Dualbas Day & Night - Dott. Eugenio Sclauzero · PDF fileormesi. Altri autori descrivono...

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Dualbas Day & Night presupposti tecnico-scientifici

Premessa: l’Ormesi ed i suoi principi L'ormési, dal verbo greco “ορμαω”, che significa stimolare è una relazione dose/risposta caratterizzata da un effetto bifasico: molti organismi/sistemi biologici esposti ad un’ampia gamma di stimoli mostrano risposte opposte a seconda della dose; l’ormesi viene considerata una funzione adattativa (Amendola, Cerioli, Migliore, 2006, 2008).

Prende le sue origini dalla famosa legge di Arndt e Schulz che afferma: “Stimoli di debole intensità accelerano modestamente l’attività vitale, di media intensità la incrementano, di forte intensità la bloccano in parte, di elevatissima intensità la sopprimono completamente”.

Vi è molta confusione attorno al concetto dell’ormesi e al suo significato dal punto di vista biologico. Esistono risposte adattative o ormetiche a perturbazioni di qualunque tipo; gli organismi sembrano pre-adattati a molti stimoli nocivi, rispondono in modo generalizzato ai cambiamenti che avvengono in processi controllati, indipendentemente da altre specifiche risposte all’agente causativo. In sostanza, i meccanismi di controllo omeostatico e ormetico sono presenti in tutti i sistemi biologici, rispondendo autonomamente a cambiamenti di stato o ad alterazione di meccanismi regolati indotti da agenti esogeni (Stebbing, 1997).

Le risposte ormetiche sono caratterizzate da una modesta stimolazione della funzione interessata (endpoint) a basse dosi (30-60% maggiore del controllo) e dall’inibizione della stessa alle alte dosi.

La curva dose/risposta può essere raffigurata da una U diritta o rovesciata a seconda dell’endpoint considerato: è dritta se viene valutato un danno all’organismo (alterazione di funzioni fisiologiche, mortalità o incidenza di malattie), è rovesciata se si considerano funzioni quali accrescimento o sopravvivenza (vedi figura a lato).

Stabilire se gli effetti stimolatori rilevati a basse dosi siano benefici o dannosi non rientra nella definizione del fenomeno: questo invece è oggetto della valutazione del contesto biologico ed ecologico di questa particolare risposta (Calabrese e Baldwin, 2002).

Quindi, caratterizzare la risposta ormetica sull’assunto del ‘beneficio’ a basse dosi è restrittivo: i fenomeni sono complessi, i contesti sono spesso specifici e gli aspetti da valutare numerosi (Calabrese e Badwin, 2002). Ciononostante, è possibile valutare sia il danno o il ‘beneficio’ sia i diversi meccanismi ormetici che possono essere coinvolti nel fenomeno. Infatti, la risposta ormetica può essere il risultato di processi di compensazione, dovuti all’alterazione dell’omeostasi (OCSH: Over Compensation Stimulation Hormesis), oppure può essere il risultato di un effetto diretto (DSH: Direct Stimulation Hormesis).

L’ormesi da sovracompensazione (OCSH) è la risposta adattativa a bassi livelli di stress o di danno dovuta ad una variazione dell’omeostasi, che determinano una modesta sovracompensazione in alcuni sistemi fisiologici, generalmente mantenuta per un periodo di tempo definito. È caratterizzata dallo scompenso dell’omeostasi, da una modesta sovracompensazione fino al ripristino dell’omeostasi e dalla natura adattativa del processo. Questo tipo di risposta è stata rilevata in

moltissime specie, varia a seconda dell’importanza della funzione che necessita il ripristino, della disponibilità di risorse e del grado di ridondanza dei sistemi biologici.

Diversamente l’aumento di risposta può durare per un tempo indefinito in specifiche circostanze ben delineate (per esempio, la crescita di una colonia batterica in particolari condizioni e con certi tossici). Tutto ciò è il risultato di una modesta sovracompensazione, appunto, dovuta a una variazione dell’omeostasi. Le caratteristiche concettuali chiave dell’OCSH sono lo scompenso dell’omeostasi, la modesta sovracompensazione, il seguente ripristino dell’omeostasi e la natura adattativa del processo.

La variazione omeostatica, nel fenomeno dell’ormesi, non è limitata alle alterazioni a tossicità acuta in cui predominano cambiamenti macromolecolari, ma potrebbe essere l’effetto cumulativo di tutti quei fenomeni che vanno dalle risposte generali allo stress, fino ai cambiamenti che includono limitati danni macromolecolari.

Il comportamento di modesta sovracompensazione del processo, che porta all’espressione dell’ormesi, è essenziale perché collega funzionalmente le risposte ormetiche all’omeostasi stabilendo il fondamento teorico per una generalizzazione più vasta dei fenomeni ormetici. La modesta sovracompensazione potrebbe rappresentare la migliore risposta possibile in quel momento, una sorta di polizza d’assicurazione biologica strutturale dell’organismo. Questo concetto implica un continuo feedback di messaggi tra lo stato fisiologico e i meccanismi di regolazione e compensazione, fino a che non si ristabilisce la condizione omeostatica: l’efficienza nel ristabilire l’omeostasi richiede che le risorse siano correttamente allocate.

Le risposte compensative devono essere quantitativamente collegate all’estensione del danno subito: l’entità della risposta/riparazione corrisponde all’ampiezza del danno, con sufficienti, ma non eccessive, risorse biologiche allocate per assicurare che la funzione riparativa venga completata.

L’ormesi rappresenta il vantaggio ottenuto dall’individuo attraverso le risorse inizialmente e principalmente allocate per attività di riparazione, ma in modesto eccesso rispetto a ciò che serve per la riparazione immediata del danno. Questo processo può anche preparare l’organismo a rispondere a danni derivanti da successive esposizioni di maggiore entità, per periodi di tempo limitato.

