,Z )−m(A,Z +1) > 0 masse atomiche
m(A,Z ) > m(A,Z +1)
Q = m(A,Z )−m(A,Z −1)− 2me > 0m(A,Z ) > m(A,Z −1)+ 2me
Q = m(A,Z )−m(A,Z −1) > 0m(A,Z ) > m(A,Z −1)
Tavola dei Nuclidi
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Stabile
β+
β-
β- AZX→AZ+1X
β+ AZX→AZ-1X
Larghezza del decadimento β
• Possiamo derivare larghezza del decadimento β (sia differenziale che totale a partire dalla regola d’oro di Fermi: – la probabilità di transizione da uno stato iniziale i, ad uno
stato finale f, causata dall’interazione con un interazione HW:
• Dove compaiono:
– l’elemento di matrice (ha le dimensioni di un’energia)
– la densità di stati finali: (spazio delle fasi)
• Prendiamo come esempio un decadimento β- • Consideriamo il nucleo all’interno di un volume grande V
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λ =2π!
f HW i 2 ρ Ef( )
f HW i
ρ Ef( ) = dN f / dE f
Krane, cap. 9
(Z,A)→ (Z +1,A)+ e− +νe
Dovremo verificare che i risultati non dipendano dalla scelta di V
La forma dell’interazione
• Fermi ipotizza un’interazione di contatto:
• L’interazione HW è normalizzata in modo da: – Esplicitare una costante GF che parametrizzi l’intensità dell’interazione – Rimanere con un operatore OX puramente adimensionale
• Dopo questa normalizzazione l’elemento di matrice diventa:
• In realtà Fermi ipotizza diversi operatori OX relativisticamente invarianti. • Lo studio degli elementi di matrice permetterà di determinare la forma di OX
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HW r,re,rν( ) = GF !c( )3OXδ r − re( )δ r − rν( )
f HW i = dr dre drν ψA,Z+1(r)ψe(re )ψν (rν )( )*HW r,re,rν( )ψA,Z (r)V∫
= GF !c( )3 dr dre drν ψA,Z+1(r)ψe(re )ψν (rν )( )*OXδ r − re( )δ r − rν( )ψA,Z (r)V∫
= GF !c( )3 dr ψA,Z+1(r)ψe(r)ψν (r)( )*OXψA,Z (r)V∫
Elemento di matrice
• Supponiamo quindi un’interazione di contatto:
• L’elettrone ed il neutrino uscenti avranno le funzioni d’onda di una particella libera con momento pe e pν:
– L’argomento dell’integrale è diverso da zero solo in una regione di dimensione r0A1/3 di qualche fm.
– I moduli di pe e pν sono dell’ordine di Q, ovvero al massimo qualche MeV. – L’esponente ha quindi ordine di grandezza:
– Si può sviluppare in serie:
• Approssimazione dei “decadimenti permessi”: – solo il primo termine dello sviluppo – l’elemento di matrice è indipendente
dai momenti di e e ν.
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f HW i = GF !c( )3 dr ψA,Z+1(r)ψe(r)ψν (r)( )* OX( )ψA,Z (r)V∫
ψe(r) =e−ipe⋅r/!
Vψν (r) =
e−ipν ⋅r/!
V⇒ ψe(r)ψν (r) =
e−i(pe+pν )⋅r/!
Vnormalizzazione: dr ψ(r) 2
V∫
Qr0!~ 1MeV×1 fm200 MeV ⋅ fm
~10−2
f HW i = GF !c( )3
VdrψA,Z+1(r)* OX( )ψA,Z (r)
V∫
e−i(pe+pν )⋅r/! =1− i (pe +pν ) ⋅ r!
−12(pe +pν ) ⋅ r!
#
$%
&
'(2
+…
Elemento di matrice
• Con la normalizzazione usata:
– l’integrale è adimensionale
– si vede che GF ha dimensioni [GF]=[E-2]
La misura di Mfi per diversi decadimenti potrà determinare la forma corretta di OX.
