Fisica I 4
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Fisica I 4
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le teorie dei naturalis/ invece… Ὡς δ' οἱ φυσικοὶ λέγουσι…
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è quindi evidente che è impossibile che l’ente sia uno in questo modo (187a10-‐11)
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Ora, se l’infinito, in quanto infinito, è inconoscibile, allora l'infinito per numero o per grandezza è una quan/tà inconoscibile, mentre ciò che è infinito per [le varietà di] forma è una qualità inconoscibile.
E se i principi sono infini/ sia per numero sia per [le varietà di] forma, allora è impossibile conoscere le
cose che di essi [sono cos/tuite]. InfaE, è così che riteniamo di conoscere un
composto, quando conosciamo di quali e quante cose è composto.
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All’inizio, a noi risultano eviden/ e chiare (δῆλα
καὶ σαφῆ) le cose che sono [come] confuse insieme (τὰ συγκεχυμένα). In seguito, a par/re da queste, divengono no/ gli elemen/ e i principi per chi le divide (διαιροῦσι). Perciò bisogna procedere dalle
cose generali (ἐκ τῶν καθόλου) verso quelle par/colari (ἐπὶ τὰ καθ' ἕκαστα). InfaE l’intero (ὅλον) è più noto per la percezione, e ciò che è generale (καθόλου) è un certo intero, in quanto ciò che è generale comprende molte cose come
[sue] par/.
In un certo qual modo, la stessa cosa capita ai nomi (ὀνόματα) rispeko al [loro] discorso
[definitorio] (λόγον). InfaE, [un nome], per esempio “cerchio”, ha come significato qualcosa di intero a cui si riferisce in maniera indis/nta (ὅλον γάρ τι καὶ ἀδιορίστως σημαίνει), mentre la sua definizione [lo] divide
[determinandolo] fin nei par/colari (ὁ δὲ ὁρισμὸς αὐτοῦ διαιρεῖ εἰς τὰ καθ' ἕκαστα).
E i bambini, all’inizio, chiamano ‘padri’ tuE gli uomini e ‘madri’ tuke le donne, mentre in
seguito dis/nguono (διορίζει) ciascuno di ques/.
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ma di questo Parmenide non si era accorto (186a31-‐21)
l’essere del bianco sarebbe diverso da quello di ciò che riceve [il bianco]. E non vi sarebbe qualcosa di separato dal bianco. InfaE, il bianco e ciò di cui il bianco è akributo sarebbero diversi non perché separa/ [l’uno dall’altro], ma perché [il loro] essere [sarebbe
diverso].(186a28-‐31).
anche se il soggeJo e il predicato di una proposizione formano
un’unità (i.e. qualcosa che è
numericamente unitario, in quanto nulla è separato dall’ente/bianco), il loro rispe[vo essere è
diverso
Parmenide non si è accorto del faJo che mol^ differen^ ^pi di
‘ente’ sono operan^ nella struJura profonda di una proposizione, anche se non appaiono sulla sua struJura
superficiale e anche se formano un’unità numerica
-‐ l’essere dell’accidente/predicato -‐ l’essere del sostrato che lo riceve
l’ente si dice in mol^ sensi πολλαχῶς λέγεται τὸ ὄν
è quindi evidente che è impossibile che l’ente sia uno in questo modo (187a10-‐11)
Ὅτι μὲν οὖν οὕτως ἓν εἶναι τὸ ὂν ἀδύνατον, δῆλον
le teorie dei naturalis/ (οἱ φυσικοὶ), invece, sono di due /pi
alcuni, infaE, facendo dell’ente un unico corpo, ciò che soggiace
ἓν ποιήσαντες τὸ [ὂν] σῶμα τὸ ὑποκείμενον
(…), generano le altre cose, rendendole molte con la densità e la radità
τἆλλα γεννῶσι πυκνότητι καὶ μανότητι πολλὰ ποιοῦντες
altri, invece, [dicono che] dall’uno in cui si
trovano si separano le contrarietà ἐκ τοῦ ἑνὸς ἐνούσας τὰς ἐναντιότητας
ἐκκρίνεσθαι
come afferma Anassimandro e quan/
sostengono che [gli en/] sono uno e mol/, per esempio Empedocle e Anassagora
ὥσπερ Ἀναξίμανδρός φησι, καὶ ὅσοι δ' ἓν καὶ πολλά φασιν εἶναι [τὰ ὄντα]