La limitata sovracompensazione può soddisfare due funzioni: assicura che la riparazione sia effettuata adeguatamente e in maniera tempestiva, e che vi sia protezione contro insulti successivamente reiterati e/o anche più pesanti. Il valore di quest’ultima funzione è generalmente valutato negli studi tossicologici della risposta adattativa in ambito chimico e radioattivo. In queste situazioni, una bassa dose somministrata prima di un dosaggio più elevato e pericoloso dello stesso agente, spesso riduce l’effetto tossico della successiva maggiore esposizione. Tuttavia, nel caso in cui non si verifichi un’ulteriore esposizione, l’impiego sovrastimato delle risorse contro il danno iniziale (come in una risposta per sovracompensazione) può essere utilizzato per altre funzioni utili (ad esempio, contribuire ad una crescita vegetativa addizionale). Questo, insomma, è ciò che viene misurato tipicamente negli studi che valutano l’ormesi.

L’ormesi è la tecnica di allocare una certa quantità di risorse extra per assicurare il ristabilirsi delle condizioni di omeostasi, ed è adottata da moltissime specie. Nonostante questa strategia adattativa comune, i vari sistemi biologici hanno sviluppato differenti approcci specifici per ottenere la risposta di compensazione, a seconda dell’importanza della funzione che necessita il ripristino, della disponibilità delle risorse, così come del grado di ridondanza biologica dei sistemi. Questo è analogo al caso di altre strategie adattative, quali i processi enzimatici di detossificazione/escrezione di xenobiotici, in cui probabilmente tutte le specie seguono la norma generale di convertire le sostanze lipofile in metaboliti più idrofili, ma possono usare diverse strategie specifiche per raggiungere lo stesso risultato.

Perciò il processo di selezione naturale delle strategie ormetiche all’interno dell’ampia varietà delle specie biologiche pare seguire un intento generale e simile per tutti, attraverso specifiche strategie che dipendono dalle caratteristiche delle varie specie.

Insomma, la curva dose-risposta ormetica nelle diverse specie suggerisce un elevato grado di conservazione, da cui si può ipotizzare che abbia una base genetica.

L’ormesi da stimolazione diretta (DSH) si verifica invece con un meccanismo di risposta diretta; non è conseguente a un disturbo dell’omeostasi, ma si tratta di una risposta adattativa nell’ambito del normale mantenimento delle funzioni che si verifica mediante meccanismi diretti (biopositivi) e che consente escursioni metaboliche del doppio range di fondo. Richiede una quota minore di risorse per essere attuata rispetto all’ormesi da sovracompensazione e rappresenta un sistema per rispondere alle normali dinamiche di stimolazione fisiologica; finché non si ha un danno evidente da riparare o uno squilibrio a cui far fronte; esso rappresenta un tipo di risposta adattativa steady-state che riflette normali dinamiche fisiologiche stimolatorie (Calabrese e Baldwin, 2002).

I sistemi fisiologici e gli endpoint considerati sono spesso gli stessi sia per la OCSH che per la DSH.

Questo tipo di risposta è considerato ormetico ed una sostanza potrebbe avere, secondo tale teoria, un'azione stimolante a basse dosi, inibente a addirittura tossica ad alte dosi.

Edward J. Calabrese, studioso del fenomeno da quasi vent'anni, avrebbe verificato la sua validità per quasi 5000 sostanze. Alcuni esempi sarebbero:

l’alcol: a basse dosi ridurrebbe il rischio di malattie cardio-vascolari, ad alte dosi lo aumenterebbe;

la diossina: a dosi infinitesimali farebbe crescere i prati, ad alte dosi li distruggerebbe;

le radiazioni ionizzanti: l’esposizione a piccole dosi risulterebbe protettiva verso i danni provocati da un'esposizione a dosi massicce di raggi X.

Il range prevalente di risposta ormetica è 10-5 - 10-9M(D5-D9 = 2-3CH – 4-5CH), ma molte sostanze – anche fisiologiche – evidenziano ormesi sotto o sopra questo range. Ad es. gli oppioidi evidenziano ormesi da 10-12 a 10-15M; l’AMPc (sulla fagocitosi) a partire dalla 10-18 M: 1 molecola x 3300 cellule; l’EGF (EpidermalGrowth Factor = crescita, proliferazione, differenziazione cellulare) quando occupa solo il 50% dei siti recettoriali di affinità (Milani, 2010). La diffusione dell’effetto ormetico (modelli batterici, virali, vegetali, animali, agenti tossici, fisici, ecologici, etc.) non è stata ancora stimata come meriterebbe.

I modelli dose-risposta sono classificati come: lineare, ormetico ed a soglia; gli ultimi due rispondono allo stesso modo alle alte dosi, mentre a basse dosi la risposta ormetica non solo non è proporzionale a quella osservata alle dosi più elevate, ma è opposta. Il modello di risposta ormetica bifasica è molto diffuso in natura, come dimostrano i numerosi studi, sebbene in tossicologia sia ancora considerato dominante il modello dose-risposta a soglia (Calabrese e Baldwin, 2003).

Anche lo spettro degli endpoint che mostrano risposta ormetica è ampio, e include crescita, longevità, numerosi parametri metabolici, incidenza di malattia (incluso il cancro), alterazioni del rendimento (funzioni cognitive e risposte immunitarie fra le altre). Le caratteristiche quantitative della risposta alla dose ormetica rivelano che la larga maggioranza dei casi mostra un massimo di risposta stimolatoria inferiore del doppio e maggiore rispetto al controllo, mentre l’ampiezza della risposta stimolatoria è tipicamente inferiore di 100 volte nel range di dosi immediatamente vicine al NOAEL (No Observed Adverse Effect Level) tossicologico (Calabrese e Blain, 2005).

Di fatto, è la Natura che in molti aspetti si comporta secondo ormesi: l’ormesi come abbiamo detto è il risultato di processi di compensazione per alterazione dell’omeostasi (OCSH – Over Compensation Stimulation Hormesis) o il risultato di un effetto diretto (DSH – Direct Stimulation Hormesis) e rappresenta una strategia comune di risorsa quando i Sistemi devono rispondere a perturbazioni metaboliche di basso livello.