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f HW i = GF!3c3
VdrψA,Z+1(r)* OX( )ψA,Z (r)
V∫
M fi = drψA,Z+1(r)* OX( )ψA,Z (r)V∫
OX = HW /GF (!c)3
f HW i = GF !c( )3
VM fi
Spazio delle fasi
• Lo stato finale è praticamente definito solo da e e ν: – il momento del nucleo di rinculo è univocamente definito una volta noti pe e pν
– Il nucleo compensa il momento totale, portantosi una frazione piccola dell’energia:
– qualunque combinazione di pe e pν è accettabile purché soddisfi il vincolo Q=Te+Tν
– La massa del neutrino è molto piccola: • vedremo che misure dirette forniscono mν<2 eV • Tν=Eν=pνc
• Il numero di stati finali per elettroni con un certo modulo del momento è dato dal volume che questi possono occupare spazio delle fasi diviso per la costante di Planck h=2πħ
• Lo stesso vale per i neutrini:
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 9
Enucleo ≈pe +pν( )2
2Mnucleo
=O Q2
Mnucleo
"
#$
%
&'=Q×O 10−3 −10−5( )
dNe =V × 4π pe
2dpe(2π!)3
dNν =V × 4π pν
2dpν(2π!)3
Spazio delle fasi
• Il termine di spazio delle fasi diventa quindi:
– con la condizione che Ef=Ee+Eν
– Una relazione utile tra i differenziali relativistici si ricava da:
– Inoltre:
• Possiamo esprimere ρ(Ef) in termini: – del momento dell’elettrone
– dell’energia dell’elettrone
– dell’energia cinetica dell’elettrone: • Nel seguito useremo preferenzialmente
quest’ultima.
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 10
ρ(Ef ) =dNdEf
= dNedNν
dEf
=V × 4π pe
2dpe(2π!)3
V × 4π pν2
(2π!)3dpνdEf
p2 +m2 = E 2 ⇒ 2pdpc2 = 2EdE pdp = 1c2EdE
pνdpνdEf
=Eνc2
dEνdEf
=Eνc2
d(Ef −Ee )dEf
=Eνc2
ρ(Ef ) =(4π )2V 2
(2π!)6c2pe2pνEνdpe
ρ(Ef ) =(4π )2V 2
(2π!)6c4peEepνEνdEe
ρ(Ef ) =(4π )2V 2
(2π!)6c4pe Te +mec
2( ) pνEνdTe
Eν =Q−Te pe = Te2 + 2mTe
(4π )2V 2
(2π!)6c4pe Te +mec
2( ) pνEνdTeGF2!6c6
V 2 M fi2
Larghezza di decadimento
• Tornando alla regola d’oro di Fermi: • Mettendo assieme tutti i fattori si ottiene una
probabilità di decadimento differenziale:
– che è indipendente dal volume V
• In realtà non si può trascurare l’interazione coulombiana elettrone-nucleo
– Dà una correzione all’elemento di matrice, calcolabile numericamente F(Z,Te)
• La forma dello spettro dell’elettrone è da:
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 11
dλ = 2π!
λ =2π!
f HW i 2 ρ Ef( )
dλ = GF2c2
2π 3!M fi
2pe Te +mec
2( ) pνEνdTe
1λdλdTe
∝ pe Te +mec2( ) pνEνF(Z,Te )
• Definiamo l’integrale adimensionale:
• La probabilità di decadimento è
f (Z,Q) =
=1
(mec2 )5
pec Te +mec2( ) pνEνF(Z,Te )dTe0
Q∫
λ =GF2 (mc2 )5
2π 3!M fi
2f Z,Q( )
Correzione Coulombiana
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6429Cu
6428Ni Q=653 keV 64
30Zn Q=579 keV
β- β+
http://hyperphysics.phy-astr.gsu.edu/hbase/nuclear/beta2.html
Decadimento β
• Riassumendo: – lo spazio delle fasi del decadimento in tre corpi dà la
distribuzione differenziale di energia degli elettroni:
• Se mν=0, pνcEν=Eν2=(Q-Te)2
– La larghezza totale è:
• dove:
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dλdTe
=GF2c2
2π 3!M fi
2pe mec
2 +Te( ) pνEνF Z,Te( ) dλdpe
=GF2c4
2π 3!M fi
2pe2pνEνF Z,Te( )
dλdTe
=GF2c
2π 3!M fi
2pe mec
2 +Te( ) Q−Te( )2 F Z,Te( )
λ =GF2 M fi
2mec
2( )5
2π 3!f Z,Q( )
f Z,Q( ) = d Temec
2
!