Phys. I 2, 185b25-‐186a3 Anche i più recen^ fra gli an^chi si agitavano perché non gli risultasse che la stessa cosa fosse allo stesso tempo una e molte. Perciò alcuni eliminavano l’è, come Licofrone, altri modificavano la forma dell’espressione, (dicendo) non che “l’essere umano è bianco”, ma che “(l’essere umano) biancheggia”, e non che “è camminante/in cammino” ma che “cammina”, per non rendere mol^ l’uno con l’aggiunta dell’è, come se l’uno e ciò che è si dicessero in un solo modo. Ma le cose che sono sono molte o per la definizione (per esempio, l’essere per il bianco è diverso da quello per il musico, ma entrambi sono la stessa cosa; quindi l’uno è molte cose) oppure per divisione, come il tuJo e le par^. Ma già su questo punto costoro incontravano difficoltà e giungevano ad ammeJereche l’uno è molte cose – come se non fosse possibile che la stessa cosa è sia una sia molte, senza che ques^ siano contraddiJori; infa[ vi è sia l’uno in potenza sia quello in aJo.
Parte 1 Esposizione
sinte^ca e divisione in due gruppi delle teorie dei naturalis^ sui principi
Parte 2 Esposizione delle
principali ragioni della teoria di Anassagora (le archai sono infinite)
Parte 3 Cri^ca della
teoria di Anassagora
Parte 1 Esposizione
sinte^ca e divisione in due gruppi delle teorie dei naturalis^ sui principi
Parte 2 Esposizione delle
principali ragioni della teoria di Anassagora (le archai sono infinite)
Parte 3 Cri^ca della
teoria di Anassagora
le teorie dei naturalis/, invece, sono di due /pi
Ὡς δ' οἱ φυσικοὶ λέγουσι, δύο τρόποι εἰσίν
Immobile Uno In movimento Principio/i Fini^ Mol^ Infini^
È necessario che vi sia un solo principio o che ve ne siano mol/, e, se vi è un solo principio, che sia immobile, come dicono Parmenide e Melisso, o in movimento, come (dicono) i naturalis/, alcuni affermando che il primo principio è aria, altri che è
acqua. Se invece i principi sono più d’uno, (è necessario che
siano) limita/ o illimita/ di numero, e se sono limita/ di numero ma più di uno, (è necessario che siano) o due o tre o quakro o un qualche altro numero, e se (sono) illimita/, (è necessario che siano) o di un unico genere ma differen/ tra loro per figura, come dice Democrito, oppure differen/ per forma o anche contrari tra loro.
Alcuni, infaE, facendo dell’ente un unico corpo, ciò che soggiace–o uno dei tre [elemen/] o un altro che
è più denso del fuoco ma più soEle dell’aria–generano le altre cose, rendendole molte con la
densità e la radità)
(queste [ul/me] sono contrari, e in generale [si traka di] eccesso e difeko, come Platone che parla del grande e del piccolo, salvo che [Platone] fa di
ques/ la materia e dell’uno la forma, mentre gli altri fanno dell’uno che soggiace la materia, e dei
contrari le differenze e le forme).
Altri, invece, [dicono che] dall’uno in cui si trovano si separano le contrarietà, come
afferma Anassimandro e quan/ sostengono che [gli en/] sono uno e mol/, per esempio Empedocle e Anassagora. InfaE, anche costoro separano le altre cose dalla
mescolanza
Si dis/nguono tra loro per il fako che il primo, [Empedocle], intende ques/ processi come periodici, mentre l’altro, [Anassagora], come qualcosa che è avvenuto una sola volta, e l’uno [pone] infini/ [principi], le cose
omoiomere e i contrari, mentre l’altro solo i cosiddeE elemen/.
Parte 1 Esposizione
sinte^ca e divisione in due gruppi delle teorie dei naturalis^ sui principi
Parte 2 Esposizione delle
principali ragioni della teoria di Anassagora (le archai sono infinite)
Parte 3 Cri^ca della
teoria di Anassagora
Perché la teoria di Anassagora?