Da quanto esposto si evince che i Sistemi biologici adottino differenti strategie per l’ottenimento del medesimo risultato, frutto dell’evoluzione delle specie che, a volte, ha sostituito completamente alcune funzioni, ottimizzandole, altre ha apportato solo elementi nuovi più adatti, senza l’eliminazione dei vecchi. Probabilmente in ogni recettore specifico esistono due o più loci antagonisti: in tal caso l’ormesi è il miglior fenomeno adattativo dell’organismo agli stressori (ogni minima perturbazione dell’omeostasi è stressore poiché impone il conseguimento di una nuova omeostasi); oppure esistono due o più recettori non fissi per ogni sostanza ad effetto biologico o che siano in grado di legarsi a ligandi che “imitano” la sostanza (come se fossero i “veri” ligandi). Non esiste, quindi, un unico meccanismo low dose ormetico generalizzabile, così come non esiste un unico meccanismo dose farmacologico generalizzabile: l’unica regola fissa in Natura è la variabilità, per cui nessuno si senta scientificamente autorizzato a fare riferimento ad un unico modello interpretativo ed operativo ed elevare quest’ultimo a legge universale, negando ad altri modelli il diritto di esistenza o di coesistenza (Milani, 2010).

Il consolidamento della base conoscitiva dell’ormesi porterà profonde modifiche in molte scienze (sarà come passare dal concetto di chiave meccanica a quello di chiave magnetica), una vera rivoluzione nella valutazione degli effetti dose-risposta, che, come un’onda di marea, modificherà percezioni, principi, criteri diagnostici, formulazioni terapeutiche assieme alle connesse attività tossicologiche/ecotossicologiche.

Molte sostanze fisiologiche (fattori di crescita, ormoni, neurotrasmettitori, citochine, etc.) evidenziano

ormesi. Altri autori descrivono inoltre gli effetti benefici di molti composti fitochimici derivati da piante medicinali e dalla dieta ricca in vegetali come effetti fitoormetici (Mattson M.P., Cheng A. 2006).

Uno stress di modesta intensità induce una risposta favorevole cioè una risposta adattativa sui fattori di trascrizione e sulle famiglie delle sirtuine (regolano l’espressione genica e provvedono alla riparazione del DNA danneggiato). Questa “low dose stimulation” deve essere considerata anche per le attività mitocondriali: i radicale dell’ossigeno che si producono svolgono funzioni regolatorie (si dice che il “mild stress” ha effetto ormetico); anche l’esercizio fisico blando e l’introduzione di sostanza naturali come il resveratrolo o i sulforafani hanno simili capacità; la meditazione, la lettura, la conversazione rappresentano un utile “mild stress” per mantenere buone le funzioni mentali.

Diete ricche in verdura e frutta sono associate a ridotta incidenza di malattie neuro-degenerative. Anche se parte di questo effetto può essere spiegato con l'attività antiossidante, è ormai chiaro che molti composti benefici si sono evoluti come tossine (allelochimiche, per dissuadere i predatori) che a dosi subtossiche attivano delle risposte cellulari adattive di tipo stressorio (sulforafano, resveratrolo, curcumina, ecc.).

Attraverso l'attivazione di questa cascate di risposta allo stress, le cellule producono enzimi antiossidanti e meccanismi anti eccitotossici, aumentando la vita media di molte linee cellulari tra le quali i neuroni.

La Medicina Fisiologica di Regolazione e le Terapie Low Dose Uno dei cardini della Terapia Fisiologica di Regolazione è la visione olistica dell'organismo umano inteso come un sistema complesso in cui altri (sotto)-sistemi, anch'essi complessi, lavorano collegati tra di loro ad un livello di interdipendenza coordinato.

Non si potrà dunque non considerare l'approccio al paziente se non attraverso una strategia globale in cui la Psiche con i suoi vissuti influenza le risposte del Sistema Nervoso e del Sistema Endocrino che a loro volta interagiscono sul Sistema Immunitario: tutti fautori di una reciproca comunicazione dove ognuno coopera al mantenimento dell’omeostasi ed in cui ogni intervento su uno dei singoli Sistemi riverbererà di conseguenza su tutti gli altri.

Conoscendo la complessità del network P.N.E.I.M. (Psico-Neuro-Endocrino-Immuno-Metabolico), questa innovativa metodologia terapeutica, operata da ormoni, neuropeptidi e citochine a dosaggi omeopatici (Low dose), definita, ed a ragione, di "regolazione fine", non aliena la necessità di mantenere un equilibrio omeostatico ed una efficienza metabolico-drenante della matrice.

Rifacendoci a quanto insegnava Ippocrate: "Fa che il cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il cibo", possiamo affermare che gli elementi nutrizionali (protidi, glucidi, lipidi) possono giocare un ruolo

fondamentale nel mantenimento o nel ripristino dello stato di salute: le più avanzate ricerche in campo nutrizionale hanno definito precisamente la tipologia, i percorsi metabolici e soprattutto le giuste quantità di ogni nutriente arrivando a stabilire che piccole e bilanciate quantità di aminoacidi, di vitamine, di oligominerali sono sufficienti e necessarie per il corretto funzionamento del "bios".

Stimolare sempre, in abbondanza e comunque non significa però ottenere il massimo dalla cellula, anzi!

Le dosi dei singoli componenti contenuti nel Dualbas Day & Night (a parte la Vitamina C ed E) sono state volutamente mantenute su percentuali che si aggirassero attorno al 20-40% della dose giornaliera raccomandata per evitare fenomeni di accumulo o di sovrastimolazione dei recettori di membrana che potessero innescare meccanismi di “desensitizzazione” o di “down regulation” e pure la loro somministrazione per 5 giorni alla settimana serve a scongiurare questi meccanismi di adattamento permettendo in due giorni di pausa un “washout” dei recettori di membrana.

Per desensitizzazione si intende il processo di riduzione dell’effetto stimolatorio di un agonista dovuto all’esposizione persistente dello stesso a livello del recettore; può essere data da una riduzione del’affinità di legame o dalla mancata trasduzione del segnale e generalmente precede la down regulation che invece determina la riduzione del numero dei recettori presenti, per un determinato ligando, sulla membrana cellulare o con fenomeni di internalizzazione o mediante degradazione lisosomiale degli stessi.

Altri aspetti che devono essere tenuti in considerazione per valutare la risposta cellulare ad una stimolazione dei recettori di membrana sono che:

La risposta di una cellula al ligando dipende dal numero di recettori occupati dai ligandi.