"#
$
%&pemec
1+ Temec
2
!
"#
$
%&Q−Temec
2
!
"#
$
%&
2
F Z,Te( )0
Q/mec2
∫
Misura della massa del νe
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 14
• In un decadimento beta
• il limite cinematico per l’energia osservabile dell’elettrone è
– il Q-valore della reazione è calcolato per massa nulla del ν.
• Lo spettro di energia dell’elettrone è dato da (mantenendo tutti i fattori dimensionali):
• mν dallo spettro vicino al limite di energia, usando la trasformazione: plot di Kurie
• Se mν d≠0
(Z,A)→ (Z +1,A)+ e− +νe
Te,max =m(Z,A)−m(Z +1,A)−mν =Q−mν
K(E) = dλ dTeF Z,Te( ) peTe
!
"##
$
%&&
12
∝ Q−Te( )
Eν pνc
http://dx.doi.org/10.1103/PhysRevLett.96.042503
187Re
dλdTe
=GF2 me
5c2π 3!
M fi2F Z,Te( ) pe mec
2 +Te( )
× Q−Te( ) Q−Te( )2 −mν2c4!
"#$
12
∝ Q−Te( ) Q−Te( )2 −mν2#
$%&
12
'()
*)
+,)
-)
12
Misure di mνe dal decadimento di 3H
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 15
Facciamo alcune considerazioni sulle formule precedenti. • Rate:
se siamo interessati ad esplorare una zona ΔE intorno all’end-point, vediamo che la frazione di eventi rilevante è: siccome ΔE sarà dell’ordine del limite che si vuole raggiungere, è importante avere un Q-value il più basso possibile;
• Intensità della sorgente: il tasso di eventi dipende dalla dimenzione della sorgente e dalla vita media: avere N troppo grande crea problemi di autointerazione con la sorgente, quindi ci si orienta verso τ brevi.
• I due requisiti sono in parte in contraddizione, dato che
• Risoluzione: la risoluzione energetica σE sarà comparabile al limite di massa accessibile. Avere un basso Q, permette di avere risoluzione energetiche moderate:
• Il decadimento esclusivo in questo campo di ricerca è quello del trizio:
3
5
22
⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛ Δ=
Δ××Δ≈
Γ
Δ
QE
QEQEdEdNE
τN
dtdN
=
51 Q∝τ
3 H→ 3 He+ e− +νe
Q =18.574 keVT1 2 =12.3 yr
Qm
EE νσ≈
Opzionale
Misure di mνe dal decadimento di 3H
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 16
Lo spettro di energia e l’accettanza che ci interessa impongono dei vincoli piuttosto forti agli apparati: • Se siamo interessati ad esplorare un
range di circa 10 eV intorno al limite dello spettro, la frazione di elettroni che ci interessa è di bisogna quindi eliminare gli elettroni non interessanti, altrimenti soffocherebbero il segnale.
• Elettroni di qualche decina di keV vengono assorbiti in pochi cm di aria o in poche decine di µm in un altro materiale.
• Bisogna quindi ridurre al minimo: – le perdite di energia all’interno della
sorgente; – le perdite di energia nel percorso tra
sorgente e rivelatore.
• Risoluzioni energetiche di pochi eV e con non possono venire raggiunte in base alla risposta di un rivelatore.
• L’unico apparato in grado di soddisfare tutti questi requisiti è un analizzatore magnetico.
Range di elettroni in aria
0.00
0.20
0.40
0.60
0.80
1.00
1.20
0.008 0.013 0.018 0.023 0.028
Energia cinetica [MeV]
Rang
e [c
m]
http://physics.nist.gov/PhysRefData/Star/Text/contents.html
103
105.1 −×≈⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛ Δ
QE
410−≈EEσ
Opzionale
Misure di mνe dal decadimento di 3H
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• La tecnica usata dagli esperimenti più recenti (Mainz, Troitsk, Karlsruhe) è quella degli specchi magnetici. – In campo magnetico non uniforme è costante del moto:
• momento magnetico della corrente dell’elettrone • proporzionale al flusso di B nella spira sottesa dall’elettrone.