In quanto postula un’infinità di principi compromeJe la possibilità della conoscenza scien^fica
Anassagora è posteriore a Parmenide e la sua teoria risente dell’errore degli Elea^. È necessario cri^carla per bloccare la diffusione dell’impostazione elea^ca.
Inoltre, se tuke queste cose sono contenute l’una nell’altra (e non vengono generate ma si separano esistendo già dentro [ciò da cui si
separano], e sono nominate in base all’[elemento] che prevale [nella mescolanza])
Ἔτι εἰ πάντα μὲν ἐνυπάρχει τὰ τοιαῦτα ἐν ἀλλήλοις, καὶ μὴ γίγνεται ἀλλ' ἐκκρίνεται
ἐνόντα, λέγεται δὲ ἀπὸ τοῦ πλείονος, γίγνεται δὲ ἐξ ὁτουοῦν ὁτιοῦν
(187b22-‐24)
La teoria di Anassagora presenta alcune caraJeris^che che la rendono interessante dal punto di vista del metodo aristotelico di
individuazione dei principii, cioè del passaggio progressivo dal tuJo indis^nto alla
sua ar^colazione in par^
Anassagora parla di un miscuglio (μίγμα) in cui tuJe le cose sono insieme
e da cui si separano
Il miscuglio non è un’unità completamente indifferenziata come l’uno di Parmenide, in
quanto con^ene i contrari. TuJavia li con^nene mescola^ e rappresenta quindi una forma di intero le cui par^ non sono ancora ben dis^nte l’una dall’altra
le ragioni di Anassagora
Sembra che Anassagora abbia considerato [i principi] infini/ in questo modo, perché
credeva che l’opinione comune dei naturalis/ fosse vera, cioè che da ciò che non è non si
genera nulla
da ciò che non è non si genera nulla à la generazione avviene da ciò che è
(per questo mo/vo, infaE, dicono così, che “tuke le cose erano insieme” e che il generarsi
di una cosa di un certo /po sia un cambiamento di qualità, mentre altri [parlano
di] composizione e separazione).
da ciò che non è non si genera nulla à la generazione avviene da ciò che è
à la generazione avviene da un miscuglio in cui tuke le cose sono contenute e da cui si separano (la generazione è composizione e
separazione di cose preesisten/)
Inoltre, dal fako che i contrari si generano l’uno dall’altro [dedusse che] erano già
contenu/ [l’uno nell’altro].
1) processi di generazione e di mutamento avvengono tra contrari 2) è impossibile che ciò che si genera si generi da ciò che non è 3) i contrari sono contenu^ gli uni negli altri (ciò che è bianco è anche non bianco, nel senso che con^ene il non bianco)
la generazione avviene da ciò che è
la generazione avviene da una mescolanza che con^ene tuJe le cose
la generazione avviene tra contrari che sono
contenu^ gli uni negli altri
Perché i principi sono infini^?
Infini^ in che senso?
Infini^ per numero (divisione/separazione)?
Infini^ per forma/specie?
InfaE, se è necessario che tuko ciò che si genera
si generi o da ciò che è
o da ciò che non è
e se di queste [due possibilità] il generarsi da ciò che non è è impossibile
(tuE coloro che studiano la natura condividono questa opinione)
costoro ritennero che di necessità non restasse che l’altra [opzione],
il generarsi da cose che sono e da cose che sono già contenute [in ciò da cui
si generano] ma che, per la piccolezza delle [loro] masse/moli, non
possiamo percepire.
E per questo affermano che tuko è mescolato in tuko, cioè perché vedevano che ogni cosa si genera
da ogni cosa.
Le cose poi appaiono diverse e vengono chiamate in maniera diversa l’una dall’altra a seconda di ciò che,
per quan/tà, prevale nella mescolanza degli infini/ [elemen/].
InfaE, non c’è nulla che sia perfekamente e
interamente bianco o nero, o dolce, o carne o osso, ma ciò di cui una cosa sia in prevalenza cos/tuita
appare come la natura della cosa.