Una normale cellula ha solitamente da 100 a 1000 recettori per ogni tipo di ligando.

Un eccesso di ligando determina la down regulation dei recettori di membrana.

Non è tanto, e solo, importante la quantità di ligando (ormone, citochina o neuro-trasmettittore) quanto la capacità dei recettori di legare queste molecole, cioè la loro AFFINITÀ.

L’attivazione del 10% (oggi si pensa addirittura l’1-2%) dei recettori di membrana attiva la cellula per una funzione pari al 50% della sua potenzialità.

Si pensi ai casi della leptina nell’obesità, o dell’insulina nelle forme di diabete insulino-resistenti, o dell’IL-1 nelle forme infiammatorie croniche.

Solo la concentrazione fisiologica è in grado di attivare o riattivare i recettori di membrana e quindi stimolare la corretta funzione di una cellula bersaglio.

Una sovra stimolazione con un eccesso di ligando porta alla soppressione di quella funzione: questo è da intendersi come un fisiologico meccanismo di conservazione dell’omeostasi; infatti la cellula, per mantenere il proprio equilibrio di funzione, chiude i propri recettori, ma questo porta, dapprima ad un rallentamento della funzione e, poi, alla sua perdita.

Per chiarire meglio questi fenomeni di adattamento delle risposte recettoriali possiamo dire che essi hanno il significato finalistico di:

1. Aumentare le probabilità d’interazione col trasmettitore in caso di riduzione del segnale;

2. Ridurre la capacità di risposta in caso di aumentata presenza e capacità di tale segnale;

Questa fine regolazione può avvenire attraverso diverse modalità:

Riduzione dell’affinità del farmaco per il recettore: le cellule, mediante processi di fosforilazione e defosforilazione recettoriale, sono in grado di modulare l'affinità del recettore per il ligando. Di solito, la fosforilazione del recettore induce una modificazione conformazionale nel recettore stesso il quale perde affinità per il proprio ligando. L'interazione è più breve, più difficile o meno duratura, perciò la risposta generata è minore.

Incapacità del recettore a trasdurre il segnale evocato dall’interazione farmaco-recettore: ciò è particolarmente importante nei recettori metabotropici. Variando l'attività di secondi messaggeri, è possibile regolare la risposta. L'adenilciclasi sintetizza cAMP, che è un secondo messaggero. L'attivazione di fosfodiesterasi porta alla degradazione di del cAMP; diminuendo il cAMP diminuisce la possibilità di trasdurre il messaggio.

Riduzione del numero dei recettori o down regulation: i recettori vengono legati da proteine (come la clatrina) e inglobati in specifiche vescicole all'interno della membrana. Tale processo viene definito internalizzazione e ha la funzione di diminuire il numero di recettori che possono legarsi al ligando, senza distruggere il recettore stesso. Poi, all'occorrenza, senza che così vi sia il bisogno di sintetizzarne di nuovi, i recettori potranno essere velocemente esposti sulla membrana. All'opposto della downregulation, si definisce la upregulation: in mancanza o in difetto di ligando, la cellula espone tutti i suoi recettori nel tentativo di captare tutto il ligando possibile.

Tutti e tre questi meccanismi possono anche coesistere: ad esempio la desensitizzazione del recettore β-adrenergico prevede tutti i meccanismi sopra elencati e la loro successiva attivazione dipende dalla fosforilazione del recettore;

Tali fenomeni di adattamento riguardano soprattutto i recettori per mediatori endogeni ed in minor misura gli altri (canali ionici, enzimi, pompe e trasportatori), se non occasionalmente dove la desensitizzazione dei recettori-canale è dovuta alla riduzione della capacità del recettore di andare incontro ad un cambio conformazionale necessario per indurne l’apertura del canale stesso.

Circa l’effetto bifasico (ormetico) di alcune sostanze fisiologiche esiste ampia e documentata letteratura scientifica, pubblicata su riviste ad alto/altissimo impact factor, a suffragio dei fondamenti concettuali della Medicina Fisiologica di Regolazione (Calabrese E.J., Blain R., 2005).

Quando una sostanza viene utilizzata in termini di “low dose”, si produrrà solo un “low effect”, ovvero un potenziamento del normale effetto biologico con un effetto clinico ascrivibile quasi al placebo e dovuto al fatto che i Sistemi viventi hanno la capacità di reagire a fattori esterni ed interni estremamente deboli (Voeikov et Al., 2010); ma è proprio questo il nostro intento riportare in equilibrio il Sistema Neurovegetativo facendolo funzionare al meglio di quello che biologicamente è programmato per fare, senza alcuna forzatura o iperstimolazione che nel tempo porterebbe, inevitabilmente, ad un disequilibrio della sua riserva funzionale.

Il Dualbas Day & Night

Volutamente gli integratori presenti nel Dualbas Day & Night sono in quantità ridotta rispetto al fabbisogno giornaliero proprio per evitare, come precedentemente spiegato, effetti di accumulo, di desensitizzazione o di down regulation dei recettori a livello della membrana cellulare.

È alla luce di tutte queste evidenze scientifiche che questa supplementazione nutrizionale, pilastro fondante della Terapia Fisiologica di Regolazione, rientra di diritto tra gli attori protagonisti di un corretto, specifico, bilanciato e completo intervento di riequilibrio del Sistema PNEIM, che fonda le sue radici sul favorire l’alterna funzione Ana-Catabolica del Sistema Neurovegetativo, tenendo conto di 3 aspetti fondamentali:

drenaggio emuntoriale e pulizia antiossidante della matrice con alcalinizzazione della stessa;

riprogrammazione neuro-immuno-endocrina dei ritmi circadiani;

supplementazione nutrizionale bifasica, funzionale alle fasi Ana-Catabolica, bilanciata e mirata a sostenere l’attività Orto e Parasimpatica;

Questo archetipo di terapia, è specifico, raffinato e logico allo stesso tempo; in esso ritroviamo: i rimedi ad azione antiossidante-metabolico-drenante-chelante (Vitamine, N-Acetil-Cisteina, Thè Verde, Betaina, Acido α-Lipoico), i rimedi di riprogrammazione neuro-immuno-endocrina (Melatonina, Noni,

Quercetina, Acido α-Lipoico, Licopene, Tiglio), i rimedi di ripristino delle funzioni endocellulari

(Coenzima Q10, N-Acetil-Cisteina, L-Carnitina, Licopene), gli oligoelementi, gli alcalinizzanti e le vitamine (suddivisi tra quelli pro-energetici ortosimpaticotonici somministrati al mattino e quelli ad azione anabolica-riparatrice-antiaging parasimpaticotonici somministrati alla sera) sono assemblati insieme per "contrastare" (vedi funzione scavenger di molti di questi) in ogni momento della giornata lo sviluppo di eventuali disfunzioni specificatamente correlate alla loro carenza.