– elettroni emessi dalla sorgente seguono le linee del campo magnetico;
– la maggior parte di questi viene riflessa indietro alla seconda strozzatura;
– l’energia minima per raggiungere il rivelatore viene modulata dal potenziale degli elettrodi.
mνe <2 eV Esperimento di Troitsk, Phys. Rev. D 84, 112003, 2011 http://arxiv.org/abs/1108.5034
µ =p⊥2
2meγB
KArlsruhe TRItiun Neutrino experiment
Opzionale
Spettrometro di KATRIN
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Opzionale
Osservazione del neutrino
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 19
• Fino ad ora abbiamo visto solo evidenza indiretta del neutrino • La prima rivelazione diretta del neutrino fu fatta da
Reines e Cowan nel 1956 • Utilizzarono la reazione di decadimento β inverso
– La sorgente di antineutrini utilizzata fu un reattore nucleare
• fra i prodotti della fissione ci sono emettitori β a vita media breve
• Osservazioni: – la sezione d’urto d’interazioni di neutrini è molto piccola
– Ė relativamente facile costruire un bersaglio attivo di massa elevata che contiene protoni liberi (H)
νe + p→ e+ + n
σν p ≈ 5.6GF2Eν2 !c( )2
π
Esperimento di Reines e Cowan
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 20
• Il segnale da rivelare è relativamente semplice – l’antineutrino interagisce con il protone
• vengono prodotti un positrone e un neutrone • il positrone si annichila con un elettrone
e produce due fotoni • i fotoni a loro volta producono altri elettroni
per effetto compton • Quanto descritto è rapidissimo, pressocchè
istantaneo: segnale prompt • Il neutrone compie numerosi urti elastici e
rallenta – Con un certo ritardo avviene la cattura
di un neutrone da parte di un nucleo
– Viene emesso anche in questo caso un fotone
• alla fine elettroni e positroni • Segnale ritardato
νe + p→ n + e+
e+ + e− → γ + γ
γ + e− → γ ' + e−
n + p→ d + γ n + ZAX → Z
A+1X + γ
Opzionale
• Il segnale è pertanto una coincidenza ritardata (di circa 1 ms ) fra: – il segnale dovuto all’annichilazione del positrone – il segnale dovuto alla rivelazione dei fotoni
della cattura del neutrone
• La tecnica viene utilizzata anche oggi come mostrato nella figura proveniente da un articolo dell’esperimento Chooz che cerca le oscillazioni di neutrino†
• †M. Apollonio et al. – Eur. Phys. J. C27 p 331 (2003)
Esperimento di Reines e Cowan
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Opzionale
Spin isotopico
• Abbiamo visto che le interazioni nucleari sono identiche tra neutroni a protoni – differenze dovute alla interazioni elettromagnetiche
• Possiamo assumere che per le interazioni forti esista una unica particella: – il nucleone N – che può trovarsi in due stati di carica, p ed n – in pratica ha un grado di libertà interno, come lo spin: – spin isotopico I: N ha I=1/2, ed i due stati p I3=+1/2, n I3=-1/2
• Questo grado di libertà interno, dovrebbe dare due stati degeneri:
– degenerazione rotta dalla carica:
• Sistemi di nucleoni possono trovarsi in stati ben definiti di spin isotopico: – deutone: esiste in unico stato di carica: I=0
• essendo il nucleone un fermione la funzione d’onda deve essere antisimmetrica • Funzione d’onda orbitale per L=0,2 è simmetrica • Funzione d’onda di spin per S=1 è simmetrica • Funzione d’onda di spin isotopico, per I=0, è antisimmetrica:
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 22
Q =A2+ I3, A = numero di massa
p = 10( ), n = 0
1( )
12
p n − n p( )
Spin isopico
• Esempio: I=1/2
• Esempio: I=1, I=0
• Per questi nuclei, decadimenti β tra membri di un multipletto sono mediati dagli operatori I± che trasformano p⇔n
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 23
17F I3=+1/2, Jπ=5/2+ 17O I3=-1/2, Jπ=5/2+
14O I3=+1, Jπ=0+
Excess mass 8.0 MeV
14N* I3=0, Jπ=0+
Excess mass 5.2 MeV
14C I3=-1, Jπ=0+
Excess mass 3.0 MeV
14N I3=0, Jπ=1+
Excess mass 2.9 MeV
Determinazione della costante di Fermi
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 24
• Nella maggior parte dei casi, si usa il tempo di decadimento per stimare l’elemento di matrice.