1) Ciò che si genera si genera o da ciò che è o da ciò che non è 2) E’ impossibile che si generi da ciò che non è 3) Ciò che si genera si genera da ciò che è 4) Ciò che si genera si genera da ciò che è contenuto nel termine a quo del divenire (e che, per la piccolezza, non possiamo percepire) 5) Ogni cosa si genera da ogni cosa 6) TuJo è mescolato in tuJo
obie[vi di Aristotele
cri^care l’idea che tuJo è mescolato in tuJo, intesa come forma di
indifferenziazione radicale
l’idea che tuJo è mescolato in tuJo è connessa, nella teoria di Anassagora,
con l’idea che i principi sono infini^: i principi sono infini^ nel senso che ogni cosa
con^ene, mescolate insieme, tuJe le altre cose in quan^tà infinita (da ogni cosa è possibile estrarre
una quan^tà infinita di ogni altra cosa)
quindi cri^care l’idea che tuJo è mescolato in tuJo equivale a cri^ca l’infinità dei principi
cri^care l’idea che il divenire sia solo separazione e combinazione
Inoltre, se tuke queste cose sono contenute l’una nell’altra (e non vengono generate ma si separano esistendo già dentro [ciò da cui si
separano], e sono nominate in base all’[elemento] che prevale [nella mescolanza])
Ἔτι εἰ πάντα μὲν ἐνυπάρχει τὰ τοιαῦτα ἐν ἀλλήλοις, καὶ μὴ γίγνεται ἀλλ' ἐκκρίνεται
ἐνόντα, λέγεται δὲ ἀπὸ τοῦ πλείονος, γίγνεται δὲ ἐξ ὁτουοῦν ὁτιοῦν
(187b22-‐24)
Parte 1 Esposizione
sinte^ca e divisione in due gruppi delle teorie dei naturalis^ sui principi
Parte 2 Esposizione delle
principali ragioni della teoria di Anassagora (le archai sono infinite)
Parte 3 Cri^ca della
teoria di Anassagora
primo argomento
Ora, se l’infinito, in quanto infinito, è inconoscibile, allora l'infinito per numero o per grandezza è una quan/tà inconoscibile, mentre ciò che è infinito per [le varietà di] forma è una qualità inconoscibile. E se
i principi sono infini/ sia per numero sia per [le varietà di] forma, allora è impossibile conoscere le cose che di essi [sono cos/tuite]. InfaE, è così che riteniamo di conoscere un composto, quando conosciamo di quali e quante cose è composto.
Phys. I 6
Non è possibile che …vi siano infini/ [principi], perché ciò che è non sarebbe conoscibile
[scien/ficamente], e inoltre (…) poiché è possibile [ricorrere a un numero] limitato [di principi] è
meglio [ricorrere a un numero] limitato, come [fa] Empedocle, piukosto che a infini/ [principi]. InfaE, [Empedocle] ri/ene di poter rendere conto di tuke le cose di cui rende contro Anassagora [ricorrendo] a
infini/ [principi]. Inoltre (…).
secondo argomento parte I
Inoltre, se è necessario che possa essere di una dimensione qualsiasi per grandezza e piccolezza ciò la cui parte può essere di una dimensione qualsiasi per grandezza e piccolezza (parlo di una di quelle par/ in cui un intero si divide e che sono contenute
nell’intero)
Se le par^ di qualcosa possono essere di dimensioni qualsiasi
à allora l’intero può essere di dimensioni qualsiasi
e se è impossibile che un animale o una pianta siano di una dimensione qualsiasi per grandezza e piccolezza, è evidente
che lo stesso vale per qualsiasi sua parte. InfaE, anche l’intero [si comporterebbe]
allo stesso modo [delle sue par/]
Se un intero non può essere di dimensioni qualsiasi à le sue par^ non possono essere di dimensioni
qualsiasi.
carne e osso e questo /po di cose [sono par/] dell’animale e i fruE [sono par/] delle piante.
Pertanto è chiaro che è impossibile che carne e osso e qualche altra cosa [di questo /po] siano di una
dimensione qualsiasi verso il più grande o il più piccolo.