FAQ (Frequently Asked Questions) su Dualbas Day & Night

Principale dubbi, domande, obiezioni rivolte da parte dei medici agli IMS nelle loro visite riguardanti il

Dualbas Day & Night:

1. La presenza della Melatonina viene a volte contestata in quanto Ormone.

Che la Melatonina sia un ormone nessuno lo mette in dubbio, ma sta di fatto che il suo uso è

talmente comune e diffuso (vedi per i disturbi da jet-lag o per l’insonnia) che tale sostanza è

tranquillamente venduta come integratore nei supermercati;

Va inoltre considerato che uno dei punti fondamentali che ci si prefigge con il Dualbas Day &

Night e quello del riequilibrio del Sistema Neurovegetativo che a sua volta presuppone un

perfetto funzionamento del bioritmo sonno-veglia: sotto stress la produzione di Melatonina può

essere deficitaria per cui integrarne un po’ ci permette di portare la persona in sonno profondo (in

questo facilitati anche dalla contemporanea presenza dell’estratto di Tiglio) favorendo i suoi

processi di recupero energetico.

2. Perché in Dualbas c’è un così basso contenuto di Melatonina?

Come spiegato precedentemente (vedi concetti di Ormesi e di Low dose) la finalità del Dualbas è

quella di riportare in riequilibrio il sistema e, nella fattispecie, non di dare un sonnifero, anche se

gli effetti ipnoinduttivi sono ben presenti;

Il normale ripristinarsi dei ritmi sonno-veglia porterà nel tempo (variabile da persona a persona)

ad un sonno fisiologico e ristoratore;

La bassa dose di Melatonina è potenziata nel suo effetto dall’estratto secco di Tiglio.

3. Qual’é l’opportunità di sostenere allo stesso tempo l’ortosimpatico ed il parasimpatico.

Qualcuno dice che è rarissimo trovare soggetti che abbiano bisogno dell’uno e dell’altro (la

valutazione delle carenze viene generalmente effettuata tramite il test del mineralogramma).

In un concetto di ciclicità fisiologica se io sono troppo in Ortosimpaticotonia significa che sto

sfruttando troppo i meccanismi catabolici e lascio poco spazio ai processi Anabolici di recupero: il

concetto di riequilibrio parte dal fatto che, per ottenerlo, io devo sostenere tutte e due le fasi

facendo sì che in ortosimpaticotonia io non produca eccessi di scarti metabolici (in quanto sfrutto

meglio tutte le potenzialità di produzione energetica a livello catabolico) ed in parasimpaticotonia

possa facilmente drenare quanto l’iperattivazione ortosimpatica del momento ha generato a livello

di stress ossidativo con aumento dei ROS (Specie Reattive dell’Ossigeno);

Per una maggior resa energetica, se uno è eccessivamente stressato ed in ortosimpaticotonia, io

devo sostenere la fase catabolica durante il giorno per ridurgli la formazione dello stress

ossidativo e favorire una adeguata fase anabolica durante la notte che possa rapidamente smaltire i

cataboliti e le sostanze tossiche accumulate durante il giorno;

Viceversa se uno è in un periodo tendenzialmente di parasimpaticotonia con percezione di

stanchezza e depressione, magari dopo un periodo protratto di stress, l’utilizzo del Dualbas D&N

gli permetterà di sentirsi meno esaurito da un punto vista Psico-Fisico in quanto favorendo il

rapido recupero delle componenti anaboliche notturne gli consentirà di smaltire prima lo stress

ossidativo e la stimolazione ortosimpatica diurna lo porterà a percepire una maggiore energia che

gli faciliterà anche il recupero non solo delle forze, ma anche del tono dell’umore;

Per quanto riguarda il mineralogramma, questo è estremamente utile per la valutazione di eccessi

o carenze da un punto di vista alimentare, ma può essere considerato, visti anche i costi, un esame

di secondo livello, qualora una integrazione aspecifica non abbia portato nel giro di qualche mese

a dei risultati soddisfacenti.

4. Quali sono i motivi per cui non si può dare in concomitanza con farmaci anticonvulsivanti?

Tutte le sostanze che hanno

attività stimolante sul sistema

nervoso centrale in teoria

sarebbero da limitare nei portatori

di convulsioni: questo vale sia per

gli integratori (Thè verde,

guaranà, ginseng, noni....) che per

certi alimenti (formaggi, latticini,

alimenti ricchi di calcio...), ma è

una controindicazione più teorica

che reale, ma sul bugiardino per

correttezza andava scritta;

Se leggiamo infine la crisi convulsiva nell’ottica di Hamer, la crisi epilettoide rientra nel quadro di

risoluzione del conflitto psichico in piena fase vagotonica di eliminazione e di recupero tra la fase

espansiva e quella ricostitutiva-cicatriziale, per cui qualsiasi sostanza ad azione neurotrofica (nel

nostro caso: Acido αLipoico, Quercitina, Licopene) faciliterebbe la risoluzione del conflitto

stesso, ma questo non è il modo di leggere la fisiologia della Medicina ufficiale per cui il Medico

va informato della possibilità che riportando in equilibrio il sistema Neurovegetativo possa

ripartire il processo di recupero del focolaio di Hamer generato da un conflitto Psichico

importante precedentemente soppresso da farmaci anticonvulsivanti;

In teoria andrebbe ricordato al Medico che, in generale, in presenza di patologie croniche, magari

precedentemente soppresse con

farmaci chimici, dando forza al

sistema immunitario, il normale

processo di guarigione che utilizza

l’infiammazione come forza

curatrice, potrebbe re-innescare

processi infiammatori sopiti e non

ancora del tutto risolti seguendo la

nota legge di Hering.