• Esistono particolari decadimenti in cui per ragioni di simmetria si può valutare con precisione Mfi=√2.
• Sono tutti decadimenti β+, tra elementi di un tripletto di spin isotopico con Jπ=0+:
• Sono sempre in competizione con cattura elettronica o altri stati finali:
• Infine, invece della vita media, è tradizione usare il tempo di dimezzamento: • La costante di Fermi nel decadimento β si ricava dunque a partire dal valore
misurato ft:
Γ =1τ
BR1+PEC
2ln2/1 τ=t
ft = f Z ,Q( ) t1/2BR 1+ PEC( ) = ln 2 π 3!
GF2 mec
2( )5
Γtotale
frazione di decadimenti β 0+→0+
frazione di decadimenti per EC
I− I = 1, I3 = +1 = 2 I = 1, I3 = 0 , I− I = 1, I3 = 0 = 2 I = 1, I3 = −1
Decadimenti super-permessi
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 25
Correzioni e-nucleo e struttura nucleare.
GF = 1.14962± 0.00015( )×10−5GeV-2
I3=+1
I3= 0
Riassunto
• Nel decadimento β, un elettrone ed un neutrino vengono prodotti all’interno del nucleo. – cinematicamente il nucleo bilancia il momento, ma riceve poca energia.
• La prima teoria del decadimento β di Fermi: interazione di contatto. • Calcolo della probabilità di decadimento dalla “regola d’oro”
– intensità dell’interazione data da una costante GF=1.1×10-5 GeV-2
– nei decadimenti “permessi” l’elemento di matrice non dipende (in prima approssimazione) dal momento di elettrone e neutrino
– lo spettro del decadimento viene descritto completamente dal termine di spazio delle fasi.
• In alcune transizioni l’elemento di matrice è quasi calcolabile: – concetto di spin isotopico (o isospin) e misura della costante di Fermi
• Prime proprietà del neutrino: – massa: mν< 2 eV (decadimento del trizio: 3H→3He) – sezione d’urto (esperimento di Reines e Cowan)
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 26
Esercizio 9.1
Trascurando l’interazione coulombiana tra elettrone (o positrone) e nucleo, la probabilità di decadimento differenziale per i decadimenti β permessi è data dalla formula: Trovare un’espressione approssimata dello spettro di energia per decadimenti in tre corpi:
• nei due casi limite in cui Q≪mec2 e in cui Q≫mec2
• Calcolare la larghezza di decadimento totale nei due casi • Per entrambi stimare 〈Te〉 e mostrare che vale Q/3 nel primo
caso e Q/2 nel secondo.
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 28
dλdTe
=GF2c
2π 3!M fi
2 pe mec2 +Te( ) Q −Te( )2
Esercizio 9.2
Data la sezione d’urto:
– assumendo che tale sezione d’urto sia indipendente dallo stato legato di p in un nucleo, calcolare il libero cammino medio in Fe di un anti-neutrino di 1 MeV.
Considerando un reattore nucleare di 700 MW – quante fissioni avvengono al secondo? – qual è l’ordine di grandezza di energia e flusso degli anti-neutrini a
10 m dal reattore? – Quante interazioni per ora sono attese in 200 l di H20?
(considerare l’interazione solo con H)
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Lezione 9 A. Andreazza - a.a. 2016/17 29
σ ν p→ e+n( ) ≈ 5.6GF2Eν2 !c( )2
π