1) Se le par^ di qualcosa possono essere di dimensioni qualsiasi, allora l’intero può essere di dimensioni qualsiasi. 2) È impossibile che un animale o una pianta siano di una dimensione qualsiasi. 3) È impossibile che le par^ di un animale o una pianta siano di una dimensione qualsiasi. Se p, allora q Non q, Non p
conclusione È impossibile che le par^ di un animale o una pianta
siano di una dimensione qualsiasi
secondo argomento parte II
Inoltre, se tuke queste cose sono contenute l’una nell’altra (e non vengono [propriamente] generate
ma si separano da ciò in cui [prima] erano contenute, e sono nominate in base all’[elemento]
che prevale [nella mescolanza])
e se qualunque cosa si può generare da qualunque cosa (per esempio l’acqua si separa dalla carne e la
carne dall’acqua)
e ogni corpo finito è esaurito dalla [progressiva] sokrazione di un corpo finito
è evidente che è impossibile che ogni cosa sia presente in ogni cosa
InfaE, estraka la carne dall’acqua, e di nuovo generata altra carne da ciò che resta mediante un’ulteriore separazione, se anche ciò che viene estrako è sempre più piccolo, nondimeno non supera in piccolezza una certa dimensione.
Di conseguenza, se il processo di separazione si fermerà, non ogni cosa sarà contenuta in ogni cosa (infaE nell’acqua che resta non sarà contenuta
della carne).
mentre se [il processo di separazione] non si fermerà, ma si con/nuerà sempre ad estrarre, allora in una grandezza finita ci saranno [par/] uguali
finite ma infinite di numero. Questo tukavia è impossibile.
1) tuJe le cose sono contenute l’una nell’altra 2) qualunque cosa si può generare da qualunque cosa (per separazione) 3) ogni corpo finito è esaurito dalla [progressiva] soJrazione di un corpo finito (= 5: se anche ciò che viene estraJo è sempre più piccolo, nondimeno non supera in piccolezza una certa dimensione) 4) è impossibile che ogni cosa sia presente in ogni cosa. 4a) il processo di separazione si ferma = non ogni cosa è contenuta in ogni cosa 4b) Il processo di separazione non si ferma = in una grandezza finita ci sono par^ uguali finite ma infinite di numero = questo è impossibile
½ + ¼ + ⅛ + ⅛+ ⅛ +…….
secondo argomento parte III
Oltre a ciò: se è necessario che ogni corpo diven/ più piccolo una volta che ne sia
sokrako qualcosa
e se la carne è quan/ta/vamente definita sia per grandezza sia per piccolezza
è evidente che dalla [parte] minima di carne non si potrà separare nessun corpo. InfaE [la parte restante di carne] sarà più piccola della
parte più piccola [possibile].
InfaE [la parte restante di carne] sarà più piccola della parte più piccola [possibile].
terzo argomento
Inoltre, nei corpi infini/ sarebbe contenuta una quan/tà infinita di carne, di sangue e cervello, 〈non〉 dis/n/ gli uni dagli altri, e nondimeno esisten/, e ciascuno infinto. Ma questo è privo di ragione.
quarto argomento
[Anassagora] afferma giustamente che il processo di separazione non può mai essere portato a
termine, ma non sa bene il senso di quello che dice.
InfaE, le affezioni sono inseparabili. Se dunque i colori e gli sta/ sono mescola/ tra loro, e se
vengono separa/, ci sarà qualcosa di bianco e di sano che non è nient’altro [oltre ad essere bianco e
sano] e che non [si predica] di un sostrato.
Di conseguenza, il pensiero (nous) [teorizzato da Anassagora] è qualcosa di strano in quanto tenta l’impossibile, se vuole separare; ma fare ciò è
impossibile sia secondo la quan/tà sia secondo la qualità: secondo la quan/tà perché non esiste una grandezza minima, e secondo la qualità perché le
affezioni sono inseparabili.
quinto argomento
[Anassagora] non concepisce correkamente neppure la generazione
delle cose che hanno forma simile.
InfaE, in un senso il fango si divide in fango, ma in un altro senso no.
E l’acqua e l’aria sono e si generano l’una dall’altra, ma non nel modo in cui i makoni [si generano] dalla casa e la casa dai makoni.
conclusione di Fisica I 4
È meglio assumere [principi] di minor numero e fini/, cosa che fa Empedocle.