5. Quali sono i motivi per cui non si può dare in concomitanza con farmaci antiaggreganti?

Non è che questa sia una controindicazione assoluta all’utilizzo del Dualbas D&N, ma deve essere

posta da parte del medico una attenzione particolare nei confronti di questi pazienti;

L’attenzione è inerente al fatto che l’assunzione di principi attivi ad azione antiossidante come i

polifenoli, le OPC (Oligomeric-Proantho-Cyanidins) ed in generale di bioflavonoidi uniti alla

attività alcalinizzante che rende il sistema matrice meno gelificato porta nel tempo ad una minore

aggregabilità dovuta alla maggiore fluidificazione sanguigna;

Parallelamente a questo vantaggio, tenendo monitorati i valori ematici di INR (mantenendoli

intorno al valore di 3), andrebbe di pari passo ridotta la quota di farmaci antiaggreganti.

6. Perché non può essere utilizzato in concomitanza con altri prodotti contenenti vitamina A e D?

Anche questa non è una controindicazione assoluta, ma riportata unicamente per avvisare gli

utilizzatori del Dualbas D&N di porre attenzione qualora assumano altri integratori a valutare il

carico globale di queste due vitamine che, se assunte in eccesso potrebbero determinare:

o l'ipervitaminosi A si manifesta con sintomi generali (astenìa, ipereccitabilità, anoressìa,

disturbi del sonno, nausea e vomito), epatici (ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, aumento

della fosfatasi alcalina, epatomegalìa con steatosi) e cutanei, fra i quali quasi paradossalmente,

gli stessi sintomi della carenza vitaminica dati probabilmente da fenomeni di down-regulation

(secchezza cutanea, desquamazione, prurito, ragadi, indebolimento e caduta di peli e capelli e

danno nella formazione delle guaine);

o l'ipervitaminosi D determina un aumentato assorbimento intestinale e riassorbimento osseo del

calcio, ipercalcemia, con concomitante diminuzione del PTH sierico (quantità di paratormone

presente nel sangue, vedi: calcio e osteoporosi) e infine perdita dell'omeostasi calcica (con

conseguente nausea, vomito e diarrea, ipercalcemia e ipercalciuria, nefrocalcinosi, cardio-

calcinosi e calcificazione dei tessuti molli); l'eccessiva assunzione di calciferolo con la dieta è

estremamente improbabile, tenuto conto della ridotta quantità di vitamina D negli alimenti;

così come non si conoscono casi di ipervitaminosi dovuta ad eccessiva esposizione al sole, ma è

invece possibile l’intossicazione in seguito a somministrazione eccessiva di calciferolo a scopo

terapeutico.

7. Perché non si consiglia di somministrare il Dualbas Night alle 21 che sarebbe l’ora esatta per

l’alcalinizzazione serale?

L’indicazione di assumerlo prima o durante la cena è data dal fatto che le Vitamine Liposolubili

sono assorbite in misura maggiore a stomaco pieno.

8. Come posologia del Dualbas Night non sarebbe meglio indicare di assumerlo prima di andare a

dormire invece che prima di cena data la presenza della melatonina?

Lo scopo del Dualbas D&N è quello di riportare in equilibrio il Sistema Neurovegetativo:

considerando che l’effetto terapeutico (prendendo in considerazione dei tempi di assorbimento di

circa due ore) è quello di indurre un sonno più profondo e considerando che il sonno più

ristoratore ed importante per la Medicina Tradizionale Cinese è quello che va dalle 23.00 alle

03.00 (Meridiani di Vescica Biliare e Fegato) riteniamo ottimale una assunzione che va

indicativamente dalle 20.00 alle 21.00 di sera;

Chiaramente se una persona ha degli impegni serali (ad esempio una riunione) per quella sera

l’assunzione andrà procrastinata al momento del rientro per evitare abbiocchi poco opportuni.

9. Si può dare allo stesso paziente una diversa posologia al mattino rispetto alla sera?

Teoricamente lo si potrebbe fare, ma in pratica l’equilibrio dei componenti è stato studiato per

ottenere il massimo della sinergia d’azione da un punto di vista metabolico (vedi domanda 3), per

cui non ci sono validi motivi per alzare il dosaggio di uno dei due integratori rispetto all’altro.

10. Quanto tempo deve durare la terapia iniziale e quanto quella di mantenimento?

I tempi dipendono dal

livello di squilibrio del

Sistema Neurovegetativo: a

questo proposito possono

essere presi a riferimento i

M.U.S. (Sintomi Vaghi ed

Aspecifici) eventualmente

presenti;

Quando il Sistema Neuro-

Vegetativo è in Equilibrio

non dovrebbe avere più di 1

Sintomo presente: quanto

maggiore invece è la loro

incidenza tanto più lungo

sarà il tempo necessario per

ottenere una integrazione

sufficiente a portare in

riequilibrio il sistema stesso; il suo utilizzo può ulteriormente essere incrementato in caso di

necessità qualora venga richiesto un surplus di sforzo psico-fisico in determinate situazioni di

surmenage;

Possiamo comunque affermare che in linea generale un ciclo iniziale potrebbe durare 3-4 mesi in

fase acuta e che per quanto riguarda il mantenimento potrebbero essere sufficienti due cicli di

circa 2-3 mesi nelle stagioni di passaggio (primavera e autunno) per sostenere la fase adattogena

alle stagioni estiva ed invernale.

11. Il Dualbas è per tutti? Ma forse non tutti i pazienti hanno bisogno di così tante vitamine.

Il principale problema connesso all’apporto di vitamine è connesso al fatto che, al giorno d’oggi,

l’approvvigionamento delle vettovaglie è, nella maggior parte dei casi, dipendente dalla grande

distribuzione dei supermercati. La maggior parte delle vitamine liposolubili ha però un tempo di

emivita di 12-24 ore e se non si ha la fortuna di raccogliere il cibo nel proprio orticello queste

andranno sicuramente perdute, ammesso che ce ne siano state in ortaggi spesso cresciuti in

coltivazioni in serra, magari prive di luce solare, e spesso coltivate a suon di ormoni, pesticidi e

anticrittogamici;

La completezza delle Vitamine e dei minerali contenuti nel Dualbas D&N mette a disposizione

dell’organismo una piccola, ma giusta, quantità di tutto ciò che serve al nostro organismo per

tollerare al meglio lo stress quotidiano ed un aumentato fabbisogno di tali elementi indispensabili

per un corretto funzionamento componenti energetiche e psico-metabolico.

12. Perché avete scelto vitamine di origine sintetica e non naturali?

Alcuni dei componenti del Dualbas D&N sono di origine naturale, altri di derivazione sintetica, in

quanto abbiamo dovuto scendere a dei compromessi in tema di assemblaggio e di costi:

o Assemblaggio: la stabilità di alcuni componenti e la quantità necessaria delle componenti prime

per raggiungere certi dosaggi non permettevano altra soluzione che l’utilizzo della forma

sintetica purificata anche se di tipo racemico (sia Destro che Levogiro);

o I costi di estrazione e di stabilizzazione delle componenti vitaminiche naturali avrebbero

richiesto delle spese di approvvigionamento e dei costi di manutenzione che sarebbero

inevitabilmente ricaduti sui prezzi finali in maniera significativa tanto da rendere il prodotto

riservato solo ad una nicchia di persone con discreta disponibilità economica.

13. Quali sono le Indicazioni in pediatria?

Non ci sono controindicazioni all’uso del Dualbas D&N nei bambini al di sopra dei 6 anni; questo

limite d’età è stato posto da una parte per una questione di distribuzione di massa (per una corretta

distribuzione di 1 compressa del Dualbas D&N servono almeno 25kg di peso corporeo), dall’altra

per la grandezza delle compresse che difficilmente verrebbero ingoiate da bambini più piccoli.

14. La presenza di Iodio può alterare la funzionalità tiroidea? Se ci sono noduli alla tiroide può

essere somministrato? Nell’ipotiroideo e nell’ipertiroideo può essere dato? E nelle patologie

autoimmuni della tiroide?

Il fabbisogno giornaliero raccomandato di Iodio è di circa 150 microgrammi, 175 in gravidanza e

225 in corso di allattamento (con perdite quotidiane che possono variare dai 40 ai 100

microgrammi), quota che con gli integratori raggiungeresti assumendo ben 10 compresse di Night:

in media si consigliano 2 cp per tipo/die quindi con dosaggi ben lungi da quelli che potrebbero

creare dei problemi alla tiroide. Si potrebbe quasi dire per assurdo che se uno non può assumere il

Dualbas Night, per la sua quota di iodio, parimenti non potrebbe nemmeno andare al mare

d'estate;

Nelle patologie tiroidee può essere tranquillamente assunto in quanto sostiene in questa ghiandola

quel po’ di funzionalità residua del tessuto sano che rimane: ovviamente non va a sostituite in un

franco ipotiroidismo la terapia ormonale sostitutiva.

15. Quali sono i Sali basificanti?

I Sali alcalinizzanti contenuti nel Dualbas D&N sono rispettivamente:

o Dualbas Day: Calcio Fosfato, Magnesio Citrato, Potassio Bicarbonato,

o Dualbas Night: Calcio Fosfato, Calcio Carbonato, Sodio Bicarbonato, Potassio Fosfato

Bibasico;

16. Come si fa a sapere se il paziente dopo i tre mesi si è basificato? (non essendoci le cartine

tornasole).

Il metodo più semplice è quello di usare una cartina tornasole; basta andare in un qualsiasi

negozio di enologia o in un consorzio agrario per reperirle;

A livello Naturopatico il valore del pH delle prime urine del mattino va considerato come:

o molto elevato (acidosi forte) da 5,5 in giù;

o nella media (acidosi media) da 5,5 a 6;

o buono da 6 in su, ma non oltre 7;

o perfetto 6,5.

17. Perché il Ca è assunto di sera?

A livello endocrino i glucocorticoidi, il cui picco avviene in fase Ortosimpaticotonica diurna,

riducono l’assorbimento intestinale di calcio, aumentandone nel contempo l’eliminazione a livello

renale, provocando conseguentemente ipocalcemia. Questa condizione si associa ad un’aumentata

attivazione degli osteoclasti e pertanto all’aumento del riassorbimento osseo (la ricerca dovrà

chiarire se a causa dell’iperparatiroidismo indotto dai glucocorticoidi o dall’aumentata sensibilità

al PTH degli osteoblasti, che reagirebbero a questo ormone attivando gli osteoclasti);

La fase di apposizione ossea da parte degli osteoblasti avviene invece prevalentemente in fase

Parasimpaticotonica notturna, in assenza di glucocorticoidi, ed è proprio qui che necessitano

maggiori livelli di calcemia per la mineralizzazione ed il modellamento dell’osso neoformato.

18. Perché sono stati usati sia i bicarbonati che i citrati? C’é una differenza tra le due sostanze?

Le differenze biochimiche generali fra bicarbonati e citrati sono rilevanti;

Relativamente al confronto sull’efficacia terapeutica del citrato e del bicarbonato non si è ancora

giunti ad una visione univoca: i dati a disposizione, pur essendo copiosi, non sembrano essere

chiarificatori in quanto dedicati a studi settoriali che mostrano l’effetto positivo ora dell’uno, ora

dell’altro sale, ma in specifiche situazioni patologiche. In attesa di studi ampi e circostanziati che

ne accertino l’efficacia proveremo a fare un po’ di chiarezza sull’idoneità dell’impiego di questi

due “antiacidi”:

o i Bicarbonati sono composti inorganici che si generano in funzione delle concentrazioni di

CO2 e che vengono recuperati dai tubuli distali del rene secondo le necessità metaboliche,

inoltre, sono parte integrante e fondamentale del complesso sistema acido-base ed è stato notato

un miglioramento significativo dei parametri del metabolismo osseo dopo somministrazione di

bicarbonato di potassio con ridotto riassorbimento, aumento dei parametri di neoformazione

ossea, attenuazione dello stato ipertensivo, prevenzione della nefrolitiasi e prevenzione

dell’osteoporosi;

o I Citrati, invece, sono molecole organiche metabolicamente attive: è noto che il ciclo

dell’acido citrico o di Krebs rappresenta una serie di reazioni finalizzata alla produzione di

coenzimi (NADH, NADPH, FADH), ATP e trasformazione in CO2 e H2O dei prodotti

intermedi derivanti dalla demolizione di glucidi, aminoacidi e lipidi. Negli stati acidosici si

verifica la tendenza, da parte dell’organismo, a contenere la perdita urinaria di citrati, il

fenomeno è probabilmente dovuto alla necessità di contrastare l’acidosi sistemica; tuttavia un

calo della concentrazione di citrato nelle urine è una condizione predisponente all’acidosi

tubulare. L’uso dei citrati ha evidenziato una riduzione del riassorbimento osseo con

conseguente aumento della densità minerale ossea (BMD). Il loro utilizzo è inoltre consigliato

nella terapia delle litiasi date da Sali di calcio (ossalati, fosfati) o di acido urico;

Queste differenze in base alla crono-bio-fisiologia-metabolica rappresentano una componente

essenziale nella valutazione terapeutica di quando e di quali di questi sali cationici utilizzare:

abbiamo preferito bilanciare e differenziare l’introito di questi Sali prediligendo il Citrato di

Magnesio ed il Bicarbonato di Potassio al mattino in quanto questi Sali vengono maggiormente

consumati durante le attività cataboliche della giornata, mentre abbiamo collocato nella

assunzione serale il Calcio Carbonato, il Potassio Fosfato Bibasico ed il Sodio Bicarbonato che

sono Sali maggiormente utilizzati nella fase parasimpatica anabolica notturna.

19. È stato utilizzato il bicarbonato di sodio: ma il sodio, in questo caso, potrebbe interferire con la

pressione e quindi sconsigliare l’uso di Dualbas D&N in chi è iperteso?

Quando l’acidità del corpo aumenta, i globuli rossi si induriscono e il sangue diventa più viscoso;

essi passano a fatica nei capillari (che sono a loro volta meno elastici essendo circondati da una

tunica muscolare che in acidosi va in spasmo) riescono a trasportare meno ossigeno a scapito di

una glicolisi aerobica che così sarà meno in grado di produrre energia alimentando un circolo

vizioso che attraverso un metabolismo di tipo anaerobico produrrà ancora di più acido piruvico ed

acido lattico;

Il sangue iperacido affatica il cuore ed ostacola la circolazione. Per spingere i globuli rossi induriti

per l’effetto dell’acidità attraverso i capillari, il nostro corpo aumenterà la pressione del sangue,

causando così ipertensione. Il dott. Kancho Kinunaka, uno dei pionieri del trattamento con acqua

alcalina in Giappone, afferma che di fatto, senza nessuna eccezione, i pazienti con la pressione

alta o ipertensione soffrono di acidosi. Esistono diverse spiegazioni possibili per questo fenomeno:

o il sangue con pH più alto contiene più ossigeno, e il cuore non deve sforzarsi troppo per

trasportarlo in circolo;

o la viscosità del sangue con pH alto è bassa, quindi il cuore non ha bisogno di pompare

eccessivamente;

o gli ioni di calcio presenti nell’acqua alcalina sono in grado di sciogliere le placche ed il

colesterolo accumulati sulle pareti delle arterie, agevolando così il passaggio del sangue;

o infine tutto quello che è muscolare in acidosi va in spasmo, arterie comprese;

Ne consegue che l’alcalinizzazione, unita all’idratazione, non solo non è controindicata per i

soggetti ipertesi, ma è addirittura fondamentale per ridurre livelli eccessivi di pressione arteriosa:

nella mia personale esperienza sono innumerevoli le persone ipertese che alcalinizzandosi hanno

riportato i valori di pressione arteriosa nella norma e, nella maggior parte dei casi interrompendo

gradatamente e nel tempo l’uso degli anti-ipertensivi.

20. Perché i quantitativi delle varie sostanze sono messi in dosaggio basso?

Abbiamo già riportato nella premessa che stimolare al massimo la cellula non corrisponde ad

ottenere il massimo risultato metabolico dalla stessa anzi!

Le dosi dei singoli componenti contenuti nel Dualbas D&N (a parte la Vitamina C ed E) sono

state volutamente mantenute basse per evitare fenomeni di accumulo o di sovrastimolazione dei

recettori di membrana che potessero innescare meccanismi di “desensitizzazione” o di “down

regulation”; pure la somministrazione per 5 giorni alla settimana serve a scongiurare meccanismi

di adattamento permettendo in due giorni di pausa un “washout” dei recettori di membrana.

21. Si può associare ad altri alcalinizzanti?

Nell’eventualità che i livelli di acidosi si presentino particolarmente alti si può associare sia una

prassi alimentare di tipo alcalinizzante che ulteriori alcalinizzanti consigliando però di monitorare

il pH delle prime urine del mattino (che deve rimanere tra 6,5 e 7) per non eccedere.

22. Qual è il dosaggio consigliato per chi fa sport agonistico?

Nello sport agonistico l’integrazione è un concetto “multimediale” considerando tante e quante

sono le variabili che entrano in gioco per mantenere un atleta al top della sua prestanza atletica:

contrastare stress e ansia di prestazione, eccesso di radicali ossidrili e acidosi tessutale sono i punti

fondamentali per mantenere una Matrice reattiva e permettere uno scambio d’informazioni valido

e necessario a governare il Network biocibernetico del Sistema P.N.E.I.M. dell’atleta;

Il dosaggio può variare di giorno in giorno in funzione del carico psico-fisico cui l’atleta è

sottoposto potendo anche raddoppiare rispetto alla dose di mantenimento indicata.

23. Dopo quanto tempo mi devo aspettare un risultato apprezzabile?

Generalmente tutte le persone riportano variazioni apprezzabili già nel giro di alcune settimane: la

cronicità della situazione può prevedere tempi più lunghi od un iniziale peggioramento.

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